DIFFICULTY LEARNING SINDROME (DLS) o LEARNING DISABILITIES (LD) DEFINIZIONE GENERALE che include un gruppo eterogeneo di disturbi biologicamente intrinseci al soggetto SITUAZIONI IN CUI UN SOGGETTO CON NORMALI QUALITA’ INTELLETTIVE, HA CARENTI CAPACITA’ DI APPRENDIMENTO E DI COMPORTAMENTO IN RELAZIONE ALLA SUA ETA’. A LIVELLO DIAGNOSTICO: CLASSIFICAZIONE MEDICA L'ASSE F.81 nella classificazione internazionale SPECIFICI DELLE ABILITA' SCOLASTICHE ovvero dell'O.M.S. (ICD.10) individua i DISTURBI DISORDINI IN CUI LE NORMALI MODALITA' DI ACQUISIZIONE DELLE COMPETENZE SONO DISTURBATE FIN DAI PRIMI STADI DELLO SVILUPPO; CIO' NON IN DIRETTA CONSEGUENZA DI UNA MANCATA OPPORTUNITA' DI APPRENDIMENTO, NON COME RISULTATO DI UN RITARDO MENTALE E NON IN CONSEGUENZA DI ALCUNA FORMA DI TRAUMA CEREBRALE O DEFICIT NEUROLOGICO. Sottoclassificazione: F.81.0: disturbo specifico della lettura F.81.1: disturbo specifico della compitazione F.81.2: disturbo specifico delle abilità aritmetiche F.81.3: disturbo misto delle abilità scolastiche F.81.8: altri disturbi evolutivi delle abilità scolastiche F.81.9:disturbo evolutivo di abilità scolastiche non meglio specificate VEDASI ALLEGATO 1 In Italia il DSM-IV classifica le DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO (D.A.) in: basso rendimento scolastico disturbi specifici dell’apprendimento (cfr.) disturbi del linguaggio disturbi di attenzione ritardo mentale disturbi di personalità disabilità plurime sordità e ipoacusia e, in particolare, all’interno dei DISTURBI EVOLUTIVI (*) SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (D.S.A.) distingue: o disturbo specifico di lettura: DISLESSIA (3150) o disturbo specifico della scrittura: DISGRAFIA e DISORTOGRAFIA (3152) o disturbo specifico del calcolo: DISCALCULIA (3151) (*) il termine “evolutivo” viene introdotto per sottolineare la grande variabilità del disturbo da persona a persona e, nella stessa persona, la mobilità del disturbo a seconda delle condizioni e delle diverse età. VEDASI ALLEGATO 2 DIFFERENZE TRA D.A. (disturbi di apprendimento) D.S.A. (disturbi specifici di apprendimento) Dovuti a: deficit del sistema cognitivo, menomazione neurologica e/o sensoriale, disturbi comportamentali/relazionali primari, svantaggio socio-culturale, inadeguata scolarizzazione; NON dovuti a: disabilità del sistema cognitivo nella sua globalità ma deficit limitato solo a qualche componente specifica ed identificabile, deficit sensoriali, danno neurologico, disturbi emotivo-relazionali primari, inadeguate opportunità educative. Connotati da: prestazioni più basse nei processi cognitivi di livello inferiore, quelli basati su automatismi, prestazioni più elevate nei processi di ragionamento logico e di elaborazione dei concetti, insorgenza in concomitanza con l’apprendimento delle competenze scolastiche di base (“evolutivi”), inefficienza dei processi di analisi uditiva/visiva e carenze di memoria a B.T. influenzano negativamente velocità e accuratezza di letto-scrittura, discrepanza tra abilità (*) specifica deficitaria/rendimento scolastico e intelligenza generale adeguata, compromissione significativa e persistente della funzione specifica interessata, QI nella norma, elevata familiarità (60/70%), prevalenza nei maschi, consistente associazione tra i diversi DSA, eterogeneità dei profili dei DSA, frequente associazione (oltre il 50%) con disturbi psicopatologici secondari/conseguenti (**) Connotati da: maggior compromissione delle abilità elevate inferenze, pianificazione, autoregolazione…) quindi difficoltà negli apprendimenti più complessi (comprensione/produzione del testo, problem-solving matematico, minor compromissione delle competenze strumentali (transcodifica e procedure). (*) ABILITA’= capacità di eseguire una procedura composta da una serie i atti in modo rapido, standardizzato, con basso dispendio di risorse attentive; richiedono quindi l’automatizzazione delle procedure implicate nel compito. (**) bassa autostima, scarsa percezione di autoefficacia, concetto di un sé scolastico negativo, stile di attribuzione disfunzionale, rassegnazione, comportamento di esitamento. D.S.A. DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE: Non indicano disabilità a livello cognitivo globale, il Q.I. è nel range della norma con un punteggio superiore a 85 (le normali capacità intellettive però non vengono utilizzate in modo adeguato e funzionale), Non sono malattie quindi persistono nel tempo (possono modificarsi nei “sintomi” ma non “guariscono”); Hanno insorgenza precoce e si evidenziano all’inizio delle elementari quando avviene in primo contatto con gli apprendimenti di base (ma non sono precisamente definibili prima della fine della II elementare): le prestazioni scolastiche appaiono significativamente più basse rispetto ai risultati attesi (ai test oggettivi livello inferiore di oltre 2 deviazioni standard); Deficit di origine costituzionale con base genetica e biologica (si osserva una certa familiarità), Disturbi selettivi che interessano solo alcuni processi mentali specifici sottesi a competenze basilari per l’apprendimento e la vita quotidiana che risultano fragili, le ipotesi patogenetiche indicano deficit a livello: 1) visuo-spaziale-motorio, 2) di processamento delle informazioni, 3) metacognitivo, 4) linguistico-metafonologico. Nei DSA le difficoltà sono a livello di quei “processi cogniti inferiori”, come la transcodifica e le procedure, che dovrebbero diventare automatici e funzionali alle abilità superiori, cognitivamente più elevate, come quelle di ragionamento ed elaborazione dei concetti (inferenza, pianificazione, autoregolazione, ecc.), necessarie nella comprensione e produzione del testo e al problem-solving matematico; quando l’organizzazione mentale e il ragionamento astratto risultano deboli, infatti, non è per un problema individuabile a livello superiore ma perché le difficoltà “basse” interferiscono su quelle “alte”. Esiste perciò discrepanza tra adeguate abilità intellettive e abilità deficitarie negli ambiti specificamente compromessi (procedure lente, faticose, non standardizzate e efficacemente automatizzate). I DSA in generale sono dovuti ad una parziale o mancata AUTOMATIZZAZIONE nella conversione segni/simboli in suoni o viceversa che si concretizza nella difficoltà nell’analisi dei suoni e dei segni linguistici, nell’assimilazione del codice numerico e in una limitata memoria a breve termine (MBT); questo tipo di problemi influenza tempi e precisione dei processi di transcodifica: fatica, sforzo, lentezza, errori nel passaggio da un codice all’altro (dallo scritto all’orale = lettura; dall’idea allo scritto = produzione scritta; dal nome al numero e vs…), frustrazione per impegno considerevole a cui non fanno seguito risultati commisurati. Spesso i disturbi specifici di lettura, scrittura e calcolo coesistono perché, pur specifici e settoriali, hanno basi/cause comuni; in funzione della loro pervasività si distinguono in: specifici se riguardano solo competenze circoscritte (es. dislessia), misti se riguardano più settori dell’apprendimento (= cfr. sotto: “sindrome dislessica”), generalizzati se le difficoltà riguardano quasi tutte le abilità scolastiche (questi casi vengono definiti “borderline cognitivi”). Se, inoltre, si ha una compromissione pervasiva nelle tre aree, anche in assenza di prestazioni non significativamente sotto le attese, la diagnosi è di disturbo dell’apprendimento non altrimenti specificato (ICD.10: F.81.9). Questa tendenza alla CO-MORBITA’ si osserva anche con disturbi del linguaggio (61% dei casi), difficoltà attentive o prassiche e visuo-spaziali (11% dei casi). PERCORSO DIAGNOSTICO seguito dagli specialisti sanitari: colloquio con i genitori e anamnesi, colloquio con gli insegnanti e presa visione del materiale scolastico, somministrazione prove standardizzate per l’apprendimento per confrontare il punteggio raggiunto con valori standard di riferimento per età e stabilirne il gap, somministrazione di prove di approfondimento degli apprendimenti per impostare la riabilitazione in modo mirato alle competenze deficitarie, colloquio con il bambini, somministrazione di test relativi alle sfere emotivo-motivazionali per delineare come il bambino si percepisce rispetto alle sue difficoltà e al suo andamento scolastico; eventualmente test di personalità per indagare sui vissuti latenti, test di intelligenza (verbali e non-verbali) per stimare le qualità intellettive globali e verificare l’assenza di un ritardo mentale e poter quindi classificare il disturbo non come “semplice” di apprendimento (D.A.), ma “specifico” di apprendimento (D.S.A.), test cognitivi e neuropsicologici per verificare la percezione visiva, quella uditiva, il linguaggio, la memoria, ecc., eventualmente esame neurlogico se si sospetta una lesione organica. Per essere diagnosticato come DSA deve esserci: discrepanza significativa tra potenzialità/capacità cognitive (+) ed effettivo rendimento scolastico (-); compromissione significativa e persistente dell’ambito/i specifico/i interessato/i; PRESENZA DI: intelligenza nella norma (assenza di deficit cognitivo e di danni neurologici); normali opportunità educative; ASSENZA DI: assenza di deficit sensoriali (sia visivi, sia uditivi) e/o neurologici; assenza di cause emotive importanti ovvero disturbi relazionali primari (che frequentemente invece insorgono come conseguenza secondaria in caso di DSA: bassa autostima e percezione inadeguata di autoefficacia, concetto del “sé scolastico” negativo, rassegnazione, atteggiamenti di esitamento, depressione, ansia, ecc.); assenza di cause ambientali. In altre parole si ricerca l’aderenza a questi tre criteri diagnostici: la capacità specifica deve essere sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base all’età cronologica del soggetto, alla valutazione psicometria dell’intelligenza e al livello/alla qualità dell’istruzione; il disturbo deve interferire in modo significativo con l’apprendimento scolastico e con le attività della vita quotidiana, in presenza di un deficit sensoriale, le difficoltà specifiche devono comunque andare al di là di quelle di solito riscontrabili in casi simili. … perché se è vero che un bambino con disturbo specifico dell’apprendimento avrà difficoltà a scuola, non è vero il contrario: non tutti i bambini con difficoltà scolastiche hanno un DSA! Vanno inoltre distinti i disturbi dell’apprendimento (valutabili con test oggettivi) dalle difficoltà -spesso non evidenziate- ad essi correlati (deficit linguistici, motori, di organizzazione spaziotemporale, di autonomia sociale), dalle conseguenze imputabili all’ambiente (demoralizzazione, scarsa autostima, frustrazione, rabbia, aggressività, evitamento, abbandono scolastico, ecc.), dalla personalità dell’alunno (scarsa motivazione, disturbo della condotta, disturbo oppositivoprovocatorio, DDAI, disturbo depressivo maggiore, disturbo distimico, ecc.) che, se fanno parte della “storia personale”, non fanno parte dello specifico profilo di DSA. Va osservato che, siccome questi ragazzi sono “intelligenti”, normalmente sono precocemente consapevoli delle loro difficoltà; poiché il loro rendimento scolastico è inferiore (conseguenza primaria) alle potenzialità e ai risultati brillanti in altri ambiti, gli adulti (genitori e insegnanti) tendono frequentemente e pericolosamente ad imputare l’insuccesso scolastico a scarso impegno, con conseguenze punitive e colpevolizzanti che inducono nel ragazzo sottostima, dubbi sulle sue capacità intellettive (lui sa che non si tratta di scarso impegno), senso di colpa e impotenza, ansia, vulnerabilità sociale (conseguenze secondarie); se non viene riconosciuta e adeguatamente affrontata la difficoltà specifica, la disistima porterà a reazioni depressive o aggressive. INCIDENZA: 20/25% della popolazione scolastica in età evolutiva ha disturbi di apprendimento; l’8% (circa ¼) ha difficoltà persistenti oltre alla 3° elementare che si stabilizzano e diventano permanenti nel 3-4% dei casi. Nel primo ciclo delle elementari si osservano frequenti difficoltà per fattori legati alla maturazione, a problemi linguistici, spaziali, temporali, prassici; questi quadri sono disomogenei, coinvolgono più abilità/funzioni che tendono a risolversi entro i primi due anni: per questo motivo una diagnosi certa si fa solitamente tra fine 2°/3° elementare). Rilevanza quantitativa dei DSA in Emilia Romagna, aggiornata a febbraio 2010: media annua di circa 6000 DSA complessivamente in carico alle ASL emiliano-romagnole di cui circa 1700 nuove diagnosi all’anno; i DSA incidono per il 16% sull’utenza complessiva dei Servizi sanitari specifici (SMRIA a Ferrara); la stima del 4% di incidenza scolastica significa in media 1 alunno con DSA ogni 25. In generale, ogni PROCESSO DI APPRENDIMENTO richiede dei passaggi consequenziali, indispensabili per conseguire in modo adeguato e funzionale l’abilità, ovvero: MATERNA (prima dell’emergere del disturbo): Prima dell’inizio della scuola primaria sono