PROVINCIA
DI PIACENZA
Ufficio Politiche
Socio Sanitarie
Verso
la tutela
Riconoscere i segnali di disagio,
produrre segnalazioni
e interventi efficaci
Indice
Premessa
Guida alla lettura
3333 PARTE TEORICA
Abuso e maltrattamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
Indicatori di abuso e maltrattamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
5
6
- abuso
- maltrattamento psicologico
- maltrattamento fisico
- trascuratezza
Osservazione della famiglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Conseguenze dell’abuso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Conseguenze del maltrattamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Situazioni in cui il minore è autore dell’abuso o del maltrattamento . . . . . .
Altre forme di abuso/maltrattamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
pag.
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pag.
pag.
pag.
11
12
13
14
16
- pedofilia
- doping
- sfruttamento di minori
Cosa succede quando ci troviamo di fronte alla sofferenza del minore? . . . pag. 20
Cosa fare di fronte al riconoscimento di indicatori? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 21
3333 PARTE OPERATIVA
Il percorso: dalla segnalazione alla presa in carico del caso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23
- segnalazione e denuncia
- chi può segnalare o denunciare
- come segnalare o denunciare
- a chi segnalare o denunciare
- cosa succede a chi segnala o denuncia
Le competenze istituzionali
...........................................................
pag. 28
- Servizi Sociali e Forze dell’Ordine
- Procura
- Tribunale
Quali sono gli interventi possibili? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29
Allegato 1: Protocollo d’intesa in materia di abuso sessuale
e maltrattamento sui minori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 32
Allegato 2: Recapiti per le segnalazioni
Bibliografia e siti internet di riferimento
.............................................
................................................
pag. 34
pag. 35
La violenza psicologica, fisica e sociale di cui i minori sono vittime non è solo
quella delle prime pagine dei giornali, quella dei fatti di cronaca più eclatanti, quella
che suscita sentimenti di tristezza, rabbia, dolore. La violenza sui minori è più spesso
quella di tutti i giorni, quella che si nasconde nei luoghi di vita abituali. Da entrambe
queste forme di violenza i genitori,gli insegnanti,gli educatori,i giudici,le istituzioni,la
società nel suo complesso devono difendere i bambini e i ragazzi.
Ad ognuno la sua parte. Ognuno di noi, nell’ambito del proprio ruolo, è chiamato a proteggere chi è indifeso, chi non può reagire perché minacciato o violato, chi ha
il diritto di crescere all’interno di una società che garantisca realmente il diritto di cittadinanza, consapevole di essere parte di una rete di tutela di cui ogni soggetto costituisce un elemento fondamentale.
Tutto questo potrà accadere solo se riusciremo a creare una nuova cultura dell’ascolto,grazie alla quale potremo conoscere i reali bisogni e desideri dei minori e fornire risposte adeguate. Il mondo dei bambini e dei ragazzi non è quello dell’adulto in
miniatura.È un altro mondo,diverso,che ha il diritto di essere ascoltato,capito,tutelato. Di questo dobbiamo tenere conto quando nelle sedi istituzionali prendiamo decisioni che, direttamente o indirettamente, li riguardano.
L’opuscolo, prodotto nell’ambito del “Piano provinciale degli interventi finalizzati alla realizzazione di attività di contrasto alle forme di violenza in danno ai minori.
Anno 2004”, è frutto di questa convinzione, condivisa da tutti coloro che vi hanno collaborato.
Paola Gazzolo
Assessore alle Politiche Sociali
Provincia di Piacenza
Piacenza, Aprile 2005
Premessa
L’abuso e il maltrattamento nei confronti dei minori sono fenomeni diffusi e dal punto
di vista sociodemografico interessano tutte le fasce sociali.Tuttavia, sono ancora molti
i casi che restano sconosciuti o impropriamente considerati.
Le figure che operano a stretto contatto con bambini e adolescenti sono senza dubbio
osservatori privilegiati della realtà minorile nel suo dispiegarsi quotidiano e questo
conferisce loro un ruolo di fondamentale importanza nel riconoscimento degli indicatori di disagio. Ciò nonostante, l’attivazione delle segnalazioni è talvolta ostacolata dalla scarsa o inadeguata conoscenza delle reali possibilità che ogni operatore sociale
possiede per fare emergere situazioni a rischio o situazioni di violenza conclamata.
Alla luce di queste considerazioni, nell’ambito della pianificazione del Tavolo tecnico
provinciale di coordinamento “Minori”, è stato condiviso l’obiettivo di creare uno strumento informativo rivolto capillarmente a tutti gli attori sociali che si occupano di minori, per sensibilizzare i medesimi a cogliere i segnali del disagio minorile e dotare gli
stessi di una guida pratica per leggere correttamente gli indicatori dell’abuso e del
maltrattamento e produrre segnalazioni pertinenti. All’interno della suddetta progettazione provinciale questo opuscolo intende rappresentare il primo importante e significativo passo di un percorso più ampio di informazione e formazione in materia di
tutela dei minori che coinvolga non solo gli operatori, gli insegnanti, gli educatori, i pediatri,gli allenatori sportivi,ma anche coloro che gestiscono l’informazione e più in generale l’intera cittadinanza, per costruire e sostenere congiuntamente una solida rete
di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza.
Guida
alla lettura
L’opuscolo è suddiviso in due parti:
teorica
(grafica dai toni arancio), in cui si delineano i fenomeni di abuso e maltrattamento;
operativa (grafica dai toni verdi), in cui si evidenzia come produrre segnalazioni adeguate e cosa accade alle figure coinvolte in tale procedimento.
Le ultime pagine riportano:
Allegato 1: “Protocollo d’intesa in materia di abuso sessuale e maltrattamento sui minori”(stipulato dalla Prefettura di Piacenza nel 2001) che delinea le competenze
dei soggetti coinvolti.
Allegato 2: Recapiti delle Istituzioni presenti sul nostro territorio a cui potersi rivolgere relativamente alle tematiche di maltrattamento e abuso in danno a minori.
Bibliografia e siti internet per eventuali approfondimenti sul tema.
Abuso e maltrattamento
Per abuso sessuale si intende il coinvolgimento in attività sessuali, anche non caratterizzate da violenza esplicita, di soggetti immaturi e dipendenti a cui manca
la consapevolezza delle proprie azioni e la possibilità di scegliere (possono quindi rientrare nell’abuso anche le attività sessuali con l’accettazione del minore).
Con il termine maltrattamento si fa riferimento a quell’insieme di atti e carenze
che turbano gravemente il bambino attentando alla sua integrità corporea e al
suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono lesioni di ordine fisico o psichico e trascuratezza:
maltrattamento
fisico:
condizione in cui il minore subisce o si trova nella situazione di subire lesioni fisiche;
maltrattamento
psicologico:
la costante incapacità di riconoscere i bisogni del minore manifestata attraverso atti o omissioni che lo inducono a pensare di valere poco, di non essere amato né desiderato (ne sono esempio la mancanza di rispetto, le richieste sproporzionate all'età e alle sue caratteristiche,
l’esposizione a conflitti, ad aggressioni fisiche, a influenze criminali o immorali, atteggiamenti di rifiuto, minaccia, isolamento, corruzione, sfruttamento, indifferenza).
Gli effetti, immediati o a lungo termine, possono comprometterne il comportamento, lo sviluppo affettivo, le
capacità cognitive o le funzioni fisiche;
trascuratezza:
incuria: le cure fornite sono carenti rispetto ai bisogni
fisici e psicologici propri del momento evolutivo del minore;
discuria: le cure, per quanto fornite, sono inadeguate
rispetto al momento evolutivo del minore;
ipercura: le cure fornite sono eccessive per lo stato fisico/psicologico del minore e sono caratterizzate da una preoccupazione inadeguata e
dannosa.
Nel caso in cui l’autore dell’abuso/maltrattamento appartenga alla famiglia della vittima o sia una persona ad essa vicina si è in presenza di abuso/maltrattamento intra-familiare. Qualora non esistano legami parentali tra il minore e l’abusante/maltrattante si tratta di abuso extra-familiare.
5
3333333
Indicatori di abuso e maltrattamento
Il danno recato dalle situazioni di maltrattamento e abuso è tanto maggiore
quanto più il fenomeno resta nascosto, con la conseguente impossibilità di attivare interventi per la protezione della vittima. Diventa pertanto indispensabile porre attenzione ai segnali che possono indurre il sospetto che il minore abbia subito comportamenti maltrattanti o abusanti.
