U.O. Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Milano - Azienda Ospedaliera San Paolo DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/IPERATTIVITÀ (ADHD): IPOTESI NEUROPSICOLOGICHE, ASPETTI CLINICI, ITER DIAGNOSTICO E TERAPIA Prof.re Alessandro Albizzati Dr.ssa Federica Aggio ATTENZIONE E’ un sistema definito sulla base di attività ed integrazione di aree corticali associate, deputate a funzioni specifiche. È divisa in: Attenzione selettiva: capacità di selezionare un solo oggetto rispetto a quelli presenti nell’ambiente (distrattori). E’ un filtro che seleziona le informazioni in input e decide quali debbano essere ulteriormente elaborate e quali, viceversa, ignorate. Si divide in: - sensoriale - motoria/intenzionale: capacità di scegliere tra tutti i comportamenti/programmi motori, inibendo altri corteccia pre-frontale dorsolaterale + area parietale posteriore (sensoriale) + area pre-motoria (intenzionale) - motivazionale: capacità di attivare il comportamento in base ad esigenze interne corteccia pre-frontale orbitomesiale + corteccia del cingolo Attenzione focalizzata: capacità di sottoporre lo stimolo selezionato ad ulteriore elaborazione Vigilanza: sistema reticolare ascendente con attivazione di tutta la corteccia cerebrale SISTEMA ATTENTIVO SISTEMA DI VIGILANZA Mantiene stato di allerta Promuove comportamento difensivo SISTEMA ATTENTIVO POSTERIORE Controlla funzioni di orientamento e di spostamento da un focus all’altro SISTEMA NORADRENERGICO SEDE: collicolo superiore corteccia parietale superiore SISTEMA CORTICALE ANTERIORE - controllo FE che regolano il sist. attentivo post. - attività di pianificazione ed anticipazione - scelta di diversi comportamenti/attività mentali - coordinamento di un comportamento - inibizione di comportamenti antagonisti SISTEMA DOPAMINERGICO SEDE: pre-frontale mediale Nuclei della base (caudato e putamen) FUNZIONI ESECUTIVE (1) DEFINIZIONE: funzioni che maturiamo nel corso dello sviluppo e che garantiscono la programmazione di un’azione al fine di raggiungere un obiettivo. Consentono di: ü ricordare lo scopo da raggiungere (retrospezione) ü definire ciò che serve per raggiungere l’obiettivo (previsione) ü inibire le risposte motorie o affettive a stimoli esterni (autocontrollo) SVILUPPO: 0-6 ANNI: FE compiute in modo esterno; i bambini infatti: parlano tra sé, richiamano i compiti alla mente verbalizzandoli, si interrogano su un problema. Prevale l’utilizzo di una memoria di lavoro verbale 6-11 ANNI: processo di interiorizzazione; i bambini imparano a: riflettere su se stessi, seguire le norme, costruire “sistemi mentali” per capire le regole ed il loro impiego e su di esse modificare le proprie reazioni AUTOREGOLAZIONE FUNZIONI ESECUTIVE (2) > 12 ANNI: ricomposizione: comportamenti complessi vengono scomposti in singole unità e ricomposti in nuove azioni. Questo consente di: - esercitare un controllo per periodi sempre più lunghi - pianificare i propri comportamenti SEDE: comprendono numerosi sistemi eterogenei all’interno dei lobi frontali, in particolare nelle porzioni più anteriori dei lobi frontali: le AREE PRE-FRONTALI. Si tratta di aree filogeneticamente più recenti che rappresentano circa il 30% della corteccia dell’uomo (3% nel cane e 17% nello scimpanzè). - area pre-frontale DORSO-LATERALE (3 circonvoluzioni:sup., media, inf.) - area pre-frontale MESIALE (1circonvoluzione attorno al cingolo) - area pre-frontale ORBITARIA Nel corso dello sviluppo la maturazione avviene in questo senso: Aree orbito-mesiali aree dorso-laterali Ciascuna area svolge diverse funzioni e può quindi dare luogo, in caso di lesione o disfunzionamento a quadri clinici diversi. Fondamentali risultano i collegamenti con i nuclei dorso-mediali del talamo. Fattori che compongono le FE: ü INIBIZIONE: capacità di frenare il proprio comportamento al fine di permettere la prosecuzione dell’attività in corso. Secondo il modello di Barkley (1997) si divide in 3 componenti: - risposta predominante o inibizione della risposta impulsiva - risposta in corso: interruzione di una risposta in uscita quando non è più appropriata per un cambiamento improvviso del compito (sensibilità all’errore) - controllo dell’interferenza: capacità di proteggere in modo sostenuto la risposta da un disturbo (resistenza alla distrazione) ü FLESSIBILITA’: capacità di spostarsi da un’attività all’altra e risolvere il problema in modo flessibile ü CONTROLLO EMOTIVO: capacità di inibire le risposte emotive a stimoli esterni al fine di permettere la prosecuzione dell’attività in corso ü INIZIATIVA ü MEMORIA DI LAVORO: capacità di trattenere attivamente nella mente informazioni rilevanti per il compito. Si divide in: non-verbale e verbale. Le informazioni vengono inoltre trattenute per breve tempo (tempo necessario a terminare il compito) e vengono manipolate in compiti cognitivi più