Città di Palermo Assessorato alla Cultura Regione Siciliana Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo Mostra Pupi piccoli e grandi racconti Nella nuova sala espositiva dedicata a Pina Patti Cuticchio giovedì 11 luglio 2013 alle ore 18.00 via Bara all’Olivella 97 Palermo La mostra resterà aperta dal 11 al 28 luglio dal martedì al sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-18.30 domenica ore 16.00-18.00 Spettacoli 19 - 20 - 21 luglio ore 18,30 Prime imprese di Rinaldo diretto da Giacomo Cuticchio oprante recitante Giacomo Cuticchio manianti e combattenti Fulvio Verna, Tania Giordano e Floriana Patti musiche pianino a cilindro 25 - 26 - 27 - 28 luglio ore 18,30 Arrivo di Angelica a Parigi diretto da Mimmo Cuticchio oprante recitante Mimmo Cuticchio manianti e combattenti Giacomo Cuticchio, Fulvio Verna, Tania Giordano e Floriana Patti musiche pianino a cilindro Ingresso libero fino ad esaurimento posti Teatro dei Pupi - via Bara all’Olivella, 95 per informazioni: 091 323400 www.figlidartecuticchio.com “Orlando piccolo o Orlando grande, sempre Orlando è” In Sicilia, fino agli anni Cinquanta, un po’ tutti imparavano sin da piccoli ad animare i pupi, che facevano parte del proprio corredo di giocattoli. Di solito erano “i morti”, che in Sicilia si comportano come la Befana, a portare ai bambini qualche pupo in dono. Erano dei piccoli Orlando o Rinaldo, o comunque delle miniature di paladini che non avevano nulla di diverso da quelli che si animano in palcoscenico, a parte la misura. In alcuni momenti dell’anno, alla fine di uno spettacolo era d’uso la riffa di un paladino. Chi aveva la fortuna di vincere quel pupo, lo considerava come un membro della propria famiglia e, seppure appeso immobile in un angolo di casa, lo percepiva come il difensore di valori e ideali. Mio padre amava dire: “Orlando piccolo o Orlando grande, sempre Orlando è”. Come non dargli ragione? E come non condividere questa affermazione di fronte a certe miniature di pupi, autentici capolavori di artigianato, che abbiamo il piacere di proporre in mostra? Insieme ai paladini, ci sono altri pupi “piccoli” che raffigurano cavalieri, soldati saraceni, principesse, diavoli, sirene, vestiti e/o costruiti da mia madre Pina Patti, che ha dedicato la sua vita ai pupi, prima seguendo mio padre e poi me. Alle pareti della sua casa-laboratorio, sul soffitto e sugli scaffali, mia madre teneva pupi di tutte le dimensioni e di tutte le epoche, da quelli più antichi di fine Ottocento, con gli occhi di porcellana, a quelli “piccoli” che dipingeva o vestiva con cura. Da Rinalduccio a Orlandino, da Angelica alle Sirene, da Virticchio agli animali di polistirolo, mia madre colmava il cruccio di non avere avuto giocattoli quando era bambina. La nostra mostra restituisce un certo spirito “casalingo”, quasi da gioco fanciullesco, non senza quel raggio di luce poetica che il Teatro dei pupi, ancora oggi, riesce a restituire. Mimmo Cuticchio Associazione Figli d’Arte Cuticchio 40anni dall’aper tura del Teatro di Mimmo Cuticc hio Luglio 1973 - Luglio 2013 Nella foto: Nino Cuticchio lavora ad un piccolo Orlando Nelle foto delle pagine precedenti: Pupi realizzati da Pina Patti Cuticchio Foto di Mela Dell’Erba In Copertina: Mimmo Cuticchio - Foto di Luisa Di Gaetano M o s t ra e s p e t t a c o l i Teatro dei Pupi via Bara all’Olivella 95 Paler mo 11-28 Luglio Teatri stabili e teatri mobili Quarant’anni anni del Teatro dei pupi in via Bara all’Olivella La ricorrenza dei quarant’anni del Teatro dei Pupi di via Bara all’Olivella, dà alla nostra Associazione l’occasione per mantenere viva la tradizione dell’Opera dei pupi e proiettarla nel futuro. Il Teatro, con i suoi laboratori e le sale espositive, è oggi un centro stabile per l’Opera dei pupi, che dalla tradizione trae spunto per cercare nuove forme e nuovi stimoli volti a cogliere e interpretare le questioni e la sensibilità poetica del presente. L’Opera dei pupi, per la complessità delle sue storie e per i temi che tratta, è un teatro drammatico rivolto essenzialmente ad un pubblico di adulti. Tuttavia, quando negli anni Settanta ebbe inizio la mia avventura artistica, mi rivolsi principalmente al pubblico dei bambini, promuovendo gli spettacoli nelle scuole di Palermo e provincia, dall’asilo alle medie superiori. La giovane compagnia Figli d’Arte Cuticchio, che avevo appena formato, metteva in scena gli spettacoli nelle palestre, nelle aule magne, nei corridoi, nei cortili degli istituti. Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, sono stati centinaia gli spettacoli rappresentati e migliaia i bambini e gli studenti a cui ci siamo rivolti con l’obiettivo di formare un nuovo pubblico, che potesse seguire il teatro dei pupi anche al di fuori del contesto scolastico. Nel clima di sfacelo in cui avviavo la mia attività, proprio dai più giovani ho ricevuto la spinta per la ricostruzione del mio Teatro. Il percorso è stato lungo e faticoso, ma già alla fine degli anni Ottanta il teatrino di via Bara all’Olivella aveva conquistato un suo pubblico ed oggi, oltre ad essere un punto di riferimento internazionale per l’Opera dei pupi, quasi tutte le mattine, da settembre a maggio, accoglie bambini e ragazzi che assistono agli episodi della Storia dei paladini di Francia tratti dagli antichi canovacci e riproposti secondo la tradizione. Tra l’uno e l’altro ci sono stati anni di osservazione, studio, elaborazioni e rielaborazioni, con l’obiettivo di creare una drammaturgia a misura di bambino, utilizzando il teatro dei pupi come strumento di comunicazione e di crescita, capace di far riflettere sui temi trattati, come nel caso di Aladino, che idealmente unisce tutti i bambini del mondo, di tutte le etnie, di tutti i colori. Il coinvolgimento attivo dei più giovani nella vita del Teatro è stato per me un mezzo e non un fine. Lo scopo ultimo del mio impegno, in questi quarant’anni di attività, è stato quello di costruire una “comunità teatrale”, nell’auspicio che le migliaia di bambini incontrati in questi decenni si sentano coinvolti nella realizzazione di un futuro migliore per l’Opera dei pupi, in sintonia col mondo che cambia. Si dice che i 40 anni siano gli anni della saggezza. Il mio gruppo ha deciso di festeggiarli lungo tutto il 2013 con un percorso di appuntamenti, a partire dall’11 luglio, non solo nel teatrino di via Bara all’Olivella, ma in diversi luoghi che in un certo senso lo dilatano e lo completano, a cominciare da un nuovo spazio per noi estremamente simbolico: la Sala mostre dedicata a mia madre Pina Patti, costumista e valente pittrice di scene e cartelli dell’Opra, recentemente scomparsa. Il nuovo spazio ospiterà Pupi piccoli e grandi racconti, un’esposizione di pupi “bambini”, realizzati in occasione di alcuni nostri spettacoli, e teatrini di diverse dimensioni. Come sempre i nostri appuntamenti sono il racconto visibile della passione che ci muove, passione per il teatro, per l’arte, per i giovani che si affacciano al nostro mondo, passione per il bellissimo pubblico, artefice della nostra libertà e della nostra indipendenza. Una volta i teatri dei pupi nascevano all’interno di modesti locali, nei fienili, all’interno di cantine in disuso, oppure in qualche stalla. La struttura - composta da palcoscenico, quinte, sipario, siparietto e i listoni che reggono i pupi - si montava pezzo per pezzo utilizzando sega, chiodi e martello. Con l’appellativo di “teatrino” non si intendeva soltanto il locale che ospitava la struttura, ma tutto il complesso di questi elementi necessari per una messa in scena. Anche oggi, quando siamo in tournée, pur trovandoci in palcoscenici attrezzatissimi, di ampie dimensioni, usiamo dire: “montiamo e smontiamo il teatrino”. L’aspetto della struttura è rimasto uguale a quello di 200 anni fa, l’unica differenza consiste nel tempo di montaggio: mentre allora occorrevano due settimane per assemblarla, oggi impieghiamo poco più di tre ore, grazie all’esperienza pluridecennale maturata in giro per il mondo, che ci ha portati a collaudare una particolare struttura ad incastri. In occasione della nostra partecipazione, nel 1963, alla sesta edizione del Festival dei due mondi di Spoleto, abbiamo sperimentato il primo teatrino che poteva essere montato in poche ore. Quella