Matteo Salsi Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Matricola 139042 IL MOTO ESTERNO Il moto esterno è una branca della fluidodinamica che si occupa del moto dei fluidi attorno ai corpi. Le applicazioni di tale studio sono tra le più svariate, dall’ edilizia alla meccanica, dal calcolo della spinta del vento sulle superfici degli edifici, fino al progetto di forme adatte ad automobili grazie alla tecnologia della galleria del vento. In generale il moto esterno coinvolge tutti quei casi in cui un fluido viene a contatto con la superficie esterna di un oggetto ed è equivalente, ai fini delle leggi fisiche, il fatto che l’oggetto sia fermo e il fluido si muova o che il fluido sia fermo e l’oggetto si muova. In sostanza è importante il moto relativo tra il fluido e il corpo di contatto. Prendiamo per esempio un corpo semplice a sezione circolare investito da una corrente d’ aria di velocità costante u . u figura 1 L’aria lambisce il solido e, non potendolo attraversare, si sposta lungo la sua superficie esterna. In questo modo, la sezione di passaggio si riduce del diametro del corpo, creando una diminuzione di velocità e un conseguente aumento di pressione nel fluido. Si creano così delle pressioni sul corpo che possono essere scomposte, grazie la regola del parallelogramma, in due vettori ortogonali: le pressioni tangenti, dipendenti esclusivamente dalla viscosità del fluido le pressioni normali, che, oltre dalla viscosità, dipendono anche dall’ angolo di incisione del vettore -1- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Zoommando in una parte qualsiasi del nostro oggetto avremmo una schematizzazione simile alla seguente. N tensione normale N T tensione tangenziale T figura 2 Nei fluidi ideali, di viscosità pari a zero, l’ unica tensione da considerare è quella normale e rimane, come unico parametro influente, l’ angolo di incisione . Nei punti A e B dove il calo di velocità sarà più improvviso, la pressione sarà massima. Tali punti sono chiamati punti di ristagno . Al contrario, nei punti C e D, dove il fluido ha velocità massima, si avrà la pressione minima. Si può custuire un grafico dell’ andamento delle pressioni in rapporto agli angoli , dove vale 0° in A e 180° in B. Fluido ideale P r e s s i o n e pr ps 0° 90° 180° Angolo Grafico 1 Il grafico 1 mostra come nei fluidi reali la pressione nei punti di ristagno a 0° e a 180° sia identica. In realtà tali tensioni non sono proprio identiche in quanto si -2- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 verifica in B una leggera perdita di tensione. Il grafico dei fluidi reali sarà così diverso. Fluido ideale P r e s s i o n e Fluido reale pr ps 0° 180° 90 ° Angolo Grafico 2 Nei diagrammi si nota anche che nei punti C e D, dove è uguale a 90°, le pressioni assumono valori negativi. Tale fenomeno ha, sul corpo, l’ effetto di creare tensioni che tendono a deformare l’ oggetto nella direzione perpendicolare al flusso. corpo deformato dalle pressioni corpo non ancora investito dal fluido figura 3 Le pressioni positive sono, comunque, sempre maggiori delle negative e la loro risultante totale è una forza di trascinamento che segue l’ andamento del flusso. -3- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Tale forza dipende dalla viscosità, dalla velocità e dalla densità del fluido, e calcolarne l’ intensità è lo scopo della fluido dinamica. La formula è la seguente: FT P AF AF W2 CR 2 dove FT ΔP AF ρ W CR è la forza di trascinamento è la variazione di pressione è l’ area frontale è la densità del fluido è la velocità del flusso ed è uguale a u è il coefficiente di penetrazione Nella formula vengono introdotti concetti nuovi, quali l’ area frontale e il coefficiente CR. L’ area frontale non è altro che la proiezione del corpo su un piano di riferimento perpendicolare alla direzione del flusso. L’ area che si determina è la nostra area di riferimento da inserire nella formula. figura 4 L’ area frontale rappresenta il fattore di proporzione tra la pressione e la forza di trascinamento. Il coefficiente di penetrazione CR (detto anche CF o CX) rappresenta il rapporto tra la velocità del corpo e la potenza necessaria per muoversi a quella velocità. Per -4- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 calcolarne il giusto valore sono necessarie particolari grafici che