Domus Salutis U.O. Cardiologia Riabilitativa Riabilitazione del paziente cardiopatico anziano: cura o terapia ? A.Mazzoletti S.Angelo Lodigiano, 25 Maggio 2012 Previsioni demografiche ISTAT 2005-2050 ANNO % O-14 % 15-64 % 65+ % 85+ • 1990 16,8 68,5 14,7 1,2 • 2005 14,2 66,4 19,5 2,0 • 2010 14,0 65,5 20,5 2,8 • 2020 13,2 63,7 23,2 3,9 • 2030 12,2 60,8 27,0 4,7 • 2040 12,4 55,6 32,0 5,8 • 2050 12,7 53,7 33,6 7,8 OBIETTIVI DIFFERENTI • Giovane: restitutio ad integrum • Anziano: restitutio ADL e IADL Per questo tipo di malato il vero grande risultato è il piccolo guadagno averlo capito è stata una conquista almeno pari a quella del trapianto cardiaco Kane RL Loading for physical therapy outcomes .Phys Ther 1994; 74: 425-9 DEFINIZIONE DI RIABILITAZIONE CARDIOVASCOLARE (RCV): "somma degli interventi richiesti per garantire le migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali in modo che i pazienti con cardiopatia cronica o post-acuta possano conservare o riprendere il proprio ruolo nella società riconquistando lo stato di salute migliore possibile ". OBIETTIVI DELLA RIABILITAZIONE CARDIOVASCOLARE: ridurre i sintomi legati alla malattia, migliorare la capacità funzionale, ridurre la disabilità, favorire il reinserimento lavorativo, in altri termini migliorare la qualità di vita, ma anche definire e ridurre il rischio di nuovi eventi cardiovascolari Indicazioni alla Riabilitazione Cardiologica Cardiopatia ischemica: post-IMA post-by pass ao-co post-PTCA stabile Chirurgia valvolare Scompenso cardiaco cronico Trapianto di cuore o cuore/polmone Post-intervento per cardiopatie congenite A.O. cronica periferica Portatori di PM o di defibrillatori Controindicazioni alla RCV (training fisico) Angina instabile Scompenso cardiaco cronico in fase di instabilità clinica Aritmie ventricolari severe Ipertensione polmonare (PAP >60 mmHg) Ipert. Arteriosa non controllata da farmaci Versamento pericardico di media-grande entità Recente TVP con o senza embolia polmonare Miocardiopatia ostruttiva severa Stenosi aortica serrata o sintomatica Patologie associate evolutive limitanti il training Infiammazioni o infezioni in atto Gli effetti favorevoli della Riabilitazione Cardiologica e della Prevenzione comprendono: •Riduzione della mortalità, e soprattutto di morte improvvisa nel primo anno dopo infarto miocardico •Miglioramento della tolleranza allo sforzo, dei sintomi di angina e di scompenso •Miglioramento del profilo di rischio cardiovascolare •Migliore qualità di vita •Più frequente ritorno al lavoro •Maggiore autonomia funzionale con riduzione della dipendenza e disabilità. LE EVIDENZE SCIENTIFICHE PER LO SVILUPPO DELLA RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA La Commissione per le Linee Guida ha esaminato le principali revisioni della letteratura scientifica esistenti sull’argomento ed i più recenti studi randomizzati. Seguendo il metodo adottato nelle più autorevoli Linee Guida, è stata fatta una Classificazione delle evidenze scientifiche che supportano le raccomandazioni: •Evidenza di tipo A: evidenza supportata da studi controllati (randomizzati e non) ben disegnati e ben condotti, e con consistente significatività statistica dei risultati. •Evidenza di tipo B: evidenza scientifica supportata da studi osservazionali o da studi controllati ma con risultati di minore consistenza. •Evidenza di tipo C: non sono disponibili studi validi o i risultati non sono consistenti. Le raccomandazioni nelle Linee Guida sono supportate da opinioni di esperti. I benefici della Riabilitazione Cardiologica •Miglioramento della tolleranza allo sforzo •Riduzione dei sintomi •Miglioramento del profilo di rischio cardiovascolare e dello stile di vita •Maggiore grado di benessere psico-sociale e riduzione dello stress •Riduzione della mortalità Miglioramento della tolleranza allo sforzo Il training fisico migliora la capacità funzionale in modo significativo in tutte le categorie di pazienti (maschi, femmine, anziani, con disfunzione ventricolare e con scompenso cardiaco) senza indurre significative complicazioni cardiovascolari. Un programma di training fisico, prescritto e condotto in modo appropriato, è raccomandato come componente integrale dell’intervento riabilitativo soprattutto in pazienti con ridotta tolleranza allo sforzo. L’abitudine all’esercizio fisico regolare deve essere sostenuta e rinforzata per mantenere i benefici ottenuti. Evidenza scientifica di tipo A. Miglioramento dei sintomi Il training fisico riduce il sintomo di angina in pazienti con cardiopatia ischemica ed i sintomi di scompenso in pazienti con disfunzione ventricolare. Le evidenze strumentali con ECG e tecniche nucleari del miglioramento dell’ischemia e del quadro perfusorio dopo riabilitazione, danno supporto oggettivo al miglioramento dei sintomi in coronaropatici. Inoltre, in pazienti con scompenso cardiaco cronico il training fisico permette, insieme al miglioramento della capacità funzionale, di ridurre i sintomi di dispnea ed astenia, in modo addizionale rispetto a quanto è possibile ottenere con la ottimizzazione della terapia farmacologica. Evidenza scientifica di tipo A Miglioramento del profilo di rischio Un programma riabilitativo globale, che includa l’esercizio fisico, un intervento psico-sociale ed educazionale e la ottimizzazione dei trattamenti farmacologici raccomandati come parte integrante di un approccio multifattoriale, permette di controllare in modo adeguato il profilo lipidico e metabolico, l’ipertensione, il sovrappeso, la sedentarietà e l’abitudine al fumo. Il training fisico, pur avendo un effetto protettivo, da solo non sembra incidere in modo significativo sul profilo di rischio cardiovascolare. Evidenza scientifica di tipo B. Miglioramento dello stato psico-sociale L’intervento riabilitativo favorisce il controllo della labilità emotiva e depressione, attenua il pattern di tipo A, migliora il vissuto di malattia, riduce l’ansia sociale, favorisce il ritorno al lavoro ed in generale migliora le funzioni psico-sociali con evidente beneficio in termini di qualità della vita. Evidenza scientifica di tipo B. Riduzione della mortalità L’effetto favorevole della riabilitazione sulla sopravvivenza non può essere attribuito soltanto al training fisico perché in molti studi è stato utilizzato un intervento multifattoriale di controllo del profilo di rischio. Le meta-analisi degli studi controllati e randomizzati in pazienti dopo infarto miocardico evidenziano una riduzione di mortalità di circa il 25% a 3 anni di follow-up. Tale riduzione si avvicina a quella ottenuta in pazienti infartuati con i beta-bloccanti o in pazienti con disfunzione ventricolare con gli Ace-inibitori. La riduzione di mortalità era pari al 26% in studi randomizzati con intervento multifattoriale e del 15% in studi che comprendevano solo l’esercizio fisico. Evidenza scientifica di tipo B. Sicurezza La sicurezza del training fisico è ben documentata. Nessuno degli studi randomizzati che hanno coinvolto oltre 4.500 pazienti, ha riportato un aumento di morbilità (reinfarto) o mortalità in pazienti sottoposti a riabilitazione rispetto ai controlli. La frequenza di infarto e di complicazioni cardiovascolari durante training fisico è estremamente bassa (1 infarto miocardico non fatale per 250.000 ore/paziente e 1 morte cardiaca per 790.000 ore/paziente). Evidenza scientifica di tipo A. Componenti della Riabilitazione Cardiologica 1. Assistenza clinica, stratificazione del rischio e corretta impostazione terapeutica 2. Training fisico e prescrizione di programmi di attività fisica 3. Educazione sanitaria specifica rivolta alla correzione dei fattori di rischio 4. Valutazione psicosociale e occupazionale con interventi specifici 5. Controlli clinico-strumentali individualizzati e supporto per il mantenimento di un adeguato stile di vita ed un’efficace prevenzione secondaria Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana N° 124 del 30 Maggio 1998 Nell’ambito della programmazione regionale saranno previste Unità di Riabilitazione intensiva ad orientamento specialistico, che per la loro peculiarità necessitano di una specifica organizzazione. In particolare saranno previste nell’ambito della riabilitazione intensiva ospedaliera unità operative dedicate per la riabilitazione cardiologica e la riabilitazione respiratoria RIABILITAZIONE INTENSIVA E INTERMEDIA DALLA VALUTAZIONE ALL'IMPOSTAZIONE DELL'INTERVENTO RIABILITATIVO Pazienti: 1. con Cardiopatia ischemica (Infarto del miocardio) 2. sottoposti a Chirurgia cardiaca 3. con Scompenso cardiaco cronico 4. sottoposti a Trapianto cardiaco. Cardiopatia ischemica 1 - La stabilizzazione clinica Controllo delle complicanze residue, Ottimizzazione della terapia e miglioraramento dell'aderenza alle prescrizioni farmacologiche. 