COMUNICATO STAMPA – APRILE 2009
FILORITMIA - PASSAGGI: L’ULTIMO SIGILLO!
Con la pubblicazione di “Manifesto” su www.filoritmia.it, prevista per l’8 aprile, si
conclude il primo ciclo di "Passaggi". Un progetto complesso che ha trovato nel
web il partner ideale per la diffusione dei nuovi brani del gruppo milanese. Da
sette mesi a questa parte, il giorno 8, puntualmente, centinaia di persone hanno
potuto ascoltare o scaricare con libero contributo (anche pari a zero).
Le 8 composizioni create dai Filoritmia che saranno raccolte nell'album
"Passaggi", la cui pubblicazione è prevista per l’8 maggio, guarda il caso.
 Otto carte, otto pezzi, otto del mese. Ogni mese una carta ha rivelato la sua faccia
nascosta liberando il tasto "ascoltami". È il turno di Manifesto, l'ottava meraviglia di questa
opera rock proposta a puntate, in pillole, quasi a dosi. È l'ultima fase di Passaggi il progetto
musicale al quale, in realtà, la band milanese sta lavorando da due anni e mezzo.
Un’esperienza che giunge dopo un primo album, pubblicato nel dicembre del 2000 e distribuito
nei negozi di dischi, e una lunga serie di concerti live.
 L’esordio di Passaggi è avvenuto mercoledì 8 ottobre quando è andato online il nuovo
sito e sono stati pubblicati i primi due brani, Colla e gesso e Senza Sale. Con la pubblicazione
di Non è festa, avvenuta il mese successivo, il gruppo manifesta la propria stima ai musicisti
della Premiata Forneria Marconi. Poi è stata la volta de L’uomo che torna a dicembre e di Godo
a gennaio. A febbraio è toccato a Il sogno del fotografo. E infine a marzo è uscito Questo.
Hanno scritto di Passaggi: il TgCom, le Guide di Supereva, Arlequins, Unprogged, Movimenti
Prog, Progressive World.
 L'ultimo capitolo della "storia virtuale" di Passaggi, è dunque il brano Manifesto,
disponibile al pubblico dall'8 aprile 2009 sul sito www.filoritmia.it. Manifesto è un brano rock,
semplice e complesso allo stesso tempo, quasi 10 minuti di energia pura, di repentini cambi
ritmici, di veloci fraseggi e chitarre distorte, di motivi che si alternano in un ordine che sembra
casuale, ma casuale non è.
 La pubblicazione di Manifesto online include, come sempre, l’aggiornamento di una
serie di sezioni, alcune interattive, dell’innovativo e inedito sito www.filoritmia.it, dove i
destinatari di questo comunicato stampa potranno anche scaricare la cartella stampa completa
e le foto. La traccia, infine, entrerà anche nella sezione Suona con noi che offre la possibilità di
scaricare i brani privi di uno dei cinque strumenti per “suonare” insieme alla band milanese.
Filoritmia – Passaggi | per informazioni: [email protected] - www.filoritmia.it
Manifesto (pubblicazione 8 aprile)
Descrive, inizialmente in modo un po' rassegnato, la condizione alla quale è stato abituato
l'ascoltatore radiofonico o televisivo: una musica indotta, quasi forzata, frutto delle scelte di
mercato, priva, spesso, di qualsiasi logica legata al semplice gusto popolare. Chi decide che
musica deve essere proposta? E perché deciderlo se non per ossequiare il mercato? È questa
la domanda cardine e un po' retorica che si pongono i Filoritmia e il brano si sviluppa e cresce
proprio in questa direzione, attraverso un incedere assolutamente rock fino a passaggi
accompagnati da ritmiche sempre più contorte, in cui misure identiche si alternano con accenti
diversi. Il veleno e la rassegnazione diventano rabbia e l'insofferenza personale si stempera
quasi in atteggiamento orgoglioso, espresso attraverso l'incidere epico del lungo passaggio
strumentale composto da susseguirsi di diverse linee melodiche e ritmiche. Non ci sono pause,
né incisi. La rassegnazione lascia spazio alla consapevolezza che la musica è incontrollabile, e
sfugge, come l'aria, a qualsiasi costrizione e induzione . Manifesto lo dimostra.