validi elementi predittivi di successo nel successivo percorso di alfabetizzazione a breve e lungo termine: la COMPETENZA LINGUISTICA e in particolare la CONSAPEVOLEZZA FONOLOGICA (=abilità di confronto, segmentazione, discriminazione del suono delle parole, sintesi fonemica, manipolazione dei suoni, ecc. ), la COMPETENZA NARRATIVA, la RAPPRESENTAZIONE GRAFICA, la CONOSCENZA DELL’ALFABETO. TRAGUARDI DI I-II ELEMENTARE (primo ciclo): COSTRUZIONE DELL’ABILITÀ percorso di acquisizione degli elementi di base della lettura, scrittura e codice numerico; CONSOLIDAMENTO delle abilità e loro PRIMA AUTOMATIZZAZIONE; TERMINE II ELEMENTARE (inizio secondo ciclo): RAGGIUNGIMENTO DI UNA COMPLETA AUTOMATIZZAZIONE ( questo è il livello problematico nei DSA che non sono in grado di raggiungere in modo completo e sicuro la serie adeguata di automatismi di letto-scrittura e calcolo indispensabili per procedere negli apprendimenti; in questi casi è necessario acquisire strategie di supporto, che compensino le difficoltà e tener conto che i disturbi specifici di apprendimento nel tempo evolvono, trasformandosi e interessando ambiti e competenze diverse; le difficoltà emergenti alla fine del primo ciclo si evidenziano a livello: metafonologico, traduzione suono/segno in sequenza, integrazione tra strategie fonologiche e semantiche nell’accesso alla parola scritta (cfr. metodi di insegnamento della lettura), integrazione tra abilità di lettura e controllo del testo; (*VEDASI SOTTO LE NOTE PIAGETIANE sullo sviluppo cognitivo del bambino tra i 7/8 anni) l’intervento riabilitativo attuato in questa fase è precoce; a scuola: modalità didattiche mirate; a livello medico-specialistico: terapia del linguaggio e neuropsicologico; obiettivo è la riduzione del deficit attraverso l’elaborazione di strategie cognitive per “aggirare l’ostacolo”, prevenendo conseguenze negative sul piano psicologico. III-IV ELEMENTARE: PRIMO APPRENDIMENTO STRATEGICO: ACQUISIZIONE DI STRATEGIE SUPPORTATE che facilitano l’apprendimento e l’uso delle procedure, i “trucchi” che facilitano le procedure, insegnamento di un metodo di studio) E PRIME RIFLESSIONI METACOGNITIVE GUIDATE su ciò che si impara; V ELEMENTARE (conclusione scuola primaria): ACQUISIZIONE DI STRATEGIE AUTONOME E VELOCIZZAZIONE DEI PROCEDIMENTI; le difficoltà emergenti alla fine del secondo ciclo si evidenziano a livello di: automatizzazione dei processi, integrazione tra operazioni di transcodifica e operazioni di accesso al significato, autocorrezione degli errori, programmazione della frase scritta; l’intervento riabilitativo attuato in questa fase è tempestivo; a scuola: modalità didattiche specifiche, strumenti dispensativi e uso mirato degli strumenti compensativi. MEDIE: Le difficoltà emergenti sono a livello di: strategie di controllo della comprensione del testo, strategie di controllo della programmazione del testo scritto, verifica e autocorrezione, uso di lettura e scrittura come strumenti di pensiero e di apprendimento di concetti. l’intervento riabilitativo attuato in questa fase è tardivo perché le funzioni neuropsicologiche si sono stabilizzate e, quindi, risultano meno modificabili; pertanto è opportuno a scuola: modalità didattiche mirate, strumenti dispensativi (e compensativi), strategie metacognitive di compenso e rinforzo –per quanto possibile- degli automatismi. SUPERIORI: Le difficoltà emergenti sono: il livello acquisito nella letto-scrittura rende difficile l’apprendimento di concetti e l’espressione del proprio pensiero, alcuni percorsi formativi sono difficilmente affrontabili, rischio di abbandono scolastico, rischio di “deriva sociale”; l’intervento riabilitativo attuato in questa fase è tardivo; a scuola: intervento pedagogico per il sostegno allo studio e l’acquisizione di strategie metacognitive, modalità didattiche specifiche, strumenti dispensativi e compensativi. (*) Sempre dal punto di vista evolutivo sono importanti le teorie di Piaget. In breve: l’organizzazione temporale si basa sulla nozione di tempo come continuum scandito in categorie: questo è un concetto difficile ma indispensabile per l’autonomia personale, richiesto nella memorizzazione di sequenze (giorni della settimana, mesi, ecc.) e nell’orientamento temporale (momenti/ore della giornata, lettura orologio, ecc.), normalmente raggiunto a circa 7/8 anni, durante la fase delle operazioni concrete. la percezione spaziale resta basata unicamente sul punto di vista soggettivo, strettamente e unicamente topologico fino a –circa- gli 8 anni (fase dell’egocentrismo); solo successivamente si riesce a cogliere lo spazio in modo oggettivo e ad analizzarlo con modalità geometriche più elaborate; le difficoltà a questo livello (non saper descrivere le relazioni spaziali tra oggetti e da immagine, non distinguere destra/sinistra, non eseguire graficamente consegne verbali, non essere in grado di completare/riprodurre sequenze grafiche, ecc.), quindi, andranno verificate ANALISI GENERALE DEL FENOMENO “DSA” (= dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia) Come si mani- in generale PREGRESSO DISTURBO SPECIFICO DEL festano nella vita LINGUAGGIO non ancora/del tutto compensato; solo dopo gli 8 anni quando il bambino dovrebbe aver acquisito una percezione spaziale matura. Alla base delle competenze matematiche c’è la capacità cognitiva della “reversibilità” per la quale si è in grado di ripercorrere all’indietro, mentalmente, l’azione eseguita fino al punto di partenza; questa capacità, però, segna il passaggio al pensiero operatorio concreto (dall’azione all’astrazione, creazione di schemi mentali in grado di categorizzare la realtà) che, nella norma, non avviene prima dei 7 anni; solo a questa età il bambino impara a compiere operazioni mentali flessibili che, combinandosi reciprocamente, producono trasformazioni, cambiamenti, adattamenti alla base dei concetti logico-matematici insieme alle capacità di classificazione e seriazione. Se già nei bambini al di sotto dei due anni è presente la capacità di percepire le figure, le forme, è solo a 5/6 anni che si sviluppa la capacità di rappresentare le figure e le forme secondo parametri topologici mentre le forme euclidee (necessarie per i segni grafici della scrittura), pur percepite a questa età, non sono ancora rappresentabili; a livello didattico, quindi, è necessario strutturare e proporre le prime esperienze grafiche da un punto di vista topologico e per questo motivo, infatti, che il carattere più adatto al primo apprendimento della scrittura è lo STAMPATO MAIUSCOLO. quotidiana SCARSA COORDINAZIONE MOTORIA E DIFFICOLTA’ NELLA MANUALITA’ FINE (DISPRASSIE): disordine, scarsa autonomia nelle operazioni della vita pratica, goffi, minore prontezza e insufficiente economizzazione motoria, lentezza esecutiva nei giochi elettronici e scarsa abilità nei giochi di società; RITARDO/DIFFICOLTA’ NELLE COMPETENZE GRAFICO-RAPPRESENTATIVE; DIFFICOLTA’ DI ORGANIZZAZIONE SPAZIALE E TEMPORALE (lateralizzazione e uso dei concetti topologici, lettura dell’orologio, organizzazione del tempo personale, ecc.); AFFATICABILITA’ con evidenti cadute attentive e prestazionali; DEFICIT DI MEMORIA VERBALE A BREVE TERMINE; SCARSA AUTOSTIMA; DEMOTIVAZIONE SCOLASTICA. Come deve muoPrenderne precocemente consapevolezza, versi la famiglia non passare dagli atteggiamenti punitivi a quelli iperprotettivi-rinunciatari o, al contrario, esigenti e iperstimolanti, elaborare la “delusione” e acquisire sicurezza da trasmettere al figlio, lavorare per rafforzare l’autostima del figlio in modo che impari a convivere consapevolmente e correttamente con le sue difficoltà, sapendo che permarranno pur evolvendosi, condividere esperienze ludiche diversificate, scegliere attività extrascolastiche appaganti. Come si manife- alle elementari Insuccesso scolastico ingiustificato; stano a scuola fallimento delle varie strategie di insegnamento sperimentate; frustrazione dell’alunno che si impegna (e frustrazione dell’insegnante che si sente impotente). alle medie Povertà generale, sia a livello di processi mentali, sia a livello affettivo-relazionale e comportamentale. indicatori di rischio = Difficoltà di copia dalla lavagna; elementi-spia di perdita di riga e/o salto di parole in lettura, DSA difficoltà ad usare lo spazio del foglio; omissione maiuscole; scambio di lettere, cifre; sostituzione di suoni simili, difficoltà nei digrammi; punteggiatura ignorata; difficoltà a memorizzare le tabelline e le procedure delle operazioni aritmetiche; difficoltà a memorizzare termini specifici e date. Come si deve alla materna muovere la scuola (indicazioni metodologiche) alle elementari ATTIVITA’ DI PREVENZIONE (non evita il manifestarsi dei DSA ma riduce il deficit funzionale che ne consegue): attenzione ai disturbi/ritardi di linguaggio, potenziamento delle abilità fonologiche e metafonologiche attraverso attività di percezione. uditiva, manipolazione suono, allenamento OSSERVAZIONE E del IDENTIFICAZIONE: una all’ascolto. prima osservazione può essere fatta già durante l’ultimo anno di materna nelle attività di prelettura/prescrittura/logica e, comunque, va assolutamente attivata il 1° anno (N.B.: casi “lievi” possono manifestare difficoltà solo dalla 3° in poi quando si evidenzia la non-automatizzazione dei processi): somministrare a tutta la classe test didattici formalizzati, oggettivi, adottare per tutta la classe una metodologia “facilitante”, individuare strategie e strumenti per il recupero, raccogliere informazioni sulla storia individuale del ragazzo (spesso è presente un pregresso disturbo del linguaggio, anche se risolto, oppure scarsa motivazione e imprecisione nelle attività di pregrafismo e logica o impaccio motorio nell’autonomia personale = ritmi di crescita personalizzati); SEGNALAZIONE PRECOCE: dei sospetti DSA alla famiglia perché si rivolga agli specialisti sanitari per diagnosi e intervento precoce sul disturbo specifico (la diagnosi non può essere certa e definita prima della fine della 2° elementare); RIABILITAZIONE: individuare, anche con l’aiuto della famiglia, quali strumenti e strategie ad hoc adottare a casa (ad esempio concordare compiti mirati, sollecitare l’utilizzo degli strumenti informatici, ecc.) e a scuola (ad esempio è utile l’utilizzo delle “pareti parlanti” attraverso cartelloni dei caratteri, dei numeri, dei giorni della settimana, mesi, scelta di libri di testo con impostazione chiara, linguaggio semplice, con schede di autoverifica, organizzare una biblioteca scolastica di testi accattivanti dal punto di vista del contenuto e della presentazione grafica che motivi alla lettura, ecc.). Non nascondere le difficoltà del ragazzo ai compagni ma parlarne con chiarezza e delicatezza. Rassegnansi alla brutta scrittura e al disordine grafico. alle medie e alle Il ragazzo normalmente viene presentato attraverso superiori le sue difficoltà (che, se non adeguatamente supportate e compensate, a questo punto spesso sfociano anche in problemi comportamentali), prima ancora che per le sue capacità. E’ auspicabile che a questo livello il ragazzo abbia acquisito una sufficiente consapevolezza del proprio DSA perché, nella fase adolescenziale in cui prevale l’autodeterminzione, sarà più difficile fargli accettare aiuti esterni; sarà poi indispensabile sensibilizzare la classe (cogliere e valorizzare le diversità individuali) perché a questa età è fondamentale il bisogno di riconoscimento e accettazione da parte del gruppo. AUTONOMIA E METODO DI STUDIO: Utile è l’utilizzo di: metodo di studio alternativo ma ugualmente efficace (i ragazzi con DSA non hanno normalmente bisogno di una programmazione individualizzata ma di adattamenti metodologici che non prevedono l’abbassamento del livello, ma modalità di apprendimento diverse e più organizzate); uso autonomo degli ausili prescritti; uso di strategie flessibili e personalizzate di insegnamento/apprendimento; “pareti attrezzate” (riferimenti visivi, extralinguistici come schemi, mappe, foto, linee del tempo…). in generale modificare, adattare la didattica per evitare l’insuccesso scolastico (attivare misure compensative e dispensative: la loro efficacia dipende da dall’accettazione e dalla consapevolezza del disturbo da parte del ragazzo e della famiglia e dalla socializzazione all’interno della classe); capire e dimostrare che si può imparare anche senza saper usare bene il codice scritto; collaborare strettamente con l’alunno e la famiglia per condividere scelte e percorsi. Cosa chiedere ai La valutazione diagnostica, servizi sanitari fornire indicazioni operativo-metodoologiche a scuola e famiglia, effettuare controlli periodici, l’eventuale supporto psicologico per il ragazzo, un sostegno psicologico per la famiglia. Il SSN, inoltre, vista l’incidenza del problema, dovrebbe sensibilizzare scuole, pediatri, servizi territoriali affinché si attrezzino per capire e affrontare adeguatamente i DSA. Elementi in generale Gravità del DSA; sfavorevoli non riconoscimento del disturbo specifico/diagnosi (per l’incidenza del DSA e tardiva; per l’instaurarsi di disturbi discontinuità nella presa in carico terapeutica; secondari psicopatologici) cambiamenti di contesto scolastico e di insegnante; elevato numero di assenze e, in generale, discontinuità nelle relazioni educative; Elementi favorevoli in generale bilinguismo; attesa di risultati positivi attraverso la richiesta di esercitazione intensiva (che spesso obbliga ad abbandonare le attività extrascolastiche per concentrarsi maggiormente sul lavoro scolastico); proposta di metodi ritenuti “incentivanti”, basati sulla competizione tra compagni (gara di dettato, di calcolo, mostra dei migliori elaborati, ecc.), atteggiamenti iperprotettivi che non facilitano la necessaria e corretta consapevolezza; peso e ruolo del DSA nelle interazioni familiari e sociali; ruolo “pesante”, negativo del DSA nel processo di identificazione; modalità individuali di elaborazione dei conflitti (rassegnazione, frustrazione, ecc.) e organizzazione della personalità (chiusura, depressione, reattività, ecc.). Sensibilizzazione verso la lingua scritta fin dalla materna; diagnosi e riabilitazione precoce; sensibilizzazione e sinergia operativa di quanti lavorano attorno e per il ragazzo con DSA (famigliari, medici e terapeuti, insegnanti); buone capacità cognitive da attivare per raggiungere strategie alternative di apprendimento, a compensazione delle difficoltà; equilibrio psicologico del bambino; adeguamento delle metodologie didattiche alla specifica situazione. ELEMENTI PROGNOSTICI (Pentagono di Critchley) Il futuro di un bambino con DSA è tanto migliore quanto… MIGLIORI CAPACITA’ COGNITIVE EPOCA DELL’INTERVENTO RIABILITATIVO (PRECOCITA’) EQUILIBRIO PSICOLOGICO DEL BAMBINO STESSO COMPRENSIONE DA PAR-TE DELL’AMBIENTE DEL DISTURBO E DEL BAMBINO CON LE SUE DIFFICOLTA’ (no aspettative eccessive, no colpevolizzazione, no rassegnazione) ATTEGGIAMENTO DIDATTICO ADEGUATO MODALITA’ DI INTERVENTO (come si può andare incontro alle difficoltà specifiche?) AMBITO MEDICO-SPECIALISTICO CRITERI DI VALUTAZIONE DIAGNOSTICA DEI DSA: oltre ai test specifici per cui vedasi sezioni dedicate: DISTURBI DI APPRENDIMENTO STRUMENTALE DELLA LETTURA (cfr. dislessia) DISTURBI DELLA COMPRENSIONE DEL TESTO (cfr. dislessia); DISTURBI DI APPRENDIMENTO STRUMENTALE DELLA SCRITTURA (cfr. disgrafia) DISTURBI DELLA PRODUZIONE DL TESTO (cfr. disgrafia); DISTURBI DEL CALCOLO (cfr. discalculia); per analizzare e diagnosticare un DSA, si effettuano prove anche per: DISTURBI DELLA MEMORIA; DISTURBO DELLA RAPPRESENTAZIONE VISUO-SPAZIALE; DIFFICOLTÀ DI ATTENZIONE; TRATTAMENTO DEGLI ASPETTI EMOTIVO-RELAZIONALI: demotivazione scolastica, bassa autostima scolastica e/o generale, aggressività, relazione interpersonale. VEDASI ALLEGATO 3 AMBITO SCOLASTICO: INTERVENTO SULLE DIFFICOLTA’ SPECIFICHE Di APPRENDIMENTO Per legge è previsto che, basandosi sulla collaborazione scuola/famiglia/SSN, si giunga alla QUINDI? definizione e attuazione di un PDP tarato sulla specifica situazione individuale (nota USR Emilia Romagna 1425 del 3/2/2009: “la scuola ha il dovere sostanziale e formale della scuola di intervenire … le scuole non possono non dare risposte … la redazione del piano didattico personalizzato è atto dovuto per le scuole in presenza di alunno con segnalazione specialistica di DSA” ; nota USR Emilia Romagna 1930 del 18/2/2010). VEDASI ALLEGATO 4 STRUTTURA PDP 1. ANALISI DELLA SITUAZIONE Sulla base della raccolta delle indicazioni dello specialista che ha stilato la diagnosi, delle informazioni della famiglia (ed eventualmente dell’alunno stesso) e delle osservazioni degli insegnanti, si devono rilevare le difficoltà specifiche e i punti di forza. 2. LIVELLO DI APPRENDIMENTO nelle diverse materie e ambiti di studio individuare gli effettivi livelli raggiunti; 3. OBIETTIVI E CONTENUTI nelle diverse materie e ambiti di studio vanno individuati gli obiettivi essenziali e i contenuti fondamentali da acquisire affinché sia mantenuta la validità effettiva del corso di studi e, al contempo, sia assicurato un carico di lavoro adeguato alle specifiche modalità di funzionamento (sforzo, lentezza); 4. METODOLOGIE nelle diverse materie e ambiti di studio vanno individuate le metodologie più adatte alle specifiche condizioni dell’alunno (N.B.: la didattica consigliata per i DSA favorisce e facilita l’apprendimento di tutti gli alunni); va fatta particolare attenzione al lavoro metacognitivo per potenziare i processi “altri” che possano by-passare le difficoltà di transcodificazione da un codice simbolico ad una altro (anticipazione, rappresentazioni mentali, mnemotecniche visive, ecc.); l’AZIONE DIDATTICA deve: adattare la mole di compiti, alternare stimoli visivi, uditivi, cinestesici, prevedere attività individuali, di coppia (tutoraggio), di gruppo (cooperative learning), di classe, sfruttare i punti di forza di ognuno, adattando i compiti, prevedendo varietà e opzioni nei materiali e nelle strategie usate; 5. MISURE E STRUMENTI COMPENSATIVI E DISPENSATIVE utili a garantire pari opportunità formative al ragazzo con DSA (non facilitazioni indebite, scorciatoie, ecc.) e a sostenere l’alunno nell’apprendimento (i casi di DSA hanno bisogno di essere sostenuti, non dell’insegnante di sostegno) e in sede di verifica finale (esame di stato); “La scuola pertanto non soltanto non può frapporsi, rifiutando o ostacolando il pieno utilizzo di tali risorse si parla di nuove tecnologie, ma in senso positivo deve farsi parte attiva per conoscerle, suggerirle, adottarle, svilupparne la ricerca” (nota USR Emilia Romagna 1425 del 3/2/2009) 6. VALUTAZIONE FORMATIVA E VALUTAZIONE FINALE ASSEGNAZIONE COMPITI A CASA Individuazione e indicazione delle modalità di valutazione del livello di apprendimento nelle diverse discipline/ambiti, escludendo esplicitamente dalla valutazione gli aspetti che costituiscono la disabilità stessa; 7. ASSEGNAZIONE DEI COMPITI A CASA (in accordo con la famiglia) relativamente a: come vengono assegnati (file audio dai libri in CD, nastri registrati, ecc. meglio delle fotocopie); quantità (considerare lo sforzo e la lentezza e, di conseguenza, selezionare gli aspetti fondamentali di ogni apprendimento); scadenze (evitare sovraccarichi e sovrapposizioni); modalità di realizzazione e restituzione. VEDASI ALLEGATO 5 “Perché scrivi così male?” “Leggi malissimo!” “…ma come fai a non capire quello che leggi?” “Ma proprio non riesci ad imparare le tabelline?!” “Ancora non hai messo l’H?! e l’accento?!” D.S.A. PIU’ COMPITI= PIU’ STANCHEZZA= MINOR CONTROLLO DEGLI ERRORI= AUMENTO DEGLI ERRORI MENO TEMPO LIBERO= AUMENTO DELLE TENSIONI E DELLA FRUSTRAZIONE= LA PARTE “DEFICITARIA” PRENDE IL SOPRAVVENTO SOFFOCANDO LA PARTE “SANA”= DISISTIMA, IMMAGINE DEL SE’ SCOLASTICO NEGATIVO, INCAPACE MENO COMPITI= MINORE AFFFATICAMENTO= MAGGIOR CONTROLLO SUGLI ERRORI= MENO ERRORI PIU’ TEMPO LIBERO= ALLENTAMENTO/DIMINUZIONE DELLE TENSIONI= RECUPERO DELLA PARTE “SANA”= POSITIVA CRESCITA DELL’AUTOSTIMA LEGISLAZIONE COSTITUZIONE, art.3: “rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana e effettiva partecipazione”; LEGGE 517/77: attenzione alle differenze individuali per realizzare il diritto allo studio e la formazione della personalità; LEGGE 59/97, art.21, c.9: autonomia scolastica finalizzata al “diritto ad apprendere”; DPR. 275/99, art 4, c.1: “percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa… che riconoscano e valorizzino la diversità” (concetto della flessibilità scolastica al fine del successo formativo); OdG del Governo del 18/2/2003: dispensa nel primo ciclo a prestazioni per i DSA e all’uso di strumenti; esistenza nella scuola dei DSA differenti, distinti dall’handicap; coordinamento scuola, AUSL per la diagnosi e la rieducazione dei DSA; L.53 del 2003: “Centralità dell’allievo che apprende”; nota MIUR 4099/A/4 del 5/10/2004: elenco (non esaustivo) degli strumenti compensativi e dispensativi da garantire ai DSA per evitare che le difficoltà scolastiche abbiano ricadute negative a livello personale (disistima, abbandono scolastico, depressione, ecc.); nota MIUR 26/A/4 del 5/1/2005: strumenti compensativi e dispensativi per i DSA in tutte le fasi scolastiche (anche in sede di valutazione finale); nota MIUR 1787 del 1/3/2005: particolare attenzione alla prova scritta di L2 (tempi più lunghi e valutazione che tenga conto delle specifiche difficoltà); nota MIUR 4798/A4a del 27/7/2005: progetto di integrazione (PEI) per i disabili ma misure dispensative e compensative per i DSA; CM prot. 4600 del 10/5/2007: (riprende e precisa la CM 28 del 15/3/2005 sull’esame di stato a fine primo ciclo di istruzione) /mentre può esserci dispensa dallo studio della lingua straniera in forma scritta/ non può esserci dispensa per i DSA dalle prove scritte in sede d’esame; è però necessario compensare le oggettive difficoltà con tempi più lunghi, attenzione al contenuto più che alla forma e uso di strumenti compensativi e dispensativi adottati durante l’anno; OM 26 del 15/3/2007; CM prot. 4674 del 10/5/2007: Indicazioni operative per DSA: gli strumenti compensativi con funzione di ausilio sono suggeriti per la scuola primaria e, in generale, per le fasi di alfabetizzazione strumentale nei diversi apprendimenti mentre le misure dispensative hanno un campo di applicazione più ampio, fino alle Superiori; nell’impossibilità di dispensare dalle prove scritte di lingua straniera in sede d’esame si dovranno consentire tempi più lunghi di esecuzione, valutare considerando il contenuto più che la forma e riservare maggiore considerazione per le corrispondenti prove orali come misura compensativa dovuta; nota USR Emilia Romagna 13925 del 4/9/2007: individuazione di un docente referente sui DSA in ciascuna Istituzione scolastica e sue funzioni; necessaria collaborazione e interscambio scuola/famiglia sul PDP documento distinto dal PEI riservato agli alunni certificati in base alla L.104/92): interventi individualizzati anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie; misure compensative e dispensative anche per le lingue straniere; allegate note di approfondimento sui DSA e tabella dei possibili strumenti compensativi e dispensativi; VEDASI ALLEGATO 6 E 7 DL 1169 del 20/6/2007 “Nuove norme in materia di difficoltà specifiche di apprendimento”: la L. 104/92 (Legge-quadro sull’handicap) non trova applicazione nei confronti dei DSA, definizione dei DSA e finalità dell’intervento legislativo a favore dei DSA; compiti della scuola nei confronti dei DSA; VEDASI ALLEGATO 8 CM 32 del 14/3/2008: esami di stato a fine primo ciclo di istruzione; CM 54 del 26/5/2008: prova scritta nazionale a fine primo ciclo di istruzione; nota USR Emilia Romagna 1425 del 3/2/2009 “Suggerimenti operativi per il successo scolastico e strategie didattiche per DSA”: rientrano nei DSA solo ragazzi con Q.I. nella norma e classificati nell’asse F.81 dell’ICD.10; attenzione alle conseguenze sull’apprendimento ma anche alle ricadute nell’ambito emotivo-relazionale nei DSA non adeguatamente individuati e attenzionati; la scuola deve attivare un PDP specifico e flessibile per adattarsi all’evoluzione del disturbo; le nuove tecnologie sono un’opportunità per garantire ai DSA il diritto al successo personale in tutti gli ambiti (non va letta come un’indebita facilitazione); indicazioni per il PDP; Regolamento di valutazione C.d.M. del 13/3/2009: coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative; DPR 122 del 22/6/2009, art. 10: verifiche e valutazioni per i DSA devono tenere conto delle specifiche situazioni soggettive anche in sede d’esame; delle modalità e del tipo di differenziazione delle prove d’esame non va fatta menzione nel diploma; nota USR Emilia Romagna 1930 del 18/2/2010: delibera della giunta regionale Emilia-Romagna 1/2/2010 n°108 “Programma regionale operativo per disturbi specifici di apprendimento (P.R.O.DSA) in Emilia Romagna”: individuazione di un percorso omogeneo a livello regionale per l’identificazione dei DSA; stanziamento complessivo di un milione di euro per interventi a favore dei DSA (formazione/aggiornamento del personale sanitario, adeguamento del materiale utile ai test diagnostici, 570.000 euro per l’acquisto di strumenti compensativi informatici attraverso i Centri Territoriali, finanziamento progetti innovativi nei vari ambiti esistenziali); in allegato il modello di “segnalazione scolastica” dei DSA che gli specialisti sanitari dovranno utilizzare per la diagnosi. VEDASI ALLEGATO 4 DISLESSIA EVOLUTIVA (ICD.10: F.81.0) DEFINIZIONE: non è una malattia ma una modalità peculiare di funzionamento mentale dovuta non a cause esterne (stimolazioni del contesto, opportunità di apprendimento, ecc.) ma ad elementi costituzionali che causano una disabilità circoscritta ad ambiti specifici; si può parlare di dislessia solo in assenza di patologie neurologiche o sensoriali (normale capacità organica e intellettiva), di problemi psicologici e in presenza di condizioni socioculturali normali e di una capacità cognitiva nella