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Pubblicato il 03 Gennaio 2017
Buon anno con il concerto di capodanno dell'Orchestra Gino Neri e il M olinella Ocarina Group
Plettro e Ocarine che combinazione!
servizio di Edoardo Farina
FERRARA - Buon anno con il tradizionale Concerto dell'Orchestra a plettro “Gino Neri”, rappresentando
oramai l'omaggio artisticamente più gradito ed atteso da parte dell'Amministrazione del Comune di
Ferrara offerto alla propria cittadinanza. Presso la splendida cornice del teatro “Claudio Abbado” non
manca mai infatti oramai da trentasette anni, esattamente dal 1980, un ricco intrattenimento musicale
dalla consuetudine mai interrotta da parte della formazione ferrarese, dando la possibilità di ascoltare
brani celebri tratti dal repertorio classico e contemporaneo supportati per l’occasione da eccellenti
ospiti e solisti appartenenti alla migliore realtà musicale italiana e spesso internazionale.
Dopo i saluti da parte del Presidente dell’Orchestra Dr. Vincenzo Viglione, sottolineando il valore e lo
sforzo della “Gino Neri” nel cercare di mantenere l’impegno soprattutto legato all’importanza della
Scuola dell’orchestra stessa, fonte di nuove acquisizioni in grado di fornire il futuro del sodalizio, rappresentato da un
momento formativo recentemente potenziato dal riconoscimento regionale e l’affiliazione con il locale conservatorio
“Girolamo Frescobaldi” e il “Cesare Pollini” di Padova, il Maestro Giorgio Fabbri organista e direttore d'orchestra con all’attivo
una lungimirante attività artistica, ha voluto sottolineare durante la presentazione del programma la bellezza e la
soddisfazione di fare musica insieme. Nessun riferimento ai tragici fatti internazionali del 2016, nessuna consolazione e
monito… almeno per un giorno i dispiaceri e le tristi notizie quotidiane sono state lasciate fuori dalla porta del teatro.
All'inizio il maestro Fabbri si è rivolto al pubblico con queste parole: "Vorrei che ognuno di voi venisse sul palco per vedere ciò
che vedo… che vediamo noi, per capire quello che si prova. È una sensazione bellissima, un’atmosfera che si respira già da
dietro le quinte e che ci riscalda il cuore. Cercheremo di restituirvi questo calore con la musica, in grado di mettere insieme
tante storie... e cosa c’è di più bello che iniziare con Gioachino Rossini, la frizzante ouverture dall’opera “Tancredi”, colui che
rappresenta meglio di tutti la bellezza del nostro Paese essendo la nostra anima, il colore dell’Italia, la luminosità, il buon
umore, lo stare insieme, il godersi la vita come d’altronde ha sempre fatto nei periodi più fertili della sua attività. Ecco - ha
concluso Fabbri prima di dare il via al concerto - il primo augurio è che sia un anno pieno di cose belle consentendoci di
vivere il meglio che la vita offre". Le musiche eseguite hanno regalato emozioni indimenticabili alle mille persone che hanno
gremito il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara.
L'anima più vera ed autentica della musica popolare: passione, dedizione, impegno, entusiasmo, arricchiti con qualità
esecutiva e virtuosismo.
Non c'è bisogno di essere professionisti per saper far musica come si deve e toccare il cuore delle persone.
Ma non è Capodanno senza la musica adatta ai bei momenti gioiosi, quindi un omaggio inevitabile alle opere più festose
che per antonomasia ci riserva Johann Strauss con il “Valzer dell’Imperatore op. 437”, “Sul bel Danubio Blu op. 314” e la
“Marcia di Radetzky op. 228” sicuramente senza porre alcuna concorrenza al Teatro Musikverein di Vienna ove l’orchestra
Filarmonica allieta la ricorrenza da decenni, così come più recentemente avviene alla Fenice di Venezia.
