Che cos’è il disturbo Narcisistico
La caratteristica principale del disturbo narcisistico di personalità consiste nella
tendenza a reagire difensivamente quando la persona sente una ferita al proprio valore. Come
reazione è facile che la persona adotti atteggiamenti superbi, arroganti, che disprezzi gli
altri e li ritenga le cause dei suoi problemi. Gli individui che presentano tale disturbo
ritengono di essere persone speciali ed uniche.
Si aspettano di ricevere approvazioni e lodi per le proprie qualità superiori, rimanendo
sconcertati quando non ottengono i riconoscimenti che pensano di meritare e presentando
spesso la tendenza a rimuginare circa tale mancanza da parte dell’altro.
Unitamente a questo, si riscontra in essi la tendenza a reagire alle critiche sperimentando da
una parte rabbia, dall’altra vergogna. In virtù del valore personale che ritengono di possedere,
tali individui presumono di dover frequentare e di poter essere capiti soltanto da
persone speciali, prestigiose o di elevata condizione sociale o intellettuale, a partire dalla
considerazione che le loro necessità siano al di fuori della comprensione e della competenza
delle persone ordinarie.
Richiedono un’eccessiva ammirazione da parte dell’ambiente. Presentano l’aspettativa
che tutto sia loro dovuto e che, per effetto del loro essere persone speciali e superiori, debbano
ottenere trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle loro priorità, a cui
si attendono che gli altri necessariamente si sottomettano; quando questo non si verifica,
diventano furiosi e sprezzanti.
Tale senso di diritto, unitamente alla mancanza di sensibilità per i desideri e per le esigenze
altrui, sfociano spesso nella tendenza allo sfruttamento ed alla manipolazione
interpersonale: gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità, infatti,
tendono a formare amicizie o relazioni sentimentali esclusivamente se hanno la certezza che
l’altro possa favorire la soddisfazione dei propri scopi (primo tra tutti rinforzare e potenziare
la stima di sé ed il valore personale); si aspettano, inoltre, enorme disponibilità e dedizione da
parte degli altri, fino ad abusarne, senza alcun riguardo per le conseguenze. Parallelamente a
questo, l’altro viene idealizzato fino a che soddisfa il bisogno di ammirazione e di
gratificazione, per poi essere anche aspramente svalutato nel momento in cui non svolge più
tale funzione.
Tali individui generalmente mancano di empatia, dimostrandosi incapaci di riconoscere i
sentimenti ed i bisogni degli altri, nonché di identificarsi in essi. Quando l’esperienza
soggettiva dell’altro viene colta, generalmente essa è concepita in modo denigratorio, come
segno di debolezza e di scarso valore personale. In generale però nel corso del trattamento,
quando la relazione terapeutica si è stabilita mostrano di avere abilità anche molto sviluppate
di descrivere la vita psicologica delle persone che hanno intorno.
Nelle relazioni tendono a mostrarsi emotivamente freddi e distaccati, nonché incuranti
del dolore che generano nell’altro a causa delle loro osservazioni e considerazioni, il più delle
volte espresse con toni altezzosi e sprezzanti. Il distacco si accentua quando sentono gli altri
bisognosi o che si rivolgono a loro per chiedere aiuto. Infine, sono spesso assorti in fantasie di
illimitato successo, potere, fascino, bellezza o amore ideale, invidiosi degli altri o convinti
che gli altri siano invidiosi di loro. Generalmente tendono ad invidiare agli altri successi e
proprietà, ritenendo di meritare più di loro i risultati che hanno raggiunti o i privilegi di cui
godono; in questo senso, tendono a svalutare il contributo degli altri ogniqualvolta questi
ultimi ottengono riconoscimenti o apprezzamento per il loro operato. Il disturbo narcisistico
di personalità ha il suo esordio entro la prima età adulta.
I tratti narcisistici possono essere piuttosto comuni negli adolescenti e, tuttavia, non indicare
necessariamente che in età adulta l’individuo andrà incontro ad un disturbo narcisistico di
personalità. Chi soffre di tale disturbo, inoltre, può presentare difficoltà notevoli nell’adattarsi
all’insorgenza di limitazioni fisiche e/o lavorative inerenti al processo di invecchiamento.
