Capitolo I Il capitale sociale SOMMARIO: 1.1. Le definizioni di capitale sociale. – 1.1.1. Definire il capitale sociale. – 1.1.2. Panoramica delle definizioni principali. – 1.2. Il capitale sociale è veramente da considerarsi capitale? – 1.2.1. Capitale e capitale sociale. – 1.2.2. Le caratteristiche del capitale applicabili al capitale sociale. – 1.2.3. Le differenze tra capitale sociale e capitale fisico. – 1.3. Multidisciplinarietà del concetto di capitale sociale. – 1.4. Capitale sociale e variabili sociali. Il tema del capitale sociale e delle integrazioni tra variabili sociali e riscontri economici è uno dei temi più analizzati negli ultimi anni nell’ambito delle discipline sociali. Nonostante l’indiscusso interesse che il tema ha suscitato nel dibattito accademico, il capitale sociale era e continua a essere un argomento molto discusso in ambito accademico. Questo lavoro utilizzerà l’ottica della geografia economica e dello sviluppo economico locale, in particolare approfondendo il capitale sociale come insieme di più variabili sociali che possono influenzare lo sviluppo economico regionale. In questo primo capitolo si cercherà di analizzare la letteratura esistente sull’argomento, osservando in particolare come dal concetto di capitale sociale si è passati al concetto di variabili sociali. Innanzitutto, bisogna evidenziare come il dibattito a livello accademico si concentri in maniera particolare su due aspetti essenziali. Il primo riguarda l’esistenza di casualità degli effetti delle variabili sociali sul contesto economico regionale, mentre il secondo cerca di analizzare la natura, positiva o negativa, di questi effetti. 1.1. Le definizioni di capitale sociale. Nonostante l’importanza e il vasto utilizzo del termine capitale sociale in letteratura, molti dubbi rimangono ancora su una sua definizione in ter- 2 Le dimensioni del capitale sociale. Un’analisi a livello regionale mini rigorosi. In questo paragrafo cercheremo di fornire una panoramica, pur non esaustiva sulle differenti definizioni di capitale sociale. Come ben si può immaginare, la vaghezza concettuale che permane nella definizione di capitale sociale, preclude un’analisi rigorosa dal punto di vista statistico. Infatti, l’esistenza di più definizioni, anche molto differenti tra di loro e la natura sociale e quindi difficilmente misurabile del concetto, hanno ostacolato nel corso del tempo lo sviluppo sia di un quadro teorico coerente sia della conseguente analisi empirica affidabile (Sabatini, 2005a). Da questo problema scaturisce una serie di difficoltà che hanno messo, in alcuni casi, addirittura in dubbio l’esistenza del concetto di capitale sociale. Come avremo modo di approfondire nel corso del paragrafo e di questo primo capitolo introduttivo, la mancanza di una definizione precisa di che cosa s’intende per capitale sociale, non ha esaurito il dibattito accademico. Infatti, moltissimi studiosi, nonostante la definizione vaga e imprecisa, hanno cercato di mostrare alcune specifiche importanti relative al concetto generale, applicando empiricamente l’analisi a queste determinanti, e andando così a definire il capitale sociale attraverso le sue caratteristiche. Di seguito cercheremo di analizzare alcune definizioni più utilizzate di capitale sociale cercando di sintetizzarne i tratti salienti e valutando il ruolo da esso ricoperto nell’ambito dell’economia in generale e più in particolare dello sviluppo economico regionale. Le definizioni sono tra loro differenti, anche se alle volte sono tra loro addirittura contrastanti. Negli ultimi anni, il dibattito accademico nell’ambito delle scienze sociali sul ruolo delle comunità e del capitale sociale nello sviluppo e crescita economica di aree a carattere regionale è stato molto acceso (North, 1990; Rodrìguez-Pose e Storper, 2006). È intrinseco nel concetto di capitale sociale, l’interdisciplinarietà e la complessità delle relazioni sociali nell’ambito di una comunità o area. Il termine capitale sociale è quindi stato utilizzato per approfondire e riferirsi alla dotazione di risorse sociali e alle relazioni nell’ambito di una comunità, contemplando un range di definizioni differenti, dalla causa, a volte non specificata, delle spiegazioni di modelli di votazioni politiche alla principale motivazione di successo economico di intere nazioni (Durlauf e Fafchamps, 2004). Nonostante i numerosi tentativi di definizione del concetto, il termine capitale sociale continua a essere