Le tecniche non farmacologiche per il controllo del dolore nel bambino

Le tecniche non farmacologiche per il controllo
del dolore nel bambino
di Simona Caprilli
Psicologa, psicoterapeuta
Pubblicato sul n° 2 di GISIP di giugno 2010
Introduzione
Le tecniche non farmacologiche (di seguito denominate TNF) sono un vasto insieme di strategie, metodi e “trucchi” più o meno complessi che possono
essere applicati insieme ai bambini per aiutarli nel
controllo del dolore. Si tratta di tecniche psicologiche a carattere cognitivo-comportamentale che
tutti noi mettiamo in atto anche spontaneamente
quando vediamo un bambino piangere o stare male1, 2.
Per conoscenza comune sappiamo che l’esperienza
del dolore fisico coinvolge inevitabilmente anche la
sfera psicologica, provocando nel bambino sentimenti di ansia, paura e talvolta anche angoscia, con
possibili sensazioni di perdita di controllo e reazioni
comportamentali di stress. Questi stati psicologici
provocano un abbassamento della soglia dolorosa
e una ipersensibilità allo stimolo nocicettivo, aumentando così la sofferenza. Quando il bambino
affronta un’esperienza medica in cui il dolore non è
controllato probabilmente nelle successive situazioni mediche sperimenterà un incremento dell’ansia
anticipatoria, quello stato di tensione che si prova
quando sappiamo che si dovrà essere sottoposti ad
una procedura medica o ad un’esperienza dolorosa.
Le TNF vanno proprio ad agire a livello psicologico
sulle emozioni che accompagnano il dolore con
l’obiettivo di diminuire queste sensazioni e incrementare nel bambino le capacità di coping finalizzate al controllo del dolore3, 4. Il bambino possiede
una naturale capacità di immaginazione e di fantasia
che è di gran lunga superiore a quella dell’adulto.
Le TNF si basano proprio su questa normale possibilità presente in età evolutiva di avere più labili
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confini tra fantasia e realtà e di riuscire ad effettuare
rapidi passaggi mentali tra il mondo reale e fantastico. Infatti, le tecniche si usano anche nel periodo pre-scolare6, già a partire dai 3 anni, per aiutare
il bambino a concentrarsi su un’immagine positiva
o comunque diversa dallo stato di tensione, dolore
e sofferenza che sta vivendo sul momento. Non si
tratta di strategie passive orientate a distrarre o ingannare il bambino, ma è un modo per focalizzare
la sua attenzione su uno stimolo alternativo e ciò
permette un’alterazione della sua percezione sensoriale. Con la sospensione del giudizio critico, il
bambino diventa infatti capace di focalizzare la propria attenzione su elementi immaginari in modo da
dissociare lo stato mentale e riuscire a modificare le
sensazioni di dolore. Con queste tecniche è possibile raggiungere un alto livello di rilassamento, fino a
ottenere una vera e propria ipnoanalgesia 4, 5. Tutti
gli esseri umani, tra cui i bambini, hanno una naturale capacità di entrare in uno stato di trance, inteso
come un alterato livello di coscienza in cui l’attenzione è ristretta, focalizzata e assorbita.
Sono tecniche molto potenti che, usate in sinergia
con gli analgesici, permettono di ridurre il dolore
acuto da procedura e il dolore cronico. Per potenziare al massimo gli effetti è opportuno utilizzare
in modo combinato TNF e farmaci antidolorifici di
ogni tipo, dall’anestesia locale e sedazione moderata all’anestesia generale, dai FANS agli oppiacei.
Nell’uso delle TNF è fondamentale la preparazione
del bambino, proprio per ottimizzare la compliance. Il bambino viene infatti informato non solo della
procedura, ma anche della tecnica che vogliamo
utilizzare, spiegando che egli stesso avrà un ruolo
attivo e che se vuole potrà controllare paura e dolore. Naturalmente il ruolo dei genitori, medici e soprattutto degli infermieri è fondamentale per spiegare e incoraggiare il bambino.
