Percorso N - Zanichelli online per la scuola

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unità N1
europa e stati uniti
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Classe
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percorso
Sintesi dell’unità N1
1.1Le conseguenze della Grande guerra e l’uscita dell’URSS dal mercato mondiale
I paesi che subirono invasioni durante la prima guerra mondiale ebbero in seguito gravi ripercussioni
economiche, come nel caso della Francia e del Belgio. L’economia statunitense, invece, uscì più forte
da questo conflitto, grazie alla concessione di prestiti per scopi bellici ai governi inglese e francese.
La Grande guerra causò una contrazione del mercato mondiale perché molte vecchie relazioni
commerciali cessarono. Fra queste la più importante fu quella con l’Unione Sovietica. In essa lo
Stato cominciò a costruire un’economia autonoma, a base socialista, con rapporti molto scarsi con il
commercio internazionale. Durante la Grande guerra si era verificato un intervento dello Stato anche nelle economie capitalistiche, che però, a conclusione del conflitto, ritornarono al liberismo.
La Grande guerra interruppe i flussi migratori verso gli Stati Uniti e l’interruzione fu poi resa
permanente da leggi che limitavano l’immigrazione (Johnson Act, 1921-1924). Intanto la popolazione non europea, soprattutto quella asiatica, continuava ad aumentare a ritmi accelerati. Tale crescita faceva ritenere al filosofo tedesco Oswald Spengler che la civiltà occidentale potesse perdere il
primato mondiale.
1.3Le altre democrazie: Austria e Cecoslovacchia
In Austria la democrazia era debole, a causa dei contrasti fra i socialdemocratici, che avevano la loro
base sociale a Vienna, e i cattolici, forti nelle campagne. Questi contrasti portarono alla vittoria, nel
1932, il cristiano-sociale Engelbert Dollfuss, che successivamente impresse una svolta autoritaria al
governo. In Cecoslovacchia, tra le due guerre, Tomás’ Masaryk diede al paese un periodo di stabilità
politica e sviluppo economico.
1.4I cambiamenti nella gerarchia economica mondiale
La Gran Bretagna non riuscì a conservare il primato che aveva avuto fino ad allora nell’economia
mondiale, mentre l’altra protagonista, la Germania, si indebolì in maniera catastrofica. La Gran
Bretagna aveva dovuto far fronte a ingenti spese belliche, aveva contratto debiti con gli Stati Uniti e
i crediti con il governo zarista non vennero riconosciuti da quello sovietico. Inoltre, la classe dirigente inglese rimase ancorata a una mentalità aristocratica, ancora diffidente verso l’ideologia dell’industrialismo. Il dollaro si affiancò alla sterlina come moneta di riferimento, in quanto era l’unica
valuta che poteva garantire riserve auree sufficienti per essere convertita. Gli Stati Uniti cominciarono a diventare il centro del mondo capitalistico, attuando un «nuovo imperialismo», basato sull’industria e sulla finanza.
1.5Lo sviluppo degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti conobbero invece un decennio di forte sviluppo, soprattutto nei settori dell’industria
automobilistica e delle radiocomunicazioni. La ricchezza del paese crebbe rapidamente. La società
americana costituiva un modello economico per gli altri paesi capitalistici, ma la stessa rapidità della crescita provocava fenomeni che venivano considerati negativamente. Fra questi vi era il gangsterismo, cioè la criminalità organizzata, che si occupava soprattutto del traffico illegale degli alcolici.
Ma anche la diffusione della psicoanalisi, ritenuta il prodotto di una eccessiva pressione psicologica
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Sintesi
Le tensioni sociali che si verificarono in Francia e in Inghilterra non ebbero sbocchi rivoluzionari. In
Francia la necessità della ricostruzione favorì la produzione industriale, ma gli operai nel 1919 diedero vita a una serie di scioperi che portarono alla conquista della giornata lavorativa di otto ore. In
Gran Bretagna vi fu un grande sciopero generale nel 1926: i minatori scioperarono in risposta alla
serrata dei proprietari delle miniere, che avevano visto calare le esportazioni di carbone. Lo sciopero non ebbe particolari conseguenze politiche, perché il governo rimase nelle mani dei conservatori.