Nel corso degli ultimi tempi, la “Gino Neri”, che nel 2018 compirà 120 anni dalla fondazione, ha modificato notevolmente il
repertorio presentato nei propri concerti; se per diversi anni la scelta è stata quasi inevitabilmente attuata a favore di
trascrizioni da opere dei grandi dell’800, quali Verdi, Mascagni, Bellini, Donizetti, eccetera, assai più raramente il classicismo
di Mozart e Beethoven data la difficile versatilità nei confronti dell’arrangiamento plettristico, oggi i programmi sono orientati
anche verso autori che hanno scritto appositamente per questo tipo di formazione, in parte riscoperti e in parte nuovi, grazie
anche all’ausilio di giovani musicisti compositori incuriositi e affascinati dall’arte del mandolino e i suoi similari. Assai
interessanti appaiono anche le musiche “da studio” appositamente scelte per la didattica, attraverso la commissione
artistica curata dal M° Carlo Alberto Bacilieri, come ancora una volta afferma - Per ottenere un grande successo non sempre
occorre la grande opera impegnativa tratta dai titani della storia. Al pubblico piace ascoltare anche cose semplici o
conosciute. A riprova, ne è la facile lettura delle pagine inedite delle “Danze Irlandesi” da lui trascritte, sei tempi in stile, assai
piacevoli, esempi di musica paesaggistica in grado di portarci verso mete lontane e pittoresche attraverso temi noti
richiamanti l’effetto cornamuse e concertine, nei tempi “Introduzione – Garryowen – Dennis Murphy’s and John Ryan’s –
Cruiskeen – Drops of Brandy and Lady Carbery” ma soprattutto con l’ultima breve e divertente “College” dal ritmo incalzante e
sempre più veloce nel ritornello, nota per essere stata impiegata più volte e in diverse versioni nei tre album discografici
“Tubular Bells” del polistrumentista inglese Mike Oldfield, (Reading, 1953) tra i più importanti contemporanei del cosiddetto
“rock sinfonico progressivo” attivo soprattutto negli anni '70-'80.
Note a 360° e volendo rimanere nella word music, il brano seguente di Michail Ivanov, “La processione del Sirdar” tratto
dall’opera “Schizzi Caucasici” ci fa immaginare un Medio Oriente, fatto di carovane e ricchi califfi sui cammelli, visivamente
quasi da mille e una notte e che forse in questo momento purtroppo non esiste più.
Ad apertura della seconda parte, Emma Romanelli del Gruppo Parkinson Estense, visibilmente commossa, ha formulato gli
auguri e ringraziamenti per il ricavato dell’ingresso del biglietto il cui importo ne è stato devoluto, evidenziando il lavoro svolto
da parte dell’unione rappresentata, aggiungendo le parole del Presidente Elsa Gandini Moccia: “Di Parkinson non si muore
ma non si guarisce: i farmaci non bastano ed è importantissimo organizzare iniziative di gruppo per aiutare il malato…”.
Se per ogni appuntamento di Capodanno è oramai consuetudine ingaggiare degli ospiti particolari rappresentando un po’ la
sorpresa dell’evento, l’originalità del concerto 2017 è stata soprattutto la presenza straordinaria - ed è il caso di dirlo davvero
in tutti i termini - del “Molinella Ocarina Group” (Luca Quaglia, Doralice Minghetti, Valentina Gnudi, Sageevan Sarvanatham, Oh
Eunseong, Eugenia Macchia, Alberto Ciarrocca) guidato da Emiliano Bernagozzi, per la seconda volta con l’orchestra
cittadina dopo l’appuntamento presso la Chiesa San Pietro e Giacomo di Massafiscaglia il 29 dicembre scorso, da sempre
considerato un po’ l’anteprima del teatro ferrarese.
