Tecniche viticole per il controllo della quantità e della qualità delle produzioni Fiorino P. Marone E., 20015/2016 Appunti di Lezione 2015/2016 GLI INTERVENTI DI POTATURA Gli interventi di potatura possono essere classificati in base al ciclo vitale della pianta. Con le piante che hanno raggiunto le dimensioni e le forme ottimali e desiderate la potatura dovrà successivamente garantire le migliori condizioni per la qualità del prodotto e mantenere i giusti equilibri tra Figure da: Fregoni, Viticoltura di qualità, Phytoline, Affi (VR), 2005 vegetazione e produzione. Appunti di Lezione 2015/2016 POTATURA DI PRODUZIONE Scopi: assicurare il mantenimento della forma e delle dimensioni delle singole viti; regolare il carico di gemme per vite; scegliere le migliori gemme in rapporto alla loro capacità produttiva; distribuire le gemme in maniera ottimale su ciascuna vite; ottenere la vegetazione di rinnovo nei punti desiderati. Appunti di Lezione 2015/2016 GLI INTERVENTI DI POTATURA Le operazioni di potatura sono molteplici e distribuite nelle stagioni. In relazione all’epoca di intervento si possono avere: potatura “verde” o “estiva”, eseguita nel periodo di crescita dei germogli e dei rami, tra la fioritura e la raccolta dei frutti; potatura “secca” o “invernale”, fatta dopo la caduta delle foglie, prima della ripresa vegetativa. Appunti di Lezione 2015/2016 POTATURA VERDE LA POTATURA VERDE COMPRENDE TUTTE LE OPERAZIONI CAPACI DI MODIFICARE IL NUMERO, LA MASSA, LA SUPERFICIE E LA POSIZIONE DEGLI ORGANI ERBACEI ED EPIGEI, INCLUSI I GRAPPOLI. Appunti di Lezione 2015/2016 Le operazioni di potatura verde hanno 3 obiettivi: migliorare le caratteristiche del prodotto (sfogliatura, cimatura, legatura dei germogli e sfemminellatura); mantenere la forma della pianta (scacchiatura, spollonatura); permettere la fruttificazione e migliorare la qualità del prodotto (fecondazione artificiale, decorticazione, incisione anulare, diradamento dei grappoli). Appunti di Lezione 2015/2016 POTATURA VERDE Gli interventi che migliorano le caratteristiche del prodotto sono: Sfogliatura; Cimatura; Legatura dei germogli; Sfemminellatura; Appunti di Lezione 2015/2016 SFOGLIATURA Figure da: Fregoni, Viticoltura di qualità, Phytoline, Affi (VR), 2005 Lo scopo della sfogliatura è quello di migliorare l’esposizione del grappolo; operazione delicata poiché sono proprio le foglie intorno al grappolo quelle che determinano il maggiore accumulo di zuccheri negli acini; va praticata dopo l’invaiatura e terminata almeno due settimane prima della raccolta, asportando le foglie sottostanti i grappoli e solo quelle che determinano il maggior ombreggiamento de grappoli. L’importanza di questa operazione cresce con la latitudine, ed è considerata indispensabile per favorire la maturazione nelle zone più settentrionali. Appunti di Lezione 2015/2016 CIMATURA Figure da: Baldini e Intrieri, Viticoltura meccanizzata, Edagricole, 2004 Questa operazione consiste nella precoce soppressione dell’estremità dei germogli per migliorare l’allegagione. Come conseguenza della cimatura assieme ad una migliore allegagione si determina anche un abbondante sviluppo di femminelle con un temporaneo abbassamento della capacità della chioma di produrre quantità di fotosintati sufficienti per autosostenersi e determinando un abbassamento del vigore della pianta, con il risultato di avvantaggiare ulteriormente la capacità di fruttificazione, in quanto i frutti mantengono inalterata la loro capacità di polarizzare i fotosintati. In genere per la precocità dell’intervento la cimatura va effettuata con cura, lasciando almeno 6-7 foglie del tralcio originario sopra il grappolo. Appunti di Lezione 2015/2016 LEGATURA DEI GERMOGLI Tipica dei sistemi a spalliera, questa pratica tende a disporre ordinatamente i germogli su un piano verticale, evitandone l’affastellamento. Questa pratica, fatta in genere dopo l’allegagione, migliora l’agostamento dei tralci, la maturazione dei grappoli, favorisce l’arieggiamento all’interno della chioma e migliora la movimentazione delle macchine. Attualmente questa operazione è pressoché svolta integralmente da macchine legatrici, che stendono una coppia di fili sulla struttura principale, nella Figure da: Baldini e Intrieri, Viticoltura meccanizzata, Edagricole, 2004 quale inseriscono e legano i tralci convogliati verso l’alto. Appunti di Lezione 2015/2016 SFEMMINELLATURA La sfemminellatura o ricimatura ha lo scopo di consentire la migliore illuminazione ed aerazione dei grappoli, soprattutto in funzione anti-Botrytis. Questa operazione consiste nell’eliminazione tardiva di intere