AMBIENTE e ALIMENTARE - Associazione Industriale Bresciana

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Associazione Industriale Bresciana
Unione degli Industriali della Provincia di Bergamo
Organizzazione Mondiale del Commercio - OMC
l’avvenire del settore tessile - abbigliamento
Il settore tessile/abbigliamento occupa una posizione strategica nell’ambito degli scambi
internazionali. Esso ha generato flussi commerciali per circa 350 miliardi di euro nel 2002,
equivalenti a circa il 6% del totale delle esportazioni mondiali.
Rappresenta un settore particolarmente importante per i paesi in via di sviluppo: questi paesi
rappresentano il 50% delle esportazioni mondiali per il tessile e il 70% delle esportazioni mondiali
riferite al settore abbigliamento. Per molti di questi paesi il settore specifico rappresenta la
principale fonte d’esportazione e di occupazione nell’industria.
Si tratta inoltre di un settore di importanza vitale per il futuro, grazie agli investimenti e alla
leadership mondiale che abbiamo saputo creare nel settore moda. L’Europa rappresenta oggi il
primo esportatore mondiale del tessile e il secondo per quanto riguarda l’abbigliamento. Il settore
occupa 2 milioni di persone nell’Europa a 15 e ben presto 2,5 milioni, dopo l’allargamento, con una
cifra d’affari di circa 200 miliardi di euro.
Consapevole dell’importanza attribuita al tessile/abbigliamento in un gran numero di paesi, la
Commissione europea ha organizzato una conferenza internazionale, nel maggio u.s., riunendo
partecipanti provenienti da più di 80 paesi (vedi Bollettino Europeo Nr. 1 maggio) In tale occasione
sono state affrontate le sfide alle quali il settore dovrà confrontarsi nei prossimi anni, soprattutto in
vista dell’eliminazione definitiva delle quote dal 1 gennaio 2005, data che coincide con quella
prevista per la conclusione dei negoziati all’OMC, nel quadro del ciclo di Doha.
L’analisi della situazione consente, ad oggi, l’evidenziazione di quattro constatazioni fondamentali:
1. i paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli che più dipendono dalle esportazioni del
tessile/abbigliamento sono oggi molto vulnerabili. Si tratta dei paesi meno avanzati, basati su
economie fragili e contraddistinti da una scarsa diversificazione nella produzione e
nell’esportazione. Lo stesso vale per i paesi che hanno accordi preferenziali con l’Unione
europea, quelli del sud-est mediterraneo, di certi paesi ACP e di altri piccoli paesi esportatori.
Le entrate provenienti dalle esportazioni, della maggior parte di questi paesi, dipendono
largamente dal tessile e dall’abbigliamento (che costituisce fino al 90% delle loro esportazioni
industriali), così come l’occupazione stessa (fino al 60%). Da segnalare inoltre la chiara
dipendenza da certi mercati specifici, essenzialmente quello europeo e americano.
2. Le condizioni d’accesso ai mercati nel tessile/abbigliamento sono molto diverse a livello
mondiale. Sebbene l’Unione europea sia caratterizzata da diritti di dogana in media del 9%, si
osserva che per un certo numero di paesi tali diritti raggiungono e spesso superano il 30%, senza
trascurare inoltre l’esistenza di sensibili barriere a carattere non tariffario. Ne consegue che se
limitassimo gli interventi tesi alla liberalizzazione, alla sola eliminazione delle quote nel 2005,
rischieremmo di essere confrontati ad un mercato mondiale squilibrato, dove la concorrenza
sarebbe focalizzata sui mercati dei paesi industrializzati caratterizzati questi, da una crescita
molto debole.
3. L’importanza della zona Euro-mediterranea. Si tratta dello spazio naturale di sviluppo della
competitività dell’industria europea, grazie alla grande differenza di risorse e di vantaggi
Luca Pezzini – Rapporti con l’Unione Europea
Brescia +39.030.2292.319 - Bergamo +39.035.275.268
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competitivi delle diverse regioni che consentono l’integrazione della catena di produzione
all’interno del territorio, combinando costi ragionevoli, qualità e prossimità.
4. L’aumento della concorrenza rischia di produrre forti pressioni sulla disponibilità di risorse
naturali ed umane e pone importanti sfide per quanto riguarda lo sviluppo durevole, così come
sulle condizioni di concorrenza ed in materia di diritti sociali fondamentali.
