Futurismo: Fortunato Depero e il marchio Campari FONTE: http://visualdvertising.altervista.org/it_IT/futurismo-fortunatodepero-e-il-marchio-campari/ Il movimento futurista si impossessa da subito delle dinamiche mediatiche della pubblicità. Umberto Boccioni, uno dei fondatori del movimento, scrive Contro il paesaggio e la vecchia estetica, in cui esprime il suo assenso verso l’uso delle réclames e delle affiches che si ripetono sui muri della città. Gli spazi pubblicitari e le vetrine vengono visti dai futuristi come alternativi e oppositivi rispetto agli spazi espositivi tradizionali. È l’atteggiamento futurista che permette di aggiungere un tassello importante al rapporto dell’arte con la società, cioè la volontà ormai decisa di uscire dal quadro, dalla rappresentazione, per intervenire direttamente sul paesaggio (urbano in primo luogo) attraverso l’impegno in tutti i campi della comunicazione e delle arti applicate. Il periodo del fiorire di questa visione è il dopoguerra, gli anni venti e poi trenta, che vedono moltiplicarsi i futuristi impegnati nelle arti applicate e nella pubblicità. Fortunato Depero realizza diversi manifesti pubblicitari di mostre futuriste, rompe la frontiera tra pittura e pubblicità, rende queste ultime un’attività unica. È proprio dalla comunicazione che l’artista prende questo spirito giocoso e allegro. Nel 1919 crea la Casa d’Arte Futurista, con funzioni paragonabili a quelle di un’odierna agenzia di pubblicità. L’artista lavora infatti per diverse ditte italiane e mette a punto per Campari un’originale strategia di comunicazione. Egli stesso disegna la caratteristica bottiglia a forma di calice rovesciato nel 1932. Depero entra in contatto con la Campari probabilmente verso il 1924/25, proprio nel momento in cui l’artista è nella piena maturità espressiva della sua verve pubblicitaria. Anzi, potremmo dire che Campari scopre Depero proprio mentre quest’ultimo è in piena fase esplosiva: sforna a getto continuo copertine, manifesti, locandine e libri. Tutti lo vogliono e lo cercano, come conferma una lunga serie di stupendi bozzetti pubblicitari creati appunto tra il 1923/24 e la fine degli anni Venti. Davide Campari, dallo spiccato intuito imprenditoriale, capì che il solo passaparola non sarebbe più bastato e che, per aumentare la riconoscibilità del prodotto, occorreva un buon piano di marketing e una strategia comunicativa efficace e convincente. Davide ebbe, infatti, il merito di intuire che la pubblicità ha un ruolo strategico e fondamentale che può rendere il marchio e il prodotto indelebili nella mente delle persone. Decise così di commissionare ai migliori artisti emergenti dell’epoca dei cartelloni pubblicitari dove fosse ben visibile la scritta Campari definendo, in questo modo, i tre capisaldi della comunicazione Campari: un logo riconoscibile, un colore distintivo e un prodotto di qualità. Il sodalizio Campari-Depero costituisce un caso unico nella storia della pubblicità italiana e suggella una collaborazione creativa senza precedenti. Quello che è comunque certo è che nel momento in cui fu avviata la collaborazione con Depero, l’adesione di Campari verso le sue creazioni fu incondizionata. Depero affina un suo stile personalissimo ed immediatamente riconoscibile, aggressivo e cromaticamente esplosivo, ottenendo grandi consensi ed immediato seguito. Le scene rappresentano principalmente personaggi intenti a degustare il Bitter e sono dominate da notevoli effetti di plasticità e compenetrazioni cromatiche. Nel 1932 un’importante svolta segna e trasforma la storia del famoso bitter alcolico: Davide Campari chiede a Depero di ideare una bottiglia dalla forma innovativa per la produzione industriale. L’artista trentino disegna così l’originale bottiglia dalla forma di calice rovesciato, che, da allora, è ancora utilizzata. Con l’ideazione della bottiglia, Depero crea per l’azienda milanese la sua opera più significativa. Il design unico rappresenta infatti una delle icone più famose del design industriale italiano e internazionale. La famosa bottiglietta è il culmine di un sodalizio artistico che inizia negli anni ’20. La celebre bottiglia Campari Depero intende celebrare il prodotto pubblicitario, egli nega l’arte come era stata intesa dalle speculazioni estetiche idealistiche, affermando che il prodotto artistico non è puro, disinteressato o spirituale, ma bensì utilitaristico e ideologizzato. Depero divenne in breve tempo il più autorevole cartellonista pubblicitario tra i futuristi. Per certi aspetti, infatti, egli ha interpretato più concretamente e alla lettera le indicazioni del movimento, diventando l’autore di icone visive che, con la conversione nella grafica pubblicitaria, sono diventate patrimonio della memoria visiva del ’900. Per Depero “l’arte deve marciare di pari passo all’industria, alla scienza, alla politica, alla moda del tempo, glorificandole. L’arte della pubblicità è un’arte decisamente colorata, obbligata alla sintesi… arte gioconda, spavalda, esilarante, ottimista”. Fonti: Arte e pubblicità, Elio Grazioli, 2001. http://www.itart.it/depero-pubblicita-come-arte/ http://ilpuntomagazine.net/2013/07/03/il-futurismo-e-campari/