Sintesi dellTunità H1 - Zanichelli online per la scuola

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unità H1
un periodo di pace
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percorso
Sintesi dell’unità H1
1.1La belle époque
Dalla guerra franco‑prussiana al 1914 l’Europa attraversò un lungo periodo di pace, caratterizzato
da un forte sviluppo economico e culturale. Questo periodo venne chiamato belle époque ed ebbe i
suoi centri soprattutto nelle città di Parigi e di Vienna. Con la belle époque la musica uscì dai teatri,
nacquero il café concert e il cabaret, che realizzarono una sorta di socializzazione del divertimento.
Dal punto di vista artistico il fenomeno più importante di questo periodo fu la nascita dell’art nouveau, con la quale venne rinnovato il linguaggio dell’architettura e dell’arte decorativa. Durante la
belle époque furono organizzate le esposizioni universali, che rappresentarono un’occasione per la
celebrazione del progresso.
1.3 Conflitti politici e sociali in Francia dopo la Comune
In Francia si verificarono forti conflitti politici e sociali. Nel 1889 il generale Boulanger cercò di
conquistare il potere, per attuare un programma di estrema destra, ma non vi riuscì. Nel 1894 scoppiò l’«affare Dreyfus»: un capitano dell’esercito di famiglia ebraica, Dreyfus, venne ingiustamente
accusato di spionaggio e ciò provocò una vasta mobilitazione delle sinistre in sua difesa. Lo scrittore
Émile Zola, infatti, scrisse un articolo indirizzato al presidente della repubblica, intitolato J’accuse,
in cui rivolse una serie di accuse contro i colpevoli della condanna del capitano. Solo nel 1906 l’innocenza di Dreyfus fu riconosciuta da un tribunale. Negli ultimi anni dell’Ottocento furono approvate
in Francia alcune importanti riforme: l’istruzione elementare obbligatoria e il riconoscimento della
legittimità dell’azione sindacale. Grazie a quest’ultimo provvedimento nacque, nel 1895, la Confédération Générale du Travail (Confederazione generale del lavoro).
1.4La Russia
Il malcontento degli strati più poveri della popolazione russa venne interpretato da Michail Bakunin, che incitava alla violenza rivoluzionaria, e da alcune organizzazioni terroristiche, una delle quali, nel 1881, uccise in un attentato Alessandro II. Il suo successore, Alessandro III, favorì la diffusione del panslavismo e combatté duramente tutti i movimenti rivoluzionari. Il nuovo zar discriminò in
particolar modo gli ebrei, alimentando i sentimenti antisemiti, già molto forti in Russia, e favorendo
un consistente aumento dei pogrom. La crescita industriale determinò la formazione di un proletariato urbano, che offrì una vasta base sociale alla nascita e allo sviluppo del Partito socialdemocratico russo, fondato nel 1898. Gli interessi dei contadini erano difesi dal Partito socialista rivoluzionario, nato nel 1902, e dai populisti, i quali ritenevano che i contadini formassero una classe potenzialmente rivoluzionaria. Il panorama politico russo era completato da un movimento liberale, che
aveva come obiettivo l’instaurazione di un regime parlamentare, e dal movimento democratico rivoluzionario, che trovò adesioni soprattutto fra gli intellettuali. Un altro movimento politico‑culturale di quegli anni fu il nichilismo, che negava tutti i valori della società e sosteneva l’individualismo
assoluto.
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Sintesi
Dopo la vittoria sulla Francia nacque in Germania l’Impero tedesco, chiamato anche Secondo Reich,
che vide la Prussia e gli stati della Confederazione tedesca unirsi in una federazione con a capo un
imperatore. Nella struttura federale del Secondo Reich ogni Stato mantenne le sue istituzioni. Il
potere legislativo era diviso fra due assemblee: il Reichstag, eletto a suffragio universale, rappresentava tutti i cittadini; il Bundesrat rappresentava i singoli Stati.
Il primo imperatore fu il re di Prussia, Guglielmo I. Protagonista della vita politica dell’Impero
tedesco continuò a essere Otto von Bismarck, che lo era già stato della Prussia. Bismarck dovette
fronteggiare prima l’opposizione dei cattolici del Centro (Zentrum) contro i quali attuò il Kulturkampf, e poi quella dei socialisti, riuniti dal 1875 nel partito socialdemocratico, che ben presto diventarono per il cancelliere il pericolo maggiore. Per contenerne l’avanzata, Bismarck promosse
una politica di assistenza e di previdenza sociale.