2 - La stratificazione prognostica della cardiopatia ischemica nota. Essa deve comprendere: •l’individuazione di fattori correlati con l’attuale condizione del paziente predittivi di possibili eventi cardiaci, •l’individuazione del rischio di progressione della malattia di base (aterosclerosi), •il rischio di deterioramento della qualità di vita. Infarto miocardico Gli elementi fisiopatologici che determinano la stratificazione del rischio e quindi la prognosi sono: l’ischemia residua, la funzione residua del ventricolo sinistro, l’instabilità elettrica, l’età: questi elementi consentono di classificare i pazienti in sottogruppi a basso, medio, ed ad alto rischio, secondo criteri diversi cosi sintetizzati: Basso Rischio: (Presenza contemporanea) Evoluzione clinica predimissione non complicata (assenza di ricorrenza ischemica, di insufficienza cardiaca), Buona capacità lavorativa (> 6 METs), Frazione d’eiezione del ventricolo sinistro > 45%, Assenza di aritmie (< 10 BEV/h ), Assenza di ischemia miocardica a riposo e durante sforzo. Rischio Medio: (sufficiente un criterio) Ischemia miocardica a soglia media (5-6 METs), Frazione d’eiezione del ventricolo sinistro 30%-45%, Aritmie ventricolari poco severe (> 10 BEV/h. o TV non sostenuta), Fibrillazione atriale persistente, Ridotta capacità lavorativa < 5 METs. Rischio Alto: (sufficiente un criterio) Evoluzione clinica predimissione complicata (Killip > II, ricorrenza d’ischemia, aritmie severe dopo 48 ore dall’esordio), Frazione d’eiezione del ventricolo sinistro < 30%, Frazione d’eiezione del ventricolo sinistro 30%45% con bassa tolleranza allo sforzo, Ischemia a bassa soglia di induzione (< 5 METs), Aritmie ventricolari severe a riposo e/o durante sforzo, Non eseguibilità del test ergometrico per cause cardiache; l’età rappresenta un rischio aggiuntivo indipendente, con incremento esponenziale a partire da 65 anni. 3 - Valutazione del rischio di progressione della malattia coronarica Fattori di rischio modificabili di malattia coronarica: •Dislipidemia •Ipertensione arteriosa •Fumo di sigaretta •Diabete •Obesità •Iperfibrinogenemia •Iperomocisteinemia (?). Fattori psicologici e comportamentali Le più importanti variabili psicologiche indicative di rischio coronarico sono: •il pattern comportamentale di tipo A; •un gruppo di variabili composto da competitività, guida rabbiosa ed aggressività; •ira ed ostilità; •depressione ed ansietà. 4 - Valutazione del rischio di cattiva qualità di vita Il possibile deterioramento della qualità di vita è la risultante di numerose componenti ciascuna delle quali può avere un ruolo rilevante: la percezione soggettiva della gravità della malattia, spesso non necessariamente correlata con il grado di compromissione funzionale l’atteggiamento psicologico del paziente la possibilità reale di riprendere l’attività lavorativa o più generalmente le attività sociali e ricreative consuete. Il rischio di cattiva qualità di vita dev’essere valutato in tutte le sue componenti, ma soprattutto attraverso la Valutazione della capacità fisica la massima capacità aerobica: definita dal livello in cui il consumo di ossigeno (VO2 ) è massimo la resistenza. La soglia anaerobica durante test incrementali è generalmente usata per indicare il limite più alto di carico lavorativo che può essere sopportato durante un esercizio fisico prolungato. la percezione individuale dello sforzo. A tale scopo tutti i pazienti devono essere sottoposti a test ergometrico incrementale limitato dai sintomi con quantizzazione secondo scale di riferimento (ad esempio scala di Borg) della percezione soggettiva della fatica, dispnea, angina o altri sintomi limitanti. La durata dell'esercizio e il wattaggio raggiunto sono in genere sufficienti per indicare la capacità funzionale che tuttavia dovrebbe essere espressa in modo più preciso in termini di ml di O2/kg/min o in METS (un MET corrisponde al consumo di ossigeno a riposo e approssimativamente a 3.5 ml di O2/kg/min) utilizzando apposite tabelle di equivalenza dell'intensità di esercizio tra differenti protocolli. La valutazione della capacità funzionale mediante la determinazione diretta del VO2 è comunque raccomandata in pazienti che dopo l'episodio acuto presentino disfunzione ventricolare e segni clinici di scompenso cardiaco. Valutazione psicologica Oltre al colloquio, sono a disposizione test, scale e questionari orientati allo screening, all'inquadramento di personalità del paziente, all'approfondimento del caso clinico, allo studio di specifiche sindromi o comportamenti e all'analisi della variabilità di taluni pattern comportamentali. Valutazione occupazionale (orientata al lavoro e alle attività del tempo libero): •informazioni riguardanti il tipo di lavoro, •le richieste energetiche, •lo stress psicologico, •l'organizzazione del lavoro, •turni, •la sicurezza ed i rischi connessi alla specifica attività, •valutazione dell'ambiente lavorativo rivolta al rischio di esposizione a sostanze tossiche, rumore, vibrazioni e condizioni micro-climatiche, Per molti pazienti la decisione di ripresa dell'attività lavorativa può essere dedotta dai risultati di un test ergometrico massimale eseguito in terapia farmacologica ottimizzata. Paziente post-chirurgico Contrastare le frequenti complicazioni precoci e tardive legate all'intervento stesso. Le più importanti sono: •Presenza di versamento pericardico (riscontrabile in oltre il 50% dei pazienti operati), più frequentemente di natura emorragica. Rara evoluzione verso il tamponamento cardiaco (0.11.3% dei casi). •Complicazioni di tipo respiratorio: versamenti pleurici, fatica dei muscoli respiratori, paralisi diaframmatica, focolai broncopneumonici o di embolie polmonari, compromissione della meccanica respiratoria da cattivo consolidamento della sternotomia. Disturbi neurologici e neuropsicologici probabilmente derivanti da sofferenza cerebrale verificatesi durante l'intervento e a microembolie. La loro incidenza nelle diverse casistiche arriva anche al 60% dei pazienti operati; Altri problemi di più scarsa rilevanza clinica: l'anemia, problemi di cattiva cicatrizzazione, infezione o edema agli arti inferiori sede di safenectomia, aritmie sopraventricolari parossistiche, la frequente presenza di tachicardia sinusale; Scorretto posizionamento della valvola e sviluppo di endocardite nei pazienti sottoposti a sostituzione valvolare; In pazienti diabetici, l'intervento porta spesso a squilibri della situazione metabolica; L'epatite virale. Valutazione funzionale e prognostica : come per i pazienti affetti da infarto miocardico; Controllo ecocardiografico di routine a partire dalla prima settimana; Una registrazione dinamica dell'ECG secondo Holter; Un test da sforzo, eseguibile per lo più intorno alla 20a giornata, ha fondamentalmente il fine di completare la valutazione funzionale per poter esprimere un giudizio prognostico a breve termine e dare quindi al paziente più approfonditi consigli sulla ripresa immediata delle sue attività della vita quotidiana. Nei pazienti sottoposti ad interventi di rimodellamento o sostituzione valvolare i principali fini della valutazione sono la determinazione: - della funzionalità della protesi, - della funzione ventricolare ed il suo adattamento alla correzione chirurgica, - della capacità funzionale. Valutazione del rischio di