18 giugno 2003 Dichiarazione del commissario Pascal Lamy Futuro del settore tessile e dell'abbigliamento in vista dei negoziati dell'OMC Il settore tessile e dell'abbigliamento occupa un posto di rilievo negli scambi internazionali. Esso ha generato flussi commerciali di circa 350 miliardi di euro nel 2002, pari al 6% circa delle esportazioni mondiali complessive. Si tratta di un settore particolarmente importante per i paesi in via di sviluppo, che rappresentano il 50% delle esportazioni mondiali di prodotti tessili e il 70% delle esportazioni mondiali di capi d'abbigliamento. Per molti di loro, tale settore rappresenta la principale fonte di esportazione e di occupazione industriale. Si tratta anche di un settore promettente per l'Europa, grazie agli investimenti, ad una più ampia gamma e alla leadership mondiale che abbiamo saputo creare nel settore della moda, e che ha fatto dell'Europa il primo esportatore mondiale di prodotti tessili e il secondo per quanto riguarda i capi d'abbigliamento. Il settore occupa direttamente 2 milioni di persone nell'UE a 15, che diventeranno 2,5 milioni dopo l'ampliamento, con un giro d'affari di circa 200 miliardi di euro. Consapevole dell'importanza del settore tessile e dell'abbigliamento per numerosissimi paesi, il 5 e il 6 maggio la Commissione europea ha organizzato una conferenza internazionale con partecipanti di oltre 80 paesi. Abbiamo discusso le sfide che il settore dovrà affrontare nei prossimi anni, segnatamente in vista della definitiva eliminazione dei contingenti il 1° gennaio 2005, data che coincide con quella prevista per la conclusione dei negoziati in sede di OMC nel quadro del ciclo di Doha. Dall'incontro sono scaturite quattro constatazioni principali. 1) I paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli che dipendono maggiormente dalle esportazioni di prodotti tessili e capi di abbigliamento, sono estremamente vulnerabili. Si tratta in particolare di alcuni paesi meno avanzati, caratterizzati da economie fragili e una scarsa diversificazione della produzione o delle esportazioni. Lo stesso dicasi dei paesi che hanno concluso accordi preferenziali con l'UE, quali i paesi del Mediterraneo meridionale e orientale, alcuni paesi ACP ed altri piccoli paesi esportatori. I proventi delle esportazioni della maggior parte di essi dipendono in larga misura dai prodotti tessili e dall'abbigliamento (che rappresenta fino al 90% delle loro esportazioni di prodotti industriali), così come l'occupazione (fino al 60%) o da alcuni mercati, essenzialmente l'Unione europea e gli Stati Uniti. 2) Le condizioni d'accesso ai mercati dei prodotti tessili e dell'abbigliamento sono estremamente diverse a livello mondiale. Mentre i dazi doganali dell'UE sono pari, in media, al 9%, in numerosi paesi si osservano dazi doganali pari al 30% ed oltre, nonché barriere non tariffarie non trascurabili. Se quindi la liberalizzazione venisse limitata all'eliminazione dei contingenti nel 2005, si rischierebbe di trovarsi di fronte a un mercato mondiale sbilanciato, nel quale la concorrenza sarebbe concentrata sui mercati dei paesi industrializzati, la cui crescita è modesta. 3) L'importanza della zona Euromediterranea. Si tratta dell'ambito naturale di concorrenza dell'industria europea, grazie alla grande diversità di risorse e di vantaggi concorrenziali delle diverse regioni, che consente l'integrazione della catena di produzione all'interno della zona, combinando costi ragionevoli, qualità e prossimità. 4) L'aumento della concorrenza rischia di aumentare la pressione sulle risorse naturali e umane e rappresenta un'importante sfida sotto il profilo dello sviluppo sostenibile; essa potrebbe sortire effetti anche sulle condizioni di concorrenza leale, segnatamente in materia di diritti sociali fondamentali. Gli elementi di risposta vanno forniti attraverso il dialogo e il negoziato con tutte le parti interessate, in conformità delle norme dell'OMC, e non unilateralmente o in maniera restrittiva. Ciò comporta, tra l'altro, un potenziamento delle norme e degli obblighi multilaterali. a) Sviluppo. Per rimediare all'effetto dell'eliminazione dei contingenti sui paesi più poveri e deboli, occorre pensare di concentrare l'accesso preferenziale concesso dall'UE ai PVS, segnatamente attraverso il sistema di preferenze generalizzate (SPG), sui paesi più vulnerabili (soprattutto PMA, ACP e piccole economie). Bisognerà altresì prevedere misure volte ad agevolare il ricorso di tali paesi a preferenze quali le norme d'origine, accertandosi però che siano proprio tali paesi a beneficiare delle