relazionano CR al numero di Reynolds. Per trovare tale coefficiente serve la seguente formula: RE u D u D dove RE è il numero di Reynolds è la viscosità cinematica del fluido Trovato il numero di Reynolds è possibile ricavare il coefficiente di penetrazione dalla corrispondente tabella. Grafico 3 -5- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Nelle forme complesse prive di un diametro geometrico si ricava un diametro equivalente utilizzabile nella formula. DEQ 4 V S Tale formula è, per esempio, utilizzabile nella progettazione di profili alari dove il rapporto tra CX e Cy definisce l’ angolo di planata. CX, Cy Fy Cy FX CX RE profilo di un' ala grafico di Reynolds corrispondente figura 5 Per il calcolo aereodinamico di strutture complesse sono comunque necessarie verifiche pratiche che permettano di studiare la reazione reale dell’ oggetto al flusso d’ aria. Per questo motivo vengono costruite le cosidette gallerie del vento, strutture che permettono la creazione di “venti” artificiale attraverso l’ uso di enormi ventole e filtri stabilizzatori di flusso. Utilizzando la teoria dei modelli le dimensioni di tali attrezzature possono essere ridotte (con un conseguente risparmio economico) e i test aereodinamici possono essere effettuati non più sull’ oggetto reale ma, bensì, su dei modelli in scala ridotta. L’ unico inconveniente di tale teoria è il fatto che la velocità del fluido deve, per ottenere risultati simili alla realtà, aumentare in modo prorzionale alla diminuzione di dimensione dell’ oggetto. Se per esempio vogliamo verificare il profilo di un automobile utilizzando un modello in scala 1:2 la velocità dell’ aria nella galleria del vento dovrà essere doppia rispetto a quella reale. ESEMPIO Ipotizziamo i seguenti dati: LV = 4 m LM = 2 m u = 300 km/h (lunghezza dell’ automobile vera) (lunghezza del modello) (velocità del flusso d’ aria nella realtà) Calcolare la velocità che l’ aria deve avere nella galleria del vento. -6- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Sapendo che i numeri di Reynolds del modello e dell’ automobile sono identici si ricava facilmente la velocità incognita. REV = REM u LV ARIA u X u uX LM ARIA LV 300 2 600 Km/h LM Ai fini del nostro studio le applicazioni pratiche di tali teorie sono ben diverse in quanto il nostro interesse è indirizzato soprattutto alle pressioni del vento su gli edifici e sulle strutture in generale. Vediamo ora qualche esempio reale. ESERCIZIO 1 Calcolare la velocità con cui cadono le goccie di pioggia, ipotizzando che esse siano perfettamente sferice (in realtà le goccie si deformano per l’ attrito dell’ aria in modo del tutto simile alla figura 3). A livello teorico la nosta sfera dovrebbe continuare ad accellerare all’ infinito, secondo la legge del moto uniformemente accellerato, ma la presenza dell’ aria stabilizza la velocità dopo un centinaio di metri di caduta. v vmax T Incremento di velocità nel tempo Grafico 4 -7- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Il momento preciso in cui il corpo inizia a muoversi di moto rettilineo uniforme è quando la Forza peso diventa uguale alla Forza d’ attrito. Sfruttando questo fenomeno possiamo trovare facilmente la velocità di caduta della goccia d’ acqua. FA D FP figura 6 Ipotizzando il diametro della goccia uguale a 1 mm possiamo scrivere le seguenti equazioni della forza peso e della forza d’ attrito. 1 F p M g H 2O V g H 2O D 3 g 6 FA C R ARIA u2 u2 D2 AF C R ARIA 2 2 4 Uguagliando i secondi membri delle formule si ricava la u . H O 2 u2 1 D2 3 D g C R ARIA 6 u 4 u 4 D g H 2O 3 CR ARIA -8- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Proviamo ora a risolvere un problema analogo. Cerchiamo di calcolare la velocità di caduta di un masso in mare considerando in più la forza di galleggiamento di Archimede. Fg + F A FP figura 7 Con la forza di galleggiamento posso ricavare la forza peso netta e la formula generale della velocità di caduta di un oggetto in un fluido. Fg H 2O V g FPn FP Fg ( SASSO H 2O ) V g u 4 D g SASSO H 2O 3 CR H 2O Giunti a questo punto sorge un altro problema: per trovare CR è necessario il numero di Reynolds che dipende dalla velocità u che vogliamo determinare. Infatti RE u D L’ unico modo per uscire da questo vicolo cieco è quello di procedere a tentativi ricavando con valori casuali il numero di