progressione della malattia coronarica Dopo bypass aortocoronarico la valutazione del rischio di progressione della malattia coronarica va effettuata con le stesse modalità già illustrate nel caso di recente infarto miocardico. Valutazione del rischio di cattiva qualità della vita Analoga al postinfartuato. Per quanto riguarda l'educazione sanitaria punti peculiari per i pazienti sottoposti a sostituzione valvolare sono la prevenzione delle endocarditi e un buon uso dei farmaci anticoagulanti. Scompenso cardiaco Caratteristiche organizzative: Assistenza medica di tipo multidisciplinare. Il cardiologo è il responsabile della gestione del paziente, ma dovrà potersi giovare della collaborazione di altri specialisti come: - il nefrologo,,il nutrizionista (circa il 50 % di tali soggetti possono definirsi denutriti),l'infettivologo, lo psicologo ed eventualmente lo psichiatra (specie in caso di pazienti in lista di trapianto) - il cardiochirurgo in funzione della valutazione di possibili interventi alternativi al trapianto (cardiomioplastica, ventricoloplastica, sostituzione valvolare, rivascolarizzazione,) motivata dalla scarsità di donatori. Valutazione funzionale e prognostica dello Scompensato Il primo obiettivo del periodo di riabilitazione intensiva è ottenere la maggiore stabilità possibile della situazione clinica, solo a questo punto potrà essere eseguita una vera e propria valutazione funzionale e prognostica atta a determinare o confermare la necessità di un inserimento in lista di trapianto ed a definire nel dettaglio il futuro programma riabilitativo e terapeutico. GIUDIZIO DI STABILITA’ CLINICA IN PAZIENTI CON SCOMPENSO CARDIACO CRONICO Assenza di sintomi di scompenso a riposo Assenza di peggioramento di tolleranza fisica Assenza di angina Assenza di aritmie ventricolari sintomatiche Esame obiettivo invariato rispetto al precedente controllo Peso corporeo stabile (variazioni inferiori a 3 KG) Pressione sistolica invariata e > 90 mmHg Creatininemia invariata Azotemia invariata Sodiemia > 134 mEq/l Assenza di effetti collaterali da farmaci. FATTORI A SIGNIFICATO PROGNOSTICO NELLO SCOMPENSO CARDIACO CRONICO •Fattori di ordine clinico •Fattori di ordine biochimico: esami ematici. •Fattori di ordine elettrofisiologico •Fattori di ordine funzionale: Classe funzionale NYHA Tolleranza allo sforzo - Consumo di ossigeno massimale •Fattori di ordine emodinamico. Classi funzionali NYHA I Classe: nessuna limitazione: la comune attività fisica non provoca affaticamento, dispnea o palpitazioni. II Classe: lieve limitazione dell’attività fisica: nessun sintomo a riposo. L’attività fisica comune determina affaticamento, dispnea o angina. III Classe: severa limitazione dell’attività fisica: L’attività fisica meno impegnativa di quella comune determina sintomi. IV Classe: impossibilità di svolgere qualsiasi attività fisica senza disturbi; sintomi a riposo. I sintomi sono presenti anche a riposo ed ogni attività fisica, anche banale, li peggiora. Operativamente la Riabilitazione del paziente con scompenso cardiaco ha molteplici obiettivi che si realizzano attraverso i seguenti interventi: - verifica della stabilità clinica nelle 2-4 settimane precedenti - ricerca delle cause di instabilizzazione clinica - ottimizzazione della terapia - valutazione funzionale e prognostica basata su classificazione NYHA e dati strumentali - valutazione delle indicazioni al trapianto cardiaco su dati emodinamici - Intervento nutrizionale - Attività fisica. Per lo scompenso è raccomandabile che il test ergometrico, di tipo più graduale rispetto a quelli più frequentemente impiegati in altre patologie di interesse riabilitativo, venga eseguito con la determinazione dei parametri ventilatori per valutare il consumo massimo di ossigeno e/o la soglia anaerobica Vista la carenza di donatori, in tutti i pazienti va ricercata la possibilità di soluzioni alternative: •rivascolarizzazione miocardica in pazienti con miocardio vitale •ventricoloplastica •cardiomioplastica •sostituzione valvolare •defibrillatore automatico impiantabile in pazienti aritmici •stimolazione a frequenze emodinamicamente più efficaci in pazienti portatori di pace maker •dialisi peritoneale. Educazione sanitaria nello scompenso : •supporto psico comportamentale •educazione alimentare •valutazione occupazionale •verifica dei risultati immediati (in termini di beneficio clinico, aderenza alle prescrizioni terapeutiche farmacologiche e non); - impostazione del follow-up (riabilitazione a lungo termine). Domus Salutis U.O. Cardiologia Riabilitativa L’Attività Fisica A. Mazzoletti DEFINIZIONE DI RIABILITAZIONE CARDIOVASCOLARE (RCV): "somma degli interventi richiesti per garantire le migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali in modo che i pazienti con cardiopatia cronica o post-acuta possano conservare o riprendere il proprio ruolo nella società riconquistando lo stato di salute migliore possibile". Obiettivo dei programmi • Ottimizzazione della terapia e raggiungimento della stabilità clinica. • Stratificazione del rischio. • Programma di esercizio fisico personalizzato • Limitazione degli effetti psicologici e fisiologici della malattia CV •Favorire reinserimento lavorativo/migliorare la qualità di vita Cenni storici • 174a.c Asclepiade prescriveva esercizi per le malattie della circolazione • 1914 Osler:l’elemento più importante ai fini riabilitativi è l’esercizio fisico graduato non in piano, ma in salita. In tal modo il cuore viene esercitato e rinforzato in maniera sistematica • 1957 White: la riabilitazione nel cardiopatico • 1961 Cain: programmi di attività fisica dopo infarto miocardico • 1978 Gruppo Italiano di Valutazione Funzionale e Riabilitazione nel Cardiopatico Approccio •. Personale qualificato • Integrato • Multidisciplinare. • Assistenza continua. PROBLEMATICHE DELL’ANZIANO • Riduzione della massa muscolare e della forza del 2040% rispetto alle decadi più giovani (sarcopenia) • Processi degenerativi osteoartrosici a carico del rachide e delle articolazioni principali/osteoporosi • Alterazioni sensoriali della vista e dell’udito • Disturbi dell’equilibrio/diminuito controllo posturale • Alterazioni dell’innervazione del sistema nervoso centrale e periferico/riduzione dei riflessi e delle afferenze propiocettive/disturbi cognitivi • Aumentato rischio di cadute • Importante presenza di comorbilità L’esercizio fisico = farmaco • • • • Conoscere indicazioni e controindicazioni Meccanismo di azione Interazione ed effetti indesiderati Raggiungimento dose soglia per attivare i meccanismi biologici protettivi L’esercizio fisico:gli effetti • Migliora la capacità funzionale • Migliora lo stato psicosociale,con più frequente ritorno al lavoro • Riduce l’ansia e la depressione legate all’evento acuto • Riduce la mortalità (27% morte x tutte le cause, 31% morte cardiaca,20% end point combinato di morte, reinfarto non fatale, la morbiltà e le riospedalizzazioni • Incrementa la tolleranza allo sforzo • Controllo dei sintomi (riduzione della FC e della PA) rivascolarizzazione), L’esercizio fisico :meccanismo d’azione • Incremento vascolarizzazione muscolo cardiaco, aumento circoli collaterali. • Miglioramento della funzione metabolica (lipidi, carboidrati) • Riduzione delle catecolamine plasmatiche (controllo aritmia e FC) • Miglioramento della emostasi coagulativa. • Potenziamento muscolatura periferica. L’Esercizio fisico:modalità • • • • • Sicuro (1 complicazione grave/67.126 ore/pz) Personalizzato e precoce Continuativo e periodico Attività aerobica a intensità bassa-moderata Coinvolgente grandi gruppi muscolari Prescrizione dell'esercizio Elementi da considerare sec. le caratteristiche del Pz. 1. Età 2. Sesso 3. Classe di rischio 4. Patologie associate 5. Situazione muscolo scheletrica 6. Terapia farmacologica (interferenze con lo sforzo) 7. Risultati del test da sforzo. 