L`arteriosclerosi

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Guida per i pazienti
Meglio informati sulle
malattie vascolari arteriose
e le loro conseguenze
Quelli con l’arcobaleno
Stato dell’informazione: agosto 2013
«Malattie vascolari arteriose»
1
Indice
Prefazione
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Introduzione
4
Disturbi della circolazione arteriosa
5
Arteriosclerosi
–
–
–
–
–
Inizio graduale di una malattia cronica
Come si forma l’arteriosclerosi?
Sviluppo dell’arteriosclerosi
Sintomi dell’arteriosclerosi
L’arteriosclerosi oggigiorno non è soltanto
un problema d’età
Aterotrombosi
– Frequenza dell’aterotrombosi
Arteriopatia obliterante periferica
– La malattia delle vetrine, un disturbo cronico
della circolazione delle gambe
– L’occlusione vascolare acuta nella AOP
– Come si può diagnosticare una AOP?
– Qual’è la frequenza della malattia delle vetrine?
– Cosa si può fare in caso di arteriopatia obliterante
periferica?
– Trattamento farmacologico della AOP
– Interventi in caso di AOP
Ictus cerebrale
– Che cos’è un ictus cerebrale?
– Segno premonitore di un ictus cerebrale
incombente: TIA
– Perché è così importante riconoscere un TIA?
– Cosa occorre fare?
– Quali opzioni terapeutiche esistono?
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Guida per i pazienti
Infarto miocardico
– Angina pectoris: segno premonitore di un infarto
miocardico incombente
– Qual’è la differenza con l’infarto miocardico?
– Che cos’è un infarto miocardico?
– Causa dell’infarto miocardico
Opzioni terapeutiche
– Le malattie vascolari sono malattie croniche
– Misure non farmacologiche – prevenire è meglio
che curare
– Terapia motoria specifica per i vasi
– Misure complementari di terapia motoria
– Misure fisioterapiche
– Misure farmacologiche
– Misure operative
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«Malattie vascolari arteriose»
3
Prefazione
Chi dovrebbe leggere la guida «Meglio informati sulle malattie
vascolari arteriose e le loro conseguenze»? Certamente tutti
coloro che hanno a cuore la propria salute. Lo dovrebbero
leggere poi anche tutti coloro che vogliono spingersi ancora
più avanti, coloro che sono disposti a contribuire in prima
persona al mantenimento della propria salute e quindi a provvedere personalmente al proprio benessere futuro.
Le malattie vascolari ed i correlati disturbi della circolazione
sono percepiti come un problema delle persone anziane e
in particolare degli uomini anziani. Quest’opinione errata
molto diffusa è un tentativo imperdonabile per fuggire le
responsabilità e per evitare di affrontare il proprio destino.
Entrambe le affermazioni sono vere soltanto in parte: anche
le donne sono colpite dalle malattie vascolari e con i cambiamenti di struttura della nostra società, e quindi dello stile
di vita, le frequenze dei disturbi circolatori nei due sessi si
eguagliano.
È vero che i disturbi circolatori si evidenziano soprattutto
nell’età avanzata. Ma è altrettanto vero che le alterazioni
vascolari si sviluppano durante un lungo periodo di tempo,
iniziando già in giovane età e, con un danno che, progredendo lentamente, nell’età avanzata porta a gravi disturbi
circolatori.
La medicina moderna conosce già molti fattori condizionanti
e componenti di rischio che determinano il danno duraturo e,
quindi, la malattia che in tempi successivi diventa grave. Con
il nostro comportamento personale possiamo contribuire
in maniera decisiva al mantenimento della nostra salute fino
alla tarda età. La premessa è, naturalmente, la disponibilità ad
affrontare la problematica e poi ad intraprendere i necessari
cambiamenti nello stile di vita.
La conoscenza delle correlazioni e la consapevolezza sia a
dei fattori di rischio sia delle misure comportamentali
raccomandate, ne formano la base. Questa guida intende
illustrarle in modo semplice tutte le correlazioni che
interessano l’argomento.
Le auguriamo una buona lettura e soprattutto molto successo
nel mettere in pratica le nozioni acquisite nella vita quotidiana.
Professore Kurt A. Jäger, Primario di Angiologia, Ospedale Universitario, Basilea
4
Guida per i pazienti
Introduzione
Il termine «malattia vascolare» è un concetto riassuntivo
di tutte le modificazioni patologiche dei vasi sanguigni e dei
vasi del sistema linfatico. Ne fanno parte le malformazioni,
le lesioni, i disturbi regolatori e funzionali, le infiammazioni e,
prima di tutto, le malattie che provocano un’occlusione
dei vasi.
Nel corpo umano si trovano all’incirca 150 000 chilometri
di vasi sanguigni. Essi riforniscono l’organismo con nutrienti
e ossigeno. Fluiscono attraverso il nostro sistema vascolare
dai 5 ai 7 litri di sangue al minuto, corrispondenti a circa
10 000 litri al giorno.
«L’uomo ha l’età delle sue arterie»*
Le arterie sane sono elastiche e muscolose. Quando le arterie
sono patologicamente ristrette, si parla di calcificazione
delle arterie o di arteriosclerosi. Le conseguenze di questo
restringimento possono portare a disturbi circolatori, angina
pectoris, infarto miocardico o ictus cerebrale.
Pressoché tutte le patologie arteriose nascono sulla base di
un’arteriosclerosi (occlusione parziale o completa dell’arteria)
che compare quando nelle pareti dei vasi si depositano i grassi
del sangue, dei coaguli, del tessuto connettivo o del calcio.
Questi depositi vengono chiamati placche arteriosclerotiche
o sclerosi (indurimento). La sclerosi può colpire tutte le
arterie dell’organismo.
Fattori favorenti questa malattia sono il fumo, il sovrappeso,
un elevato livello di colesterolo, l’ipertensione e il diabete
mellito. Causa dei depositi è, tra l’altro, il colesterolo LDL che
provoca processi infiammatori depositandosi nella parete dei
vasi.
Lacerandosi questi depositi, si può formare un coagulo
di sangue (trombo) che può dare origine a una occlusione.
A seconda della regione interessata, si manifesteranno
le malattie per essa tipiche, come per es. la cardiopatia coronarica, l’ictus cerebrale o l’arteriopatia obliterante.
* Citazione di Rudolf Virchow, medico, scienziato e fondatore della patologia
cellulare (1821–1902).