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1.2L’Impero tedesco
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l’italia dal 1871 al 1900
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sintesi dell’unità H2
2.1La costruzione della nazione
Le differenze dovute alle diverse tradizioni culturali trovavano un luogo di conciliazione nell’esercito. Un altro avrebbe potuto essere costituito dalla scuola, ma quello dell’istruzione costituiva uno
dei più gravi problemi. L’analfabetismo era molto diffuso e la lingua italiana era parlata solo da una
minoranza della popolazione. All’unificazione linguistica d’Italia contribuirono la stampa, il servizio militare e anche la burocrazia, perché molti impiegati si spostarono in regioni diverse da quelle
d’origine. La diffusione dell’idea di nazione tra gli strati popolari, estranei alla tradizione culturale
dotta, fu affidata alle feste celebrative e ai monumenti, in grado di colpire l’immaginario collettivo.
2.2I rapporti con la Chiesa e con i cattolici
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Sintesi
Nonostante le garanzie offerte dal governo italiano, nel 1874 Pio IX, con il decreto Non expedit,
proibì ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche (potevano però votare in quelle amministrative). In questo modo il pontefice impedì in Italia la formazione di un partito cattolico, nonostante la
grande maggioranza della classe dirigente fosse costituita da cattolici. La loro presenza nella vita
civile si realizzò soprattutto attraverso l’Opera dei congressi. La Chiesa non aveva avversato il movimento risorgimentale perché contraria al principio di nazionalità, ma soltanto perché minacciava
il suo potere temporale. In Polonia, per esempio, si era fatta essa stessa sostenitrice di quel principio,
che diventò una bandiera dei cattolici polacchi, contro il dominio dei russi greco-ortodossi
2.3Il risanamento economico e il «triangolo industriale»
Nel 1875, dopo un rigido piano elaborato da Quintino Sella per dare solidità finanziaria al nuovo
Stato, fu raggiunto il pareggio del bilancio dal governo presieduto da Marco Minghetti. I primi finanziamenti per lo sviluppo dell’industria erano stati offerti a Torino dal governo, come compenso
per la perdita del ruolo di capitale. Nei primi decenni di vita unitaria, mentre le attività industriali
del Meridione entravano in crisi, lo sviluppo si concentrò nelle città di Torino, Milano e Genova, che
formarono il cosiddetto «triangolo industriale».
2.4La vita quotidiana
La vita quotidiana era molto diversa per i ricchi e per i poveri: questi mangiavano pane nero e solo
molto raramente la carne. Inoltre, ogni parte d’Italia era caratterizzata da una particolare alimentazione. Le condizioni di vita delle campagne continuavano a essere misere come nei secoli passati.
Nelle città, invece, si notavano maggiori cambiamenti, soprattutto per la diffusione delle case abitate dai borghesi. Nella borghesia, verso la metà dell’Ottocento, si iniziò a diffondere la consuetudine
della villeggiatura. Anche la situazione sanitaria era cattiva: nelle campagne del nord si riscontrava
la pellagra, dovuta alla carenza di vitamine indispensabili, in quelle del sud la malaria, a causa delle
vaste zone paludose; nelle città si diffondevano le malattie epidemiche, a causa del sovraffollamento. Cominciavano anche a essere numerose le malattie professionali, dovute al lavoro in malsani
opifici.
2.5La questione meridionale
Mentre nel nord‑ovest si andava formando il «triangolo industriale» con Milano, Torino e Genova,
le condizioni del Mezzogiorno restavano gravi. A metà degli anni Settanta alcuni uomini politici
moderati, Villari, Sonnino e Franchetti, posero la questione meridionale. Nei loro scritti e nelle loro
inchieste vennero denunciate le difficili condizioni sociali delle masse meridionali, ma anche i vuoti
istituzionali che si erano venuti a creare in queste regioni e che avevano facilitato il rafforzamento
della criminalità, come la mafia, la camorra e il brigantaggio.
