La percezione di sé negli adolescenti e i disturbi del comportamento alimentare Di Maria Rita Esposito – Pedagogista e Docente ospedaliero Nell’età adolescenziale lo stare bene con se stessi richiede costantemente, per un adeguato sviluppo psicologico, fisico e relazionale, una serie di esperienze finalizzate a consolidare stili di vita corretti e salutari. Le esperienze motorie e sportive sono una base imprescindibile per evitare l’ipocinesia spesso qualificata nei nostri ragazzi dallo stare molte ore al computer e sui social network, per prevenire il sovrappeso e le cattive abitudini alimentari o ancora l’utilizzo di sostanze che inducono dipendenza. Il concetto di “percezione del/di Sé” è oggi un concetto multidimensionale, e cioè possiede diverse valenze: quella individuale, quella sociale, quella emotiva e quella cognitiva. E’ come dire che la ragazza o il ragazzo si fanno un’idea del Sé secondo quanto appare a se stessi, sulla base della percezione che essi stessi ne hanno e ne ricevono dagli altri. In una visione più ampia che vede l’Organizzazione mondiale della sanità declinare nel lontano 2001 il cosiddetto modello ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health), poi rivisto nel 2007 in una conferenza internazionale tenutasi proprio in Italia a Venezia con l’ICF CY (Classificazione Internazionale della Funzione,della Disabilità e della Salute - Versione per Bambini e Adolescenti), si mostra attenzione al modello antropologico che sottolinea quanto il concetto di salute non vada più inteso come assenza di malattia, ma rivisto come unione armonica di tutte le componenti fisiche, affettive, psicologiche, comportamentali, cognitive, interpersonali e di apprendimento di un bambino e di un adolescente, accogliendo i molteplici aspetti della crescita e dello sviluppo nelle varie età, nelle più diverse condizioni di salute. Quindi per i nostri ragazzi essere in salute significa avere la possibilità di sentirsi bene in un contesto di riferimento (a casa, a scuola, in palestra, ecc.) che ponga in essere una serie di facilitazioni alla relazione, allo stare insieme, all’apprendimento, alla percezione del sé. La percezione del sé infatti diventa sempre più caratterizzata da elementi che non riguardano soltanto il corpo e se stessi. Si consideri come dato che l’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare diviene sempre più significativa nei bambini, così come questi disagi prima “vestivano” quasi esclusivamente al femminile, mentre attualmente si registra un notevole aumento dei disturbi alimentari anche tra i maschi. Cerchiamo di capire cosa accade nelle ragazze e nei ragazzi relativamente alla percezione che hanno di Sé e ipotizziamo come pianificare degli interventi funzionali al ristabilire il benessere e la salute in coloro che soffrono di disturbi alimentari. I ragazzi e i bambini si interfacciano, oggi, sempre più spesso con modelli di riferimento virtuali, di forte incidenza sul loro ruolo nel gruppo, sulla loro immagine, influenzando, non sempre avendo a disposizione sovrastrutture psicologiche adeguate, le loro aspettative. Ciò può determinare l’interiorizzazione di atteggiamenti e di ruoli sociali non reali, falsati dalle rappresentazioni sociali mediate dai mass media. Questo rappresenta solo uno degli esempi, che nel dominio del modello antropologico dell’ICF CY, può “disegnare” nell’adolescente la determinazione di un corpo vissuto, percepito e rappresentato inadeguato. Con lo schema di seguito sviluppato si vuole focalizzare l’attenzione della “Percezione del Sé inadeguata” VERSUS “Percezione del Sé salutare” Punto di partenza/“Percezione del Sé inadeguata” 1.Stima di sé eccessivamente influenzata dal peso/dalla forma del corpo. 2.Importanti e osservabili oscillazioni dell'umore in relazione alla percezione di essere/non essere riusciti a controllare il comportamento (aggressivo/passivo) Alterazione dell'immagine corporea: ci si vede sempre troppo grassi anche quando già sottopeso Anoressia e rifiuto del cibo: comportamento passivo e letargia Bulimia e vomito autoindotto: segretezza e comportamenti nascosti 1.Comportamento alimentare alterato come tentativo di trovare una soluzione a un momento di difficoltà emotiva. 2.Potenza e apparente autostima derivante dalla decisione di modificare il proprio corpo secondo ideali estetici (proposti in TV, moda, ecc). Disturbi alimentari e sintomi associati: insonnia, umore depresso, instabilità emotiva, accentuazione del perfezionismo, comportamenti ossessivi Angoscia dell'aumento del peso come “fissazione” che rende faticoso/difficile studio, lavoro, relazioni interpersonali. Riduzione dei contatti e delle relazioni interpersonali: aumento del sentimento di solitudine, del senso di inadeguatezza e/o di incomprensione Punto di arrivo/ “Percezione del Sé salutare” 1 a. Stima di sé: analisi del corpo vissuto, percepito, rappresentato. 