«Malattie vascolari arteriose»
5
Disturbi della circolazione arteriosa
I disturbi della circolazione arteriosa sono quasi sempre
la conseguenza dell’arteriosclerosi progressiva, quindi di
un processo patologico cronico. Durante questo processo,
nella parete del vaso sanguigno vengono depositati dei grassi
e del calcio, per cui l’arteria, con un decorso lento e graduale
si chiude progressivamente.
I coaguli di sangue, che si formano nella sede di queste
calcificazioni, possono dare origine a un’improvvisa occlusione del vaso.
L’ictus cerebrale e l’infarto miocardico sono le conseguenze
più note di un’occlusione vascolare, poiché gli organi sensibili, come il cervello o il cuore hanno bisogno di molto
ossigeno. Essi sono le complicanze improvvise (acute) di
una malattia cronica, dell'arteriosclerosi.
I disturbi circolatori delle braccia e delle gambe (arteriopatia
obliterante periferica) si manifestano soprattutto in situazioni
nelle quali l’organismo deve svolgere un lavoro e sforzarsi.
Quando i muscoli delle braccia e delle gambe non sono sufficientemente riforniti con ossigeno, si verificano i tipici
dolori crampiformi.
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Guida per i pazienti
Arteriosclerosi
Inizio graduale di una malattia cronica
Il concetto arteriosclerosi definisce il deposito delle cosiddette placche (depositi di grassi nel vaso sanguigno), cosa che in
seguito dà origine a un deficit di irrorazione da parte del vaso
sanguigno con conseguente carenza del rifornimento d’ossigeno nel territorio di pertinenza dell’arteria. Le pareti del vaso
vanno incontro a calcificazione, esse perdono elasticità e il
diametro del vaso si restringe. Durante l’arteriosclerosi progressiva si verifica gradualmente l’occlusione del vaso. Come
conseguenza, il sangue non può più circolare senza incontrare
ostacoli. Un ridotto flusso di sangue, significa anche insufficiente trasporto di ossigeno e di nutrienti verso gli organi,
le braccia e le gambe, in modo tale che essi non possono più
svolgere la loro funzione, causando dolore o necrosi parziale
(infarto).
L’ictus cerebrale e l’infarto miocardico sono le conseguenze
più note di una tale occlusione vascolare, poiché gli organi
sensibili come il cuore o il cervello, necessitano di molto
ossigeno.
I disturbi circolatori delle braccia e delle gambe si evidenziano
soprattutto in situazioni nelle quali l’organismo deve sforzarsi e necessita di una quantità maggiore di sangue. Quando
i muscoli delle braccia o delle gambe non sono riforniti con
una quantità sufficiente di ossigeno, si manifestano tipicamente dei dolori crampiformi. Soltanto dopo prolungata
persistenza dei disturbi circolatori si verificano lesioni permanenti sul tessuto come per es. la cosiddetta «gamba
del fumatore».
Spesso il disturbo della circolazione arteriosa colpisce più
organi. Un paziente con un disturbo di circolazione nelle
gambe presenta anche un rischio nettamente maggiore
di ictus cerebrale o di infarto miocardico.
7
«Malattie vascolari arteriose»
Come si forma l’arteriosclerosi?
Generalmente, l’arteriosclerosi è considerata una malattia
nella quale molti fattori svolgono un ruolo.
Fattori di rischio
– grave sovrappeso (obesità)
– ipertensione arteriosa
– colesterolemia troppo elevata
(LDL, trigliceridi)
– fumo
– insulinoresistenza o diabete
– mancanza di attività fisica
– stress
Condizioni locali
del vaso
– danni pressori da ipertensione
arteriosa
– carenza locale di ossigeno
– composizione sfavorevole
del sangue
Formazione
dell’arteriosclerosi
– danni della parete vascolare
– apposizione di piastrine
– aumento della permeabilità
vascolare (tra l’altro per i grassi)
– deposizione di grassi
– produzione di tessuto connettivo
– formazione della placca
Vasoconstrizione /
Occlusione vascolare
– occlusione
– calcificazione
– coaguli di sangue
L’arteriosclerosi si forma sulla base di determinati fattori di rischio, che perlopiù sono
correlati allo stile di vita e pertanto sono anche agevolmente influenzabili. Nello stadio
avanzato, il processo non può più essere revocato.
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Guida per i pazienti
La spiegazione per il danno a carico dello strato più interno
della parete vascolare individua l’origine dell’arteriosclerosi
nelle diverse condizioni sfavorevoli e nelle patologie d’accompagnamento, in particolare nella loro coesistenza e nel loro
rinforzarsi a vicenda.
Tra questi fattori vi sono:
Fattori di ordine
medico
Fattori
autodeterminati
Fattori non
influenzabili
– ipertensione
arteriosa
– ipercolesterolemia
(LDL)
– obesità
– diabete
– fumo
– fattori ereditari
– mancanza di
attività fisica
– stress
– sovrappeso
– alimentazione
insana
– età
– sesso
Sviluppo dell’arteriosclerosi
Nella fase precoce dell’arteriosclerosi, si sviluppa dapprima
un ispessimento della parete vascolare.
Il flusso del sangue viene ostacolato a causa dei depositi vascolari, e ciò determina un peggioramento nella irrorazione
degli organi. Quando le placche arteriosclerotiche si lacerano,
il loro contenuto si svuota all’interno dello spazio vascolare.
In quella sede si appongono delle piastrine di sangue, e in
questo modo può formarsi un cosiddetto trombo (tappo) che
poi occlude il vaso completamente.
Questo processo determina una completa interruzione del
flusso di sangue. Se in questo modo si chiude per es. un vaso
che rifornisce il cuore (arteria coronaria), si verifica un infarto
miocardico. Se ne è colpita un’arteria nel cervello, si verifica
un ictus cerebrale.
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«Malattie vascolari arteriose»
La probabilità che si formi l’arteriosclerosi aumenta in particolare quando più fattori di rischio sono presenti contemporaneamente.
Formazione di una placca arteriosclerotica in un’arteria
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cellule della parete vascolare
parete vascolare lesa
vellule immunitarie (macrofagi)
grassi
placca
piastrine
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fibrina
Partendo da una lesione e da un’infiammazione della parete vascolare, i grassi del sangue
e le piastrine danno origine a depositi. In particolare in corrispondenza di fessure nei
depositi, il sangue coagula e forma un trombo. La conseguenza può essere una completa
occlusione dell’arteria.