2.6La Sinistra storica di Depretis
Alle elezioni parlamentari del 1874 le sinistre ottennero un successo e nel 1876 si formò un governo
della Sinistra, presieduto da Agostino Depretis. Non avendo una solida maggioranza, Depretis, per
potere attuare le riforme promesse, l’allargò attirando in essa deputati di altri partiti e promuovendo così un metodo di governo che fu chiamato «trasformismo». La soluzione trasformistica di Depretis mirava anche all’attenuazione delle differenze territoriali: infatti fece entrare nei suoi governi
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l’italia dal 1871 al 1900
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . un’ampia rappresentanza meridionale, promuovendo allo stesso tempo l’impiego di metodi clientelari al sud. Nel 1877 coloro che si trovavano alla sinistra dello schieramento di governo si staccarono
dalla Sinistra storica e formarono la Sinistra estrema, di idee democratico‑repubblicane. Nel 1878
morì Vittorio Emanuele II e gli succedette il figlio Umberto I. In quello stesso anno morì anche Pio
IX, cui succedette Leone XIII. Fra le più importanti riforme del governo Depretis ci fu quella della
scuola: con la legge Coppino del 1877, infatti, l’istruzione elementare divenne obbligatoria, gratuita
e laica. Nel 1882 Depretis fece una riforma della legge elettorale, che fu modificata in modo da triplicare il numero degli elettori, e instaurò una tariffa protezionistica che avvantaggiava gli industriali del nord e i grandi proprietari di terre del sud.
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percorso
2.7La politica estera di Depretis
In politica estera Depretis ereditò una situazione diplomatica sfavorevole, perché l’Italia era isolata
dalle altre potenze europee e aveva un peso molto scarso sulla scena internazionale. Sul piano diplomatico ci fu l’adesione, nel 1882, alla Triplice alleanza, con la Germania e l’Austria‑Ungheria.
Nello stesso anno il governo italiano iniziò la penetrazione in Africa, ma alla lotta per la conquista
di colonie l’Italia partecipò in misura molto limitata. Nel 1887 ci fu, a Dogali, uno scontro fra le truppe etiopiche e 500 soldati italiani, che vennero facilmente sopraffatti. Nello stesso anno morì Depretis e il governo venne assunto da Francesco Crispi.
2.9Lo «Stato di Milano» e i contrasti tra nord e sud
Negli ambienti lombardi l’ostilità al siciliano Crispi assumeva caratteri antimeridionalistici, alimentati dagli scritti di alcuni antropologi, che davano alla loro analisi della società italiana fondamenti
razziali. Crispi definì polemicamente il movimento lombardo antimeridionale «Stato di Milano»,
come se esso volesse fondare uno Stato autonomo.
2.10La crisi del 1898
Le elezioni del 1897 videro un forte aumento dei voti dell’estrema sinistra, composta da radicali,
repubblicani e socialisti, e una riduzione della maggioranza favorevole al governo, guidato da Antonio Starabba di Rudinì. Il risultato elettorale fu soprattutto espressione del malcontento popolare,
provocato dalla difficile situazione economica. Nel 1898 la crisi si accentuò e scoppiarono violenti
tumulti, particolarmente duri a Milano, dove le truppe uccisero molti dimostranti. Il 21 luglio del
1900, l’anarchico Gaetano Bresci uccise in un attentato Umberto I, per vendicare i manifestanti caduti durante i moti del 1898. Il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III, figlio di Umberto I, comprese
che era necessario abbandonare la politica della repressione e avviare quella delle riforme.
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Sintesi
Francesco Crispi era convinto che l’Italia dovesse iniziare una politica coloniale, come stavano facendo le grandi potenze europee, per ottenere prestigio nel mondo. Nel 1889 Crispi cercò di far penetrare le truppe italiane in Etiopia, partendo dalla base di Assab, acquistata nel 1869 da una compagnia di navigazione, la Rubattino. I contrasti con la destra, dovuti alle alte spese per la politica
coloniale, portarono Crispi, nel 1891, ad abbandonare il governo. Nel maggio del 1892 Umberto I
nominò primo ministro Giovanni Giolitti, che a causa di uno scandalo bancario fu costretto, nel
1893, a dare le dimissioni. Alla caduta di Giolitti il governo venne affidato per la seconda volta a
Francesco Crispi. Fra il 1895 e il 1896 le truppe italiane subirono dagli etiopi durissime sconfitte ad
Amba Alagi e ad Adua: questa disfatta suscitò un’enorme impressione in Italia ed ebbe conseguenze molto pesanti per Crispi, che fu costretto a dimettersi.
