PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE FACOLTÀ DI TEOLOGIA LA PROSPETTIVA CRISTOLOGICA DI K. RAHNER LA SCIENZA E COSCIENZA DI CRISTO 1. Introduzione a) la riflessione cristologica di Rahner alla luce del saggio programmatico continua, come già detto, con altri due saggi che approfondiscono il secondo principio fondamentale là espresso - il primo ed unico che considereremo ha per titolo Considerazioni dogmatiche sulla scienza e la coscienza di Cristo (1962) e nasce come conferenza tenuta alla Facoltà di Teologia di Treviri nel 1961 - il secondo, a sua volta frutto di una seconda conferenza alla Paulus Gesellschaft nel 1962, avrà come titolo La cristologia nel quadro di una concezione evolutiva del mondo e che sarà soprattutto un confronto con la riflessione cristologica di T. de Chardin 2. La scienza e la coscienza di Cristo a) per comprendere il contributo di questo saggio ancora oggi fondamentale sul tema è necessario, prima di tutto, ricostruire il percorso del dibattito storico-dogmatico sul tema che è quello della psicologia (umana) di Gesù Cristo (Verbo incarnato) - il “principio di perfezione”: è il fondamento di tutta l’impostazione classica del tema (v. testo di Sanna, p. 178) - sulla base di esso i grandi esponenti della patristica hanno elaborato le loro riflessioni Agostino, oltre a ribadire l’esistenza di una visione immediata di Dio da parte di Cristo, parla anche di una conoscenza umana perfetta o conoscenza piena di Gesù in quanto Figlio di Dio incarnato Tommaso d’Aquino (insieme ad Alberto Magno e Bonaventura) sviluppa la distinzione agostiniana e giunge a parlare di una doppia scienza di Cristo: scienza divina e scienza umana, la prima beatifica e la seconda perfetta a causa della dignità della sua persona in quanto scienza infusa. Ad esse si aggiunge poi la scienza sperimentale - questo modo di procedere però porrebbe in discussione la “vera” kenosi che se tale fosse stata non avrebbe permesso a Cristo di comprendersi in questa condizione b) l’epoca della modernità cambia decisamente prospettiva: prevalendo il soggetto, la persona non è più delineata dall’ontologia ma dalla psicologia e dall’idea conseguente di autocoscienza (J. Locke) - interessante, in questo senso, sarebbe la rilettura del pensiero di autori quali Cartesio, Malebranche, Pascal e fino a Kant (soggettivismo trascendentale) all’idealismo tedesco (che supera Kant) e alla fenomenologia di Husserl o alla filosofia esistenziale di Heidegger - tutto questo ha delle enormi conseguenze per il nostro tema da un lato, sempre più marcata si delinea la frattura tra essere e coscienza e l’esasperazione della soggettivizzazione della conoscenza dall’altro lato, il parallelo rinnovamento del metodo esegetico (teologia liberale e scuola di Tubinga) porta a porre l’accento soprattutto ai dati evangelici della crescita umana di Gesù e alla conseguente considerazione della sola dimensione umana dell’incarnazione c) le ricadute sul nostro tema, di conseguenza, possono essere brevemente sintetizzate come segue - già il teologo H. Schell (1850-1906) volendo salvaguardare il principio di tradizione e le nuove acquisizioni del pensiero moderno distingue in Cristo tra coscienza (conoscenza perfetta del Verbo Incarnato) e scienza (conoscenza in divenire propria della scienza sperimentale) tuttavia il suo pensiero non ebbe grande influenza anche perché le sue opere furono poste all’indice nel 1898 - la crisi modernista fu un ulteriore intralcio alla riflessione sul tema e la successiva proposta di ripresa e aggiornamento delle tesi tomiste (e delle tesi scotiste) non ebbe grande successo (M. de la Taille e D. de Basly) - il problema che rimaneva aperto era quello di salvaguardare l’unità ontologica di Cristo (egli è unus) e la sua unità psicologica differenziata il primo a difendere l’autonomia della coscienza umana di Gesù fu P. Galtier che, legandola alla natura umana, rimane un centro psicologico distinto dall’entità ontologica della persona divina con una divaricazione tra ontologia e psicologia (pericolo di nestorianesimo) ad esso si sono contrapposti i teologi della scuola Lateranense P. Parente e A. Piolanti e al loro seguito B. Xiberta e J. Galot: essi subordinano la coscienza non alla natura ma alla persona per cui non è indipendente né ontologicamente né psicologicamente (enciclica Sempiternus rex di Pio XII) 3. La proposta