La giustificazione per fede Il termine giustificare (dikaioo= dichiarare giusto, reputare giusto). La giustificazione è una sentenza inappellabile di Dio, giusto giudice, con la quale Egli dichiara giusti i peccatori. La dottrina della Giustificazione (per fede) non è una novità portata da Paolo. Essa è presente nell’Antico Testamento. Per comprendere la giustificazione è necessario ricordare e sottolineare che nessun uomo è giusto agli occhi di Dio. Così come leggiamo in: Giobbe 4:17 'Può il mortale (brotÕs=mortale, uomo) esser giusto (katharos =puro, mondo, immacolato) dinanzi a Dio? Può l'uomo esser puro (amemptos =irreprensibile, non biasimato, perfetto) dinanzi al suo fattore? Giobbe 9:2 «…. come il mortale(brotÕs=mortale, uomo) sarebbe giusto (dikaios =giusto, persona che osserva i propri doveri verso Dio e gli uomini) davanti a Dio? 3 Se all'uomo piacesse (boulomai=volesse, desiderasse) di piatir (krinô= contendere, cf. Matt. 5.40; Eccl. 6.10) con Dio, non potrebbe rispondergli sopra un punto fra mille. Giobbe 25:4 Come può dunque l'uomo esser giusto (dikaios) dinanzi a Dio? Come può esser puro il nato dalla donna? L’unica risposta alle domande deve essere: l’uomo non può presentarsi davanti a Dio con una “giustizia” propria. La giustizia dell’uomo è definita dal profeta Isaia in: Isaia 64:6 Tutti quanti siamo diventati come l'uomo impuro e tutta la nostra giustizia come un abito lordato; tutti quanti appassiamo come una foglia, e le nostre iniquità ci portano via come il vento. L’uomo che prende coscienza della propria condizione spirituale davanti a Dio non può dire diversamente dal salmista: Salmo 130:3 O Eterno, se tu poni mente alle iniquità, Signore, chi potrà reggere? E credere e sperare come il re Davide nella “sola” misericordia di Dio. Salmo 32:2 Beato l'uomo a cui l'Eterno non imputa (logizomai= contare, imputare, mettere in conto) l'iniquità e nel cui spirito non è frode alcuna. Così come leggiamo di Abramo la cui fede nelle promesse di Dio gli venne imputata come giustizia. Genesi 15:4 Allora la parola dell'Eterno fu rivolta ad Abramo dicendo: 'Questi non sarà tuo erede; ma colui che uscirà dalle tue viscere sarà erede tuo'. 5 E lo condusse fuori, e gli disse: 'Mira il cielo, e conta le stelle, se le puoi contare'. E gli disse: 'Così sarà la tua progenie'. 6 Ed egli credè all'Eterno, che gli contò (logizomai) questo come giustizia. Molto tempo dopo, Mosè mette in guardia il popolo Ebreo, che sta per entrare nella terra promessa, a non essere presuntuoso ma a confidare nelle promesse fatte da Dio ai Patriarchi. Deuteronomio 9:4 Quando l'Eterno, il tuo Dio, li avrà cacciati via d'innanzi a te, non dire nel tuo cuore: 'A cagione della mia giustizia l'Eterno mi ha fatto entrare in possesso di questo paese'; poiché l'Eterno caccia d'innanzi a te queste nazioni, per la loro malvagità. 5 No, tu non entri in possesso del loro paese a motivo della tua giustizia, né a motivo della rettitudine del tuo cuore; ma l'Eterno, il tuo Dio, sta per cacciare quelle nazioni d'innanzi a te per la loro malvagità e per mantenere la parola giurata ai tuoi padri, ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe. 6 Sappi dunque che, non a motivo della tua giustizia l'Eterno, il tuo Dio, ti dà il possesso di questo buon paese; poiché tu sei un popolo di collo duro (sklerotrachelos =di dura cervice, ostinato, caparbio). E come dice il Signore Dio in Isaia 45:23 Per me stesso io l'ho giurato; è uscita dalla mia bocca una parola di giustizia, e non sarà revocata: Ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ogni lingua mi presterà giuramento. 24 Solo nell'Eterno, si dirà di me, è la giustizia e la forza; a lui verranno, pieni di confusione, tutti quelli ch'erano accesi d'ira contro di lui. 25 «Nell’Eterno sarà giustificata (dikaioo =dichiarare giusto, reputare giusto) e si glorierà tutta la progenie di Israele» Ezechiele 33:12 E tu, figliuolo d'uomo, di ai figliuoli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salverà (exaireo=liberare cf.Atti 23.27) nel giorno della sua trasgressione (planao= sviarsi, errare); e l'empio non cadrà per la sua empietà nel giorno in cui si sarà ritratto dalla sua empietà; nello stesso modo che il giusto non potrà (dunamai= avere potere, forza, diritto, possibilità) vivere (sôizô= essere salvato, essere lasciato vivere) per la sua giustizia nel giorno in cui peccherà. 13 Quand'io avrò detto al giusto che per certo egli vivrà, s'egli confida (peithô=persuadere, convincere,confidare) nella propria giustizia e commette l'iniquità, tutti i suoi atti giusti non saranno più ricordati, e morrà per l'iniquità che avrà commessa. Il profeta Abacuc, nel suo libro, scrive da parte del Signore Dio: Abacuc 2:2 E l'Eterno mi rispose e disse: 'Scrivi la visione, incidila su delle tavole, perché si possa leggere speditamente; 3 poiché è una visione per un tempo già fissato; ella s'affretta verso la fine, e non mentirà; se tarda, aspettala; poiché per certo verrà; non tarderà'. 4 Ecco, l'anima sua (riferimento ai Caldei) è gonfia, non è retta in lui; ma il giusto (riferimento ai Giudei) per la sua fede (nell’adempimento della visione che riguarda il giudizio sui Caldei) vivrà. La dottrina della giustificazione è insegnata da Gesù Cristo. Egli esorta i suoi discepoli a confidare «solo» nella giustizia che viene da Dio e non in una propria. Così leggiamo in Matteo 6.33 “Cercate (zêteô=cercare, ricercare, investigare, bramare) prima il regno di Dio e la sua giustizia”. Luca 18:9 E disse ancora questa parabola per certuni che confidavano (peithô= essere persuasi, convinti) in se stessi di esser giusti e disprezzavano gli altri. 