Percorso N - Zanichelli online per la scuola

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percorso
N
unità N1
europa e stati uniti
nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classe
...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sintesi dell’unità N1
1.1Le conseguenze della Grande guerra
I paesi che subirono invasioni durante la prima guerra mondiale ebbero in seguito gravi ripercussioni
economiche, come nel caso della Francia e del Belgio. L’economia statunitense, invece, uscì più forte
da questo conflitto, grazie alla concessione di prestiti per scopi bellici ai governi inglese e francese.
La popolazione non europea, soprattutto quella asiatica, continuava ad aumentare a ritmi accelerati. Tale crescita faceva ritenere al filosofo tedesco Oswald Spengler che la civiltà occidentale
potesse perdere il primato mondiale.
1.2Le grandi democrazie europee
didattica
su misura
Sintesi
Le tensioni sociali che si verificarono in Francia e in Inghilterra non ebbero sbocchi rivoluzionari. In
Francia la necessità della ricostruzione favorì la produzione industriale, ma gli operai nel 1919 diedero vita a una serie di scioperi che portarono alla conquista della giornata lavorativa di otto ore. In
Gran Bretagna vi fu un grande sciopero generale nel 1926: i minatori scioperarono in risposta alla
serrata dei proprietari delle miniere, che avevano visto calare le esportazioni di carbone. Lo sciopero non ebbe particolari conseguenze politiche, perché il governo rimase nelle mani dei conservatori.
Nel 1931 la struttura dell’Impero inglese fu profondamente modificata, con la formazione di una
comunità (commonwealth) di Stati sovrani (dominions). L’Irlanda nel 1921 venne divisa in due parti: una a maggioranza cattolica, nel sud dell’isola; l’altra a maggioranza protestante, nel nord. Nel
1938 l’Irlanda del sud, dopo dure lotte politiche, riuscì a conquistare la piena indipendenza.
In Austria la democrazia era debole, a causa dei contrasti fra i socialdemocratici, che avevano la
loro base sociale a Vienna, e i cattolici, forti nelle campagne. Questi contrasti portarono alla vittoria,
nel 1932, il cristiano-sociale Engelbert Dollfuss, che successivamente impresse una svolta autoritaria al governo. In Cecoslovacchia, tra le due guerre, Tomás’ Masaryk diede al paese un periodo di
stabilità politica e sviluppo economico.
1.6La repubblica di Weimar: una democrazia in affanno
In Germania, subito dopo la nascita della repubblica tedesca (9 novembre 1918), la socialdemocrazia promosse una vasta alleanza di governo guidata da Friedrich Ebert. Da questa coalizione vennero tagliati fuori sia l’estrema destra sia l’estrema sinistra comunista. Nel dicembre del 1918 Rosa
Luxemburg e Karl Liebknecht fondarono il Partito comunista tedesco (KPD) e nel gennaio del
1919, a Berlino, diedero vita a un moto rivoluzionario appoggiato dagli operai. Il programma prevedeva la creazione di una repubblica di tipo sovietico, ma l’insurrezione fu repressa sanguinosamente
dall’esercito e i promotori vennero arrestati e uccisi. In Baviera, nel 1918, la monarchia fu rovesciata
da un movimento rivoluzionario e sostituita con una repubblica fondata sui consigli. Anche qui, nel
1919, la repressione da parte del governo fu durissima. A Weimar si riunì un’Assemblea costituente,
che elaborò una Costituzione. In questa nuova repubblica (repubblica di Weimar) si cercò di combinare gli elementi di presidenzialismo e di federalismo, realizzando allo stesso tempo i princìpi della
centralizzazione e del decentramento statale. Al Reichstag, il parlamento centrale, si affiancava infatti il Reichsrat, cioè la camera dei rappresentanti dei singoli Stati regionali (Länder). Il cancelliere,
che era a capo del governo, doveva rispondere dei suoi atti al Reichstag, ma era nominato dal presidente della repubblica.