L’opposizione alle imprese coloniali di Crispi veniva anche da ambienti lombardi e dai socialisti.
Questi nel 1892 avevano rotto definitivamente con le correnti anarchiche e avevano fondato un
proprio partito, che nel terzo congresso assunse il nome di Partito socialista italiano. Essi combattevano Crispi anche per la sua politica interna di repressione, che raggiunse il culmine nel soffocamento delle rivolte in Lunigiana e in Sicilia (quest’ultima promossa dai Fasci siciliani, un’organizzazione di lavoratori).
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2.8Ascesa e caduta di Crispi
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le società extraeuropee e i nuovi fattori di crisi internazionale
nome .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sintesi dell’unità H3
3.1L’America meridionale e centrale
L’evoluzione politica dei paesi del Sudamerica verso una società pienamente liberale fu lenta. Il Brasile, in seguito alla caduta della dinastia portoghese dei Braganza, si trasformò da impero in repubblica. Anche in Argentina e in Cile si vennero a formare dei regimi parlamentari e, verso la fine dell’Ottocento, sorsero le prime organizzazioni sindacali. Il Messico visse le vicende più drammatiche: i messicani, infatti, dovettero combattere contro gli Stati Uniti per le regioni di confine, che non riuscirono
a conservare e che entrarono a fare parte degli USA come nuovi Stati. Nel 1858 Benito Juàrez, figlio
di indios che era riuscito a diventare avvocato, si mise alla testa delle forze liberali e, dopo tre anni di
guerra civile, diventò presidente. Juàrez cercò di instaurare un regime liberale, attuando riforme dirette a colpire il potere della Chiesa e dei grandi proprietari terrieri. Il nuovo governo messicano dovette fronteggiare l’intervento militare dell’Inghilterra, della Spagna e della Francia, ma nel 1876 il
potere fu conquistato da un generale, Porfirio Diaz, che instaurò un regime militare.
3.2Il Giappone
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Sintesi
Nel 1853 l’arrivo di una flotta statunitense nella baia di Edo ruppe l’isolamento del Giappone. In
seguito furono aperti altri porti a navi di paesi europei. Nel 1868 l’imperatore riacquistò i propri
poteri, che in passato erano stati esercitati dagli shogun e da una sorta di signori feudali, i daimyo.
Iniziò, in questo modo, un periodo definito «rinnovamento Meiji» (illuminato). Nel 1889 il Giappone ebbe una Costituzione, in cui venne ribadito il potere dell’imperatore e la sua sacralità. Fu istituita anche una Dieta, con due camere, una dei Pari, l’altra dei Rappresentanti, ma l’elettorato giapponese consisteva nell’uno per cento della popolazione. L’apertura al mondo esterno non mise in pericolo le strutture istituzionali, politiche e sociali del Giappone, che seppe aprirsi alla modernità conservando le tradizioni. La sua unità lo preservò da ogni dominazione straniera. Intanto il nazionalismo giapponese si stava trasformando in imperialismo: nel 1894, infatti, il Giappone dichiarò guerra
alla Cina, ottenendo l’isola di Taiwan e il riconoscimento dell’indipendenza della Corea.
3.3La Cina e le rivolte contro gli stranieri
La Cina, invece, fu soggetta all’influenza delle potenze europee. L’esercito e la burocrazia cinese si
erano indeboliti e anche la vastità dell’Impero costituiva un elemento di debolezza. La Gran Bretagna con una guerra costrinse la Cina ad accettare l’importazione dell’oppio. I sentimenti xenofobi
provocarono nel 1851 la rivolta contadina dei T’ai‑p’ing, diretta sia contro gli stranieri sia contro
l’imperatore. Nel 1864 la ribellione fu soffocata. Nel 1896 il malcontento prodotto dalla presenza
europea sfociò in un’altra rivolta, chiamata dei boxers. Questi si scagliarono prima contro i missionari e i cinesi convertiti al cristianesimo, poi contro tutti gli stranieri, compresi i giapponesi. Questa
volta il governo non la represse e nel 1900 intervenne un corpo di spedizione formato da europei,
americani e giapponesi, che sconfisse i boxers. Nel 1901 l’imperatrice Ci Xi fu costretta a fuggire e la
Cina divenne un paese semicoloniale.