Circa il 50-75% degli individui a cui è stato diagnosticato un disturbo narcisistico di
personalità è di sesso maschile. Le stime della prevalenza di tale disturbo variano dal 2% al
16% nella popolazione clinica e risultano meno dell’1% nella popolazione generale.
Come si manifesta
Il più delle volte gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità
intraprendono un trattamento psicoterapeutico nel momento in cui sviluppano stati
depressivi che non sono più in grado di sostenere. I fattori scatenanti di tale depressione
sono tendenzialmente costituiti da relazioni problematiche o dalla rottura di esse, da mancati
riconoscimenti nell’ambito della sfera professionale, da un senso di insoddisfazione per la
propria vita, da perdite o insuccessi che sminuiscono il senso di grandiosità, generando da
una parte sconforto, sconfitta e fallimento, dall’altra vergogna ed umiliazione.
Alla base della depressione narcisistica si evidenzia la percezione di una profonda discrepanza
tra le aspettative idealizzate e la realtà; in questo senso, si evidenzia una focalizzazione del
pensiero sugli ideali insoddisfatti e sulle aspettative grandiose deluse, nonché sui limiti
dell’ambiente circostante nel sostenere e favorire la realizzazione di quanto atteso. Tale
condizione produce un concomitante senso di disperazione, legato da una parte alla
conclusione che “le cose non vanno mai realmente bene ed i sogni non si avvereranno mai”,
dall’altra all’esclusione di contatti sociali, al fine di non esporsi a giudizi negativi circa la
propria condizione di sofferenza. Accanto a tali stati depressivi, si è rilevata l’esistenza di altri
quadri sintomatologici o problematiche comportamentali che possono indurre gli individui
con disturbo narcisistico di personalità ad intraprendere una psicoterapia. Nello specifico, è
emerso che essi possono desiderare di porre fine al disagio generato da disturbi concomitanti
quali: ansia sociale, ipocondria o abuso di sostanze psicoattive ed alcool. L’ipersensibilità al
giudizio, prevalentemente nella forma di un’elevata preoccupazione per presunti difetti
nell’immagine e nelle prestazioni, può diventare manifesta nelle situazioni di ansia sociale,
trovando la sua massima espressione nel momento in cui tali individui ricercano l’attenzione
dell’ambiente e, nello stesso tempo, ne temono la disapprovazione.
Nell ipocondria, la focalizzazione sulla cura del proprio corpo fornisce una modalità
socialmente accettabile per poter concentrare le attenzioni ed il tempo su se stessi, ottenendo
la comprensione e la considerazione dell’ambiente; nello stesso tempo, la vulnerabilità o le
limitazioni fisiche possono costituire una giustificazione al fallimento delle aspettative
grandiose.
L’abuso di sostanze psicoattive e di alcool, infine, genera un profondo senso di sollievo
dal disagio personale; allo stesso modo, il ricorso ad esse consente il raggiungimento di stati
di grandiosità e di potere. In linea generale, la convinzione di possedere abilità eccezionali
serve a tali individui per evitare di ammettere la loro dipendenza dalla droga o dall’alcool,
inducendoli a credere di essere in grado di sfuggire gli effetti negativi della dipendenza stessa,
interrompendone l’uso quando lo desiderano.
Allo stesso modo, in alcuni casi i soggetti che presentano un disturbo narcisistico di
personalità possono intraprendere un trattamento psicoterapeutico a partire da uno stato di
profonda rabbia, che talvolta assume la forma di maltrattamenti ed aggressioni, sia verbali
che fisiche, nei confronti dell’altro, percepito come invalidante. Tale condizione risulta legata
a tendenze paranoidi, che vengono espresse attraverso la convinzione “io contro il mondo”, a
partire dalla valutazione che gli altri, invidiosi della loro superiorità, sono intenzionati a
danneggiarli, sminuendoli o disprezzandoli, andando così a minacciare la loro autostima ed il
loro valore personale. In tali circostanze, la tendenza di tali individui è da una parte quella di
attribuire agli altri la responsabilità dei propri insuccessi, dall’altra quella di mettere in atto
comportamenti compulsivi, quali sedurre o iperlavorare, al fine di consolidare la propria
superiorità ed il proprio potere.
