Manuale tecnico applicativo
Riscoperta
ed utilizzazione
dei Coloranti
Naturali
Im.Pr.O.N.T.E - CUP G66D11000200009
Repubblica Italiana
Regione Siciliana
Assessorato Regionale
delle Risorse Agricole e Alimentari
Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali
Unione Europea
FEASR
Lavoro realizzato con il finanziamento della Regione Siciliana, Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea - Dipartimento Interventi Infrastrutturali, nell’ambito del progetto “Riscoperta ed Utilizzazione dei Coloranti Naturali”, PSR
2007-2013 misura 124
Responsabile scientifico Paolo Guarnaccia, Università degli Studi di Catania - DISPA
Coordinamento tecnico-amministrativo Nicoletta Paparone e Sebastiano Di Stefano, PSTS
Hanno collaborato
Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia
Giovanni Fava
Francesco Pappalardo
Marco Pinio
Giuseppe Privitera
Clementina Zanghì
Etnos s.r.l.
Francesco La Rocca
Sartoria costumi teatrali di Pipi Francesca e Fratelli
Francesca Pipi
Università degli Studi di Catania, DISPA
Ferdinando Branca
Indice
Premessa ................................................................................................................................... pag. 7
Il progetto
Il partenariato ........................................................................................................................... 8
Gli obiettivi e le azioni ........................................................................................................... 9
La coltivazione del guado e del cartamo
Isatis tinctoria L....................................................................................................................... 10
Carthamus tinctorius L. ....................................................................................................... 13
Protocollo di coltivazione del guado .............................................................................. 15
Protocollo di coltivazione del cartamo .......................................................................... 17
Risultati agronomici dei campi dimostrativi ................................................................ 19
La produzione di pigmenti
Estrazione di pigmenti ......................................................................................................... 22
Protocolli di estrazione da foglie di guado ................................................................... 23
Protocolli di estrazione da fiori di cartamo .................................................................. 25
Caratterizzazione dei pigmenti ......................................................................................... 27
La tintura dei tessuti
Tecniche di tintura ................................................................................................................ 32
Tintura del guado .................................................................................................................. 33
Tintura del cartamo .............................................................................................................. 36
Catalogo .................................................................................................................................... 38
Trasferimento dell’innovazione e divulgazione dei risultati
Attività di comunicazione ................................................................................................... 42
Conclusioni ..................................................................................................................................... 43
Bibliografia ..................................................................................................................................... 44
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Premessa
Sed quodit aut est estiur repudit antenim la
porepudio. Et ut estrupisit que con porempo
rerferu mquaepella dolorupta corrovitas dest,
sed quae dernatem eos essin eaqui cum accatem invero magniscil eiunt in cus dolorepe
everitis dolo disquam samus delis dolligent
magnis ipicill atiosame sere nossi dolo es
ressimust litam aut lacidis dem qui odia sim
resto consequi doluptae prorest, sumquunt
rem. Des dolut rem id ut faccab inum eos
enduciur as et, cusda is maximint quo eost,
odi tenihitiates reprate lanihit, utempor ecaerun tumquo od erferum eturers pelesti vit
mintibusdam vel ium nem ea corum venitem.
Itatem faccat.
Oluptate nost vitam quis aut evel explate cone
prores sincto velibus, experibus pra sandicti
non ratet, nimus eum quamusa doluptur
aut a estiur arume vendis audiost, quiditi
nctaero rporrov itatentiur, aut porum quisciam recepudante comnima ximporro bea
consequaspel mosaperciet laut ea as atas asit
vendusdamus, omnis amet adicidi a simus dit
evenis eum aligenis quam, solor simpeles ut
dellorerit, sequi blaborum, si blam es aut iunt
pro maione verro mos eat.
Alit expligendae ipiet re consequam, od quatem eos et autatur reptas alitae lam aborectur?
Nesedis nat et que lab ipsunt harum fugiae
cupta cum faccum eum hic to explaborites
et occaborro quos incite con nust ma qui
sitis dolore aliquam repernam id es doluptat.
Maio excesecto destius, optincit escipsae sit
exceaqui in niatio dolor ressincition pa quias
esci velesti diatem errum eosti del et et explit,
temporae volorionse reria nullacepudae lati
occatum num volorem qui blab incte volorios
minciistia quamet experisqui odis simpelliat
hillita tectus dolupta vel mi, voloria velestisqui
abo. Neque con nusaessinci ut alia is accum
acearchit magnihillaut ex eum ipsanimetus rest
vollupt atemporati de moditio raecepudae ma
pa venda nonseque voluptiat etus magniendi
6
reribero et latiisquis nem veligendam et et
quis enit auteni rent la necto bea doloribus,
sit qui ommoditate aut qui aut id quatempor
si to vent lique quature cusciet doloritat fugia
ditatio tem ulparum int et accus exeris molorrore dollestrum fuga. Faccabo rrumquos
nobit, aliqui doluptati invelitaspe non nit, sit,
comniendi dis quiatem non num sandanimus
nobisquam hit facerchiciet quam,
Premessa
Premessa
L’agricoltura siciliana da anni affronta una crisi economica conseguente alla mancanza d’innovazione e
d’interazione con il mondo della ricerca scientifica, perdendo opportunità imprenditoriali.
Le linee di sviluppo più recenti della Politica Agricola Comunitaria attribuiscono grande importanza alla
reintroduzione di colture considerate marginali, rispetto ai sistemi colturali ordinari, ed in grado di attivare
filiere agroindustriali sostenibili nel settore della “chimica verde”.
La crescita dei consumi di prodotti "naturali”, riflette una tendenza a privilegiare l'uso di quelli che sono in
grado di offrire maggiori garanzie di salubrità, atossicità ed anallergicità, in sostituzione dei comuni prodotti
sintetici ai quali sempre più la comunità risulta essere intollerante.
Il progetto Im.Pr.O.N.T.E. ha come obiettivo la riscoperta e la valorizzazione di due piante tintorie tradizionali
utilizzabili per l’estrazione di principi coloranti: il guado (Isatis tinctoria L.) per la produzione di indaco,
sostanza dalla caratteristica pigmentazione blu i cui precursori sono contenuti nelle foglie, ed il cartamo
(Carthamus tinctorium L.), da cui si estraggono pigmenti di colore giallo e rosso, presenti nei fiori.
Le due specie, coltivabili nei nostri ambienti in ciclo autunno-vernino-primaverile, richiedono cure colturali
limitate, bassi input chimici e risultano adatte alle condizioni pedoclimatiche siciliane, potendosi anche
inserire nei sistemi colturali dei contesti più marginali.
L’obiettivo del progetto è stato di mettere a sistema all’interno dell’ATS “Im.Pr.O.N.T.E.” l’intera filiera
produttiva, dalla coltivazione, all’estrazione dei coloranti ed al loro impiego per la tintura dei tessuti.
La coltivazione di specie alternative “no food” e l’attivazione di filiere agro industriali nel settore della
chimica verde può essere determinante per un aumento del reddito delle aziende agricole permettendo una
loro ricollocazione ad un livello più elevato rispetto alle imprese tradizionali.