Formatisi nel gennaio 2012 per merito dei flautisti Fulvio Carpanelli e lo stesso Bernagozzi, già membri del precedente
“Gruppo Ocarinistico Budriese”, l’idea nasce dal desiderio di valorizzare e divulgare una tradizione locale unica ed originale in
tutto il mondo nata in terra bolognese, infatti il primo concerto fu tenuto proprio a Molinella da un ensemble di musicisti
provenienti dai comuni felsinei. L’intento è non fermare la storia di questo insolito strumento popolare, inventato a Budrio da
Giuseppe Donati nel 1853, ma continuarne esplicitamente la diffusione ove possibile. Il “Molinella Ocarina Group” nel corso
del 2015 ha vinto tre concorsi: Primo Premio sia al Concorso “Ludovico Ariostini” di Portomaggiore che al Concorso
Internazionale Città di Pesaro “Gioacchino Rossini” e ancora il Primo Premio al Concorso Internazionale “Val Tidone”,
vantando già diverse esperienze concertistiche e partecipazioni a programmi radiofonici e televisivi, esibendosi tra l’altro
attraverso diverse tournée internazionali nei paesi asiatici, Taiwan, Giappone e Corea del Sud.
Inizialmente dall’impatto quasi impossibile “plettri”–“ocarine”, sin dal primo brano in esecuzione insieme “Il Vento” scritto
dall’estroso M° Giampiero Lucchini (Casalpusterlengo, 1947) per due strumenti concertanti, hanno rappresento invece
quanto di più incredibile si possa realizzare con “fiati” di questo genere; la giovanissima Doralice Minghetti e Luca Quaglia
hanno davvero entusiasmato e divertito con velocissimi virtuosismi somiglianti un po’ al celebre “Volo del calabrone” di
Rimskij-Korsakov ma con nella parte centrale in più addirittura un tema di rock and roll! Musica da film con i classici senza
tramonto di Ennio Morricone in “C’era una volta il west” poi “Lejos del Bien Amado”, tradizionale e nostalgico canto argentino
in duo alternandosi con la Minghetti e Bernagozzi, cambiando nel corso dell’esecuzione diverse tipologie di strumenti, dal più
grave all’acuto. Ma è con il settimino di ocarine senza orchestra che la formazione bolognese ha dato il meglio di sé
soprattutto nell’arrangiamento a cura sempre di Bernagozzi della brillante polka di Strauss “Trich Trach”, poi ancora di
Lucchini “La Chiaccherina”, il celebre walzer “Il Battagliero“ di Tienno Pattaccini (1908-1978) e insieme all’orchestra il
sognante anonimo “The Dark Island”, per concludere felicemente con “Reginella Campagnola” autentico brano campestre
solare, scritto da Eldo Di Lazzaro (1902-1968), attraverso l’esilarante partecipazione del pubblico.
Maestro Bernagozzi - chiedo - il concerto di quest’anno è stato caratterizzato da qualcosa di davvero speciale grazie
alla vostra presenza con una formazione assai originale nell’insieme … Che cosa ha significato portare le ocarine nel
massimo tempio della musica, il Teatro Comunale, generando forse un così inatteso indice di gradimento?
I fattori sono stati molteplici, il binomio “Gino Neri” – “Mog” ha colpito e attratto attraverso strumenti che appartengono per
tradizione al gusto popolare, ma che hanno ampiamente dimostrato di poter andare molto oltre. Partiamo da una diversità
timbrica e tecnica quasi agli antipodi ed è forse per questo che la fusione di questi può raggiungere momenti di incredibile
bellezza; l'eleganza dei plettri in grado di creare una base armonica sonora di grande nobiltà associata all'ocarina dotata di
un suono in alcuni momenti molto brillante, colpendo nei brani melodici per la dolcezza paragonabile ad una voce umana,
risultando sicuramente vincente.
Repertorio tra antico e moderno, tradizione ed innovazione nella scelta delle partiture; pur non interpretando un genere
tipicamente classico, motivo di tale successo è dato dal fatto che normalmente al pubblico piace soprattutto ascoltare
musica “divertente” all’insegna della spensieratezza?