Nonostante il livello di sofferenza sperimentata da tali individui sia spesso notevolmente
elevato, la convinzione che “chi sta male è debole e chi è debole è giudicato negativamente e
sottomesso” impedisce loro di chiedere aiuto e di manifestare apertamente il proprio disagio,
con la conseguenza di indurli ad assumere atteggiamenti caratterizzati da un profondo
distacco nei confronti delle problematiche riportate.
Su tale aspetto incide anche la difficoltà, peculiare in chi soffre di disturbo narcisistico di
personalità, ad accedere ai propri stati interni, identificando e riconoscendo le proprie
emozioni, bisogni e desideri; il discorso del narcisista è spesso astratto e teorico, poco centrato
sulla narrazione di episodi di vita.
Quando gli individui con disturbo narcisistico di personalità sono in tale stato, sperimentano
un profondo senso di vuoto devitalizzato, all’interno del quale l’esperienza emotiva risulta
spenta ed i contatti relazionali evitati. Si tratta di una condizione che non è descritta come
sgradevole; al contrario, tali individui dimorano a lungo in questo stato nel quale, “chiusi nel
bozzolo” ed “intoccabili”.
L’autostima e l’immagine di sé risultano centrali negli individui che presentano un disturbo
narcisistico di personalità: essi hanno una percezione di sé esageratamente positiva; tuttavia,
dietro una facciata altezzosa, nascondono un senso di debolezza e di inadeguatezza, nonché
una bassa stima di sé, che viene “smascherata” ogni volta che l’ambiente non fornisce
l’ammirazione e l’approvazione attese. Quando però accedono alla percezione della propria
difficoltà o debolezza non si aspettano di essere aiutati – e quindi a fatica chiedono una
psicoterapia – ma di essere sottomessi. Tendono invece all’autosufficienza all’isolamento
protettivo.
Come capire se si soffre di disturbo narcisistico di personalità
I principali “segni” di un disturbo narcisistico di personalità sono:
▪ ritenere che la gente non apprezzi le proprie doti elevate e le proprie qualità speciali;
▪ l’idea che nella propria vita i conti non tornano; ad esempio, hanno avuto meno successo di
quello che si aspettavano oppure, malgrado le realizzazioni personali, provano
comunque un senso di vuoto, apatia e noia;
▪ considerare estremamente importante ricevere l’attenzione e l’ammirazione di altre
persone;
▪ credere che tutto sia dovuto: pretendere, senza motivo, di ricevere un particolare
trattamento di favore oppure che le proprie richieste siano necessariamente
soddisfatte;
▪ tendere a nascondere le proprie difficoltà;
▪ sentire un senso di distanza nelle relazioni affettive, o dare loro poca importanza o ritenere
il partner una figura accessoria nella propria esistenza;
▪ ostentare comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.
Molte persone possono presentare tratti di personalità narcisistica tuttavia, soltanto quando
tali tratti risultano inflessibili, persistenti e maladattivi, causando una consistente
compromissione del funzionamento della persona ed una significativa sofferenza soggettiva,
allora essi configurano un disturbo narcisistico di personalità. Unitamente a questo, a partire
dalla constatazione che è possibile riscontrare la presenza di tali caratteristiche anche in altri
disturbi psicologici, risulta opportuno mettere in luce alcune fondamentali distinzioni tra il
disturbo narcisistico di personalità ed altre condizioni che possono sembrare apparentemente
simili.
Sia nel disturbo narcisistico di personalità che nel disturbo ossessivo-compulsivo di
personalità si evidenziano l’aspirazione al perfezionismo e la tendenza a credere che gli altri
non siano in grado di fare le cose altrettanto bene rispetto a come le fa il soggetto. Tali disturbi
si differenziano tuttavia per il fatto che, mentre i soggetti con disturbo ossessivo-compulsivo
di personalità rimangono solitamente autocritici ed insoddisfatti dei risultati raggiunti, i
soggetti con disturbo narcisistico di personalità sono più inclini a credere di aver raggiunto gli
standard perfezionistici a cui aspirano.
Sebbene la tendenza al perfezionismo caratterizzi anche l’anoressia nervosa, essa va
distinta dalla stessa caratteristica presente nel disturbo narcisistico di personalità, dal
momento che essa si evidenzia prevalentemente all’interno di un quadro dove domina la
preoccupazione per il peso e per l’immagine corporea.