3.4La crisi dell’Impero ottomano
L’Impero ottomano continuava a indebolirsi, soprattutto nella sua parte europea, dove si apriva un
vuoto che rischiava di mettere in crisi la politica dell’equilibrio. Austria, Germania e Russia sospettavano che una delle tre potenze potesse approfittarne per espandersi nella penisola balcanica. In
essa i popoli assoggettati nei secoli precedenti – serbi, bulgari, romeni – si battevano per l’indipendenza. Le grandi potenze temevano che la dissoluzione dell’Impero potesse procurare troppi vantaggi a qualcuna di loro e cercavano soluzioni diplomatiche. Nel congresso di Berlino del 1878 esse
tentarono di dare un assetto stabile alla regione balcanica. Con esso la Serbia e il Montenegro ottennero l’indipendenza, che in seguito fu riconosciuta anche alla Romania, mentre alla Bulgaria fu
concessa l’autonomia. L’Austria ebbe l’amministrazione della Bosnia‑Erzegovina. Le tensioni, però, non cessarono e la penisola balcanica rimase un pericoloso focolaio di conflitti.
3.5 Due blocchi di alleanze
Le vicende diplomatiche che si svolsero negli ultimi decenni dell’Ottocento e nel primo decennio
del Novecento portarono alla formazione di due blocchi contrapposti: la Triplice alleanza (1882), a
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l’economia, la vita quotidiana e l’emigrazione
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cui aderivano Germania, Austria e Italia, e la Triplice intesa (1907), formata da Francia, Russia e Inghilterra.
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percorso
3.6L’espansionismo tedesco
Guglielmo II, salito al trono nel 1888, si pose l’obiettivo di fare della Germania una grande potenza,
attraverso una politica espansionistica. Nella lotta per il predominio europeo, infatti, la Germania si
presentava come la maggiore rivale della Francia e della Gran Bretagna. Dal 1900 al 1909 fu cancelliere Bernhard von Bülow, che condivise pienamente la linea espansionistica di Guglielmo II e cercò di realizzarla anche sul piano economico, avviando la costruzione di una linea ferroviaria che arrivava fino a Baghdad. L’ideologia espansionistica diede un forte impulso all’industria bellica: dal
1878 fino alla fine del secolo in Germania le spese militari triplicarono.
Sintesi dell’unità H4
4.1La crescita economica
Le banche pubbliche assunsero una funzione sempre più rilevante nella concessione dei crediti e
nell’emissione delle monete. Gli alti funzionari delle banche pubbliche acquistarono così un naturale potere: cominciò a formarsi una tecnocrazia, in cui persone senza grandi ricchezze personali erano in grado di prendere decisioni fondamentali per l’economia.
Nella seconda metà dell’Ottocento si conobbero le crisi dovute alla sovrapproduzione industriale. Nel 1873 la sovrapproduzione nell’industria provocò uno squilibrio tra offerta e domanda e portò a una grave crisi, che colpì soprattutto gli Stati Uniti e la Germania, che erano in una fase di crescente sviluppo. Le crisi dell’età contemporanea, infatti, colpiscono di solito le economie più avanzate, perché nascono dallo stesso sviluppo. Gli economisti elaborarono nuove teorie, che studiavano
l’andamento ciclico dell’economia: le crisi non erano catastrofi improvvise, ma chiudevano un ciclo
di espansione.
Negli Stati Uniti il potere era soprattutto nelle mani degli imprenditori, che a volte possedevano
anche banche: si crearono vere dinastie borghesi, come quella dei Morgan, finanzieri con una posizione preminente nei settori dell’elettricità, dell’acciaio e delle ferrovie, e i Rockefeller, la cui società controllava l’estrazione e la raffinazione degli idrocarburi negli Stati Uniti.