femminelle (sfemminellatura vera), mentre la ricimatura si opera con il taglio della parte distale delle femminelle. Figure da: Fregoni, Viticoltura di qualità, Phytoline, Affi (VR), 2005 Appunti di Lezione 2015/2016 POTATURA VERDE c) Gli interventi sulla fruttificazione e sulla qualità sono: Impollinazione artificiale; Incisione e decorticazione anulare; Diradamento dei grappoli; Appunti di Lezione 2015/2016 IMPOLLINAZIONE ARTIFICIALE Questa pratica viene utilizzata per le varietà che hanno fiori a sola funzione femminile (Picolit, Lambrusco di Sorbara) e che quindi lasciate alla libera impollinazione potrebbero dare risultati produttivi molto scadenti. Nelle coltivazioni per queste varietà si usa introdurre nel vigneto un elevato numero di piante con fiori ermafroditi con funzioni di impollinatrici. Tuttavia tale pratica è in genere poco efficace e comunque non applicabile alle uve da tavola (Thompson seedless), dove la regolarità del grappolo può essere compromessa anche dalla mancata allegagione di pochi acini con grave deprezzamento della partita. In questo caso si usa raccogliere germogli da piante appositamente allevate con fiori a funzione maschile (Rupestris du Lot) o anche da piante con fiori ermafroditi, e questi germogli vengono posti sopra i germogli che debbono portare il frutto. In ogni caso è necessaria la contemporaneità di fioritura tra le piante impollinatrici e le varietà delle quali si desidera il prodotto. Una soluzione che attualmente sembra promettente è quella della raccolta del polline in acqua contenente piccole quantità di boro in soluzione, e ridistribuendo poi, polverizzando questa acqua con una piccola pompa, il polline. Appunti di Lezione 2015/2016 DIRADAMENTO DEI GRAPPOLI Questa operazione, che permette il controllo della produzione durante la stagione di crescita, è una pratica che può essere ritenuta interessante per le piante nella fase di allevamento, ove spesso occorre non deprimere il potenziale vegetativo. Viceversa l’uso del diradamento del grappolo per controllare la quantità della produzione quando questa risulta troppo elevata talora può non dare gli sperati risultati qualitativi. In effetti il diradamento dei grappoli in viticoltura avrebbe il solo scopo di modificare l’accumulo di zuccheri perdendo i vantaggi che tale operazione ha negli altri fruttiferi ove con il diradamento si migliorano la pezzatura dei frutti e la tendenza all’alternanza. L’aumento del grado zuccherino in un grappolo può essere ottenuto anche mediante il diradamento degli acini (spuntatura, diradamento dei racimoli) ma il costo di questa operazione è spropositato rispetto al risultato economico. Appunti di Lezione 2015/2016 OBIETTIVI DELLA POTATURA SECCA: controllo della carica di gemme Il principio su cui si basa tutta la tecnica di potatura della vite è che la produttività di una pianta o di un appezzamento è in rapporto al numero di gemme per ceppo o per ettaro (carica di gemme a pianta o ad ettaro). Figure da: Fregoni, Viticoltura di qualità, Phytoline, Affi (VR), 2005 Per operare il controllo della vigoria, invece, si varia il numero di gemme lasciate su uno stesso tralcio; in questo modo la vigoria del tralcio risulterà suddivisa tra i diversi germogli, e in qualche modo sarà inversamente proporzionale al numero delle gemme lasciate. Nei due schemi è indicata la terminologia corrente che riguarda il controllo della carica delle gemme e i passaggi che permettono di predeterminare la produzione conseguibile. Appunti di Lezione 2015/2016 NUMERO DI GEMME A TRALCIO E NUMERO DI GEMME A PIANTA In base al numero di gemme lasciato sul singolo tralcio, la potatura può essere suddivisa in: corta, quando sul capo a frutto si lasciano 1-3 gemme; lunga, quando sul capo a frutto si lasciano oltre 4 gemme (talora fino a 30) Quando in una forma specifica sono presenti i due tipi di tralcio, si parla di potatura mista (Guyot). In base al numero di gemme lasciate a pianta, la potatura si definisce: povera, quando si lascia un basso numero di gemme/ceppo (massimo 10); ricca, quando il numero di gemme/pianta viene portato a valori superiori, anche fino a 200 (sistema a raggi). Appunti di Lezione 2015/2016 NUMERO DI GEMME PER ETTARO In base al numero di gemme lasciate ad ettaro, la potatura si definisce: povera, quando si lascia un basso numero di gemme/ha (< 40.000); media, quando si lascia un medio numero di gemme/ha (40.000-80.000); ricca, quando si lascia un elevato numero di gemme/ha (> 80.000); Appunti di Lezione 2015/2016 NUMERO DI GEMME A TRALCIO E NUMERO DI GEMME A PIANTA Il concetto di carica di gemme si riferisce al ceppo