2 a. Confronto interattivo e consapevolezza guidata su: peso corporeo, forma fisica e salute, salute psicologica, educazione alimentare e sport. 2 b. Riorientamento dell’intensità delle emozioni e dell’umore valorizzando la percezione di poter controllare il comportamento (aggressivo/passivo) con condotte affermative Conoscenza del Sé corporeo e dell'immagine reale Trovare le cause psicologiche dell’Anoressia/della bulimia e dei comportamenti ad essa associati 1.Comportamento alimentare come elemento di benessere e di salute Alimentazione e calorie. Sport come positiva forma di canalizzazione di esperienze emotive difficili. 2.Giusta distanza emotiva dal corpo come forma di ideale estetico. Riorientamento verso il benessere. Accompagnamento verso la risoluzione dei sintomi associati ai Disturbi alimentari. Sperimentazione di comportamenti assertivi Benessere fisico e psicologico come dominio per favorire “la salute” nello studio, nel lavoro, nelle relazioni interpersonali. Azioni di apertura a gruppi di auto aiuto, tutoraggio come forma di primo contatto alle relazioni interpersonali: superamento del sentimento di solitudine, valorizzazione di limiti e di adeguatezza del Sé Attraverso la percezione del Sé, guidati dall’esperto, psicologo, pedagogista o docente di Educazione Fisica a scuola, i ragazzi sono orientati a riflettere (con modalità diverse a seconda dell’età) sui cambiamenti del proprio corpo, sull’accettazione di Sé, sull’Idea di corpo vissuto/ percepito/rappresentato, con l’obiettivo primario di favorire in loro il vivere serenamente l’espressione della propria crescita, del processo di maturazione sotteso, del cambiamento del corpo, con particolare attenzione a come le valenze che l’immagine di sé assume nel confronto col gruppo dei pari siano diverse ma condivisibili. Educare e orientare i bambini sin da piccoli a relazionarsi col proprio corpo in modo sereno diventa col tempo e gradualmente l’occasione per promuovere esperienze cognitive, sociali, culturali e affettive positive. In un setting organizzato, in cui si proponga per esempio a ragazzini di scuole secondarie di I grado (11-13 anni) di guardarsi allo specchio e di elicitare poi in circle time le sensazioni e la percezione immediata del sé, emergono fattori positivi se l’esperto riesce a valorizzare l’autonomia, l’autostima, l’autoefficacia comportamentale del singolo e del gruppo. Diversamente può essere se lo stesso gruppo di ragazzi si trova a specchiarsi individualmente al mattino a casa, dove l’ambiente per esempio è barrierante. Si immagini una situazione di disagio familiare quale può essere la separazione tra i genitori: essa provoca inevitabilmente una condizione sottesa di disagio nel figlio, che può evidenziarsi in una alterata percezione del sé. Aiutare le ragazze e i ragazzi, attraverso degli apposti laboratori organizzati presso le scuole, presso le palestre, presso le sedi degli enti locali, a condividere, in maniera aperta in gruppo, disagi tipici della loro età, storie personali e relazioni interpersonali favorisce da subito la consapevolezza che non si è soli, che si possono valorizzare i limiti e rimodulare un’ adeguatezza del Sé. Per conoscere e riconoscere il disagio anoressico/bulimico occorre seguire i ragazzi attraverso un’analisi e un’osservazione accuratamente rivolte a prendere consapevolezza che dietro al disagio alimentare esiste un disagio affettivo, relazionale e psicologico, che trova fra gli indicatori di comportamento dell’adolescente: l’attenzione ossessiva alla propria immagine corporea, la paura del cibo, l’espressione di una salute sempre più cagionevole, l’inconsapevolezza del problema e dei suoi effetti sulla salute e sull’apprendimento, la tendenza a relazioni interpersonali con evidenti comportamenti inadeguati (passività, aggressività). Nel contributo avete più volte letto “può determinare”, “può disegnare”,“può evidenziarsi”. E’ necessario rendere il lettore consapevole che i disturbi del comportamento alimentare e la percezione del Sé, data la complessità dell’argomento, non possono esaurirsi in un articolo. In particolare è importante ricordare che 1. un disturbo, come l’anoressia e la bulimia, si definisce tale quando nella ragazza o nel ragazzo i comportamenti inadeguati nel proprio rapporto col cibo si caratterizzano per frequenza e intensità, 2. non è possibile generalizzare o focalizzare le cause che determinano i disturbi alimentari, in quanto complessità e velocità del cambiamento socio-familiare qualificano oggi la nostra società.