norma; (secondo la teoria funzionale-comportamentale e anatomico-strutturale) si tratta di una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica (anomalie cerebrali evolutive di zone specifiche del cervello: si evidenziano alla TAC anomalie strutturali microscopiche nella regione temporo-parieto-occipitale) con probabile componente ereditaria (implicazione dei cromosomi 2, 6 e 18, presenza di concentrazione familiare soprattutto tra parenti biologici di primo grado); questo deficit è connotato da una difficoltà nella lettura (disturbo settoriale basato su un deficit di decodifica del testo scritto) che, oltre a richiedere maggiori risorse attentive e cognitive rispetto al normale, risulta più lenta e scorretta (specialmente quando si leggono testi o parole nuove per la prima volta, quando si consulta il vocabolario, quando si leggono termini complessi o testi in inglese); non necessariamente, e solo secondariamente (come conseguenza della decifrazione inadeguata) è compromessa la comprensione. DECODIFICA = DISLESSIA = DEFICIT DI capacità di “oralizzare” i segni linguistici scritti; scomposta nelle sue componenti di MA NON necessariamente della COMPRENSIONE = Capacità di saper “significare” i segni linguistici RAPIDITA’ che tende a restare scarsa, a permanere insufficiente CORRETTEZZA se è disturbata la strategia di lettura analitico-fonologica (bottom-up) si avranno: errori visivi (scambio lettere simili, speculari); errori fonologici (scambio di lettere con suono simile); se è disturbata la strategia di lettura globale-lessicale (top-down): errori di anticipazione (parola letta al posto di un’altra per adeguatezza al contesto e stesso incipit). Va inoltre specificato che IL DISTURBO PERMANE, NON VIENE SUPERATO MA SI TRASFORMA NEL TEMPO: le difficoltà di scrittura in I-II elementare diventano difficoltà di produzione di testi complessi, le difficoltà di lettura diventano difficoltà di comprensione e di rielaborazione del testo. EVOLUZIONE DEI DSA (letto-scrittura) NEL TEMPO: Errori e lentezza nella lettura e scrittura. Tendenza alla diminuzione degli errori in lettura/scrittura; persistenza della lentezza esecutiva; comparsa di difficoltà di comprensione e stesura del testo; aumento delle reazioni emotive al disturbo, se non riconosciuto. Impossibile automatizzazione della lettura e scrittura; leggere e scrivere= attività spiacevoli; la fatica del leggere/scrivere soffoca la curiosità e la voglia di imparare; aumento del gap tra potenzialità e risultati scolastici; rischio di abbandono scolastico e di disadattamento sociale. CONSEGUENZE PRIMARIE: lettura faticosa, soggetta a peggioramento più aumenta la stanchezza/diminuisce la concentrazione/viene meno la motivazione/aumenta l’ansia; VEDASI ALLEGATO 9 limitata, difficoltosa comprensione dei testi letti e abbassamento della qualità dei compiti che suppongono la lettura (o allungamento del tempo necessario o rinuncia al compito); adozione e acquisizione di strategie funzionali diverse, non/meno efficaci, interferenti con quelle normalmente insegnate/apprese; ridotta pratica della lettura che comporta, a sua volta, vocabolario ridotto, faticosa acquisizione delle conoscenze, atteggiamenti di esitamento di fronte a testi scritti. La dislessia evolutiva, inoltre, manifestandosi spesso (4 casi su 5) in compresenza con altri disturbi specifici e, considerando l’importanza del linguaggio verbale, della lettura e scrittura, del sistema numerico e del calcolo come strumenti di comunicazione e ragionamento, influenza e danneggia altri ambiti con conseguenze che vanno oltre l’apprendimento, arrivando ad attivare un circolo vizioso autoalimentante e degenerativo (le conseguenze secondarie, infatti, aumentano l’insuccesso scolastico, ecc.): CONSEGUENZE SECONDARIE: 1- A LIVELLO SCOLASTICO la povertà linguistico-simbolica e lessicale, inoltre, possono distorcere l’accesso alle funzioni astratto-concettuali, alla comprensione del significato e, quindi, compromettere la progressione delle acquisizioni scolastiche e, in generale, delle competenze cognitive e delle conoscenze generali (ridotto utilizzo/sviluppo di potenzialità presenti, non alterate ma la cui acquisizione è compromessa dalle difficoltà d’uso del codice di accesso); stress scolastico, più fatica a scuola; 2- A LIVELLO PSICOLOGICO disagio psicologico (frustrazione, senso di inadeguatezza e fallimento, insicurezza, bassa autostima, ecc.); in generale DISTURBI DEL COMPORTAMENTO E DELLA CONDOTTA da leggere come meccanismi di difesa: fuga dalle richieste, ridotta motivazione, ecc.; 3- A LIVELLO SOCIALE difficoltà relazionali e di adattamento sociale; reazioni ansioso-depressive e reazioni di “ritiro” o aggressività, disobbedienza, sfida. IN UNA SOCIETA’/CULTURA/METODO D’INSEGNAMENTO BASATI SULLA PAROLA SCRITTA DIFFICOLTÀ SPECIFICHE DI LETTO-SCRITTURA PDP: facilitazioni e adattamenti della didattica Condizionamento negativo sugli apprendimenti e nel successo scolastico Problemi psicologici e di inserimento/ realizzazione sociale e professionale Pari opportunità di apprendimento Prevenzione delle conseguenze negative primarie (apprendimento, conoscenze) e secondarie (psicologiche, sociali) La lettura è un’abilità complessa che implica l’attivazione e l’utilizzo contemporaneo, integrato di numerosi prerequisiti (spesso carenti nei DSA): competenze attentive e mnestiche, competenze linguistiche, competenze simboliche, competenze visuo-grafiche, competenze metalinguistiche. Spesso la dislessia, inoltre, non compare isolatamente ma si presenta in forma di SINDROME DISLESSICA caratterizzata da DIFFICOLTA’ MULTISETTORIALI: (N.B.: non tutte le difficoltà riscontrate in un DSA hanno un rapporto causale diretto con il deficit specifico poiché, se alcune sono conseguenza de DSA, altre contribuiscono a definire il profilo individuale di quel DSA e altre ancora possono essere del tutto indipendenti dal disturbo) nella lettura in associazione a difficoltà analoghe nell’acquisizione e uso della scrittura che risulta ortograficamente più scorretta, lenta, impegnativa a livello di sforzo mentale e in peggioramento all’aumentare della fatica; la produzione scritta quindi è scadente (perché viene richiesto un doppio contemporaneo sforzo sul “cosa” scrivere, oltre che sul “come” scriverlo), lenta, ridotta; nel linguaggio (*); nel calcolo mentale, nella memorizzazione di informazioni “astratte” (tabelline, termini tecnici, date, definizioni, ecc.) che vanno frequentemente rievocati per rinforzarne il ricordo che tende a decadere velocemente, nella grammatica, nella grafia (scarsa fluidità, scioltezza, facilità e prestanza nel tratto calligrafico), nell’esposizione orale e scritta (accesso lessicale, costruzione morfo-sintattica), nell’uso dei concetti temporali (stagioni, anni…), spaziali (destra, sinistra…) e matematici (ognuno, spartire, triplo…), nell’apprendimento della lingua straniera orale (scarsa discriminazione uditiva e ritmica, debole capacità mestica sulle sequenze uditive…), nella coordinazione motoria, nell’acquisizione delle procedure, nella memoria di lavoro e nell’attenzione. (*) si deve tener conto cha la letto-scrittura sono processi di de/codificazione simbolica di II grado poiché a loro volta si basano sul linguaggio; la lingua orale è infatti, a sua volta, un codice convenzionale costituito da pochi simboli (fonemi) combinati in molti modi (aspetto fonologico della lingua); la consapevolezza fonologica, quindi, cioè capire la struttura sonora della lingua, identificandone e manipolandone le componenti di base –fonemi e sillabe- è prerequisito essenziale per acquisire il codice scritto della lingua. La competenza fonologica non è essenziale per parlare ma è indispensabile per scrivere e leggere dato che l’ortografia alfabetica si basa su strutture fonemiche: più competenza fonologica si ha , comunque, più sarà semplice acquisire l’abilità di letto-scrittura perché sarà più immediato capire come la parola orale viene transcodificata nello scritto. Nei DSA la consapevolezza fonologica è deficitaria. La competenza fonologica si basa sulla comprensione di: quanti sono gli elementi di una parola (es: “casa” = 4 suoni), quali sono gli elementi di una parola (es: “casa” = c, a, s), qual è l’ordine sequenziale degli elementi della parola (es: “casa“ = c-a-s-a), come si rappresentano in forma scritta (es: “casa” = CASA, casa, casa). IL PROCESSO DI LETTURA E’ PSICO-LINGUISTICO perché richiede la RAPPRESENTAZIONE MENTALE DI CIO’ CHE SI RICAVA DA ELEMENTI LINGUISTICI SCRITTI, è un passaggio tra ciò che si vede (decifrazione) e ciò che è solo mentale (attribuzione di significati). Il suo fine ultimo (cioè la COMPRENSIONE DEL TESTO) si può realizzare con STRATEGIE DIVERSE, USANDO PERCOSI, STRUMENTI DIFFERENTI (lettura ad alta voce, lettura silenziosa, sintesi vocale, ecc.). Fasi del processo di ACQUISIZIONE DELLA LETTURA (modello di Uta Frith secondo cui ogni stadio è caratterizzato dall’acquisizione di nuove procedure ma, contemporaneamente, dal consolidamento/automatizzazione delle competenze già acquisite): VEDASI ALLEGATO 10 1) STADIO LOGOGRAFICO O IDEOGRAFICO (età prescolare, ultimo anno di materna/inizio prima elementare): la parola scritta rappresenta l’oggetto (e non la parola orale); alcune parole vengono riconosciute come un’unica immagine, in modo globale perché il bambino ha imparato a identificarne il segno, senza comunque comprenderne il valore fonologico, né quello ortografico; le parole vengono distinte dai numeri e dalle sequenze di sole consonanti (non-parole); 2) STADIO ALFABETICO (prima parte della classe prima; in più dell’80% dei bambini risulta acquisito a fine I elementare; vedi sopra competenza fonologica analitica): discriminazione delle lettere e conversione grafema/fonema quindi capacità di lettura per via fonologica; scoperta del valore sonoro convenzionale delle LETTERE, le parole scritte non hanno più un valore diretto con la realtà ma con le parole dette, con il suono usato per identificare quella realtà (REALTA’ PAROLA DETTA PAROLA SCRITTA); o in caso di difficoltà fonologiche in I elementare è necessario impostare un lavoro di stimolazione e supporto (segmentare/fondere fonemi, sillabe, ecc., aggiungere/togliere fonemi/sillabe per far cambiare la parola, individuare la lettera mancante nella parola, identificare una lettera/un suono nella parola, cruciverba…); 3) STADIO ORTOGRAFICO (classe II elementare; vedi sopra competenza metafonologica): si prende consapevolezza della regolarità della lingua, avviene un perfezionamento e un’economizzazione della capacità di analisi fonologica, per molte parole insufficiente, attraverso il suo superamento e l’apprendimento di un lessico ortografico, in cui la corrispondenza fonema/grafema non è lineare e biunivoca (ad esempio: C sia per “c shiacciata” che per /K/ gutturale oppure i grafemi multisegnici come SC, GN, GL, ecc.), velocizzazione della lettura non più basata sulla decifrazione del singolo grafema ma sul riconoscimento di sillabe; o in presenza di bimbi con un ritardo o un deficit di automatizzazione in II elementare va attuato un recupero di ortografizzazione specifica (relativa alle sole regole ortografiche non automatizzate), motivazione alla letto-scrittura, esercitare il livello metacognitivo per avviare alla pianificazione, selezione e controllo delle strategie più adatte (cloze di lettere/parole, autocorrezione, ecc.). il livello raggiunto nella lettura è indicativo del grado di apprendimento solo alla fine della II elementare quando possono essere segnali di DSA: la difficoltà a leggere parole nuove, la lettura resta sillabica (suono come somma di lettere), la lentezza e la scorrettezza di lettura, la comprensione scarsa; alle medie la rapidità di lettura non migliora mentre migliora la correttezza ma, parallelamente, non la capacità di comprensione che resta pressoché costante e, anzi, tende a peggiorare al crescere della complessità dei contenuti. 