L’esperienza maturata dalle cinque aziende agricole è un contributo alla valorizzazione delle colture “no
food”, caratterizzate da limitate esigenze agronomiche, riscontrabili anche in sistemi di agricoltura biologica
destinate a mercati non agricoli.
Oggi, un consumatore sempre più attento alle tematiche che conciliano salute ed ambiente è alla ricerca di
prodotti naturali; i coloranti estratti dalle piante, grazie al loro vasto campo d'applicazione, dal settore
alimentare a quello tessile, cosmetico e farmaceutico, possono trovare interessanti occasioni di mercato.
La coltivazione del guado, in particolare, è stata ripresa e valorizzata nel sud della Francia da oltre un
decennio con ottimi risultati.
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Il progetto
Il Partenariato
Capofila
Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia S.c.p.a., Catania (1)
La Società, operando nell’ambito della ricerca e sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico, ha
coordinato le attività di progetto.
Partner
Azienda Agricola Bognanni Sarah, Chiaramonte Gulfi (3);
Azienda Agricola Brancati Melita Aspasia, Ramacca (5);
Azienda Agricola Costanzo Francesco, Mazzarino (4);
Azienda Agricola Gollia, Bronte (6);
Azienda Agricola Succi Wanda, Catania (2);
Sartoria costumi teatrali di Pipi Francesca e Fratelli, Palermo (7);
ETNOS, Catania (8).
Le cinque aziende agricole, dislocate nel territorio siciliano, contraddistinte da tratti pedoclimatici differenti,
hanno allestito cinque ettari di campi dimostrativi per la valutazione di due specie tintorie.
La Sartoria Pipi è una storica sartoria teatrale che si occupa della realizzazione di costumi anche con l’utilizzo
di tecniche e coloranti naturali.
La società ETNOS s.r.l. si occupa di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale attraverso la ricerca,
formazione e comunicazione, grazie ad un network interdisciplinare di progettazione condivisa.
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Il progetto
Gli obiettivi e le azioni
Il progetto Im.Pr.O.N.T.E. ha come obiettivo l’introduzione negli ordinamenti colturali siciliani del guado
(Isatis tinctoria L.) e del cartamo (Carthamus tinctorius L.), specie capaci di valorizzare aree marginali e
definire, attraverso processi di estrazione a bassa tecnologia, nuovi assetti colturali per le aree interne
siciliane.
Nell’ambito di tale obiettivo generale sono stati fissati gli obiettivi specifici, sviluppati in quattro azioni.
Azione 1 - Allestimento campi dimostrativi e definizione protocolli di trasformazione del prodotto
- Allestimento campi sperimentali e/o dimostrativi;
- Produzione di piante a basso impatto ambientale;
- Monitoraggio delle fasi fenologiche;
- Definizione di protocolli colturali.
Azione 2 - Monitoraggio della produzione di pigmenti e processo di trasformazione del prodotto
- Monitoraggio della produzione dei pigmenti e processo di trasformazione del prodotto;
- Monitoraggio quali-quantitativo degli estratti;
- Definizione di protocolli di estrazione;
Azione 3 - Ottimizzazione della resa produttiva attraverso la sua tracciabilità e le analisi di laboratorio
- Prove di tintura su tessuti;
- Riduzione di reflui industriali;
- Formulazione e catalogazione di campioni di tessuti in fibre naturali di varie sfumature di colore.
Azione 4 - Divulgazione e dimostrazione
- Diffusione e divulgazione;
- Sviluppo di un piano di comunicazione;
- Promuovere un network fra gli operatori.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Isatis tinctoria L.
Inquadramento botanico e organografia
Dominio
Regno
Divisione
Classe
Ordine
Famiglia
Tribù
Genere
Specie
Eukaryota
Plantae
Magnoliophyta
Rosidi
Brassicales (Bromhead)
Brassicaceae (Burnett)
Isatideae
Isatis L.
Isatis tinctoria L
Origine, diffusione e proprietà
Il guado è una pianta originaria probabilmente dall’Asia centrale, è noto sin dall’epoca preistorica per
estrarre dalle sue foglie i pigmenti coloranti dai quali si otteneva l'indaco.
Nel Medioevo, il guado ebbe la sua maggiore espansione in Europa, dove sembra sia stata introdotta dagli
arabi. Dapprima si diffuse in Inghilterra ed in Francia poi in Italia dove le coltivazioni ebbero una grande
rilevanza economica a carattere industriale.
Nel XIV e nel XV secolo l’esportazione del guado risultava una delle voci più importanti per le casse dello
stato. L'Umbria era una delle regioni di maggiore produzione, la cittadina di nome Gualdo Tadino, vicino a
Nocera, era divenuta famosa per questa coltura.
Nel Midi-Pirenei, che rimase l’unica area di produzione in Francia, la sua coltura ha persino soppiantato
quella tradizionale dei cereali nel triangolo Tolosa-Albi-Carcassonne.
Le ricchezze generate dal “blu di pastel” in Francia diedero origine al mito del “Paese della cuccagna”,
sinonimo ancor oggi di abbondanza e di spensieratezza. Infatti, le foglie del guado dopo essere state
frantumate ed essiccate, venivano conservate in sfere, “cocagnes” da dove deriva il nome “cuccagna”.
Tolosa si è imposta nel cuore del commercio del “pastel”, organizzato sotto l’impulso di commercianti audaci
in una rete internazionale e capillare che serviva tutta l’Europa.
Dal punto di vista artistico l’ indaco lo ritroviamo nella tela “La Madonna del
parto” di Piero della Francesca, ma anche nel "Codice Atlantico" di Leonardo
Da Vinci nel quale riporta la ricetta "per fare l’indaco" anche in diverse
gradazioni. Le guerre di religione (1562-1598) e poi, nel XVII secolo, la
schiacciante concorrenza dell’indaco che si estraeva dall'Indigofera tinctoria L.
(da cui prende il nome il colore indaco), giunta dall’India, misero fine a questa
fiorente economia. Il suo declino iniziò nel XIX secolo quando sul mercato
emersero i primi coloranti sintetici, meno costosi e con risultati più facilmente
riproducibili decretando la fine delle coltivazioni di guado.
Il guado è stato impiegato per il suo notevole contenuto di sali minerali e vitamine nella cura dello scorbuto,
delle anemie, delle debilitazioni fisiche con annesso dimagrimento ed infine anche come stimolante per la
crescita dei bambini. Inoltre, è stata utilizzata quale astringente e cicatrizzante per uso esterno, per curare
dermatiti, ulcere, piaghe e ferite. Ottimo come foraggio per il bestiame ed anche come fertilizzante agricolo.
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7
La coltivazione del guado e del cartamo
Caratteristiche biologiche e morfologiche
Pianta
Pianta erbacea a ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno, con vegetazione glabra o pubescente,
munito di peli patenti sparsi con ramificazioni erette corimbose nella metà superiore, alta da 40 cm a 120 cm
con fusto eretto, trigono e robusto.
Foglie
Basali in rosetta, picciolate, oblungo-lanceolate, acute. Quelle del caule sessili e lanceolate, con orecchiette
amplessicauli allungate ed acute, tutte intere o irregolarmente dentate. Si presentano cerose, di un colore
verde glauco e sparsamente pelose.
