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SINOSSI
Lo spettacolo di Savì Manna parte da una ricerca sull'origine storica e la dimensione
antropologica del teatro di figura, per approdare a una messa in scena complessa, nella
quale si stratificano molteplici linguaggi e forme della rappresentazione.
A fare da filo conduttore alla narrazione è la figura di un vecchio, lasciato solo sul palco
ad intrattenere il pubblico nell'attesa, vana, del nipote “ u prufissuri”, che dovrebbe tenere
una conferenza sul teatro delle marionette. Il nonno ne sa tante sull'argomento, avendo
sempre seguito il lavoro del nipote, e inoltre è vecchio, appunto, parla in siciliano ma ha
imparato e vissuto tanto nella sua lunga vita, ha il gusto di raccontare e di drammatizzare,
gusto e capacità che vanno perdendosi nella nostra epoca di fretta, velocità e competenze
a compartimenti stagni.
Il nonno racconta, ogni tanto divaga pure, come quando i ricordi della guerra lo
sopraffanno, ma il racconto non è “una locomotiva che ha la strada segnata”, è un
perdersi e ritrovarsi per le strade dell'immaginazione. La sua lingua è il siciliano, anzi il
catanese, per essere precisi, non è la lingua dei testi accademici; pur nella rigorosa
documentazione che sottende il testo di Manna, la lingua utilizzata è quella viva della
narrazione orale, la lingua del popolo. Inoltre il nonno non si limita a raccontare
parlando. Per cominciare, entra in scena con il suo doppio marionetta, di cui tira i fili:
l'attore che rappresenta il nonno che anima la marionetta che rappresenta il nonno, e in
questo vertiginoso gioco di specchi e di rimandi, in questo rimando continuo tra realtà e
rappresentazione, crediamo che risieda uno dei sensi del testo in parola, e del teatro in
generale. La marionetta del nonno, inoltre, suona il violino, strumento di grande
tradizione classica ma allo stesso tempo tipico dell'intrattenimento di piazza, strumento
da conservatorio e al contempo fedele compagno dei musicisti girovaghi o nomadi. Una
qualità di questo spettacolo, ne stiamo fornendo solo alcuni esempi, è quella di giocare di
continuo, mettendo in scena questo gioco, tra alto e basso, tra registri e forme linguistiche
della tradizione e della cultura popolare, e corrispettivi della cultura scritta o accademica.
Non è inutile dire che, però, la simpatia dell'autore va verso le forme popolari, tanto più
espressive ma allo stesso tempo sottoposte a all'assedio mortificante della omologazione
e della mercificazione culturale moderna.
Ancora un esempio fortemente coinvolgente di questo intreccio di forme e linguaggi
della rappresentazione, proviene dall'esplosione del combattimento tra pupi siciliani,
maniàti come ombre dall'attore in un suggestivo gioco di luci, nel quale figure e colori,
stilizzati, rimandano a simboli pregnanti propri dell'opera dei pupi. Inoltre il testo, in
questo duello tra paladini, viene recitato nella impegnativa e caratteristica tecnica del
cuntu, altro retaggio della tradizione popolare siciliana che affonda le sue radici nel
passato delle forme e delle metriche della lirica e del teatro greco, in cui le separazioni
attuali tra canto, recitazione, messa in scena, orchestrazione, non venivano attuate, e la
fruizione del testo poetico non avveniva attraverso la lettura del testo scritto ma per
mezzo dello spettacolo inteso come sintesi totale di arte, rappresentazione, rituale di
partecipazione e riconoscimento della comunità, in una parola teatro.
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