complessi ü PIANIFICAZIONE: capacità di individuare l’obiettivo ed i passi successivi e necessari per raggiungerlo ü MONITORAGGIO: capacità di mantenere un controllo sul compito ü ORGANIZZAZIONE PERSONALE: capacità di scomporre i comportamenti osservati e ricomporli in nuove azioni che non fanno parte del proprio bagaglio personale (ricomposizione) Nel bambino ADHD: La compromissione delle aree funzionali del sistema attentivo è responsabile di diverse forme di disattenzione e/o iperattività ed impulsività caratterizzate da comportamenti persistenti indicanti un deficit delle FE ed in particolare: • mancanza di perseveranza nell’esecuzione di un compito cognitivo • discontrollo degli impulsi • passaggio da un focus all’altro senza completamento del compito assegnato • attività disorganizzata e scarsamente regolata • deficit di pianificazione ed esecuzione di procedure complesse • comportamento motorio poco modulato Tali deficit sono riscontrabili mediante l’esecuzione di test neuropsicologici: CPT, Stroop Test, Torre di Londra, WSCT... NB: non è possibile identificare, nei bambini ADHD, profili neuropsicologici caratteristici Non è quindi possibile tracciare un unico modello in grado di spiegare le diverse manifestazioni cliniche di: • ADHD • sottotipi ADHD (ADHD-In o H/Im) • ADHD + comorbidità SPETTRO O SINDROME DIVERSE IPOTESI NEUROPSICOLOGICHE DIVERSE IPOTESI NEUROTRASMETTITORIALI ADHD potrebbe condividere deficit neuropsicologici comuni ad altri disturbi in comorbidità. Es. ADHD + DISLESSIA: - deficit nps condiviso= deficit della velocità di elaborazione - possibile coinvolgimento di due geni presenti su cr. 6 che influenzano la migrazione cellulare AVVERSIONE AL RITARDO Sonuga-Barke, 2002, 2005 DEFINIZIONE: alterazione del segnale della ricompensa futura con: • preferenza di immediatezza per anticipazione ed evitamento di situazioni frustranti (scelta di una piccola ricompensa immediata; impulsività) • in situazioni di attesa: - comparsa di emozioni negative (rabbia) - incremento dell’irrequietezza motoria (= tentativo o strategia per ridurre l’attesa) AREE COINVOLTE: per il nucleo accumbens vedi anche abuso di sostanze CINGOLATO ANTERIORE CORTECCIA ORBITO-FRONTALE NUCLEO STRIATO VENTRALE NUCLEO ACCUMBENS CONFRONTO TRA MODELLO COGNITIVO E MOTIVAZIONALE ADHD e IMPULSIVITA’ • • deficit di controllo inibitorio anticipazione o evitamento di condizioni frustranti ADHD e DISATTENZIONE • • deficit di selezione delle informazioni irrilevanti (inibizione cognitiva) e deficit di atenzione sostenuta disattenzione come modalità per attenuare il disagio dell’attesa ADHD ed IPERATTIVITA’ • • deficit di inibizione comportamentale iperattività come strategia di azione sull’ambiente per ridurre il disagio dell’attesa DISTURBO DEL TEMPO Un’ultima recente ipotesi identifica l’origine del disturbo in un deficit di integrazione temporo-motoria cortico-cerebellare. AREE COINVOLTE: - neocerebellum - talamo - corteccia motoria Si tratterebbe di una difficoltà nel riconoscere e confrontare tra loro i diversi intervalli di tempo Es. ADHD + DISLESSIA + GOFFAGGINE ADR 2A (cervelletto) coinvolgimento del gene ASPETTI NEUROBIOLOGICI: 1. Genetici 2. Neuro-anatomici 3. Neuro-chimici 4. Neuro-fisiologici 1. ASPETTI GENETICI n Tra il 55% e il 92% dei gemelli monozigoti di bambini con ADHD presenta la stessa sindrome, mentre per i gemelli dizigoti la probabilità è pari al 30-35% (Gillis, J., 1992). n Studi condotti su gemelli adottati, ossia individui che possiedono lo stesso corredo cromosomico pur vivendo in ambienti differenti, spingono ad optare per ipotesi biologiche più che per fattori ambientali. (Jensen,1997, 2000) n Sembrano essere coinvolti varianti di geni che codificano per: - trasportatore della dopamina (DAT1) - recettore per la dopamina (DRD4) Modificazioni in questi due geni sembrerebbero giustificare, almeno in parte, le anomalie quantitative di dopamina rintracciate in bambini ADHD (LaHoste, G.J., et al., 1996) n si suppone che l'ADHD sia un disturbo multigenico, in cui sono coinvolti diversi geni, capaci di determinare diverse manifestazioni in base all'interazione reciproca. 2. VARIAZIONI ANATOMO-FISIOLOGICHE: Negli ultimi anni è stato possibile studiare con metodi non invasivi, le differenze di volume e di funzionamento di specifiche aree cerebrali. Tecniche di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) hanno evidenziato alterazioni volumetriche (riduzione del volume) in bambini ADHD versus controlli non ADHD a carico di: n corteccia frontale n due nuclei della base (nucleo caudato e globo pallido) n verme del cervelletto riduzione volume circa del 4% in ADHD versus controlli. Queste differenze risultano maggiori nell'emisfero destro, ed appaiono correlate in maniera statisticamente significativa ad alterazioni nelle capacità di inibire la risposta motoria a stimoli ambientali. (Castellanos, et al. 2002) Attraverso l'utilizzo di altre metodiche specifiche (RMN funzionale e P.E.T.) si sono scoperte, nelle aree sopra descritte, anche livelli d'attivazione più lenti e un minor consumo di glucosio, metabolita che rappresenta un buon indicatore del livello di attività cerebrale. 