Tabella 1: le TNF più appropriate per ciascuna età
ETÀ METODI
0-3 mesi
Marsupio terapia (cangaroo mother care), suzione non nutritiva, allattamento, contenimento visivo o con il contatto fisico
3 mesi - 2 anni
Contatto fisico con il bambino: toccare, accarezzare, cullare. Ascoltare musica, distrazione (es. giocattoli sopra la culla)
2-4 anni
Distrazione (ad es. giocare, raccontare storie, leggere libri), respirazione, bolle di sapone, tecnica
del guanto magico
4-6 anni
Respirazione. Rilassamento. Distrazione (racconto di storie, gioco con pupazzi, parlare dei luoghi
preferiti, guardare la televisione), tecnica del guanto magico, tecnica di visualizzazione, coinvolgimento
6-11 anni
Respirazione. Rilassamento. Distrazione (musica, contare, parlare dei luoghi preferiti, guardare la
TV), Tecnica di visualizzazione o imagery, tecnica dell’interruttore
11-13 anni
Distrazione con musica o con TV, respirazione, visualizzazione, tecnica dell’interruttore
Esistono numerose TNF, adatte ad ogni fascia di età
di diversa complessità come indicato in tabella 1.
Alcune necessitano di un precedente insegnamento, mentre altre possono essere utilizzate sul momento, l’importante è che il bambino sia motivato e
interessato a mettere in atto tali strategie.
Per scegliere quale tecnica usare si può valutare
le caratteristiche di personalità del bambino; la respirazione ed il rilassamento sono più indicati per
bambini con capacità di concentrazione e di autocontrollo. Invece, bambini più vivaci ed estroversi
sono più adatti per la distrazione.
In generale, gli studi hanno evidenziato che bisogna
tenere conto di alcune variabili individuali del bambino; tuttavia, sarà la conoscenza con il bambino, il
rapporto con lui e con i suoi genitori che ci saprà
dire quale è la tecnica migliore in quello specifico
momento. Vediamo di seguito quali sono le principali TNF e le loro caratteristiche di applicazione.
La distrazione
La distrazione è una potente tecnica non farmacologica di applicazione semplice ed immediata
che non richiede un precedente insegnamento. La
distrazione non è una strategia passiva orientata a
divertire il bambino, ma è un modo per focalizzare
la sua attenzione su uno stimolo alternativo e ciò
permette un’alterazione della sua percezione sensoriale. Il bambino, concentrandosi su qualcosa di
diverso dalla procedura che gli provoca dolore, può
riuscire ad allontanare l’ansia e la paura.
Per distrarlo si può usare una vasta gamma di oggetti quotidiani che evocano curiosità e catturano
la sua attenzione: bambole, pupazzi, libri e spade
possono possedere significato psicologico particolare e possono venire caricati dal bambino di un
potere magico, in grado di aiutarlo e sostenerlo durante la procedura. L’uso della distrazione durante
una procedura medica invasiva può avere effetti benefici anche nel calmare i genitori e ridurre lo stress
di medici e infermieri. La distrazione dovrebbe essere appropriata all’età del bambino e, dove possibile,
rispecchiare i suoi interessi e le sue preferenze.
Gli studi hanno dimostrato l’efficacia della distrazione in molti ambiti, primo tra tutti il dolore da procedura, per esempio nella venipuntura7, 8, ma anche
per le medicazioni chirurgiche e in Pronto Soccorso
per la sutura delle ferite9.
Tra le varie tecniche di distrazione ci sono anche
alcune strategie di supporto che prevedono la presenza di figure aggiuntive, ad esempio i clown, i
musicisti gli animali. Ormai in molti ospedali italiani si stanno diffondendo queste attività, finalizzate
non solo a migliorare la qualità di vita del bambino
in ospedale, ma anche come vera a propria attività di distrazione e supporto durante le procedure
dolorose. In una ricerca del 2005 svolta al Meyer da
Vagnoli et al. è stato dimostrato che la presenza del
clown all’induzione dell’anestesia per intervento
chirurgico è in grado di diminuire l’ansia del bambino di circa il 50%10.