Questo (pubblicazione 8 marzo)
Sound brillante e parecchio saturo, ritmo incalzante in tutta la prima parte, scandita
dall’alternanza di due momenti, rapido e fluido il primo, ossessivo il secondo, a cui si
interpongono due incisi contrapposti, uno che porta ad una pausa riflessiva, l’altro che crea la
frattura. Poi inizia l’inesorabile movimento strisciante e sotterraneo del pensiero. Le movenze
sornione della chitarra in contrappunto agli stacchi e poi al ritmo portante del brano.
È un omaggio alla fantasia, all’immaginazione, che si manifesta a volte sicura e consapevole di
sé, a volte al di fuori del controllo di colui che ne subisce l’impeto. In realtà scorre al di sotto di
ogni pensiero, di ogni azione per quanto razionale possa essere.
È una risorsa più comune di quanto sembri e non è appannaggio solamente del creatore o del
presunto genio artistico.
Il sogno del fotografo (pubblicazione 8 febbraio)
Un brano ricco di dinamiche e stacchi. E’ il racconto di un artista. Il fotografo si immerge nella
realtà, la vuole immortalare, ma solo attraverso il filtro della propria immaginazione. Il sogno,
cioè l’irrealtà, è di fatto lo strumento attraverso cui crea l’opera perfetta. Il processo di creazione
per il fotografo non è una semplice testimonianza della realtà, ma la sua sublimazione – la luce,
l’immagine arrestata al di fuori del tempo e dello spazio sono finalmente sotto il controllo totale
del sogno che libera la propria forza creatrice. Il fotografo ci parla del suo trionfo sulla realtà,
nonostante tutto. Forse è l’ennesima illusione. Il brano è composto da due parti distinte. La
prima si snoda in un pattern ricco di contrappunti con sonorità limpide. La voce si impone con
un timbro pulito e la musica è sussurrata: piano, chitarra appena accennati mentre il basso
marca i confini e le misure. Questo andamento sornione viene interrotto con regolarità da
stacchi decisi e netti e riparte il motivo, ma con accenti più marcati. Il ritmo imposto al brano è
come spezzato, in bilico, mai regolare, come se si aprisse ad una possibilità di ulteriore
sviluppo, come il dubbio che si affaccia ad intermittenza nella mente del fotografo. Due incisi in
minore si inseriscono nella struttura e approfondiscono il senso dell’introspezione. La seconda
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parte è l’evoluzione di uno di questi incisi. E’ la liberazione, l’affermazione di un’idea sulla realtà.
Il sound è sempre pulito, ma il ritmo è più regolare. Basso, batteria e chitarra marcano con
continuità il pattern, mentre la voce si esalta e il piano fraseggia veloce prima e lancia il solo
della tastiera. Un breve momento in cui torna un sussurrio e il finale è un’esaltata esplosione.
Godo (pubblicazione 8 gennaio)
È un brano di liberazione. esprime un incitamento a vivere la vita, a mangiarsela, a scuotersi
dalla pesantezza dei tempi. Non arrendersi insomma, non arrendersi mai. Riprendendo lo
spirito un po’ delle emozioni suscitate a suo tempo dalla Don’t Give Up di Peter Gabriel forse, la
traccia è una vera a propria esortazione a vivere comunque il vivibile senza, appunto, mollare
mai e godendo comunque di quel che c’è. Tutto, naturalmente, è appoggiato su una sequenza
musicale che frusta il tempo, il ritmo, in una alternanza così repentina da ricordare quelle
giornate di marzo, quando non si sa come vestirsi ma che si godono e basta. Come la vita. Alla
vita è difficile dare interpretazioni, si vive. Con il senno di poi si cercano le spiegazioni, ma è
come se fossero solo l'effetto di un'ulteriore, ironica suggestione. Non ci si allontana mai dal
proprio punto di vista. Allora meglio vivere per quello che la vita ci offre, giorno per giorno.