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Guida per i pazienti
A causa di fattori dannosi come l’ipertensione arteriosa,
il diabete mellito, il consumo di nicotina, i valori sfavorevoli
dei grassi nel sangue, la scarsa attività fisica e lo stress, il
processo patologico dell’arteriosclerosi viene notevolmente
accelerato.
Secondo le conoscenze odierne, una arteriosclerosi avanzata
non è più reversibile. Tuttavia, si possono favorire i meccanismi di compenso (per es. aumentando l’attività fisica)
e soprattutto, rallentare considerevolmente la progressione
dell’arteriosclerosi o perfino fermarla.
Per raggiungere questo obiettivo, è di importanza decisiva
l’esclusione coerente delle influenze dannose.
Sintomi dell’arteriosclerosi
Per un lungo periodo di tempo, l’arteriosclerosi non dà origine
a nessun sintomo. Soltanto quando il diametro del vaso,
a causa della stenosi (restringimento del vaso), si è nettamente ridotto e compaiono disturbi della circolazione o
quando nell’ambito della placca si forma un coagulo di
sangue (trombo), si manifestano i sintomi.
A seconda dei vasi nei quali compaiono le alterazioni,
si possono manifestare i seguenti sintomi.
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n
n
n
Nel cuore, l’arteriosclerosi si manifesta prima di tutto
sotto forma di costrizione cardiaca (angina pectoris).
Quando un vaso si chiude del tutto, si verifica un infarto
miocardico ed in seguito, spesso una debolezza del cuore
(insufficienza cardiaca).
L’arteriosclerosi nelle gambe dà origine a dolori, inizialmente soltanto in correlazione con maggiori sovraccarichi,
in seguito anche camminando per brevi tratti («malattia
delle vetrine») o anche a riposo.
Una arteriosclerosi nelle arterie del bacino, negli uomini
spesso porta a impotenza.
Nel cervello, l’arteriosclerosi dapprima dà origine
a un deficit di circolazione. Quando un vaso si occlude
completamente, ciò porta a ictus cerebrale (apoplessia).
L’arteriosclerosi dei vasi renali causa in genere un’elevata
pressione arteriosa e può determinare anche insufficienza
renale.
«Malattie vascolari arteriose»
11
L’arteriosclerosi oggigiorno non è soltanto
un problema d’età
Di regola, l’arteriosclerosi si verifica in tutti i vasi sanguigni
dell’organismo colpito. Più è elevata l’età che la persona
raggiunge, più è marcata l’arteriosclerosi.
Una parte della sclerosi vascolare può essere considerata
come un naturale processo d’invecchiamento con sviluppo
graduale. Grazie ad accertamenti di prevenzione, effettuati
per tempo, come per es. la misurazione della pressione arteriosa alle caviglie, e a misure terapeutiche immediatamente
messe in atto in caso di necessità, le conseguenze dell’arteriosclerosi nella maggior parte dei casi sono evitabili.
Tutte le arterie umane si induriscono, diventano sclerotiche,
ma il processo dell’arteriosclerosi aumenta quando siano
presenti dei fattori di rischio.
Per esempio, la nicotina è una sostanza tossica, che da una
parte danneggia direttamente le pareti vascolari, dall’altra
tuttavia determina anche un’attiva vasocostrizione. L’aumento della velocità di flusso del sangue, così determinata,
a sua volta porta a un maggiore danneggiamento della parete
interna del vaso. L’azione della nicotina tramite questi due
fattori spiega perché il fumo assume un’enorme importanza
come fattore di rischio.
Oltre alla nicotina, anche i valori dei grassi nel sangue,
la glicemia, la pressione arteriosa, il peso corporeo e la
predisposizione familiare svolgono un ruolo importante e
spiegano perché oggigiorno l’arteriosclerosi si manifesta
anche sempre più spesso nei giovani. Il moderno stile di
vita, con un’alimentazione in parte non sana ed un’insufficiente attività fisica, contribuisce considerevolmente allo
sviluppo dell’arteriosclerosi.
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Guida per i pazienti
Aterotrombosi
L’aterotrombosi si forma sulla base dell’arteriosclerosi.
L’aterotrombosi definisce il processo di occlusione parziale
o completa, tramite un coagulo di sangue, di un vaso già
alterato dall’arteriosclerosi.
L’aterotrombosi rappresenta il anello di congiunzione tra
infarto miocardico, ictus cerebrale e arteriopatia obliterante
periferica (AOP). A causa della proliferazioni di tipo connettivale e della deposizione di grassi sulla parete interna delle
arterie, si formano placche e stenosi.
I depositi delle placche restringono il calibro dei vasi sanguigni, e con ciò viene disturbato il rifornimento d’ossigeno
del tessuto. Aumentando la durata della malattia, queste
placche possono diventare instabili, e sussiste il rischio che
le placche si lacerino. La lacerazione delle placche attiva
il sistema della coagulazione del sangue, con rapida formazione di un trombo che occlude il vaso.
Quando si verifica la completa occlusione di un’arteria,
il tessuto che normalmente è rifornito da questo vaso,
viene danneggiato o va incontro a necrosi.
Se da questo processo è colpito il cuore, e se l’arteriosclerosi
si trova in un’arteria che rifornisce il cuore (vaso coronario),
la conseguenza consiste in una crisi di angina pectoris o,
nella peggiore delle ipotesi, in un infarto miocardico.
Se è colpita un’arteria che rifornisce il cervello d’ossigeno,
la conseguenza è una riduzione temporanea della circolazione
in una determinata area cerebrale (TIA = attacco ischemico
transitorio) denominata anche «colpetto». Quando l’arteria
si occlude completamente, si verifica un colpo apoplettico
o ictus cerebrale.
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«Malattie vascolari arteriose»
Frequenza dell’aterotrombosi
In Svizzera, quasi il 40% dei casi di decesso sono riconducibili
alle malattie cardiocircolatorie; nella maggior parte dei paesi
industrializzati la percentuale è ancora maggiore. Ancora
20 anni fa, più del 50% delle persone moriva a causa dell’arteriosclerosi. Essere riusciti a frenare la precedente continua
ascesa dei tassi di infarto miocardico e di ictus cerebrale,
ed aver raggiunto perfino una inversione, è riconducibile
all’intenso impegno di tutte le persone coinvolte. Le misure
preventive possono abbassare il rischio, come dimostrano
i dati statistici.
Vaso sanguigno
Depositi di grasso con
coagulo di sangue
I depositi di grasso nelle arterie delle gambe spesso si verificano in corrispondenza delle
biforcazioni arteriose e possono dare origine alla formazione di coaguli e all’occlusione
dell’arteria.
