SE L’ARTISTA FA PUBBLICITA’
mediante
la
pubblicità
assimilata
all’immagine. E’ indispensabile pertanto che la
pubblicità riassuma quei valori che noi
vogliamo conservati alla cultura generale.
Sulla scorta di queste considerazioni né facile
sostenere che La strategia pubblicitaria della
29. Stagione della Gioventù musicale d’Italia,
sezione di Trento, intrattiene un legame
essenziale con l’arte. L’elaborazione del
manifesto, infatti, non è stata affidata ad uno
studio pubblicitario, ma bensì ad un artista. I
risultati evidentemente sono diversi, in
quanto l’arte del manifesto costituisce il
campo dei simboli in senso stretto.
Manifesto d’autore, quindi, che fornisce
finalmente buna informazione educativa
In un momento di accentuato processo di
riguardo all’oggetto pubblicizzato e alle sue
massificazione e serializzazione dell’intera
caratteristiche.
produzione,
è
necessario
che
la
comunicazione visiva possa riassumere il
carattere di produzione artistica. La maggior
parte delle immagini della televisione, dei
rotocalchi, di quel sistema che viene definito
dei mass-media, è diseducativo. Solo in alcuni
sketch pubblicitari si può rilevare la mano di
una persona che è artista.
L’autore, Sergio Cara, ha elaborato una serie
di forme che permettono sia di assolvere alle
esigenze di una comunicazione sintetica sia
allo
stesso
tempo
di
creare
una
rappresentazione fuori schema, capace di
attirare l’attenzione. L’immagine principale
del manifesto è un figura mitologica biforme.
Questo
riferimento
ci
riporta
Noi siamo così catturati da un’opera di
immediatamente nella dimensione di un
diseducazione all’immagine, opera che è
percorso
terroristica perché traveste la sua prassi come
prospettiva mitica originaria della musica. La
unico e vero veicolo dell’informazione. In
figura mitologica in tal senso rappresenta la
questo senso si può parlare di una propria
mediazione tra divino e umano. Si precisa così
manipolazione del consenso del pubblico,
il carattere sacrale della musica nel mondo
sull’immaginario,
ossia
nella
dell’uomo mitico, in un contesto cosmico
entro il quale trova luogo e senso.
Anche questi caratteri sono esemplarmente
indicati dalla figura di donna, raffigurata a
somiglianza di angelo, di musa. In questa
narrazione la musa è colei che salvaguarda la
musica e quindi anche l’umanità. Simbolo di
innocenza, di purezza, la figura è un richiamo
potente al paradiso perduto. La narrazione
contenuta nel manifesto è quella stessa della
musica: in tensione tra la dimensione
celestiale e la sensualità, tra lo sfondo celeste
e la rimozione dell’universo mitologico.
Ebbene tutto questo cammino interpretativo
vuole dire questo: l’arte manifesta il legame
indistruttibile e irrinunciabile dell’uomo con le
sue radici originarie. Tale condizione cosmica
è la manifestazione diretta della fantasia e
dell’immaginazione. Potenziare, pertanto, il
lavoro creativo e inventivo significa cercare di
fare una nuova politica e una nuova ideologia.
Trento, gennaio 1989
Sergio Filosi