Persinsala Teatro
Simona Ventura
gennaio 6, 2014
Paladini del ciclo carolingio, chanson de geste, eccellenza
artigianale e una buona dose di sicilianità hanno animato i pupi
del maestro Mimmo Cuticchio in Astolfo nell’isola di Alcina,
all’Auditorium Parco della Musica.
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Mimmo Cuticchio, il più noto cantastorie, puparo e oprante del nostro
tempo, in occasione dei cinquant’anni della sua carriera ha rafforzato
ancor più il suo sodalizio con la Fondazione Musica per Roma regalando a
tutti gli appassionati del genere una serie di eventi che hanno avuto inizio
a gennaio 2013 e che si concluderanno – almeno per questa stagione – il
giorno della Befana dell’appena inaugurato 2014.
L’origine del teatro dei pupi non è di facile collocazione, se ne trovano
testimonianze già nel Seicento con Cervantes che nel Don Chisciotte
menziona un marionettista alle prese con uno spettacolo di cavalieri
armati, mentre un gruppo di studiosi del Settecento ne rintraccia le
ancestrali origini nell’abilità di alcuni marionettisti siracusani dell’epoca di
Socrate e Senofonte. Certo è che l’epoca di massimo splendore risale agli
anni tra il 1840 e il 1890. In epoca moderna questo particolare genere che
affonda le radici nella nostra cultura popolare, ha dovuto affrontare due
momenti difficili che hanno coinciso con l’avvento del cinema negli anni
Trenta e della televisione, oltre che con la crisi generale del dopoguerra,
negli anni Cinquanta. Se è riuscito a sopravvivere fino ai giorni nostri,
mantenendo intatte grandi doti tecniche, sapienza, maestria e magia, ciò
è dovuto alla famiglia palermitana dei Cuticchio che, di generazione in
generazione, ha tramandato il mestiere fino a consegnarlo nelle mani di
Mimmo Cuticchio il quale, a sua volta, ha coinvolto lo stesso figlio
Giacomo.
I temi prediletti sono quelli cantati nelle chanson de geste, quindi il ciclo
dei paladini di Francia, combattimenti tra cavalieri a cui si intrecciano
storie d’amore e di magia, ma anche racconti di briganti e di santi. Dunque
non solo il recupero delle tradizioni ma anche una volontà di mettere in
risalto valori che, soprattutto ai nostri giorni, tendono a essere dimenticati,
come la lealtà, l’onore, la difesa del più debole e il rispetto per la donna.
La narrazione dell’episodio di Astolfo nell’isola di Alcina parte dal
momento in cui Carlo Magno, alla corte di Parigi, viene a sapere da un
nunzio che l’esercito del re saraceno Rodomonte è alle porte, pronto a
mettere a fuoco e fiamme il regno. Durante il combattimento tra saraceni
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e cristiani avviene il duello fra Ruggiero e Bradamante, di cui lo stesso
Ruggiero si innamorerà pazzamente. L’unione fra i due è ostacolata dal
mago Atlante, che considera Ruggiero suo figlio adottivo, che dopo essere
stato battuto da Bradamante riesce comunque a trasportare il cavaliere
sul suo ippogrifo sull’isola della maga Alcina. Qui giunto, Ruggiero incontra
Astolfo, trasformato in una pianta di mirto dalla bellissima Alcina, dopo
aver avuto una relazione con lui. Dopo una serie di peripezie e grazie
all’aiuto della maga Melissa, sorella di Alcina ma amica di Bradamante,
Ruggiero riesce a sconfiggere la maga, liberare Astolfo e coronare il suo
amore con la bella Bradamante.
La complicata quanto reboante messa in scena viene condotta con misura
e maestria da Cuticchio e dal suo ensemble, musicisti compresi, che con
grande bravura rendono alla perfezione l’atmosfera sottesa alle grandiosi
imprese cavalleresche che accompagnano lo spettatore.
Sulla scena nulla è nascosto agli occhi del pubblico. I cambi degli scenari
sono a vista così come le azioni di opranti e pupi. Ed è una danza, non solo
nei vari e divertenti duelli, ma anche nell’alternarsi degli opranti sulla
scena: ora si srotola letteralmente il nuovo scenario, poi si portano sul
palco gli oggetti di scena, altre volte si manovrano i pupi addirittura in
coppia. Ad assistere allo spettacolo ci si rende conto che dietro alla sua
realizzazione c’è un lavoro immenso che coinvolge tutti gli aspetti e le
figure teatrali: la recitazione di Mimmo Cuticchio – che dà vita a tutti i
personaggi – è precisa e calibrata, espressiva non solo nella voce ma in
tutte le parti del suo corpo anche quando è lui stesso a manovrare i pupi;
le scene sono accurate e hanno quel sapore di antico e artigianale che ne
fa un vero e proprio tesoro culturale; le armature e i costumi dei pupi
coinvolgono quindi il lavoro sartoriale, preciso e realistico fin nei minimi
dettagli.
Il teatro dei pupi porta poi alla memoria tante componenti di altrettanto
importanti tradizioni teatrali: i cantastorie e i giullari, gli unici che in epoca
medievale portavano sulle piazze i racconti che oggi noi studiamo in
letteratura; la commedia dell’arte e l’improvvisazione che altro non era se
non la scelta di adottare un canovaccio piuttosto che un altro; la musica,
come elemento drammaturgico fondamentale.
L’Auditorium ha ospitato il maestro fino al 5 gennaio con Astolfo
nell’isola di Alcina; il giorno della Befana segue poi il concerto del
Giacomo Cuticchio Ensemble, Quaderno di danze e battaglie
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dell’Opera dei Pupi.
Quelli regalati da Mimmo Cuticchio sono preziosi eventi che, almeno una
volta nella vita, vale la pena di seguire ed esperire. L’eterna giovinezza
risiede tutta in questo artifizio della tradizione popolare.
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Lo spettacolo è andato in scena:
Auditorium Parco della Musica
viale Pietro de Coubertin, 30 – Roma
fino a domenica 5 gennaio
orari: venerdì 3 gennaio ore 21.00, sabato 4 e domenica 5 gennaio ore 18.00
Fondazione Musica per Roma presenta
Astolfo nell’isola di Alcina
da L’Orlando Furioso
di Mimmo Cuticchio
regia Mimmo Cuticchio
oprante recitante e cantastorie Mimmo Cuticchio
manianti e combattenti Giacomo Cuticchio, Fulvio Verna, Tania Giordano
violino Marco Badami
violoncelli Francesco Biscari, Alessio Pianelli
corno Mauro Vivona
sax Nicola Mogavero
musiche originali Giacomo Cuticchio
aiutante di palcoscenico Floriana Patti
luci Marcello D’Agostino
un evento di Residenza Artistica a Mimmo Cuticchio e Natale all’Auditorium
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