applicato a svariati ambiti e situazioni differenti tra di loro, alle volte in contrasto, quasi a indicare la spiegazione residua di modelli altresì non facilmente misurabili. Per contro, il dibattito accademico più rilevante e le obiezioni sull’utilizzo e sull’inconsistenza di questo termine che sono state avanzate con particolare riguardo alla mancata definizione condivisa e univoca del concetto e della conseguente problema- Il capitale sociale 3 tica nell’applicazione, hanno impedito una rigorosa rilevazione empirica dello stesso. Come avremo modo di approfondire nel corso di questo lavoro, nonostante la problematica della definizione non rigorosa e molto discussa, molti studiosi convengono su alcune importanti caratteristiche, su cui sono basate le successive analisi empiriche. Basandosi su questo primo concetto, lo scopo di questo paragrafo è di cercare di tracciare i tratti salienti e comuni presenti nella letteratura definitoria sul capitale sociale, che ne mettano in evidenza le caratteristiche principali, che andranno successivamente analizzate nello studio empirico. Il ruolo delle caratteristiche sociali relative a una determinata comunità e come queste possano essere considerate componente causale del processo economico all’interno di un’area o località specifica, viene fatto risalire ai lavori di Bordieu, 1986, Coleman, 1990 e successivamente si attribuisce al lavoro Putnam, Leonardi e Nanetti, 1993 sulle regioni italiane, una concettualizzazione precisa del concetto di capitale sociale e dei suoi effetti sull’economia regionale. Infine, osserveremo il capitale sociale attraverso la concettualizzazione istituzionale-politica, partendo dal lavoro di North, 1990. L’idea di Bourdieu riguardo al capitale sociale è centrata sulla lotta tra classi sociali differenti. Il concetto di capitale sociale scaturisce da quello di rete all’interno di una comunità, definendo il capitale sociale come dotazione di risorse dalle quali scaturiscono vantaggi dovuti a una rete di relazioni stabili. In particolare, il capitale sociale è introdotto come «la somma delle risorse, sia vere sia virtuali, che provengono da un individuo o gruppo attraverso l’avere una rete solida di relazioni in parte istituzionalizzate di mu1 tua conoscenza e identificazione» (Bourdieu e Wacquant, 1986) . Coleman (1988), riprendendo la definizione di Bourdieu, la amplia, ponendo l’accento come il capitale sociale sia definito dalla sua funzione. In una generale spiegazione del concetto egli evidenzia come la funzione principale del capitale sociale sia quella di facilitare le relazioni sociali. Coleman è considerato il primo che introduce il concetto di capitale sociale anche in sociologia (Dasgupta e Serageldin, 2000), evidenziando fin da subito la multisfaccettatura del concetto stesso di capitale sociale. Egli evidenzia due tra le caratteristiche comuni a tutte le definizioni di capitale sociale. Innanzitutto, tutti gli elementi cui afferisce il concetto riguardano qualche aspetto della struttura sociale e secondariamente facilitano alcune azioni di attori, sia in1 Dall’originale «the sum of the resources, actual or virtual, that accrue to an individual or group by virtue of possessing a durable network of more or less institutionalized relationships of mutual acquaintance and recognition» (BOURDIEU e WACQUANT, 1986, nostra traduzione). Le dimensioni del capitale sociale. Un’analisi a livello regionale 4 2 dividuali sia collettivi, all’interno di una struttura . Inoltre, Coleman definisce una vasta gamma di attori, che possono ottenere effetti positivi o negativi dal capitale sociale, asserendo che una forma di capitale sociale utile per alcune azioni può essere inutile o addirittura dannosa per altri. Il testo di Putnam, Leonardi e Nanetti del 1993, Making Democracy Work, è il riferimento per i successivi dibattiti e studi sul capitale sociale. In particolare, il ruolo del capitale sociale è stato evidenziato come la causa principale della diversità tra le regioni del Nord e del Sud dell’Italia, concludendo come una differente dotazione di capitale sociale, qui analizzata attraverso la densità di organizzazioni volontarie presenti sul territorio, sia da correlare a una differente performance dal punto di vista economico. In questa visione, il capitale sociale è visto come una gamma di associazioni orizzontali tra le persone che hanno effetti sulla produttività di una comunità. In questo testo, per la prima volta, si analizzano