Nel 1931 la struttura dell’Impero inglese fu profondamente modificata, con la formazione di una
comunità (commonwealth) di Stati sovrani (dominions). L’Irlanda nel 1921 venne divisa in due parti: una a maggioranza cattolica, nel sud dell’isola; l’altra a maggioranza protestante, nel nord. Nel
1938 l’Irlanda del sud, dopo dure lotte politiche, riuscì a conquistare la piena indipendenza.
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1.2Le grandi democrazie europee
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N
unità N1
europa e stati uniti
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . esercitata sulle persone, era vista come un effetto negativo dello sviluppo. Questi fattori suscitarono
in Europa anche una forma di anti-americanismo, che vedeva la società statunitense come espressione di una cultura lontana dalle tradizioni europee.
1.6La repubblica di Weimar: una democrazia in affanno
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Sintesi
In Germania, subito dopo la nascita della repubblica tedesca (9 novembre 1918), la socialdemocrazia promosse una vasta alleanza di governo guidata da Friedrich Ebert. Da questa coalizione vennero tagliati fuori sia l’estrema destra sia l’estrema sinistra comunista. Nel dicembre del 1918 Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht fondarono il Partito comunista tedesco (KPD) e nel gennaio del
1919, a Berlino, diedero vita a un moto rivoluzionario appoggiato dagli operai. Il programma prevedeva la creazione di una repubblica di tipo sovietico, ma l’insurrezione fu repressa sanguinosamente
dall’esercito e i promotori vennero arrestati e uccisi. In Baviera, nel 1918, la monarchia fu rovesciata
da un movimento rivoluzionario e sostituita con una repubblica fondata sui consigli. Anche qui, nel
1919, la repressione da parte del governo fu durissima. A Weimar si riunì un’Assemblea costituente,
che elaborò una Costituzione. In questa nuova repubblica (repubblica di Weimar) si cercò di combinare gli elementi di presidenzialismo e di federalismo, realizzando allo stesso tempo i princìpi della
centralizzazione e del decentramento statale. Al Reichstag, il parlamento centrale, si affiancava infatti il Reichsrat, cioè la camera dei rappresentanti dei singoli Stati regionali (Länder). Il cancelliere,
che era a capo del governo, doveva rispondere dei suoi atti al Reichstag, ma era nominato dal presidente della repubblica.
1.7, 1.8, 1.9 Crisi politiche ed economiche nella repubblica di Weimar
Ma la difficile situazione economica ereditata dalla guerra rendeva la situazione politica tedesca
molto instabile. Nel 1923 Adolf Hitler tentò un colpo di stato; un altro fu tentato dal partito comunista. La crisi politica fu favorita da quella economica, che diventò acutissima nel 1923, a causa di una
gravissima inflazione. La repubblica di Weimar si riprese, ma i germi della crisi finale, che sarebbe
iniziata nel 1930, continuarono a diffondersi. Nonostante l’elevato livello dell’attività culturale, in
vasti strati della popolazione tedesca permaneva l’antisemitismo e molti scienziati, col sostegno dei
politici, propendevano per l’eugenetica, rivolta a migliorare la stirpe. Si apriva così la strada al razzismo. L’ascesa di Hitler, però, era favorita soprattutto dal profondo malcontento condiviso da tutti i
tedeschi, a causa del duro trattamento ricevuto dalla Germania al tavolo della pace.
1.10Tra democrazia e autoritarismo
In Ungheria e Polonia nacquero regimi autoritari, guidati rispettivamente da Horthy nel 1930 e da
Pilsudski nel 1926. In Bulgaria Boris III accettò un colpo di stato dei militari, e in Romania, Carol II
fu protagonista di una svolta autoritaria. La Jugoslavia era minata dai contrasti etnici, e in particolare dall’attività degli ustascia croati, di tendenze filofasciste.