di K. Rahner a) il dibattito fin qui visto e la soluzione proposta dall’ultimo gruppo di pensatori se poteva dare conto di tutte le questioni teologiche senza cadere in un larvato nestorianesimo, tuttavia non era in grado di rispondere a quella interdisciplinarietà che la questione possedeva b) sarà appunto la riflessione di Rahner, fondata sul suo metodo trascendentale, che permetterà questa interdisciplinarietà offrendo così una lettura più ampia e organica del tema - per lui, infatti, i termini come scienza e coscienza analizzati alla luce del metodo trascendentale esprimono realtà pluridimensionali, ovvero che contengono più dimensioni che vanno da quelle oggettive – riflesse a quelle trascendentali – irriflesse 2 la coscienza e la scienza umana perciò è in grado di “elaborare” e “utilizzare” tanto l’oggetto categoriale quanto quello trascendentale (che mantiene un margine di ignoto) - a questo si aggiunge poi la necessità di considerare il principio della metafisica tomista per cui essere ed essere-presente-a-sé-stesso sono due momenti intrinseci della medesima realtà esso applicato all’unione ipostatica fa si che la stessa unione non solo è ma è anche presente a sé stessa perciò la visione diretta o visione immediata (Rahner lo preferisce a beatifica che è estrinseca al soggetto) è realtà conseguente a questo assioma - in base a ciò e – mi si permetta – componendo i due principi risulta che nel caso di Gesù da un lato, la visione immediata e la coscienza di Figlio di Dio, gli sono proprie anche se atematiche e in un orizzonte irriflesso e dall’altro lato, il passaggio da irriflesso a riflesso e tematico è il frutto del percorso storico della sua esistenza come Verbo Incarnato dove l’ignoto si fa noto c) questo modo di procedere nel ragionamento comporta delle interessanti conseguenze sul piano della riflessione cristologica - intanto è salvaguardata la divinità di Cristo così come la sua umanità: l’unione ipostatica è la disposizione ontologica fondamentale che permette la visio immediata (in riferimento dialettico con la posizione di Galtier) - inoltre questa prospettiva rende ben conto della storia spirituale dell’uomo Gesù come una storia vera, un vero progresso e sviluppo fatto di tappe, stadi differenti segnati anche da un’autentica ignoranza e libertà VERSO UNA PRIMA SINTESI CRISTOLOGICA 1. Gesù Cristo in Sacramentum Mundi a) Nel 1968 Rahner redasse la sezione sistematico-dogmatica della voce Gesù Cristo in Sacramentum Mundi che chiude il ciclo della seconda tappa di evoluzione del suo pensiero e prepara gli ultimi due saggi - in questo saggio (la terza parte della voce) Rahner propone la sua idea di cristologia trascendentale seppure in modo conciso, infatti, dapprima ripropone i contenuti classici della Tradizione e del Magistero (con particolare riferimento al Vaticano II) e quindi riprende i punti essenziali dei suoi saggi precedenti - in questo ultimo senso, dopo aver mostrato il legame tra cristologia fonda- 3 mentale e cristologia dogmatica egli si propone di mostrare i limiti della impostazione tradizionale circa: l’autocomprensione storica di Gesù la considerazione della Pasqua come miracolo di rianimazione (siamo nel 1968!) e la dimenticanza di stabilire la differenza tra miracoli di Gesù e Pasqua - per arrivare a quella che appunto è la sua cristologia trascendentale intesa come una comprensione dell’uomo alla luce di Cristo e una comprensione di Cristo alla luce dell’uomo in quanto l’uomo è l’essere che è preparato ad accogliere come possibile un evento salvifico assoluto e definitivo (l’antropologia apre la strada alla cristologia) e in quanto la cristologia è la risposta di Dio che rivela all’uomo la sua vera natura e asintoticamente gli propone il disegno del proprio compimento 2. Conclusione a) la proposta di Rahner, pur complessa nelle sue linee di sviluppo, non diventa perciò una cristologia alternativa a quella categoriale (dal basso) o a quella tradizionale (della speculazione teologica) - essa piuttosto è un momento di tutto il pensiero cristologico poiché baricentro della riflessione rimane la cristologia classica della preesistenza, della persona in due nature, dell’incarnazione e della unione ipostatica che ha il suo fondamento nella cristologia categoriale dal basso dei vangeli e che vede nella cristologia trascendentale il motivo di interesse per l’uomo contemporaneo 4