4.2La vita quotidiana in Europa
Non è possibile tracciare un quadro uniforme della vita quotidiana in tutta l’Europa, perché essa
assumeva in ogni paese caratteri specifici. Le differenze tra le condizioni di vita dell’aristocrazia e
della borghesia e quelle delle masse popolari erano molto nette. L’Ottocento non era l’epoca di una
natura ancora incontaminata e nelle città la situazione igienica era cattiva. In Gran Bretagna, il paeIdee per insegnare la storia con
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Sintesi
In Europa non furono combattute guerre, ma tra le grandi potenze, e in particolare tra Francia e
Gran Bretagna, si svolse ugualmente una competizione, che consistette nella creazione di imperi
coloniali. Alla fine dell’Ottocento Gran Bretagna e Francia si accordarono, in funzione antitedesca,
per delimitare le rispettive zone d’influenza. Anche il Belgio partecipò alla competizione coloniale,
con l’occupazione e il feroce sfruttamento del Congo.
Nel 1884‑1885 la conferenza di Berlino cercò di delineare le zone d’influenza in Africa, ma le
tensioni rimasero. La giustificazione ideologica del colonialismo fu chiaramente espressa dallo scrittore inglese Rudyard Kipling nella concezione del «fardello», che l’uomo bianco doveva sostenere
per portare la civiltà a popolazioni selvagge. L’Impero britannico, oltre a estendersi, subì delle importanti modifiche al suo interno: cambiarono i rapporti fra colonie e madrepatria. Il livello di sviluppo raggiunto da alcune colonie, in cui gli immigrati inglesi avevano ormai sostituito la popolazione indigena, rese possibile la loro trasformazione in dominions: ottennero, cioè, l’autogoverno locale. La prima colonia a diventare dominion fu il Canada, nel 1867.
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3.7La competizione coloniale
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l’economia, la vita quotidiana e l’emigrazione
nome .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . se economicamente più avanzato, la nobiltà e l’alta borghesia avevano un tenore di vita molto elevato: l’unica differenza era che i borghesi lavoravano, i nobili vivevano delle loro rendite. Le condizioni di vita della piccola borghesia, invece, erano molto modeste, ma erano comunque nettamente
migliori di quelle della classe lavoratrice, che viveva in case piccole e malsane, prive di acqua e situate spesso in quartieri sordidi.
4.3L’andamento demografico
Verso la metà del XIX secolo la popolazione mondiale superò il miliardo di abitanti. L’incremento
percentuale fu forte soprattutto negli Stati Uniti, grazie alle correnti migratorie provenienti dall’Europa. Nei paesi economicamente progrediti cominciò una fase di transizione tra la vecchia demografia, caratterizzata da alti indici di natalità e di mortalità, e la nuova demografia, caratterizzata da
bassa natalità e bassa mortalità: in questa fase di transizione, in effetti, i progressi della medicina ridussero la mortalità, ma la natalità diminuì solo nelle classi più agiate delle città, perciò la popolazione europea crebbe a ritmi sostenuti. In pochi anni molte città, in Europa, America e Asia, superarono il milione di abitanti.
4.3Il colera
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Sintesi
Nella prima metà dell’Ottocento l’Europa fu colpita dal colera, una malattia a carattere epidemico,
molto meno grave della peste, anche se con una mortalità elevata. Proveniva dall’Oriente e penetrò
in Europa, perché non erano state adottate misure efficaci per prevenire il contagio. Il colera non
colpiva tutti indistintamente: le classi popolari, che vivevano in quartieri sovraffollati e condizioni
igieniche scarse, erano maggiormente esposte alla malattia; come nel Seicento, si diffuse la credenza
che fosse stato propagato da alcuni «untori», per decimare i più poveri. Il colera colpì la Francia, da
dove passò in Italia.
La pressione demografica non diminuì a causa del colera e trovò una valvola di sfogo nell’emigrazione.
4.4 Le grandi migrazioni
Nell’Ottocento, soprattutto negli ultimi decenni, i movimenti migratori coinvolsero milioni di europei, spinti dalla fame o dalla volontà di migliorare le condizioni di vita: una conseguenza di questi
movimenti fu il rafforzamento della presenza europea nel mondo.