In una successiva ricerca sempre svolta al Meyer si
è visto che la presenza di un musicista del progetto
“Musica in ospedale” è in grado di ridurre il dolore
e l’ansia del bambino nel momento del prelievo di
sangue11.
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Una forma attuale di distrazione è la Virtual Reality,
ovvero l’uso di video giochi o strumenti tecnologici
più o meno sofisticati che catturano l’attenzione del
bambino durante le procedure dolorose. In particolar modo la Virtual Reality è applicata con successo
per i bambini con ustioni che devono essere sottoposti a medicazioni dolorose come il cambio delle
fasciature e la balneoterapia12.
La respirazione
La respirazione è una tecnica non farmacologica
che aiuta il bambino a ridurre l’ansia già dall’età di
3-4 anni. È utile per il dolore da procedura, ma è efficace anche per il dolore cronico, in combinazione
con il trattamento farmacologico.
Le sensazioni dolorose sono spesso accompagnate
da ansia e tensione che possono incrementare l’intensità del dolore percepito, soprattutto se il bambino trattiene il fiato; per questo l’utilità della tecnica
consiste nell’invitare ad un respiro profondo, gonfiando i polmoni, sentendo l’aria che entra ed esce
e portando ad una respirazione sempre più lenta e
profonda.
Questa tecnica cattura l’attenzione del bambino,
riduce la tensione muscolare, rilassa il diaframma e
aumenta l’ossigenazione del corpo8.
Ai bambini più piccoli può essere insegnato a respirare profondamente soffiando bolle di sapone
oppure possono essere incoraggiati a “buttar fuori”
la paura ed il dolore attraverso una nuvola rossa2, 6.
Questa tecnica consiste nell’invitare il bambino ad
immaginare di concentrare tutto il dolore in una
nuvola rossa che viene poi soffiata fuori dal corpo
con tutta l’energia possibile e, una volta fatta uscire,
può immaginare che la nuvola di dolore si trasformi
in qualcosa di diverso e che il dolore possa essere
allontanato soffiando.
Le bolle di sapone costituiscono un connubio perfetto tra le tecniche di distrazione e respirazione, soprattutto per i bambini in età prescolare6. L’aspetto
di distrazione si riferisce alla formazione delle bolle
da cui il bambino può rimanere affascinato, mentre
l’aspetto di rilassamento consiste nell’espirazione
necessaria a produrle e soffiarle.
L’articolo di Barbagli e Falchetti in questo stesso numero di GISIP approfondisce questa specifico strumento.
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Il rilassamento
Il rilassamento muscolare è una tecnica non farmacologica che può essere consigliata al bambino
insieme alla respirazione per ridurre l’ansia e la tensione. Il rilassamento consiste nell’invitare i bambini a rilasciare la muscolatura così da avere il corpo
morbido e rilassato come un “budino”, partendo dal
collo, passando alle spalle, alla pancia fino alle braccia e alle gambe. Come per la respirazione, il rilassamento è una strategia molto utile sia per il dolore
cronico che per il dolore da procedura per ridurre la
rigidità muscolare, l’ansia e la tensione che possono
incrementare l’intensità del dolore.
Infatti, è più difficile e più doloroso infilare un ago in
un muscolo in tensione rispetto a quando il bambino e’ rilassato, le vene si trovano con più facilità ed il
livido risulta più piccolo.
Differenti forme di rilassamento sono preferibili in
relazione dell’età del bambino: i bambini molto piccoli si rilassano con carezze leggere, con una voce
rassicurante e con una ninna nanna, oppure quando ciucciano qualcosa di dolce e vengono cullati ed
abbracciati.