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Guida per i pazienti
Arteriopatia obliterante periferica
La malattia delle vetrine, un disturbo cronico della circolazione delle gambe
L’arteriosclerosi è la più frequente causa dei disturbi circolatori arteriosi cronici delle gambe. Questi disturbi si riassumono
sotto il termine di arteriopatia obliterante (AO) oppure di
arteriopatia obliterante periferica (AOP).
Per arteriopatia obliterante periferica (AOP) si intende
un’alterazione della circolazione arteriosa delle gambe, che
inizialmente ancora non è accompagnata da disturbi. La
diminuzione del flusso di sangue significa tuttavia anche
un’insufficiente trasporto d’ossigeno e di nutrienti verso gli
organi, le braccia, le gambe, tanto da creare una loro disfunzione, da provocare dolore e da causarne la necrosi parziale
(infarto).
Nell’arteriopatia obliterante periferica, il rifornimento
con sangue delle gambe è disturbato. La causa consiste nel
progressivo restringimento dei vasi arteriosi «periferici»
(delle braccia o delle gambe).
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«Malattie vascolari arteriose»
Localizzazione delle stenosi nelle arterie addominali
e delle gambe nella AOP
Arterie iliache
Arterie femorali
Arterie tibiali
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Guida per i pazienti
L’AOP viene classificata in quattro stadi. Nel secondo stadio si
(frequente arrestarsi dovuto ai dolori).
Stadio
Disturbi
della AOP
I
In questo stadio, la malattia decorre per molto tempo
inavvertita. Sussistono restringimenti nell’ambito
delle arterie, ma non ancora dei disturbi.
IIa
Claudicatio intermittens (malattia delle vetrine)
In questo stadio compaiono dolori durante la deambulazione, che costringono il paziente a osservare periodiche
pause, cosa che a questo stadio ha conferito anche il nome
di «claudicatio intermittens» (zoppìa intermittente).
Spesso, la necessaria pausa di recupero che dà sollievo dal
dolore, viene anche celata con una sosta strategica davanti
a una vetrina. Pertanto si parla anche di «malattia delle
vetrine».
Dolori muscolari correlati allo sforzo, percorso senza
dolore > 200 m.
IIb
Percorso senza dolore < 200 m.
III
Dolori muscolari a riposo.
Quando l’AOP non viene adeguatamente trattata né
fermata nella sua progressione, la circolazione viene
sempre più ostacolata. In seguito i dolori compaiono
anche nelle fasi di riposo e in particolare la notte, quando
le gambe vengono posizionate in piano.
IV
Ulcere e distruzione dei tessuti
In questo stadio, si aggiungono inoltre delle alterazioni
nella guarigione delle ferite. Anche le più piccole ferite
non guariscono più bene. Possono comparire infezioni.
Se non è possibile ristabilire un sufficiente flusso di sangue,
nella peggiore delle ipotesi, parte del tessuto va incontro
a necrosi.
«Malattie vascolari arteriose»
evidenzia il classico quadro della camminata delle vetrine
Opzioni terapeutiche
– Nello stadio I, al primo posto vi è la riduzione dei fattori
di rischio per lo sviluppo di un’arteriosclerosi.
– Agire sui fattori di rischio (cessazione del fumo,
migliore controllo del diabete, normalizzazione del peso,
attività fisica).
– Medicamenti per la prevenzione.
– Nello stadio II, il percorso senza dolore può essere prolungato con un allenamento consistente nel camminare
per circa 1 ora. Si cammina fino a quando non compaiano i dolori, ci si ferma brevemente fino a quando i dolori
non scompaiano, e successivamente si riprende di nuovo
il cammino. Così si formano nuovi circoli collaterali dei
vasi sanguigni (allenamento al cammino).
– Esiste senza dubbio l’indicazione a ricorrere a
medicamenti.
– Negli stadi lla e IIb della AOP si cerca di dilatare i restringimenti e le occlusioni vascolari con un catetere a palloncino, e, se necessario, anche di fornirli con uno stent.
– L’allenamento al cammino ed i medicamenti sono
indicati.
– Negli stadi III e IV dell’AOP si cerca sempre di aprire i
restringimenti e le occlusioni vascolari con un catetere
a palloncino (se necessario, anche con uno stent) o con
un intervento di chirurgica vascolare.
– Medicamenti.
– Negli stadi III e IV dell’AOP si cerca sempre di aprire i
restringimenti e le occlusioni vascolari con un catetere
a palloncino (se necessario, anche con uno stent) o con
un intervento di chirurgia vascolare.
– Provvedimenti locali, medicamenti.
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Guida per i pazienti
I depositi arteriosclerotici nelle arterie non si manifestano
in maniera isolata, ma spesso in più regioni vascolari contemporaneamente. Quando si riscontrano restringimenti vascolari
nelle arterie del bacino o delle gambe, si può presumere che
con grande probabilità anche le arterie coronarie mostrino
un’arteriosclerosi. Quando i disturbi circolatori delle gambe
sono molto avanzati, ciò è la regola nel 90 % dei casi.
I pazienti con malattia delle vetrine sono a rischio di infarto
miocardico e hanno in oltre il 70 % dei depositi di placche
arteriosclerotiche nell’arteria carotide. Quindi, essi sono più
a rischio anche per un ictus cerebrale.
L’occlusione vascolare acuta nella AOP
Analogamente a quanto si verifica nell’infarto miocardico
o nell’ictus cerebrale, si può arrivare anche all’occlusione
improvvisa dell’arteria di un braccio o di una gamba.
Possibili segni di una AOP acuta:
n
n
n
n
n
comparsa improvvisa di dolore alla gamba
pallore
debolezza
assenza dei polsi nell’arto interessato
perdita della funzione
Come nel caso dell’infarto miocardico o dell’ictus cerebrale,
anche qui ogni minuto è importante. Occorre riaprire il vaso
occluso il più rapidamente possibile e assicurarne di nuovo
la circolazione.
«Malattie vascolari arteriose»
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Come si può diagnosticare una AOP?
Dal racconto dei disturbi e dalla visita medica delle gambe
(colore della pelle, temperatura, alterazioni della pelle
e dei tessuti) spesso è già possibile porre una diagnosi di
presunzione di AOP.
n
Palpazione del polso e percorso a piedi
Palpando il polso a livello dell’inguine, al ginocchio e al
piede, il medico verifica se l’onda del polso che parte dal
cuore arrivi ai piedi. Un polso debole o mancante è indice
di restringimenti o di un’occlusione in un settore a monte
del vaso.
