PROSA
OPERETTA
Testi a cura di Gianmatteo Pellizzari
MUSICA
DANZA
LIRICA
CROSSOVER
SIPARI FURLAN
TEATRO BAMBINI
TEATRO GIOVANI
TEATRO &
domenica 17 gennaio - ore 17.00 A TEATRO DA GIOVANNI
I Sacchi di Sabbia / Compagnia Sandro Lombardi
SANDOKAN (O LA FINE DELL’AVVENTURA)
Liberamente tratto da “Le tigri di Mompracem” di Emilio Salgari
scrittura scenica di Giovanni Guerrieri
con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano
spettacolo ideato per bambini e ragazzi dai 7 anni
lunedì 18 gennaio - ore 20.45 CROSSOVER
UTE LEMPER
LAST TANGO IN BERLIN
Ute Lemper voce
Vana Gierig pianoforte
Tito Castro bandoneon
Steve Millhouse contrabbasso
venerdì 22 gennaio - ore 20.45
JOHN AXELROD direttore
LILYA ZILBERSTEIN pianoforte
ORCHESTRA MITTELEUROPEA
Pëtr Il’ič Čajkovskij Concerto n. 1 in si bemolle minore op. 23 per pianoforte e orchestra
Robert Schumann Sinfonia n. 4 in re minore op. 120
mercoledì 27 gennaio - ore 21.00
ELIO E LE STORIE TESE
BELLIMBUSTI IN TOUR
Elio cantante, flautista; Rocco Tanica pianola; Cesareo chitarra alto
Faso chitarra basso; Christian Meyer batteria
Jantoman ulteriori pianole; Paola Folli cantante; Mangoni artista a sé
giovedì 28 gennaio - ore 20.45 OPERETTA
Compagnia Corrado Abbati
MADAMA DI TEBE
operetta di Carlo Lombardo
adattamento e regia di Corrado Abbati
con Corrado Abbati, Giada Bardelli, Antonella Degasperi, Francesca Dulio, Fabrizio
Macciantelli, Carlo Monopoli,
Raffaella Montini, Mattia Lanteri
con orchestra dal vivo
sabato 30 gennaio - ore 20.45
DANIEL HARDING direttore
LARS VOGT pianoforte
MAHLER CHAMBER ORCHESTRA
Ludwig van Beethoven Egmont op. 84, Ouverture
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto in do maggiore per pianoforte e orchestra KV 467
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica”
Prevendite:
lunedì 25 gennaio per gli spettacoli di febbraio 2010. Solo il primo giorno di prevendita
la biglietteria sarà aperta anche la mattina: ore 09.30-12.30; 16.00-19.00.
Biglietteria on line:
www.teatroudine.it
www.vivaticket.it
print: La Tipografica srl
CARLO CECCHI, nato a Firenze nel 1942, si è diplomato all’Accademia
Nazionale d’Arte Drammatica e ha lavorato come attore nella compagnia
di Eduardo De Filippo. Il teatro napoletano e il metodo del Living Theatre,
determinanti per la sua formazione, rimangono sempre vivi nel suo modo di
dirigere gli attori. Nel 1971 ha fondato il Granteatro (ironicamente in polemica
con il Piccolo Teatro), una cooperativa impegnata in circuiti alternativi, con
cui ha messo in scena e interpretato diversi lavori. Grazie a questi, cioè alla
difficile sintesi tra le forme della tradizione popolare italiana e le proposte
dell’avanguardia europea, si è imposto come una delle più forti e originali
personalità del nuovo teatro italiano, «reincarnando in modo moderno la figura
del capocomico: non però primattore e mattatore, ma guida e coscienza
degli attori con cui lavora». Da Shakespeare alla farsa dialettale, da Molière
al romanticismo pre-espressionista di Büchner, da Cechov a Pirandello, dalle
tragedie-parodie di Majakovskij al primo Brecht, fino a giganti contemporanei
come Beckett e Pinter, l’intero patrimonio teatrale è oggetto della vorace
sperimentazione di Cecchi. E anche il cinema di qualità lo ha visto, spesso,
in prima linea (ricordiamo, almeno, Morte di un matematico napoletano di
Martone e Luna rossa di Capuano). Dal 1977, prima con il Teatro regionale
toscano, poi con il Teatro Niccolini di Firenze, ha realizzato e interpretato ogni
anno nuovi allestimenti. Di Molière, nelle traduzioni di Cesare Garboli, portano
la sua firma Don Giovanni (1978), Anfitrione (1980), e Il misantropo (1986).