Infiorescenza
La pianta è in vegetazione dal mese di aprile a luglio e le
infiorescenze sono articolate in densi racemi corimbosi. Corolle
gialle, con lungo pedicillo a 4 petali obvati di 3-4 mm munite di
sepali gialli, eretto-patenti di 2,5 mm e non gibbosi alla base.
Frutto
Silique pendule, da glabre a tomentose, appianato-alate, molto
compresse ai margini, indeiscenti, lunghe 3-5 volte la
larghezza. Presentano una colorazione che vira dal marrone al
rosso porpora intenso. A maturità ogni unità contiene un solo
seme nero.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Ciclo biologico ed esigenze
E’ presente sulle Alpi occidentali e nel resto della penisola, dalla Toscana alle isole maggiori. In Italia è
riscontrabile in quasi tutte le regioni ad eccezione del Trentino Alto Adige. Pianta spontanea, si trova lungo i
bordi stradali o delle ferrovie anche in suoli calpestati. Predilige suoli basici e/o sabbie silicee da 0 a 2100 m
s.l.m.
In Sicilia, l’Isatis tinctoria è particolarmente abbondante su tutto il territorio etneo (spp. Canestris). Questa
presenza potrebbe spiegare la diffusione cospicua dell’Anthocharis damone sull’Etna.
Il ciclo dell’A. damone è strettamente correlato e sincronizzato a quello della pianta nutrice in questione e
segue perfettamente il suo sviluppo, dai boccioli verdi fino alla produzione di silique. Poiché al
sopraggiungere della stagione calda la pianta secca nella sua parte aerea, l’incrisalidamento del bruco è
precoce e questo spiega anche la presenza di una sola generazione annuale dell’insetto.
Messa a coltura, presenta un’elevata rusticità e si adatta bene anche ai climi freddi, predilige terreni
profondi, ben esposti al sole e di media consistenza, non eccessivamente concimati. Necessita di lavorazioni
di preparazione che lascino una buona aerazione del terreno.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Carthamus tinctorius L.
Inquadramento botanico
Dominio
Regno
Divisione
Classe
Ordine
Famiglia
Sottofamiglia
Tribù
Sottotribù
Genere
Specie
Eukaryota
Plantae
Magnoliophyta
Magnoliopsida
Asterales
Asteraceae
Cichorioideae
Cardueae
Centaureinae
Carthamus
Carthamus tinctorius
Origine, diffusione e proprietà
Il nome del genere Carthamus deriva dal verbo arabo “qurtum”, tingere, con riferimento alle proprietà
tintorie delle sue infiorescenze, mentre il nome specifico tinctorius, è un aggettivo che sottolinea le qualità
tintorie della pianta.
Il cartamo è una pianta annuale di origine policentrica, dall'Asia continentale (Iran, Pakistan) all'Africa
orientale (Sudan, Etiopia). Coltivata fin dall'antichità in Egitto, Cina, bacino del Mediterraneo ed Etiopia.
Anticamente il cartamo era noto sia agli Egizi che ai Greci per le sue infiorescenze, dalle quali si estraeva la
cartamina, una sostanza colorante usata per tingere i tessuti ma anche in campo alimentare e cosmetico.
Nell'Italia settentrionale, nel primo dopoguerra, il cartamo veniva coltivato quale succedaneo dello
zafferano, simile per aspetto e colore, ma provvisto di un blando aroma e per questo indicato come lo
“zafferano dei poveri”. In Italia il cartamo è presente allo stato spontaneo in alcune regioni centrosettentrionali.
In seguito al miglioramento delle condizioni di vita, anche nelle nostre regioni non è stato più coltivato e lo si
può trovare in qualche orto o giardino per la bellezza dei suoi fiori.
Con l'avvento dei coloranti chimici questa pianta è stata quasi completamente abbandonata per l’utilizzo dei
pigmenti coloranti.
Oggi il cartamo è coltivato nel mondo per la produzione di olio su una superficie pari a circa 800.000 ettari ed
una produzione di seme pari a circa 650.000 tonnellate.
L'India è il più grande Paese produttore di cartamo del mondo seguita da Kazakistan, Messico e U.S.A. In
Europa il cartamo è coltivato solo in Spagna e Portogallo.
Pianta olearia, dalla quale si estrae olio di semi di una buona qualità, contenente circa il 75% di acido
linoleico (ω-6) e vitamina K. Questa sua proprietà, ha spinto l’industria a produrre margarine speciali e
vitaminizzate. Adottato anche dall’industria della cosmesi, sia come colorante che per la cura del corpo come
olio rigenerante della pelle.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Caratteristiche biologiche e morfologiche
Pianta
Pianta annuale con fusto eretto che può raggiungere un metro di altezza. Il fusto è abbondantemente
ramificato, nella fase giovanile può presentare una fitta lanugine che poi perde con il progredire del ciclo
biologico. La radice principale è fittonante, quelle secondarie sono plagiotropiche.
Foglie
Le foglie sono alterne e sessili, quelle poste più in basso sono oblunghe e inermi, mentre quelle più alte sono
spinose. Le foglie basali sono picciolate, di forma lirato-partite, coriacee con 3-8 paia di segmenti dentati. Le
foglie cauline si presentano pennate-lancinate, amplessicauli con lunghi denti spinosi inseriti ad angolo
acuto; le superiori sono involucrali, sessili e nella maggior parte dei casi arcuate e patenti l’involucro.
Infiorescenza
Le infiorescenze sono dei capolini, costituiti da 20 a 100 fiori
circondati da bratte involucrali e di colore giallo o arancio; su
una pianta se ne possono contare anche più di cento.
Sono attualmente disponibili varietà di cartamo, ibridi non
spinosi, in grado di produrre potenzialmente 120-150 kg/ha
di petali. Si calcola che un individuo può raccogliere
manualmente circa 0,8-1,2 kg petali/giorno.
Frutto
I frutti sono degli acheni, lucidi, ovoidali, ricchi di acidi grassi insaturi come il linoleico e l’oleico.
Ciclo biologico ed esigenze
Il cartamo necessita di temperature abbastanza elevate durante tutte le fasi del ciclo biologico; pianta
longidiurna, con esigenze di luce ad alta intensità.
La pianta si adatta anche a terreni argillosi, purché siano dotati di buona struttura e privi di ristagni idrici. Il
pH deve essere neutro o subalcalino. Resiste abbastanza bene ai terreni salini.
Ha bisogno di molta acqua, soprattutto nella fase di maturazione, che riesce a procurarsi grazie all'apparato
radicale molto sviluppato in profondità. Non sopporta l'elevata umidità dell'aria.
Necessita di elevate quantità di azoto e potassio, minori di fosforo, sebbene questo elemento sia in grado di
accorciare la fase di maturazione.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Protocollo di coltivazione del guado
Concimazione
La concimazione del terreno può essere effettuata mediante concimi organici (titolo di N pari a circa il 2%) da
interrare il più precocemente possibile con le prime lavorazioni del terreno alla dose di 5 t/ha (100 kg/ha di
N) con l’obiettivo di reintegrare gli elementi nutritivi asportati dalla coltura.
