La flora della Sila
Scritto da Gianluca Congi
Mercoledì 13 Gennaio 2010 10:18
Il patrimonio della flora spontanea della Sila racchiude circa
900 specie totali, con 13 entità botaniche esclusive del territorio
silano, un vero e proprio scrigno di biodiversità che potrebbe
sfuggire all’occhio non attento in quanto la Sila dà la vaga
sensazione di essere un complesso omogeneo soprattutto per
quanto riguarda la flora spontanea.
L’elemento forestale caratterizza l’altipiano poiché dappertutto
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sono presenti estese formazioni boschive che rappresentano un
po' le diverse fasce fitoclimatiche. Dai 700-900 metri ai 1000 metri
sono presenti i boschi più termofili rappresentati da vaste
formazioni a castagneto e querceto. In particolare il Cerro, che
spesso si associa ad altre specie quercine quali la Rovere, il
Farnetto, la Roverella; da segnalare la presenza della rara Quercia
di Delechampii
, pianta endemica che vive solo in poche aree dell’Aspromonte e
della Sila Greca. Sono presenti pure il Leccio e altre specie
frammiste e talvolta consociate alle querce come il Carpino nero,
l’Orniello, l’Ontano napoletano, il Pioppo tremulo, l’Acero
Montano, l’Acero minore, l’Acero napoletano, l’Acero del Lobel e il
rarissimo Acero d’Ungheria.
A partire dai 1000-1100 metri vive incontrastato il Pino laricio
silano, pianta endemica di queste montagne in quanto vive altrove
solo in Aspromonte e sull’Etna ma con ridotti popolamenti mentre
in Sila occupa decine di migliaia di ettari con esemplari
monumentali come nel bosco di Fallistro, nella Fossiata, al Bosco
del Corvo, a Gallopane o ad Arnocampo. Il Pino laricio silano è una
conifera che raggiunge altezze anche oltre i 40 metri e diametri
ragguardevoli, slanciata e dal tronco dritto può vivere anche oltre i
400 anni. La storia della foresta silana trova proprio in questa
pianta il maggiore riferimento fin dalle epoche più remote: i romani
venivano ad approvvigionarsi i pini silani per la flotta navale, in più
vanno ricordati i pini della Sila che giunsero a Venezia per tenere i
gonfaloni nella piazza del Doge.
Purtroppo, la Sila, specie in passato, è stata spesso oggetto di
predoni che ne hanno limitato e impoverito il suo originario
magnifico splendore. Oggi esistono numerosi boschi secolari e
naturali ma altrettanti sono stati ricostituiti con impianti e
rimboschimenti avviati dalla fine degli anni ’50, nelle zone più
antropizzate, al fine di ricostituire il manto originario dei boschi
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silani e per scopi di difesa idrogeologica.
Oltre i 1500 metri, il Pino silano viene sostituito dal Faggio,
pianta che vive nei climi di tipo continentale e per tanto nella
fascia altimetrica citata, in questa fascia però si possono ancora
rinvenire boschi puri di Pino o comunque associati appunto con il
Faggio e l’Abete bianco, quest’ultima pianta diffusa in particolare
sulla Sila Piccola. Le faggete della Sila sono ricche di arbusti e
alberi di piccola grandezza come l’Agrifoglio, il Tiglio selvatico,
l’Acero montano.
I corsi d’acqua sono ricchi di vegetazione ripariale composta in
gran parte da Ontano nero e Salice bianco, diffusi il Salicone, il
Pioppo tremulo e altre specie minori appartenenti alla famiglia
delle Salicacee e delle Aceracee ma anche Agrifoglio e Tiglio
selvatico. Il sottobosco delle foreste silane varia ovviamente sia
dal tipo di vegetazione superiore dominante sia dall’altitudine; è
possibile trovare la Peonia macula, l’Euphorbia gasparrini, il
Geranio dei boschi, il Biancospino, la Rosa canina, la Felce
aquilina e la Ginestra dei Carbonai. Da segnalare la rara ed
endemica Genista silana, mentre negli ambienti più umidi e con
clima più fresco si rinviene la Lereschia Tomasi, il Crysosplenium
dubium..