via Trento, 4 - Udine
Tel.: 0432 248411
[email protected]
www.teatroudine.it
Studio Patrizia Novajra
JEAN-BAPTISTE POQUELIN (detto Molière), malgrado tutte le
difficoltà, morali e materiali, godette di uno straordinario successo presso
il pubblico, la corte e altri scrittori, grazie alla capacità di realizzare una
sintesi di tutti i generi del teatro comico: la farsa, la commedia dell’arte e la
commedia psicologica. Di farse ne scrisse parecchie e impiegò spesso, nelle
commedie, i procedimenti caratteristici di questo genere. Della commedia
italiana utilizzò, anche nelle opere più serie come Tartufo, soprattutto lo
stile di recitazione: nella maggior parte delle sue interpretazioni appariva
truccato, moltiplicando, grazie alla mimica, alle acrobazie e alle smorfie, gli
effetti comici e grotteschi. Molière stesso diede al nuovo tipo di commedia
da lui creato il nome di grande comédie, inaugurata con La scuola delle
mogli. In realtà, solo poche delle sue commedie rientrano in senso stretto
nella categoria della grande comédie, scritta in versi e divisa in cinque atti,
basata su un tema serio, psicologico o sociale, come Tartufo, Il misantropo
o Le donne saccenti.
Le sue opere, circa una trentina, diverse per genere, sono quasi tutte fondate
sulla comicità che nasce spesso dalla rappresentazione, caricaturale e
deformata, della società dell’epoca. La satira e la critica colpiscono nei loro
difetti soprattutto i notabili, coprendoli di ridicolo: medici ciarlatani, ipocriti,
pedanti, mariti gelosi, falsi intellettuali e falsi devoti, nobili corrotti.
Questi personaggi, nati dall’osservazione degli uomini e della società del
tempo, assumono, grazie all’esagerazione e alla deformazione operate da
Molière, un carattere universale e diventano dei tipi dai caratteri definiti, o
meglio, degli archetipi. La varietà caratterizza anche lo stile di Molière, che
attribuisce a ogni personaggio e a ogni situazione il proprio linguaggio, con
una grande mescolanza di toni e di registri che vanno dalla parlata popolare a
quella raffinata, ai gerghi dei medici o dei giuristi: toni che, uniti nell’intreccio,
contribuiscono in modo decisivo all’esplosione della comicità.
da mercoledì 13 a sabato 16 gennaio 2010 - ore 20.45
Teatro Stabile delle Marche e Teatro Stabile di Napoli
TARTUFO
Teatro Stabile delle Marche e Teatro Stabile di Napoli
TARTUFO
NOTE DI REGIA
TARTUFO
Ogni uomo in più che impara a leggere è un nuovo lettore per Molière.
– Charles Augustin de Sainte Beuve –
Spesso mi domandano perché ritorno così volentieri a Molière.
Come Shakespeare, Molière ha scritto per gli attori, e io sono un attore che
lavora con altri attori. Una commedia di Molière si rivela in scena, grazie agli
attori. Le sue battute sono battute per un copione, non per un libro.
Cosa c’è di più emozionante e di più esaltante per un attore che accogliere
quel dono che, alcuni secoli fa, due attori lasciarono a coloro che sarebbero
venuti; ossia il dono di alcune pièce e di alcuni personaggi che gli attori
futuri avrebbero potuto rendere presenti sulla scena? Ma tutto rimarrebbe
lettera morta se, nel tempo, non nascessero grandi attori e grandi traduttori.