4) STADIO LESSICALE (classe III): lettura diretta, “a vista”, globale, a “colpo d’occhio” (questo tipo di lettura è corretta, competente, funzionale, automatica e veloce), non si ha più bisogno di leggere tutta la parola ma, attraverso il magazzino lessicale in memoria, dopo la prima parte, si usano procedimenti di top-down; la decifrazione grafema per grafema –tipica degli stadi precedenti- non scompare ma viene utilizzata solo per le parole nuove o le non-parole; il riconoscimento degli omofoni non omografi (es: ha/a, lago/l’ago, luna/l’una, ecc.) avviene attraverso l’esame del significato/contesto: si tratta di un lavoro semantico e sintatticogrammaticale che permette di passare dalla stringa continua del parlato alla frase scritta segmentata in singole parole. Il pieno conseguimento delle prime tre fasi rende completa l’acquisizione della lettura attraverso la MODALITÀ FONOLOGICA basata sulla DECIFRAZIONE mentre il raggiungimento della quarta fase permette l’utilizzo della MODALITÀ LESSICALE basata sulla LETTURA GLOBALE delle parole conosciute, senza più la necessità di operare la conversione grafema/fonema, percorso che, comunque resta aperto e valido per la lettura di parole sconosciute o non-parole. Questo modello sottintende una teoria di tipo cognitivista per cui: PERCEZIONE SENSORIALE Gli occhi scorrono le righe da sinistra a destra: scorrimento sulla fovea di entrambe gli occhi di ogni simbolo grafico, velocità di spostamento adeguata alla comprensione (né troppo lenta/né troppo veloce), passaggio di riga sempre da destra a sinistra, salto di una riga alla volta, nitidezza e persistenza della percezione visiva raccolta dai due occhi contemporaneamente. Importanza del periodo nascita/2-3 anni di vita durante il quale si struttura il sistema cerebrale su base visuomotoria (lateralizzazione, concetti topologici, rapporti spaziali, ecc.) e si organizza il sistema nervoso centrale di afferenza/nucleo di scambio/efferenza (*) ELABORAZIONE COGNITIVA AREA 17: decodifica delle immagini focalizzate NUCLEO DI SCAMBIO (*): ricerca e riconoscimento del significato di ogni parola nel “vocabolario interno” che contiene la memoria decontestualizzata delle parole conosciute AREA LESSICO-VERBALE: integrazione delle parole lette tra loro, contestualizzazione: comprensione della frase NUCLEO DI SCAMBIO (*): memorizzazione dell’intera frase nella MEMORIA DI LAVORO; ad ogni nuova frase si attiva il recupero di quelle già memorizzate per adattamento/completamento/precisazione del significato globale del testo Fino alla comprensione complessiva di tutte le frasi lette/intero testo. (*) mentre il CERVELLO, in generale, utilizza gli impulsi afferenti e reagisce di conseguenza, il NUCLEO DI SCAMBIO è quella area cerebrale che intercetta e media gli impulsi in entrata cioè li riceve e li invia alle aree deputate. IN CASO DI DISLESSIA Si può avere il funzionamento scorretto di uno o più meccanismi coinvolti nel processo di lettura Ad esempio se il deficit è a livello visivo (inseguimento e saccadi) si avrà il salto di intere parole (=saccade eccessiva) o l’inversione di posizioni (=saccade eccessiva + saccade di aggiustamento indietro) o la ripetizione (saccade insufficiente e inseguimento lento), ecc. Al nucleo di scambio perciò arriverà una frase a pezzi o con significato modificato da omissione/inversione/ripetizione di dati quindi la comprensione sarà impossibile o alterata. A questo punto saranno possibili tre percorsi: RIGETTO DELLA FRASE E RILETTURA che darà origine ad un RINUNCIA AL COMPITO: ABBANDONO DELLA LETTURA TENTATIVO DI COMPRENSIONE sulla base dell’esperienza “LETTORE RITARDATO” che, se cerca di velocizzare la lettura giungerà a completa incomprensione o ad un’esasperante lentezza. vissuta come difficile, noiosa, ecc. a cui conseguirà un RITARDO o un MANCATO APPRENDIMENTO. pregressa e/o dell’aiuto del contesto; questo sforzo, comunque porterà ad una COMPRENSIONE ALTERATA (DISLESSICO FONETICO). SOTTOCLASSIFICAZIONI DELLA DISLESSIA DISLESSIA FONOLOGICA/DISFONESIA: maggior difficoltà nel leggere le non-parole e le parole inusuali rispetto alle parole d’uso comune perché il deficit di automatizzazione sta nel meccanismo fonologico di decifrazione/riconoscimento dei grafemi e nella loro transcodifica in fonemi; si ha un blocco nel processo di apprendimento della lettura tra lo stadio alfabetico e quello ortografico per l’incapacità di passare alla decifrazione di unità multigrafemiche (sillaba e parola); è quindi un DISTURBO FONETICO dovuto all’impossibilità parziale o totale ad abbinare i suoni della parola ai loro corrispondenti grafici e, quindi, alla possibilità di utilizzare solo la via diretta che ricorre al magazzino di parole memorizzate nella loro forma intera, globale grazie alla loro alta frequenza e alla forma semplice; DISLESSIA LESSICALE o SUPERFICIALE/DISTURBO EIDETICO O DISEIDESIA* (rara nelle lingue “trasparenti” come l’italiano, prevale invece nei paesi di lingua “non-trasparente” come quelli anglofoni e francofoni): inefficienza nella lettura di parole irregolari, contenenti eccezioni di pronuncia, accentate in modo irregolare e omofoni-non-omografi (es: l’ago/lago) quindi incapacità parziale o totale di decodifica di parole il cui suono è diverso dalla sua trascrizione grafica; questo deficit evidenzia un blocco nel processo di apprendimento della lettura al livello dello stadio ortografico per cui non ci sono difficoltà nella conversione grafema/fonema (si è quindi in grado di usare la via indiretta di lettura che ma, non essendosi creato un repertorio lessicale interno, non si è in grado di automatizzare la lettura attraverso la decifrazione globale delle parole comuni; (*) EIDETICA= percezione mentale che riproduce, mantenendone tutte le caratteristiche, gli effetti sensoriali delle impressioni, attività conoscitiva basata sul ricordo di percezioni visive, dal verbo greco “vedere”. DISLESSIA MISTA/DISFONEIDESIA (più frequente): combinazione dei due precedenti tipi di disturbo per un blocco tra la fase logografica e la fase alfabetica di apprendimento del processo di lettura. VEDASI ALLEGATI 11 E 12 I METODI DI INSEGNAMENTO DELLA LETTURA sono essenzialmente due, ognuno dei quali si basa e tende a rendere predominante solo uno dei due aspetti della lettura: METODO GLOBALE LETTURA essenzialmente come PROCESSO PSICOLOGICO che si avvale del MECCANISMO COGNITIVO DI PREVISIONE della parola in base al contesto in cui si trova, al patrimonio lessicale e alla capacità di attribuire i significati utilizzando gli “indici linguistici” (il testo) e gli “indici extralinguistici” (il contesto); metodo basato sull’ACCESSO DIRETTO, sulla LETTURA “INTERA” DI PAROLE contestualizzate e di uso comune: analisi visiva globale, fotografica, anticipazione, comprensione nel contesto significativo. LIMITI: questo metodo si basa sullo sviluppo fonologico globale che è spontaneo cioè viene appreso istintivamente, è strettamente psicologico e normalmente dovrebbe avvenire in età prescolare, maturando in tempi e con ritmi individuali; questo tipo di metodologia, oltre a fondarsi su prerequisiti che non si possono insegnare/apprende- re, necessita di forte motivazione verso la lettura, di un buon bagaglio lessicale e sintattico, di un approccio che dovrebbe collegare sempre comprensione e decifrazione per non correre il rischio di approssimazione nella comprensione del testo per un’eccessiva tendenza ad indovinare; Se si osservano difficoltà a livello fonologico globale: esercizi di riconoscimento/riproduzione di rime, scansione sillabica di parole, manipolazione di parole attraverso suffissi, valutazioni sulla lunghezza delle parole. METODO FONEMATICO LETTURA COME MECCANISMO PERCETTIVO –DECIFRAZIONE-, a cui segue l’ORALIZZAZIONE DEL SEGNO; questo passaggio, per essere funzionale ed efficace, deve essere rapido e corretto; metodo basato sull’ACCESSO FONOLOGICO alla lettura del testo scritto attraverso una serie ordinata di passaggi: decifrazione accurata delle singole lettere, l’oralizzazione dei suoni, la loro fusione, la sintesi sillabica, il riconoscimento di parola, la sua comprensione; o LIMITI: questo metodo, basandosi sulla competenza fonologica analitica, deve basarsi sull’insegnamento/apprendimento in età scolare (vedi sotto STADIO ALFABETICO) della tecnica di decifrazione che richiede molto tempo prima di raggiungere un adeguato automatismo di lettura: nel bambino inizialmente, infatti, prevalgono le strategie di anticipazione e previsione; sovraccarica la MBT, dà eccessiva importanza all’oralizzazione rispetto alla comprensione poiché privilegia la LETTURA COME PROCESSO STRETTAMENTE LINGUISTICO (transcodifica segno/suono); un lettore esperto usa il meccanismo di anticipazione/previsione perché nel leggere comprende (top-down) e il contesto linguistico gli permette di riconoscere velocemente le parole attraverso la loro rappresentazione grafica registrata in memoria e decifra (down-up) solo le parole sconosciute, di cui ancora non ha memorizzato la forma complessiva; o Se si osservano difficoltà a livello fonologico analitico: esercizi di segmentazione fonetica (spelling), di fusione fonetica (blending), di riconoscimento della consonante iniziale (preblending). o Successivamente a questo livello si raggiunge una competenza metafonologica ovvero,oltre al riconoscimento e all’analisi dei singoli suoni, si ha la capacità di riflettere sulla sillaba e sulla parola (vedi sotto STADIO ORTOGRAFICO). o Se si osservano difficoltà a livello metafonologico: esercizi di riconoscimento della sillaba iniziale/finale, catene di parole (pane/neve/vela…), creazione di rime, eliminazione di sillabe per creare parole diverse (portone/porta), aggiunta di sillabe per creare parole diverse (mani/maniglia). METODO MISTO basato su un DOPPIO ACCESSO poiché utilizza entrambe le vie: decifrazione, anticipazione. La lettura coinvolge PIÙ LIVELLI e richiede quindi L’ACQUISIZIONE DI NUMEROSE COMPETENZE: 1) DECODIFICA richiede un’adeguata percezione visiva; 2) DECIFRAZIONE richiede velocità e correttezza nella transcodifica grafiafonia, è la fase dell’oralizzazione, del passaggio dai segni scritti all’enunciato verbale, suoni; 3) COMPRENSIONE (=capacità di cogliere il significato del testo, anche basandosi in modo interattivo sul personale patrimonio di conoscenze pregresse; principale finalità della lettura); 4) TRASVERSALITA’ (=capacità di collegare ed inserire quanto letto in un contesto più ampio, facendo deduzioni, inferenze, ecc.). Infatti, a fianco della situazione per cui AD UNA DECIFRAZIONE INADEGUATA SEGUE UNA COMPRENSIONE NON SUFFICIENTE (-) a causa di confusione tra suoni simili, errori di analisi ortografica, scarsa anticipazione, si possono riscontrare anche casi di: DECIFRAZIONE/ORALIZZAZIONE ADEGUATA MA COMPRENSIONE INADEGUATA (+ -) poiché l’italiano (“lingua trasparente”) facilita l’oralizzazione ma rallenta la comprensione, oppure DECIFRAZIONE/ORALIZZAZIONE FATICOSA E IMPRECISA MA COMPRENSIONE ACCETTABILE (+) nei casi di dislessia e cecità fonologica. IL DISLESSICO HA: Deficit visuo-percettivo (affollamento visivo, movimenti saccadici non funzionali, deficit fonologici) quindi faticosa decodifica (salto di riga, di parola, errori di decifrazione, lentezza, ecc.); limiti attentivi (la scorrettezza della decifrazione cresce parallelamente alla fatica e alla durata dello sforzo); uso limitato o inefficace delle strategie di anticipazione contestuale (top-down) che normalmente consentono di “alleggerire” la fatica della decifrazione; problemi nella selezione delle informazioni sensoriali essenziali, nel metterle in relazione e ordinarle (importanza dell’esperienza, della stimolazione, del sostegno da parte del contesto che aiuta a passare da una percezione indifferenziata all’attenzione alle caratteristiche specifiche, significative e, al contrario, alle relazioni invariabili); nelle lingue con “ortografia trasparente” come l’italiano risulta punto critico la velocità di lettura come conseguenza di una mancata automatizzazione del processo di riconoscimento della parola e la correttezza per la presenza ricorrente di lettura incompleta di parole e/o sostituzione di lettere e suoni simili (p/b, t/d, f/v, r/l, d/b, ecc.) o con grafia simile –capovolta o speculare(m/n, b/d, p/b, g/q, a/o, e/a, ecc.) sia in lettura, che in scrittura. QUINDI DIFFICOLTA’ mestiche (faticosa/impossibile memorizzazione di sequenze come l’ordine alfabetico, le tabelline, poesie, sequenze di giorni, mesi, ecc.); fonologiche (problematica scomposizione della parola nei suoi fonemi e, quindi, nei suoi grafemi); nel memorizzare termini specifici e/o complessi (lessico povero e semplice); a copiare dalla lavagna; a scrivere (sia spontaneamente, sia sotto dettatura); a rileggere per autocorreggere ciò che si è scritto; ad esprimere anche oralmente un pensiero (lessico povero, faticosa strutturazione logica su base linguistica, ecc.); a riconoscere le caratteristiche morfologiche della lingua; nell’apprendimento delle lingue straniere, soprattutto nella forma scritta (e soprattutto l’inglese che è una lingua “non trasparente”, con divergenze marcate tra pronuncia e ortografia). MODALITA’ DI INTERVENTO (come si può andare incontro alle difficoltà specifiche?) CRITERI DI VALUTAZIONE DIAGNOSTICA DELLA DISLESSIA (in uso agli SPECIALISTI SANITARI): ANALISI DEL POSSESSO DEI PREREQUISITI DELLA LETTURA (l’apprendimento della lettoscrittura è di tipo rigorosamente seriale ovvero le operazioni più semplici sono indispensabili alla strutturazione di quelle più complesse; è quindi indispensabile individuare le tappe deficitarie per poter svolgere una riabilitazione mirata): analisi visiva, lavoro seriale da sinistra a destra, discriminazione uditiva e ritmo, memoria uditiva sequenziale e funzione uditiva, integrazione visivo-uditiva, globalità visiva; DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO STRUMENTALE DELLA LETTURA: test di discriminazione visiva a tempo per verificare un eventuale deficit visuo-percettivo, fusione fonetica per verificare un eventuale