Tuttavia, la presenza di uno solo di tali indici non è sufficiente per pensare che
la situazione sia problematica: gli indicatori riconosciuti devono essere più di
uno, protrarsi nel tempo (sia rispetto alla durata sia alla frequenza) ed essere
contestualizzati in maniera adeguata (ovvero considerando la storia e le caratteristiche della presunta vittima e del suo ambiente di vita).
La natura multidimensionale dei fenomeni di abuso e maltrattamento, inoltre,
comporta la necessità di ricercare i relativi indicatori in aree diverse: fisica e psicologico-comportamentale.
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ABUSO
Indicatori fisici
contusioni, graffi a seni, na3Ferite,
tiche, basso addome, cosce
nella zona anale, dilatazio3Ferite
ne anale, insufficiente controllo
3
3
nella deambulazione,
3 Difficoltà
nella posizione seduta
3 Difficoltà nel fare attività fisica
intimi lacerati o mac3 Indumenti
chiati di sangue o liquido seminale
precoci (di cui viene
3 Gravidanze
nascosta la paternità)
sfinterico
Emorragie, dolori e infiammazioni della zona genitale
Presenza di infezioni o malattie
sessualmente trasmissibili
Indicatori comportamentali
d’umore improvvi3si,Cambiamenti
sensi di colpa, ansia, vergogna,
3
3
3
3
3
3
3
3
3
di suicidio, fughe da ca3Tentativi
sa, abuso di stupefacenti o alcool
3Autolesionismo
manifestazioni
3Inappropriate
d’affetto tra genitore e figlio che
impotenza, passività, pianti improvvisi
Depressione, malinconia, angoscia, incubi, ossessioni
Isolamento sociale
Mancanza di fiducia o paura degli adulti
Incapacità di stabilire relazioni
positive, atteggiamenti ribelli,
provocatori
Atteggiamento seduttivo, sessualizzato
Conoscenze sessuali inappropriate all’età (manifestate con parole, giochi, disegni)
Negli adolescenti: promiscuità
sessuale, prostituzione, gravidanze
precoci
Pratica frequente di giochi sessuali impropri con coetanei
Masturbazione compulsiva
3
3
3
3
3
3
3
7
si comportano più come amanti
che come familiari
Rifiuto delle visite mediche o di
spogliarsi per partecipare ad
attività sportive
Confidenze sull’aver subito
avances
Comportamenti regressivi (propri dei bambini più piccoli, come
tornare a fare la pipì nel letto)
Inadempienza, crollo del rendimento e assenze scolastiche ingiustificate
Disturbi del sonno
Alterazioni del comportamento
alimentare
Fobie, malesseri psicosomatici,
atteggiamenti isterici
MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO
Indicatori comportamentali
3 Minori con una scarsa o, all’opposto, esagerata e irrealistica stima di sé
apparentemente maturi, che vogliono assumere ad ogni costo il ruolo
3 Minori
di adulto
3 Minori infelici, chiusi, che parlano poco
con comportamenti rigidi e controllati, senza fantasie nei discorsi e nei
3 Minori
giochi
che fanno continuamente di tutto per attirare l’attenzione su di sé, che
3 Minori
passano da richieste troppo esigenti ad atteggiamenti di sottomissione per
3
3
3
3
compiacere l’adulto
Minori molto agitati, che hanno incubi o che fanno la pipì nel letto in età in cui
il controllo sfinterico dovrebbe essere già consolidato (maggiori di 3 anni)
Minori con comportamenti distruttivi e crudeli, impulsivi, con atteggiamenti di
sfida
Minori con abitudini monotone, ripetitive o strane per la loro età (dondolio ripetuto, tic, ecc.)
Minori che manifestano forte ansia nei momenti di separazione dalle figure
importanti
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MALTRATTAMENTO FISICO
Indicatori fisici
cranici (che si manifestano
3Traumi
talvolta con stati soporosi o con-
3 Lividi in varie parti del corpo
ferite, cicatrici, graffi,
3 Contusioni,
segni di morsi (soprattutto nelle
3
3
vulsioni)
Chiazze di calvizie
Segni di bruciature o ustioni nelle varie parti del corpo
Deficit nella crescita staturoponderale
parti del corpo meno esposte)
Fratture alle ossa o lussazioni (sospette sotto i 2 anni d’età, quando
la mobilità del bambino è limitata)
Lesioni interne
3
3
3
Indicatori comportamentali
particolarmente ostili al3 Minori
l’autorità o estremamente reattivi
eccessivamente aggressivi,
3 Minori
distruttivi, iperattivi, violenti con i
3
3
3
3
3
3
3Minori socialmente isolati
con cambiamenti repenti3Minori
ni nell’umore o nel rendimento
scolastico
Minori con comportamento assillante che richiedono la costante
attenzione dell’adulto
Minori che presentano un attaccamento indiscriminato e adesivo
verso gli estranei, riluttanti a tornare a casa, ma che si sottomettono subito per timore della reazione degli adulti
Minori estremamente dipendenti
dal giudizio dei genitori
Minori che non dimostrano alcuna
aspettativa di essere consolati
Minori che sembrano piccoli adulti e assumono un ruolo genitoriale
Minori con gravi ritardi nello sviluppo psicomotorio, nel controllo
sfinterico, nelle capacità logiche e
di pensiero
Minori con disturbi dell’alimentazione
compagni, che hanno difficoltà a
giocare con gli altri
Minori con atteggiamenti autolesivi e distruttivi, che si fanno spesso male anche incidentalmente e
sembrano incapaci di evitare i
pericoli
Minori che rifiutano di fare attività
fisica perché provoca loro dolore
e disagio
Minori regolarmente assenti nei
giorni delle visite mediche
Minori estremamente passivi, ritirati, sottomessi, che non piangono mai o mostrano un lamento
continuo
Minori che presentano difficoltà a
giocare, senza alcuna manifestazione di gioia o curiosità
Minori che sembrano sognare ad
occhi aperti, assenti, con grosse
difficoltà di concentrazione
3
3
3
3
3
3
3
9
TRASCURATEZZA
Indicatori fisici
3 Carenza di cure igieniche
o carenza di cure sanita3 Assenza
rie (bambini affetti da pidocchi
3
3
polmoniti per esposi3 Frequenti
zione al freddo o scottature so-
che non vengono curati, bambini
che non vengono vaccinati o sottoposti ai controlli medici necessari)
Disidratazione e/o malnutrizione
Carenza di cure mediche, dentistiche, oculistiche
3
3
3
3
lari
Vestiario inappropriato rispetto
alla stagione
Frequenti e ripetuti incidenti domestici
Deficit nella crescita
Ritardo mentale dovuto a carenza di stimoli
Indicatori comportamentali
3 Problemi o ritardi nel linguaggio
3 Passività, apatia
3 Stanchezza frequente
3 Disattentenzione, svogliatezza
di materiale scolastico
3 Distruzione
e sottrazione di oggetti altrui
di fame costante, ricerca di
3 Stato
cibo frequente e sottrazione di
abituale o frequente ritor3 Ritardo
no a casa da scuola anticipato a
3
3
3
3
3
3
3
merende ai compagni
10
causa di sintomi o disturbi, frequenti assenze scolastiche
Permanenza a scuola per un tempo eccessivo o lungo vagabondaggio nei dintorni della scuola
dopo la chiusura
Assunzione di responsabilità proprie dell’adulto
Iper autonomia, chiusura, rifiuto
di aiuto
Affidamento del minore alle cure
dei fratelli
Ricerca di affetto o attenzione da
estranei
Uso precoce di droga o alcool
Protagonismo in atti vandalici
333333333
Osservazione della famiglia
Conferme, sospetti o ulteriori elementi relativi alla presenza di situazioni di abuso
o maltrattamento possono essere individuati anche grazie a un’attenta osservazione della famiglia del minore. Ciò consente di attivarsi in maniera pronta e mirata al fine di favorire un notevole miglioramento nella qualità della vita del minore e dei suoi familiari. Questo vale anche per i casi meno gravi, talvolta risolvibili con interventi anche minimi, come un supporto alla genitorialità o un aiuto
psicologico/educativo al minore.