preferenze. b) Nell'ambito del ciclo di Doha, bisognerebbe ottenere condizioni d'accesso ai mercati eque e confrontabili a livello mondiale. Non è possibile limitare l'apertura dei mercati soltanto all'eliminazione dei contingenti nel 2005: lo squilibrio in termini di accesso al mercato non mi sembra assolutamente sostenibile. L'attuale proposta dell'UE si basa su considerazioni di imparzialità: esortiamo tutti i membri dell'OMC a ravvicinare i loro dazi doganali a un livello comune il più basso possibile, e ad eliminare tutti gli ostacoli non tariffari. Tutti i paesi - esclusi i meno avanzati - sono chiamati a offrire il loro contributo, compresi ovviamente i paesi le cui esportazioni di prodotti tessili e capi di abbigliamento sono estremamente concorrenziali. A questo proposito, vorrei rassicurare tanto l'industria europea quanto i paesi che beneficiano di un regime preferenziale dell'UE: da un lato, l'Unione europea non ridurrà ulteriormente i suoi dazi doganali - già abbastanza bassi, senza ottenere in cambio un maggior accesso ai mercati esterni; dall'altro, sono necessari una progressività e periodi di transizione per l'applicazione dei dazi doganali comuni e per consentire adeguamenti. c) potrà Il processo d'integrazione della zona Euromediterranea prosegue e presto beneficiare degli effetti positivi attesi dal cumulo paneuromediterraneo dell'origine che dovrebbe ben presto essere varato. Il nuovo protocollo sull'origine dovrebbe venire presentato ai ministri del Commercio nel corso della conferenza Euromed che si svolgerà a Palermo il 7 luglio prossimo. Tale sistema di cumulo diagonale dell'origine consentirà agli operatori economici della zona Euromediterranea di ampliare le proprie possibilità di approvvigionamento, consentendo ai produttori della zona di utilizzare senza ostacoli prodotti intermedi di tutta l'area. Ciò dovrebbe incidere positivamente sul commercio, grazie in particolare al contributo allo sviluppo degli scambi all'interno della regione. Si intende poter applicare effettivamente tale cumulo in tutti i paesi della zona entro la fine del 2004. d) Per quanto riguarda la promozione dello sviluppo sostenibile, dobbiamo privilegiare gli incentivi e il rispetto delle norme multilaterali. Dobbiamo continuare a esaminare il modo in cui l'azione pubblica può garantire che la liberalizzazione non vada a scapito delle condizioni di lavoro dell'ambiente ed evitare che il non rispetto delle norme sociali o ambientali venga utilizzato come vantaggio concorrenziale. Si può considerare, ad esempio, la possibilità di aumentare i margini di preferenza tariffaria nell'ambito dell'SPG per i paesi che applicano norme internazionali, o a incoraggiare i programmi privati di promozione dello sviluppo sostenibile, oppure esaminare possibilità di fornire ai consumatori maggiori informazioni sui prodotti per offrire a quanti lo desiderino la scelta del commercio equo e solidale. Come potete constatare, la Commissione europea è profondamente consapevole della posta in gioco nel settore "tessile-abbigliamento", in termini di sviluppo sostenibile, lotta contro la povertà, nonché di politica industriale e sociale e di equilibrio regionale all'interno dell'UE. Si tratta di un settore in cui i problemi relativi a una distribuzione equa dei benefici del commercio e della globalizzazione si fanno sentire in maniera più acuta, e ci offre la possibilità di esaminare e di sviluppare politiche commerciali e di competitività industriale che tengano conto di tali preoccupazioni legittime. All'interno della Commissione abbiamo varato uno studio volto ad individuare le categorie di prodotti più sensibili, gli effetti della liberalizzazione sulla produzione e l'occupazione nell'Unione europea ampliata, nonché l'impatto sulle regioni che dipendono maggiormente dalla produzione tessile. Le parti sociali seguono attentamente l'evoluzione della situazione nel quadro di un comitato sociale settoriale. La Commissione prosegue altresì le discussioni con le parti economiche e sociali per individuare eventuali misure supplementari da adottare per favorire la competitività del settore. Il mio collega Erkki Liikanen ed io intendiamo presentare al collegio dei commissari il prossimo autunno e, successivamente al Parlamento e al Consiglio, una comunicazione sulla politica commerciale e industriale nel settore tessile e dell'abbigliamento "Post 2005" per fornire a tutte le parti interessate un quadro chiaro, prevedibile e coerente affinché esse possano programmare le proprie strategie, i propri investimenti, le proprie attività e le proprie qualifiche.