perché si basa sulla distribuzione delle risorse di una unica pianta (unità morfologica); in realtà con questa operazione si determina anche la carica di gemme ad ettaro, attraverso le: variazioni della forma; variazioni della densità delle piante, e quindi: variazione del numero di gemme a m2 o ad ettaro, che definiscono la produttività potenziale L’uso dell’unità pianta permette di operare con una certa elasticità per mantenere il numero effettivo di gemme/ettaro, poiché è possibile variare il numero di gemme/tralcio, lasciando qualche gemma di più nelle piante più vigorose, e diminuendo la carica in quelle meno vigorose, utilizzando l’intervento di potatura come strumento per regolare la vigoria media dei ceppi. Appunti di Lezione 2015/2016 NUMERO DI GEMME A TRALCIO E NUMERO DI GEMME A PIANTA Corta e povera: alberello Corta e ricca: tendone a speroni (a dx) Lunga e povera: capovolto Figure da: Eynard e Dalmasso, Viticoltura moderna, Hoepli, 1990 Appunti di Lezione 2015/2016 NUMERO DI GEMME A TRALCIO E NUMERO DI GEMME A PIANTA Lunga e ricca: Sylvoz Mista e povera: Guyot Mista e ricca: Cazenave Figure da: Eynard e Dalmasso, Viticoltura moderna, Hoepli, 1990 Appunti di Lezione 2015/2016 Cordone speronato orizzontale Figure da: Fregoni, Viticoltura di qualità, Phytoline, Affi (VR), 2005 E’ una forma semplice di potatura (corta e povera), derivata dall’alberello; può essere bassa (60 cm) o media (fino a 140 cm, secondo gli ambienti). E impostata su 3 fili dei quali il più basso all’altezza del cordone, il secondo che comprende la fascia produttiva (a circa 30 cm, dipendendo dalle cv), il terzo più alto, da 30 a 60 cm dal secondo. La forma si presta a densità medio alte, con distanze sulla fila che possono oscillare tra 80 cm a 140 cm (da 2000 a 5000 p/ha). Appunti di Lezione 2015/2016 Cordone orizzontale: formazione. La formazione è semplice: la barbatella, piantata con 2 gemme cresce il primo anno, alla fine del quale il germoglio più vigoroso è nuovamente abbassato a 2 gemme. Sulla migliore cacciata , dopo un altro anno, si individua il fusto che verrà tagliato sotto l’altezza del filo e sul quale si deve individuare la gemma più alta per impostare la spalla. Il tralcio derivante sarà portato con una curvatura orizzontalmente sul filo a formare il cordone. Appunti di Lezione 2015/2016 Cordone orizzontale speronato: conduzione Impostata la struttura permanente (cordone), si lasciano germogliare tutte le gemme e, con la potatura successiva, su questi nuovi tralci, si sceglieranno gli speroni che diverranno poi a loro volta strutture permanenti. Appunti di Lezione 2015/2016 Cordone orizzontale speronato: conduzione A sinistra la parete che si forma quando i germogli sono arrivati al terzo filo: a destra lo sperone con la fruttificazione. Con la potatura (frecce in rosso), si ritorna allo sperone. Lentamente la vegetazione si allontana e dopo alcuni anni è necessario riprendere le formazioni dalla base o ricostituire il cordone. Appunti di Lezione 2015/2016 Cortina semplice o cordone speronato libero Queste forme sono assai simili; la cortina semplice era una forma messa a punto per permettere la meccanizzazione delle operazioni di raccolta; è assimilabile ad un cordone speronato alto (170-180 m), privo dei fili di sostegno per la vegetazione, portato su un filo molto robusto ed assicurato in testa ai pali di sostegno. Il nome deriva da fatto che i tralci degli speroni, lasciati crescere liberamente , ricadono formando una “cortina”. La distanza sulla fila può oscillare tra 1 e 1,5 m, gli speroni 2-4 gemme. Il cordone speronato libero mobilizzato, sempre messo a punto dall’Università di Bologna, è sostanzialmente identico, solo che il filo non è assicurato al palo ma reso solidale con un cappuccio del palo che permette brevi movimenti oscillatori, migliorando l’efficienza delle macchine per la raccolta con aspi scuotitori. Figure da: Baldini e Intrieri, Viticoltura meccanizzata, Edagricole, 2004 Appunti di Lezione 2015/2016 Cordone libero mobilizzato Figure da: Baldini e Intrieri, Viticoltura meccanizzata, Edagricole, 2004 Rappresentazione schematica dell’impianto a clm, con evidenziato il sistema che permette l’oscillazione. Si vede la posizione dei grappoli, tipica del cordone e il risultato della raccolta. Appunti di Lezione 2015/2016 Cordone libero mobilizzato Le diverse cv rispondono diversamente a questa forma in relazione al tipo di vegetazione che determinano. Si ha un portamento assurgente (richiesto), orizzontale, procumbente. Figure da: Baldini e Intrieri, Viticoltura meccanizzata, Edagricole, 2004 Appunti di Lezione 2015/2016