1.4, 1.5 Crisi politiche ed economiche nella repubblica di Weimar
Ma la difficile situazione economica ereditata dalla guerra rendeva la situazione politica tedesca
molto instabile. Nel 1923 Adolf Hitler tentò un colpo di stato; un altro fu tentato dal partito comunista. La crisi politica fu favorita da quella economica, che diventò acutissima nel 1923, a causa di una
gravissima inflazione. La repubblica di Weimar si riprese, ma i germi della crisi finale, che sarebbe
iniziata nel 1930, continuarono a diffondersi. Nonostante l’elevato livello dell’attività culturale, in
vasti strati della popolazione tedesca permaneva l’antisemitismo e molti scienziati, col sostegno dei
politici, propendevano per l’eugenetica, rivolta a migliorare la stirpe. Si apriva così la strada al razzismo. L’ascesa di Hitler, però, era favorita soprattutto dal profondo malcontento condiviso da tutti i
tedeschi, a causa del duro trattamento ricevuto dalla Germania al tavolo della pace.
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unità N2
gli anni della crisi economica: 1929-1932
nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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percorso
Sintesi dell’unità N2
2.1Lo sviluppo degli Stati Uniti
La Gran Bretagna non riuscì a conservare il primato che aveva avuto fino ad allora nell’economia
mondiale, mentre l’altra protagonista, la Germania, si indebolì in maniera catastrofica. La Gran
Bretagna aveva dovuto far fronte a ingenti spese belliche, aveva contratto debiti con gli Stati Uniti e
i crediti con il governo zarista non vennero riconosciuti da quello sovietico. Inoltre, la classe dirigente inglese rimase ancorata a una mentalità aristocratica, ancora diffidente verso l’ideologia dell’industrialismo. Il dollaro si affiancò alla sterlina come moneta di riferimento, in quanto era l’unica
valuta che poteva garantire riserve auree sufficienti per essere convertita. Gli Stati Uniti cominciarono a diventare il centro del mondo capitalistico, attuando un «nuovo imperialismo», basato
sull’industria e sulla finanza.
Gli Stati Uniti conobbero invece un decennio di forte sviluppo, soprattutto nei settori dell’industria automobilistica e delle radiocomunicazioni. La ricchezza del paese crebbe rapidamente. La
società americana costituiva un modello economico per gli altri paesi capitalistici, ma la stessa rapidità della crescita provocava fenomeni che venivano considerati negativamente. Fra questi vi era il
gangsterismo, cioè la criminalità organizzata, che si occupava soprattutto del traffico illegale degli
alcolici.
2.3L’esportazione della crisi
Le banche statunitensi avevano concesso crediti a molti paesi, sicché le difficoltà del sistema bancario degli Stati Uniti si ripercossero nel resto del mondo, provocando fallimenti di banche, restrizioni
del credito e disoccupazione. Le conseguenze della crisi furono particolarmente drammatiche per la
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Sintesi
Nel 1929 era presidente degli Stati Uniti Herbert Hoover, succeduto ad altri due repubblicani, tutti
sostenitori del liberismo assoluto. Verso la fine degli anni Venti il mercato interno divenne saturo:
cioè non era più in grado di assorbire l’offerta. Ma anche il mercato mondiale non offriva sbocchi, a
causa dell’isolazionismo generale. La stessa ricchezza finì col provocare una terribile crisi, infatti
l’abbondanza di denaro aveva favorito gli investimenti speculativi e i prezzi delle azioni erano fortemente saliti. Quando, dal 24 ottobre 1929, una parte degli acquirenti cominciò a vendere le azioni
per realizzare i guadagni, i prezzi scesero, il panico s’impadronì degli altri azionisti che si precipitarono anch’essi a vendere e la borsa di Wall Street crollò. Si verificò allora una serie di reazioni a catena: molte banche fallirono e molte aziende, non potendo più ottenere crediti, furono costrette a
chiudere. La crisi del 1929 provocò un’elevata disoccupazione in molti strati sociali e un lungo periodo di stagnazione economica.
La crisi del 1929 fu seguita dalla Grande Depressione, un periodo di stagnazione economica che
spinse a un ripensamento delle teorie economiche. Artefice di questo ripensamento fu soprattutto
l’economista inglese John Maynard Keynes. Egli sostenne che lo Stato doveva intervenire nell’economia non solo per trovare rimedi alla disoccupazione, ma anche per sollecitare la ripresa del mercato interno. Per ottenere questi risultati Keynes propose un aumento dei lavori pubblici indetti
dallo Stato e la concessione di crediti a basso interesse, che favorivano l’occupazione e dunque accrescevano il numero dei consumatori. Ma Keynes era contrario a uno Stato che assumesse le funzioni dei capitalisti privati, piuttosto lo concepiva come correttore degli squilibri dovuti a un’economia priva di regole.