10 Due uomini salirono al tempio per pregare; l'uno Fariseo, e l'altro pubblicano. 11 Il Fariseo, stando in piè, pregava così dentro di sé: O Dio, ti ringrazio ch'io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano. 12 Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo. 13 Ma il pubblicano, stando da lungi, non ardiva neppure alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: Dio abbi pietà (hilaskomai=essere benevolo, essere misericordioso verso qualcuno) di me, peccatore (hamartôlos= peccatore, colpevole) 14 «Io vi dico che costui (il pubblicano) e non l’altro (il fariseo) tornò a casa sua giustificato». E che la giustificazione si ottenga per fede è ancora il Signore Gesù Cristo a dirlo in: Matteo 12.37 « in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato» Giovanni 3:18 Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figliuolo di Dio. Giovanni 3:36 Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l'ira di Dio resta sopra lui. E’ la fede in Cristo Gesù che giustifica il peccatore, il quale per essa fede non sarà giudicato, quindi non sarà di conseguenza condannato ma riceverà in dono la vita eterna. L’apostolo Paolo espone e sostiene nelle sue lettere, con estrema chiarezza, la dottrina della giustificazione per fede anche in polemica con i dottori della Legge che insegnavano che la grazia veniva accordata con l’adempiere tutta la legge di Dio. Nella lettera ai Romani Paolo scrive: Romani 1:16 Poiché io non mi vergogno dell'Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza d'ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco;17 poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede» (è per la fede che si riceve la rivelazione). Rom. 3:20-24 Perché nessuna carne sarà giustificata (dikaioô=dichiarare giusto, reputare giusto) davanti a Lui per le opere della legge, mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato". 21 Ora, però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio, attestata dalla legge e dai profeti: 22 vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v'è distinzione. 23 tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, 24 ma sono giustificati{dikaioô} gratuitamente (dôrean= gratuitamente, immeritatamente) per la Sua grazia mediante la redenzione che è in Cristo Gesù» . Romani 4.5-7 « colui che non opera, ma crede in Colui che giustifica(dikaioô) l’empio, la sua fede gli è imputata(logizomai= contare, imputare, mettere in conto) come giustizia» 6«Davide stesso proclama la beatitudine dell’uomo a cui Dio imputa(logizomai) la giustizia, senza opere, dicendo: 7 "Beati coloro le cui iniquità sono perdonate (afiêmi=rimettere, condonare, assolvere) e i cui peccati sono coperti. Beato l’uomo a cui il Signore non imputerà(logizomai) il peccato"» Romani 5. 8-9«Dio mostra il suo amore per noi in quanto che mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Molto più, dunque, essendo ora giustificati(dikaioô) nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui». Romani 8.33: Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quel che li giustifica(dikaioô). (vi è qui l’immagine del processo giudiziario). Nella lettera ai Corinzi l’apostolo scrive: 1 Cor 1, 30“Cristo Gesù […] è diventato (egenethe pass. aor. ind. di ginomai=è stato fatto) per noi, sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” . 1 Cor 6, 11: «tali eravate già alcuni di voi, ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati (dikaioô) nel nome del Signor Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio» 2 Corinzi 5:19 in quanto che Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo non imputando(logizomai) agli uomini i loro falli (paraptôma=errori, trasgressioni, peccati), ed ha posta in noi la parola della riconciliazione. E ancora nella lettera ai Galati: Galati 2.16 « . . . l’uomo non è giustificato(dikaioô) per le opere della legge, ma per mezzo della fede in Gesù Cristo . . . poiché nessuna carne sarà giustificata(dikaioô) per mezzo della legge» . v.21 «Io non annullo la grazia di Dio, poiché se la giustizia si ha per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano»; Si annulla la grazia di Dio col rifiutare di riconoscere che è “solo” a motivo del sacrificio di Cristo Gesù e della sua giustizia, che il Padre imputa al credente, che si ottiene la giustificazione e la pace con Dio. Galati 3.24 « . . . la legge è stata il nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati (dikaioô) per mezzo della fede. Galati 5.4 "Voi che cercate di essere giustificati(dikaioô) mediante la legge, vi siete separati(katargeô= allontanare) da Cristo; siete scaduti (ekpiptô=cado giù, cado fuori, cado da) dalla grazia". Gal 5, 5 «Noi infatti in Spirito, mediante la fede, aspettiamo la speranza della giustizia». L’apostolo perfettamente cosciente della sua giustificazione per fede ancora scrive in: Filippesi 3, 8-9 « . . . tutte queste cose e le ritengo spazzatura per guadagnare Cristo e per essere trovato in Lui, avendo non già la mia giustizia che deriva dalla legge, ma quella che deriva dalla fede in Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede». A Dio sia la gloria. Biagio Travia