3. VARIAZIONI NEUROTRASMETTITORIALI: Nelle aree cerebrali fin qui considerate (corteccia frontale e nucleo caudato), diverse funzioni sono modulate da due neurotrasmettitori: n DOPAMINA: neurotrasmettitore con funzione inibitoria, soprattutto nei confronti di sistemi coinvolti in emozione e movimento (sistema dopaminergico meso corticale). Due recettori dopaminergici: - D2: effetto pre-sinaptico - gangli della base - D4: effetto post-sinaptico - regioni corticali Il sistema dopaminergico mesocorticale ha un ruolo regolatorio: permette ai neuroni corticali (corteccia pre-frontale) di funzionare attraverso l’attivazione di una via finale comune di diversi processi integrativi. In bambini ADHD: livelli inferiori di dopamina, che sembrano attribuibili alla velocità con cui i neuroni di questi bambini catturano la dopamina presente nello spazio intersinaptico n NORADRENALINA: coinvolta nelle connessioni tra corteccia pre-frontale, talamo e locus coeruleus per la regolazione dell’arousal. Ad es. recettori α2 post-sinaptici inibiscono i processi sensoriali irrilevanti e distraenti = uso di farmaci agonisti alfa-2 adrenergici (clonidina e guenfacina) COS’È L’ADHD? ADHD DDAI Attention Disturbo Deficit Deficit Hyperactivity Attenzione Disorder Iperattività EZIOLOGIA: • cause ambientali o acquisite (20%) • cause genetiche (80%) PREVALENZA: 2-5 % popolazione in età scolastica, circa 1 bambino in ogni classe da 25 bambini; tale dato è sovrapponibile alle stime Nord Americane e Nord-Europee (Swanson et al. 1998) DISTRIBUZIONE PER SESSO E CLASSIFICAZIONE: M/F 3:1 n n n fattori congeniti prenatali: - neuro-tossici (piombo, alcool, tabacco, eroina) - infettivi (encefaliti, meningiti) - farmacologici (idantoinici, barbiturici) - neurologici (ipo-iper-tiroidismo) anomalie congenite specifiche (bassa frequenza) famigliarità per: - ADHD nei parenti di bambini senza condotte aggressive - disturbi antisociale nei parenti maschi di bambini con condotte aggressive - disturbi dell’umore (depressione maggiore) n FATTORI DI RISCHIO FATTORI PROTETTIVI DEL BAMBINO DEL BAMBINO elevato livello di attività motoria ed eccessive richieste di cura/attenzione del b.no < 5 anni n problemi di salute del bambino nei primi anni di vita n ritardo di sviluppo motorio e linguistico n buona salute del bambino alla nascita n buone capacità cognitive del bambino, soprattutto linguistiche DEI GENITORI familiarità positiva per ADHD o dist. Personalità antisociale n stile educativo direttivo e critico dei genitori n fumo, alcol e problemi di salute della madre in gravidanza n assenza di un genitore/abbandono n basso livello educativo/culturale della madre n condizioni socio-demografiche precarie (povertà, sovraffollamento…) n interazioni precoci md-b.no iperstimolanti ed intrusive n conflitto all’interno della coppia genitoriale n psicopatologia dei genitori: depressione, alcolismo, dist. personalità antisociale n DEI GENITORI n buon livello educativo/culturale della madre n stabilità delle relazioni familiari n stile educativo coerente e flessibile in risposta al temperamento del bambino Iperattività Deficit di attenzione Impulsività INATTENZIONE 1. Spesso non fa attenzione ai dettagli o fa errori di distrazione a scuola, sul lavoro o in altre attività 2. Spesso non riesce a sostenere l’attenzione nei compiti assegnati o in attività ludiche 3. Spesso non sembra ascoltare quando ci si rivolge direttamente a lui 4. Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo, di incapacità o di comprensione delle istruzioni) 5. Spesso ha difficoltà ad organizzare compiti e attività 6. Spesso evita, non gradisce, è riluttante ad iniziare compiti che richiedono uno sforzo mentale ben sostenuto (come compiti in classe o a casa) 7. Spesso perde quello che gli serve per i compiti o le attività (giocattoli, compiti scolastici, matite, libri o strumenti vari..) 8. È più facilmente distratto da stimoli esterni 9. È più svagato nelle attività quotidiane IPERATTIVITA’ 1. Spesso giocherella con le mani o con i piedi e non sta fermo sulla sedia, ruota matite e penne 2. Spesso si alza dal suo posto in classe o in altre situazioni dove si dovrebbe rimanere seduti anche per motivi banali: fare la punta alla matita, andare al gabinetto, raccogliere la matita 3. Spesso corre in giro o si arrampica in modo esagerato in situazioni non consone (negli adolescenti e negli adulti può limitarsi a sensazioni soggettive di irrequietezza) 4. Spesso gli riesce difficile giocare o dedicarsi ad attività di svago in modo tranquillo 5. È spesso “in movimento” o agisce come se fosse “spinto da un motorino” IMPULSIVITA’ 1. Spesso risponde precipitosamente prima che la domanda venga completata 2. Ha spesso difficoltà ad aspettare il proprio turno 3. Spesso interrompe gli altri e si intromette nella conversazione o nei giochi degli altri 4. Non riesce a stare in silenzio: parla continuamente 5. Ha difficoltà a ritornare tranquillo dopo un evento “eccitante” Criteri Diagnostici DSM IV: sono necessari per la diagnosi di ADHD • Numero dei sintomi: almeno 6 nell’area dell’inattenzione o dell’iperattività/impulsività • Durata: da almeno 6 mesi • Età all’esordio: prima dei 7 anni • Pervasività: le limitazioni funzionali devono essere significative in almeno due diversi contesti (scuola, lavoro, casa…) • Intensità: maggiore rispetto alla media per età e per QI • Esclusione: i sintomi non devono caratterizzare in modo esclusivo altre malattie mentali INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO ADHD: è facile l’inquadramento diagnostico? n Nonostante la definizione del disturbo mediante DSM IV e ICD 10 gli aspetti diagnostici continuano ad essere controversi n La “Consensus Conference” sullo Sviluppo promossa nel 1998 dal N.I.H. concluse che “le diverse e contrastanti opinioni sull’ADHD hanno prodotto confusione nelle famiglie, negli operatori socio-sanitari, negli educatori e nei programmatori della sanità”. I principali punti controversi riguardano l’effettiva esistenza del disturbo, come esso possa essere diagnosticato con certezza e quali trattamenti siano più efficaci (National Institutes of Health, 2000) n L’inquadramento diagnostico è reso difficile dalla sovrapposizione di sintomi (comorbidità o diagnosi differenziale?) L’ADHD è da considerarsi un DISTURBO dal momento che crea: ü grave deficit o mancanza di adattamento ü danno all’individuo: compromissione delle principali attività che vengono normalmente compiute in ciascuna età: n funzionamento in famiglia, nel gruppo dei coetanei, nel gruppo sociale più esteso (comunità) n istruzione (pedagogia) n sviluppo dell’autosufficienza n lavoro n formazione di legami stabili di coppia (matrimonio) n educazione dei figli n reciprocità/scambio sociale Due possono essere gli approcci di fronte ai sintomi dell’ADHD: CATEGORIALE E DIMENSIONALE L’approccio categoriale non prende in considerazione gli aspetti patogenetici del disturbo, quello dimensionale sì. Questo ha ricadute significative non solo su una corretta diagnosi, ma anche su un corretto approccio terapeutico: Bambino con significativo evento stressante in epoca precoce, con sintomi ADHD, senza evidenti sintomi di ansia o depressione EQUIVALENTE ANSIOSO-DEPRESSIVO ADHD Approccio medico Scelta della terapia STIMOLANTE ANTIDEPRESSIVO DIAGNOSI RACCOLTA DEI DATI ANAMNESTICI: 1. segni positivi per il disturbo 2. criteri di esclusione (diagnosi differenziale) 3. gravità (quanto il disturbo interferisce nel funzionamento mentale e psicosociale del bambino e sul suo successivo sviluppo) 4. disturbi associati (depressione, disturbo della condotta, disturbo dell’apprendimento, ecc…) 5. storia familiare 6. informazioni da fonti multiple (genitori, insegnanti, educatori) eventualmente con interviste semi-strutturate e/o questionari standardizzati OSSERVAZIONE DIRETTA: 1. comportamento in contesti diversi 2. esame neurologico: compromissione nella coordinazione, “segni minori” 3. eventuali esami strumentali 4. Test neuropsicologici ü QI ü Attenzione ü Memoria ü Apprendimenti ü FE 1. Intervista clinica ai genitori e al bambino (K-SADS) 2. Questionari/interviste semi-strutturate ai genitori ed insegnanti: • SNAP-IV • Scale di Conners • CBCL (1½-5 e 4-18 anni) Non esistono test diagnostici specifici per l’ADHD: i test neuropsicologici e le scale di valutazione sono utili per misurare la severità del disturbo e seguirne nel tempo l’andamento. Sono spesso importanti per individuare eventuali patologie associate (comorbidità) e per studiare i meccanismi neuro-biologici che ne sono alla base. Stadi di sviluppo dell’ADHD I comportamenti sono da mettersi in relazione all’età del bambino e al livello di sviluppo raggiunto: ETÀ PRESCOLARE ADOLESCENZA da moderato a severo § nelle femmine: eccessiva socievolezza, logorrea § irrequietezza fisica § incline a incorrere in incidenti § primo nelle file § verbale IPERATTIVITÀ § IMPULSIVITÀ § DISTRAIBILITÀ § comportamenti inadeguati § incapacità a stare fermi § nelle decisioni § dichiarazioni senza giudizio § osservazioni avventate § deterioramento in sc. medie § disorganizzato Possibili evoluzioni dell’ADHD in adolescenza: 35%: superamento dei sintomi, prestazioni scolastiche talvolta inferiori ai controlli. 