Per nostra fortuna, e mia in particolare, è successo, nell’ultimo trentennio del
secolo scorso, che il genio di un
grande critico affondasse le sue
radici in una vocazione teatrale
fortissima; che una lettura critica
di straordinaria intelligenza e
originalità, fosse accompagnata
dal talento mimetico di un grande
attore: così abbiamo le traduzioni
di Cesare Garboli. Chi è Tartufo
lo decidano gli spettatori.
Noi, così com’è implicito nella
traduzione di Garboli, oltre che
nei suoi numerosissimi scritti su
Tartufo, abbiamo cercato di mantenere, alla commedia e al personaggio, la
loro sostanziale ambiguità; superando il cliché dell’ipocrisia e vedendo
il personaggio di Tartufo anche “in positivo”: un servo che usa l’intelligenza
e gli strumenti della politica per fare carriera e diventare, da servo, padrone.
Ma tutto questo, e le risonanze contemporanee che la commedia e il
personaggio possono produrre, è solo attraverso il teatro che lo si può
cogliere. Figuriamoci poi in una commedia come Tartufo, dove il teatro è
talmente importante da diventarne, forse, il tema principale.
Carlo Cecchi
di Molière
traduzione di Cesare Garboli
personaggi e interpreti
Madame Pernella Angelica Ippolito
Orgone Carlo Cecchi
Elmira Licia Maglietta
Damide Diego Sepe
Marianna Barbara Ronchi
Valerio Francesco Ferrieri
Cleante Roberto De Francesco
Tartufo Elia Schilton
Dorina Antonia Truppo
Il Signor Leale/un Ufficiale Rino Marino
Filippina Francesca Leone
scene di Francesco Calcagnini
costumi di Sandra Cardini
musiche di Michele dall’Ongaro
regia di Carlo Cecchi
Arrampicatore sociale. Ruffiano e mellifluo. Baciapile e falso devoto.
In una parola, un campione di ipocrisia religiosa a scopo di convenienza!
Ed ecco Tartufo, l’impostore finto sant’uomo, plebeo senz’arte né parte, che
si insinua con l’arte dell’inganno nel cuore del padrone, il babbeo e bigotto
Orgone, e lo abbindola fino a farsi promettere la figlia e il patrimonio…
È nera e velenosa la commedia di Molière che a quel tipo umano respingente
s’intitola: un’invettiva satirica in versi contro il perbenismo della società
francese del Seicento, che perciò, nel 1664, costò al suo autore-attore
virulenti attacchi polemici, del clero soprattutto, fino a essere bloccata e
ad essere ripresa appena cinque anni dopo, e solo grazie ai buoni uffici
del Re Sole. Ma il Tartufo che è in noi non muore, se il vizio ambiguo, di cui
è l’emblema, persiste e continua a contagiare gli altri, anche dopo la sua
apparente sconfitta.
Motivi di pervasiva attualità, perciò valorizzati nell’impianto registico di
Carlo Cecchi, che, complice anche l’interpretazione critica del traduttorestudioso Cesare Garboli, lascia aperti i conti sull’enigma del personaggio
tartufesco, nel dubbio se sia un prototipo di meschino arrivismo o un ribelle
indirettamente smascheratore (e giustiziere) di tutto un universo umano
posticcio, votato alla pratica della falsità.
LA TRAMA
Tartufo (il nome Tartuffe, un tempo, indicava sia il tubero sia la persona
disonesta) è un abile truffatore che Orgone, ingenuo e ricco nobile di Parigi,
ospita nella propria casa. Il suo affetto per Tartufo è tale che lo promette
come sposo alla figlia Marianna, peraltro già fidanzata con Valerio, ma
Tartufo è segretamente innamorato della moglie di Orgone, Elmira, e a lei
si dichiara. La donna, respingendolo, promette di non dire niente al marito
a patto che Tartufo rifiuti di sposare Marianna. A questo punto il figlio di
Orgone, che ha ascoltato la conversazione nascosto in un armadio, esce
allo scoperto con l’intenzione di denunciare tutto al padre. Orgone, però,
non vuole credere alle accuse rivolte verso l’amico e, anzi, gli dona i suoi
beni e la sua casa… Rimarrà felicemente impunito, il diabolico Tartufo?