8. Abitudini precedenti riguardo l’attività fisica 9. Gradimento dell’attività fisica 10. Comprensione delle modalità esecutive del programma 11. Adesione agli obiettivi prefissati L’esercizio fisico: controindicazioni Angina instabile Scompenso cardiaco cronico in fase di instabilità clinica Aritmie ventricolari severe Ipertensione polmonare (PAP >60 mmHg) Ipert. Arteriosa non controllata da farmaci Versamento pericardico di media-grande entità Recente TVP con o senza embolia polmonare Miocardiopatia ostruttiva severa Stenosi aortica serrata o sintomatica Patologie associate evolutive limitanti il training Infiammazioni o infezioni in atto ATTIVITÀ FISICA Modalità operative: Training fisico autogestito: "home rehabilitation” Programmi controllati: •ricovero in degenza tradizionale, •day-hospital / MAC •in forma ambulatoriale. Programma di Riabilitazione • • • • • • • • Scheda di valutazione funzionale Walking test Esercizi calistenici Cyclette Misurazione della saturazione O2 Misurazione PA Misurazione FC Controllo telemetrico La seduta di training • • • • Fase di riscaldamento (15 min.) Condizionamento aerobico (20-30 min.) Fase di raffreddamento (10 min.) Rilassamento e stretcing (5-10 min.) Frequenza minima: 2 sessioni/sett di 40-60 min. per almeno 8 settimane. Prescrizione dell'esercizio Frequenza Non esiste un unico protocollo, e le differenti modalità che si trovano utilizzate possono dipendere sia da particolari esigenze organizzative del Centro, che da protocolli differenziati sulla base degli obiettivi stabiliti per le diverse categorie di pazienti. Prescrizione dell'esercizio Intensità L'esercizio allenante dovrebbe essere effettuato di poco al di sotto della soglia anaerobica. 1. la percentuale della massima frequenza cardiaca raggiunta 2. la formula di Karvonen Nel primo caso, secondo l’American Heart Association il training viene eseguito mantenendo la frequenza cardiaca tra 50% ed 80% della FCM; nella pratica dei nostri Centri questa percentuale è invece del 70% -85%; se si applica la formula di Karvonen, si deve sottrarre alla massima frequenza raggiunta la frequenza a riposo, moltiplicare il risultato per 50% e 80%, e sommare i due valori ottenuti alla frequenza basale per ottenere il range di allenamento. Prescrizione dell'esercizio Valutazione soggettiva dell'intensità Il metodo più semplice è l'autovalutazione del polso, che deve sempre essere insegnata al paziente affinché possa controllare la propria risposta allo sforzo anche dopo il termine del programma riabilitativo. Molto utilizzata negli Stati Uniti è la scala di percezione della fatica di Borg o la scala di dispnea dell'American College of Sport Medicine. MODALITA' DI VALUTAZIONE DELLA PRESCRIZIONE SOGGETTIVA DELLO SFORZO. SCALA DI BORG (percezione della fatica). 6 7 molto molto leggero 8 9 molto leggero 10 11 leggero 12 13 abbastanza intenso 14 15 intenso 16 17 molto intenso 18 19 molto molto intenso 20 MODALITA' DI VALUTAZIONE DELLA PRESCRIZIONE SOGGETTIVA DELLO SFORZO. SCALA DISPNEA 1 lieve: avvertita dal paziente ma non rilevata dall'osservatore 2 leggera difficoltà: rilevata anche dall'osservatore 3 moderata difficoltà: il paziente è in grado di continuare 4 grave difficoltà: il paziente deve fermarsi Correlazione dei livelli di allenamento con la percezione dello sforzo e la frequenza cardiaca • • • BASSO • • MODERATO • • ALTO • • • • 9 Leggero 10 11 Abb. leggero 12 13 Alquanto pesante 14 15 pesante 16 17 molto pesante 18 19 Molto pesante 50-60% FC max 60-75% FC max 75-85% FC max Prescrizione dell'esercizio Durata Una singola sessione di training ha in media la durata di un'ora, magari suddividendo la sessione in due parti (ad esempio 30' al mattino e 30' al pomeriggio). La durata ottimale non può essere inferiore alle 4 settimane. Progressione In assenza di complicanze durante le sessioni di esercizio e al miglioramento della risposta allo sforzo segue un minore incremento di FC per carico equivalente che consente di incrementare il carico di lavoro fino a riportare la Target Heart Rate nel range prefissato. INDICAZIONI AL MONITORAGGIO ECG DURANTE TRAINING FISICO. American College of Cardiology (1986) •Disfunzione ventricolare sinistra con frazione di eiezione < 30% •Aritmie ventricolari complesse a riposo o indotte dallo sforzo, classe 4 e 5 di Lown •Risposta ipotensiva allo sforzo, con riduzione di PAS > 20 mmHg all'incremento del carico •Infarto complicato da shock cardiogeno o scompenso congestizio in fase acuta •Ischemia miocardica indotta dallo sforzo, con angina per carichi < 5 METs o sottoslivellamento ST > 2 mm •Scarsa tolleranza allo sforzo, con picco di lavoro < 5 METs •Precedente arresto cardiaco •Incapacità fisica o mentale all'autocontrollo della FC CRITERI DI INTERRUZIONE O RIDUZIONE DEL CARICO DI LAVORO NELLA SEDUTA DI TRAINING. •Dolore anginoso •Sottoslivellamento ST >1.5 mm in CM5 •Sopraslivellamento ST > 2 mm (pazienti con infarto anteriore e ­ ST al test ergometrico) •Aritmie ventricolari: comparsa di bigeminismo ventricolare fisso, extrasistoli in coppia, in salve •Aritmie sopraventricolari: comparsa di FA o runs di TPSV •Disturbi della conduzione intraventricolare (comparsa di blocco di branca) o atrioventricolare •Valori di PAS > 220 mmHg e di PAD > 120 mmHg •Valori di FC oltre il limite superiore della THR •Affaticamento •Dispnea •Vertigine Paziente Cardiochirurgico degli anni 2000 • Più anziano • Con aumento di prevalenza di donne in età avanzata • Malattia trivasale • Disfunzione ventricolare sx a decorso complicato • Elevata incidenza di comorbilità: D.M., sequele neurologiche, I.R.C. Degenze in CCh sempre più brevi. Mobilizzazione precoce Intervento cardiochirurgico Modificazioni: • Muscolari: decondizionamento causato dall’allettamento • Posturali: atteggiamenti antalgici • Respiratorie: • riduzione della ventilazione alveolare • irritazione delle vie aeree minor eccitabilità dei centri del respiro e della tosse • Presenza di dolore con riduzione della ventilazione profonda e della tosse • Distensione addominale con alterazione della meccanica respiratoria • possibilità di disfunzioni jatrogene del nervo frenico Ridotta capacità funzionale Scopi della Terapia fisica nel Pz. cardioperato •facilitare la collaborazione/ridurre l’ansia •garantire una adeguata ventilazione polmonare •riespandere le unità alveolari atelettasiche •agevolare la rimozione dell’eccesso di secrezioni a livello delle vie aere •prevenire la trombosi venosa postoperatoria •mobilizzare il cingolo scapolo-omerale e il rachide •prevenire e correggere i difetti di postura •migliorare la tolleranza allo sforzo •Controllare i sintomi (riduzione PA e FC) Esercizi Respiratori • Presa di coscienza dell’atto respiratorio • Educazione a una espirazione rilasciata con riduzione della fatica muscolare • Respirazione diaframmatica • Respirazione costo-basale • Tecnica del soffio (inspirazione nasale e epirazione buccale a labbra socchiuse) • Esercizi respiratori in rilassamento per ampliare la profondità/aumento del flusso espiratorio • Modalità di tossire ed espettorare Esercizi motori (ROM) • • • • • • • • • • Mobilizzazione cervicale Flessione,abduzione, infra e d extrarotazione spalle Flessione gomiti Flessione, abduzione, infra ed extrarotazione anche Flessoestensione plantare, inversione, eversione Correzione vizi posturali(sternotomia e safenectomia) Deambulazione assistita e poi in autonomia Esecuzione scala Esercizi di ginnastica calistenica Cyclette PAZIENTI "AD ALTO RISCHIO" PRECEDENTEMENTE ESCLUSI ED ATTUALMENTE CANDIDATI ALLA RIABILITAZIONE (training) DOPO INFARTO MIOCARDICO. •con dilatazione ventricolare sinistra •con scompenso cardiaco compensato •con ischemia miocardica residua •con aritmie complesse •portatori di pace-maker/defibrillatori •anziani •con politerapia cardioattiva o per patologie associate Pazienti con scompenso cardiaco Il criterio di partecipazione ad un programma di training fisico è la documentazione di stabilità clinica da almeno due-tre mesi e farmacologica da uno. Domus Salutis - Brescia U.O. Cardiologia Riabilitativa Recupero funzionale nel postacuto del paziente con scompenso cardiaco Anna Mazzoletti Le malattie croniche, come lo scompenso cardiaco, sono malattie che gli interventi attuali