65%: permanenza della sindrome con: • 45%: attenuazione dell’iperattività, crescente compromissione emotiva (depressivo-ansiosa) e sociale • 20%: significativi disturbi comportamentali di adattamento sociale Caratteristiche cliniche: • disturbo dell’attenzione: l’inattenzione tende a persistere come difficoltà di organizzazione della vita quotidiana (programmazione); è difficilmente trattabile (Biederman et al, 2001) • iperattività: sensazione soggettiva di instabilità • impulsività: prevalentemente verbale, nel prendere decisioni, nel fare dichiarazioni senza giudizio e osservazioni avventate • instabilità scolastica, lavorativa, relazionale • condotte pericolose • disturbi depressivo-ansiosi e nell’età adulta: ü Difficoltà di organizzazione nel lavoro e nella vita quotidiana (strategie) ü Intolleranza di vita sedentaria e sensazione soggettiva di tensione ü Condotte rischiose (sport, abitudini…) ü Rischio di marginalità sociale ü Bassa autostima ü Instabilità scolastica, lavorativa, relazionale ü Tendenza all’isolamento sociale ü Vulnerabilità psicopatologica BAMBINI ADHD Pochi amici 50-70% Abbandono scolastico 32-40% Raramente completano gli studi 5-10% ADOLESCENTI ADHD Tabacco o droghe vietate 40-50% Gravidanze precoci 40% Malattie sessualmente trasmesse 16% incidenti d’auto 50% Depressione 20-30% Disturbi della personalità 18-25% ADULTI ADHD Scarso rendimento nel lavoro 70-80% I comportamenti più comuni in classe: ü comportamento oppositivo-provocatorio ü crisi di collera e comportamento aggressivo ü frequenti litigi con i compagni/insegnanti e reazioni esagerate in risposta ad aggressioni fisiche e verbali ü difficoltà di autocontrollo e incapacità nel rispettare le regole ü carente disposizione alla collaborazione ed all’impegno ü tendenza a porsi in situazioni di rischio ü difficoltà di adattamento sociale ü inadeguata ricerca del contatto fisico con i coetanei ü scarsa sensibilità nei confronti dei pari con tendenza a deridere e danneggiare il materiale ü mancanza di autonomia ü difficoltà nell’apprendimento ü scarso rendimento scolastico: inferiore alle proprie potenzialità cognitive Lo scarso rendimento scolastico associato ad ADHD dipende dalla presenza di: • Disturbo attentivo • Disturbo nella memoria sequenziale • Stile cognitivo impulsivo • Deficit di controllo delle risorse cognitive • Effetto sul piano emotivo-comportamentale Conseguenze accademiche • Bocciatura à 25-45% vs 13% • Assegnazione a classi speciali à 25-50% • Sospensione da scuola à 40-60% vs 19% • Tasso di espulsione à 10-18% vs 6% • Tasso di abbandono scolastico à 30-40% vs 0 • Grado scolastico raggiunto à 69% vs 50% • Numero all’università à 22% vs 77% • Numero completano l’università à 5% vs 35% Studio Maiwaukee sugli Esiti dei Giovani Adulti - MKE COMORBIDITÀ ADHD + DSA: 24-70% Lettura 21% Ortografia 26% Scrittura 60% Dist.d’Ansia (10-40%) Dist.Depressivo (15-75%) Dist. Oppositivo Provocatorio (40-60%) Dist.Condotta (20-56%) Dist.da Tics (10-30%) Matematica 28% Diagnosi differenziale “psicopatologica” I sintomi dell’ADHD, se considerati di per sé, non sono specifici della sindrome, ma possono essere individuati in diversi altri disturbi psichiatrici, che entrano in diagnosi differenziale (oltre che in comorbidità). • Disturbi Dirompenti del Comportamento: Disturbo oppositivo-provocatorio Disturbo della condotta • Disturbi dell’Umore: Depressione Disturbo bipolare • Disturbi d’ansia (disturbo d’ansia generalizzata) • Disturbo ossessivo-compulsivo (+/- S. di Tourette) • Disturbi Generalizzati dello Sviluppo • Disturbi della personalità Disturbo Dirompente del Comportamento: Il disturbo oppositivo provocatorio è caratterizzato da un comportamento provocatorio, negativista ed ostile. Criteri DSM-IV: • spesso va in collera • spesso litiga con gli adulti • spesso sfida o non rispetta le regole degli adulti • spesso irrita deliberatamente le persone • spesso accusa gli altri per i propri errori • spesso è suscettibili o è irritato dagli altri • spesso è arrabbiato o rancoroso • spesso è dispettoso o vendicativo Almeno 4 dei sintomi precedenti sono presenti per almeno 6 mesi e determinano una alterazione del funzionamento sociale, scolastico, lavorativo. Il disturbo della condotta è caratterizzato da una tendenza stabile alla violazione delle regole e dei diritti altrui: • aggressione a persone o animali (minacce, scontri fisici, uso di armi, crudeltà fisica su persone o animali, coercizioni sessuali) • distruzione di proprietà (appiccare il fuoco, o distruggere proprietà in altro modo) • frode o furto (entrare in un edificio o in un auto per rubare, mentire per ottenere vantaggi, furto in negozi) • gravi violazioni di regole (fuggire di casa almeno 2 volte, passare la notte fuori di casa prima di 13 anni • contro il volere dei genitori, marinare sistematicamente la scuola) Almeno tre dei criteri precedenti per almeno 6 mesi, con significativa compromissione funzionale. Il disturbo della condotta ad esordio precoce è un fattore di rischio per il disturbo di personalità antisociale Disturbo antisociale di personalità Solo una parte