Il corpo umano Leonardo da Vinci, Uomo vitruviano, 1490, penna, inchiostro e pennino su carta, 34,3x 24,5cm, inventario 228, Galleria dell’Accademia, Venezia. 105 LA SIMMETRIA In natura le forme simmetriche sono espressione dell’ordine geometrico su cui si sono formate le strutture sia organiche che inorganiche del mondo che ci circonda. La simmetria che a noi più interessa è la simmetria assiale bilaterale: questa si esprime nel volto umano con un’asse verticale che lo attraversa dividendo naso e bocca in due parti simmetricamente uguali e creando un’equidistanza tra occhi e orecchie. Le linee orizzontali su cui si sviluppano occhi, orecchie, sopracciglia … sono sempre perpendicolari all’asse di simmetria in qualsiasi posizione si trovi il viso. Nel corpo umano l’asse di simmetria si sovrappone idealmente alla colonna vertebrale, creando un’armonia tra gli arti superiori e gli arti inferiori (vedi L’“Uomo vitruviano” della pagina accanto). Questa regolarità ha sempre rappresentato, fin dall’antichità, per il nostro sistema percettivo, un segno di armonia estetica; pertanto è bene approfondirne lo studio. 106 IL CANONE Nell’antichità gli artisti si sono posti il problema della rappresentazione della figura umana e hanno cercato di stabilire delle regole che portassero ad un preciso schema di riproduzione chiamato canone. Lo schema di rappresentazione si basa su una parte del corpo umano che, individuata come modulo o unità di misura, viene moltiplicata in vario modo per ottenere tutte le altre misure. Nell’antico Egitto, ad esempio, sembra si usasse la lunghezza del piede per stabilire un termine di paragone con l’altezza della figura umana. Policleto il Vecchio, scultore greco, nato ad Argo (490-420 ca. a.C.), nel suo trattato “Canone”, sviluppa le sue ricerche di rigoroso equilibrio e proporzione delle forme umane. «A quanto ci narrano […] le antiche fonti, Policleto fu un teorico delle proporzioni ed elaborò in un suo saggio – il Kánon – il sistema di armonici rapporti da lui ideato. Il Doriforo fu appunto da lui scolpito per esemplificare tale sistema che stabiliva un rapporto proporzionale tra l’altezza totale del corpo e le singole parti: un sesto dell’altezza dava la misura del piede, un ottavo la misura della testa, un decimo il viso e la mano, ecc.»¹ Doriforo, copia antica in marmo dall’originale di Policleto il Vecchio del 450 a.C., proveniente dalla Palestra Sannitica di Pompei, Napoli, Museo Archeologico Nazionale. __________________________ ¹ L. Castelfranchi Vegas – E. Cerchiari Necchi, Storia dell’arte, vol.1, Carlo Signorelli Editore, Milano, 1963, p. 80. 107 OSSERVAZIONI SUL CORPO UMANO Nel Rinascimento gli artisti riscoprono i valori estetici degli antichi; in particolar modo Leonardo da Vinci riprende il canone di Policleto il Vecchio. L’”Uomo vitruviano” disegnato da Leonardo si trova inserito in un quadrato se ha le braccia aperte orizzontalmente e le gambe chiuse sull’asse di simmetria; in questo caso all’incrocio delle diagonali si trova l’organo genitale. Se invece ha le braccia alzate e le gambe divaricate, l’uomo si trova inserito in un cerchio al centro del quale troviamo l’ombelico. Fig. 120. In questo mio disegno dell’uomo vitruviano ho cercato di schematizzare la costruzione del corpo umano, dando maggiore evidenza ai moduli che sono in rapporto alla dimensione della testa, per dedurne meglio le proporzioni. Le braccia aperte e tese hanno la stessa dimensione dell’altezza del corpo; la mano, fino al polso, 108 è un ottavo e ha quindi la stessa lunghezza della testa; dal ginocchio al piede abbiamo lo spazio di due ottavi, cioè la misura di due teste; il nostro corpo è diviso in due parti uguali e ha nei genitali la parte mediana; … Queste misure non valgono mai in assoluto: infatti molti artisti nei vari secoli hanno considerato più opportuno il rapporto della testa col corpo pari a sette volte e mezzo, considerando, rispetto