Sia i soggetti con disturbo narcisistico di personalità che quelli con disturbo evitante di
personalità risultano inclini a sperimentare emozioni di vergogna. La differenza tra loro sta
nel fatto che i soggetti che presentano un disturbo narcisistico di personalità raggiungono più
facilmente stati in cui si percepiscono superiori e, dunque, protetti da tale emozioni; inoltre,
mentre essi cercando negli altri conferme alla propria grandiosità, i soggetti con disturbo
evitante di personalità cercano invece smentite alla propria inadeguatezza.
La relativa stabilità dell’immagine di sé, così come la relativa assenza di condotte autolesive ed
impulsive, nonché della preoccupazione per l’abbandono, consentono di distinguere il
disturbo narcisistico di personalità dal disturbo borderline di personalità, nonostante
essi condividano la tendenza a reazioni di rabbia di fronte a stimoli emotivi anche minimi.
Allo stesso modo, l’eccessivo orgoglio per i successi raggiunti, la tendenza al disprezzo per le
debolezze altrui e, soprattutto, una relativa mancanza di manifestazioni emotive, consentono
di distinguere il disturbo narcisistico di personalità dal disturbo istrionico di
personalità, nonostante essi condividano il bisogno di attenzioni da parte dell’esterno. In
questo senso, sebbene gli individui con disturbo narcisistico, disturbo borderline ed disturbo
itrionico di personalità presentino l’attitudine a richiedere attenzioni eccessive, quelli con
disturbo narcisistico di personalità richiedono specificatamente di essere ammirati per le loro
qualità speciali, mentre quelli con disturbo borderline ed istrionico di personalità sono più
disposti ad apparire fragili e bisognosi, se questo consente loro di ottenere attenzioni.
I soggetti con disturbo narcisistico di personalità condividono con il disturbo antisociale
di personalità la tendenza a sfruttare a proprio vantaggio le relazioni interpersonali,
mostrandosi profondamente superficiali e non empatici. Nello stesso tempo, il disturbo
narcisistico di personalità non include aspetti di impulsività, aggressività e disonestà; inoltre,
gli individui con disturbo narcisistico di personalità solitamente non hanno una storia di
disturbo della condotta nella fanciullezza o di comportamenti criminali in età adulta. Gli
individui con disturbo antisociale di personalità, infine, possono non essere così bisognosi di
ammirazione e così invidiosi degli altri, come risulta invece essere tipico negli individui con
disturbo narcisistico di personalità.
La grandiosità che caratterizza il disturbo narcisistico di personalità può facilmente emergere
all’interno di episodi maniacali o ipomaniacali, che sono stati dell’umore tipici del disturbo
bipolare; tuttavia l’associazione con l’alterazione dell’umore e la compromissione funzionale
distinguono tali episodi dal disturbo narcisistico di personalità. Infine, tale disturbo va
distinto da una modificazione della personalità dovuta ad una condizione medica
generale, nella quale i tratti emergono a causa degli effetti diretti di una condizione medica
generale sul Sistema Nervoso Centrale. Va poi distinto anche dai sintomi che possono
svilupparsi in associazione all’uso cronico di sostanze (come, ad esempio, nel caso
del disturbo correlato a cocaina).