A bambini in età scolare spesso piace essere coccolati e massaggiati dai genitori, oltre che leggere
un libro; dopo i 10 anni possono anche imparare il
regolare rilassamento muscolare1, 5.
Tecniche di visualizzazione
La visualizzazione o imagery (o “viaggio mentale
nel luogo preferito”) è una tecnica cognitivo-comportamentale complessa, derivata dalle tecniche di
ipnosi, che consiste nell’utilizzo dell’immaginazione
in modo che il bambino si concentri su un’immagine mentale di un’esperienza piacevole anziché sul
dolore. Nella tecnica di visualizzazione il bambino
viene fatto prima rilassare, poi è guidato ad immaginare una situazione e/o un luogo preferito in cui
vorrebbe trovarsi o in cui è già stato. È importante creare un’esperienza “multisensoriale” in cui si
invita il bambino ad utilizzare tutti e cinque i sensi
nell’esplorazione del luogo preferito: si può chiedere se vede dei particolari, dei colori, se sente dei
profumi, dei suoni o dei rumori, se riesce a toccare
o a sentire qualcosa2. È importante dire al bambino
di «prendersi tutto il tempo necessario per godersi
questo momento” e che l’immagine sia vivida il più
possibile, così da poter evocare sentimenti ed emozioni associati all’esperienza fantasticata. Il ritorno
con la mente al presente costituisce una parte fondamentale ed è necessario effettuarlo in maniera
graduale, rispettando i tempi e le esigenze del bambino, per il quale un brusco ritorno alla situazione
attuale può causare disagio. Infine, è importante
dire al bambino che può tornare, anche da solo, nel
suo luogo preferito ogni volta che lo vorrà.
È importante non confondere la tecnica di imagery
con l’ipnosi che è uno specifico strumento riservato
a medici e psicologi che necessita di una specifica
formazione. L’ipnosi è una tecnica molto potente
che permette un efficace controllo di sensazioni
dolorose grazie alla scissione tra mente e corpo che
viene attuata grazie all’ipnoterapeuta2.
La tecnica di imagery è stata usata da molto tempo
in svariati ambiti, ma il campo di elezione è l’oncologia, per esempio per il dolore da procedura derivato da punture lombari o aspirati midollari13 o anche per il controllo dei sintomi della chemioterapia
come nausea e vomito14 e per il dolore cronico dato
dalla patologia e per il dolore da arto fantasma.
Le tecniche di imagery sono molto indicate anche
per il trattamento del dolore cronico non oncologico, come il dolore addominale ricorrente, la cefalea,
il dolore da crescita, i dolori funzionali dove le tecniche diventano un potente alleato all’interno di un
perocorso multidisciplinare che preveda la presenza del medico, dell’algologo, del fisioterapista, dello
psicologo ecc.. in tali casi la tecnica di imagery è finalizzata ad aiutare genitori e bambini a superare
la disabilità creata dal dolore ed attuare comportamenti che riabilitino il paziente e diminuiscano
il dolore. Nel 2007 è apparso un articolo di Russel
sulla rivista Paediatric Nursing in cui si evidenzia la
possibilità di applicazione della tecnica di imagery
in cure palliative15. In particolare gli autori riportano
la loro esperienza presso l’hospice di Kent in Inghilterra in cui la tecnica di imagery e la tecnica di distrazione sono usate per controllare la sintomatologia dei bambini alla fine della vita ed usando queste
tecniche è possibile ridurre la quantità di analgesici
somministrata o la frequenza della somministrazione del farmaco.
Evidenze scientifiche ne mostrano l’efficacia anche
in altri ambiti della pediatria, per esempio nel dolo-
re da venipuntura in bambini con il cancro, come
ha dimostrato Liossi nel 200916 o in altre procedure
invasive.