all’organo genitale, quattro parti sopra e tre e mezzo sotto. Questo disegno, attribuito a Raffaello, ma probabilmente eseguito da Giulio Romano, suo allievo, dimostra come gli artisti del Rinascimento fossero legati al mondo classico e ne rispettassero i canoni, come conferma la suddivisione in ottavi dei corpi rappresentati. Senza toccare il disegno, ho segnato il punto, distante tre ottavi dalla sommità del capo, che corrisponde all’ombelico: nel disegno esso è intuibile dall’andamento della linea di contorno. La gamba sinistra del personaggio in primo piano è in prospettiva, quindi appare più corta, ma sempre divisa in due parti uguali. Ritengo che la riproduzione di questo disegno sia un ottimo esercizio; pertanto ho riproposto questa immagine, a tutta pagina, in fondo al libro. 109 ATTENZIONE AI PARTICOLARI 1° Esercizio: l’occhio In ogni contatto umano gli occhi esercitano una forte attrazione, sottolineata spesso dalla letteratura e dalla poesia per l’impatto emotivo che sono in grado di creare. Anche nelle arti figurative agli occhi è data una particolare attenzione; ricordiamo il famoso e misterioso sguardo della “Gioconda” di Leonardo. Diviene quindi necessario cercare di capire se esiste un modello esecutivo per disegnarli bene. La prima cosa da fare sarà individuare le caratteristiche essenziali dell’occhio. Nel momento in cui iniziamo a tratteggiare le linee di contorno dell’occhio, per istinto, la nostra mano cercherà di mettere sulla carta un vecchio stereotipo della nostra infanzia (fig. 121): questo dovrà essere sostituito da una nuova forma, frutto dell’osservazione (fig. 122). Fig. 121. . Fig. 122. Effettivamente l’occhio può apparire formato da due semicerchi specularmente contrapposti. Questa semplificazione, tuttavia, dovrà essere arricchita da importanti osservazioni: la presenza di un lacrimatoio e il diverso andamento del semicerchio inferiore rispetto a quello superiore. Inoltre, generalmente, l’iride lambisce la linea di contorno della palpebra inferiore e finisce in parte sotto a quella superiore. Prima di iniziare il chiaroscuro, è bene lasciare uno spazio bianco, generalmente tra la pupilla e l’iride, laddove la luce colpisce l’occhio. Fig. 123. 110 La parte superiore dell’occhio porta un’ombra molto decisa dovuta sia alla palpebra che sporge rispetto alla cornea, sia all’effetto della luce che, quasi sempre, giunge dall’alto o di lato. Fig. 124. Un’altra ombra decisa la si trova sulla parte esterna dell’iride e una lieve frastagliatura si ha tra la pupilla e l’iride. Continuando le osservazioni noteremo che la sclerotica non è così bianca come generalmente siamo portati a pensare, poichè, essendo il bulbo oculare sferico, è sottoposta all’influenza dei chiaroscuri. Nell’ultimo disegno si evidenziano altre cose importanti: la luce non si limita a colpire in superficie l’occhio, ma vi penetra e lambisce dalla parte opposta l’iride, lasciando un’impronta di chiaro evidente. Le ciglia della palpebra inferiore non si generano dalla linea di contorno, ma lievemente più in basso definendo, in tal modo, lo spessore della palpebra stessa. Fig. 125. Si ricorda infine che, anche per il disegno dell’occhio, vale la regola di far sparire, dove è possibile, la linea di contorno. Il disegno deve essere eseguito con la matita HB e solo al termine si utilizzerà la B6, marcando con decisione pupilla e parti più scure. Il discorso fatto in precedenza vale per qualsiasi occhio, sia umano che animale, come può essere osservato nel disegno qui a fianco del mio collaboratore Claudio Bruni. Claudio Bruni, Occhi di gatto. 