possono solo “controllare” ma non curare. Poichè tale forma di patologia diventa sempre più comune, il sistema medico attuale non può sopravvivere senza un’alleanza organizzativa con la comunità. R.Bengoa Dipartimento della Sanità e delle Malattie Croniche Ginevra: OMS, 2001 Scompenso cardiaco • 1,5-2% della popolazione nel mondo occidentale • Prevalenza ed incidenza aumentano con l’età in modo esponenziale (Età media del paziente 77 anni) • Patologia cronica (cronically severly ill) ad alto impatto sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita dei pazienti • Elevata mortalità sia nel breve che nel medio periodo (58% intraospedaliera; 15% a 6 mesi dalla dimissione) • Complessi e fragili (anziani con frequenti e pesanti comorbilità) • Elevato bisogno assistenziale con alti costi di assistenza ospedaliera (frequenti ri-ospedalizzazioni, necessità di trattamenti infusivi ospedalieri e di tecnologia avanzata; costo ospedalizzazioni stimato di 600-750 milioni euro/anno) • Necessità di strutture cardiologiche in cui organizzazione clinica, logistica e normativa conducano alla prevenzione e cura delle malattie croniche Scompenso cardiaco • Nel mondo dell’acuto il DRG 127(insufficienza cardiaca e shock) si attesta al SECONDO POSTO dopo il parto vaginale con una degenza media di 9.0 giorni • Nella rete riabilitativa Lombarda il DRG 127 dal 2005 al 2009 è aumentato del 36% andando a coprire circa il 17% di tutti i ricoveri riabilitativi • Alla luce della portata epidemiologica del problema Regione Lombardia il 24.03.2010 ha approvato un Decreto sui “Percorsi e la Continuità Assistenziale nel paziente con scompenso cardiaco cronico” ove vengono identificati gli aspetti operativi prioritari, gli indicatori di struttura e si sollecita l’adozione da parte delle Strutture Ospedaliere di un programma assistenziale che porti beneficio al paziente e riduca i costi. Scompenso cardiaco Nel documento viene ribadita un forte collocazione centrale della Cardiologia Riabilitativa come “setting più idoneo e privilegiato” per completare la cura e il recupero funzionale del paziente con scompenso cardiaco attraverso: • Appropriata gestione da parte di un team multidisciplinare della fase clinico-assistenziale postacuta, delle complicanze e delle comorbilità • Strutturazione di programmi integrati di training fisico • Supporto psicologico • Educazione sanitaria • Prevenzione secondaria Mission della Cardiologia Riabilitativa • Insieme di interventi coordinati e multidisciplinari mirati ad ottimizzare le condizioni fisiche, il benessere psicologico e il recupero sociale del paziente cardiopatico oltre che alla stabilizzazione, al rallentamento e alla regressione dei processi aterosclerotici cosi da ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare (AHA-AACVPR-2005) • È un processo multifattoriale, attivo e dinamico, che ha come ultimo fine quello di favorire la stabilità clinica, di ridurre le disabilità conseguenti a malattia, di favorire un ruolo attivo nella società e, in ultima analisi di ridurre il rischio di successivi eventi cardiovascolari, di migliorare la qualità della vita e di incidere quindi positivamente sulla sopravvivenza (OMS -1993) La riabilitazione cardiovascolare: obiettivi • A BREVE TERMINE: 1. Perseguire la stabilità clinica 2. Limitare le conseguenze fisiologiche e psicologiche della malattia cardiovascolare 3. Migliorare globalmente la capacità funzionale ed incidere così favorevolmente sul grado di autonomia, indipendenza e quindi sulla qualità di vita • A MEDIO LUNGO TERMINE 1. Ridurre il rischio di successivi eventi cardiovascolari 2. Ritardare la progressione del processo aterosclerotico e della cardiopatia sottostante ed il deterioramento clinico 3. Ridurre morbidità e mortalità Linee Giuda Nazionali –PNLG 2005 Operativamente la Riabilitazione del paziente con scompenso cardiaco ha molteplici obiettivi che si realizzano attraverso i seguenti interventi: - verifica della stabilità clinica nelle 2-4 settimane precedenti - ricerca delle cause di instabilizzazione clinica - ottimizzazione della terapia - valutazione funzionale e prognostica basata su classificazione NYHA e dati strumentali - valutazione delle indicazioni al trapianto cardiaco su dati emodinamici - intervento nutrizionale - attività fisica GIUDIZIO DI STABILITA’ CLINICA IN PAZIENTI CON SCOMPENSO CARDIACO CRONICO Assenza di sintomi di scompenso a riposo Assenza di peggioramento di tolleranza fisica Assenza di angina Assenza di aritmie ventricolari sintomatiche Esame obiettivo invariato rispetto al precedente controllo Peso corporeo stabile (variazioni inferiori a 3 KG) Pressione sistolica invariata e > 90 mmHg Creatininemia invariata Azotemia invariata Sodiemia > 134 mEq/l Assenza di effetti collaterali da farmaci Training fisico nello scompenso cardiaco Esercizio fisico nel pz con scompenso cardiaco • Raccomandazioni Il comitato dell’American Heart Association Council on clinical cardiology su esercizio, riabilitazione e prevenzione conclude che l’esercizio fisico sotto controllo medico in pazienti con scompenso cardiaco appare sicuro e determina (nonostante l’eterogeneità dei protocolli impiegati nei vari studi pubbilcati) • un miglioramento della tolleranza allo sforzo (con significativo aumento del VO2 di picco) , • della qualità della vita • aumento della sopravvivenza con riduzione della mortalità e delle riospedalizzazioni Esercizio fisico nel pz con scompenso cardiaco • Nei pazienti con scompenso cardiaco può sempre essere utile eseguire uno o più cicli di riabilitazione psico-motoria presso centri abilitati • La riabilitazione può essere particolarmente indicata dopo il primo episodio di scompenso acuto per un miglior recupero fisico e psicologico • Il Training fisico può anche essere inteso, se eseguito in modo costante e regolare, come parte integrante della terapia. • I costi sono sufficientemente coperti dal risparmio per la ridotta morbidità a medio termine Esercizio fisico nel pz con scompenso cardiaco Sono stati riportati effetti benefici dell’esercizio fisico su: • Struttura muscolare • Risposta fisiologica all’esercizio • Funzione endotelio vascolare periferico • Rilascio di catecolamine e citochine proinfiammatorie • Estrazione di ossigeno in periferia • Miglioramento della risposta autonomica • Queste raccomandazioni servono soprattutto a supportare una maggior diffusione dell’esercizio fisico controllato nei pz scompensati McKelvie R; Heart Fail Rev 2008 ESC Guidelines 2008 Training fisico L’incapacità di effettuare esercizio fisico senza disagio è una caratteristica comune nei pazienti con SC. La ridotta tolleranza allo sforzo genera un circolo vizioso di decondizionamento e peggioramento della funzione cardiocircolatoria: l’inattività favorisce l’atrofia dei muscoli scheletrici, la quale causa riduzione della forza e precoce esauribilità; la disfunzione cardiaca determina stimolazione neurormonale e attivazione del sistema reninaangiotensina-aldosterone, che a loro volta peggiorano il deficit cardiocircolatorio, con iperattività adrenergica e vasocostrizione arteriosa, aumento del postcarico e sovraccarico cardiaco cronico Il training fisico induce una serie di modificazioni funzionali e strutturali a carico di diversi apparati che interrompono tale circolo e si traducono in miglioramenti emodinamici ventilatori e metabolici tali da aumentare la capacità funzionale e da consentire una qualità di vita migliore Ipotesi muscolare Disfunzione ventricolo sinistro Riduzione di flusso ematico periferico Vasocostrizione , attivazione simpatica e inibizione del tono vagale Modificazioni della struttura muscolare, vascolare, dei riflessi muscolari, del tono autonomico Inattività e malnutrizione = Stato catabolico Miopatia scheletrica e respiratoria Decondizionamento fisico con fatica muscolare e dispnea Training fisico Adattamenti centrali Adattamenti periferici • Riduce la progressione della stenosi coronarica • Dilatazione coronarica • Aumento diffusione polmonare • Aumento performance miocardica • Migliora il rilasciamento