La morfina era inutile grazie alla cannabis ho sconfitto il

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02/01/2016
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LA TESTIMONIANZA
"La morfina era inutile grazie alla cannabis ho sconfitto il dolore "
MICHELE BOCCI
"La morfina era inutile grazie alla cannabis ho sconfitto il dolore" A PAGINA III «LA MIA vita è cambiata da
quando ho incontrato la cannabis». Renzo ha 65 anni, vive in provincia di Firenze ed è uno dei tanti malati
toscani che usano la marijuana. Una delle parole che usa più spesso durante la conversazione, è farmaco,
a sottolineare come la sostanza che assume attraverso decotti oppure in gocce è esattamente uguale alle
altre che si trovano dentro pasticche, sciroppi e cerotti. Si tratta di un principio attivo come tanti altri. Per lui
però è meglio, nel senso che funziona molto di più, tanto da avergli cambiato la vita. «Mi sono ammalato
nel 2013, mieloma multiplo - racconta l'uomo - Un tumore che tra l'altro mi ha provocato gravi danni alla
colonna vertebrale. La diagnosi è arrivata proprio per i sintomi, ero praticamente paralizzato dal dolore
quando mi hanno ricoverato al Cto di Firenze, non potevo camminare, stavo già pensando di adattare casa
mia alla carrozzina». Il primo trattamento del dolore di Renzo è stato fatto dal centro specializzato che si
trova all'interno del policlinico fiorentino, dove hanno usato la morfina. «Praticamente ho provato tutti i tipi e
i dosaggi dei farmaci a base di questa sostanza ma nessuno andava bene.
Mi ripresentavo all'ambulatorio più o meno ogni tre settimane per tentare una nuova terapia». Il dolore
continuava, in più arrivavano gli effetti collaterali importanti quando si ha a che fare con questo tipo di
sostanze. «Se finivo in astinenza comparivano irascibilità, irrequietezza, piangevo per niente - racconta
Renzo - È andata avanti così per un anno». Sono stati i figli a trovare su internet informazioni sulla
proprietà anti dolorifiche dell'uso terapeutico della cannabis e hanno suggerito al padre di cercare in
Toscana un centro che la prescrivesse. «A Careggi però mi dicevano che più potente della morfina non c'è
nulla, quindi era inutile fare altri tentativi. La svolta è arrivata quando mia moglie ha letto un articolo
sull'Informatore della Coop, dove si parlava di un centro a Pisa che faceva le prescrizioni. Così abbiamo
preso un appuntamento». Renzo non credeva che la situazione sarebbe cambiata. Durante il viaggio verso
Pisa, sdraiato dietro in macchina, diceva alla moglie che si trattava di un tentativo inutile. E invece è stata la
svolta. «Era il giugno del 2014 - racconta ancora - All'inizio mi hanno prescritto 28 milligrammi al giorno. Li
usavo per fare i decotti». Si tratta di mettere i fiori della cannabis in 200 ml di acqua fredda con qualche
goccia di latte, farli bollire per 15 minuti e poi bere.
«Ho iniziato a prenderla la sera prima di andare a letto, visto che all'inizio mi dava sonnolenza. I benefici
sono stati subito enormi, mi ha fatto passare il dolore, dormire, mi ha permesso con il tempo di tornare a
guidare la macchina e quindi di non essere più dipendente dalla mia famiglia». Renzo è tornato a Careggi,
al centro di terapia del dolore, dove gli hanno fatto un piano terapeutico e lo hanno mandato al laboratorio
galenico di Santa Maria Nuova per ritirare il farmaco. Intanto, piano piano, ha smesso di usare antidolorifici
vari e morfina, che non può essere interrotta improvvisamente, altrimenti possono esserci forti effetti
collaterali. «Vado una volta al mese, con la ricetta del medico di famiglia basata su quanto richiesto a
Careggi, la dottoressa Ruffino adesso mi prepara un olio che è molto più comodo da assumere perché
basta mettere le gocce in un cucchiaino. Soprattutto quando mi sposto è assai più pratico.
Ora il mio dosaggio è di 150 milligrammi al giorno, assunti in tre volte. E se mi scordo, ad esempio dopo
aver pranzato, di assumere il farmaco, la sera sento che tornano dolori alla schiena e alle gambe. Quando
viaggio ho sempre con me una certificazione dell'oncologia di Careggi in cui si attesta l'uso di farmaci a
base di cannabis e il piano terapeutico perché se, ad esempio all'aeroporto, mi fermassero mi troverebbero
addosso una sostanza stupefacente, anche se in confezioni preparate dall'azienda sanitaria».