deficit della memoria fonologica di lavoro, discriminazione fonetica e corrispondenza grafema-fonema per verificare un eventuale deficit fonologico di decodifica, valutazione del grado di automatizzazione del riconoscimento delle unità sublessicali per verificare un eventuale deficit a livello di formazione del lessico visivo, DISTURBI DELLA COMPRENSIONE DEL TESTO: inferenze semantiche, abilità metacognitive e di studio. In base alla precisa individuazione delle competenze carenti (PROVE DI LETTURA MT per le Elementari e NUOVE PROVE DI LETTURA MT per le medie utili a valutare velocità, correttezza e comprensione) esistono batterie di esercizi specifici da proporre per potenziarle e superare il blocco del processo di apprendimento della letto-scrittura e facilitare l’integrazione tra le diverse capacità coinvolte. CONSIGLI METODOLOGICI PER GLI INSEGNANTI: 1) IN FASE DI ACQUISIZIONE DELLA LETTURA: potenziare e coordinare i PROCESSI DI ANTICIPAZIONE (TOP-DOWN: riconoscimento della parola nella sua globalità basata sulla capacità di usare le deduzioni ricavate dal contesto, saltandone la completa decifrazione e inferendone la presenza dalla comprensione della struttura sintattico-semantica del testo) e i PROCESSI DI DECIFRAZIONE (DOWN-UP: riconoscimento visivo, decodifica analitica, lettera per lettera, sillaba per sillaba, della parola a cui segue un processo di sintesi, fusione per ricomporre la parola; questo doppio sforzo di analisi e sintesi fonologica richiede molto impegno attentivo e un grande impegno mnemonico quindi è normale che l’accuratezza cali all’aumentare dei tempi di lavoro e che sottragga risorse cognitive alle operazioni mentali parallele); 2) NELLE SUCCESSIVE FASI DI STUDIO: fornire, esercitare strategie di comprensione testuale (PRIMA: informare preventivamente sul tipo di testo per sollecitare l’anticipazione, le aspettative, chiedere di fare ipotesi sul contenuto in base agli elementi contestuali (inferenza), fornire domande-guida per la comprensione prima dell’inizio della lettura, individuazione della struttura testuale attraverso attenzione al titolo, ai paragrafi e alle didascalie, l’osservazione delle immagini, l’attenzione alle parole-chiave evidenziate; DURANTE: feed-back facendo domande su ciò che si sta leggendo; DOPO: ricerca delle informazioni principali, sottolineatura…); VEDASI ALLEGATO 13 fornire, esercitare strategie e strumenti d’aiuto per la produzione scritta; la creazione di un testo scritto sottintende tre tipi di problema: la paura del foglio bianco, la paura di fare troppi errori e l’avere troppe idee e confuse; lo scrivere, quindi, può essere una difficoltà insormontabile richiedendo il coordinamento e l’integrazione di molte funzioni neuroevolutive e sottoabilità scolastiche complesse come, in particolare, la capacità di esprimere verbalmente le idee, seguendo una logica espositiva, la gestione del tempo assegnato e dei materiali –testi, appunti, dispense-, l’abilità mnemonica richiesta a livello ortografico, morfo-sintattico, lessicale, ecc., la pianificazione e il monitoraggio della sequenzialità di quanto scritto, la coordinazione grafo-motoria; è quindi importante, oltre alle tracce, alle domande-guida, al brainstorming per l’organizzazione dei contenuti, l’utilizzo del PC che “solleva” da parte dei problemi attraverso la video-scrittura, il correttore ortografico, il predittore ortografico, il correttore sintattico, il glossario interno, la sintesi vocale per la rilettura, ecc. la CORREZIONE: mettere pochi segni rossi perché c’è il rischio che, rinforzandolo visivamente, contribuiscano alla fissazione dell’errore, usare simboli di correzione diversi a seconda del tipo di errore da segnalare, correggere a margine, dare indicazioni precise su come migliorare, considerare e valutare l’impegno; predisporre percorsi sull’abilità di studio, la rielaborazione e la memorizzazione dei contenuti: insegnare come studiare (simulazione in classe, condivisione tra ragazzi delle strategie usate) e programmare le interrogazioni (responsabilizza gli alunni), la LEZIONE dovrà essere strutturata in modo da informare preventivamente sul contenuto sollecitando ipotesi su ciò che verrà detto; recuperare le conoscenze pregresse (documenti visivi, interessi personali, input familiari/scolastici); mantenere contatto visivo per stimolare l’attenzione; prevedere pause; porre domande di verifica della comprensione invece di chiedere “hai capito?”; limitare/spiegare il linguaggio specifico; spiegare in modo creativo, “esagerato”, “movimentato”, per associazione, così da facilitare la memorizzazione dei contenuti; attento approccio alla pagina (cfr. sopra); esplicitare ed esemplificare gli esercizi; verificare la comprensione della consegna; controllare la gestione del diario; non dimostrare impazienza durante l’interrogazione/dare tempo; non ammonire in pubblico; adattare il materiale didattico e i libri di testo (*) che risultano complessi per difficoltà tematica e/o operazioni cognitive richieste per la comprensione e/o difficoltà linguisticolessicali, produrre schede di “aiuto disciplinare”, proporre lavori di gruppo, forme di apprendimento cooperativo (metodo motivante e funzionale allo sviluppo cognitivo), responsabilizzare i compagni per lettura e dettatura ai ragazzi DSA: forme di tutoraggio); spiegare preventivamente in classe ciò che va studiato a casa, prevedendo una riduzione del lavoro per i DSA che impiegano più tempo e fanno più fatica degli altri; non imporre un metodo di studio rigido, al contrario proporre diverse strategie di studio; utilizzare, insegnare a usare e a creare mappe concettuali (**), schemi, sottolineature, ecc.; cercare di ridurre i fattori di stress (interrogazioni programmate, disponibilità a consigli, a ripetere la spiegazione, mostrare un fac-simile della verifica, ecc.). 3) MISURE DISPENSATIVE: non forzare la lettura ad alta voce e/o programmarla in anticipo, preferire la lettura dell’adulto per testi complessi, con lessico specifico, far recuperare le prove scritte con verifiche orali perché la capacità di comprensione (“buoni ascoltatori”, uso del registratore, ecc.) e la produzione orale sono migliori, evitare domande aperte, consentire l’uso di mappe mentali/concettuali (**), tabelle, cartine, ecc. eventualmente dispensare dallo studio della lingua straniera scritta ricordando però che tale dispensa non è consentita in sede di esame, evitare test a completamento o elenchi tra i quali collegare i diversi elementi, evitare prove a tempo, richiedere, prevedere tempi attentivi brevi e concedere pause, non obbligare a prendere appunti ed evitare lo studio sui propri appunti ma anche evitare lunghe copiature dalla lavagna e dettature fornendo fotocopia del testo da studiare oppure preparando un testo chiaro, scritto al computer, eventualmente con parole mancanti da inserire, privilegiare la qualità sulla quantità, non appesantire il lavoro a casa con troppi esercizi scritti: ridurre la mole di lavoro serve anche per promuovere l’autonomia, 4) STRUMENTI COMPENSATIVI: favorire, sollecitare l’uso del PC (sintesi vocale per la lettura del testo –ad esempio il software “CARLO MOBILE”, correttore ortografico per accuratezza della produzione, dizionari informatici, ecc.), VEDASI ALLEGATO 14 costruire e consentire l’uso di “tavole di memoria” (alfabeto, caratteri, mesi, stagioni, tabelline, misure e formule geometriche, ecc.); incentivare e consentire l’uso delle carte geografiche e storiche, calcolatrice, registratore, usare audiovisivi e ogni altro sussidio utile a facilitare gli stili di apprendimento nei quali prevale il canale uditivo-visivo (creazione della fonoteca scolastica, ordinazione dei libri digitali, Centro del “Libro parlato” dell’Unione Ciechi, ecc); VEDASI ALLEGATO 15 5) VALUTAZIONE: fissare la verifica solo dopo aver dato sufficiente tempo per l’assimilazione dei contenuti, predisporre prove a difficoltà crescente, graficamente chiare, su un argomento alla volta, non a tempo (tempi dilatati per le verifiche oppure assegnare una prova più corta), consentire l’uso degli strumenti compensativi, valutare in modo costruttivo (separare l’errore formale dal contenuto: il motivo della valutazione insufficiente può essere ricondotto ad errori di lettura o di comprensione del testo scritto? valutare il contenuto e non la forma), prevedere/concordare forme di compenso del voto negativo (“elastico” innalzamento del voto, nuova chance di verifica, interrogazione, ecc.) valutare l’impegno, verificare le competenza acquisite facendo emergere gli apprendimenti raggiunti (valutare le conoscenze e non penalizzare le carenze), favorire, indicare una riflessione metacognitiva, valorizzare oltre che verificare perché la performance scolastica influenza inevitabilmente l’autostima (e viceversa). (*) “adattare” non significa ridurre i contenuti ma la quantità di pagine da leggere, non “togliere, semplificare” le informazioni, ma 1) completarle e integrarle attraverso l’uso di altre fonti, 2) evidenziare le parti rilevanti che, collegate tra loro, devono avere funzione ipertestuale, suggerendo la strutturazione dell’intera informazione, 3) schematizzare graficamente (mappe concettuali) per rendere visivamente immediati i collegamenti tra concetti, 4) riscrivere il testo reimpostandolo in modo da renderlo più leggibile, ovvero: in modo graficamente più chiaro (fondo colorato per distinguere le varie sezioni del testo, guida allo studio, uso dello stampato maiuscolo, scelta di un carattere chiaro –non utilizzare Times New Roman ma, piuttosto, COMICS, VERDANA, ARIAL-, in formato grande, minimo 12 punti, ma anche 14, 16; adottare un’interlinea spaziosa e margini laterali ampi per non affollare la pagina, non usare l’allineamento giustificato per non rendere variabile lo spazio tra parole, non spezzare le parole nell’andare a capo, non “affollare” la pagina (massimo 250 parole per pagina); strutturalmente funzionale (dividere il testo in paragrafi intestati e i paragrafi in capoversi, raggruppando le informazioni per blocchi tematici, seguendo l’ordine cronologico; utilizzo del grassetto per evidenziare parole-chiave o colori diversi per raggruppare concetti correlati facendo però attenzione a non esagerare, inserire immagini, schemi, tabelle in modo chiaro, lineare); linguisticamente semplice (usare frasi semplici e lineari, preferire le coordinate alle subordinate, non usare doppie negazioni e troppi pronomi, usare il modo indicativo e i verbi all’attivo, lessico semplice). (**) le MAPPE CONCETTUALI hanno struttura reticolare, i concetti sono rappresentati anche da figure/immagini; sono adatte per illustrare concetti complessi o un’evoluzione nel tempo; le MAPPE MENTALI invece hanno il concetto fondamentale al centro e struttura a raggiera, i concetti possono anche qui essere rappresentati da figure/immagini; sono adatte soprattutto per le lingue straniere e per la progettazione di testi. CONSIGLI METODOLOGICI PER GLI ALUNNI: Imparare a organizzare il proprio lavoro scolastico e acquisire un metodo di studio (tra i vari proposti/sperimentati) adatto alle proprie difficoltà/capacità sia per preparare le interrograzioni orali, sia per preparare le verifiche scritte, potenziare la capacità di ascolto, potenziare attenzione e memoria; sviluppare la capacità di comprensione (livello indipendente dall’abilità strumentale di lettura compromessa) individuando strategie e strumenti adatti alla situazione individuale per facilitare l’accesso al significato; imparare a creare mappe concettuali (**), utilizzare gli strumenti compensativi e le misure dispensative individuate appositamente VEDASI ALLEGATO 14 imparare a usare i sussidi VEDASI ALLEGATO 15 (**) COSTRUZIONE MAPPE CONCETTUALI: usare le immagini per raccogliere, organizzare e verificare le conoscenze pregresse (brain-storming); leggere il testo (sintesi vocale o “buon lettore”); selezionare i concetti principali, trasformarli in parole-chiave, elencarle in ordine di importanza; a partire dal concetto principale (scritta in stampato maiuscolo, a carattere grande, in grassetto, in alto e al centro) creare una struttura a frecce (relazioni) dove inserire i concetti specifici logicamente collegati attraverso semplici connettivi logici (quindi, ma, dopo, e…); sostituire –se possibile- le parole-chiave con immagini; usare spazi ampi; software SUPERMAPPE dell’Anastasys o KNOWLEDGE MANAGER della Hipersoft-net; UTILIZZO MAPPE CONCETTUALI: leggere la mappa e spiegarla verbalizzando i collegamenti a frecce tra le parole-chiave. DISTURBI DELLA SCRITTURA: DISGRAFIA E DISORTOGRAFIA (ICD.10: F.81.1) (NB: la scrittura è un’operazione più complessa della lettura perché, oltre a richiedere la comprensione della lingua scritta, richiede la produzione nella lingua scritta) CARATTERISTICHE SPECIFICHE DEI DISTURBI LEGATI ALLA SCRITTURA Distinti a seconda siano deficitari l’ambito prassico quindi il controllo del movimento delle mani e la coordinazione oculomanuale; in presenza di errori solo di