diastolico • Migliora la contrattilità • Migliora la funzione sistolica globale tramite aumento della vasodilatazione periferica • Dilatazione arteriosa endotelio dipendente • Riduce rilascio di catecolamine e citochine proinfiammatorie • Riduce il rilascio di peptide natriuretico atriale • Miglioramento della risposta autonomica • Aumenta numero fibre tipo 1 • Aumenta enzimi ossidativi • Riduce l’insulino resistenza • Riduce il catabolismo della massa magra Training fisico nello scompenso cardiaco cronico: tempi e modalità di applicazione Training fisico DOCUMENTO CARDIOLOGICO DI CONSENSO DELLA TASK FORCE MULTISOCIETARIA 2007 I programmi di attività fisica sono efficaci se condotti con intensità, durata e modalità adeguate ad ottenere benefici dal punto di vista cardiovascolare e funzionale; sono sicuri se ben definiti i limiti di sicurezza ed i criteri di sorveglianza. Un esercizio, anche se di moderata intensità, ma condotto con regolarità e continuità, è in grado di produrre effetti significativi, se adattato alle condizioni cliniche, agli obiettivi specifici, alle capacità ed alle preferenze dei singoli pazienti. L’intensità ottimale non deve quindi essere basata su valori assoluti, ma riferita alle capacità fisiche e funzionali del soggetto : l’esercizio deve essere prescritto come un farmaco, di cui è necessario conoscere indicazioni, controindicazioni, meccanismi d’azione, effetti indesiderati, ed avere una “dose” ed una “frequenza” soglia per attivare i meccanismi biologici attesi Training fisico Principi da considerare per l’attività fisica intensità frequenza durata modalità Il trattamento riabilitativo Come si presenta il paziente prima della seduta di training? • Stabile • Instabile → per recente episodio di scompenso → per scompenso in atto L’esercizio fisico nello scompenso cardiaco: quale tipo di esercizio, tempi e modalità di applicazione Fase preliminare Selezione dei pazienti : • Verifica delle controindicazioni all’esecuzione di attività fisica, • Definizione della stabilità clinica, • Grado di compromissione funzionale: classe NHYA La riabilitazione cardiovascolare: la valutazione iniziale La valutazione preliminare multidimensionale indaga: • Sulle condizioni cliniche generali, sullo stato funzionale dei diversi organi e apparati, sul grado di decondizionamento fisico, sulle capacità fisico-motorie (forza, flessibilità, coordinazone muscolare), sulla funzione cardiovascolare in condizioni di sforzo, comorbilità e terapia faramacologica associata; • Sullo stato nutrizionale e sulle abitudini alimentari, poiché da problematiche sociali (solitudine, isolamento, modeste condizioni economiche) o mediche (edentulia, iporessia) possono derivare difficoltà ad assumere nutrimenti fondamentali, in particolare quelli proteici, con conseguente malnutrizione calorco-proteica; • Sullo stato emozionale e cognitivo, con eventuale consulenza neuropsichiatrica, sia clinica che mediante test specifici, per affrontare ed impostare un trattamento di ansia, depressione e deficit cognitivi, sulla qualità di vita e disabilità con test validati; • Sul supporto sociale e familiare, per assicurare la miglior adesione possibile ai programmi di riabilitazione; • Sul rischio cardiovascolare con implementazione di un programma di counseling (suggerimenti dietetici e comportamentali), sull’educazione all’autogestione della terapia farmacologica, sulla correzione dei fattori di rischio Vigorito C et al.; Recomandations for cadiovascular rehabilitation in the very elderly 2003 La valutazione iniziale: strumenti utili Performance fisica : • Test ergometrico o ergospirometrico • 6 minute walking test Disabilità: • Barthel Index • IADL/B-ADL • Scala di Tinetti • Scala di Borg Tono dell’umore: • Beck Depression Inventory • Geriatric Depression Scale • CES-D Stato cognitivo: • MMSE Qualità della vita: • SF-36 • Euroquol Stato nutrizionale: • Indice di massa corporea • Mini Nutritioanal assessment Comorbilità: • CIRCS • Charlson Index Training fisico Nel paziente con scompenso cardiaco l’approccio riabilitativo: • E’ comunque sempre più orientato sul paziente che sulla malattia • Ha maggiori interressi per lo sviluppo delle potenzialità residue del paziente • Rivolge maggiori attenzioni a tutte le condizioni che possono influenzare il decorso della malattia nel tempo • E’rivolto al miglioramento della qualità di vita del paziente • Può essere di due tipi: ALLENAMENTO/RIADATTAMENTO Training fisico nel paziente con scompenso cardiaco stabile • Migliora la funzione vascolare periferica, muscolare e metabolica • Migliora la funzione respiratoria e del sistema nervoso autonomo • Questi effetti portano ad un significativo incremento della tolleranza all’esercizio (miglioramento della capacità funzionale con significativo aumento del VO2 di picco) e della qualità della vita • Nessun deterioramento significativo dell’emodinamica centrale • Attenuazione dello sfavorevole rimodellamento del ventricolo sinistro • Aumento della sopravvivenza con riduzione della mortalità e della riospedalizzazione Criteri necessari per iniziare il training • Stabilità emodinamica da almeno tre settimane • Capacità di parlare senza dispnea (frequenza respiratoria < 30 atti/minuto) • Frequenza cardiaca a riposo < 110 bpm • Percezione inferiore a “moderata fatica” durante esercizio (scala di Borg) • Valutazioni funzionali necessarie per misurare abilità/disabilità e limitazioni della vita quotidiana : ad es. la deambulazione, il salire o scendere le scale, la capacità di svolgere attività domestiche, di cura ed igiene personale, di attività ricreative e di hobby L’esercizio fisico nello scompenso cardiaco:quale tipo di esercizio, tempi e modalità di applicazione Fase di impostazione Modalità applicative: • Tipo di attività fisica • Durata delle sessioni di allenamento • Frequenza delle sessioni di allenamento • Intensità dell’attività fisica consigliata e variazioni nel tempo Modalità di valutazione: • Tempi e modalità di osservazione clinica e strumentale • Tempi e modalità di verifica dell’efficacia dell’intervento e quali obiettivi considerare • Criteri clinico-strumentali di esclusione o riammissione al programma di attività fisica L’esercizio fisico nello scompenso cardiaco: quale tipo di esercizio • Frequenza: Non esiste un unico protocollo e le differenti modalità che si trovano utilizzate possono dipendere sia da particolari esigenze organizzative del Centro, che da protocolli differenziati sulla base degli obiettivi stabiliti per le diverse categorie di pazienti Si possono considerare almeno tre sedute settimanali Training fisico nei pazienti stabili allenamento • Intensità: bassa o moderata in assoluta aerobiosi, al di sotto della soglia anaerobica e della comparsa dei sintomi, adattato al diverso livello di capacità fisica di ciascuno • Esercizi dinamici di intensità nota (es. calistenici, treadmil, cyclette) e regolata dalla percezione dello sforzo usando la scala di Borg o attraverso il monitoraggio della FC • Durata sessioni dai 20 ai 40 minuti (anche con interval training) con frequenza di 3-5 volte/settimana per un minimo di otto settimane • Supervisione del training : monitoraggio clinico , PA, FC, ecg, Sat. O2. L’esercizio fisico nello scompenso cardiaco: quale tipo di esercizio La scala di Borg, deve il nome al suo ideatore, il Dr Gunnar Borg che intorno agli anni 50 introdusse per primo il concetto di percezione dello sforzo 6 7molto molto leggero 9 molto leggero 10 11 leggero 12 13 abbastanza leggero 14 15 intenso 16 17 molto intenso 18 19 molto molto intenso 20 Training fisico: modalità CICLOERGOMETRO • Esercitarsi con carichi di lavoro anche molto bassi • Esatta riproducibilità del carico di lavoro prescritto • Controllo continuo della FC, PA, ECG, Sat O2 durante attività fisica • Facilità di esecuzione in ambiente ospedaliero • Buona accettabilità dell’esercizio • Incremento graduale dell’attività fisica adeguato alla risposta del paziente ESERCIZI CALISTENICI • Miglioramento della flessibilità muscoloscheletrica • Miglioramento