Cause
Numerosi studi suggeriscono l’importanza dell’influenza genetica sullo sviluppo del disturbo
narcisistico di personalità. Nello specifico, essi evidenziano l’esistenza di una trasmissione
ereditaria del 45% relativamente agli aspetti tipicamente narcisistici della ricerca di
attenzioni, del bisogno di essere adulati e della grandiosità. Altri studi suggeriscono che, nello
sviluppo del disturbo narcisistico di personalità, occupa un posto di primaria importanza
l’interazione che si sviluppa tra il genitore ed il bambino; in modo particolare, i
soggetti che presentano questo disturbo sembrano aver sviluppato, a partire dal rapporto con
i propri genitori, delle relazioni caratterizzate principalmente da una rappresentazione di sé
come bisognoso di cure e da una rappresentazione delle altre persone come non disponibili a
fornirle, dunque dall’aspettativa di essere rifiutati. Tale condizione genera nel soggetto la
tendenza ad organizzare la propria esistenza facendo a meno dell’amore degli altri e non
richiedendo il loro sostegno, contando solo su se stesso e mirando all’autosufficienza assoluta,
non riconoscendo e non esprimendo i propri bisogni, assumendo atteggiamenti di distacco e
di superiorità. A partire da tali premesse, l’intimità viene a costituire un territorio minaccioso
in termini di rifiuto, per cui l’individuo ben presto impara a rinunciare ad essa
svalorizzandola. Nello stesso tempo, dal momento che la figura di attaccamento è percepita
come distanziante ed inaccessibile, non manifestare il bisogno di essa appare come il modo
migliore per riuscire a conquistare una certa dose di vicinanza nei suoi confronti; unitamente
a questo, il soggetto sviluppa da una parte la tendenza a dissociare aspetti di sé percepiti come
negativi (desideri e fragilità) in quanto lo espongono all’ulteriore rischio di essere rifiutato,
dall’altra la tendenza ad assumere atteggiamenti che lo rendano il più possibile amabili agli
occhi della figura di attaccamento stessa. A questo punto, il soggetto elabora la convinzione
che la prossimità all’altro deve essere imposta o estorta mediante un controllo serrato,
mirando dunque a possedere l’altro, più che a stare con lui, nella certezza che quest’ultimo
non lo accetterebbe mai, potendolo scegliere. Parallelamente a questo, all’interno di una
relazione nella quale il soggetto ha l’impressione che l’altro non ci sia (o perché é realmente
assente, distante, disinteressato o perché è fisicamente presente, ma incapace di fornire
ascolto ai suoi bisogni), si abitua a considerare il suo mondo di significati come l’unico
esistente; in questo senso, anche le invalidazioni provenienti dall’esterno vengono filtrate e
non prese in considerazione, cosicché il soggetto sviluppa la tendenza ad una
rappresentazione grandiosa di sé, l’aspettativa di dover ricevere per diritto trattamenti
speciali, la disposizione ad atteggiamenti aggressivi nei confronti di un ambiente che non
soddisfa le proprie attese. Le osservazioni sulle precoci interazioni bambino-genitore
suggeriscono, inoltre, la presenza di uno stile di accudimento in cui il bambino viene
considerato dal genitore come un “mezzo” attraverso il quale sviluppare e potenziare la stima
di sé, senza mai essere apprezzato per le proprie capacità e per i propri meriti. Sebbene
l’ambiente familiare del soggetto con disturbo narcisistico di personalità possa apparire
accogliente nei confronti di quest’ultimo, di fatto le figure genitoriali risultano generalmente
prive di empatia, emotivamente fredde e distaccate, profondamente incapaci di soddisfare i
bisogni del figlio; in questo senso, frequentemente si verifica che essi attribuiscono ai propri
figli ruoli o funzioni che risultano inappropriati rispetto a quelli che sono i loro normali
processi evolutivi. In tali circostanze, la deprivazione emotiva da parte delle figure genitoriali
sembra essere alla base dell’atteggiamento rabbioso che il più delle volte gli individui con
disturbo narcisistico di personalità tendono ad assumere in ambito relazionale. Sembra
rilevante anche il provenire da una famiglia considerata dalla maggior parte della comunità
come diversa sulla base di motivi etnici, razziali, geografici o di status economico. In tali
situazioni, il concetto di sé viene ad essere caratterizzato da sentimenti di inadeguatezza e di
inferiorità, da invidia, dal rifugio in fantasie idealizzate oppure dall’attaccamento a persone di
prestigio. Le famiglie dei narcisisti sono frequentemente isolate da un punto di vista sociale,
per cui il futuro narcisista, non sviluppando l’abilità a riconoscere la comunanza e
l’appartenenza al gruppo, risolve la minaccia all’autostima appigliandosi al senso di
superiorità e ritenendo di essere “escluso perché invidiato”.
Conseguenze
Gli individui che presentano un disturbo narcisistico di personalità manifestano una rilevante
compromissione della vita lavorativa, sociale ed affettiva. La vulnerabilità dell’autostima li
rende notevolmente sensibili ai giudizi negativi: sebbene spesso possano non dimostrarlo
esternamente, di fatto tendono a viverli come vere e proprie umiliazioni, fonte per loro di
profondo avvilimento e sconforto.