1.11La Spagna
Una connotazione peculiare della situazione politica spagnola era data dal potere economico-politico della Chiesa, che suscitava un forte sentimento anticlericale. I maggiori esponenti di tali sentimenti erano gli anarco-sindacalisti, la cui forza costituiva un’altra peculiarità della Spagna. Il generale Miguel Primo de Rivera, nel 1923, con l’appoggio della classe dominante e forse anche del re,
effettuò un colpo di stato. Ma nel 1930 il malcontento per i problemi economici del paese portò il re
Alfonso XIII ad allontanare il generale dal potere. Nelle elezioni del 1931 vinsero i repubblicani e i
socialisti, provocando la fine della monarchia e la nascita della repubblica.
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unità N2
gli anni della crisi economica: 1929-1932
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percorso
Sintesi dell’unità N2
2.1Il crollo della borsa di Wall Street
Nel 1929 era presidente degli Stati Uniti Herbert Hoover, succeduto ad altri due repubblicani, tutti
sostenitori del liberismo assoluto. Verso la fine degli anni Venti il mercato interno divenne saturo:
cioè non era più in grado di assorbire l’offerta. Ma anche il mercato mondiale non offriva sbocchi, a
causa dell’isolazionismo generale. La stessa ricchezza finì col provocare una terribile crisi, infatti
l’abbondanza di denaro aveva favorito gli investimenti speculativi e i prezzi delle azioni erano fortemente saliti. Quando, dal 24 ottobre 1929, una parte degli acquirenti cominciò a vendere le azioni
per realizzare i guadagni, i prezzi scesero, il panico s’impadronì degli altri azionisti che si precipitarono anch’essi a vendere e la borsa di Wall Street crollò. Si verificò allora una serie di reazioni a catena: molte banche fallirono e molte aziende, non potendo più ottenere crediti, furono costrette a
chiudere. La crisi del 1929 provocò un’elevata disoccupazione in molti strati sociali e un lungo periodo di stagnazione economica.
2.3Il New Deal
Keynes teneva conto dell’esperienza del New Deal (Nuovo corso), promosso dal presidente degli Stati Uniti eletto nel 1932, il democratico Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt era riuscito ad alleviare
le conseguenze che la crisi aveva avuto sugli strati popolari con la promozione di lavori pubblici, con
la concessione di crediti agli agricoltori e con la regolamentazione della borsa e delle attività bancarie.
Nel settore industriale si cercò un rimedio alla disoccupazione riducendo l’orario di lavoro, che
per gli operai fu fissato a 36 ore settimanali. Vennero attuate anche riforme di carattere sociale, attraverso l’istituzione di un sistema pensionistico per la vecchiaia e per l’invalidità (Social Security
Act, 1935). Grazie al New Deal gli USA poterono evitare una grave crisi sociale e avviarsi faticosamente sulla strada del risanamento economico.
2.4L’esportazione della crisi
Le banche statunitensi avevano concesso crediti a molti paesi, sicché le difficoltà del sistema bancario degli Stati Uniti si ripercossero nel resto del mondo, provocando fallimenti di banche, restrizioni
del credito e disoccupazione. Le conseguenze della crisi furono particolarmente drammatiche per la
Germania, che aveva fatto ampio ricorso al credito statunitense. In Francia, come in Gran Bretagna,
gli effetti della crisi furono meno gravi, poiché il mercato estero era costituito anche dai possedimenti coloniali. In Italia furono ridotti stipendi e salari. Nel Sudamerica la crisi del 1929 arrestò lo
sviluppo degli anni Venti, fondato essenzialmente sulle esportazioni. Proprio in questi anni il Sudamerica passò dalla sfera di influenza economica dei paesi europei a quella degli Stati Uniti.