Keynes teneva conto dell’esperienza del New Deal (Nuovo corso), promosso dal presidente degli
Stati Uniti eletto nel 1932, il democratico Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt era riuscito ad alleviare le conseguenze che la crisi aveva avuto sugli strati popolari con la promozione di lavori pubblici,
con la concessione di crediti agli agricoltori e con la regolamentazione della borsa e delle attività bancarie.
Nel settore industriale si cercò un rimedio alla disoccupazione riducendo l’orario di lavoro, che
per gli operai fu fissato a 36 ore settimanali. Vennero attuate anche riforme di carattere sociale, attraverso l’istituzione di un sistema pensionistico per la vecchiaia e per l’invalidità (Social Security
Act, 1935). Grazie al New Deal gli USA poterono evitare una grave crisi sociale e avviarsi faticosamente sulla strada del risanamento economico.
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2.2Il crollo della borsa di Wall Street e la ripresa
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gli anni della crisi economica: 1929-1932
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...................... Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Germania, che aveva fatto ampio ricorso al credito statunitense. In Francia, come in Gran Bretagna,
gli effetti della crisi furono meno gravi, poiché il mercato estero era costituito anche dai possedimenti coloniali. In Italia furono ridotti stipendi e salari. Nel Sudamerica la crisi del 1929 arrestò lo
sviluppo degli anni Venti, fondato essenzialmente sulle esportazioni. Proprio in questi anni il Sudamerica passò dalla sfera di influenza economica dei paesi europei a quella degli Stati Uniti.
Dopo il 1929 si verificò una nuova contrazione del mercato mondiale (ce n’era stata un’altra nel
corso della Grande guerra e nell’immediato dopoguerra). In molti paesi si affermò la tendenza
all’autosufficienza economica, per rendere meno stretti i rapporti con il mercato mondiale e meno
forti i contraccolpi di altre eventuali crisi. Questa tendenza, che venne adottata soprattutto dai regimi fascisti, in Italia prese il nome di autarchia. Ma proprio l’Italia incontrò molte difficoltà, non disponendo di sufficienti materie prime.
2.4L’economia italiana negli anni Trenta
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Sintesi
In quegli anni il fascismo si pose come «terza via» fra il capitalismo e il comunismo, ma questa fu più
un’aspirazione che una realtà. L’economia rimase capitalistica. L’intervento dello Stato fu attuato
attraverso l’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale) sul piano industriale e l’IMI (Istituto mobiliare italiano) su quello finanziario. Il governo fascista intervenne anche nell’agricoltura, con l’aumento dei dazi sulle importazioni dei cereali. Venne iniziata la «battaglia del grano», con lo scopo di
aumentare la produzione cerealicola in modo tale da rendere l’Italia autosufficiente. Si intraprese
una «bonifica integrale» dei terreni paludosi: di notevole importanza fu quella delle paludi Pontine.
2.5I «piani quinquennali» dell’URSS
L’Unione Sovietica riuscì a evitare la crisi e le sue conseguenze grazie ai «piani quinquennali», con i
quali lo Stato assunse il controllo assoluto dello sviluppo economico, indirizzandolo verso il potenziamento dell’industria pesante. L’economia sovietica fu così sottoposta a uno sforzo eccezionale,
che, come ammonì Bucharin, comportava gravi conseguenze per il livello di vita della popolazione.
Mentre, infatti, nell’industria si ottennero risultati di grande rilievo, le condizioni dell’agricoltura
peggiorarono nettamente. Inoltre, la trasformazione di migliaia di contadini in operai provocò una
sorta di «ruralizzazione delle città», con conseguenze economiche negative. Il successo dell’economia sovietica in quegli anni divenne uno scomodo confronto per tutti i paesi capitalistici colpiti dalla crisi, facendo passare in secondo piano la politica repressiva di Stalin.
2.6Le conseguenze politiche della crisi del 1929
Le conseguenze della crisi del 1929 non furono solo economiche, ma anche politiche. La prima conseguenza fu la crisi del liberalismo con un rafforzamento del nazionalismo e del militarismo, soprattutto in Giappone e in Germania. Si può dire, in realtà, che gli effetti della crisi del 1929 aprirono la
strada alla conquista del potere da parte di Hitler. In alcuni paesi europei vi fu anche un rafforzamento dell’autoritarismo: nel 1932, ad esempio, Antonio Salazar divenne primo ministro del Portogallo, ma nel 1933 trasformò lo Stato in una dittatura.
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