Condizioni familiari
di episodi di violenza
3 Presenza
nella storia familiare
di malattie mentali nel3 Presenza
la storia familiare
di malattie psichiatri3 Presenza
che o ritardi mentali
socioeconomici (ad
3 Problemi
esempio disoccupazione)
3 Dipendenza da alcol o droga
3 Condizioni abitative inadeguate
Scarsa o nulla disponibilità di reti
3 sociali
di sostegno (familiari, amici)
che interferiscono in mo3 Nonni
do esagerato nell’educazione dei
intolleranti, indifferenti o
3 Genitori
iperansiosi
dei loro figli come di bam3 Parlano
bini molto cattivi, diversi da tutti
incapaci di chiedere aiuto e
3 Sono
di confrontarsi
Ritardano nell’apportare le cure
3 mediche
necessarie
Rifiutano
il loro consenso ad esami
3
clinici di approfondimento
a mantenere il figlio nella
3 Tendono
condizione di malato, rivolgendosi
nipoti squalificando o escludendo i propri figli
Indicatori comportamentali
3
3
3
3
3
3
3
gli altri
Hanno aspettative irrealistiche nei
confronti dei loro figli
Fanno richieste inadeguate all’età
del figlio (chiedono compiti per lui
troppo difficili oppure troppo
semplici)
Mostrano reazioni inappropriate
alla situazione (eccessiva o scarsa
preoccupazione)
Perdono il controllo o hanno forte
timore di perderlo
Castigano violentemente il loro figlio in pubblico
Hanno fiducia nella punizione come unico metodo educativo
Lamentano che nessuno li aiuta
3
3
3
3
11
con insistenza a medici e specialisti
nell’intento di vedere confermate
le proprie convinzioni circa la condizione del figlio
Sono riluttanti nel dare informazioni
Raccontano o danno versioni contraddittorie rispetto agli incidenti
del figlio
Attribuiscono le cause del maltrattamento ai fratelli o ad altri
bambini
Lamentano spesso altri problemi
non collegati all’abuso o ai loro figli
3333333333
Conseguenze dell’abuso
Il minore vittima di abuso deve confrontarsi con una situazione estremamente
complessa e difficile da comprendere. In ragione dell’emotività e dei conflitti relativi a tale condizione, si verifica un trauma psichico che altera l’orientamento
cognitivo ed emotivo del minore verso il mondo, distorcendo l’immagine di sé
e di ciò che lo circonda.
A breve termine
3Segni fisici: lesioni all’apparato genitale, lacerazioni, malattie veneree
emotiva: paura, angoscia, vergogna, colpa, depressione, rabbia,
3Sofferenza
ostilità, confusione
3Disturbi del sonno
3Disturbi dell’alimentazione
3Disturbi dell’apprendimento
3Disturbi della socializzazione
nelle relazioni sessuali: erotizzazione delle relazioni in genere, com3Squilibri
portamenti devianti (prostituzione), iniziazione sessuale aggressiva di ragazzi
più giovani
3Comportamenti tipici: fughe, gravidanze precoci
devianti autodistruttivi: tossicodipendenza, etilismo, tentati
3Comportamenti
suicidi (6 volte più frequente negli abusati), automutilazioni
A lungo termine
3 Disturbi dell’alimentazione: bulimia, anoressia
3 Disturbi del sonno: insonnia, incubi ricorrenti
3 Disturbi psicosomatici
Disturbi della sfera sessuale: frigidità, impotenza, paura dei contatti sessuali,
3 promiscuità
3 Disturbi della sfera affettiva: depressione, disturbi d’ansia
3 Disturbi della sfera relazionale: sfiducia in se stessi, sentimenti conflittuali,
3
conflitti con il partner anche violenti, difficoltà nel rapporto con i figli, condotte devianti (prostituzione, abuso di sostanze)
Ciclo dell’abuso: la vittima abusata è maggiormente soggetta a diventare, a
sua volta, abusante (come suggerito da diversi dati clinici)
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Conseguenze del maltrattamento
77777777
Il maltrattamento, in tutte le sue forme, si ripercuote sullo sviluppo psichico dei
minori.
A breve e medio termine si possono avere effetti su alcune caratteristiche della loro personalità, come: affettività povera, incapacità di esprimere o modulare
le emozioni, inibizione del comportamento e della motivazione, bassa tolleranza alla frustrazione, ridotte abilità sociali, ritardo nello sviluppo cognitivo e difficoltà scolastiche.
A lungo termine i minori maltrattati tenderanno ad utilizzare la violenza e l’aggressività come modalità relazionali e, da adulti, potranno riportarle come
esperienza prevalente di rapporto anche con i propri figli.
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3333333 Situazioni in cui un minore è autore
dell’abuso o del maltrattamento
Si parla di bullismo nelle situazioni in cui un soggetto è prevaricato o vittimizzato, esposto ripetutamente alle azioni offensive messe in atto da uno o più compagni. Esistono una forma di bullismo diretta, che si manifesta con attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, e una indiretta, consistente in un atteggiamento di isolamento sociale o di esclusione dal gruppo.
Si parla di bullismo passivo quando alcuni ragazzi appoggiano il bullo senza però
prendere iniziative: può trattarsi di ragazzi anche insicuri e ansiosi, vendicatori occasionali, con caratteristiche quindi diverse dal bullo tipico.
Il bullo appare come un ragazzo che prende in giro o provoca ripetutamente o
occasionalmente in modo pesante, rimprovera, intimidisce, minaccia, ingiuria, ridicolizza, spinge, prende a pugni o a calci i compagni o le loro cose. Può essere riconosciuto per alcune caratteristiche:
✔ aggressività nei confronti dei coetanei o degli adulti;
✔ impulsività e un forte bisogno di dominare gli altri;
✔ scarsa empatia nei confronti delle vittime;
✔ opinione relativamente positiva di sé;
✔ aspetto fisico: tende ad essere più forte dei suoi coetanei in generale e della
vittima in particolare.
Per chi si trova a stretto contatto con situazioni in cui può essere praticato il bullismo esiste il rischio di adottare, anche inconsapevolmente, atteggiamenti collusivi. Per colludere non è infatti necessario condividere: l’insegnante che non vede, il
genitore che non dice,il compagno che non soccorre sono tutti atteggiamenti che
in vario modo rafforzano la posizione del bullo e la ridicolizzazione, la prevaricazione e l’emarginazione ai danni di chi non sa come difendersi.
È necessario che siano gli adulti ad orientare i ragazzi verso relazioni accettabili e
socialmente adeguate al fine di tutelarli nel presente e nel futuro: il bullo, se non
viene protetto tempestivamente, rischia (con una possibilità di quattro volte superiore rispetto ai suoi coetanei) di sviluppare modalità comportamentali che lo porteranno in conflitto con l’ordinamento delle leggi; la vittima, rispetto ai suoi com-
14
pagni, presenta maggiore debolezza e la tendenza a sviluppare crisi depressive.
Esistono strategie che permettono a chiunque di intervenire al fine di prevenire e ridurre la frequenza e la gravità di tali situazioni:
✔ prestare ascolto ai ragazzi, osservarli mentre sono insieme;
✔ riconoscere i fatti di prepotenza, interromperli, cercare di comprenderli parlando direttamente con i ragazzi (singolarmente o in gruppo) e confrontandosi tra adulti;
✔ considerare le ragioni dell’atteggiamento del bullo;
✔ garantire un contesto accogliente in cui il bullo possa sentirsi accettato anche in un ruolo diverso;
✔ valorizzare gli aspetti positivi del bullo consentendogli di sperimentare altre
parti di sé e sostenendolo in nuove modalità di relazione;
✔ migliorare le competenze sociali dei ragazzi;
✔ promuovere un buon clima relazionale nel gruppo;
✔ favorire l’esplicitazione dei casi di bullismo;
✔ ridurre le situazioni ambigue del contesto;
✔ migliorare la collaborazione con i colleghi (o con altre figure professionali
che hanno diretto contatto con il minore);
✔ rafforzare la propria relazione con i genitori.
Oltre agli episodi di bullismo, si riscontrano, con frequenza sempre maggiore, situazioni ancora più gravi in cui ragazzi minorenni compiono maltrattamenti o vere e proprie violenze sessuali nei confronti di coetanei o di ragazzi più giovani.
Alla gravità e, in parte, alla novità di tale fenomeno, non sempre corrispondono
tempi d’intervento idonei all’età dei protagonisti (spesso giovani adolescenti) e
modalità di gestione dei casi che consentano di garantire la necessaria attenzione nei confronti sia delle vittime sia degli autori di tali reati.