Non sono previste concimazioni di copertura.
Preparazione del letto di semina
Il letto di semina deve essere preparato in ogni ambiente di coltivazione effettuando le lavorazioni del
terreno necessarie per la eliminazione delle infestanti e per creare adeguate condizioni di sofficità in grado
di assicurare una regolare germinazione dei semi. Si raccomanda di eseguire erpicature ripetute, in
condizioni di tempera del terreno, a circa 10 giorni da ogni precipitazione (falsa semina) al fine di eliminare le
plantule delle infestanti. Il giorno prima della semina può essere effettuata una fresatura a circa 2 cm di
profondità allo scopo di affinare il terreno in superficie ed eliminare i rischi di compattamento del terreno
(suola di lavorazione).
Semina
La semina deve essere effettuata in autunno, quanto più precocemente possibile, in relazione all’andamento
termo-pluviometrico ed alle condizioni di sofficità raggiunte nel terreno, in modo da consentire alla pianta il
raggiungimento di uno stadio di accrescimento tale da resistere alle basse temperature invernali e di avere
un ciclo colturale quanto più lungo possibile al fine di ottenere rese elevate.
Il seme (silique) deve essere posto, manualmente o attraverso seminatrici di precisione, ad una profondità di
circa 2 cm, con file distanti tra loro tra 70 cm e 100 cm, in funzione delle attrezzature presenti in azienda atte
al controllo meccanico della flora infestante (sarchiatrici di precisione, multifrese, motocoltivatori,
motozappe, ecc.).
L’investimento unitario, da rispettare anche attraverso operazioni di diradamento, deve essere pari a 20
piante/mq (5 o 7 cm di distanza sulla fila, rispettivamente con un’interfila di 70-100 cm). Considerando un
peso 1.000 semi del guado pari a 5.5 g ed una germinabilità dell’80%, la densità di semina deve essere pari a
1,4 kg/ha.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Cure successive
La pianta non ha bisogno di acqua né di interventi particolari di tecnica colturale, ad esclusione di sarchiatura
del terreno per il controllo delle erbe infestanti
Aspetti fitosanitari
Il guado non manifesta particolari attacchi di parassiti o fitopatie.
Raccolta delle foglie
La prima raccolta delle foglie può essere effettuata attraverso lo sfalcio manuale o per mezzo di falciatrici
meccaniche quando la pianta raggiunge un’altezza di circa 25-30 cm.
Lo sfalcio deve essere effettuato ad un’altezza dal terreno pari a circa 5 cm in modo da non inibire la capacità
di ricaccio delle piante.
Successivamente vengono effettuati ulteriori sfalci ad un intervallo di circa 20 giorni ogni qualvolta la pianta
raggiunge l’altezza di circa 25-30 cm. Gli sfalci vanno ripetuti fino a quando la produzione di biomassa è tale
da giustificare l’intervento.
In Sicilia, a fine primavera-inizio estate, la pianta si sviluppa in altezza sino a 1 metro, con una rigogliosa
fioritura gialla e con produzione di semi.
Come le altre brassicaceae, la coltivazione del guado non deve essere ripetuta sullo stesso terreno, al fine di
evitare la presenza di parassiti indesiderati.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Protocollo di coltivazione del cartamo
Concimazione
La concimazione del terreno può essere effettuata mediante concimi organici (titolo di N pari a circa il 2%) da
interrare il più precocemente possibile con le prime lavorazioni del terreno alla dose di 5 t/ha (100 kg/ha di
N) con l’obiettivo di reintegrare nel terreno gli elementi nutritivi asportati dalla coltura.
Non sono previste concimazioni di copertura.
Preparazione del letto di semina
Il letto di semina deve essere preparato effettuando in ogni ambiente di coltivazione le più opportune
lavorazioni del terreno necessarie per la eliminazione delle infestanti e per creare adeguate condizioni di
sofficità in grado di assicurare una regolare germinazione dei semi. Si raccomanda di eseguire erpicature
ripetute in condizioni di tempera del terreno a circa 10 giorni da ogni precipitazione (falsa semina) al fine di
eliminare le plantule delle infestanti. Solamente il giorno prima della semina deve essere effettuata una
fresatura a circa 2 cm di profondità allo scopo di affinare il terreno in superficie ed eliminare i rischi di
compattamento del terreno (suola di lavorazione).
Semina
La semina può essere effettuata in autunno, quanto più precocemente
possibile, in relazione all’andamento termo-pluviometrico, alle condizioni
di sofficità raggiunte nel terreno ed alla riduzione del carico di infestanti.
L’anticipo della semina è di estrema importanza perché consente alla
pianta il raggiungimento di uno stadio di accrescimento tale da resistere
meglio alle basse temperature invernali e di avere un ciclo colturale più
lungo e quindi rese più elevate.
Il seme deve essere posto, manualmente o attraverso seminatrici di
precisione, ad una profondità di circa 2 cm con file distanti tra loro tra 70100 cm, in funzione delle attrezzature presenti in azienda atte al controllo
meccanico della flora infestante (sarchiatrici di precisione, multifrese,
motocoltivatori, motozappe, ecc.).
L’investimento unitario, da rispettare anche attraverso operazioni di
diradamento, deve essere pari a 20 piante/mq (5-7 cm di distanza sulla
fila, rispettivamente con un’interfila di 100-70 cm). Considerando un peso
1.000 semi del cartamo pari a 45 g ed una germinabilità dell’80%, la
densità di semina deve essere pari a 11,2 kg/ha.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Cure successive
La pianta non ha bisogno di acqua né di interventi particolari di
tecnica colturale, ad esclusione di sarchiatura del terreno per il
controllo delle erbe infestanti.
Aspetti fitosanitari
E’ necessario effettuare un costante controllo per monitorare
l’eventuale verificarsi di avversità di tipo ambientale o
parassitario. Particolare attenzione bisogna porre all’attacco del
dittero del cartamo (Acanthophilus helianthi), che manifesta
piccoli fori nei capolini provocando seri danni alla coltura.
Danni gravi possono essere causati da alcune micosi come l’oidio
(Oidio carthami), la ruggine (Puccinia carthami) e l'alternaria
(Alternaria carthami).
Raccolta dei fiori
La raccolta dei fiori deve essere effettuata ogni giorno,
preferibilmente durante le ore calde della giornata, prelevando
manualmente i fiori dal capolino quando iniziano a piegarsi sulle
brattee. Sono attualmente disponibili varietà di cartamo, ibridi
non spinosi, in grado di produrre potenzialmente 120-150 kg/ha
di petali. Manualmente possono essere raccolti circa 0,8-1,2 kg
petali/giorno/operatore. Possono essere utilizzati attrezzi per la
raccolta semi-automatica dei fiori di cartamo.
I fiori raccolti possono essere posti ad essiccare in adeguate
condizioni e trasportati successivamente presso l’impianto di
produzione del pigmento.
Raccolta dei semi
La raccolta dei semi viene eseguita con le mietitrebbie non appena i capolini hanno preso la loro tipica
colorazione giallo arancio, le piante risultano disseccate fino al colletto e l’umidità della granella non supera
il 10%. Le rese in granella ottenibili nelle regioni aride, ideali per la coltivazione, sono di circa 1,5-2 t/ha.