Il programma è stato preparato in accordo con il Maestro Fabbri in funzione di una specifica esigenza connessa con la
festività odierna trovando assolutamente giusta la scelta attuata, dove sono stati abbinati brani classici a colonne sonore di
film fino ad arrivare alla musica tradizionale folkloristica. Le pagine scelte, di natura melodica e facili all'ascolto, hanno
sicuramente influito positivamente il gusto del pubblico, sottolineando in tale modo che la musica per noi non ha confini di
pragmatica. Pur nei suoi limiti di strumento povero e di umili origini, l'ocarina utilizzata nella formazione del settimino può
affrontare qualsiasi repertorio e sino ad ora il coraggio di reinterpretare anche partiture complesse di tradizione classica ha
incontrato un grande favore da parte dei presenti, avvicinandosi in un primo momento con curiosità per poi rimanere e
tornare ai nostri concerti con grande entusiasmo.
In quale ambito è collocato oggi il mondo dell'ocarina e quanto è possibile la collaborazione con le formazioni orchestrali
e cameristiche di tipo classico?
Esiste musica lasciata dai vari predecessori, come tale abbiamo realizzato anche progetti basati su diversi autori che hanno
scritto appositamente per questa tipologia di formazione; ad esempio György Ligeti ha usato molto l'ocarina in alcune sue
partiture. Purtroppo oggi è prevalentemente considerata pari ad uno strumento didattico e utilizzato da musicisti dilettanti,
nonostante l’impegno encomiabile da parte di Giampiero Lucchini, sicuramente figura significativa nel mondo ocarinistico
sia come compositore che come esecutore, dedicatosi con passione alla diffusione del suo raro repertorio rompendo certi
pregiudizi. In tutto il mondo asiatico è invece uno dei tre strumenti obbligatori nel percorso scolastico. In America sta
spopolando fra gli adolescenti grazie a dei videogiochi prodotti dall’azienda giapponese Nintendo, dove le colonne sonore
sono fatte quasi esclusivamente dall'ocarina e in particolare modo uno di questi è stato creato per simulare l'utilizzo della
stessa. In Italia è quasi inesistente e limitata al nostro territorio, quindi cerchiamo di insegnarla nelle scuole e fra i giovani
per non perdere la tradizione. Negli ultimi anni qualcosa di nuovo si sta affacciando all'orizzonte, quindi sto continuando a
lavorare per portare i miei ragazzi nei teatri, nella sale da concerto affrontando repertori sempre più ampi e collaborando con
musicisti e formazioni classiche in quanto credo fortemente che l'ocarina possa coesistere ed essere utilizzata in formazioni
con strumenti che appartengono alla tradizione colta. Le ovazioni del pubblico del teatro di Ferrara mi fanno credere che
qualcosa stia cambiando e che da sempre considerata uno strumento minore, possa ambire a questo tipo di platee
Un altro grande successo di Capodanno per l’orchestra “Gino Neri” con una conclusione fuori dagli schemi a partire già dalla
seconda parte… direi che le sorprese non sono mancate!
Le conclusioni del Maestro Giorgio Fabbri, dopo il concerto, sono state le seguenti: "L’orchestra è stata davvero fantastica, ha
dato il meglio di sé nell’impegno e nell’attenzione, riuscendo a ottenere un risultato eccellente ed entusiasmante! Anche
quest’anno un contributo rilevante è stato corrisposto ancora una volta dall’ingresso dei più giovani, attenti e composti, per
nulla intimoriti dall'impatto con il teatro, che si sono perfettamente integrati con i più anziani ed esperti, a loro volta accoglienti
e protettivi nei loro riguardi. Il secondo tempo è volato via in un soffio l’orchestra è riuscita a tenere alta l’energia, cosa non
semplice dopo una prima parte così impegnativa… e invece siamo riusciti a portare il pubblico in un crescendo
entusiasmante senza alcuna battuta d’arresto. Mi sono divertito, emozionato insieme a tutti avendomi fatto particolarmente
piacere i tanti commenti di grande entusiasmo giunti alla fine del concerto!"
Una giornata davvero indimenticabile di buon auspicio per un ottimo 2017...
Crediti fotografici: Martina Sartori per l'Orchestra a Plettro "Gino Neri" di Ferrara
Nella miniatura in alto: Emilio Bernagozzi
Al centro: il direttore Giorgio Fabbri e lo stesso Fabbri con Emilio Bernagozzi
Sotto: gli applausi finali
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