della coordinazione del movimento • Miglioramento della forza muscolare • Miglioramento della capacità respiratoria • Miglioramento nell’affrontare le attività quotidiane Cyclette • Riscaldamento - Attività lenta per 3-5 minuti Carico da 0 W al carico di allenamento - Allenamento - Attività intensa per 5-10 minuti Carico variabile in base a FC di allenamento, se possibile crescente nella singola seduta - Recupero finale - Attività lenta per 5 minuti Carico decrescente sino a 0 W ESERCIZI CALISTENICI • Ginnastica respiratoria - Finalizzata all’acquisizione di una corretta respirazione Migliora l’ossigenazione muscolare - Fase di riscaldamento - Predispone all’impegno muscolare Innalza con gradualità i parametri fisiologici - Rinforzo muscolare - Finalizzato all’aumento della potenza muscolare Prescrizione dell’esercizio Durata della sessione di training • Bassa capacità funzionale: < 3 METS (peak VO2 < 10 ml/kg/min o 25-40 Watts) • Brevi e ripetute sessioni giornaliere di 5-10 minuti • Moderata capacità funzionale: 3-5 METS (peak VO2 10-17 ml/kg/min o 40-80 Watts) • Una/due sessioni giornaliere di 15 minuti • Conservata capacità funzionale: >5 METS (peak VO2 >17 ml/kg/min o > 80 Watts) • 3-5 sessioni settimanali di 20-30 minuti ciascuna Conduzione della seduta di training • Presentare gli esercizi e descriverne le modalità • Organizzare il tipo di intervento riabilitativo (es: singolo in camera, o in palestra, di gruppo in reparto o in palestra) • Fornire istruzioni chiare per l’esecuzione e il controllo della respirazione • Seguire l’esecuzione e correggere gli errori • Proporre alternative in caso di difficoltà e sec. necessità del paziente • Valutare gli ausili da utilizzare (es: deambulatore, bastone, pep mask, O2 terapia con stroller,ecc.) • Sottolineare i progressi Criteri di interruzione o di modifica del carico allenante • Presenza o accentuazione di dispnea o fatica all’esercizio • Sintomi di scarso adattamento allo sforzo (pallore, confusione, cianosi) • Frequenza cardiaca > 120 b/m’ • Frequenza respiratoria > 40 atti/m’ • Comparsa di III tono o rantoli polmonari • Calo della PA sistolica > 10 mmHg • Aumento delle aritmie. L’approccio al paziente con scompenso cardiaco instabile • • • • Un inquadramento iniziale L’attuazione di una terapia adeguata La sorveglianza della evoluzione della malattia Organizzazione di un programma a medio-lungo termine La valutazione del fisioterapista • I passaggi posturali • La stazione eretta e la deambulazione • La dipendenza fisica • Lo stato clinico generale • La presenza di comorbilità • Il livello di comprensione, di attenzione, di interesse Training fisico: riadattamento • Mira alla desensibilizzazione alla dispnea e alla fatica muscolare attraverso l’esercizio fisico • Il programma deve essere personalizzato • Lo sforzo progressivo deve avvenire in aerobiosi e deve mantenersi sotto la soglia di comparsa della dispnea • L’attività fisica può durare anche solo pochi minuti da ripetere più volte al giorno Attività a letto • • • • Mobilizzazione attiva/passiva Ginnastica respiratoria Ginnastica diaframmatica Passaggi posturali Deambulazione in camera Deambulazione assistita in corridoio Scala Ruolo del fisioterapista Migliorare compliance polmonare Prevenzione miopatia periferica Riduzione sintomi Prevenzione ulcere da decubito Effetto positivo stimolante L’esercizio fisico nello scompenso cardiaco:quale tipo di esercizio, tempi e modalità di applicazione • • • • • Fase di mantenimento Modalità applicative: Definizione del tipo e dell’intensità dell’attività fisica, della durata e della frequenza delle sessioni di allenamento Verifica di ipotesi di attività fisica a maggior contenuto aerobico o contro resistenza Attività fisica controllata in strutture extraospedaliere:palestre, associazioni sportive Attività fisica domiciliare Modalità di valutazione: • Tempi e modalità di osservazione clinica e strumentale • Tempi e modalità di verifica dell’intervento e quali obiettivi considerare • Criteri clinico-strumentali di esclusione o riammissione al programma di attività fisica La spirale del cardiopatico cronico Trattamento Richiesta di nuovi e ulteriori trattamenti Prognosi migliorata soprattutto nei gruppi ad alto rischio Incremento del rischio Rischio più elevato nei pazienti che sopravvivono Progressione della malattia Per concludere….. • Il paziente deve essere incoraggiato ad intraprendere l’attività fisica giornaliera che non induca sintomi, per prevenire il decondizionamento muscolare • L’esercizio fisico è un approccio aggiuntivo per migliorare lo stato clinico • Va raccomandata al paziente una regolare attività fisica Educazione sanitaria nello scompenso cardiaco Studio SHAPE: la percezione del problema L’86% dei cittadini intervistati ha sentito parlare di scompenso cardiaco, ma la gran parte non sa di cosa si tratti: • Solo il 3% è in grado di riconoscere i sintomi dello scompenso, rispetto al 51% di quelli in grado di individuare quelli dell’ictus e al 31% di identificare l’angina Il 34% dei cittadini europei crede che lo scompenso cardiaco sia l’inevitabile conseguenza del processo di invecchiamento Solo il 29% dei cittadini ritiene che lo scompenso sia malattia grave Il 67% dei cittadini europei ritiene erroneamente che AIDS e cancro provochino più morti dello scompenso cardiaco Remme NJ,Eur Heart J 2005; 26: 2413-21 Educazione sanitaria nello scompenso cardiaco •supporto psico comportamentale •educazione alimentare •valutazione occupazionale •verifica dei risultati immediati (in termini di beneficio clinico, aderenza alle prescrizioni terapeutiche farmacologiche e non) •impostazione del follow-up (riabilitazione a lungo termine) Educazione sanitaria E’un aspetto assolutamente essenziale per la terapia dello scompenso. Bisogna assicurarsi, nel corso di più incontri, che per paziente e familiari siano assolutamente chiari: • La natura della sintomatologia • La gravità del quadro clinico ed eventualmente la prognosi a breve-medio termine Deve essere ben spiegata: • L’importanza e la finalità di ciascun farmaco • L’importanza e la finalità dei provvedimenti non farmacologici Educazione sanitaria Il paziente e il suo caregiver deve essere messo nelle condizioni di: • discutere apertamente ogni dubbio o difficoltà • saper riconoscere precocemente il peggioramento • Interagire il più possibile nel prendere le decisioni terapeutiche Deve essere ribadita continuamente la necessità di controlli periodici Somministrazione di opuscoli consegnati dal personale Medico o Infermieristico al paziente o al familiare come aiuto nella comprensione della malattia e su come affrontarla Lettera di dimissione chiara e dettagliata con indicazioni sia per il paziente che per il MMG Valutazione e supporto psicologico nello scompenso cardiaco • Numerose osservazioni hanno evidenziato che la depressione induce una serie di modificazioni biologiche coinvolgenti il sistema cardiocircolatorio, il sistema neuroendocrino e la risposta metabolica individuale. • Il disturbo depressivo, anche sottosoglia, costituisce un fattore di rischio per gli eventi cardio-cerebrovascolari. • E’ noto che la malattia depressiva può facilitare la comparsa di patologia vascolare, con aumento della mortalità vascolare nei pazienti depressi, ma anche come la malattia vascolare possa frequentemente accompagnarsi a una deflessione dell’umore sino all’instaurarsi di un circolo vizioso. Miglioramento dello stato psico-sociale L’intervento riabilitativo favorisce il controllo della labilità emotiva e depressione, attenua il pattern di tipo A, migliora il vissuto di malattia, riduce l’ansia sociale, favorisce il ritorno al lavoro ed in generale migliora le funzioni psico-sociali con evidente beneficio in termini di qualità della vita. (evidenza scientifica di tipo B). Valutazione psicologica Oltre al colloquio, sono a disposizione test, scale e questionari orientati allo screening, all'inquadramento di personalità del paziente, all'approfondimento del caso clinico, allo studio di specifiche sindromi o comportamenti