È quindi importante investire nella direzione di un adeguato e rapido riconoscimento e segnalazione di tali casi al fine di prevenirli e di favorire il miglioramento della loro gestione, più semplice ed efficace quando i casi possono essere seguiti a partire dalle loro prime manifestazioni.
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3333333 Altre forme di abuso/maltrattamento
PEDOFILIA
La pedofilia è inserita tra i disturbi mentali nella categoria delle Parafilie, parte
del gruppo dei Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere. È caratterizzata da
fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti ed eccitanti sessualmente
rivolti a bambini in età prepuberale (il periodo precedente lo sviluppo fisico
delle caratteristiche sessuali di genere).
Il pedofilo è un soggetto che non ha sviluppato un’identità sessuale adulta per
cui è rimasto sostanzialmente indifferenziato (per questo non distingue tra vittima maschile o femminile).
In genere si limita a spogliare la vittima, a guardarla, a mostrarsi, a masturbarsi
in sua presenza, a toccarla con delicatezza e a carezzarla. Talvolta, invece, sottopone la vittima ad attività sessuali vere e proprie.
Spesso motiva il suo comportamento sostenendo di voler educare il bambino,
di procurargli piacere e si difende dicendo che la vittima era sessualmente provocante (il minore, riconoscendo la componente di piacere che caratterizza per
natura i contatti genitali, può essere portato ad assecondarli arrivando talvolta
anche ad incoraggiarli esplicitamente).
Le vittime sono, nella maggior parte dei casi, bambini appartenenti alla stretta
cerchia familiare, meno frequentemente estranei (con i quali cresce il rischio di
essere svelati).La minaccia può essere lo strumento persuasivo abitualmente
adottato, anche se in genere il pedofilo sviluppa strategie di attrazione e controllo molto raffinate ed efficaci che gli permettono di mantenere la vittima in
tale condizione e di non essere scoperto.
In considerazione della gravità del fenomeno e delle conseguenze a cui può
portare è importante riuscire a riconoscere precocemente la presunta vittima e
attivare tempestivamente i soggetti preposti alla sua tutela: non si previene il
crimine, ma è possibile prevenirne la ripetizione e i danni più gravi.
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DOPING
Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche
mediche non giustificate da condizioni patologiche, volte a modificare le condizioni
psicofisiche o biologiche dell’organismo migliorandone le prestazioni.
L’interesse e la rilevanza assunta da tale fenomeno hanno permesso di approfondirne gli aspetti e creare strumenti volti a prevenirlo e combatterlo. La preoccupazione
deriva soprattutto dalla gravità delle inevitabili conseguenze del doping, che possono manifestarsi a breve o a lungo termine in relazione sia al tipo di sostanza utilizzata, sia alle modalità di assunzione.
Alcune sostanze, se utilizzate secondo le indicazioni del medico, hanno aspetti benefici prioritari; tuttavia, se usate nel doping, comportano consistenti effetti collaterali.
ANTIDOLORIFICI E ANTINFIAMMATORI
Effetti collaterali
Effetti benefici prioritari
(se assunti con modalità inadeguate)
(se assunti secondo indicazioni mediche)
3 emorragie gastrointestinali
3 gastralgia
3 reazioni di foto-sensibilità
3 astenia
3 vertigine
3 nausea e vomito
3 diarrea
3 diminuzione del dolore scheletrico
3
3
3
articolare
diminuzione del dolore muscolare
diminuzione delle emicranie
diminuzione delle cefalee
Altre sostanze possono provocare conseguenze molto gravi.
ANABOLIZZANTI
(Androgeni, estrogeni)
Effetti immediati
3
3
3
3
3
aumento della massa muscolare
aumento emoglobina
aumento globuli rossi
riduzione e controllo del
grasso corporeo
aumento del bilancio dell’azoto e dei diversi elettroliti
(cloro, sodio, calcio, potassio)
Effetti collaterali
a breve termine
3 danni
cardiocircolatori
3 disfunzioni
epatiche
3 difficoltà
digestive
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Effetti collaterali
a lungo termine
3 peiosi epatiche
3 aumento delle
mammelle
nei maschi
3 diminuzione del volume dei
testicoli e della produzione
di sperma
nelle don3 mascolizzazione
ne con conseguente diminuzione della fertilità
3 perdita dei capelli
del timbro di
3 abbassamento
voce
Il doping è una realtà presente nello sport e coinvolge atleti di ogni età.Tale fenomeno può essere combattuto e vinto, ma per riuscirvi è fondamentale intervenire al più presto, imparando a riconoscere i casi a rischio per consentire di
tutelare al meglio le parti coinvolte.
L’utilizzo di sostanze in modo dopante produce modificazioni negli ambiti fisico,
cognitivo e affettivo, tanto che è possibile proporre un elenco di indicatori di
fronte ai quali è lecito sospettare di trovarsi in presenza di un caso di doping:
disturbi
dell’alimentazione
perdita di peso con atteggiamenti tipicamente anoressici, come vomito autoindotto, abuso di lassativi o medicinali diuretici, scarsa autostima, isolamento; condotte bulimiche, quali ricorrenti abbuffate e digiuno periodico; diete esasperate, ecc.
disturbi del sonno
sia rispetto alla quantità, ad esempio nell’insonnia, sia rispetto alla qualità, come negli stati di sonno agitato
disturbi
di somatizzazione
ulcere, coliti, diarrea, allergie, forme d’asma, ecc.
condizioni di stress
abbassamento della soglia di stress
disturbi d’ansia
forme di depressione, attacchi di panico, frequenti attacchi di collera, irritabilità, ipersensibilità alle frustrazioni,
possibile flessione della qualità delle relazioni interpersonali, ecc.
disturbi dell’umore
aumento dei casi di rinuncia, diminuzione delle motivazioni, attenzione disturbata con difficoltà di concentramento, ecc.
disturbi affettivi
instabilità affettiva, sentimenti di inferiorità con reazioni
di aggressività, mancata percezione della propria efficacia, crisi di identità, ecc.
diminuzione
del benessere generale
Si tratta di indicatori talvolta generici e per questo è importante utilizzarli in
modo adeguato, valutando la loro durata, la loro intensità e, soprattutto, il contesto entro cui si manifestano.
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SFRUTTAMENTO DI MINORI
Nel mondo sono molti i minori privati dei loro diritti, bambini che vivono in condizioni di disagio fisico e/o psicologico, che non conoscono l’affetto di una famiglia e non sanno cosa sia l’educazione.
Esistono molte forme di sfruttamento minorile:
bambini di strada
ogni minore per cui la strada (intesa in senso
ampio) è diventata abituale dimora, che non ha
quindi un’adeguata protezione e resta vulnerabile a subire abusi e violenze;
lavoro minorile
minori obbligati a svolgere attività che vanno da
lavori pesanti, legati allo sfruttamento e alla
schiavitù, a forme più leggere, ai limiti della punibilità anche sotto un profilo giuridico e sociale.
Altra distinzione è tra il lavoro consenziente,
svolto in accordo con i genitori, e il lavoro forzato, che vede l’allontanamento coatto dai genitori e il passaggio ad una condizione di schiavitù;
sfruttamento sessuale
prostituzione, abusi sessuali, traffico di bambini,
utilizzo di minori per uso pornografico sono solo le più evidenti forme di sfruttamento sessuale
dei minori, spesso tenuti in condizioni igieniche
deprecabili, minacciati e seviziati al fine di stroncarne ogni possibile resistenza o tentativo di fuga. L’industria sessuale è in continua crescita e
l’età dei bambini coinvolti diminuisce progressivamente.
Episodi riconducibili a tali situazioni sono presenti, sebbene in misura ancora
contenuta, anche nel nostro territorio. In considerazione della loro gravità, è necessario riuscire a contrastarli nel modo più adeguato possibile, denunciandone la presenza e consentendo interventi qualificati e tempestivi.
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Cosa succede quando ci troviamo di fronte
alla sofferenza del minore?
È difficile percepire la sofferenza della vittima quando si tratta di un minore.