2.4La contrazione del mercato mondiale
Dopo il 1929 si verificò una nuova contrazione del mercato mondiale (ce n’era stata un’altra nel
corso della Grande guerra e nell’immediato dopoguerra). In molti paesi si affermò la tendenza
all’autosufficienza economica, per rendere meno stretti i rapporti con il mercato mondiale e meno
forti i contraccolpi di altre eventuali crisi. Questa tendenza, che venne adottata soprattutto dai regimi fascisti, in Italia prese il nome di autarchia. Ma proprio l’Italia incontrò molte difficoltà, non disponendo di sufficienti materie prime.
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Sintesi
La crisi del 1929 fu seguita dalla Grande Depressione, un periodo di stagnazione economica che
spinse a un ripensamento delle teorie economiche. Artefice di questo ripensamento fu soprattutto
l’economista inglese John Maynard Keynes. Egli sostenne che lo Stato doveva intervenire nell’economia non solo per trovare rimedi alla disoccupazione, ma anche per sollecitare la ripresa del mercato interno. Per ottenere questi risultati Keynes propose un aumento dei lavori pubblici indetti
dallo Stato e la concessione di crediti a basso interesse, che favorivano l’occupazione e dunque accrescevano il numero dei consumatori. Ma Keynes era contrario a uno Stato che assumesse le funzioni dei capitalisti privati, piuttosto lo concepiva come correttore degli squilibri dovuti a un’economia priva di regole.
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2.2 Keynes
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.5L’economia italiana durante il fascismo
In quegli anni il fascismo si pose come «terza via» fra il capitalismo e il comunismo, ma questa fu più
un’aspirazione che una realtà. L’economia rimase capitalistica. L’intervento dello Stato fu attuato
attraverso l’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale) sul piano industriale e l’IMI (Istituto mobiliare italiano) su quello finanziario. Il governo fascista intervenne anche nell’agricoltura, con l’aumento dei dazi sulle importazioni dei cereali. Venne iniziata la «battaglia del grano», con lo scopo di
aumentare la produzione cerealicola in modo tale da rendere l’Italia autosufficiente. Si intraprese
una «bonifica integrale» dei terreni paludosi: di notevole importanza fu quella delle paludi Pontine.
2.6I «piani quinquennali» dell’URSS
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Sintesi
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L’Unione Sovietica riuscì a evitare la crisi e le sue conseguenze grazie ai «piani quinquennali», con i
quali lo Stato assunse il controllo assoluto dello sviluppo economico, indirizzandolo verso il potenziamento dell’industria pesante. L’economia sovietica fu così sottoposta a uno sforzo eccezionale,
che, come ammonì Bucharin, comportava gravi conseguenze per il livello di vita della popolazione.
Mentre, infatti, nell’industria si ottennero risultati di grande rilievo, le condizioni dell’agricoltura
peggiorarono nettamente. Inoltre, la trasformazione di migliaia di contadini in operai provocò una
sorta di «ruralizzazione delle città», con conseguenze economiche negative. Il successo dell’economia sovietica in quegli anni divenne uno scomodo confronto per tutti i paesi capitalistici colpiti dalla crisi, facendo passare in secondo piano la politica repressiva di Stalin.
2.7Le conseguenze politiche della crisi del 1929
Le conseguenze della crisi del 1929 non furono solo economiche, ma anche politiche. La prima conseguenza fu la crisi del liberalismo con un rafforzamento del nazionalismo e del militarismo, soprattutto in Giappone e in Germania. Si può dire, in realtà, che gli effetti della crisi del 1929 aprirono la
strada alla conquista del potere da parte di Hitler. In alcuni paesi europei vi fu anche un rafforzamento dell’autoritarismo: nel 1932, ad esempio, Antonio Salazar divenne primo ministro del Portogallo, ma nel 1933 trasformò lo Stato in una dittatura.
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