In particolare nel 2005 è apparso un lavoro molto importante sulla prestigiosa rivista Pediatrics in
cui si evidenzia l’efficacia della tecnica ipnotica nel
trattamento del dolore e dell’ansia in bambini con
problemi urologici sottoposti alla cistouretrografia17. Si tratta di una procedura moderatamente
stressante, dolorosa e ansiogena alla quale i bambini con problematiche urologiche devono essere
sottoposti ad intervalli di alcuni mesi. Gli autori hanno preso in considerazione 46 bambini sottoposti
a cisto-uretrografia e hanno utilizzato l’ipnosi per
preparare metà di questi alla procedura. I risultati
indicano molti benefici per il gruppo sottoposto a
cisto-uretrografia con l’ipnosi paragonati al gruppo
“standard-care”, in 4 aree particolari: 1) i genitori dei
bambini nel gruppo-ipnosi riportavano che per il
bambino la procedura era stata meno traumatica
rispetto alle precedenti 2) i punteggi ottenuti nella
scala del di stress nel gruppo ipnosi sono significativamente inferiori rispetto al gruppo di controllo 3)
i medici riportano difficoltà inferiori nel condurre la
procedura nel gruppo-ipnosi 4) il tempo totale necessario per eseguire la procedura è stato significativamente inferiore.
Tecniche di desensibilizzazione
La desensibilizzazione è una tecnica non farmacologica in cui il bambino, attraverso la concentrazione
mentale, riesce ad abbassare la sensibilità di una
precisa zona corporea (ad esempio la mano per l’incannulamento o la schiena per la puntura lombare).
Esempi di desensibilizzazione sono la tecnica del
guanto magico e la tecnica dell’interruttore.
Nel guanto magico si simula di calzare un guanto
invisibile, massaggiando dolcemente la mano in
cui verrà posizionato l’ago in modo da desensibilizzarla dal dolore. Il bambino, immaginando che
l’infermiere stia mettendo il guanto e percependo
l’effetto del massaggio sulla mano, sentirà come un
intorpidimento nella stessa zona nella quale si abbassa la sensibilità. Dopo aver effettuato il prelievo
è importante togliere il “guanto magico” per far tornare la sensibilità alla mano, ma anche per dare un
senso di completezza nell’uso della tecnica. Questa
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tecnica può essere facilmente appresa dagli operatori sanitari, dai genitori e dai volontari ed è molto
adatta per prelievi emato-chimici o per l’induzione
dell’anestesia per via endovenosa in bambini di età
compresa tra i 3 ed i 6 anni2, 6.
La tecnica dell’interruttore consiste nel focalizzare
l’attenzione del bambino sul proprio corpo e, in particolare, sugli “interruttori” che controllano l’invio dei
messaggi di dolore. Dopo che il bambino ha raggiunto un buon livello di concentrazione, tramite il
rilassamento, viene invitato a visualizzare nella sua
mente un interruttore in grado di diminuire la sensibilità al dolore nella zona cutanea dove dovrà esser fatta la procedura; gli viene, infine, spiegato che
questo interruttore può essere abbassato lentamente (da cinque, a quattro, a tre e così via fino a zero)
in modo da rendere meno sensibile quella specifica
zona del corpo. Dopo la procedura è fondamentale
guidare il bambino a rialzare l’interruttore6.
Tecniche per il neonato ed il pretermine
Affrontiamo adesso un campo di intervento molto
particolare, quello del neonato e della Terapia intensiva Neonatale (TIN), dove è possibile prevedere un
approccio non farmacologico al contenimento del
dolore. Nell’esperienza dolorosa del neonato e del
pretermine possiamo usare molteplici TNF per alleviare il dolore nel caso di procedure minori e maggiori e per migliorare la qualità di vita del neonato.
Naturalmente nel neonato tutte le TNF sono applicate “dall’esterno” vista la sua totale dipendenza dagli
altri. Le TNF per il contenimento del dolore possono
essere eseguite dal genitore, facilitando così un
contatto fisico ed emotivo che nei giorni di ricovero
in TIN rischia di essere carente o addirittura assente.