dei DOP evolvono in DC. Circa 1/3 dei soggetti con DC evolvono verso un disturbo antisociale di personalità. DC ad esordio più precoce è quello più negativo sul piano prognostico. L’ADHD è un fattore di rischio per un DC ad esordio più precoce. L’associazione con ADHD aumenta il rischio prognostico negativo di DC. ADHD + DC rappresentano un sottotipo clinicamente e geneticamente specifico. Mediatore prognostico fondamentale: condizioni sociali. Il rischio antisociale dell’ADHD è mediato dal DC, in particolare ad esordio precoce. ADHD DEPRESSIONE iperattività agitazione o rallentamento impulsività scarsa reattività distraibilità (coglie ogni stimolo) scarsa concentrazione labilità emotiva (senso di frustrazione) irritabilità demoralizzazione bassa autostima e anedonia difficoltà ad andare a dormire e risveglio precoce insonnia ADHD + depressione (15-75%): - insorgenza più tardiva - minore compromissione cognitiva - maggiore compromissione sociale, soprattutto nelle forme non trattate - non maggiore rischio suicidario (influenzato invece dalla comorbidità con DC o abuso di sostanze) - non aggravata dall’ADHD pre-esistente, evolve indipendentemente dalla remissione eventuale dell’ADHD DISTURBO BIPOLARE PREPUBERALE • Andamento subcontinuo • Affettività mista o rapidamente oscillante, disforia • Irritabilità, ostilità, aggressività verbale o fisica • Grandiosità (identificazione con personaggi onnipotenti, convinzione di possedere facoltà superiori, intolleranza all’autorità, convinzione di essere al di sopra delle regole o della legge) • Piccoli atti dissociali, vittimizzazione altrui • Impulsività ed iperattività “finalizzata” • Ipersessualità (iperseduttività, esibizionismo, linguaggio ipersessuale, masturbazione) • Logorrea, tono concitato, ideorrea • Disturbo attentivo • Improvvisi momenti di depressione, autosvalutazione, idee di morte, ruminazioni esistenziali DISTURBO BIPOLARE IN ADOLESCENZA • Andamento più spesso episodico • Irritabilità • Accelerazione del pensiero e del linguaggio • Iperattivismo “pleasure-seeking” • Ipersessualità confusa ed a rischio • Riduzione del sonno • Comportamenti a rischio (alta velocità) e dipendenza da sostanze d’abuso • Rischio suicidario • Sintomi psicotici (deliri, allucinazioni, comportamento/pensiero disorganizzato) ADHD MANIA iperattività spesso afinalistica iperattività, agitazione maggiormente finalizzate impulsività povertà di giudizio distraibilità distraibilità labilità emotiva (senso di frustrazione) irritabilità demoralizzazione euforia, grandiosità difficoltà ad andare a dormire e risveglio precoce ridotto bisogno di sonno ADHD iperattività ANSIA Agitazione, sensazione di incapacità di stare fermo, tensione soggettivamente percepita impulsività distraibilità (coglie ogni stimolo) difficoltà nel concentrazione labilità emotiva (senso di frustrazione) irritabilità demoralizzazione persistente preoccupazione, necessità di rassicurazioni difficoltà ad andare a dormire e risveglio precoce insonnia iniziale - Associazione ADHD-ansia nel 25% dei casi (ansia generalizzata, fobie, ansia di separazione, fobia sociale, panico). - Frequenza maggiore in ADHD-In (inattentivo) - Clinica: minore impulsività, minore frequenza di DC, maggiori difficoltà relazionali in adolescenza. - L’associazione ADHD-ansiaha un effetto protettivo sulla evoluzione disadattiva ADHD e disturbo ossessivo-compulsivo Disturbo ossessivo-compulsivo: pensieri, impulsi, immagini ricorrenti, o comportamenti ripetitivi, vissuti come intrusivi (?), che il soggetto tenta di ignorare, eliminare, o neutralizzare per ridurre il disagio. Malattia di Gilles de la Tourette: tic motori multipli e vocali (anche non concomitanti), con significativa interferenza funzionale. • sintomi ADHD presenti in 30% di DOC. • elevata frequenza di disturbo bipolare ad esordio precoce in soggetti con pregresso DOC: possibile confusione con ADHD. riassumendo… ADHD + ODD: • comorbidità più frequente (40-60%) • aumenta il rischio di evoluzione in DC ad esordio precoce (< 10 anni) Antisociale + abuso di sostanze Disturbo ADHD + ANSIA/DEPRESSIONE: • sovrapposizione di sintomi che rende spesso difficile la diagnosi differenziale • sottotipo a < rischio di evoluzione verso il DC • progressiva riduzione dei sintomi ADHD con permanenza e maggiore manifestazione di depressione • per la presenza di impulsività > rischio suicidiario ADHD + DISTURBO DA TIC/DOC: • diagnosi differenziale difficile: spesso un bambino con tics frequenti e complessi può apparire disattento per il tentativo di controllare i moti involontari • utile indagare le 3 patologie in anamnesi familiare ADHD + DISTURBO BIPOLARE: • diagnosi differenziale difficile per sintomi in sovrapposizione: sintomi maniacali discriminanti sono umore espanso/grandioso, fuga delle idee ed ipersessualità • in pz ADHD l’esordio di disturbo bipolare è anticipato di 