Spesso si tende, inconsapevolmente, a negarne la presenza, una presenza difficile da accettare e, soprattutto, con cui è ancora più complicato confrontarsi, essendo tante le paure che muove, i dubbi che solleva e le responsabilità che propone. Entrano in funzione modalità comportamentali inconsapevoli allo scopo di proteggere l’individuo dal confronto con il dolore proprio e altrui legato
alla situazione. Ad esempio il soggetto può:
✔ non considerare la situazione per paura delle conseguenze che un proprio
intervento potrebbe produrre nella vita del minore e del coinvolgimento
personale che richiederebbe, attribuendo a tali conseguenze significati e dimensioni spesso molto più grandi di quelle reali;
✔ considerare la situazione ma non la parte affettiva ad essa collegata;
✔ tendere a spiegare in termini logici e razionali gli aspetti emotivi e affettivi
della situazione per dimostrare a se stessi e agli altri che il caso “in fondo non
è poi così grave”;
✔ tendere a non vedere o non accorgersi dell’importanza dei segnali di disagio;
✔ tendere a considerare la situazione solo nei termini di giusto o sbagliato,
schierandosi dalla parte del giusto e attribuendo al responsabile del maltrattamento caratteristiche solo negative;
✔ tendere ad idealizzare i protagonisti della situazione illudendosi che possano cambiare quasi magicamente, senza l’intervento di nessuno.
È comprensibile la difficoltà di chi, di fronte a situazioni di presunti abusi o maltrattamenti, non sa se e come intervenire. Tuttavia la gravità di tali fenomeni
deve fornire il coraggio per superare queste difficoltà mantenendo sempre la
tutela del minore quale obiettivo prioritario. Inoltre è importante ricordare che
non si è mai soli: ci sono altri adulti (colleghi, operatori, esperti) pronti ad accogliere i dubbi e ad essere buoni accompagnatori verso la tutela del minore.
Si tratta indubbiamente di un percorso impegnativo, difficile, e decidere di percorrerlo comporta la possibilità di commettere errori.Tuttavia l’importanza della meta giustifica senza dubbio qualche rischio, soprattutto considerando che
agli errori è sempre possibile rimediare, mentre il futuro di un bambino lasciato solo può risultare compromesso.
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Cosa fare di fronte
al riconoscimento di indicatori?
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Nel momento in cui si riconoscono indicatori che suggeriscono la possibilità
che un minore abbia vissuto o rischi di vivere situazioni di abuso o maltrattamento, possono essere suggerite utili modalità da seguire:
✔ permettere al minore di sentirsi libero di contare sulla nostra disponibilità,
accoglierlo e sostenerlo;
✔ decidere di confrontarsi con la situazione;
✔ prendere tempo per pensare concedendosi un’occasione per considerare e
valutare la situazione;
✔ confrontarsi con i colleghi mantenendo un atteggiamento critico;
✔ cercare un confronto con i superiori;
✔ chiedere un confronto ad un operatore specializzato (assistente sociale, psicologo, esponente delle forze dell’ordine) ricordando che si tratta di un semplice incontro interlocutorio il cui unico obiettivo è chiarire i propri dubbi.
Tuttavia è importante ricordare che esiste anche una parte emotiva, talvolta molto intensa, legata a tali situazioni: è una parte che va considerata con attenzione,
una risorsa utile a favorire atteggiamenti funzionali in contesti delicati. Pertanto è
opportuno:
✔ sentire e vivere le proprie emozioni;
✔ valutare in maniera critica e cercare di mantenere un atteggiamento
comprensivo;
✔ rendersi consapevoli delle proprie paure e delle proprie difficoltà;
✔ restare consapevoli dell’importanza di quanto si sta facendo, ricordando che,
anche nei momenti più difficili della situazione e nelle fasi in cui la possibilità di
intervenire sembra più ridotta, esiste sempre qualcosa che è possibile fare.
Tutto ciò deve servire a produrre un’eventuale segnalazione il più possibile
chiara ed esaustiva.
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Il percorso: dalla segnalazione
alla presa in carico del caso
Segnalazione e denuncia
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La segnalazione e la denuncia rappresentano il primo concreto gesto d’aiuto grazie al quale si offre la possibilità di affrontare situazioni talvolta molto gravi, rispetto alle quali è possibile formulare ipotesi di pregiudizio1.
Si tratta di un investimento che richiede energia, ma che genera importanti cambiamenti dove, contrariamente, si rischierebbe di aggravare e perpetuare un disagio nel tempo.
La segnalazione è indicata quando ci si trova di fronte a minori che presentano
un disagio comportamentale, emotivo, d’apprendimento che necessiti di essere
approfondito. Può avvenire con il coinvolgimento della famiglia o senza, nei casi
in cui si ravvisino gli estremi di una condizione di pregiudizio per il minore.
La denuncia va effettuata quando la situazione in questione presenta elementi
tali da fare ritenere certa o ragionevolmente probabile l’esistenza di un reato perseguibile d’ufficio, come tutti i reati sessuali e i maltrattamenti che si verificano a
danno di minori e reati connessi.
1
Si definisce situazione di pregiudizio una qualunque situazione in cui il minore mutua dal contesto familiare o extra-familiare in cui è calato uno stato di sofferenza, disagio o carenza che può incidere negativamente sulle sue potenzialità di crescita e di sviluppo.
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Chi può segnalare o denunciare
Secondo le normative vigenti, chiunque ha facoltà di segnalare all’autorità pubblica situazioni di disagio di minori. In particolare, i pubblici ufficiali, gli incaricati
di un pubblico servizio, gli esercenti un servizio di pubblica necessità devono riferire al più presto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di situazioni di pregiudizio di cui vengano a conoscenza in ragione del proprio ufficio.
Allo stesso modo, quando la situazione lo richieda, chiunque ha facoltà di denunciare. Sussiste l’obbligo di denuncia per tutti coloro che rientrano nella qualifica di incaricato di pubblico servizio.
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Come segnalare o denunciare
Un primo contatto con le Istituzioni può avvenire anche telefonicamente. È tuttavia importante un incontro diretto che consenta di formalizzare al meglio la segnalazione rendendola più efficace: gli operatori preposti all’accoglienza delle
segnalazioni raccoglieranno le informazioni essenziali.
La fattiva collaborazione tra alcune Istituzioni, in particolare tra l’Istituzione scolastica e i Servizi Sociali, può costituire un elemento di facilitazione allo scambio
tempestivo di informazioni relative ai casi di pregiudizio.
Anche le segnalazioni anonime sono una fonte importante di informazione che
viene accolta e considerata. Tuttavia si tratta di una modalità che rende molto
più lenti e difficoltosi gli interventi di tutela al minore. Per tale ragione, in considerazione anche della riservatezza con cui sarà trattato il caso, è auspicabile
che chi si rivolge alle Istituzioni lo faccia in modo chiaro.
La denuncia va presentata per iscritto, anche nell’ipotesi in cui l’autore del reato
non sia conosciuto e, anche in questo caso, quanto prima viene presentata tanto
più tempestive ed efficaci saranno le indagini.
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A chi segnalare o denunciare
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Per una segnalazione occorre rivolgersi ai Servizi Sociali del Comune o dell’Azienda USL (nei casi in cui i Comuni abbiano delegato all’Azienda USL tali Servizi), alla Questura presso l’Ufficio Minori della Squadra Mobile (nello specifico:
alla 2ª Sezione reati in danno di minori - reati sessuali, alla Divisione Anticrimine per le relazioni connesse all’assistenza sociale dei minori, al 113 per i casi
d’urgenza) o ai Carabinieri (anche attraverso il 112 nei casi d’urgenza).
Per effettuare una denuncia è possibile rivolgersi all’Ufficio Squadra Mobile
della Questura, ai Carabinieri oppure anche direttamente alla Procura Minorile.
Le Forze dell’Ordine, grazie anche al fondamentale principio costituzionale
dell’obbligatorietà dell’azione penale, qualora fosse commesso un reato, hanno
l’obiettivo di individuare il colpevole e assicurarlo alla giustizia.
La Magistratura Minorile deve valutare se la potestà dei genitori può ancora
essere esercitata o se deve essere limitata o eventualmente sospesa.
I Servizi Sociali sono preposti all’attuazione di interventi di vigilanza e tutela
dei minori e, nei casi di conflitto di interesse, di rappresentanza del minore. Collaborano inoltre con l’Area Tutela Psicologica (Assistenza Socio Sanitaria Integrata, Azienda USL) nel rimuovere le situazioni di disagio personale sostenendo in particolare l’aspetto relazionale e cercando di costruire percorsi di superamento dell’evento.