gli effetti economici del capitale sociale, che agevolano la coordinazione e la cooperazione tra gli attori di una comunità, apportando dei vantaggi economici. Infine, un’ultima visione del capitale sociale è data da North (1990) e Olson (1982). Quest’ultima visione include nel concetto di capitale sociale tutte quelle norme, anche formali che sviluppano e costruiscono la struttura sociale. In questa versione di capitale sociale, la spiegazione delle differenze nazionali di PIL pro capite sono dovute non alla distribuzione di risorse produttive, ma a istituzioni formali e altre forme di capitale sociale. Le origini sociologiche del termine nella sua prima accezione risalgono al sociologo Max Weber nel suo saggio dedicato all’influenza delle sette 3 protestanti sullo spirito del capitalismo . In questo saggio, Weber, pur non utilizzando il termine capitale sociale, evidenzia una serie di caratteristiche che saranno fondamentali per la successiva definizione degli elementi che compongono il capitale sociale. Questi possono essere riassunti in tre punti fondamentali. Il primo riguarda una rete di relazioni personali non legata solo alla natura economica, ma prettamente legata alla sfera sociale. Questo, come abbiamo già notato in precedenza, riguardava anche la definizione dei tratti comuni alle differenti tipologie di capitale sociale (Coleman, 1988). Secondariamente, la funzione delle reti sociali nella circolazione d’in2 Nell’originale Coleman definisce capitale sociale come «a variety of different entities, with two elements in common: they all consist of some aspect of social structure, and they facilitate certain actions of actors – whether personal or corporate actors – within a structure» (COLEMAN, 1988). 3 Il saggio è stato pubblicato nel 1920 con altri studi sull’effetto della religione (Gesammelte Aufsätze zur Religionsoziologie) citato da TRIGILIA, 2001. Il capitale sociale 5 formazioni è quella di diffusione di fiducia tra gli attori di un sistema. La fiducia porta a effetti economici anche sul piano dello sviluppo, rafforzando lo scambio economico. Infine, l’informazione e la fiducia cui Weber fa riferimento, sono riconducibili a qualità morali, che, in termini economici, si traducono in una riduzione di comportamenti opportunistici e a una maggior valutazione di risorse cognitive e informative con alto valore aggiunto, cioè conoscenza non codificata e informale, molto difficile da re4 plicare . Come si può notare dallo studio di Weber, il ruolo del capitale sociale è definito soprattutto attraverso gli effetti economici, come conseguenza degli aspetti culturali, nel caso specifico dello studio weberiano religiosi, e sociali di una comunità e dell’influenza importante anche dal punto di vista economico. Ovviamente è necessario considerare che i fattori sociali non possano in realtà essere completamente separati da quelli economici, anche solamente giacché entrambi coesistono nello stesso ambito e comunità. Seguendo la stessa linea, il già citato Bordieu, 1986 cerca tra i primi di definire in maniera univoca il concetto di capitale sociale come «un attributo in5 dividuale all’interno del contesto sociale» . La sua definizione prosegue nel tentativo di integrare il concetto di capitale sociale sopra definito, in un’ottica di comportamento economico arrivando a spiegare l’acquisizione di capitale sociale attraverso azioni con lo scopo di «trasformare il capitale sociale in benefici economici convenzionali». Coleman, 1990 è considerato il pioniere del termine capitale sociale che lui stesso definisce come organizzazione sociale che «facilita il raggiungimento degli obiettivi che non potrebbero essere raggiunti in sua assenza o sarebbero raggiunti solamente a 6 un costo più elevato» . Una simile definizione è fornita anche da Putnam, Leonardi e Nanetti nel loro celebre saggio, dove definiscono capitale sociale come le «caratteristiche dell’organizzazione sociale, come ad esempio la fi7 ducia, le regole e reti che possono migliorare l’efficienza di una società» . Tutte e tre le definizioni sopra citate, evidenziano i benefici del capitale sociale sugli aggregati sociali ed economici. Questi effetti positivi, di cui 4 Il riferimento è a TRIGILIA, 2001. Nell’originale «social capital is an attribute of an individual in a social context» (BOURDIEU, 1986). 6 Nell’originale «facilitating the achievement of goals that could not be achieved in its absence of could be achieved only at a higher cost» (COLEMAN, 1990, p. 304). 