Deficit di attenzione e iperattività si guarisce col

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8) 10/05/2007 Corriere di Romagna: "Deficit di attenzione e iperattività si guarisce col videogioco:
Neurofeedback"
RIMINI. Dal disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Ddai), che colpisce moltissimi bambini in età
scolare, si può guarire anche senza bisogno di farmaci. In molti paesi, da anni, si pratica una terapia
chiamata Neurofeedback, che consiste in un training supportato da elettroencefalografia e computer. Per
capire meglio di cosa si tratta è stato organizzato un convegno dal titolo "Neurofeedback: parola difficile,
apprendimento facile" che il 10 Maggio alle 21 nella sala degli Archi, in piazza Cavour. Il paziente impara a
modulare le proprie onde celebrali: tramite degli elettrodi è collegato a una macchina che lo informa sullo
stato delle onde rilevando il funzionamento di una data area del suo cervello. Nel caso dei bambini la
visualizzazione avviene sotto forma di videogioco. Relatori: Linda e Michael Thompson e Andrea Fantini.
NOTA Associazione Italiana Famiglie ADHD
In merito all'articolo su riportato, riteniamo importante fare alcune precisazioni a commento
della terapia riabilitativa tramite Neurofeedback.
In primo luogo si fa presente che la terapia del neurobiofeedback, pur non essendo (molto)
diffusa in Italia, è uno dei previsti trattamenti per l'ADHD (approccio multimodale)che in altri
paesi è già utilizzata da tempo.
Il libro dell'associazione "Vorrei scappare in un deserto e scappare" edito dal 2004, riporta a
pag 162 e 163 la nota 144 nella quale si fa presente che:
"L' EEG biofeedback è considerata una tecnica che permette di alterare l'andamento delle onde
cerebrali e sotto questo punto di vista la tecnica assomiglia ad un vero e proprio esercizio per il cervello.
Il training di EEG Biofeedback non è una procedura invasiv a , non produce alcun dolore e viene
utilizzata in generale per molte condizioni e disabilità in cui è coinvolto il funzionamento cerebrale tra cui
appunto l'ADHD, i disturbi della condotta e i disturbi specifici dell'apprendimento.
I sostenitori dell'EEG Biofeedback o Neurotherapy affermano, in buona sostanza, che bambini affetti, ad
esempio, da un disturbo dell'attenzione possano essere allenati ad aumentare 1'attività di quel
particolare tipo di onde cerebrali associate con 1'attenzione sostenuta. Trami te elettrodi applicati alla
testa viene misurata 1'attività elettrica in varie parti del cervello che a sua volta viene elaborata dal
computer che fornisce un segnale , come una luce o un suono , appunto il feedback, che si ritiene
possa "insegnare" ad aumentare quel certo tipo d'attività cerebrale associata , ad esempio,
all'attenzione.
Questo training generalmente comporta 40-80 sessioni, ciascuna di durata di 50 minuti e oltre."
Di seguito si riporta anche il contenuto tratto dal libro edito da McGraw-Hill di RESNICK: "Impulsività,
disattenzione e iperattvità nell'adulto" - Guida al trattamento dell'ADHD che affronta l'argomento del
neurofeedback sull'utilizzo della terapia negli adulti:
"Negli ultimi anni è aumentato l'interesse per il neurobiofeedback e per il training attraverso
l'elettroencefalogramma. II neurobiofeedback cerca di insegnare all'individuo a potenziare l'attività cerebrale
associata all'attenzione e contemporaneamente a diminuire l'attività cerebrale associata con il sognare a
occhi aperti e la distrazione. Si applicano degli elettrodi al capo per amplificare le onde cerebrali; queste
ultime vengono poi trasmesse a un computer, che le trasforma in un gioco computerizzato. Alla persona
viene insegnato come manipolare l'attività cerebrale ricorrendo alla concentrazione e alterando il gioco al
computer. Il neurobiofeedback è stato testato come trattamento per l'emicrania, lo stress e l'ipertensione, ma
la ricerca sui suoi effetti sull'ADHD è stata limitata a casi singoli e alla valutazione di miglioramenti individuali
(per es., Gendar, 1996). Alcuni studi appaiono promettenti, anche se devono ancora essere progettate
ricerche complete e scientificamente controllate.
II trattamento degli adulti attraverso il neurobiofeedback è intensivo (da 2 a 5 sedute la settimana). Per gli
adulti sono necessarie parecchie sedute (2540) e il trattamento è costoso se valutato sul breve termine.
Tuttavia, il trattamento ha la possibilità di essere economicamente vantaggioso a lungo termine, dal
momento che può ridurre o eliminare il bisogno di farmaci che nell'arco di alcuni anni risultano più costosi. I
cultori del neurobiofeedback hanno iniziato a offrire evidenze dell'efficacia di questa modalità di trattamento.