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Cosa succede a chi segnala o denuncia
I dati e le informazioni relative alla segnalazione vengono utilizzati con cura,mantenendone la riservatezza. Il rapporto tra il segnalante e le Istituzioni si conclude
nel momento stesso della segnalazione, che rimane il primo e unico incontro a
cui non segue un momento di restituzione. Tale modalità è da ritenersi tutelante
nei confronti del minore e dei soggetti coinvolti.
In particolari situazioni, al segnalante può essere chiesto un coinvolgimento ulteriore.Tale procedura si attiva solo nei casi in cui il segnalente risulti un’utile fonte
di informazione per le indagini. Per l’importanza attribuita al caso e l’obiettivo
che si persegue si auspica che la risposta possa essere di piena collaborazione.
Nella pagina seguente si riporta schematicamente il percorso che può seguire un
caso di abuso/maltrattamento segnalato. Ciascun passaggio verrà successivamente considerato nel dettaglio.
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LIVELLO 1
RILEVAZIONE
SEGNALAZIONE
(o denuncia)
SERVIZI SOCIALI
AREA TUTELA
PSICOLOGICA AUSL
FORZE dell’ORDINE
LIVELLO 2
PROCURA
SERVIZI SOCIALI
AREA TUTELA
PSICOLOGICA AUSL
FORZE dell’ORDINE
LIVELLO 3
TRIBUNALE
SERVIZI SOCIALI
AREA TUTELA
PSICOLOGICA AUSL
FORZE dell’ORDINE
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Le competenze istituzionali
Le situazioni di maltrattamento/abuso coinvolgono molte Istituzioni, ciascuna
con competenze specifiche e definite. Per un’effettiva tutela del minore è quindi importante lavorare in forma coordinata e sinergica: tale collaborazione necessita di prassi comuni e di un integrato lavoro di rete.
SERVIZI SOCIALI E FORZE DELL’ORDINE
I Comuni e l’Azienda USL (nei casi di delega) attraverso i propri Servizi Sociali
operano in stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine: chi è a conoscenza
di una situazione di pregiudizio coinvolge l’altra parte (talvolta anche solo con
finalità informative, a seconda della gravità e dell’urgenza presunta dei casi) al
fine di considerare, insieme, le strategie da seguire. Le informazioni scambiate
sono quelle strettamente necessarie. Pur mantenendo tale condivisione, ciascuno procede in maniera autonoma e indipendente in merito alla parte di indagini di cui è titolare.
A questo punto del percorso, in seguito alla prima valutazione del caso, si decide se coinvolgere la Procura o se la situazione può essere gestita dai Servizi Sociali senza la necessità di un mandato giudiziario (LIVELLO 1).
PROCURA
I Servizi Sociali e/o le Forze dell’Ordine, dopo una prima raccolta di elementi
conoscitivi, possono segnalare la situazione alla Procura. Alla stessa può fare riferimento anche il privato cittadino o un’Istituzione, come ad esempio la Scuola.
Ricevuta la segnalazione, la Procura valuta la rilevanza giudiziaria dei fatti segnalati e, se il caso lo richiede, assume ulteriori informazioni attraverso le Forze
dell’Ordine e/o i Servizi Sociali. Sulla base degli elementi raccolti, decide se proporre ricorso al Tribunale per i Minorenni o se demandare ai Servizi Sociali compiti di vigilanza sulla situazione del minore, chiedendo di riferire in merito alle
sue condizioni di vita e all’evoluzione del caso (LIVELLO 2).
TRIBUNALE
Il Tribunale può intervenire emettendo un decreto provvisorio con il quale investe i Servizi Sociali di compiere ulteriori approfondimenti sul caso, all’esito
dei quali emetterà un decreto definitivo che espliciterà l’intervento psico-sociale da rendere esecutivo e monitorare nel tempo (LIVELLO 3). L’intervento, posto in atto dai Servizi Sociali su mandato dell’autorità giudiziaria, avrà l’obiettivo di condurre il minore e la sua famiglia a una condizione di autonomia che
consentirà loro di vivere in uno stato di sufficiente benessere.
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Quali sono gli interventi possibili?
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Gli interventi possibili per fare fronte a situazioni di abuso/maltrattamento sono
molti, dipendono sia dalla gravità del caso, sia dalle condizioni specifiche di ciascuna situazione e possono generare cambiamenti più o meno importanti all’interno del contesto familiare del minore coinvolto.
All’attuazione di tali interventi possono concorrere differenti Istituzioni e differenti professionalità: assistenti sociali, psicologi, educatori. Gli operatori coinvolti
in questa fase del procedimento possono avvalersi della collaborazione delle Forze dell’Ordine.
Nelle situazioni più gravi (ad es. nei casi di abuso o di maltrattamento grave), il primo intervento, generalmente, presuppone l’allontanamento del minore dal contesto in cui sono avvenuti gli episodi e, in seguito, il suo collocamento in un luogo
protetto per toglierlo dalla situazione di pregiudizio.
Il collocamento può avvenire in struttura (ad es. presso una Comunità) oppure
consistere in un tipo di affido.
L’affido può essere:
eterofamiliare (il minore è accolto da un nucleo non appartenente alla famiglia d’origine);
familiare (il minore è accolto da parenti).
Entrambe le forme di affido possono prevedere organizzazioni diverse:
affido a tempo
parziale
il minore resta presso la famiglia affidataria durante il giorno (affido diurno) o per alcuni giorni alla settimana o per
alcuni periodi a tempo breve e determinato (ad esempio
per il periodo estivo);
affido a tempo
pieno
il minore rimane presso la famiglia affidataria con carattere di continuità e residenzialità e incontra i propri genitori secondo un calendario stabilito in accordo con i Servizi
Sociali.
Per alcune situazioni (come nel caso di abuso intrafamiliare) possono essere previsti incontri in forma protetta, che si svolgono in luoghi neutri e alla presenza
di operatori formati alla loro conduzione.
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Tuttavia, nella maggioranza dei casi, i Servizi Sociali in collaborazione con l’Area
Tutela Psicologica dell’Azienda USL attuano interventi di sostegno volti al recupero delle relazioni genitori-figli, per favorire la permanenza del minore presso la
propria famiglia d’origine. Tali interventi possono articolarsi come segue:
✔
✔
✔
✔
accompagnamento della famiglia nell’organizzazione della vita quotidiana;
sostegno alla funzione genitoriale;
interventi psicologici rivolti al minore e/o al nucleo familiare;
sostegno di tipo pedagogico (ad es. inserimento del minore presso un centro
educativo per favorire lo sviluppo delle relazioni sociali, oppure l’affiancamento di un educatore per aiutarlo nella gestione della quotidianità);
✔ erogazione di un contributo economico alla famiglia che permetta ai genitori
di prendersi cura del figlio in modo adeguato.
L’attivazione dei suddetti interventi di sostegno prevede la programmazione di
periodici incontri di verifica in cui gli operatori valutano progressivamente gli
sviluppi della situazione osservata e costituiscono contestualmente un riferimento importante per la famiglia. Tale monitoraggio può coinvolgere non solo i familiari ma, spesso, anche insegnanti, educatori e tutte le figure che concorrono a vario titolo nel progetto di recupero del minore e del relativo nucleo
di origine.
Una segnalazione, quindi, non stravolge necessariamente la vita del minore coinvolto: permette di intervenire per rimuovere la situazione di disagio e tutelarne il
benessere psicofisico.
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I minori sono un valore da custodire
e una risorsa da salvaguardare.
Il rispetto e l’attenzione nei loro confronti
rappresentano il segno
di un’importante crescita civile:
il minore di oggi è l’adulto di domani
e un minore tutelato
sarà un adulto che tutela.
ALLEGATO 1
PROTOCOLLO D’INTESA IN MATERIA DI ABUSO SESSUALE E MALTRATTAMENTO SUI MINORI
1. I riferimenti normativi e il ruolo delle Istituzioni
Nel quadro degli interventi di protezione dell’infanzia il tema della violenza sessuale richiede particolare attenzione.
Il riferimento normativo è la recente Legge 15/2/1996, n° 66 “Norme contro la violenza sessuale” che ha sostanzialmente
modificato sia il Codice penale che il Codice di procedura penale. A questa va aggiunta la Legge n° 269/98 che affronta in
modo ancor più incisivo il problema dello sfruttamento sessuale dei minori, della prostituzione minorile e della pornografia “on-line”.