Visto come stanno andando le cose, Renzo è logicamente grato al sistema toscano. «La nostra sanità
funziona - dice - La decisione di aprire alla cannabis è stata fantastica, se funzionasse come su di me
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016
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anche solo nella metà delle persone che la prendono potremmo già considerare i risultati eccezionali».
Foto: L'OLIO Renzo mostra i due modi con cui assume la cannabis: l'olio (a destra), che ultimamente usa di
più perché più pratico, e il decotto (a sinistra)
02/01/2016
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Santa Maria Nuova ha distribuito 6 kg di marijuana
(mi.bo.)
IL primo centro italiano per numero di pazienti trattati con la cannabis si trova a Firenze, dentro Santa Maria
Nuova. Il laboratorio galenico dell'ospedale del centro quest'anno ha utilizzato qualcosa come 6 chili di
inflorescenze di marijuana, necessari a trattare circa 160 pazienti prevalentemente afflitti da dolore
neuropatico. Nessuno nel nostro Paese fa tanto lavoro come lo staff diretto dalla dottoressa Irene Ruffino.
Del resto la Toscana è stata la prima regione che, anche grazie alla lunga battaglia dell'allora consigliere
regionale del Pd Enzo Brogi, ha fatto una normativa per aprire e regolamentare l'uso terapeutico della
cannabis. Esistevano già in commercio farmaci a base di alcuni dei principi attivi della canapa, ma nessuno
è ritenuto efficace come la pianta stessa, almeno per certi pazienti.
Le inflorescenze partono da Santa Maria Nuova sotto forma di cartine che si usano per fare decotti o di
estratto, e vanno in tutto il territorio della Asl di Firenze. Può essere lo specialista di un reparto a richiedere
il trattamento per un suo paziente oppure un centro specializzato nella cura del dolore, che prepara un
piano terapeutico in base al quale il medico di famiglia fa le prescrizioni. La dottoressa Ruffino si occupa di
consegnare ai malati il dosaggio stabilito, che può andare da 50 fino a 300 milligrammi al giorno, cioè 0,3
grammi. Ovvio che gli effetti non siano per tutti uguali ma da quando il laboratorio galenico ha iniziato a
dispensare la cannabis, nel marzo del 2014, e i pazienti erano 26, nessuno ha interrotto il trattamento. E
anzi l'aumento dei malati che si recano al piano terra dell'ospedale è stato esponenziale. Segno che per la
gran parte delle persone gli effetti sono comunque positivi. Per l'anno prossimo si prevede quindi un
ulteriore aumento dei trattamenti, cosa che comporterà acquisti ancora superiori di cannabis e un impegno
maggiore del laboratorio galenico, che potrebbe aver bisogno di rinforzare l'organico. La struttura non si
occupa ovviamente solo di cannabis ma prepara farmaci per molte altre patologie, anche pediatriche.
La Asl di Firenze al momento compra la cannabis presso produttori olandesi, a circa 15 euro al grammo.
Oltre ad essere una strada abbastanza costosa, spesso ha problemi di distribuzione che interrompono
l'approvvigionamento. Anche per questo, e visto che con il tempo è cresciuto il numero delle Regioni che
hanno seguito le orme della Toscana, già da tempo i ministeri della Salute e della Difesa hanno siglato un
accordo per produrre in Italia la cannabis per uso terapeutico, nello Stabilimento farmaceutico militare di
Firenze. Le attività sono già iniziate alcuni mesi fa, ed è stato fatto un primo raccolto di natura sperimentale.