Vediamo di seguito gli accorgimenti che possiamo
utilizzare: Il DEVELOPMENTAL HOLDING consiste nel
“contenere” il bambino. Quando il bambino è fortemente prematuro, non tollera di essere toccato e le
sue condizioni cliniche sono estremamente instabili, il consiglio che viene dato ai genitori è quello
di “contenere il piccolo con lo sguardo”; con questa
modalità è possibile trasmettere emozioni. L’azione
di contenere il bambino con le mani ferme viene
consigliata al genitore quando il neonato riesce a
tollerarlo e non si trova in condizioni ottimali per
poter essere preso in braccio.
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Il METODO MARSUPIO è una tecnica utilizzata in
molti paesi, soprattutto nel terzo mondo in cui c’è
carenza di incubatrici. Consiste nel tenere il proprio
bambino nudo, a contatto con la propria pelle, tra
i propri seni per garantirgli stabilità, calore, affetto
e conforto. Questo metodo riesce a garantire una
stabilità cardiorespiratoria dell’ossigenazione e della
temperatura corporea.
Il MASSAGGIO DOLCE è un approccio tattile effettuato dai genitori che si adatta bene anche alle esigenze del neonato pretermine; viene consigliato
quando le condizioni del bambino sono stabili ed
egli è in grado di tollerare gli stimoli sensoriali. Conviene sempre iniziare sempre dal contenimento e
da un contatto con le mani ferme (holding), poi procedere con un tocco lento, delicato, fermo e continuo, adattando il ritmo, la durata e la pressione ed
infine effettuare il massaggio osservando costantemente i segnali comportamentali del neonato, interrompendosi quando si vede che è stanco.
La SOMMINISTRAZIONE ORALE DI SACCAROSIO è il
metodo non-farmacologico più studiato e applicato per il dolore da procedura nei neonati. Consiste
nel dare tramite ciucciottto o tramite una siringa
una dose di soluzione glucosata al 10% o miele rosato. Gli effetti sono quelli di favorire il rilascio di oppioidi nei sistemi endogeni e quindi ridurre lo stress
del bambino. È stato anche dimostrata l’efficacia
della semplice suzione senza sostanze aggiuntive
per contenere il dolore del neonato, in particolare
modo il dolore da procedura.
L’ALLATTAMENTO DEL NEONATO AL SENO DELLA
MADRE è una ottima tecnica analgesica e ci sono
molti studi scientifici che hanno verificato l’efficacia
di tale tecnica. La TECNICA DELLA SATURAZIONE
SENSORIALE si basa su concetti neuro-fisiologici
partendo dal fatto che il cervello del neonato filtra
gli stimoli periferici. Lo scopo è quello di saturare i
sensi del neonato attirando l’attenzione con stimoli
positivi (tattili, uditivi, visivi, gustativi) in modo da
escludere lo stimolo doloroso dovuto alla procedura in atto. La saturazione sensoriale si esegue ponendo il neonato con gli arti flessi ma senza restrizione.
Intanto si deve stimolare visivamente il bambino
osservandolo molto attentamente in viso e parlandogli delicatamente. Contemporaneamente si deve
massaggiare il volto, la parte anteriore e posteriore
del corpo (con le mani profumate di una fragranza
piacevole) e si deve somministrare il glucosio dalla
siringa per indurre il bambino a succhiare. Le molteplici fonti di stimolo non-nocivo agiscono come distrattori e l’attenzione del neonato viene catturata.
Così il bambino può allontanare la concentrazione
dallo stimolo doloroso così da avere una riduzione
di dolore. La MUSICA come tecnica di distrazione
può essere suonata da musicisti professionisti nei
reparti di TIN oppure a casa dei bambini. Altrimenti
la musica può essere fatta ascoltare al bambino e al
genitore in diffusione o con delle cuffie.