Da un punto di vista relazionale, talvolta, possono reagire alle critiche con sdegno e rabbia,
contrattaccando con insolenza; a volte l’esperienza della disapprovazione può condurli
all’evitamento o al ritiro sociale, a partire da vissuti di inadeguatezza e di vergogna. Se
contraccambiano un favore o rispondono ad un obbligo morale, generalmente sono spinti a
farlo per ricevere ammirazione, piuttosto che per motivi di riguardo nei confronti del
destinatario del loro gesto.
Da un punto di vista lavorativo, sebbene l’elevata ambizione possa condurre tali individui a
risultati importanti, l’intolleranza alle critiche tende a compromettere gravemente la loro
performance. In questo senso, il funzionamento professionale o, più in generale, il
rendimento in prestazioni di varia natura, può risultare piuttosto modesto, a causa della
riluttanza di tali individui ad accettare il rischio in situazioni nelle quali è possibile un
fallimento o una sconfitta o devono negoziare i loro scopi con i colleghi.
Infine, da un punto di vista affettivo, l’eccessiva richiesta di ammirazione, unitamente
all’assunzione di atteggiamenti arroganti da una parte, noncuranti e distaccati dall’altra,
compromettono enormemente la qualità delle relazioni stabilite. In generale l’area delle
relazioni affettive è molto compromessa in questo disturbo: le relazioni sono poco piacevoli
per la persona stessa e questo può essere causa di intensa sofferenza per il partner.
Il trattamento metacognitivo-interpersonale
La psicoterapia metacognitivo-interpersonale (TMI), consiste in una psicoterapia di
tipo individuale, generalmente a frequenza settimanale. Se necessario, ad essa può
essere affiancato un trattamento farmacologico, così come una terapia di gruppo, soprattutto
in fasi avanzate di trattamento, di coppia o familiare (spesso quando il paziente è in tarda
adolescenza).
La psicoterapia metacognitivo-interpersonale (TMI) per il trattamento del disturbo
narcisistico di personalità si pone come obiettivo principale quello di ridurre la sofferenza
degli individui che presentano tale disturbo, migliorando la qualità della loro vita.
Condizione necessaria per il raggiungimento di tale obiettivo è la costruzione e
regolazione dell’alleanza terapeutica.
Con tale concetto si intende la capacità di creare, tra terapeuta e paziente, un clima di
reciproca fiducia e rispetto, a partire dalla condivisione costante dei vari aspetti del processo
terapeutico (formulazione del problema, scopi stabiliti, strategie perseguite, tecniche
utilizzate, compiti assegnati), al fine di giungere ad un uso degli strumenti terapeutici che
risulti da un lato il più possibile aderente allo specifico paziente, dall’altro in grado di favorire
in lui la comprensione dei contenuti trattati e la partecipazione attiva alla terapia.
Parallelamente a questo, risulta di fondamentale importanza che il terapeuta sia in grado di
evitare di nuocere alla relazione terapeutica, rimanendo coinvolto nelle dinamiche
interpersonali problematiche attivate dal paziente narcisista (distacco, competizione,
idealizzazione-svalutazione), riuscendo piuttosto ad utilizzare la relazione che si struttura
come contesto favorente la presa di coscienza di aspetti disfunzionali del suo funzionamento,
così da rendere possibili esperienze correttive su di essi. A partire da quanto detto, il
trattamento metacognitivo-interpersonale (TMI) si realizza attraverso le seguenti
operazioni:
▪ identificazione di emozioni, bisogni, desideri ed accesso ad essi;
▪ riconoscimento delle relazioni esistenti tra stati interni e variabili relazionali;
▪ individuazione, messa in discussione e modificazione delle convinzioni di base circa se
stessi e gli altri;
▪ individuazione ed interruzione dei circoli viziosi che si instaurano tra pensieri, emozioni e
comportamenti;
▪ identificazione degli stati problematici (grandiosità, distacco, vuoto, depressione, vergogna,
invidia, rabbia) e valutazione di strategie più funzionali per la gestione di essi;
▪ ricostruzione delle dinamiche interpersonali disfunzionali (distacco, competizione,
idealizzazione-svalutazione) e superamento di esse a partire dalla modificazione della
rappresentazione sé/altro e delle aspettative circa la relazione;
▪ apertura alla considerazione dei sentimenti e delle prospettive altrui.
▪ regolazione dell’autostima mediante la promozione di modalità più funzionali