7 Nell’originale versione «social capital… refers to feature of social organization, such as trust, norms, and networks that can improve the efficiency of society» (PUTNAM, LEONARDI e NANETTI, 1993, p. 167). 5 Le dimensioni del capitale sociale. Un’analisi a livello regionale 6 parleremo più diffusamente nel terzo capitolo, evidenziano come il capitale sociale possa essere considerato come una sorta di esternalità di gruppo, costituitosi a seguito dell’organizzazione sociale informale. Il carattere informale e la mancanza di possibilità di codificare e analizzare in maniera precisa il ruolo spesso condiviso delle caratteristiche sociali di una comunità presente su un territorio, sono una delle cause della mancanza di una propria definizione formale e soprattutto univoca di questo concetto. In effetti, il problema concernente l’impossibilità di usufruire della visibilità e misurabilità di variabili che direttamente portano a concepire il concetto di capitale sociale come un oggetto omogeneamente e direttamente osservabile nella realtà dell’economia regionale, potrebbe indicare la mancanza di spessore del concetto stesso. In effetti, un concetto scarsamente osservabile in maniera diretta, per gli economisti potrebbe essere anche difficile da analizzare da un punto di vista teorico. Nonostante l’ampia diffusione nell’utilizzo dello studio del capitale sociale nell’ambito accademico, il problema della mancanza di una definizione condivisa scaturisce e accentua anche problemi dal punto di vista della definizione empirica e misurazione del termine che è superato dall’utilizzo di variabili proxy per la sua definizione empirica, come vedremo più avanti nel corso di questo lavoro. L’informalità delle relazioni all’interno di una società è ripresa anche dal lavoro di Fukuyama, 1997, nel quale l’accento è portato sulla condivisione di norme e valori nell’ambito di una comunità. La sua definizione porta all’«esistenza di alcune regole e norme informali prestabilite, condivise dai 8 membri di un gruppo che permette la cooperazione tra loro» . La condivisione e cooperazione sono i due elementi evidenziati nella definizione di Fukuyama che ne accentua il carattere personale e sociale, rilevando come la cooperazione sia lo strumento d’integrazione che facilita le inter-relazioni anche dal punto di vista economico, all’interno di un determinato gruppo. Quest’aspetto dell’interazione e della cooperazione tra gli individui di una comunità, come aspetto portante del ruolo integrante del capitale sociale e dei suoi effetti positivi sull’economia regionale, è riportato da numerose definizioni che sottolineano il concetto di rete e collegamento tra individui del capitale sociale. Per esempio, Putnam, nel suo lavoro sul capitale sociale negli Stati Uniti, evidenzia come il capitale sociale sia interpretabile come le connessioni tra individui, con le conseguenti reti sociali e norme di reciprocità e onestà (Putnam, 2000). Bowles e Gintins, 2002, riprendono il concetto d’interazioni sociali all’interno di un gruppo introducen8 Nell’originale «existence of a certain set of informal rules or norms shared among members or a group that permits cooperation among them» (FUKUYAMA, 1997, p. 378). Il capitale sociale 7 do anche il concetto di fiducia e di volontà nel seguire le norme di una 9 comunità e di «sanzionare coloro che non le seguono» . Già Bourdieu nel suo saggio aveva interpretato l’abilità individuale di trasformare il capitale sociale in benefici economici convenzionali come dipendente dalla natura delle obbligazioni, collegamenti e reti disponibili a livello sociale (Bourdieu, 1986). Come vedremo anche in seguito, interconnessa al concetto di capitale sociale è l’introduzione di regole e istituzioni formali che decretino anche regole di comportamento condivise all’interno di una comunità. Le sanzioni morali e l’applicazione delle stesse da parte del gruppo sull’individuo scoraggiano anche comportamenti scorretti degli individui, creando un ambiente in cui il ruolo del capitale sociale è quello di creare e coltivare delle regole, in cui il carattere peculiare è la libera scelta di seguirle da parte degli individui ed evitando in alcuni casi anche fenomeni di free riding. La definizione di capitale sociale data da Bourdieu, lo indica come un attributo che non può essere valutato senza l’ausilio della conoscenza del sistema e delle regole sociali in cui l’individuo si trova a operare (Sobel, 