02/11/2012 - PAG. 17 ||| ||| ||| ||| ||| ||| Esposto al «Salone del gusto» è nato e cresciuto ai piedi della Bisalta, coltivato da Alda Garro Orto african-peveragnese I visitatori del «Salone del Gusto e Terra Madre 2012» hanno potuto passeggiare tra banani e «vetiver», fiori di ibisco e alberi di papaya per scoprire da vicino il progetto dei «Mille orti in Africa». Un’idea stramba, un progetto folle: fare un orto africano nel grigio autunno piemontese. È l’ultima pagina di un libro che ha accompagnato Slow Food negli ultimi due anni in ogni angolo del continente, per realizzare «Mille orti in Africa». I semi sono arrivati un po’ «alla spicciolata» fin dalla primavera in Italia: provenivano da molti Paesi africani. Ci hanno pensato a portarli a Bra i giovani esperti Slow Food della «Fondazione per la Biodiversità», guidati da Serena Milano e da Raffaella Ponzio, responsabile dei «Presìdi. Slow Food» ha offerto ad Alda Garro, coltivatrice peveragnese, l’opportunità di fare un’esperienza curiosa ed interessante nella sua azienda a Peveragno, dove, per mesi, ha seminato, coltivato ed accudito le varietà orticole più bizzarre e provenienti tutte dall’Africa, per averle pronte a fine ottobre; ovviamente supportata dai consigli degli agrono- mi Ezio Giraudo, Cristiana Peano e Francesco Sottile. Sono diventate le protagoniste del Salone del Gusto dal 25 al 29 ottobre. Un modo diverso, diretto, utile, per capire e imparare la ricchezza della biodiversità di quello straordinario Continente che è stata la «culla» dell’umanità. Infatti le piantine sono rimaste al centro dell’Oval, a Torino Lingotto. con intorno tutti i banchetti dei Presìdi internazionali. Si è trattato di un orto unico al mondo: dalla moringa, un albero di cui si usa tutto (foglie, semi, baccelli e radici), alla melanzana africana con un frutto tondo e rosso (sembra un pomodorino) al gombo, un ortaggio molto diffuso tra Guinea Bissau, Senegal e Liberia, con baccelli da mangiare stufati. I visitatori hanno potuto così vedere le piante e camminarvi attraverso. Hanno potuto conoscere le varietà di ortaggi a foglia (in Africa si mangia- no le foglie delle patate, delle zucche, dell’amaranto, della manioca…), le erbe medicinali e le piante utili per combatte- za usare sostanze chimiche, per irrigare a goccia con metodi antichi, senza attrezzature costose, orci di terracotta forati o bottiglie riciclate appese a un filo. Le recinzioni sono state fatte senza reti né cemento, ma con quel che si trova attorno all’orto: rami, foglie di palma, bambù, arbusti spinosi. Chi ha fatto una sosta in questa oasi verde, ha certamente potuto capire come mangiare sia davvero un atto agricolo. Le telecamere della Rai sono venute a filmare le serre a Peveragno, dove erano coltivati i diversi fagioli, tuberi, ortaggi, cereali, erbe aromatiche... Grande è stato il «ritorno mediatico» di tale «orto», da trasmissioni RAI nel fine settimana precedente, a citazioni in vari servizi dei telegiornali, anche nazionali, a note- Della realizzazione si è parlato in vari servizi televisivi anche nazionali re gli insetti nocivi. Si è, anche, potuto osservare da vicino un semenzaio, la consociazione fra due prodotti, i sistemi per fertilizzare sen- PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO vole spazio nella trasmissione di agricoltura dell’ora di pranzo della domenica, nella principale rete del servizio pubblico televisivo... PAG 1