Anche eventuali soffi riferibili al flusso rilevati durante
l’ascoltazione dei vasi possono dare ulteriori punti di riferimento. Con il test del cammino si misura quale percorso
la persona interessata può ancora svolgere senza che compaiano dolori.
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Guida per i pazienti
n
Indice caviglia-braccio (Ankle-Brachial Index)
L’entità della AOP può essere stimata con il cosiddetto
indice caviglia-braccio. L’indice caviglia-braccio è definito
come il rapporto tra i valori della pressione arteriosa sistolica misurati, rispettivamente, alla gamba e al braccio
(pressione arteriosa sistolica caviglia/pressione arteriosa
sistolica braccio).
Il valore della pressione arteriosa sistolica, misurata alla
gamba del paziente sdraiato, in condizioni normali, corrisponde a quella del braccio, o è perfino un po’ più alta.
Quando le arterie delle gambe sono ristrette, tuttavia la
pressione arteriosa misurata alla caviglia è inferiore a quella
del braccio. Più è basso questo valore, più è marcato il disturbo della circolazione.
Per una determinazione valida sono importanti
i seguenti punti:
n
n
prima della misurazione restare sdraiati almeno per
10 minuti a riposo
la misurazione viene eseguita due volte, rispettivamente
al lato destro e al lato sinistro
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«Malattie vascolari arteriose»
Esempio di determinazione dell’indice caviglia-braccio (ABI)
ABI a destra:
130/120 = 1.1
ABI a sinistra:
80/120 = 0.7
Braccio destro
120
Braccio sinistro
120
Arteria tibiale posteriore
130
Arteria tibiale posteriore
80
Arteria tibiale anteriore
120
Arteria tibiale anteriore
75
I numeri indicati si riferiscono alla pressione arteriosa sistolica (mmHg).
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Guida per i pazienti
n
Misurazione della parete interna delle arterie con
ultrasuoni
L’esame ecografico delle pareti interne delle arterie come
per es. dell’arteria carotide comune offre una buona
possibilità per rappresentare il grado di arteriosclerosi
nell’organismo umano.
La misurazione ecografica è semplice ed è completamente indolore.
Se la parete interna dell’arteria è vistosamente ispessita, si
possono dimostrare alterazioni vascolari anche negli altri
distretti vascolari dell’organismo.
Qual’è la frequenza della malattia delle vetrine?
Questo disturbo della circolazione si manifesta con relativa
frequenza. Circa una persona su 10, a partire dal 55o anno
di vita, soffre di una AOP. Maggiore è l’età dei pazienti, tanto
più frequentemente si trova anche la AOP. Tra le persone oltre
i 65 anni, all’incirca il 20% ne è colpito, tra gli ultraottantenni, oltre un terzo.
Cosa si può fare in caso di arteriopatia obliterante
periferica?
L’evoluzione della AOP è molto differente tra i vari pazienti.
Molto dipende dal fatto se sia possibile fermare il processo
arteriosclerotico, poiché più si restringono le arterie, peggiore
diventa la circolazione e maggiori i disturbi.
Agire una volta, beneficiarne più volte: combattere i
fattori di rischio.
La chiave per un successo duraturo contro la AOP consiste
nella coerente lotta ai fattori di rischio.
Questi fattori di rischio non solo accelerano la trasformazione
di tutte le arterie dell’organismo, ma in determinati distretti
vascolari portano a danni particolarmente intensi.
«Malattie vascolari arteriose»
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Tra i fattori di rischio per la AOP vi sono:
n
n
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n
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n
n
fumo
diabete mellito
ipertensione arteriosa
alterazioni del metabolismo lipidico
mancanza di attività fisica
sovrappeso
stress
Ognuno deve agire di propria iniziativa, perché questi fattori
di rischio possono essere influenzati da ognuno stesso.
Ogni successo raggiunto in questo campo ha molteplici effetti,
perché mancanti fattori di rischio non hanno soltanto un effetto positivo sulla AOP, ma si riduce anche il rischio di infarto
miocardico e/o di ictus cerebrale.
In quale maniera procederà la AOP dipende da quanto riuscirà
a venire a capo dei suoi fattori di rischio, in particolare del
fumo. La maggior parte dei casi di decesso nella AOP non sono
riconducibili alla malattia stessa, ma sono la conseguenza
di una concomitante alterazione della circolazione del cuore
o del cervello. Escludendo i suoi fattori di rischio, lei non
influenza soltanto la AOP, ma migliora anche la circolazione
del suo cuore e del suo cervello.
Allenamento al cammino, attività fisica e la cura dei piedi
sono la chiave di volta della sua vita con la malattia. Negli
stadi precoci della malattia, i pazienti affetti da AOP riescono
a prolungare vistosamente il loro percorso massimo con un
regolare allenamento al cammino e/o con ginnastica.
Il camminare è per lei la migliore medicina.
Quando vi è tempo cattivo, sono adatti gli strumenti di allenamento domiciliare. In casi di notevole sovrappeso o di disturbi
articolari per es. a causa di artrosi dell’anca o del ginocchio,
probabilmente la migliore scelta è di andare in bicicletta.
24
Guida per i pazienti
Trattamento farmacologico della AOP
Per il trattamento farmacologica della AOP è disponibile tutta
una serie di medicamenti.
Gli inibitori della funzione piastrinica (antiaggreganti piastrinici) sono farmaci che agiscono sui trombociti e che dovrebbero impedire che il sangue coaguli a causa della adesione
reciproca delle piastrine, che formano così un trombo. Questo
tipo di medicamento viene impiegato per ridurre il rischio di
gravi complicanze come l’infarto miocardico, l’ictus cerebrale
o l’occlusione vascolare acuta.
Alcuni tipi di coagulo del sangue si possono tuttavia meglio
impedire con sostanze che non agiscono sulle piastrine, ma
che interferiscono in altro modo con la capacità del sangue
di coagulare. Questi cosiddetti diluenti del sangue (anticoagulanti) vengono impiegati dopo interventi sui vasi o quando
sussista il rischio di coagulazione nel cuore. Inoltre, essi vengono impiegati dopo un infarto miocardico.