2002). Il concetto d’istituzione e come questa interagisca con il capitale sociale, sarà affrontata nel corso di questo lavoro. Infine, nell’ambito della letteratura ricordiamo la definizione di capitale sociale di Lin, 2001. Il suo obiettivo principale è la definizione dal punto di vista pratico come «risorse inserite nelle reti sociali, accessibili e utilizza10 te dagli attori al fine di attuare delle azioni» . Questa definizione ingloba due importanti concetti. Innanzitutto, il focus è spostato dagli individui alle relazioni sociali. Questo implica anche che la collettività e la presenza degli individui all’interno di un corpus diventino il vero oggetto dell’analisi del capitale sociale. In secondo luogo, la definizione di Lin ci permette di evidenziare anche la presenza degli attori sociali, soggetti cioè che sentono propri l’accesso e l’utilizzo delle risorse indicate, al fine di operare all’interno della chiave sociale. Ognuna delle definizioni sopra citate non può di per sé contenere l’intera gamma di sfaccettature che il concetto di capitale sociale racchiude, dato che limita il capitale sociale ad alcune delle caratteristiche che lo compongono. Scopo di questo lavoro non è quello di dare una definizione uni9 Nell’originale «Social capital generally refers to trust, concern for one’s associates, a willingness to live by the norms of one’s community and to punish those who do not» (BOWLES e GINTIS, 2002, p. 2). 10 Nell’originale «social capital may be defined operationally as resources embedded in social networks and accessed and used by actors for actions» (LIN, 2001, p. 24). 8 Le dimensioni del capitale sociale. Un’analisi a livello regionale voca di capitale sociale, ma di sottolinearne il carattere multidimensionale. Dal quadro teorico, si passerà poi alla valutazione empirica del modello. Il prossimo paragrafo illustrerà alcune idee guida presenti nelle varie definizioni del concetto di capitale sociale. 1.1.1. Definire il capitale sociale. Nel paragrafo precedente abbiamo evidenziato alcune delle definizioni presenti in letteratura. Ovviamente, la presentazione si è concentrata su quelle che sono le definizioni più utilizzate in letteratura e che cercano di comprendere molte delle sfaccettature presenti nel concetto di capitale sociale. Il successo del concetto di capitale sociale è dovuto sicuramente anche dal fatto che nessuna scienza sociale, tra quelle che se ne sono occupate, è riuscita in realtà a dare una definizione che catturi ciò che diversi ricercatori intendono con le stesse parole (Durlauf e Fafchamps, 2004). Al fine di poter cercare di definire e, di conseguenza, misurare il capitale sociale, in questo paragrafo metteremo in evidenza alcuni tratti salienti utilizzabili anche ai fini della misurazione del capitale sociale, per definire gli aspetti che più di altri sono citati in letteratura come tratti comuni nelle varie definizioni di capitale sociale. Tre sono le principali idee che scaturiscono dalle definizioni di capitale sociale (Durlauf e Fafchamps, 2004). La prima riguarda il fatto che il capitale sociale genera esternalità positive per i membri di un gruppo ben definito. Come vedremo nel terzo capitolo gli effetti positivi del capitale sociale, le esternalità, sono generalmente riferite a benefici economici derivanti dalla maggiore presenza di fiducia, flussi d’informazione e comunicazione che ridimensionano le asimmetrie informative presenti in quella determinata comunità. Inoltre, la presenza di sanzioni e regole dettate dal punto di vista sociale, influisce anche sui comportamenti opportunistici, che sono preventivati da norme morali condivise e sanzioni di carattere sociale, come per esempio esclusione, abbassamento del livello di reputazione, migliorando anche la prospettiva del problema principale-agente. La seconda e la terza idea chiave sono tra loro collegate. Il secondo punto chiave evidenzia come queste esternalità positive siano ottenute tramite fiducia, norme morali dettate dalla società e valori con numerose conseguenze dal punto di vista delle aspettative e del comportamento individuale. Infatti, la fiducia e le norme morali esercitano sui membri di una determinata comunità un’indicazione precisa a livello di previsione dei comportamenti e gestione dei comportamenti opportunistici o contrari alle norme Il capitale sociale 9 comunitarie, a livello di sanzioni. La terza idea riguarda l’origine della fiducia condivisa all’interno di una località, che