struttura, da allora, è stata utilizzata per tutti i nostri spettacoli in tournée sia in Italia sia all’estero. Nella mia esperienza di figlio d’arte, ho conosciuto altri due opranti che utilizzavano teatrini smontabili, che potevano essere montati in ambienti non teatrali o nelle case private: Francesco Sclafani (1911 - 1991), che usava una struttura agile, completata da tele dipinte, all’interno della quale agivano paladini, pupi di farsa e burattini a bastone (tutui), e Giuseppe Argento (1912 - 1993), che durante il periodo di maggior crisi escogitò ogni sorta di soluzione pur di andare avanti, costruendo pupi per amatori e realizzando spettacoli con un piccolo teatrino curato nei minimi particolari. L’allestimento delle rappresentazioni, in questi teatrini, non aveva nulla da temere nel confronto con lo standard richiesto dalla tradizione. Sia la recita che la messa in scena erano identiche a quelle che si realizzavano per il pubblico tradizionale. Meritevole di attenzione è la particolare esperienza di Nino Canino di Partinico, che realizzò la struttura di un teatrino all’interno della carrozzeria di un camion. Canino arrivava nella piazza designata, alzava il tendone del camion ed il teatrino era pronto per essere utilizzato. Certo, quando iniziava lo spettacolo il pubblico si accorgeva che gli opranti salivano sulla struttura per manovrare i pupi, ma in quegli anni, tra il 1950 e la fine degli anni Sessanta, quando ognuno si arrangiava alla meno peggio, per il pubblico andava bene così e tutto sembrava normale. Questi episodi, sebbene non rappresentassero la consuetudine, rimasero impressi nell’immaginario collettivo tanto da far pensare che esistesse una vera e propria tradizione del teatro dei pupi in strada, come per i cantastorie, i cantori di testi sacri, i cuntisti; e questo contribuì a creare una grande confusione tra i generi. A molti opranti, prima o poi, è capitato di misurarsi con teatrini in miniatura. All’inizio degli anni Novanta, alcuni manager giapponesi proposero alla mia compagnia di rappresentare lo spettacolo dei pupi all’interno di uno dei centri commerciali di Osaka. Ogni cosa doveva avvenire tra la gente e a fine rappresentazione si doveva smontare tutto in pochi minuti. La richiesta era talmente anomala, che stavo per rifiutare l’invito; poi però pensai di realizzare un piccolo teatro da tavolo che poteva spostarsi con facilità perché si apriva a fisarmonica e si riponeva in una unica cassa, che faceva anche da base per lo stesso teatrino. Ebbene, il risultato fu sorprendente, poiché i pupi, recitati e manovrati a vista, catturarono l’attenzione degli spettatori giapponesi allo stesso modo di quando mettiamo in scena lo spettacolo classico. Qualche anno dopo, nel 1995, utilizzai lo stesso teatrino a Marsiglia, in un’esperienza per me indimenticabile poiché per la prima volta portai in scena i miei figli Giacomo e Sara, che all’epoca erano ragazzini. Lo spettacolo, proposto all’interno del Parc Borély nell’ambito di una rassegna dedicata ai bambini, fu condiviso da spettatori grandi e piccoli, tra il piacere del gioco e la forza del rito, come un atto di vita che si creava sulla scena insieme al pubblico. Gli interni dei nostri palazzi ottocenteschi custodivano, tra le varie preziosità, miniature di teatrini che accompagnavano e sostenevano la crescita dei bambini non solo sul piano cognitivo, ma anche su quello emozionale. Uno dei miei collaboratori, Giovanni Guarino, qualche anno fa comprò da un rigattiere pugliese un teatrino che era appartenuto a un industriale palermitano. Quando quest’ultimo, per amore, si trasferì in Puglia, tra le cose di cui non volle assolutamente separarsi c’era proprio questo teatrino che possedeva sin dall’infanzia. La struttura, completa di quinte, tele e fondali, non conserva più i suoi pupi, ma in tutti questi anni mi è capitato spesso di recuperare da vari rigattieri, piccoli paladini d’epoca, accatastati e dispersi tra centinaia di cianfrusaglie. Ogni volta che ne trovavo uno, era come se una voce mi chiedesse di riportarlo in famiglia. Questi pupi “ritrovati” sembrano proprio nati per questo teatrino.