compitazione e calligrafia inadeguata: ASPETTI GRAFO-MOTORI VEDASI ALLEGATO 16 SCRITTURA DISORDINATA, POCO CHIARA, PRESSOCHE’ ILLEGGIBILE =deficit della velocità di scrittura e di correttezza grafo-motoria ovvero difficoltà di realizzazione del gesto grafico per inadeguata programmazione dell’atto, disordine a livello delle componenti periferiche, esecutive del processo di scrittura (una disturbata percezione del movimento del braccio, della mano, della matita; disturbi visivi o di coordinazione visuo-motorio-spaziale che portano a difficoltà nel dosare la pressione del segno sul foglio, difficoltà a copiare forme, grafemi, parole, ecc.). Questo disturbo si manifesta: indipendentemente dalle variabili linguistiche (lessico, sintassi, ortografia, ecc.) quindi in qualsiasi tipo di testo; è dovuta a difficoltà posturali e di controllo motorio durante l’esecuzione dei movimenti di iscrizione e progressione (impugnatura non funzionale della penna, postura complessiva inadeguata, non utilizzo dell’altra mano per trattenere il foglio, inversione della direzione della scrittura da destra a sinistra),; peggiora con l’apprendimento e l’automatizzazione di strategie inappropriate: è necessario correggere il comportamento motorio errato o non efficiente; non rende autonomo l’alunno nella scrittura perché l’illeggibilità di quanto scritto non gli consente la rilettura e l’attivazione, quindi, del processo di re- l’ambito linguistico-cognitivo quindi la trasformazione delle conoscenze fonemiche in grafemiche e l’uso delle regole ortografiche, la strutturazione formale del testo (capoversi, punteggiatura, ecc.) e la sua pianificazione: ASPETTI LINGUISTICI VEDASI ALLEGATO 17 DIFFICOLTA’ NEL REALIZZARE I PROCESSI DI CORREZIONE AUTOMATICA (= ortografizzazione) DEL TESTO PRODOTTO =deficit della correttezza ortografica dovuto a faticosa/compromessa codifica del testo scritto per un malfunzionamento delle componenti centrali del processo di scrittura responsabili della traduzione della sequenza dei suoni della lingua orale in simbolismo grafico. Questo disturbo si manifesta in soggetti con udito perfetto; spesso è associato a DISFASIA (difetti del linguaggio orale) e a DISLESSIA (cfr. sopra). La scrittura, oltre a requisiti di tipo percettivo, la coordinazione oculo-manuale e l’organizzazione spazio-temporo-motorio (lateralizzazione), si basa su competenze: linguistico-cognitive, fonologiche (capacità di segmentare/ricostruire la parola), mnestico-attentive. Nel processo di acquisizione della scrittura quindi si possono avere: DIFFICOLTA’ DI TIPO ESECUTIVO come l’omissione di lettere, incertezze grafomotorie, disorganizzazione spaziale, difficoltà di sequenza, di direzione, di orientamento spaziale delle lettere, incertezze fonografiche di transcodifica suono/segno, ecc. DIFFICOLTA’ COSTRUTTIVE come l’incapacità di analisi sonora della parola, di ortografiche e di pianificazione, ecc. visione e autocorrezione durante termine della stesura del testo. e al Se si tratta della sola compromissione della scrittura come abilità motoria (resa formale e velocità) senza difficoltà dell’espressione scritta si dovrebbe avere diagnosi di DISTURBO DI SVILUPPO DELLA COORDINAZIONE. Se però è influenzata anche la quantità e la correttezza del testo perché la mancata integrazione automatica (normalmente raggiunta in III elementare) tra le varie componenti della scrittura richiede maggiore sforzo mnestico e attentivo e questo “sovraccarico” finisce per incidere non solo sull’ortografia e sulla pianificazione, ma anche sulla resa grafica, allora si parla di DISGRAFIA. Si distinguono: disturbi di discriminazione fonetica, deficit della memoria di lavoro in associazione a quello di analisi fonemica, disturbo di associazione fonemagrafema e disturbo fonologico di decodifica, disturbo a livello del lessico di parole. Gli errori si possono distinguere in: fonologici (scambi, omissioni/aggiunte, inversioni di lettere, grafemi incompleti) se si ha un’acquisizione deficitaria della ORTOGRAFIA DELLA PAROLA (legata alla sfera percettiva, motoria e spaziale) più facilmente correggibile; non-fonologici (grafema omofono, uso H, attacco/distacco di parole) e errori di doppie e accenti per acquisizione deficitaria dell’ORTOGRAFIA DELLE REGOLE (competenza più legata alla comprensione). VEDASI ALLEGATO 18 LA MANCATA AUTOMATIZZAZIONE DELLA SCRITTURA RICHIEDE UN ECCESSIVO INVESTIMENTO DELL’ATTENZIONE, A CUI CONSEGUE: UNA MAGGIORE INCIDENZA DEGLI ERRORI ORTOGRAFICI, UN PEGGIORAMENTO DEL TRATTO GRAFICO, UNA SIGNIFICATIVA CADUTA NELLA PRODUZIONE DI TESTI COERENTI E COESI. Fasi del processo di ACQUISIZIONE DELLA SCRITTURA: 1) STADIO LOGOGRAFICO, IDEOGRAFICO, DEGLI “SCARABOCCHI” (età prescolare, ultimo anno di materna/inizio prima elementare): la realtà viene direttamente rappresentata a livello scritto con il “DISEGNO DI PAROLE”; imitazione del gesto dello scrivere e “scrittura” di pseudo-lettere che non corrispondono al valore sonoro e grafico convenzionale; il bambino non ha ancora scoperto che i grafemi rappresentano il suono delle parole; o il recupero in caso di ritardo a questo livello prevede attività per la scoperta del valore sonoro convenzionale delle lettere, per la lettura e la memoria sillabica, per capire che sillabe uguali si pronunciano in modo uguale anche se contenute in parole diverse (es: persona e scoperta) quindi esercizi di sintesi e analisi sillabica, riconoscimento della sillaba iniziale, finale e intermedia, catene di parole ultima sillaba=prima sillaba, giochi fonologici, rime, ecc. 2) STADIO DELLA SCRITTURA PRE-CONVENZIONALE: scoperta del valore simbolico dei segni grafici: si comprende che la scrittura serve a rappresentare il “nome” degli oggetti; “lettere” inventate o lettere alfabetiche prima in combinazione e numero casuale poi una lettera (anche se non corrispondente) per ogni sillaba; INIZIO FASE DELLA FONETIZZAZIONE in cui si raggiunge la piena consapevolezza della scrittura come rappresentazione della lingua orale, scoperta definitiva del valore sonoro convenzionale delle LETTERE: le parole scritte non hanno più un valore diretto con la realtà ma con le parole dette, con il suono usato per identificare quella realtà (REALTA’ PAROLA DETTA PAROLA SCRITTA); 3) STADIO SILLABICO-CONVENZIONALE: le sillabe, percepite come un tutt’uno, sono rappresentate da un’unica lettera corretta (normalmente la vocale che ha maggior rilevanza acustica), con valore sonoro convenzionale, poi due lettera per sillaba, non sempre corrette (es: tavlo per tavolo) o il recupero a questo livello deve puntare a capire le singole unità che costituiscono la sillaba, i fonemi, attraverso l’individuazione del fonema iniziale di parola –partendo dai fonemi continui-, finale e intermedio, esercizi di analisi fonemica della parola (quanti suoni la formano) e di fusione fonemica; esercizi di composizione di parole bisillabe, associazione grafema/fonema, conteggio dei fonemi, ecc. i bambini all’inizio della I elementare hanno competenze metafonologiche e metalinguistiche differenti; è importante in questo passaggio l’aver già acquisito un corretto sviluppo di un linguaggio orale perché un ritardo di linguaggio è fattore di rischio per i DSA; 4) STADIO ALFABETICO-CONVENZIONALE (prima parte della classe prima): in questa fase convivono due livelli: persiste lo stadio precedente <sillaba=lettera> ma prende avvio la consapevolezza del fatto che i segni rappresentano i singoli suoni <fonema=lettera>; avvio del processo di analisi fonologica: segmentazione corretta delle parole attraverso la loro scomposizione fonetica e corretta transcodifica, conversione fonema/grafema (si impara a scrivere e a riconoscere le lettere) nei casi più semplici (sillabe di consonante + vocale ma difficoltà con i dittonghi, i gruppi consonantici e i nessi di vocale + sillaba), dove c’è corrispondenza diretta; possono ancora comparire errori di conversione fonema/grafema, inversioni, omissioni; o in caso di difficoltà fonologiche in I elementare è necessario impostare un lavoro di segmentazione/fusione di fonemi e sillabe, controllo dell’ordine sequenziale dei fonemi, aggiunta/eliminazione di fonemi/sillabe per far cambiare la parola, individuazione della lettera mancante, di una particolare lettera/suono nella parola; esercizi con cruciverba, anagrammi, completamento di parole, scelta tra scrittura giusta/errata di parole, ecc. il livello raggiunto nella scrittura alla fine della I elementare è indicativo del grado di apprendimento quindi è un buon ambito di osservazione per rilevare lo stadio delle competenze acquisite/la presenza di eventuali difficoltà: scrittura che permane alfabetica e non segue le regole ortografiche (es: goco per gioco), difficoltà di segmentazione e fusione (es: C+A so scriverlo come CA; CA lo so scomporre in C+A). 5) STADIO ORTOGRAFICO (classe I e II): riconoscimento delle regole che legano le lettere, la SILLABA diventa l’unità minima; in questa fase avviene normalmente anche un perfezionamento e un’economizzazione della capacità di analisi fonologica attraverso il suo superamento: l’analisi fonologica per molte parole è insufficiente ed è necessario l’apprendimento di un lessico ortografico, di una “banca dati” che permette di memorizzare la scrittura di parole in cui la corrispondenza fonema/grafema non è lineare e biunivoca (ad esempio: C sia per “c schiacciata” che per /K/ gutturale oppure i grafemi multisegnici come SC, GN, GL, ecc.); in presenza di bimbi con un ritardo o un deficit di automatizzazione in II elementare va attuato un recupero di ortografizzazione specifica (relativa alle sole regole ortografiche non automatizzate), motivazione alla letto-scrittura, esercitare il livello metacognitivo per avviare alla pianificazione, selezione e controllo delle strategie più adatte (cloze di lettere/parole, autocorrezione, ecc.). 6) STADIO LESSICALE (classe III): le parole più comuni vengono scritte senza più passare attraverso la scomposizione sillabica; il riconoscimento degli omofoni non omografi (es: ha/a, lago/l’ago, luna/l’una, ecc.) avviene attraverso l’esame del significato/contesto: si tratta di un lavoro semantico e sintattico-grammaticale che permette di passare dalla stringa continua del parlato alla frase scritta segmentata in singole parole. I METODI DI INSEGNAMENTO DELLA SCRITTURA sono due, sostanzialmente paralleli ai metodi di insegnamento della lettura: METODO FONO-SILLABICO basato sulla presentazione dei singoli grafemi e sulla loro successiva sintesi in sillabe e parole; si fonda sulla via uditivo-fonologica, sulla percezione acustica e sulla capacità di analisi della sequenza sonora della parola; METODO GLOBALE basato sulla presentazione fin da subito di frasi o parole dotate di significato per arrivare poi, attraverso la loro segmentazione, ai singoli grafemi; si fonda sulla via visiva, sul riconoscimento della parola nella sua interezza e sulla memorizzazione della forma dei grafemi; nei bambini senza particolari difficoltà avviene spontaneamente l’integrazione tra questi due accessi mentre nei DSA l’integrazione è faticosa/non avviene e, quindi, ne prevarrà uno in particolare che porterà un’alta frequenza di errori tipici; partendo dalla valutazione del tipo di errore, sarà possibile individuare il processo deficitario, da stimolare. INDICATORI DI RISCHIO (ELEMENTI-SPIA) DELLA DISGRAFIA E DISORTOGRAFIA: mancato rispetto dei margini del foglio, grafia difficilmente leggibile, disordinata, spazio non adeguato tra le lettere, le parole (collassamenti, sovrapposizioni, spazi eccessivi), macro o micro-grafie (dimensioni irregolari dei caratteri e rapporti alterati tra gli stessi), inclinazioni incoerenti delle lettere (grafia obliqua), lettere fluttuanti rispetto alla riga/scrittura non rettilinea, spazi irregolari tra le lettere, ritmo e velocità di scrittura non adeguati, segno grafico a scatti, non fluido, difficoltà di (ri)produzione di forme, disegno inadeguato. TEST DI BLENDER di riproduzione di figure per misurare ad inizio elementari la capacità grafica/la motricità fine (prattognosia) e classificarla in: ERRORI ORTOGRAFICI errori fonologici nei quali non è rispettato il rapporto tra fonemi e grafemi (scambio/sostituzione di lettera o sillaba, omissione o aggiunta di lettera o sillaba, inversione); errori non-fonologici (è preservato il rapporto fonema/grafema, i suoni sono correttamente identificati) di rappresentazione ortografica delle parole (scorretta scelta del corrispondente ortografico del suono, soprattutto quando ad un fonema corrispondono più segni ortografici): scam-bio di grafema omofono, grafema incom-pleto, grafema inesatto; errori non fonologici di origine semantico-lessicale: fusione o segmentazione illegale, omissione o aggiunta della consonante H, omissione o aggiunta dell’accento, omissione o aggiunta di geminata. VEDASI ALLEGATO 19 LIVELLI ADEGUATI - struttura articolata (copia simile al modello per proporzioni, angolature, dimensione e orientamento); - struttura aggregata (riproduzione