Le risposte ed iniziative a carattere europeo intraprese e a tutela del settore devono essere
improntate al dialogo e alla negoziazione con tutti gli interessati, in conformità alle regole
dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) e mai in forma unilaterale o restrittiva.
Occorre rinforzare le regole e gli obblighi multilaterali.
a) Sviluppo. Al fine di limitare il più possibile l’effetto dell’eliminazione della quote sui paesi più
poveri e più deboli, occorre che si rifletta su come favorire l’accesso preferenziale dei PVS ai
mercati europei, in particolare attraverso il sistema delle preferenze generalizzate rivolte ai paesi
più vulnerabili. Occorrerà individuare inoltre delle misure per facilitare l’utilizzo delle regole
d’origine e vigilare a che siano effettivamente solo questi paesi a beneficiare realmente di queste
facilitazioni.
b) Nel quadro del ciclo di Doha si dovrebbero ottenere delle condizioni eque d’accesso ai mercati,
confrontabili a livello mondiale. Non è sostenibile limitare l’apertura dei mercati agendo solo
sull’eliminazione delle quote nel 2005. La proposta attuale dell’Unione europea è basata su
argomenti di equità: sollecitare tutti i membri dell’OMC ad avvicinare il più possibile i propri
diritti di dogana verso il livello europeo, il più basso possibile eliminando inoltre tutte le
barriere non tariffarie. Tutti i paesi (eccetto quelli meno avanzati) sono chiamati a contribuire,
ivi compresi i paesi le cui esportazioni di prodotti tessili e abbigliamento sono molto
competitive. Occorre rassicurare sia l’industria europea che i paesi beneficiari di un regime
preferenziale, sugli orientamenti definiti a livello europeo. L’Europa non procederà ad ulteriori
riduzioni dei dazi doganali (già abbastanza bassi) senza ottenere un ritorno in termini di maggior
accesso ai mercati esterni. Parallelamente si dovrebbe agire in forma progressiva, con periodi di
transizione per quanto riguarda l’applicazione dei dazi doganali comuni, consentendo degli
aggiustamenti in corso d’opera.
c) Il processo di integrazione della zona euro-mediterranea potrà ben presto beneficiare del nuovo
protocollo d’origine (cumulo diagonale) che dovrà essere presentato ai Ministri del commercio,
durante la conferenza Euromed a Palermo (il 7 luglio p.v.). Questo sistema permetterà agli
operatori economici della zona euro-med di estendere le proprie possibilità di
approvvigionamento, permettendo ai produttori locali di utilizzare senza alcun impedimento i
prodotti intermedi della zona. Tutto ciò dovrebbe avere un effetto positivo sul commercio, in
particolare favorendo gli scambi intra-regionali. Obiettivo finale è quello di poter applicare
questo cumulo nell’insieme dei paesi della zona, da qui alla fine del 2004.
d) Per quanto riguarda la promozione dello sviluppo durevole, occorre dare priorità ai meccanismi
di stimolo così come al rispetto delle regole multilaterali. Si dovrà continuare ad esaminare il
modo più opportuno affinché l’azione pubblica possa garantire come il processo di
liberalizzazione non si sviluppi a danno delle condizioni di lavoro e dell’ambiente e per evitare
che il non rispetto delle norme sociali o ambientali sia utilizzato come fattore di vantaggio
competitivo. Si può giungere ad esempio ad aumentare i margini di preferenza tariffaria nel
sistema di preferenze generalizzato per i paesi che applicano le regole internazionali. Oppure ad
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incoraggiare i programmi privati di promozione dello sviluppo durevole così come favorire
l’informazione ai consumatori sulle caratteristiche dei prodotti, nel rispetto dell’idea del
commercio equo e corretto.
La Commissione europea è pienamente cosciente delle sfide che attendono il settore
“tessile/abbigliamento”, in termini di sviluppo durevole, di lotta contro la povertà così come di
politica industriale e sociale nonché di equilibrio regionale in seno all’Unione europea.
Si tratta di uno dei settori nei quali la questione relativa ad un’equa distribuzione dei benefici del
commercio e della globalizzazione si pone con maggior intensità.
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