Nell’affrontare il problema del maltrattamento e della violenza all’infanzia, e soprattutto della violenza sessuale, è importante che si confermi una metodologia di lavoro interdisciplinare che favorisca una migliore tutela dei minori attraverso
una più stretta collaborazione dei Servizi competenti ed una costruzione, condivisa, tra le istituzioni a vario titolo coinvolte, di percorsi operativi che assicurino un modus operandi comune, nell’ interesse preminente del minore.
Con la consapevolezza che ognuno degli attori coinvolti svolge un ruolo necessario per combattere il fenomeno, risulta indispensabile, soprattutto negli abusi infra-familiari, riuscire ad equilibrare le esigenze di indagine e il principio di obbligatorietà dell’azione penale con quelle di protezione dei minori per evitare che l’accertamento della verità ed il ripristino dell’ordine violato avvengano ledendo ulteriormente i diritti e le esigenze della persona offesa.
2. Le competenze
In tale contesto è più che mai utile raggiungere intese che salvaguardino le esigenze di tutela del minore contemperandole con quelle istruttorie, tenendo presente che, in materia di violenza sessuale, i Servizi sociali sono chiamati ad operare
a sostegno del minore anche dopo e al di là dell’intervento penale.
Le Forze dell’Ordine e la Magistratura ordinaria, grazie anche al fondamentale principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, hanno l’obiettivo, se è stato commesso un reato, di individuare il colpevole e sottoporlo a punizione.
La Magistratura minorile,che costituisce il fulcro di protezione giudiziaria dell’infanzia,deve valutare se la potestà dei genitori può ancora essere esercitata o deve essere limitata, rimossa o soppressa.
Gli Enti locali, tramite i Servizi sociali, hanno compiti di vigilanza, tutela e, nei casi di conflitto di interesse, di rappresentanza del minore (art. 23 DPR 616/77, Legge 689/75, art. 338 C.p.p., L. R. 27/89, Conferenza Stato-Regioni).
I Servizi sociali hanno, più specificatamente, il compito di rimuovere le situazioni di disagio personale, sostenendo in particolar modo l’aspetto relazionale e cercando di costruire percorsi di superamento dell’evento.
I Servizi di Neuropsichiatria Infantile hanno il compito di porre in essere interventi di sostegno, relazione e psicologico
mirati al superamento delle condizioni di disagio del minore.
I Servizi minorili dell’Amministrazione della giustizia hanno compiti di vigilanza, tutela e assistenza nei confronti del
minore autore del reato di abuso.
3. La collaborazione tra i diversi soggetti istituzionali
Da quanto sopra evidenziato nasce la necessità di attivare forme di collaborazione fra tutte le Istituzioni competenti, nel
rispetto dei ruoli, per garantire un’effettiva tutela del minore per far si che tutte le condotte abusanti siano svelate, esattamente qualificate e adeguatamente sanzionate, con la consapevolezza che, comunque, il percorso avviato con l’azione penale influenzerà inevitabilmente il complessivo progetto di protezione, sostegno e recupero del minore.
Lavorare in forma coordinata e sinergica è indispensabile, quindi, per conseguire finalità specifiche in ciascuno dei settori
interessati e per raggiungere un’efficace tutela del minore nonché per attivare meccanismi di prevenzione che consentano l’emergere di fenomeni criminosi di violenza a danno dei minori con il conseguente avanzamento della soglia di tutela di questi ultimi: a questo fine anche il mondo della Scuola ed i Servizi sociali devono, per la loro parte, adempiere in modo sempre più qualificato alla funzione di “controllo sociale” insita nella loro stessa ragione istituzionale.
Pertanto si deve mirare ad un raccordo sempre più stretto tra Servizi sociali, Servizi di neuropsichiatria infantile, Scuola, Associazioni ed Enti che si occupano di disagio minorile, Uffici specializzati delle Forze dell’Ordine, della Questura in particolare, e Ufficio del Pubblico Ministero al fine di mettere a punto prassi operative comuni e procedere in modo coordinato,
pur nel rispetto delle reciproche competenze. A tal fine è importante la collaborazione dei Servizi sociali nel Corso dei procedimenti.Tale collaborazione deve manifestarsi anche attraverso la presenza di professionalità adeguate e la creazione di
un linguaggio comune.
È necessario creare una prassi comune da attivare immediatamente dopo la segnalazione del fatto per evitare che negli
abusi intra-familiari l’indagato continui a vivere con il minore vittima e per impedire negli interventi protettivi quelle modalità che possano inquinare le prove ed interferire negativamente con le indagini.
4. La denuncia della notitia criminis
Notizia di reato: qualsiasi fatto di maltrattamento protratto nel tempo e di violenza sessuale perseguibile d’ufficio di cui
si ha conoscenza sia direttamente dalla vittima sia da terzi sia attraverso documenti o altre fonti di prova.
La notizia di reato è comunque per sua natura specifica, o sufficientemente specifica, non può avere come oggetto in modo del tutto vago una serie indeterminata di persone o fatti.
Tempestività della denuncia: la “notitia criminis” in campo minorile è molto complessa poiché la capacità di valutare segni o sintomi dipende dalla sensibilità e dalla preparazione dell’operatore che li rileva.
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È difficile identificare quando ci si trovi davanti ad indizi di reato o a situazioni di semplice disagio ambientale, sociale, economico o a problematiche di ordine psicologico e psichiatrico.
È ovvio che la tempestività è condizione imprescindibile perché il processo penale possa tutelare adeguatamente la parte lesa (attuando prioritariamente le misure di protezione del minore) e quindi condurre ad un effettivo accertamento della verità. Bisogna evitare un ritardo per lo svolgimento delle indagini.
Scopo della denuncia è far avviare l’indagine nel tempo più breve e con gli strumenti più adeguati.
A tal proposito, è necessario sviluppare contatti rapidi e informali, per dirimere dubbi su casi non chiari, per avere pareri e
fornire tempestivamente informazioni che possono risultare importanti. Ciò attraverso le sezioni specializzate delle Forze
dell’Ordine che possono (laddove necessario) agevolmente accedere al magistrato di turno, in modo da consentire l’adozione di interventi tempestivi e coordinati. L’uso di tali strumenti di coordinamento può essere utile anche al giudice penale che può così usufruire anche di notizie e di informazioni immediatamente disponibili fornite da operatori (dei Servizi
sociali, scolastici, di associazioni di volontariato) competenti che spesso già operano con interventi sociali sulla situazione.
5. Il contenuto della denuncia
L’art. 331, comma 2, C.p.p. pone l’obbligo di denuncia “senza ritardo”, esso recita infatti: «la denuncia è presentata o trasmessa senza ritardo al Pubblico Ministero o a un ufficiale di Polizia giudiziaria».
L’operatore che ha contatti con il minore può e deve avere il tempo ed il modo di mettere insieme gli elementi, a corredo
di quello che eventualmente si configura come un mero sospetto, da fornire al Pubblico Ministero, fermo restando che
“senza ritardo” significa che si deve provvedere alla denuncia nei primi giorni successivi alla segnalazione della notizia di
reato.
È importante definire quali atti può compiere il Pubblico Ufficiale per accertare l’attendibilità della notizia: è importante pertanto definire ciò che esso deve e non deve fare per valutare se è in presenza o meno di una notizia di
reato.
NESSUNO deve effettuare preliminarmente indagini ed accertamenti valutativi perché essi assumono fisionomia di veri e
propri processi atipici, inquinanti la prova stessa del reato (audizione di persone coinvolte, accertamento ginecologico cui
è competente in via esclusiva l’autorità penale).
Bisogna evitare i rischi di inquinamento della prova. Anche i ritardi possono essere estremamente pregiudizievoli per lo
svolgimento delle indagini.
NESSUNO si deve porre il problema di valutare l’attendibilità del minore al fine di decidere se inoltrare o no la denuncia.
Obblighi: la segretezza. NESSUNO deve svolgere indagini per riscontri. Gli operatori non possono compiere valutazioni
sull’attendibilità del fatto; non è inoltre di competenza dei Servizi sociali o altri la valutazione del fatto stesso in rapporto
ad eventuali circostanze che possono escludere la responsabilità o la punibilità del soggetto (ad esempio valutare non sussistente il reato).
Cosa devono fare Servizi sociali e gli altri operatori che vivono a contatto dei minori: fare una sintetica esposizione
dei fatti, raccogliere notizie sociali sulla famiglia, dare descrizioni della personalità del minore e dei familiari, dare indicazione dell’intervento socio - assistenziale attuato o da attuare a protezione del minore.