Interventi in caso di AOP
Un’arteria ristretta dall’arteriosclerosi può essere di nuovo
ampliata con l’ausilio di un catetere a palloncino, oppure si
può creare un percorso alternativo intorno alla occlusione
(un cosiddetto bypass). Questo tipo di procedura può essere
considerato soprattutto quando sia possibile svolgere soltanto
un breve percorso senza dolore o quando già del tessuto sia
andato incontro a necrosi.
Quale procedimento possa essere adoperato dipende, oltre
che dall’entità della malattia e dalla sede del restringimento
dell’arteria, anche da molti altri fattori.
La dilatazione con palloncino (PTA) rappresenta un metodo
standard consistente nella dilatazione della sede ristretta
dell’arteria con un catetere a palloncino. Inoltre può essere
impiantato un supporto per il vaso (stent) con lo scopo di
mantenere aperta l’arteria.
In altri casi può rendersi necessario un intervento di bypass.
In questo caso, il restringimento dell’arteria viene aggirata
tramite una deviazione che ripristini la circolazione.
25
«Malattie vascolari arteriose»
Rappresentazione schematica di un impianto di stent
Grave restringimento del vaso
(stenosi).
Dapprima si esegue una dilatazione
tramite catetere a palloncino.
Tuttavia, la dilatazione ancora non
è sufficiente.
Pertanto, il palloncino viene di nuovo introdotto nel tratto stenotico, questa volta
tuttavia, con un supporto vascolare montato (stent), che dilatandosi, si dispiega
nel tratto stenotico.
Risultato finale: lo stent mantiene
il vaso aperto.
26
Guida per i pazienti
Ictus cerebrale
Che cos’è un ictus cerebrale?
L’ictus cerebrale è una complicanza acuta cerebrale, causata
dall’arteriosclerosi.
Nella maggioranza dei casi (85 – 90 %) si tratta di una carenza
acuta di circolazione in un determinato distretto cerebrale o
di un’emorragia cerebrale (20 – 25 %).
Le più importanti cause di una carente circolazione cerebrale
sono i restringimenti o le occlusioni di arterie cerebrali a
causa di arteriosclerosi o di coaguli di sangue. L’arteriosclerosi
si sviluppa con grande maggioranza nelle grandi arterie
del collo, mentre i coaguli (trombosi, embolie) possono
occludere anche le arterie all’interno del cranio.
Cause di ictus cerebrale con indicazione della relativa
frequenza
Trombosi
40–50 %
Embolia
30–35 %
Trombo
Embolo pervenuto
con la corrente
del sangue
Emorragie
20–25 %
Arteria carotide
interna
La trombosi in circa la metà dei casi è la causa dell’occlusione vascolare centrale.
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«Malattie vascolari arteriose»
Segno premonitore di un ictus cerebrale incombente: TIA
In molti casi, l’ictus cerebrale si preannuncia con sintomi
caratteristici.
Questi possono essere molto simili a un ictus cerebrale «vero»,
tuttavia perlopiù scompaiono entro pochi secondi fino ad
alcuni minuti e spesso non vengono nemmeno percepiti o
vengono sottovalutati nel loro significato. Anche l’espressione
di uso comune «colpetto», rispecchia questa banalizzazione
dei sintomi premonitori. Invece, anche in questo caso si tratta
di carenze di breve durata nella circolazione cerebrale, indici
di una arteriosclerosi spesso già molto progredita o della formazione di un trombo.
Il termine specifico neurologico per questo evento è «attacco
ischemico transitorio» (abbreviato: TIA), che significa transitoria carenza di circolazione.
A seconda di quale distretto cerebrale viene colpito, i sintomi
che compaiono possono essere molto vari. Hanno in comune
la loro comparsa improvvisa e la loro durata da pochi secondi
a pochi minuti.
Può essere presente un TIA quando i seguenti sintomi
compaiono all’improvviso e durano alcuni minuti.
Probabile TIA
Possibile TIA
o altre cause
Paralisi o mancanza di forza (monolaterale)
del viso /del braccio /della gamba
Cecità o disturbi visivi di un occhio
Disturbo della parola o incapacità di parlare
Vertigini
Intorpidimento o alterata sensibilità
(monolaterale) del viso /del braccio /
della gamba
Visione doppia
Disturbi
dell’equilibrio
Caduta /collasso /
breve perdita
di conoscenza
28
Guida per i pazienti
Perché è così importante riconoscere un TIA?
Qualsiasi TIA rappresenta un segno premonitore e il rischio
che segua un ictus cerebrale completo con esito letale o
disabilità per tutta la vita, è estremamente alto.
Tuttavia, in questo stadio della malattia, una diagnostica
e terapia mirata possono abbassare notevolmente questo
rischio. Riconoscendo e trattando in tempo un TIA, si può
perlopiù prevenire un ictus cerebrale.
Cosa occorre fare?
Il TIA è un’urgenza!
Quando compare un disturbo circolatorio del cervello, non è
mai possibile predire se questo regredirà o se progredirà fino al
quadro completo dell’ictus cerebrale. Tuttavia, anche quando
il TIA sia regredito, rimane un rischio molto elevato. Pertanto,
cercare immediatamente un trattamento medico, in casi dubbi
presso il più vicino ospedale.
Un TIA rappresenta un’urgenza medica e significa che occorre
prevenire un ictus completo!
Quali opzioni terapeutiche esistono?
In base alla gravità dei referti, si può ricorrere ai medicamenti
inibitori delle piastrine oppure si deve prendere in considerazione un intervento su un’arteria carotide ristretta.
Di primaria importanza è inoltre rendere minimi i fattori
di rischio menzionati, sia modificando le proprie abitudini
di vita, sia con l’ausilio di medicamenti.
«Malattie vascolari arteriose»
29
Infarto miocardico
L’infarto miocardico è una complicanza acuta cardiaca,
causata dall’arteriosclerosi.
Angina pectoris: segno premonitore di un infarto miocardico
incombente
L’angina pectoris è un dolore toracico che compare a crisi,
ed è il sintomo di un disturbo circolatorio dei vasi coronarici.
Questo dolore si manifesta prima di tutto durante sforzi,
quando il cuore non viene più rifornito sufficientemente
con ossigeno.
L’angina pectoris compare sotto diverse forme, cioè come
angina pectoris cronica stabile, e come angina acuta instabile,
che potrebbero essere prodromi di un infarto miocardico.
La crisi acuta di angina pectoris viene trattata con nitroderivati e per il trattamento di base sono indicati i beta-bloccanti
o, se i beta-bloccanti non sono tollerati, i medicamenti più
recentemente sviluppati che abbassano selettivamente la
frequenza cardiaca.