Sfortunatamente però, nel 1997, il Centro di Valutazione delle Tecnologie della B1ueCross Blue Shield
National Association ha revisionato oltre 30 studi con il biofeedback e ha concluso che non si sono ancora
potuti stabilire con certezza miglioramenti per la salute (B1ueCross B1ueShield Association Technology
Evaluation Center, 1997). Per questo motivo, tale intervento non è di solito coperto dalle assicurazioni
mediche, tuttavia il neurobiofeedback è una modalità di trattamento emergente per i pazienti con ADHD e
perciò vale la pena di seguire le ricerche in quest' area."
Aggiungiamo anche le conclusioni, riportate nello stesso testo circa un corretto utilizzo delle
terapie per l'ADHD (approccio multimodale):
"Sebbene per l'ADHD non esista un'unica cura, esiste un'efficace strategia multidimensionale che
può aiutare l'individuo a comprendere i problemi relativi all'ADHD, a controllare e a gestire i
sintomi e a condurre una vita soddisfacente e produttiva. Le componenti del protocollo di
trattamento di solito consistono in una migliore informazione ris petto al disturbo, farmacoterapia,
psicoterapia centrata sui vari aspetti dell' ADHD e modifica ambientale.
L'educazione del paziente è l'aspetto centrale di un trattamento efficace per l'ADHD, perché il
paziente ha bisogno di essere educato a compren dere e accettare la sua condizione. È
importante che il paziente compren da l e inf orm a zi oni di b as e relat iv e ai fon dam enti
genet ic i, al la s in toma t o logia e al trattamento del disturbo, in modo che possa pensare a sé in
un modo nuovo e decidere di seguire un piano di trattamento multimodale. Oltre a pubblicazioni di
vario tipo, i gruppi di sostegno possono rafforzare le conoscenze del paziente e fornire assistenza
e supporto in misura significativa.
La gestione psicologica, assieme all'educazione del paziente, co stituisce l'ingrediente di base per
un trattamento farmacologico efffcace. Gli stimolanti e gli antidepressivi impiegati per trattare l'ADHD
sono decisamente effícaci nell'aumentare l'attenzione, nel diminuire l’impulsività e l'attività motoria
inarrestabile e nel controllare le esplosioni del carattere e la labilità emotiva. Dal momento che l’uso e
il dosaggio dei farmaci richiedono un attento monitoraggio, un'interazione basata sulla cooperazione
tra lo psicoterapeuta e il medico curante sarà di grande beneficio per il paziente. Tuttavia, i farmaci non
sono efficaci in eguale misura per tutti i pazienti ADHD e anche se i farmaci riescono ad alleviare alcuni
sintomi non sono in grado di controllare o inibire il comportamento problematico neIl’ADHD. Pertanto , i
farmaci non dovrebbero rappresentare l'unica modalità di trattamento, ma essere impiegati come
complemento per gli altri trattamenti, come la psico terapia e gli altri interventi psicosociali. Il
neurobiofeedback potrebbe eliminare il bisogno di una gestione farmacologica prolungata.
La psicoterapia è necessaria per aiutare i pazienti ad affrontare e risolve re problemi personali,
familiari, interpersonali e lavorativi che tendono a svilupparsi a causa dei comportamenti
correlati all'ADHD: i tipi di psic oterapia generalmente adottati comprendono terapia individuale,
psicoeducativa, di coppia e di gruppo. Tuttav ia, i clinici dovrebbero prestare parti colare
attenzione perché, a causa delle peculiarità della sintomatologia dell' ADHD, potrebbero
rendersi necessari adattamenti e modifiche rispet to alla tradizionale forma della relazione
paziente-psicoterapeuta.
Infine, i pazienti devono imparare a modificare e ristrutturare gli ambienti in cui vivono per
ridurre, per quanto possibile, l'espressione dei sintomi di ADHD. Uno dei compiti del clinico è di
insegnare ai pazienti quali potrebbero essere l’ambiente e lo stile di vita ottimali. II clinico aiuta il
paziente a comprendere se stesso, i suoi valori, talenti, interessi e debo lezze, e poi lo guida a
trovare o creare l’ambiente fisico e sociale appro priati dove sentirsi a proprio agio e comportarsi al
meglio.
In conclusione, un'efficace strategia di trattamento multimodale dovreb be non soltanto aiutare i
pazienti a prendersi carico del loro ADHD, ma anche aiutarli a trovare speranza, ottimismo e
incoraggiamento e a sapere che possono avere prospettive di vita migliori, più produttive e felici."
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