e all'analisi della variabilità di taluni pattern comportamentali. Valutazione del rischio di cattiva qualità di vita Il possibile deterioramento della qualità di vita è la risultante di numerose componenti ciascuna delle quali può avere un ruolo rilevante: la percezione soggettiva della gravità della malattia, spesso non necessariamente correlata con il grado di compromissione funzionale l’atteggiamento psicologico del paziente la possibilità reale di riprendere l’attività lavorativa o più generalmente le attività sociali e ricreative consuete. Le problematiche sociali • Solitudine • Mancanza di parenti • Assistenza infermieristica • Pasto quotidiano • Gestione dell’abitazione • Acquisto di farmaci e di devices • Spesa giornaliera Educazione alimentare • Controllo introito di sale: consiglio di utilizzare meno di 5 g di sale/die. Vanno evitati i cibi conservati sotto sale, i cibi precotti , i surgelati. • Restrizione idrica: max 1- 1,5 l/die, ricordando che frutta e verdura contengono acqua che va considerata nel calcolo idrico. • Limitazione delle bevande alcoliche : possono essere assunte in quantità moderata (20-30 gdi alcool al giorno) • Apporto calorico consigliato in base al peso corporeo • Dieta variabile in base alle co-morbilità • Autocontrollo quotidiano del peso corporeo: autogestione del diuretico o controllo medico in caso di modifiche > o < a due chili in 2-3 giorni La spirale del cardiopatico cronico Trattamento Richiesta di nuovi e ulteriori trattamenti Prognosi migliorata soprattutto nei gruppi ad alto rischio Incremento del rischio Rischio più elevato nei pazienti che sopravvivono Progressione della malattia e dopo la dimissione …..? Scompenso cardiaco: modelli di gestione integrata • Modelli di cura basati sull’ambulatorio dedicato • Modelli cura basati sull’ambulatorio dedicato a prevalente gestione infermieristica • Modelli di gestione infermieristica domiciliare dello scompenso cardiaco con supporto medico • Modelli gestionali con tecniche di telemedicina • Day Service/Day Hospital • Cardiologo Ambulatoriale Cosa dicono le Linee Guida Europee “E’ probabile che il modello più efficace dipenda da circostanze e risorse locali e dal fatto che il modello sia disegnato per specifici sottogruppi di pazienti oppure per l’intera popolazione di pazienti scompensati ”. The Task Force of CHF, Eur. Haert J 2005; 26:1115-40 Tre elementi sono cruciali per il successo di questi programmi: 1. La componente chiave è rappresentata da “nurses” specificatamente addestrate 2. Importanti sono gli sforzi per educare il paziente e il suo entourage su natura della malattia, fattori precipitanti, compliance farmacologica e dieta 3. Deve essere agevole l’accesso a medici specialistici dello scompenso L’Ambulatorio post-dimissione dedicato allo scompenso cardiaco • • • • • • • • • • Gestisce pazienti ad alto rischio e ad alto costo Ottimizzazione della terapia Rinforzo dell’educazione all’autogestione Verifica dell’aderenza alla terapia e delle misure igienicodietetiche Garanzia di supporto psicologico Verifica dei progressi e del raggiungimento degli obiettivi (stabilizzazione, aumento della capacità funzionale, adeguatezza del piano assistenziale) Possibilità di utilizzo della telemedicina Precoce identificazione delle instabilizzazioni Riduzione delle re-ospedalizzazioni Collaborazione con il MMG nelle fasi di stabilità, possibilità di ricovero in posti letto dedicati nelle fasi di instabilità La complementarietà tra le figure mediche Complessità MMG Numerosità Cardiologo Continuità assistenziale nello scompenso cardiaco • Progetto unitario di “care” cioè di prendersi cura e di presa in carico delle persone che deve essere personalizzato, con coinvolgimento non solo del personale Medico (MMG e Specialisti), ma anche di quello non medico (infermieri, fisioterapisti, dietista, psicologo) e a volte anche dei servizi sociali. • Programma incentrato sulla persona con integrazione fra specialisti diversi (multidisciplinary teamwork) • Standardizzazione del processo di cura con interventi di provata efficacia, percorsi condivisi e idonei a migliorare la cura a lungo termine • Appropriatezza dei ricoveri • Soddisfazione di pazienti e medici • Utilizzazione più razionale delle risorse • Assistenza e non solo prestazioni Per concludere: la riabilitazione…… • Indicata nei paziente con episodio di scompenso acuto o con scompenso avanzato • Efficace nel controllo della progressione della malattia e nella riduzione delle reospedalizzazioni • Erogabile durante degenza (2-4 settimane) oppure in regimi alternativi • Possibilità di significativi miglioramenti dello stato funzionale che portano alla stabilizzazione clinica e al rientro Protocollo 1° Giorno: Ingresso: (valutazione del Pz, visita medica, compilazione cartella clinica, impostazione esami routinari), 1° colloquio di Educazione sanitaria illustrante la tipologia dell’intervento o la patologia,il programma riabilitativo e il suo significato. Protocollo 2° Giorno: Inizio trattamento di Massoterapia, con un minimo di 5 sedute. 2° incontro di Educazione sanitaria (colloquio Paziente-Fisioterapista). Il Pz viene sottoposto ad esami ematochimici di routine e all’Rx torace. Walking-test sec. quadro clinico ; EQ-5D (val. qualità di vita e stato di salute percepito) Protocollo 3° giorno e seguenti: Trattamento in gruppo: sono previste due sedute diurne, una al mattino e una al pomeriggio della durata di 30-45 min. ciascuna. La numerosità massima dei gruppi è di 8 persone omogenee per età e compenso clinico. Esecuzione scala WT- EQ-5D predimissionali Test ergometrico non prima della XVIII- XX gg postoperatoria Protocollo Ecg dinamico sec. Holter tra la 11^ e la 13^ giornata dall’evento. Ecocardiogramma color doppler: tra la 11^ e la 14^ giornata dall’evento. 3° incontro di educazione sanitaria: a metà del periodo di degenza , effettuato tramite videocassetta illustrante la malattia cardiovascolare, i fattori di rischio, la terapia, i consigli per il comportamento a domicilio, la prevenzione secondaria. Dopo la proiezione il personale medico è a disposizione per eventuali chiarimenti. Protocollo 4° incontro di educazione sanitaria gestito dai Medici di Reparto inerente alle principali norme di prevenzione secondaria e all’illustrazione della terapia anticoagulante Incontro collettivo con la dietista Incontro collettivo con la psicologa 5° incontro di educazione sanitaria effettuato il giorno precedente la dimissione e coinvolgente i familiari. Esso prevede l’illustrazione della terapia, i consigli sul comportamento domiciliare, nozioni di prevenzione secondaria e consigli per i controlli clinici. Prosecuzione domiciliare esercizio fisico • Allenamento aerobico di intensità moderata per 12 o più settimane • Personalizzare i programmi • Ritornare agli sport praticati • Aderire a gruppi di auto-sostegno (CONAcuore) • Iscriversi a un centro sportivo specializzato • Seguire programmi domiciliari basati sul cammino ( camminare veloci 15-20 min/die per almeno 5 gg/settimana) Verifiche che il personale responsabile del programma di training fisico dovrebbe eseguire periodicamente. I • Percentuale di pazienti che hanno interrotto il programma • Incidenza globale di eventi durante il training • Percentuale di sessioni che hanno richiesto l’intervento medico • Percentuale di sessioni in cui il training è stato interrotto o modificato • Percentuale di pazienti che hanno presentato aritmie complesse, angina, insufficienza ventricolare sinistra durante il training Verifiche che il personale responsabile del programma di training fisico dovrebbe eseguire periodicamente. II • Percentuale di inconvenienti articolari o muscolari • Gradimento del programma da parte dei pazienti • Preparazione del personale sulle manovre cardiopolmonare • Completezza delle informazioni fornite al termine del programma per l’autogestione del mantenimento. “L’esercizio fisico, anche quando imposto, non fa male al corpo, anzi lo migliora; invece, le nozioni acquisite per forza non giovano per niente alla mente.” Platone