I boschi di Pino laricio sono invece ricchi di un sottobosco vario
composto dalla Rosa canina, dal Biancospino, dall'endemica Rosa
viscosa, la Ginestra di Spagna, la Ginestra dei Carbonai, il
Ginestrino ed altre. I boschi delle quote più alte e in particolare le
faggete sono ricchi di specie che preferiscono gli ambienti più
umidi e i climi più freddi come la Lereschia Tomasi e il
Crysosplenium dubium.
Nonostante la presenza di specie tipiche delle quote montane a
clima continentale sono diffusissime anche specie floristiche dei
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monti del circo mediterraneo come la Campanula delle faggete, il
Ranuncolo calabrese, specie tipica dell’Appennino calabro, il
Geranio striato o l’Ortica mora che preferisce le zone ricche di
humus. Specie in primavera, i prati, i pascoli e le radure dei boschi
silani, sono pullulati da fioriture variopinte derivate da centinaia di
specie tra cui il bellissimo Non ti scordar di me, l’Asfodelo, il
Giglio rosso, diverse specie di orchidee selvatiche, il Narcisus
poëticus, la Valeriana, la Viola palustre, la Viola dell’Etna,
l’Orchidea a foglie larghe, la Calta di palude e il Ranuncolo con i
fiori d’ofioglosso. Queste ultime specie vivono pressoché nei
pantani e nelle zone umide ai margini spesso dei boschi.
Rarità botaniche sono alcune piante quali la Viola palustre, già
menzionata, la Saldanella calabrella, il Polygonum bistorta. Tra le
piante officinali oltre alla Valeriana, sono da citare anche la Malva,
la Camomilla, e il già detto Biancospino comune, tutte specie da
cui si ricavano estratti usati per vari preparati omeopatici e per
l’uso sempre più crescente nella medicina convenzionale.
La Liquirizia invece viene utilizzata per la preparazione di liquori
e di caramelle, l’Anice selvatico per liquori ed essenze per
dolciumi, l’Origano e il Finocchio selvatico come parte
fondamentale delle spezie impiegate nella cucina e nelle conserve
silane.
Altre sono le specie di alberi e di flora minore non citate ma
come detto si tratta di circa 900 specie e quindi sarebbe davvero
impossibile in questa sede approfondirle o citarle tutte.
Oggi le specie rare della Sila sono minacciate dall’eccessivo
pascolo in talune zone e dagli incendi che impoveriscono la
biodiversità dei boschi e dei prati.
La Sila è anche la patria dei funghi, regno a se stante e da non
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Scritto da Gianluca Congi
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confondere con quello delle piante, essi sono presenti con
centinaia di macromiceti tra i quali si riportano alcune tra le specie
commestibili: Amanita cesarea, Boletus edulis, Boletus aereus,
Boletus pinicola (specie tipica delle pinete silane), Macrolepiota
procera, Suillus luteus e Agaricus deliciosus. Tra i funghi velenosi
e mortali presenti, l’Amanita verna e l’Amanita phalloides, che
sono considerati a giusto detto, i killer dei boschi.
In conclusione va necessariamente ribadito che i pascoli della
Sila sono di sicura origine antropica, cioè derivati dalla distruzione
dei boschi primigeni che un tempo coprivano senza soluzione di
discontinuità tutta la montagna e fino alle rive del mare. Poche
aree come i pantani sono probabilmente le aree dove non era
presente la vegetazione forestale per via dell’inadattabilità alla vita
degli alberi.
Il patrimonio vegetale della Sila è certamente una peculiarità fa
far inviadia a moltissime regioni, specie del Meridione d'Italia. La
Sila, fin dalle epoche antiche, era conosciuta come il Gran Bosco
d'Italia, la selva per antonomasia, quel groviglio selvaggio di alberi
che ha conservato importanti patrimoni tra cui certamente anche
molte specie appartenenti alla fauna selvatica tipica degli
Appennini.
© Gianluca Congi
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