Reynolds e sperando di trovare la medesima velocità nella formula di u . -9- Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Tentiamo, per esmpio, di trovare la velocità della goccia di pioggia considerando in più la forza di galleggiamento esercitata dall’ aria. Iniziamo a inserire dei valori casuali della velocità. TENTATIVO 1 u1 1 m/s RE 1 u 1 0,001 58,8 C R 1,7 17 10 6 4 0,001 9,81 1000 1,2 2,53 m/s 3 1,7 1,2 Le velocità u1 e u sono diverse. Proviamo ora inserendo una velocità uguale a 2,53 m/s. TENTATIVO 2 u2 2,53 m/s RE 2 2,53 0,001 149 C R 1 17 10 6 u 4 0,001 9,81 1000 1,2 3,30 m/s 3 1 1,2 Le velocità non coincidono ancora. Tentiamo ancora con la velocità pari a 3,30 m/s. TENTATIVO 3 u3 3,30 m/s RE 2 3,30 0,001 194 C R 0,8 17 10 6 - 10 - Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 u 4 0,001 9,81 1000 1,2 3,69 m/s 3 0,8 1,2 Il risultato ottenuto, anche se non ancora preciso, si è avvicinato notevolmente alla soluzione. Continuando con questo procedimento, con ancora un paio di tentativi, otterremmo il valore esatto della velocità di caduta della goccia di pioggia nell’ atmosfera. ESERCIZIO 2 Calcolare il momento flettente che si crea alla base di un palo della luce sotto la spinta di un vento di 100 Km/h. Il risultato è necessario per il giusto dimensionamento del palo. VV FF FP FP MP MP figura 8 I dati sono i seguenti: u 100 km 27.77 m h s DFILO 3mm DPALO 10cm LFILO 50m LPALO 10m - 11 - Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Iniziamo l’ esercizio calcolando i numeri di Reynolds e l’ intensità delle forze esercitate sul palo e sul filo. ReF u DFILO aria 27.77 0.003 4902 17 10 6 C RF 1 1 2 FF 1 27.77 1.2 0.003 50 69.4 N 2 ReP u DPALO aria 27.77 0.10 163400 17 10 6 C RP 1.2 1 2 FP 1.2 27.77 1.2 0.10 10 555 N 2 Trovati questi risultati possiamo schematizzare il problema e trovare facilmente il momento incognito. FF FP figura 9 Il momento alla base del palo sarà uguale a: M F 69.4N 10m 555N 5m 3469N m - 12 - Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Da questo esempio si può vedere quanto conti nella spinta del vento l’ area frontale. Il filo, infatti, lungo ben 50 m subisce una forza di appena 7 kg proprio a causa della sua sezione ridotta. Vediamo ora quanto enorme può essere questa forza su un palazzo di notevoli dimensioni. ESERCIZIO 3 Trovare la forza esercitata dal vento che soffia a 100 km/h su un palazzo alto 30 m e lungo 80. F figura 10 I dati sono i seguenti: VV = 100 km/h = 27,77 m/s HPALAZZO = 30 m BPALAZZO = 80 m ( velocità del vento) ( altezza del palazzo ) ( lunghezza del palazzo ) Dato che siamo nel campo dell’ edilizia e che dobbiamo avere un buon margine di sicurezza, ipotizziamo che a monte dell’ edificio (a sinistra nel disegno) vi sia solo pressione di ristagno, mentre a valle nessuna contropressione. La formula si può così semplificare: u12 P1 u 22 P 2 2 aria 2 aria P1 aria - 13 - u 22 2 Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 Ora si può ricavare la pressione del vento e, moltiplicando per l’ area frontale dell’ edificio, si trova la forza esercitata sul palazzo. P1 aria 27.77 463Pa N u2 12 2 2 2 m 2 F P1 b h 463 N 80m 30m 1110000 N m2 Come si può vedere la forza è notevole ed è per questo motivo che i grattacieli reagiscono meglio alle sollecitazioni orizzontali che a quelle verticali. Tutto ciò comporta un sovraddimensionamento delle strutture e un conseguente aumento delle spese. Oltre all’ area frontale è, comunque, importante tener conto della forma forma stessa dell’ edificio. Nelle costruzioni, per esempio, coperte con delle volte a botte può succedere che le pressioni causate dal vento generino una risultante diretta verso l’ alto. Questo è molto pericoloso perchè obbliga la struttura a lavorare al contrario con carichi dieci volte più grandi del peso del tetto. Facciamo un esempio: F y figura 11 Consideriamo un caso estremo dove il C y è uguale a 10. Per tutti gli altri dati utilizzeremo quelli dell’ esercizio precedente. Fy C y aria 27.77 1600 7403000 N u2 AF 10 1.2 2 2 2 Per progettare in sicurezza anche con questi carichi esitono, comunque, particolari norme U.N.I che forniscono, anche delle forme più complesse, gli specifici coefficenti di portanza aereodinamica. - 14 - Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 - 15 - Lezione del 10/01/02 – ora 16:30-18:30 - 16 -