Un brano musicalmente complesso, caratterizzato da una venatura rock, che in realtà si articola
in momenti diversi: ciascuno porta un contributo particolare alla struttura, politonale e ciclica.
Un attacco poco melodico, piuttosto grintoso, lascia spazio ad un andamento rock, anche
questo un po' frammentato. Poi si inserisce un momento dal ritmo più latino, ma la sonorità è
sempre rock, che sembra un po' incespicare su se stesso, fino al silenzio da cui emergono solo
le note del piano e della voce. Riaccompagnano in un incedere sempre più deciso e i toni si
fanno più drammatici, sale la tensione. Chitarra e sezione ritmica spingono verso il vertice, o il
fondo. Nell'ultimo momento l'ambiente si raffredda, un'andatura ritmica sorniona a cui si
contrappone una chitarra incattivita e un po' dissonante.
L’uomo che torna (pubblicazione 8 dicembre)
È un brano articolato sostanzialmente in tre parti. Una, che è anche l’asse portante della
struttura sino alla fine, ha sonorità acide e “cattive”; le altre due sono più melodiche e morbide,
Il finale è un salto forte e netto, quasi l’ingresso ad un altro brano. Le sonorità e i pattern ritmici
che si alternano creano contrasti forti, ma non stravolgono la chiave armonica centrale.
L’uomo che torna parla di separazione e di incontri, di morte e rinascita, di attese vane e di
compimenti. È la storia di un uomo e una donna che si inseguono senza mai incontrarsi
veramente. Un sentiero tortuoso di equivoci e incomprensioni, fino a quando lui non uccide la
propria presunzione di conoscere, di costruire certezze. Un’introduzione lenta e riflessiva apre
il brano. La strofa ha un andamento piano, liquido ma deflagra subito nel ritornello,
un’ossessione compulsiva, una percussione stridente, accompagnata da una sonorità distorta e
metallica. La voce muta, è anch’essa espressione di un’alienazione profonda e insistente.
Sono i mutamenti improvvisi degli stati d’animo che albergano nel cuore di un uomo e di una
donna. Un uomo che cerca se stesso nell’altra, la propria compiutezza; la donna che aspetta,
invano, che la conquista si materializzi. Dall’angoscia opprimente il brano si apre nuovamente in
un passaggio dalla melodia chiara. È un momento di trasparenza, di lucidità e serena
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consapevolezza. Si impone una dinamica leggera e sicura, che incede sull’unisono della
sezione melodica – chitarra e tastiere – con quella ritmica – basso e batteria. Ma si precipita di
nuovo nell’abisso della convulsione. Rientra potente la distorsione della chitarra, graffiante,
spalleggiata dai colpi ciechi e ossessionanti della batteria e dalla linea altrettanto martellante del
basso. La voce è un suono metallico, l’espressione fredda di chi ha visto dentro di sé il caos ed
è determinato a viverlo così com’è. Amare è uccidere, negare se stessi e aprirsi alla possibilità,
all’ipotesi che qualcun altro ti porti su una strada sconosciuta. Il finale è questo percorso
totalmente discorde dal resto del brano. Un pattern musicalmente in crescendo, con solo di
chitarra, un sentiero di liberazione e di luce.
Non è festa (pubblicazione 8 novembre 2008)
Il piacere per la musica d’autore, quella elaborata, mai banale, di ricerca e sovente anche di
rottura con gli schemi del rock e del pop tradizionali, sono stati il collante che ha legato le idee e
le proposte dei Filoritmia per oltre di un decennio. Un approccio condiviso che ha tracciato una
direzione o, per lo meno, ha dato un orientamento all’universo di possibilità che si nascondono
tra le righe di un pentagramma. La Premiata Forneria Marconi, o PFM, ha rappresentato e
rappresenta ancora per i Filoritmia un punto di riferimento indispensabile. Le scalette dei
concerti live della band non hanno mai potuto prescindere da “masterpiece” del rock come La
carrozza di Hans o Impressioni di settembre oppure Generale, Mr. 9 ‘till 5. La conseguenza
quasi naturale di questa particolare stima doveva essere,senza alcun dubbio, un omaggio
musicale da presentare nel nuovo progetto dei Filoritmia. Però ai Filo non piace l’idea di
riproporre un brano pedissequamente. Così, dalla visione di una cover è emersa forte
l’esigenza di interpretarla in maniera ironica. L’ironia è il fondamento di ogni interpretazione.