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La coltivazione del guado e del cartamo
Risultati agronomici dei campi dimostrativi
Presso le cinque aziende agricole, localizzate nelle provincie di Catania, Ragusa e Caltanissetta, sono stati
allestiti complessivamente cinque ettari di campi dimostrativi per la valutazione di due varietà di guado (“La
Campana” e “CS”) e due di cartamo (“Yellow” e “Orange”).
Ciascuna azienda ha destinato per ogni anno di attività un ettaro di terreno, di cui 5.000 mq di superficie
destinata alla coltivazione di guado e 5.000 mq di cartamo.
In tutte le aziende sono state adottate le medesime tecniche agronomiche dalla fase di preparazione del
letto di semina alla raccolta di foglie/fiori.
Sulla base di esperienze realizzate nei campi dimostrativi è stato messo a punto un protocollo di coltivazione
a basso input ambientale per la coltivazione delle due specie in ambienti siciliani.
Per quantificare l’investimento agrario (I.A.) per ettaro sono state effettuate prove di germinabilità dei semi
a 10 °C e 20 °C per circa 20 giorni.
L’investimento agrario (I. A.) per ettaro è stato così calcolato:
J. A. =
1000 semi (g) X (piante/mq)
___________________
Germinabilità (%)
In funzione della bassa germinabilità riscontrata e del peso unitario del seme, sono state individuate le
quantità di seme/ha da impiegare: 4.4 kg/ha per il guado e 35.2 kg/ha per il cartamo.
L’accrescimento delle piante ha presentato un andamento poco omogeneo nei diversi campi dimostrativi,
affrontando delle problematiche di origine biologica, ambientale e climatiche differenti.
Guado
La coltivazione del guado è stata realizzata negli anni 2012-13 e 2013-14 presso le cinque aziende agricole
partner del progetto su una superficie pari a circa 5.000 mq/azienda.
La semina di varietà denominate “La Campana” e “CS” è stata effettuata manualmente in entrambi gli anni
tra la fine di ottobre e inizio di novembre utilizzando un investimento unitario programmato di 20-30
piante/mq con file distanti tra loro 70 cm.
Non è stato necessario effettuare alcuna concimazione o intervento irriguo mentre il controllo della flora
infestante è stato realizzato attraverso sarchiature manuali.
La raccolta è stata effettuata nel periodo marzo-giugno sfalciando manualmente la parte aerea delle piante
a circa 5 cm dal suolo, e ripetendo tale intervento ad intervalli di circa 20 giorni, ogni volta che l’altezza della
pianta raggiungeva circa 25 cm.
All’interno dell’appezzamento coltivato a guado in ogni azienda sono state individuate, in maniera
randomizzata, 4 parcelle dalle dimensioni di 9 mq (3 x 3 m). In queste aree campione è stata rilevata la data
di emergenza (gg dalla semina), l’investimento unitario (piante/mq) e, in corrispondenza di ogni sfalcio
effettuato sulle 3 file centrali, l’altezza della pianta (cm), il numero delle foglie (n), la lunghezza della radice
(cm) ed il peso fresco e secco delle foglie (t/ha).
16
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La coltivazione del guado e del cartamo
Nella media degli ambienti di coltivazione la data di emergenza ha fatto registrare un valore medio pari a
11,1 giorni dalla semina e l’investimento unitario è risultato pari a 17,5 piante/mq. Sono state effettuate 4
raccolte a 171, 190, 202 e 221 giorni dalla semina (con un valore medio pari a 195,8), quando le piante, al
momento dello sfalcio, presentavano un’altezza media pari a 22,8 cm, un numero di foglie pari a 20,8.
La resa in biomassa fresca totale è risultata nella media, nei tre ambienti, 52,4 t/ha, facendo registrare nelle
4 raccolte un andamento decrescente con valori pari, rispettivamente, a 19,1, 15,5, 11,6 e 6,2 t/ha.
Caratteri biomorfologici e agronomici del guado
(Valori medi degli ambienti di coltivazione)
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Carattere
Valore (± dev. st.)
Emergenza (giorni dalla semina)
11 (± 1,1)
Investimento unitario (piante/mq)
17,5 (± 5,1)
Data media di raccolta (gg dalla semina)
195,8 (± 33,8)
Altezza della pianta al momento dello sfalcio (cm)
22,8 (± 11,0)
Numero di foglie al momento dello sfalcio (n)
20,8 (± 7,4)
Numero sfalci
4
Biomassa fresca totale (t/ha)
52,4 (± 8,5)
Biomassa secca totale (t/ha)
11,3 (± 3,3)
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La coltivazione del guado e del cartamo
Cartamo
La coltivazione del cartamo è stata realizzata negli anni 2012-13 e 2013-14 presso le cinque aziende agricole
partner del progetto su una superficie pari a circa 5.000 mq/azienda.
La semina di varietà “Yellow” e “Orange” è stata effettuata manualmente in entrambi gli anni tra la fine di
ottobre e inizio di novembre utilizzando un investimento unitario programmato di circa 30 piante/mq con
file distanti tra loro 70 cm.
E’ stato utilizzato seme delle varietà yellow e orange. Non è stato necessario effettuare alcuna concimazione
o intervento irriguo mentre il controllo della flora infestante è stato realizzato attraverso sarchiature
manuali. La raccolta dei fiori è stata effettuata a partire dal mese di marzo a cadenza settimanale, mentre i
semi sono stati raccolti al raggiungimento della fase di piena maturazione.
All’interno dell’appezzamento coltivato a cartamo in ogni azienda sono state individuate, in maniera
randomizzata, 4 parcelle dalle dimensioni di 9 mq (3 x 3 m). In queste aree campione è stata rilevata la data
di emergenza (gg dalla semina), l’investimento unitario (piante mq), l’altezza della pianta (cm), il numero di
capolini per pianta (n), il peso fresco e secco dei fiori per pianta (g/piamta).
Nella media degli ambienti di coltivazione la data di raccolta ha fatto registrare un valore medio pari a 157.8
giorni dalla semina e l’investimento unitario è risultato pari a 20/30 piante mq.
La resa in fiori è risultata pari a 337 kg/ha per varietà Orange e 389.8 Kg/ha per varietà Yellow.
La resa in acheni ha mostrato un valore medio pari a 1,6 t/ha.
Caratteri biomorfologici e agronomici del cartamo
(Valori medi degli ambienti di coltivazione)
Orange type
Yellow type
Carattere
Valore (± dev.st.)
Valore (± dev.st.)
Altezza della pianta (cm)
90.1 (± 23.9 )
99.6 (± 20.1 )
N° capolini
11.9 (± 4.8)
15.5 ( ± 5.0 )
Peso secco fiori (g/pianta)
1.69
1.95
Peso secco fiori (Kg/ha)
337.0
389.8
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La produzione di pigmenti
La produzione di pigmenti
Estrazione di pigmenti
Le estrazioni dei pigmenti di guado e cartamo sono stati effettuati presso i laboratori del Parco Scientifico e
Tecnologico della Sicilia, capofila del progetto.