proviene da organizzazioni per lo più informali che si basano su reti e associazioni sociali. L’insieme di questi tre fattori costituisce quello che potremmo definire capitale sociale, anche se ovviamente la definizione ha molte limitazioni dovute ad alcune caratteristiche del concetto. Per quanto riguarda la definizione nell’ambito dell’utilizzo empirico del concetto di capitale sociale, esso dovrebbe, secondo molti studiosi, essere declinato secondo i vari fattori che lo compongono, come vedremo nel corso della seconda parte, la misurazione del concetto deve passare attraverso la sua declinazione in alcune componenti principali. L’identificazione di variabili osservabili e misurabili e l’utilizzo delle stesse come proxy per capitale sociale, hanno lo scopo di declinare allo studio empirico di quelle variabili sociali che possono essere inglobate nei concetti di fiducia, regole informali e aspettative di comportamento e che possono essere fuorvianti proprio per la loro generalità. Concludendo questa breve rassegna sulle definizioni del concetto di capitale sociale, lo scopo di questo lavoro è di introdurre un quadro generale di riferimento per quanto riguarda il capitale sociale e il suo impatto sulla performance economica di alcune regioni italiane. A questo fine il capitale sociale è definito come le caratteristiche sociali, di rete e comunicazione tra individui appartenenti alla stessa comunità che condividono valori, norme sociali e un sistema di sanzioni che possono avere influenza sulle potenzialità economiche dell’area. 1.1.2. Panoramica delle definizioni principali. Dopo aver osservato nei paragrafi precedenti i concetti principali che ruotano intorno alla definizione di capitale sociale, passiamo ora analizzare le differenti definizioni cui si è fatto riferimento per sottolineare i differenti aspetti e sfaccettature che il concetto ha assunto a seconda dell’autore e della disciplina a cui ci stiamo riferendo. Il lavoro di Coleman, 1990 è considerato uno dei primi lavori che ha cercato di definire il capitale sociale come organizzazione sociale che facilita la realizzazione di obiettivi altrimenti non raggiunti oppure ad un costo più alto. Similarmente, come abbiamo avuto già modo di evidenziare, anche Putnam, Leonardi e Nanetti, 1993 si soffermano sugli effetti positivi del capitale sociale, visto come organizzazione sociale di cui alcune componenti come fiducia, norme e reti che possono migliorare l’efficienza di una so- Le dimensioni del capitale sociale. Un’analisi a livello regionale 10 cietà. Secondo queste due definizioni il capitale sociale può essere considerato come un’esternalità positiva di gruppo, che, nel caso della definizione di Putnam, Leonardi e Nanetti, si focalizza su manifestazioni informali del capitale sociale (Durlauf e Fafchamps, 2004). Fukuyama, 1997 si focalizza su una definizione più completa che indica e seleziona solamente alcune norme sociali condivise che possono caratterizzare il capitale sociale, permettendo la cooperazione tra i membri di un gruppo. All’interno del concetto di capitale sociale, egli inserisce anche le norme che portano a doveri e reciprocità. In Putnam, 2000 si denota come il capitale sociale sia essenzialmente connesso a una rete d’individui e ai legami che s’instaurano tra di essi. Bowles e Gintis, 2002 spostano il focus dal ruolo di capitale sociale al concetto di comunità che sottolinea maggiormente, secondo gli autori, l’idea centrale di cosa i gruppi fanno, anziché ciò che i gruppi possiedono. Infine, Lin, 2001 definisce in maniera empirica il capitale sociale come tutte quelle risorse profondamente radicate in una società e nelle reti sociali che la compongono, utilizzata nell’azione degli attori presenti in un 11 gruppo . 1.2. Il capitale sociale è veramente da considerarsi capitale? Per cercare di analizzare il capitale sociale, introdurremo inizialmente il concetto di capitale e come si può applicarlo al capitale sociale. In generale, sotto la nozione di capitale rientrano le dotazioni, da quello fisico a quello infrastrutturale a quello umano. Per esempio, il termine capitale umano è indicato per riferirsi a differenti aspetti che possono contraddistinguere il termine, dall’educazione, alla nutrizione, alle capacità personali alla conoscenza, molto simile in alcuni aspetti al concetto di capitale sociale. Lo scopo del paragrafo è di introdurre alcune caratteristiche del concetto di capitale sociale, analizzando in maniera particolare la prima parte, quella relativa al capitale. I critici del concetto di capitale sociale indicano ad esempio nella non misurabilità dello stock di capitale sociale, l’inesistenza dello stesso. Se, infatti, fosse una forma di capitale, il capitale sociale dovrebbe essere misurabile anche in maniera non esatta e soprattutto dovrebbe essere evi11 Dall’originale è stato tradotto embedded come profondamente radicato, anche se ci si rende conto che è una limitazione del reale e profondo significato della parola. Il capitale sociale 11 dente il meccanismo di accumulazione del capitale stesso e come esso si possa svalutare nel tempo (Solow, 1995). 