L’ironia è distacco e manipolazione, padronanza dei propri mezzi. Esiste veramente la cover?
Non è che ogni brano è, in realtà, una cover ben camuffata? Non è festa si ispira chiaramente
alla grande Celebration della PFM. I toni e gli accenti da ballata rock vogliono essere gli stessi.
Però non è esattamente la stessa cosa. È un pezzo che esprime una genesi chiara come il
sole, ma anche una dignitosa, nascosta, autonomia. Quindi, quella dei Filoritmia, non è proprio
una festa.
Senza sale (pubblicazione 8 ottobre 2008)
È un brano articolato, composto tra quattro movimenti distinti che vogliono esprimere il percorso
di un rapporto d’amore nel suo tentativo, vano, di rinnovarsi. L’introduzione è acustica: una
sonorità pulita e cristallina, una melodia che ispira parole dolci, amorose sciocchezze, che però
lasciano subito emergere una consapevolezza più amara della distanza. Il crescendo porta alla
seconda parte, in cui l’andamento diventa più deciso e scandito ed i suoni si mantengono nitidi.
I toni, però, si fanno più pungenti e subentra una razionalità nuova che vede la realtà in tutta la
sua prosaicità ed insipidezza. Le ritmiche sono incalzanti ma ordinate, è un pattern che scivola
sicuro. Questo s’interrompe bruscamente e fa breccia nel terzo momento: un rock dall’incedere
pesante, graffiante. Un’ansia ingombrante, faticosa. Il rapporto è vuoto, la parola è inutile.
Infine, arriva lenta, prima con un sussurro liquido, poi con rinnovata forza e sicurezza, la
definitiva comprensione della necessità di uscire da se stessi, di esplodere e ricomporsi ancora
per ritrovarsi diversi, aprirsi a ciò che gli altri offrono per assaporare il sale dei propri sentimenti.
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La quarta parte è la più lunga e complessa dal punto di vista dell’arrangiamento. Un’apertura
lenta e fluida, i tempi si allungano fino ad annullarsi, quando arriva una ripresa fortemente
ritmica e cadenzata, la voce si distorce in un suono metallico e si lascia infine trasportare con
intonazioni forti, mentre le sonorità si aprono definitivamente e gli strumenti incidono con
potenza ed energia.
Colla e gesso (pubblicazione 8 ottobre 2008)
È un brano dalle forti connotazioni rock, nel senso più classico del termine, come ai Filoritmia
piace pensarlo. Un timbro vocale in tensione massima, mentre la sezione ritmica procede
incalzante, stabile e decisa, che alterna momenti in cui serra il ritmo a forti aperture, in cui
respirano libere le distorsioni della chitarra attorno agli ingressi più secchi della tastiera, e a
stacchi pesanti come macigni, all’unisono. È la trama emozionale che accompagna l’idea della
costruzione, del progetto, del radicamento di una personalità che mette radici e apre una via per
sé, che barcolla, che attenua lo sforzo in momenti di rilassatezza, ma riprende il cammino. Il
brano è inframmezzato da un inciso, quasi un’intromissione giocosa, un sogno interrotto. I toni
si alleggeriscono e lasciano spazio ai disegni melodici del solo di chitarra, freddo e ironico,
rispetto alle atmosfere un po’ epiche del seguito del pezzo, che riprende andamento e toni
dominanti, alternando ritmi incalzanti con passaggi in cui la presenza del rullante della batteria
si fa più greve. Il finale riprende il tema iniziale. L’identità in continua costruzione prosegue il
proprio cammino, autonoma, instancabile, nonostante i condizionamenti degli altri.
Per informazioni: [email protected] - www.filoritmia.it
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