Sono stati messi a punto due protocolli di estrazione di pigmenti naturali mediante macerazione a caldo e a
freddo, utilizzando acqua. Un'altra estrazione è stata messa a punto con un estrattore soxhlet, utilizzando
come solvente l’acetato di etile. Questo processo di estrazione dei pigmenti di guado e di cartamo ha
previsto tre fasi (estrazione, lavaggio, essiccazione).
Preparazione campione
Estrazione
Allontanamento del solvente
dal pigmento
Guado
Cartamo
Dalla estrazione di foglie di guado si ottiene una resa 0.3 % di iso-indirubina rosso, forma diversa della
struttura molecolare dell’indaco. Viceversa, dal cartamo il pigmento che si ottiene non subisce nessuna
alterazione con una resa del 3.8%.
La caratterizzazione dei pigmenti è stata effettuata mediante due tecniche:
- Spettrofotometria UV/Vis,
- Spettrometria di massa abbinata a quella cromatografica o molecolare.
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22
La produzione di pigmenti
Protocolli di estrazione da foglie di guado
Il pigmento indaco è stato ottenuto da foglie attraverso il processo di macerazione a caldo che ha previsto
cinque fasi.
Fasi
Azioni
1 Preparazione del campione
Lavaggio delle foglie di guado ed eliminazione dei
corpi estranei.
2 Macerazione a caldo
Le foglie una volta immerse in acqua vengono portate
a 80°C per 20 minuti e successivamente filtrate.
La soluzione viene raffreddata velocemente.
3 Aumento pH e ossigenazione
Raffreddata la soluzione si aggiunge Ca(OH)2 per
innalzare il pH fino a 9 - 10 e si insuffla aria per circa
2 ore che favorisce la precipitazione del pigmento.
4 Aggiunta di HCl e viraggio da verde a blu
Dopo circa 24 ore si forma un corpo di fondo, il
surnatante viene allontanato e sul fondo della beuta
viene aggiunta una soluzione di HCl 10 %, che dà
luogo a viraggio più o meno intenso di colore da
verde a blu indaco. Il pigmento si è formato.
5 Essiccazione
Fare sedimentare il pigmento ed essiccare per
filtrazione o liofilizzazione.
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23
La produzione di pigmenti
Il pigmento indaco è stato ottenuto da foglie attraverso il processo di macerazione a freddo che ha previsto
quattro fasi.
Fasi
1 Preparazione del campione
Azioni
Lavaggio delle foglie ed eliminazione dei corpi
estranei.
2 Macerazione a freddo
Le foglie sono immerse in acqua acida a pH 2 con HCl
al 10 % e successivamente filtrate.
3 Aumento pH e ossigenazione
Alla soluzione filtrata si aggiunge Ca(OH)2 per
innalzare il pH fino a 9 - 10 e si insuffla aria per circa
2 ore, per favorire la precipitazione del pigmento.
4 Essiccazione
Avvenuta la sedimentazione del pigmento, la fase di
essiccazione è eseguita per filtrazione o
liofilizzazione.
La resa in pigmento “indaco grezzo” risulta circa 59,0 kg/ha, pari a 0.11% dalla media del peso di biomassa
fresca ottenuta nelle quattro raccolte scalari/azienda.
La resa migliore 0.17% è stata ottenuta a 190 giorni dalla semina, 24,5 kg/ha.
Le rese di indaco grezzo ottenute mediante macerazione a freddo risultano superiori rispetto a quelle
ottenute con macerazione a caldo (0.06%), attestandosi con medie di 31,4 Kg/ha.
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21
La produzione di pigmenti
Protocolli di estrazione da fiori di cartamo
Il processo di estrazione del pigmento da fiori di cartamo, ha previsto processi di macerazione a caldo e a
freddo che ha previsto quattro fasi.
Fasi
Azioni
1 Preparazione del campione
I fiori di cartamo sono stati sottoposti ad un
trattamento termico (70 °C per 48 ore) per
consentire l’utilizzo del campione nel tempo.
2 Macerazione a caldo
I fiori essiccati una volta immersi in acqua vengono
portate a 80°C per 20 minuti e successivamente
filtrati. La soluzione viene raffreddata velocemente.
2 Macerazione a freddo
I fiori essiccati sono immersi in acqua acida a pH 2
con HCl al 10 % e successivamente filtrati.
2522
La produzione di pigmenti
3 Aumento pH e ossigenazione
Alla soluzione filtrata si aggiunge Ca(OH)2 per
innalzare il pH fino a 9 - 10 e si insuffla aria per circa
2 ore, per favorire la precipitazione del pigmento.
4 Essiccazione
Avvenuta la sedimentazione del pigmento, la fase di
essiccazione è eseguita per filtrazione o
liofilizzazione.
La resa in pigmento estratta dalla varietà Yellow risulta circa 15,6 kg/ha, pari a 4 % dalla media del peso di
biomassa secca ottenuta nelle quattro raccolte scalari/azienda.
La resa in pigmento estratta dalla varietà Orange risulta circa 0,16 Kg/ha, pari a 0.05 % dalla media del peso
di biomassa secca ottenuta nelle quattro raccolte scalari/azienda.
26
23
La produzione di pigmenti
Caratterizzazione dei pigmenti
La caratterizzazione dei pigmenti è stata effettuata mediante due tecniche:
-
Spettrofotometria UV/Vis, che evidenzia il numero ed il tipo di gruppi cromofori presenti
complessivamente nella molecola, fornendo il colore alla soluzione.
-
Spettrometria di massa abbinata a separazione cromatografica o molecolare, che tramite la misura
del rapporto carica/massa degli ioni, permette di identificare composti sconosciuti fornendo
informazioni utili sulle proprietà strutturali e chimiche delle molecole come il peso molecolare.
24
27
La produzione di pigmenti
Guado
L’indaco contenuto nelle foglie si trova sotto forma di glucoside detto “indicano” che per idrolisi acida si
scinde in glucosio e indossile, quest’ultimo si ossida, trasformandosi in azzurro indaco insolubile, che si
deposita sotto forma di fanghiglia scura.
L’idrolisi del glucoside indicano e l’ossidazione dell’indossile inducono un riassetto della molecola formando
la struttura dell’indaco.
Indossile
Indaco
Indicano
I gruppi amminici auxocromi (N─H), grazie alle forme di risonanza che sviluppano, determinano la maggiore
intensità del colore indaco.
Da caratterizzazione spettrofotometrica UV/Vis del campione di indaco estratto si evidenziano picchi a 340 e
615 che raffigurano i gruppi funzionali C=C e C=O.
Sono stati messi a confronto lo standard commerciale di indaco ed il campione estratto da foglie di guado,
che evidenziano la sovrapposizione dell’assorbimento dell’indaco a 615 nm.
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La produzione di pigmenti
Da caratterizzazione della spettrometria di massa, con modalità di acquisizione SRM (Selected Reaction
Monitoring), si evidenzia la presenza della sostanza cromofora “indaco” con tempo di ritenzione 12,35
minuti.
Nello spettro di massa si osserva il picco a 263 [Mw+H+].
26
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La produzione di pigmenti
Cartamo
I petali del cartamo sono di colore giallo e di colore rosso, in
quest’ultima è presente la cartamina come principio
colorante difficile da ottenere e molto costosa.