La malattia delle arterie coronarie può tuttavia anche rendere
necessario un trattamento con catetere (dilatazione con palloncino/stent) o un intervento chirurgico. In caso di angina
pectoris, le condizioni di vita dovrebbero essere modificate
in modo tale da tenere al minimo possibile i fattori di rischio
di cardiopatia coronarica e di infarto miocardico.
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Guida per i pazienti
Possibili segni di una crisi di angina pectoris:
n
n
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n
n
n
intenso dolore e senso di costrizione nella regione
dello sterno/del cuore, talvolta irradiato al braccio
sinistro e al collo
ansia
raramente nausea e vomito (più spesso in caso di infarto
miocardico)
durata delle crisi generalmente meno di 10 minuti
le crisi spesso sono note
la crisi regredisce dopo somministrazione di nitroderivati
(somministrare soltanto quando il paziente ne porta
con sé)
Cosa fare in caso di crisi di angina pectoris:
n
n
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n
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n
chiamare i soccorsi al 144 (se prima crisi di angina
pectoris)
posizionamento con torace sollevato
tranquillizzare il paziente
aiutare nell’assunzione di medicamenti propri
(nitroderivati)
arieggiare l’ambiente (eventualmente somministrare
ossigeno)
sorvegliare il polso, la respirazione, la pressione arteriosa
e lo stato di coscienza
se possibile, diagnostica clinica
«Malattie vascolari arteriose»
31
Qual’è la differenza con l’infarto miocardico?
Una crisi di angina pectoris non è un infarto miocardico
Durante una crisi di angina pectoris, la circolazione e
l’apporto di ossigeno al cuore sono temporaneamente ridotti,
perlopiù a causa di arterie coronarie ristrette. Nel caso di
un infarto miocardico, la circolazione in un determinato
settore del cuore è interrotta improvvisamente e in modo
duraturo, perché un’arteria che rifornisce il cuore, è completamente occlusa. Come conseguenza della carenza di ossigeno, una parte del muscolo cardiaco va incontro a necrosi.
A differenza della crisi di angina pectoris, nell’infarto miocardico si verificano quasi sempre nausea e vomito. I sintomi
non migliorano con i preparati a base di nitroglicerina.
Il paziente sente dolore e suda molto. I dolori si irradiano
non solo al braccio, ma anche al dorso, al collo e all’addome.
Che cos’è un infarto miocardico?
Nell’infarto miocardico acuto, delle cellule muscolari cardiache muoiono a causa della carenza di ossigeno. La causa
della carenza di ossigeno risiede in un grave restringimento
dei vasi coronarici.
L’infarto miocardico è causato da vasi ristretti e in parte
anche dalla concomitante aggiunta di coaguli.
Non sempre i dolori sono molto intensi, o meglio, a seconda
delle circostanze, le persone interessate possono non percepirli come particolarmente intensi. In molte persone, i dolori
compaiono soltanto nel momento in cui si verifica l’infarto
potenzialmente letale. Pertanto, spesso non vi è la possibilità
di «imparare a conoscere» i dolori dell’infarto.
32
Guida per i pazienti
La persona interessata, ai primi segni deve essere portata
in ospedale, senza perdere tempo, perché:
n
n
il rischio che compaiano aritmie che portano immediatamente a morte, è massimo nelle prime ore
dopo 3 – 6 ore diminuisce la prospettiva di successo che
la terapia farmacologica possa causare una riapertura
del vaso coronarico occluso, mantenendo l’estensione
dell’area infartuale più possibile piccola
Causa dell’infarto miocardico
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Arresto cardiaco
Lesione delle arterie
coronarie
Disturbi
circolatori
Infarto miocardico/aritmie/
insufficienza cardiaca
La causa di un infarto miocardico si può ricondurre ad uno squilibrio tra i fattori
negativi, dannosi, come per es. il fumo, l’ipertensione arteriosa ecc., da un lato ed i
fattori positivi, come l’attività fisica e un’alimentazione sana dall’altro. Questo
squilibrio verso la direzione dei fattori dannosi porta a un danno dei vasi coronarici
e infine all’infarto miocardico.
«Malattie vascolari arteriose»
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Possibili segni di un infarto miocardico:
n
n
n
n
n
n
n
n
intenso dolore pungente e sensazione di costrizione
nella regione dello sterno/del cuore, in parte con
irradiazione verso il braccio sinistro (eventualmente
anche verso il collo, il dorso e l’addome)
angoscia di morte, senso di annientamento,
irrequietezza, affanno
cute pallida, bluastra, fredda
sudorazione algida
spesso nausea e vomito
spesso polso irregolare
talora abbassamento della pressione arteriosa
eventuale collasso circolatorio anche senza perdita
di coscienza
Che cosa occorre fare in caso di infarto miocardico:
n
n
n
n
n
n
n
chiamare i soccorsi al 144
posizionamento con torace moderatamente sollevato
tranquillizzare il paziente
conservazione del calore corporeo
arieggiare l’ambiente (eventuale somministrazione
di ossigeno)
aiutare nell’assunzione di medicamenti propri
(attenzione: i nitroderivati possono causare abbassamento
della pressione, pertanto controllare, se possibile, prima
la pressione arteriosa)
sorvegliare il polso, il respiro, la pressione arteriosa e
lo stato di coscienza
34
Guida per i pazienti
Opzioni terapeutiche
Le malattie vascolari sono malattie croniche
L’arteriosclerosi accorcia notevolmente l’aspettativa di vita.
Pertanto, vale la pena di impegnasi affinché essa non si
presenti nemmeno.
Grazie alle idonee misure di diagnosi precoce e di prevenzione, spesso si può impedire il sorgere della malattia. Per lei,
la prevenzione dell’arteriosclerosi deve avere la massima
priorità. Tutta la sua attenzione deve essere diretta all’esclusione dei fattori di rischio.
Misure non farmacologiche – prevenire è meglio che curare
Riduzione del rischio grazie a migliori abitudini di vita.