Intorno ad aprile dovrebbero arrivare invece le prime inflorescenze made in Italy, che costeranno molto
meno, anche un terzo, di quelle acquistate all'estero e non daranno problemi di continuità distributiva.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016
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I NUMERI È IL PRIMO CENTRO ITALIANO
04/01/2016
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Cure palliative : cabina di regia
Cure palliative: cabina di regia
Creato l'organismo che si occuperà del coordinamento tra le reti
TRENTO Cure palliative e terapia del dolore: arriva l'organismo di coordinamento. In provincia di Trento, in
attuazione della normativa nazionale, sono già esistenti e operative: la Rete per le cure palliative, la Rete
per la terapia del dolore e la Rete di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, istituite con appositi
provvedimenti dall'Azienda sanitaria. Da oggi, in base a quanto stabilito dalla giunta provinciale, viene
costituito un organismo provinciale di coordinamento fra le reti esistenti. «La normativa - spiega l'assessore
alla salute e politiche sociali, Luca Zeni - tutela e garantisce il diritto del cittadino ad accedere alle cure
palliative e alla terapia del dolore nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, al fine di assicurare il
rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute, l'equità nell'accesso
all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza». All'attuazione di questo specifico ambito di
assistenza, concorrono infatti, oltre all'Azienda provinciale per i servizi sanitari, anche altri soggetti quali, ad
esempio, il settore sociale degli enti locali e le organizzazioni no profit del cosiddetto terzo settore.
L'organismo di coordinamento è una vera e propria "cabina di regia" provinciale che garantisce indirizzo,
raccordo operativo e monitoraggio, con il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori che concorrono
al funzionamento del sistema delle cure palliative e della terapia del dolore. «L'obiettivo - spiega l'assessore
Zeni - è quello di garantire la continuità assistenziale del malato dalla struttura ospedaliera al suo domicilio
in modo coordinato, affinché i singoli contesti organizzativi della rete, ovvero hospice, assistenza
domiciliare, ospedale, possano interagire fra loro in tutte le fasi della malattia, con particolare riferimento
alle fasi avanzate e terminali, per dare tutto il supporto necessario non solo ai malati, ma anche ai loro
familiari». Tra le funzioni di questo organismo: formulare proposte all'assessorato per la concreta
realizzazione, per lo sviluppo e per il miglioramento continuo delle reti; proporre strumenti di controllo della
qualità delle prestazioni erogate; elaborare proposte di specifici programmi di formazione continua degli
operatori delle Reti;promuovere e monitorare l'attività di ricerca su cure palliative e terapia del dolore.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016
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Cure palliative : cabina di regia Creato l'organismo che si occuperà del coordinamento tra le reti
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Dolore cronico: tormento per una persona su quattro
I nuovi rimedi soltanto adesso registrano un trend di crescita in Italia
C ATANIA . ll dolore cronico costituisce un problema dall'enorme impatto sanitario, sociale e economico.
Secondo quanto reso noto nel corso dell'ultimo congresso sul dolore della EuropeanPainFederation (EFIC),
tenutosi a settembre a Vienna, a soffrirne sono circa 80 milioni di europei, con una spesa che, sommando i
costi sanitari e quelli indiretti dovuti ai giorni lavorativi persi, va dall'1,5 al 3% del prodotto interno lordo del
Vecchio Continente. In Italia (tra i primi Paesi europei per prevalenza del problema), il dolore cronico
affligge 1 persona su 4, interessando nel complesso quasi 15 milioni di connazionali, di cui circa 1.300.000
solo in Sicilia. I disturbi osteoarticolari - mal di schiena in particolare - sono oggi riconosciuti come le cause
principali di dolore cronico non oncologico: ne rappresentano oltre il 60% dei casi. Alla luce di simili dati, si
comprende come il trattamento del dolore rappresenti un'importante sfida da vincere. Per garantire a tutti i
cittadini un adeguato trattamento del problema, l'Italia è stata tra i primi Paesi al mondo a dotarsi di una
legge specifica, la Legge 38/2010 che, nel Marzo 2010, ha segnato una svolta epocale. Tra le innovazioni
introdotte dalla normativa, la semplificazione nella prescrizione dei farmaci oppioidi, medicinali che
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le Linee Guida internazionali indicano come i più
appropriati per il trattamento delle forme di dolore moderato-severo. Si tratta di farmaci dalla spiccata
azione antidolorifica; utilizzati in maniera adeguata, oltre ad essere più efficaci di altre opzioni terapeutiche,
che nel lungo periodo possono danneggiare lo stomaco (come gli antinfiammatori), sono anche più
maneggevoli, efficaci e sicuri. Possono essere utilizzati con buoni risultati, non soltanto nei malati di tumore
ma anche nei pazienti affetti da forme dolorose di natura non oncologica e negli anziani. In virtù della
semplificazione prescrittiva prevista dalla Legge 38, negli ultimi anni l'impiego degli oppioidi in Italia ha fatto
finalmente registrare un trend di crescita, anche se, considerando i bassi valori di partenza, l'Italia resta
tuttora ancora oggi agli ultimi posti in Europa per consumo pro-capite. L'atteggiamento oppiofobico e i timori
spesso infondati nei confronti di questi farmaci rischiano spesso di creare un allarmismo ingiustificato, che
finisce per stigmatizzare opzioni terapeutiche in realtà efficaci e sicure. A. TOR.