Le terre promesse erano il Nordamerica e il Sudamerica, dove esistevano vasti territori non ancora coltivati e scarsamente popolati, e miniere da sfruttare. Gli Stati Uniti, da questo punto di vista,
offrivano le migliori opportunità agli immigrati, grazie allo sviluppo economico e alle maggiori possibilità d’integrazione: la società statunitense, infatti, era già multietnica. Anche in Sudamerica si
ebbe una massiccia immigrazione, cui contribuirono in misura rilevante gli italiani, seguiti dagli spagnoli e dai portoghesi: per integrarsi più facilmente, grazie alla comunanza di lingua e tradizioni, i
portoghesi sceglievano il Brasile, gli spagnoli il Portogallo.
4.4Il Far West
Negli Stati Uniti, nel corso dell’Ottocento, si verificò anche un imponente fenomeno di migrazione
interna e colonizzazione. Inizialmente gli abitanti erano concentrati nelle regioni orientali e meridionali, ma con l’aumento della popolazione moltissimi emigranti, i pionieri, si diressero verso il
lontano ovest (Far West), alla ricerca di nuove terre.
L’avanzata dei coloni fu accompagnata dall’esercito, per piegare la resistenza delle tribù indiane,
che vivevano in quelle regioni. Le terre conquistate erano assegnate dal governo a prezzi molto
bassi, oppure venivano prese con la forza dai cosiddetti squatters, le cui occupazioni vennero poi legalizzate.
4.4L’emigrazione italiana
Gli italiani emigravano soprattutto per trovare lavoro, perché in Italia non riuscivano a vivere. Nel
Nordamerica, in genere, non si spinsero verso l’interno, ma si stabilirono specialmente a New York,
dove diventarono così numerosi che il quartiere da loro abitato fu chiamato Little Italy. L’integrazione non fu facile e spesso gli immigrati restavano divisi per gruppi regionali: col tempo, invece, le
generazioni nate negli Stati Uniti cominciarono a integrarsi, e a considerare quella come la loro patria. Condizioni di vita ancora più dure incontrarono gli italiani che emigrarono nel Sudamerica,
dove si dedicarono al dissodamento e alla coltivazione di terre vergini.
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unità H5
la visione del mondo
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.4 Vantaggi e costi sociali delle grandi migrazioni
H
percorso
Le grandi migrazioni giovarono all’economia sia dei paesi di origine sia di quelli che accolsero gli
immigrati. Senza di esse non sarebbe stato possibile lo sviluppo accelerato degli Stati Uniti, dell’Argentina, del Brasile, dell’Australia, della Nuova Zelanda: senza la manodopera europea alcuni di
questi paesi non sarebbero potuti diventare fornitori di cereali e carne per l’intero mercato mondiale. Inoltre, i paesi di origine traevano un vantaggio dall’alleggerimento della pressione demografica
e dalle rimesse di denaro inviate dagli emigranti alle famiglie.
Gli immigrati, inoltre, potevano trovare un lavoro e conoscere nuove culture, ma subivano anche
gli effetti di un traumatico distacco dalle terre d’origine, che spesso si spopolavano, a causa della
partenza dei giovani.
4.5L’Asia e l’Africa
Sintesi dell’unità H5
5.1, 5.2Il positivismo
La seconda metà dell’Ottocento vide affermarsi una visione della società fondamentalmente ottimistica, soprattutto a opera di positivisti come Comte, il quale sosteneva che la società era in continua evoluzione. L’idea di progresso si diffuse presso un pubblico molto vasto anche a opera di scrittori come Jules Verne. Un simbolo del progresso fu costituito dalle ferrovie, in cui la forza del vapore appariva come una potenza autonoma dalla natura e in grado di avere la meglio su di essa. Al
positivismo si opposero in Italia sia il marxismo di Antonio Labriola sia l’idealismo di Benedetto
Croce. Quest’ultimo affermava il primato della filosofia sulla scienza e dello spirito sulla natura, ma
il suo conservatorismo rimase sempre liberale. Anche Gaetano Mosca fu un conservatore liberale.
Egli espose la teoria delle élites, cioè dei gruppi organizzati che formano la classe di governo e che
esercitano il potere in ogni forma di società. A questa teoria si ispirò anche il sociologo Vilfredo
Pareto.