Le tecniche non farmacologiche riguardano però
anche tutta una serie di accorgimenti che possono
contribuire a modificare l’ambiente dei reparti di terapia intensiva neonatale in modo da ridurre le fonti
di disturbo che rendono stressante la degenza del
neonato Il principale ostacolo a livello del MACROAMBIENTE è rappresentato dal rumore che influisce
in modo negativo sia da un punto di vista fisiologico
che comportamentale. È importante che l’operatore moderi il tono e il volume della voce, che chiuda
delicatamente armadi, porte e finestre.
Conviene abbassare il volume degli allarmi dei monitors, della radio e del telefono e si deve evitare di
appoggiare oggetti sulle incubatrici e infine accompagnare gli oblò durante la chiusura.
Un altro grosso impedimento è dato dalla luce, posta in modo tale da poter osservare il bambino in
ogni momento.
Sebbene l’illuminazione sia necessaria è fonte di
disturbo per i neonati, pertanto è necessario mantenere il più possibile le luci soffuse, limitando l’uso
di quelle più aggressive solo nei casi in cui è inevitabile. Per favorire la riduzione degli stimoli negativi,
si possono utilizzare dei piccoli accorgimenti, come
teli per coprire le incubatrici ed i lettini e luci singole
piuttosto che un’illuminazione generale.
L’handling, ovvero tutti quei contatti manuali attuati
sul bambino come bagnetto, prelievi, visite mediche, devono essere effettuati correttamente affinchè non diventino fonte di stress per il neonato.
Eccetto che per le emergenze è importante razionalizzare gli interventi sui neonati, organizzando le
varie attività per offrire al bambino periodi di tempo
sempre più tranquilli.
Il MICROAMBIENTE in cui il neonato in TIN vive è
l’incubatrice, che garantisce umidità, temperatura e
concentrazioni di ossigeno appropriate alle necessità del bambino; costituisce in realtà un ostacolo per
tutte le interazioni con i genitori e con il personale sanitario ed è una grossa perdita degli elementi
rassicuranti e contenitivi che precedentemente alla
nascita venivano garantiti al bambino grazie alla
simbiosi con il corpo della madre.
La presenza dentro l’incubatrice di alcuni cuscinetti
morbidi dà la possibilità di creare un ambiente tipo
“nido”, più caldo e più familiare per il bambino, che
lo fa sentire sicuro e sereno, portandolo fino al rilassamento completo e al sonno tranquillo. Molto utile
è la tecnica del wrapping che consiste nell’utilizzare un telo per avvolgere dolcemente il neonato in
modo da contenerlo.
Conclusioni
Dalla metà degli anni 80 troviamo in letteratura molte evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia
delle TNF nel diminuire ogni tipo di dolore del bambino, nel dolore da procedura e da venipuntura, nel
dolore in pronto soccorso, nel dolore derivato dalle
ustioni, nelle varie forme di dolore che affrontano i
bambini con il cancro (linee guida OMS).
Da allora c’è stata una proliferazione degli studi e
delle pubblicazioni e oggi troviamo applicazioni
delle TNF anche nelle cure palliative come dimostra un importante review pubblicata da Polotrak
nel 200720 e nel dolore dei pazienti affetti da Fibrosi
Cistica21.
Possiamo rilevare l’efficacia delle TNF anche nella
pratica clinica quotidiana e l’uso di questi strumenti
dovrebbe essere un bagaglio essenziale per l’infermiere che lavora in pediatria.
Insieme all’attenzione alla relazione di cura, alla gestione di una corretta informazione tra infermierebambino-genitore, le TNF possono diventare una
potente arma contro il dolore, la paura e l’ansia del
bambino in ospedale. La sfida più grande rimane
ancora quella di introdurre il più possibile le tecniche nel lavoro quotidiano ospedaliero nell’ottica di
un miglioramento della cura con l’obiettivo della
riduzione del dolore nel bambino.
La bibliografia è presente sul sito internet
www.ipasvimi.it nella sezione “IO INFERMIERE”.
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