Da caratterizzazione spettrofotometrica UV/Vis del
campione di cartamo estratto si evidenziano picchi a 400408 nm che raffigurano i gruppi funzionali C=C sia per la
varietà di cartamo Yellow e Orange.
La verifica della sostanza cromofora gialla proveniente dal
Carthamus tinctorius è stata discriminata utilizzando lo
standard commerciale Safflomin A (chiamato Giallo
cartamo A).
Sono stati messi a confronto lo standard (Yellow cartamo A)
e i campioni delle varietà di cartamo, che evidenziano la
sovrapposizione dell’assorbimento del cartamo a 404 nm.
27
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La produzione di pigmenti
Da caratterizzazione della spettrometria di massa con modalità di acquisizione SRM (Selected Reaction
Monitoring), si evidenzia la presenza della sostanza cromofora “giallo” con tempo di ritenzione 14,00 minuti.
Nello spettro di massa si osserva il picco a 611,9 [Mw+H+].
3128
La tintura dei tessuti
LA TINTURA DEI TESSUTI
Tecniche di tintura
Isatis Tintoria
L’Isatis genere delle Brassicacee con circa 30 specie in tutta Europa, specialmente nelle zone Mediterranee e
nell’Asia occidentale e centrale, comprende la tipologia dell’Isatis tintoria, cosi definita in quanto le sue
foglie, mediamente normali in termini di grandezza e al tatto vellutate, contengono una grande percentuale
di indaco, colorante naturale, dal quale si ottiene un gamma di colorazioni vicine ai toni del blu, anche se in
effetti, per raggiungere la massima saturazione del tono del blu, il solo guado non basta, ed occorre
addizionarlo con altri eccipienti.
I tintori sbriciolano i pani di pigmento con i martelli per scioglierli in acqua con l’aggiunta di un “mordente”,
sostanza usata per fissare il colore prima di tingere, in modo che il pigmento poi risulti insolubile in acqua,
durante i lavaggi dei tessuti.
Filtrando il liquido, si ottiene il “bagno-colore”, dove si immergono le stoffe o le matasse per essere colorate
e si lasciano bollire lentamente per tutta la notte.
Per garantire una “presa” di colorazione nei tessuti, occorre che il pigmento sia ridotto nella forma di “leucosolubile”, procedimento che nel campo tessile viene per l’appunto definito, “bagno a riduzione”.
Il processo di “riduzione” utilizzato è quello mediante Idrosolfito di sodio. L’ossigenazione e l’essiccazione
all’aria, conferiscono al guado il suo potere colorante, fissandolo alla trama del filato. La tonalità varia su
fibre diverse e sullo stesso filato; inoltre si possono ottenere variazioni, con eventuali accorgimenti, quali ad
esempio una mordenzatura del tessuto, o una lavorazione differente del pigmento. Il fissaggio del colorante
naturale è dato dalla cura del lavaggio con l’aggiunta di aceto di vino o sale, prima e dopo i bagni di tintura.
L’intensità e la stabilità tintoria si verificheranno solo dopo aver sottoposto il campione a uso, lavaggio e
asciugatura.
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La tintura dei tessuti
TINTURA DEL GUADO
Riscaldare una pentola con circa 4 litri di acqua e preparare il pigmento, l’ allume di rocca e il bicarbonato.
Pigmento di guado in cristalli
Pigmento di guado e bicarbonato
Allume di rocca
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La tintura dei tessuti
Emulsione degli ingredienti
Si mescolano gli ingredienti fino ad ottenerne un’emulsione compatta e, quando l’acqua in pentola avrà
raggiunto la temperatura di 50-60 gradi, si verserà il composto finché tutta la schiuma si discioglierà.
Si procede con i vari bagni di colore dei campioni di tessuto precedentemente immersi in acqua calda.
Ciò permette la migliore penetrazione delle particelle di colore nelle fibre.
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La tintura dei tessuti
Una volta eseguiti i vari bagni di colore, i tessuti vengono strizzati e fatti asciugare all’aria, affinché
l’ossigenazione possa dar corpo alla tintura e bloccare le particelle di colore nella trama del filato. Dopo
aver effettuato l’asciugatura i tessuti possono essere risciacquati. I tessuti non sciacquati hanno un’intensità
maggiore che resta invariata nei vari bagni, questo perché le molecole continuano ad essere non idrosolubili
nella loro totalità e riescono a “scivolare” dal tessuto durante il lavaggio. Da prove effettuate i tessuti
sciacquati mostrano un colore di fondo che devia verso il grigio, e non verso l’indaco.
Campioni di tessuti sottoposti a tre lavaggi (sx); campioni non lavati con colorazione su trama larga (dx).
32
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La tintura dei tessuti
TINTURA DEL CARTAMO
I fiori di cartamo vengono utilizzati per estrarre due colori. Il giallo, solubile in acqua, si ottiene lasciando a
bagno i fiori e agitandoli nell'acqua; il rosso, molto più pregiato, non essendo solubile in acqua, ha tempi di
lavorazione più complessi.
Secondo la tradizione, i fiori venivano messi in un sacco di tela che veniva immerso in acqua ed agitato in
modo da ottenere la fuoriuscita della colorazione gialla, facilmente solubile. Successivamente i fiori si
ponevano in contenitori insieme alla “liscivia”, soluzione alcalina di acqua e cenere, per ottenere il rilascio
del colore rosso/arancio. Questa soluzione veniva acidificata con del limone facendo precipitare il colore
rosso divenuto insolubile ottenendo così il “depuro di zafferanone”, prezioso colore per tingere la seta.
Questa lavorazione era conosciuta già dagli antichi Egizi, dai Persiani e anche Plinio la cita nella sua opera.
Riscaldare in una pentola con acqua ed immergere i campioni di tessuto affinché si dilatino le trame del
filato. Estratti i tessuti versare i fiori di cartamo liofilizzati.
Fiore di cartamo liofilizzato
Portare per pochi secondi a ebollizione i fiori liofilizzati di cartamo ed aggiungere allume di rocca,
mescolando sempre nello stesso verso.
33
36
La tintura dei tessuti
Emulsione del pigmento con allume di rocca
Immergere nuovamente i tessuti in pentola e mescolare cercando di mantenere una temperatura costante
intorno ai 60 gradi. Estratti i tessuti dal bagno colorante, vengono lasciati asciugare al sole senza risciacquo.
Al primo bagno di colore, ovviamente il risultato sarà tenue e soprattutto ricco di incrostazioni dei fiori sulla
trama. Effettuando altri bagni successivi, il colore andrà man mano intensificandosi.
Campioni di tessuto sottoposti a più bagni di colore
Dalle prove effettuate i tessuti mostrano colorazioni più corpose e vivide utilizzando fiori liofilizzati di
cartamo.
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La tintura dei tessuti
CATALOGO
1) COTONE TRATTATO CON PIGMENTO CARTAMO YELLOW
2) COTONE TRATTATO CON FIORI LIOFILIZZATI CARTAMO YELLOW
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La tintura dei tessuti
3) COTONE TRATTATO CON FIORI LIOFILIZZATI CARTAMO ORANGE
4) COTONE TRATTATO CON FIORI LIOFILIZZATI CARTAMO ORANGE
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La tintura dei tessuti
5) Prove di tintura con pigmento di indaco su tessuti naturali.