5 anni • aumentato rischio di evoluzione in Disturbo Antisociale TERAPIA Deve basarsi su un APPROCCIO MULTIMODALE: che riesca a combinare: ü interventi psico-educativi ü Parent-training e Teacher-training ü terapia farmacologica nei casi di ADHD moderato/severo (Metilfenidato-Ritalin; Atomoxetina-Strattera) I genitori, gli insegnanti e lo stesso bambino devono sempre essere coinvolti nella messa a punto di un programma terapeutico, individualizzato sulla base dei sintomi più severi e dei punti di forza identificabili nel singolo bambino. Taylor et al. 1996 - NIMH 1996 - NICE 2000 - AACAP 2002 Consensus International 2002 - SINPIA 2002 – Consensus Italy 2003 – Commissione dei Ministri d’Europa 2003 Multimodal Treatment of Children with ADHD (MTA) (Collaborative Group, Arch Gen Psychiatry, 1999) 579 bambini con ADHD (età: 7-9 anni): ü trattamento psicoeducativo-comportamentale intensivo ü trattamento esclusivamente farmacologico ü intervento combinato farmacologico e psicoeducativo ü trattamento di routine (gruppo di controllo), farmacologico e/o non farmacologico. Dopo 14 mesi tutti i 4 gruppi erano migliorati ü La terapia esclusivamente farmacologica e quella combinata risultavano simili e più efficaci dell’intervento psico-educativo intensivo senza farmaci o del trattamento di routine territoriale ü Il trattamento psico-educativo intensivo risultava di efficacia simile al sottogruppo di bambini cui venivano prescritti i farmaci con modalità di routine presso le strutture territoriali ü Il trattamento psico-educativo risultava moderatamente più efficace nei bambini con ADHD e disturbi d’ansia associati ü Il trattamento psico-educativo incideva meno sui sintomi nucleari, e più nelle relazioni con i coetanei, nella percezione dei genitori, nelle prestazioni scolastiche, e consentiva di utilizzare minori dosi di farmaco. APPROCCIO MULTIMODALE: MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE Il programma di trattamento deve prevedere consigli e supporto per genitori ed insegnanti e può comprendere interventi psicologici specifici. Sebbene la più ampia gamma di possibili interventi sia auspicabile, la mancata disponibilità di interventi psico-educativi intensivi non deve essere causa di ritardo nell’inizio della terapia farmacologica, quando essa sia ritenuta utile e necessaria. Una maniera di concettualizzare il piano di trattamento è quello di considerare i sintomi cardine di inattenzione, impulsività ed iperattività, come gestibili mediante la terapia farmacologica, che si dimostra efficace in circa l’80- 90% dei casi; i disturbi della condotta, di apprendimento e di interazione sociale richiedono invece interventi psicosociali, ambientali e psicoeducativi, centrati sulla famiglia, sulla scuola e sui bambini (Cantwell 1996; Elia et al. 1998; Guevara & Stein (2001). RELAZIONE TRA TRATTAMENTO E GRAVITÀ INTERVENTI EDUCATIVI LIEVE MODERATO GRAVE Struttura Sostegno individuale Sostegno individuale poco efficace Strategie comportamentali Strategie comportamentali Tutoring nella scuola secondaria INTERVENTI A CASA Struttura e coerenza Strategie comportamentali FARMACI Se peggiora nonostante l’intervento educativo Supporti sociali Necessari a scuola e spesso anche a casa Spesso politerapia Obiettivi della terapia: Scopo principale degli interventi terapeutici deve essere quello di migliorare il funzionamento globale del bambino/adolescente. In particolare gli interventi terapeutici devono tendere a: üMigliorare le relazioni interpersonali con genitori/fratelli, insegnanti e coetanei üDiminuire i comportamenti dirompenti ed inadeguati üMigliorare le capacità di apprendimento scolastico (quantità, accuratezza e completezza delle nozioni apprese, efficienza delle metodiche di studio) üAumentare le autonomie e l’autostima üMigliorare l’accettabilità sociale del disturbo e la qualità della vita Interventi psico-educativi: L’approccio psico-educativo è costituito da un varietà di interventi accomunati da: OBIETTIVO: modificare l’ambiente fisico e sociale del bambino al fine di modificarne il comportamento. Tali interventi sono focalizzati a garantire al bambino maggiore struttura, maggiore attenzione e minori distrazioni. STRUMENTI: istruzioni a genitori ed insegnanti su specifiche tecniche di ricompensa per comportamenti desiderati (rinforzo positivo) o di punizione/ perdita di privilegi per il mancato raggiungimento degli obiettivi desiderati. L’applicazione ripetuta di tali premi e punizioni può modificare progressivamente il comportamento. RISULTATI: nel breve termine gli interventi comportamentali possono migliorare le abilità sociali, le capacità di apprendimento e spesso anche i comportamenti disturbanti; Generalmente risultano però meno utili nel ridurre i sintomi cardine dell’ADHD (inattenzione, iperattività o impulsività). TERAPIA FARMACOLOGICA: SISTEMI NEUROTRASMETTITORIALI E