1.2.1. Capitale e capitale sociale Il concetto di capitale può essere considerato tra i fattori di produzione nell’ambito dell’economia classica, insieme a terra e lavoro. Il capitale può essere usato nella produzione di altri beni. È costruito dall’uomo, a differenza della «terra», che si riferisce a risorse naturalmente disponibili, come luoghi geografici o minerali. Non è usato direttamente in processi produttivi, a differenza di materiali grezzi o semilavorati, ma è un fattore inserito nella funzione di produzione. Nel dibattito sulla consistenza o meno dell’essenza di capitale nell’ambito del capitale sociale, due sono le scuole di pensiero. La prima considera la denominazione capitale sociale come improprio, pur considerandola una parte integrativa importante per il funzionamento del mercato. Arrow, 1999 per esempio indica come tre gli elementi fondamentali del concetto di capitale. Il primo riguarda la durabilità nel tempo. Solitamente, per quanto riguarda il capitale sociale, esso è considerato duraturo nel tempo, essendo legato alle caratteristiche sociali della comunità locale, ma necessita di incentivi sia individuali sia dal punto di vista di risorsa collettiva. Il secondo carattere riguarda il sacrificio attuale in vista di futuri benefici. Arrow, a questo proposito, esprime dei dubbi sul concetto di capitale sociale. L’essenza delle relazioni sociali è costituita da motivazioni esterne al puro ritorno economico degli individui. Per questo, l’autore si dissocia dal definire il capitale sociale come facente paragonabile alle altre forme di capitale. L’ultimo carattere riguarda l’alienabilità che nel capitale sociale manca, vista la sua natura prettamente intangibile. La seconda scuola di pensiero considera il capitale sociale come capitale con consistenza economica. La denominazione di capitale sociale è da iscriversi non tanto direttamente nella funzione di produzione, ma quanto nell’ottica dell’influenza che esso può avere sulle azioni che gli individui compiono. In particolare, il ruolo delle connessioni sociali degli individui, nel più ampio spettro dell’azione economica, può influenzare anche l’atteggiamento dei singoli e l’andamento delle performance economiche dal punto di vista produttivo. Nell’ambito del dibattito sul concetto di capitale e di capitale sociale, si paragoneranno gli effetti del capitale sociale con il ruolo del capitale fisico nella riduzione dei costi (Galassi e Mancinelli, 2002). Come vedremo nei capitoli successivi, tra gli effetti positivi del capitale so- 12 Le dimensioni del capitale sociale. Un’analisi a livello regionale ciale vi è anche la riduzione dei costi di transazione in seguito ad un innalzamento dell’elemento fiducia e alla conseguente minor necessità di utilizzare contratti e forme di controllo. Per quanto riguarda il capitale fisico, un suo aumento dovrebbe portare alla diminuzione del costo unitario di produzione. Il condizionale indica l’elemento d’incertezza dovuto all’intervento di elementi esterni o alla mancata corrispondenza tra le aspettative che l’investimento ha portato e le reali capacità del macchinario. Un’altra considerazione è da iscriversi nella legge dei rendimenti marginali decrescenti. Dopo un certo livello d’investimento, infatti, il beneficio marginale apportato contribuisce in maniera minore al costo marginale dell’unità addizionale. In realtà, una delle differenze fondamentali tra capitale e capitale sociale è quella che il primo indica qualcosa in possesso degli individui, mentre per quanto riguarda il capitale sociale, l’attenzione è più rivolta a quello che i gruppi fanno rispetto alle dotazioni e al possesso di determinate quantità di capitale in sé (Bowles e Gintis, 2002). Anche per quanto riguarda il capitale sociale, il ragionamento può essere similare. Così come un aumento del capitale fisico dovrebbe portare a una diminuzione dei costi di transazione, anche il potenziale aumento della dotazione di capitale sociale dovrebbe condurre a un minor costo, sempre per la riduzione di alcuni costi di transazione (Galassi e Mancinelli, 2002). Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, il ruolo della fiducia nella controparte porta in questo caso a una minore necessità di dover ricorrere a contratti con forme costose di controllo nell’ambito della transazione. Il concetto di capitale, inoltre, viene a essere interpretato come uno stock di fattori di produzione naturali o artificiali, dal quale ci si attende servizi produttivi per un determinato periodo (Solow, 1999). Il capitale sociale, inoltre, ci permette, grazie alla componente fiducia presente, di portare avanti progetti in cui è necessario avere la presenza di più di un individuo e quindi di stimolare la cooperazione tra gli agenti economici. Inoltre, gli effetti solitamente associabili con l’utilizzo del capitale fisico sono appropriabili individualmente, mentre i benefici del capitale sociale si estendono alla comunità o gruppo di riferimento, portando in essere anche fenomeni come esternalità e spillover. Il capitale sociale può essere individuato come il collegamento ultimo e mancante per spiegare la crescita e lo sviluppo dei sistemi economici. In questo senso, esso è visto come una quarta forma di capitale, dopo quello fisico, naturale e umano, che racchiude in sé tre caratteristiche fondamentali (Cainelli, Mancinelli e Mazzanti, 2005). La prima caratteristica riguarda la possibilità di aumentare la produttività di altri fattori di produzione, attraverso la caratteristica già ricordata di collegamento sociale e coordina- Il capitale sociale 13 mento degli attori all’interno di un panorama socio-economico. Diminuendo i costi di transazione, il capitale sociale può apportare valore aggiunto e diminuzione dei costi anche per quanto riguarda l’efficienza stessa, soprattutto delle risorse umane. La seconda caratteristica riguarda la riduzione dei problemi riguardanti risorse di proprietà comune, grazie alla maggiore consapevolezza del sociale che i singoli individui hanno rispetto ad ambienti con minor dotazione di capitale sociale. L’ultima caratteristica riguarda lo sviluppo generale di un’area su basi sostenibili per lo sviluppo di lungo termine, dato anche il carattere duraturo tipico del capitale sociale (Cote e Healy, 2001). Concludendo, nonostante alcuni scettici, il capitale sociale può essere considerato una forma di capitale, anche se con qualche limitazione. Non essendo legato prettamente a scopi economici, infatti, non può direttamente iscriversi nell’ottica dei fattori di produzione, ma influenza le caratteristiche sociali e individuali degli attori presenti nell’area, sia dal lato della domanda di beni (può influenzare infatti le caratteristiche e le preferenze dei consumatori), sia dal lato dell’offerta, avendo effetti anche sul piano economico (ad esempio riducendo i costi di transazione). In aggiunta il capitale sociale ha effetti anche dal punto di vista dell’informazione e comunicazione, favorendo i flussi comunicativi e informativi e portando benefici anche dal punto di vista dei comportamenti opportunistici, che divengono sanzionabili socialmente. In questo senso, il capitale sociale, pur non essendosi formato a fini economici, può avere degli indubbi vantaggi in questo senso e portare a performance economiche di successo per alcune località legate a una forte presenza del suddetto capitale. 1.2.2. Le caratteristiche del capitale applicabili al capitale sociale. Entrando più nel merito del dibattito se il capitale sociale sia o no da considerarsi capitale, andiamo ora a osservare alcune caratteristiche del capitale che possono essere applicate anche al capitale sociale. In particolare, andremo ad analizzare tre caratteristiche principali. La prima riguarda la capacità di accumulazione. La seconda caratteristica è legata all’abilità di creazione di altre forme di capitale e la terza le opportunità di investimento. In primo luogo, la capacità di accumulazione. È realmente possibile che una società accumuli capitale sociale ora per avere dei benefici futuri? L’accumulo di capitale sociale, pur essendo spontaneo e non spinto da forze economiche e politiche, può essere considerato al pari dell’accumulo di altre tipologie di capitale, come quello fisico o finanziario? Per rispondere a