Mordenzatura attraverso allume di rocca.
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La tintura dei tessuti
6) Prove di tintura con pigmento di cartamo su tessuti naturali.
Mordenzatura attraverso allume di rocca.
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Trasferimento dell’innovazione e divulgazione dei risultati
Attività di comunicazione
La società “Etnos” ha provveduto a sviluppare una comunicazione mirata a diffondere i risultati generati dal
progetto, suscitare l'interesse delle imprese agricole, delle organizzazioni professionali, degli stakeholders e
di promuovere così la nascita di una comunità fra gli operatori ai fini della migliore sostenibilità e diffusione
del progetto.
Per questo si è allestito un sito web di documentazione e confronto sull’attività www.impronte.org ed una
pagina “Facebook” www.facebook.it/impronte.org , divenuti luoghi di confronto di una vera comunità non
solo nazionale. Le fasi del progetto vengono riprese e pubblicate sul sito e viene realizzato un apposito video
di cui si provvederà alla più ampia diffusione grazie anche agli Incontri di promozione e diffusione presso i
partner.
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Trasferimento dell’innovazione e divulgazione dei risultati
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Trasferimento dell’innovazione e divulgazione dei risultati
Eventi
-
Workshop “Woad (Isatis tinctoria L.): an innovative crop for the Mediterranean agroindustrial
system” nel convegno internazionale “BRASSICA 2012” tenutosi a Catania dal 12 al 16 novembre.
-
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Trasferimento dell’innovazione e divulgazione dei risultati
- Partecipazione
al Forum International
de la CouleurVégétale
Végétale tenutosi a Lauris
in Provenza
dall’11 al dall’11 al 13
--Partecipazione
al Forum
International
in Provenza
Provenza
Partecipazione
al Forum
InternationaldedelalaCouleur
Couleur Végétaletenutosi
tenutosi aa Lauris
Lauris in
dall’11 al
ottobre
2013, successo
dove grandeèsuccesso
è stato riscosso
dal progettoe edai
dai campioni
campioni di di
pigmento
ottobre 2013, 13
dove
grande
stato riscosso
dal progetto
pigmento ottenuti
13 ottobre 2013, dove grande successo è stato riscosso dal progetto e dai campioni di pigmento
dalle coltivazioni.
ottenuti dalle coltivazioni.
ottenuti dalle coltivazioni.
-
Attività divulgativa presso centro congressi “Radicepura”, a Giarre, giorno 6 dicembre 2013,
--Attivita
divulgativa
presso
congressi
“Radicepura”,
a Giarre,
giorno
6misura
dicembre
2013,
Attività
divulgativa
presso
centro
congressi
“Radicepura”,
a Giarre,
6 dicembre
2013,
nell’ambito
dellacentro
manifestazione
organizzata
dall’Assessorato
Regionale
per lagiorno
124,del
PSR nell’ambito
della
manifestazione
organizzata
dall’Assessorato
Regionale Agricoltura
dove
illustrate
nell’ambito
della ,manifestazione
organizzata
Regionale per
la sono
misurastate
124,del
PSR le
SICILIA
dove
sono stati illustrati
obiettivi e i dall’Assessorato
risultati.
attività
del, dove
SICILIA
sono stati illustrati obiettivi e i risultati.
-progetto.
-
41
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Conclusioni
Conclusioni
Le straordinarie proprietà delle specie vegetali destinate alla produzione di coloranti, consentono il loro
impiego in attività produttive molto diversificate, prevalentemente nel settore della cosmesi, della bioedilizia e del tessile. In questo ultimo settore, l’uso dei coloranti ottenuti dalla trasformazione di biomasse
vegetali, permette di ottenere capi di abbigliamento unici e personalizzati, più sicuri per la salute e più
rispettosi per l’ambiente.
I risultati ottenuti forniscono indicazioni circa la fattibilità tecnica della produzione di pigmenti naturali
estratti dal guado e dal cartamo; in particolare, sono state acquisite nuove conoscenze sugli aspetti relativi a:
-
Possibilità di introdurre colture con proprietà tintorie destinate al mercato non agroalimentare in
grado di valorizzare aree marginali;
Tecniche colturali innovative ed a basso input e loro influenza sulle caratteristiche quantitative e
qualitative in funzione delle destinazioni d’uso tessile;
Tecniche di estrazione a basso input per la produzione di pigmenti naturali;
Tecniche di tintura e sistemi per la valutazione della qualità e stabilità del colore sulle fibre naturali.
I risultati mostrano una buona adattabilità del guado e del cartamo alle condizioni pedoclimatiche degli
ambienti in cui sono state realizzate le prove ed alla tecnica colturale adottata.
La riscoperta di specie vegetali idonee alla produzione di tinture naturali, che si adattano alle condizioni
climatiche della Sicilia, permettono la valorizzazione anche di zone non vocate alle classiche coltivazioni
isolane, rappresentando un’alternativa valida e nuova per le aziende agricole.
I vantaggi agronomici che ne deriveranno sono la diversificazione delle produzioni e l’inserimento di colture
caratterizzate da esigenze di coltivazione limitate e compatibili anche in sistemi di agricoltura biologica.
La resa in pigmento estratto dalla biomassa fresca conferma la validità della procedura di estrazione che è
stata messa a punto.
Le metodologie di estrazione e di purificazione del pigmento potranno permettere la diffusione di queste
colture per la produzione su larga scala, in grado di soddisfare una crescente richiesta da parte dell'industria
tessile.
La coltivazione di specie alternative “no food” in grado di valorizzare aree marginali, può determinare un
miglioramento economico delle aziende agricole siciliane, ricollocandole ad un livello più elevato rispetto a
quelle operanti in colture tradizionali, attraverso un legame con il sistema tessile di alta gamma che potrà
aprire future e più ampie opportunità di sviluppo.
L’innovazione di prodotto e di processo scaturita dal progetto Im.Pr.O.N.T.E. ha suscitato l’interesse da parte
di una vasta comunità di operatori e di potenziali acquirenti interessati ad una produzione isolana, percepita
e valutata come più “naturale” versus i concorrenti asiatici e che produce pigmenti di ottima qualità secondo
le valutazioni degli esperti. Attenzione suscitata anche e soprattutto presso gli operatori locali, come il
Consorzio Flora Sicula, operante in specie autoctone siciliane di interesse officinale, che crediamo lasci ben
sperare per il trasferimento e la condivisone di una coltivazione attenta alle innovazioni, alla qualità ed alla
sostenibilità ambientale.
4742
Bigliografia
Bibliografia
AA. VV., 2013. Piante officinali in Italia: un’istantanea della filiera e dei rapporti tra i diversi attori. ISMEA, Osservatorio
Economico del settore delle piante officinali.
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tinctorius L. Phytochemistry, 36:105–108.
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Stampa: Arti Grafiche Le Ciminiere Catania
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delle Risorse Agricole e Alimentari
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PSR Sicilia 2007/2013 - Misura 124 “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti,
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