5.3L’evoluzionismo
Uno dei due curatori dell’Encyclopédie, Dénis Diderot, introdusse il concetto di trasformazione
nelle scienze naturali. La scienza ebbe un’immediata influenza sulla visione del mondo, con le ricerche di Lamarck e soprattutto di Darwin sull’evoluzione della specie, per le implicazioni che esse
avevano anche sull’origine dell’uomo. Darwin attribuiva la diversità delle specie alla selezione naturale: sopravvivevano gli individui che si adattavano meglio alle condizioni ambientali. Negli ambienti protestanti furono contrapposti all’evoluzionismo il creazionismo e il progressionismo, mentre la Chiesa cattolica, con il Sillabo, si opponeva a tutte le concezioni filosofiche e scientifiche moderne. Il darwinismo trovò un’applicazione anche nello studio della società: il filosofo inglese Spencer sostenne che in essa sopravvivevano solo i più adatti.
5.4 Paleontologia e genetica
La teoria dell’evoluzione fu appoggiata o combattuta utilizzando le scoperte della geologia e di una
sua branca, la paleontologia, che diedero vita ad appassionate discussioni. Il fondatore della paleontologia, Georges-Leopold Cuvier, sosteneva, ad esempio, che i cambiamenti delle specie erano proIdee per insegnare la storia con
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Sintesi
didattica
su misura
L’Asia e l’Africa non furono meta di importanti correnti migratorie: l’Africa presentava condizioni
climatiche sfavorevoli, mentre l’Asia era già molto popolata. La popolazione asiatica, grazie all’elevata natalità, ebbe un incremento, variabile da paese a paese. In Cina, per esempio, la natalità era
molto alta, ma il paese fu colpito da una serie di catastrofi naturali. Anche in Africa la popolazione
aumentò, grazie all’altissima natalità, che consentiva di recuperare le perdite dovute alle malattie e
alla povertà. Alcuni politici europei proponevano di creare in Africa colonie di popolamento, per
alleggerire la pressione demografica in Europa, ma soltanto in Algeria ci fu un forte afflusso di coloni, dalla Francia.
percorso
H
unità H5
la visione del mondo
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . vocati da cause esterne, come le catastrofi naturali. Il geologo Charles Lyell, invece, sosteneva che i
mutamenti osservati negli strati geologici erano dovuti agli agenti naturali, che modificavano continuamente la crosta terrestre, e non a eventi catastrofici. Rimase nell’ombra, per il momento, la genetica, con la geniale scoperta, da parte di Gregor Mendel, dell’importanza dell’ereditarietà dei caratteri.
5.5Lo studio dei microrganismi
La dimostrazione dell’infondatezza della generazione spontanea, data già nel Seicento da Francesco Redi, aprì la strada allo studio dei microrganismi, che cominciò a essere effettuato nella seconda
metà dell’Ottocento grazie all’uso del microscopio. Louis Pasteur osservò per primo i batteri e Roberto Koch, dopo avere individuato quello del carbonchio, proseguì le sue ricerche, scoprendo anche quello della tubercolosi. I progressi nel campo batteriologico portarono all’introduzione di
maggiori misure igieniche nella chirurgia, contribuendo alla riduzione della mortalità tra i pazienti
operati. Edward Jenner, inoltre, scoprì la possibilità di rinforzare le difese del corpo umano contro
le malattie grazie alla vaccinazione.
5.6Il socialismo, l’anarchismo e le teorie di Marx ed Engels
didattica
su misura
Sintesi
126
Il francese Proudhon, celebrò «l’anarchia sociale», cioè il trionfo dell’individualismo politico ed
economico, nell’ambito, però, di una nuova legalità. Contro il socialismo utopistico polemizzarono
Marx ed Engels, che si proposero non d’immaginare una società ideale, ma di studiare scientificamente quella capitalistica, in modo da identificarne gli elementi che l’avrebbero messa in crisi, consentendo così la nascita del comunismo. Nel 1848, infatti, Marx ed Engels pubblicarono il Manifesto
del partito comunista, in cui venne messa in rilievo l’importanza della lotta di classe. Negli anni successivi Marx approfondì la sua teoria, fino ad essere considerato il fondatore del «socialismo scientifico».
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