conforme al modello ma con elementi disgiunti e senza rispetto dei rapporti spaziali); LIVELLI INADEGUATI - non-struttura (scarabocchio senza relazione con il modello); - struttura disarticolata (il modello si riconosce ma non è adeguatamente articolato). INDICAZIONI METODOLOGICHE (come si può andare incontro alle difficoltà specifiche?) IN AMBITO MEDICO-SPECIALISTICO: CRITERI DI VALUTAZIONE DIAGNOSTICA DELLA DISGRAFIA/DISORTOGRAFIA: a) DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO STRUMENTALE DELLA SCRITTURA: test di discriminazione fonemica, analisi fonemica, corrispondenza grafema-fonema, formazione del lessico per le parole omofone non omografe, prassie della scrittura; b) DISTURBI DELLA PRODUZIONE DEL TESTO. IN AMBITO SCOLASTICO: a) A LIVELLO DI COSTRUZIONE DELL’ABILITÀ (I-II ELEMENTARE): presentare un solo carattere alla volta partendo dallo stampato maiuscolo –lettere separate una dall’altra- e mantenendolo fino a completa assimilazione di tutti i suoni, passare allo stampato minuscolo –tipo di scrittura che conserva la separazione tra lettere- e infine al corsivo –tratto continuo, senza più separazione tra le lettere- con molta gradualità, introdurre i grafemi con ordine e gradualità 1) sia a livello grafico: linee rette variamente orientate -A,E,F,H,I,L,M,N,T,V,Zlinee curve aperte/chiuse –B,C,D,G,O,P,Q,R,Sstampato minuscolo –tutte le lettere sono composte da aste e cerchi: a,b,c,d,e…-, 2) sia a livello sonoro: le vocali –A,E,I,O,Ule consonanti continue –F,L,M,N,S,R,V,Zle consonanti esplosive –B,C,D,G,P,Q,Ti digrammi –ca, co, cu, ce, ci, ga, go, gu, ge, gii trigrammi –cia, cio, ciu, che, chi, gia, gio, giu, ghe, ghe, gna, gno…sce, sci, glii gruppi consonantici più lunghi –scia, scio, glia, glio… uso dei quadretti da 1 cm, soffermarsi su suoni difficili, complessi, dare indicazioni precise per la scrittura (direzione del gesto, movimento della mano, altezza delle lettere, ecc.), utilizzare un metodo di insegnamento basato sulla sillaba, giochi linguistici per la competenza fonologica, proporre le parole in ordine crescente di complessità (da parole bisillabe piane ad alta frequenza, aumento della lunghezza delle parole, aumento della difficoltà delle parole, a parole a bassa frequenza d’uso), leggere molto ai bambini (storie, filastrocche, conte, poesie, rime, storie in rima, canzoni, ecc.), permettere la lettura dei bambini per anticipazione, far esercitare i bambini nella lettura individuale, silenziosa, lavoro ortografico vario e divertente. b) A LIVELLO DI CONSOLIDAMENTO/AUTOMATIZZAZIONE DELL’ABILITÀ: lavorare sulla struttura del testo e sui principali aspetti grammaticali, sollecitare l’uso di strumenti compensativi (PC con correttore automatico), evitare la valutazione ortografica, predisporre lavoro di rinforzo anche attività di completamento di lacune testuali (cloze), proporre attività distinte di riscrittura del testo dal punto di vista sintattico-semantico (esercizio orientato alla forma) oppure pragmatico-cognitivo (esercizio orientato al contenuto). DISCALCULIA (ICD.10: F.81.2) DEFINIZIONE: non si tratta di un’incapacità riguardante tutta la matematica, non è una difficoltà generale a compiere ragionamenti logico-matematici (*) ma un deficit settoriale di apprendimento/automatizzazione che si evidenzia nei compiti numerici e aritmetici di base: la competenza simbolica di identificazione e riconoscimento dei numeri (comprensione e denominazione di fatti e concetti matematici, decodifica di problemi scritti in simboli matematici) e quella logicomatematica (classificare, seriare, numerare), il processamento numerico (conteggio retrogrado, sequenze ordinate di numeri, leggere, scrivere, ripetere correttamente i numeri, riconoscerne la grandezza, associarli alle quantità corrispondenti), l’impossibilità ad effettuare calcoli (algoritmi di base del calcolo ovvero eseguire addizioni, sottrazioni, ecc., a mente e scritte, con sufficiente precisione e rapidità) e/o la capacità di rappresentazione mentalmente dei vari passaggi operativi nello spazio bidimensionale del foglio, deficit mnestico-attentivi (memorizzazione tabellone, formule geometriche). La discalculia è, quindi, un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche in bambini: con intelligenza normale, in assenza di danni neurologici, con adeguate opportunità di apprendimento; normalmente in associazione a dislessia (SINDROME DISLESSICA) e a difficoltà di coordinazione motoria (DISPRASSIA) e di attenzione: 2 casi su 1000 presentano solo discalculia; questi casi rari sono difficilmente recuperabili. (*) Separato e distinto dalla discalculia può evidenziarsi un deficit a livello di PROBLEMSOLVING che riguarda abilità più complesse relative ai processi logico-sequenziali. CARATTERISTICHE: incidenza: 1% della popolazione scolastica; manifestazione evidente: II-III elementare evidenza: lentezza, processi cognitivi inadeguati, mancata automatizzazione a livello di: lettura, scrittura e ripetizione di numeri (si riscontrano gli errori tipici dell’uso del codici simbolico della lingua: omissioni, scambi, inversioni -21/12-, scrittura speculare ovvero cifre capovolte), acquisizione del sistema decimale-posizionale, acquisizione del concetto-base delle operazioni aritmetiche (comprendere cosa significa sommare, sottrarre, moltiplicare, dividere delle quantità e quando è opportuno usare l’addizione, la sottrazione, ecc.), comprensione degli algoritmi operativi (organizzazione spaziale e incolonnamento nel calcolo scritto, procedimenti di prestito e riporto, ecc.), memorizzazione dei termini, dei segni, dei simboli, delle regole “sintattiche” su cui si regge il codice matematico. Ne consegue una serie di difficoltà tipiche: nella memorizzazione delle tabelline, nel calcolo automatico, nella comprensione e uso delle proprietà delle operazioni, nella numerazione regressiva e nell’ordinamento numerico, nell’applicazione delle procedure aritmetiche, ecc. essendo bambini intelligenti, di solito non hanno difficoltà nella soluzione dei problemi matematici che però può essere compromessa dalla difficoltà di decifrazione del testo e di comprensione/memorizzazione dei termini specifici, da un eccessivo impegno attentivo posto nella manipolazione dei numeri. MODALITA’ DI APPRENDIMENTO DELLA MATEMATICA PROCESSI LESSICALI per la lettura e scrittura del numero PROCESSI SEMANTICI per la comprensione della quantità numerica PROCESSI SINTATTICI per la comprensione del valore posizionale delle cifre PROCESSI DI COUNTING SVILUPPO ABILITA’ DI: comprensione simbolica, ordinamento e confronto tra quantità, riconoscimento del valore posizionale delle cifre, numerazione, combinazioni numeriche, tecnica di incolonnamento, procedure del calcolo scritto, strategie di calcolo mentale… CONOSCENZA NUMERICA POSSONO PRESENTARSI DELLE DIFFICOLTA’ IN AMBITO NUMERICO/MATEMATICO COME INTERVENIRE? ANALISI DELLA SITUAZIONE ANALISI QUALITATIVA DELL’ERRORE PER CAPIRE QUALE/QUALI COMPONENTI DEL PROCESSO DI ELABORAZIONE NUMERICA SONO DEFICITARIE COSI’ DA INTERVENIRE CON IL LORO RECUPERO/RINFORZO E, EVENTUALMENTE, ADOZIONE DI ADEGUATE MISURE COMPENSATIVE LE DIFFICOLTA’ SI PRESENTANO IN FASE DI APPLICAZIONE? MANTENIMENTO E RECUPERO DELLE PROCEDURE? RECUPERO DEI FATTI NUMERICI? STRATEGIE DI CALCOLO MENTALE? MODALITA’ DI INTERVENTO INDICAZIONI METODOLOGICHE (come si può andare incontro alle difficoltà specifiche?) IN AMBITO MEDICO-SPECIALISTICO CRITERI DI VALUTAZIONE DIAGNOSTICA DELLA DISCALCULIA: DISTURBI DEL CALCOLO: comprensione, produzione, conoscenza delle procedure; DISTURBI DELLA SOLUZIONE DEI PROBLEMI MATEMATICI. Per la precisa individuazione delle competenze carenti (TEST AC.MT per i 6/11 anni e per gli 11/14 anni) IN AMBITO SCOLASTICO fornire dimostrazioni, dare istruzioni esplicite, sostenere con una guida esterna le fasi iniziali del compito, favorire l’autoverbalizzazione, rinforzare, usare schemi esplicativi dei passaggi logici richiesti, allungare i tempi di applicazione pratica (esercizi) dei concetti e delle procedure, suddividere la pratica in fasi successive collegate tra loro ma distinte e progressive, prevedere un feed-back sistematico della comprensione attraverso domande, costruire tabelle e rappresentazione dei dati. ALTRI DISTURBI SPECIFICI spesso collegati ai DSA DISFASIA Deficit che migliora nel tempo, soprattutto se trattato precocemente, legato all’articolazione del linguaggio orale; se non adeguatamente trattato provoca: o impoverimento cognitivo, o alterazioni permanenti del linguaggio. IPERLESSIA Precoce -tra i 2/5 anni-, completo apprendimento della lettura e scrittura; alla padronanza dello strumento (acquisizione solo meccanica dell’abilità), però, non corrisponde un’adeguata comprensione del testo (fine ultimo del processo di lettura) quindi, in assenza di un controllo del significato, l’apprendimento è non-funzionale, fine a se stesso: lettura tecnicamente perfetta ma senza la capacità di capire quanto si sta leggendo. Spesso si associa a difficoltà di socializzazione e di appropriata interazione con le persone, difficoltà ad iniziare la conversazione, forte necessità di attuare comportamenti abitudinari e ritualistici, difficoltà a pensare concetti astratti e in modo non-letterale ma grande memoria visiva e uditiva. DISPRASSIA Disturbo dello sviluppo che impediscesi compiere attività manuali complesse; non è un problema motorio in senso stretto ma una difficoltà a programmare e controllare a livello nervoso centrale la sequenza dei movimenti; provoca goffaggine generale e ritardo nell’acquisizione di competenze motorie (ad esempio: se a 3/4 anni non si impara a vestirsi/svestirsi da soli, se si fatica a scavalcare gli ostacoli; se a 6 anni non ci si sa allacciare le scarpe, se si fatica a disegnare e ritagliare). Si associa spesso a discalculia. Va recuperata esercitando la programmazione del movimento con precocità per evitare conseguenze negative a livello emotivo e psicologico. DISATTENZIONE Scarso sviluppo della capacità di mantenere la concentrazione (forse per un’alterazione biochimica cerebrale) che si evidenzia in età scolare attraverso: difficoltà a mantenere l’attenzione per un tempo adeguato, difficoltà a concentrarsi su obiettivi precisi, fatica a rimanere seduti, fatica a seguire le istruzioni. La facile distraibilità può interferire e danneggiare altre funzioni (linguaggio, movimento, pensiero e sviluppo cognitivo). Non è ancora chiaramente classificato: è un disturbo specifico (D.D.A.I.)? oppure è un sintomo di una sindrome, in associazione ad altre anomalie? BIBLIOGRAFIA, Per redarre questa dispensa sono stati consultati molti materiali, per lo più scaricati da Internet e consultabili in sede. L’elenco qui sotto riportato non è completo, né alfabeticamente ordinato. Guidetti Loretta: Raccolta di interventi sull’argomento a cura dell’insegnante della Primaria di San Bartolomeo, tra cui: dispensa del Corso di formazione sulla dislessia per Dirigenti scolastici e Docenti, Stolfa Massimiliano, Difficoltà di apprendimento, Merola Maria, Proposte didattiche per gli alunni (AID Milano), Berton Maria Angela, Linguaggio, consapevolezza fonologica e apprendimento della lingua scritta (AID Bologna) Stoppa Ernesto, Mascellani Francesca, Corso di formazione con i Referenti SMRIA, (Circolo Didattico “Biagio Rossetti”, 2007) Paolini P., Come si impara a leggere e scrivere? Cornia Maria Cristina, La famiglia di fronte alla diagnosi di dislessia: dubbi, desideri e possibilità Rondinelli Rita, “Dislessia evolutiva: disturbi specifici dell’accesso al significato del testo scritto, interazione tra processi di decifrazione e di comprensione del testo” (tesi di specializzazione, 1990) Rondinelli Rita, Appunti personali dell’incontro di formazione sul PDP e relativo materiale rilasciato dalla relatrice, Prof.ssa Adriana Volpato (2009) Ventriglio Luciana, DSA e SCUOLA Milani Luigia, I disturbi specifici di apprendimento (sito dell’Ospedale Bambino Gesù) Lopez, Luci, Penge, I disturbi specifici di apprendimento: inquadramento generale (AID) Volpato Adriana, Dislessia e DSA: strategie didattiche per compensare e dispensare nella lettura-scrittura (AID/MIUR), AA.VV., Raccolta di materiale attorno alle difficoltà specifiche di apprendimento (sito Scuole ondine, Istituto comprensivo n.5 di Ferrara), tra cui: Stella Giacomo (a cura di), I processi di lettura e scrittura Brembati, Donini, Cos’è la dislessia Cortese M.R., Scapin C., Una didattica per i DSA- Una didattica per tutti gli alunni Fagnani Giuditta, I DAS: disturbi specifici dell’apprendimento scolastico (Rivista ondine “Psicolab.net”) Menini Sara, Il modello di apprendimento della lettura e la dislessia evolutiva Il trattamento dei disturbi dell’apprendimento, Trento, Erickson, 2000 Il vademecum per la dislessia (sito DIS-BLOG) Marchini Chiara, I disturbi specifici dell’apprendimento (sito Educare.it) Lonciari Isabella, Disturbi specifici dell’apprendimento: disgrafia, disortografia e comprensione del testo Tutto il repertorio normativo citato.