111 2° Esercizio La mano e in particolar modo le dita sono elementi a cui bisogna prestare particolare attenzione. Iniziamo prendendo come base questo mio disegno, ingrandiamo il particolare evidenziato e osserviamo la posizione delle unghie. Fig. 126. Vediamo che l’unghia non è allineata alla falange, ma crea con essa un angolo ottuso poiché ha un’origine sottocutanea. L’ingrandimento è stato sfumato per mostrare il chiaroscuro: se si lascia un lieve spazio bianco attorno all’unghia, si ha la sensazione di un deciso radicamento nell’epidermide. Fig. 127. Nella pagina successiva sono inseriti alcuni disegni di posizioni di mani che si possono prendere come esempio per eseguire su se stessi alcuni esercizi. La matita da usare è sempre la HB. Fig. 128. 112 Per eliminare con maggiore facilità la linea di contorno si può annerire il fondo con la matita 6B, vedi ombreggiatura sfumata pag. 64. Fig. 129. Fig. 130. Fig. 131. Fig. 132. 113 PROSPETTIVA DELLA NOSTRA GAMBA Per svolgere questo esercizio abbiamo la necessità di procurarci una matita acquarellabile nera oltre alla solita HB. Utilizzeremo, come soggetti, la nostra gamba e il nostro piede destro per i destrorsi e gamba e piede sinistro per i mancini. Questa esperienza riserverà alcune sorprese interessanti. Prima di iniziare il disegno con la matita acquarellabile sulla finestra prospettica, procuriamoci un foglio da disegno che appoggeremo su un supporto rigido, ed eseguiamo a mano libera uno schizzo della nostra gamba con piede, come riportato nel disegno. Fig. 133. 114 Eseguito lo schizzo lo riponiamo lontano dalla nostra vista. A questo punto possiamo prepararci all’esecuzione dell’esercizio con la finestra prospettica. Reggiamo la finestra con la mano libera cercando un punto d’appoggio, in modo da dare una certa stabilità al nostro quadro prospettico. Trovata la posizione giusta, sistemiamo vicino alla finestra il contenitore dell’acqua e chiudiamo un occhio per evitare la visione binoculare, che, in questo caso, data la vicinanza dell’occhio all’oggetto, ci creerebbe solo problemi. Teniamo la testa in posizione fissa a distanza costante ed iniziamo a disegnare. Fatto l’abbozzo, completo di tutte le linee principali, sospendiamo il disegno. Smontiamo la finestra prospettica per riportare le linee della quadrettatura con esattezza su un altro foglio da disegno ed iniziamo il trasferimento dell’immagine. Fig. 134. Il completamento del disegno in tutti i suoi particolari sarà fatto osservando con attenzione la gamba e il piede: per portare il chiaroscuro nell’immagine e dare tridimensionalità al disegno, utilizzeremo le tecniche apprese e ampiamente descritte in precedenza. Completata l’immagine, ci rendiamo conto di trovarci davanti un disegno che, anche se non perfetto, si presenta in modo decisamente prospettico. Ora andiamo a riprendere il nostro primo abbozzo fatto a mano libera e confrontiamolo con il secondo disegno. Quasi certamente troveremo un’immagine assai diversa: il ginocchio in prospettiva apparirà molto più voluminoso e il piede più piccolo della sua rappresentazione nell’abbozzo. Questo errore prospettico viene commesso da tutti i principianti; quindi niente paura ma maggiore attenzione ai rapporti di grandezza. Qui di seguito riporto coppie di abbozzo più disegno eseguite da alcuni allievi. . 115 Nella prima coppia si può osservare un fatto particolare abbastanza raro. L’allieva mi ha confermato di avere eseguito sia l’abbozzo che il disegno da un unico punto di vista, ma non riusciva a capacitarsi del risultato. Davanti a questi fatti ci si domanda se cogliamo ciò che vediamo o vediamo ciò che vogliamo. 116 117 Si sa che non siamo tutti uguali fisicamente, quindi, di volta in volta, i rapporti di grandezza dei nostri canoni andranno adattati alle esigenze. L’adozione di questo o di quel canone spesso non genera cambiamenti apprezzabili nell’opera che pensiamo di realizzare; pertanto possiamo assumere quello che ci sembra più appropriato o più pratico. Dopo lungo esercizio si potrà poi trovare un canone ideale per noi stessi come Boldini l’ha trovato per sé; ma per giungere a questo dovremo essere supportati dalla creatività. Giovanni Boldini, Miss Bell, 1903, Genova, Galleria d’Arte Moderna. 118