Misure per la prevenzione delle malattie vascolari, che può
influenzare lei stesso come paziente, sono:
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eviti il consumo di nicotina
eviti il sovrappeso
mangi molta frutta e verdura come anche prodotti ricchi
di fibre
si alimenti con pochi grassi, soprattutto eviti i grassi
animali
si muova molto e pratichi dello sport
Se già soffre di una malattia dei vasi, può fare quanto segue:
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eviti di restare per molto tempo seduto o in piedi
si muova molto e pratichi dello sport
faccia spesso delle lunghe passeggiate
ogni tanto, muova su e giù i piedi
eviti scarpe con il tacco alto
indossi scarpe comode, eviti punti di compressione
«Malattie vascolari arteriose»
35
Terapia motoria specifica per i vasi
È un fatto noto da tempo che nei disturbi circolatori arteriosi
e venosi, un regolare allenamento motorio nel senso di un
allenamento per i vasi può determinare dei miglioramenti
duraturi dei reperti. A seconda del quadro patologico e del
singolo caso, sono disponibili varie opzioni di terapia motoria. Dei terapisti dei vasi, addestrati appositamente, offrono
un programma di allenamento individuale comprendente
varie attività.
n
Allenamento vascolare strutturato
Qui viene attivata la muscolatura (dell’intero corpo) con
molteplici metodi.
Oltre al camminare semplice, anche il camminare con
bastoni (Nordic Walking) è efficace.
Una sorveglianza regolare dell’allenamento al cammino è
necessaria e migliora i risultati. Occorre camminare fino
alla comparsa del dolore. Ogni fase di allenamento dovrebbe durare almeno 30 minuti, una sorveglianza occorre
nei primi 6 mesi ma l’allenamento stesso dovrebbe proseguire per tutta la vita.
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Allenamento con ergometro a nastro
Durante l’allenamento con l’ergometro a nastro si effettua
un percorso individualmente prestabilito a velocità programmata sul nastro. L’allenamento con l’ergometro a
nastro trova la sua maggiore indicazione nel trattamento
della arteriopatia obliterante.
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Guida per i pazienti
n
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n
Allenamento con ergometro a bicicletta
Come completamento dell’allenamento con ergometro
a nastro o anche in sua sostituzione, si può effettuare
un allenamento con ergometro a bicicletta. Oltre agli
effetti positivi sul sistema cardiocircolatorio, l’impegno
muscolare nell’ergometria a bicicletta favorisce anche la
circolazione nelle gambe, favorisce la pompa dei muscoli
del polpaccio e allena la muscolatura della coscia.
Allenamento sul terreno
A differenza dell’allenamento sull’ergometro a nastro,
qui l’allenamento programmato al cammino si svolge su
terreno aperto. A misura di un allenamento intervallato,
si percorrerà in una sequenza regolare un definito percorso
a piedi. È preferibile un percorso in pianura, su un sentiero
naturale e non asfaltato, con scarpe ben calzanti, basse.
Ginnastica medica attiva
Nei disturbi circolatori arteriosi e nelle malattie venose,
i vari gruppi muscolari delle regioni interessate possono
essere allenati in maniera mirata con una ginnastica
medica. Questo allenamento, nella arteriopatia obliterante
determina un maggiore sfruttamento dell’offerta di sangue
nella muscolatura. La maggior parte degli esercizi appresi
possono essere effettuati anche da soli a domicilio.
«Malattie vascolari arteriose»
37
Misure complementari di terapia motoria
Oltre alle su elencate terapie motorie specifiche per i vasi,
sussiste la possibilità di agire, tramite misure complementari,
generali, di terapia motoria, su un miglioramento della situazione vascolare.
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Allenamento al nuoto
Ginnastica nell’acqua (esercizi motori in acqua)
Allenamento alla corsa (jogging)
Misure fisioterapiche
Il trattamento con le menzionate misure di esercizi terapeutici
può essere potenziato in maniera duratura con l’applicazione
concomitante di terapia fisica.
n
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Bagni ascendenti caldi per le braccia
Immergendo entrambe le braccia in un bagno con acqua
calda con temperatura in aumento, si verifica una dilatazione dei vasi nelle braccia e nelle gambe. In questo modo,
si può determinare un miglioramento della circolazione.
Bagni a temperatura alternante
Con bagni a temperatura alternante è possibile allenare la
dilatazione e il restringimento dei vasi sanguigni. A causa
della vasocostrizione che si verifica nel freddo, i bagni a
temperatura alternante possono essere considerati soltanto
negli stadi lievi della arteriopatia obliterante.
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Guida per i pazienti
Misure farmacologiche
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I farmaci inibitori dell’aggregazione piastrinica impediscono la formazione dei trombi.
Lo scopo è quello di impedire la formazione di coaguli di
sangue nel sistema vascolare. Le temute malattie complicanti dell’arteriosclerosi quali l’infarto miocardico, l’ictus
cerebrale e l’arteriopatia obliterante periferica si possono
trattare in questo modo in maniera preventiva.
A questo scopo sono a disposizione i cosiddetti antiaggreganti piastrinici.
Gli inibitori della aggregazione piastrinica non impediscono la coagulazione plasmatica del sangue, ma impediscono l’adesione tra le piastrine.
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Medicamenti che interferiscono con la coagulazione
del sangue
A questo gruppo di inibitori della coagulazione o anticoagulanti appartengono soprattutto i derivati della cumarina
e dell’eparina.
Medicamenti che migliorano le caratteristiche di flusso
del sangue
Questi farmaci sono attivatori del metabolismo e della
circolazione. Essi dilatano i vasi e migliorano, attraverso
vari meccanismi, le proprietà di flusso del sangue.
Fibrinolitici: principi attivi in grado di sciogliere i
trombi ematici
Essi vengono usati per la terapia dell’infarto miocardico,
delle embolie polmonari, delle trombosi delle vene delle
gambe, nelle arteriopatie obliteranti periferiche ed entro
un termine di tempo di tre ore anche negli infarti acuti
cerebrali. L’impiego dei fibrinolitici è sottoposto a stretta
indicazione.
«Malattie vascolari arteriose»
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Misure operative
n
Terapie interventistiche
Nelle terapie interventistiche le alterazioni vascolari
vengono trattate con tecniche comprendenti l’uso di un
catetere.
Possono essere presi in considerazione le dilatazioni con
palloncino (PTA: angioplastica percutanea transluminale)
e/o un impianto di stent (inserimento di un supporto
vascolare per tenere il lume del vaso aperto).
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Terapia litica
Nella terapia litica, determinati medicamenti (fibrinolitici)
vengono immessi nel circolo di sangue, di solito tramite
un catetere, direttamente nel vaso interessato. Coaguli
freschi possono così essere sciolti in maniera farmacologica.
A causa di un aumento del rischio di emorragie, una tale
terapia litica richiede un’intensa sorveglianza clinica dei
pazienti.
Quelli con l’arcobaleno
225173-321301
Mepha Pharma AG
www.mepha.ch
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