FARMACI: DOPAMINERGICO NORADRENERGICO -Metilfenidato -D-amfetamina -Pemolina -Atomoxetina -Desipramina -Clonidina SISTEMI NEUROTRASMETTITORIALI E FARMACI: Parallelamente alla disfunzione dei sistemi dopaminergici, numerose evidenze indicano che anche una disregolazione del sistema noradrenergico possa avere un ruolo importante nella fisiopatologia dell’ADHD. Il sistema noradrenergico modula la funzione di numerose aree cerebrali (corteccia prefrontale, parietale e del cingolo, ippocampo, talamo, caudato e putamen) coinvolte nei meccanismi di vigilanza, allerta ed attenzione. Tale sistema neurotrasmettitoriale è in grado di modulare il mantenimento dell’arousal, l’inibizione delle risposte automatiche e la memoria di lavoro. Numerosi farmaci sono in grado di modulare la funzione noradrenergica: triciclici antidepressivi a struttura aminica secondaria (desimipramina e nortriptilina) agonisti alfa-2 adrenergici (clonidina e guenfacina) agonisti indiretti (bupropion) bloccanti selettivi del reuptake della noradrenalina (atomoxetina) (Arnsten et al 1996,1999; Biederman & Spencer2000;Pliszka et al1996). PSICOSTIMOLANTI (Volkow et al. 1998; Santosh e Taylor 2000;Solanto 1998; Zhuang et al. 2001; Seeman e Madras 1998; Metha et al.2000) Gli psicostimolanti agiscono sui trasportatori per le monoamine. MTH modula la quantità di dopamina (e di noradrenalina), presente nello spazio inter-sinaptico. Il meccanismo neuronale degli stimolanti non è ancora stato completamente chiarito. A seconda delle situazioni e dei modelli sperimentali, tali farmaci sono in grado di: potenziare una trasmissione dopaminergica deficitaria attenuare uno stato di iperattività dopaminergico Cio’ puo’ essere spiegato considerando che basse dosi di metilfenidato o destroamfetamina (>1mg/kg, come quelle usate in clinica) possono aumentare, in condizioni di riposo, le concentrazioni di dopamina inter-sinaptica. Tale aumento comporterebbe una stimolazione degli autorecettori ed una conseguente diminuzione della quantità di dopamina rilasciata nello spazio intersinaptico durante il potenziale d’azione, causando quindi una diminuzione netta della funzione di questo sistema neurotrasmettitoriale Numerosi studi hanno dimostrato che il metilfenidato è in grado di migliorare: inibizione delle risposte memoria di lavoro processi di discriminazione degli stimoli Azioni correlate a: diminuzione flusso ematico corteccia prefrontale dorso-laterale e parietale posteriore. Bambini ADHD: MTH aumenta l’attività metabolica striatale Bambini non-ADHD: MTH diminuisce l’attività metabolica striatale METILFENIDATO-RITALIN ü Ben assorbito per via orale (meglio con alimenti) ü Effetto farmacologico inizia dopo 30-60 minuti ü Picco dopo circa 2 ore ü Durata dell’azione 3-5 ore ü Singola dose completamente eliminata in 12-15 ore ü Necessità di somministrazioni multiple ü Efficacia per sesso: M = F ü Efficacia per età: bambini (> 6 anni) = adolescenti ü Minore efficacia per bambini con ritardo mentale DOSE TEST (in ambiente ospedaliero): somministrazione di 5 o 10 mg con colazione valutare ogni ora la comparsa di effetti indesiderati. valutare efficacia su: - funzioni attentive (test neuropsicologici) - tenuta in attività scolastiche - tenuta in un colloquio - controllo della iperattività valutazione soggettiva del bambino DOSI STIMOLANTI A BREVE AZIONE: Normalmente 10-50 mg/die Dose media giornaliera ~20-35 mg Massima dose giornaliera 60 mg Normalmente 2-3 dosi/die (In pochi casi è sufficiente 1 dose/die) Titolazione attenta, monitoraggio costante Controlli almeno mensili, rivalutazione annuale METILFENIDATO: effetti indesiderati ü Diminuzione di appetito ü Perdita di peso ü Insonnia ü Mal di stomaco ü Mal di testa ü Irritabilità ü Dolori addominali ü Ritardo di accrescimento ü Movimenti involontari (tics) ü Idee ossessive ü Allucinazioni ü Variazione del tono d’umore ü Aumento o diminuzione dell’eloquio ü Ansia ü Eccessiva euforia ü Tristezza (disforia) ü Vertigini ü Modificazioni di frequenza cardiaca e pressione arteriosa ATOMOXETINA-STRATTERA - è un bloccante selettivo del reuptake della noradrenalina - mostra una bassa affinità per altri trasportatori neuronali DOSE INIZIALE: 0.5-0.8 mg/Kg/die (prima settimana) DOSE MANTENIMENTO: 1.2 mg/Kg/die DURATA DELL’EFFETTO: 12 ore EFFICACIA CLINICA: dopo 2 sett UNICA SOMMINISTRAZIONE ATOMOXETINA: effetti indesiderati ü Sonnolenza ü Affaticamento ü Aumento di appetito ü Mal di stomaco ü Dolore addominale ü Mal di testa ü Irritabilità ü Vomito ü Modificazioni di frequenza cardiaca e pressione arteriosa Effetti di MTH e atomoxetina sul comportamento e sul funzionamento SINTOMI MTH ATOMOXETINA Comportamentodirompente + + Aggressività + + Ansia +/- + Depressione +/- + Tic +/- + Crisi epilettiche nessun effetto +/- Basso QI nessun effetto sconosciuto disgrafia + sconosciuto r e p e i z a e Gr n o i z n ’l atte