Gli accertamenti dei Servizi sociali e degli altri operatori devono essere finalizzati alla verifica della mera ipotetica credibilità della notizia e ad approntare degli interventi a protezione del minore.
6. Attività per rendere efficaci le linee guida
Necessità di mettere in rete tutti i soggetti impegnati, a diverso titolo, nella cura, istruzione, educazione, sostegno del minore. Per fare questo è necessario che ciascuna Istituzione, Ente e Associazione individui un proprio referente. Per ciascun
referente verranno indicati anche competenze e professionalità che lo stesso è tenuto ad offrire nell’ambito del progetto.
A queste indicazioni si aggiungerà un recapito telefonico per le comunicazioni d’urgenza.
Incontro dei responsabili dell’Ufficio Minori della Questura con i rappresentanti del mondo della Scuola (prima i Direttori
ed i responsabili degli Istituti scolastici di Scuole elementari e medie inferiori poi con gli insegnanti), con i responsabili dei
Servizi sociali (in particolar modo per i distretti che operano fuori dal capoluogo), con il responsabile del Servizio di neuropsichiatria infantile, con le associazioni di volontariato interessate.
Costituzione di un gruppo di lavoro ristretto che veda la partecipazione di un rappresentante della Questura, del Coordinatore dei Servizi sociali dell’azienda USL di Piacenza, dei Responsabili dei Servizi sociali dei tre distretti della provincia di
Piacenza, del responsabile del servizio scolastico, del Responsabile del servizio di psichiatria infantile. Il gruppo in questione si riunirà presso la Questura ed un rappresentante di quell’Ufficio assumerà il compito di curare l’attività di programmazione operativa del gruppo stesso. Quadrimestralmente il gruppo di lavorò riferirà al Comitato presso la Prefettura.
Piacenza, 24 gennaio 2001
Prefettura di Piacenza
Questura di Piacenza Uffico Minori
Comune di Piacenza Servizi Sociali
Comune di Borgonovo Val Tidone
Comune di Cadeo
Comune di Carpaneto Piacentino
Comune di Fiorenzuola d’Arda
Comune di Monticelli d’Ongina
Azienda USL Servizi Sociali
Azienda USL Servizi Materno-Infantili
Provincia di Piacenza Assessorato Formazione e Lavoro
Guardia Finanza
Provveditorato agli Studi
Telefono Azzurro
Casa del Fanciullo
Istituto Gianelline
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ALLEGATO 2
Recapiti per segnalazioni
COMUNE DI PIACENZA
SETTORE SERVIZI SOCIALI E
ABITATIVI AREA MINORI
Sede centrale
C.so Vittorio Emanuele, 163/A
Tel. 0523.302071
Sede decentrata n° 1
Via S. Marco, 1
Tel. 0523.358 228 / 230 / 247
Sede decentrata n° 2
Via Locati, 3
Tel. 0523.358 110 / 118
Sede decentrata n° 3
Via Nasalli Rocca, 17
Tel. 0523.302 643 / 645
Sede decentrata n° 4
Via Radini Tedeschi, 91
Tel. 0523.302 949 / 951
COMUNE DI RIVERGARO
SERVIZI SOCIALI
Via S. Rocco, 24
Tel. 0523.953513
COMUNE DI GOSSOLENGO
UFFICIO ASSISTENTE
SOCIALE
Via 25 Aprile, 4
Tel. 0523.770722
ASSOCIAZIONE
INTERCOMUNALE
VALNURE
Podenzano
Vicolo Machiavelli, 2
Tel. 0523.554647
Ponte dell’Olio
Via V. Veneto, 147
Tel. 0523.874415
San Giorgio
P.zza Torrione, 4
Tel. 0523.370708
Vigolzone
P.zza Serena, 18
Tel. 0523.872711
Pianello Val Tidone
Via S.S. Liberata e Faustina
Tel. 0523.998865
Rottofreno
Via Curiel, 9
Tel. 0523.768509
AZIENDA USL
DISTRETTO VAL D’ARDA
SERVIZIO SOCIALE MINORI
Carpaneto Piacentino
Via Marconi, 13
Tel. 0523.859383
Cortemaggiore
Via Fiume, 6
Tel. 0523.836894
Fiorenzuola d’Arda
Via Scapuzzi, 12
Tel. 0523.987 222 / 223
Lugagnano Val d’Arda
Via Bersani, 24
Tel. 0523.891026
Monticelli d’Ongina
Via Marconi, 1
Tel. 0523.815919
“ZONA SOCIALE”
DISTRETTO MONTAGNA
SERVIZI SOCIALI
Bettola
P.zza C. Colombo, 6
Tel. 0523.917718
Bobbio
P.zza S. Chiara, 1
Tel. 0523.962812
Travo
P.zza Trento, 21
Tel. 0523.950121
AZIENDA USL
DISTRETTO VAL TIDONE
SERVIZI SOCIALI
Agazzano
P.zza Europa, 6
Tel. 0523.976841
Borgonovo Val Tidone
Via Seminò, 20
Tel. 0523.846221
Castel S. Giovanni
Via I Maggio, 8
Tel. 0523.880566
Gragnano Trebbiense
Via Roma, 121
Tel. 0523.787141
34
QUESTURA DI PIACENZA
SQUADRA MOBILE
V.le Malta, 10/C
Tel. 0523.397533
(per le segnalazioni)
Tel. 0523.397586
(assistenza sociale
ai minori)
Tel. 113
(per le urgenze)
COMANDO PROVINCIALE
REPARTO OPERATIVO
CARABINIERI DI PIACENZA
Via Beverora, 54
Tel. 0523.3411
(centralino)
Tel. 112
(per le urgenze)
BIBLIOGRAFIA
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2004.
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Scuola, Roma, 1999.
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SITI INTERNET DI RIFERIMENTO
www.aquiloneblu.org
www.azzurro.it
www.cbm-onlus.org
www.ciai.it
www.cismai.org
www.infanzia.it
www.infanziaviolata.it
www.minori.com
35
www.telefonoarcobaleno.com
www.unicef.it
http://users.libero.it/hansel.e.gretel
www.yesforchildren.it
Realizzato dalla Provincia di Piacenza, Ufficio “Politiche Sociosanitarie”
Stesura:
psicologi dott. Filippo Battini e dott.ssa Ramona Perelli
Il coordinamento dei lavori:
dott.ssa Susanna Agosti, collaboratrice dell’Ufficio “Politiche Sociosanitarie”
La realizzazione è avvenuta nel quadro delle iniziative promosse dal
Tavolo tecnico provinciale di coordinamento “MINORI”, composto da:
Provincia di Piacenza
Antonella Dosi
Giovanna Tanzi
Susanna Agosti
Comune di Piacenza
Mariangela Tiramani
Associazione Intercomunale Valnure
Marzia Maserati
Zona Sociale “Distretto Montagna”
Rosella Civardi
Azienda U.S.L.
Emanuela Fanzini
Natalia Gallini
Maria Grazia Molinelli
Questura di Piacenza Ufficio Minori
Commissario Capo Stefano Vernelli
Carabinieri Comando provinciale di Piacenza
Ten. Col. Edoardo Cappellano
Centro di Giustizia Minorile di Bologna
Lorenza Lugli
Rappresentanti delle Istituzioni scolastiche
Paola Baldini
Marisa Farina
Chiara Sacchi
Rappresentanti del Privato sociale
Alberto Manzoni
Gaetana Marchi
Rappresentante C.O.N.I. Piacenza
Giovanni Cerioni
Impaginazione e grafica: studio &tre
Stampa: Tipografia Pignacca
Il progetto è stato finanziato dalla Regione Emilia Romagna,
Assessorato alle Politiche Sociali. Immigrazione. Progetto Giovani. Cooperazione Internazionale
Finito di stampare nel mese di aprile 2005
PROVINCIA
DI PIACENZA
Ufficio Politiche
Socio Sanitarie
COMUNE
DI PIACENZA
COMUNE
DI BOBBIO
COMUNE
DI CASTEL SAN GIOVANNI
COMUNE
DI FIORENZUOLA
Capofila Distretto Urbano
Capofila Distretto Montagna
Capofila Distretto Val Tidone
Capofila Distretto Val d’Arda
Assessorato alle Politiche Sociali. Immigrazione.
Progetto Giovani. Cooperazione Internazionale
Questura
di Piacenza
Carabinieri
Comando provinciale
di Piacenza
Coordinamento
Accoglienza Minori