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l'intervista
L'esperto: «Nessun preconcetto nei confronti degli oppioidi »
Se utilizzati in maniera adeguata, i farmaci non determinano dipendenze. Come per tutti gli analgesici, è
molto importante stabilire la dose più efficace per ogni individuo
ANGELO TORRISI
u taluni aspetti controversi della terapia del dolore cronico abbiamo sentito il parere di uno studioso della
materia: il prof. Carmelo Scarpignato, docente di Farmacologia clinica presso il dipartimento di Medicina
sperimentale nell'Università di Parma. Professore: come si può curare il dolore cronico? «Contrariamente al
dolore acuto, che è di breve durata e si esaurisce quando cessa l'applicazione dello stimolo (ad esempio il
dolore postoperatorio), quello cronico è un dolore che si prolunga per più di 6 mesi. È spesso un sintomo
che diventa malattia. Anche se la causa del dolore viene rimossa, il dolore a volte permane. Una corretta
diagnosi (dolore nocicettivo o neuropatico) è essenziale, prima di iniziare una terapia a lungo termine. I
farmaci antinfiammatori non steroidei e il paracetamolo rappresentano il primo gradino della cosiddetta
"scala analgesica" dell'OMS. A parte i loro effetti indesiderati a livello del rene e dell'apparato
gastrointestinale e cardiovascolare, la loro efficacia nel dolore cronico è modesta. Utilizzati in maniera
adeguata, gli oppioidi - oltre ad essere più efficaci - sono anche più maneggevoli». Chi può fare ricorso ai
farmaci oppioidi e per quali forme dolorose possono essere utili? «In pratica, tutti i pazienti con dolore
moderato e severo possono - con poche eccezioni - far ricorso agli oppioidi. Ci sono poche vere
controindicazioni, che possono essere assolute, e quindi far ritenere sempre dannosa la somministrazione,
oppure relative, ovvero tali da rendere possibile la somministrazione di oppioidi sotto assoluta e stretta
sorveglianza medica. Una controindicazione assoluta è, ad esempio, l'ipersensibilità (peraltro molto rara)
verso i farmaci oppioidi. Gli oppioidi sono controindicati in presenza di depressione respiratoria, occlusione
intestinale, asma bronchiale e broncopatia cronica ostruttiva. Non sono consigliati in gravidanza e durante
l'allattamento, nei soggetti che assumono particolari farmaci antidepressivi (i cosiddetti inibitori delle
monoaminossidasi) e negli alcolisti». Come agiscono questi farmaci? Sono efficaci? «I farmaci oppioidi
agiscono a livello del sistema nervoso centrale innalzando la soglia percettiva del dolore e riducono al
tempo stesso la componente emotiva che accompagna ogni sindrome dolorosa. È stato recentemente
scoperto che gli oppiacei sono in grado non solo di alleviare il dolore, ma anche di cancellarne la memoria
dal midollo spinale. Una scoperta interessante, che aggiunge un tassello in più nella comprensione dei
meccanismi che si innescano nel caso delle dolore cronico. La risposta ai farmaci oppioidi varia in rapporto
alle diverse sindromi e ai diversi tipi di dolore. Così nell'ambito del dolore nocicettivo, la risposta varia in
rapporto alla sede dei recettori coinvolti e in rapporto al movimento: il dolore viscerale (dolore localizzato
più profondamente) e il dolore continuo, indipendente dal movimento (del resto caratteristico del dolore
viscerale) rispondono bene agli oppioidi, mentre il dolore somatico, quello incidente (presente al
movimento) ed il dolore infiammatorio necessitano di più alte dosi di farmaco per essere dominati. Alcune
forme di dolore neuropatico possono rispondere agli oppioidi. Tuttavia, in presenza di lesioni delle vie o dei
centri nervosi, il dolore è generalmente refrattario a questa classe di farmaci». I medicinali oppioidi sono
sicuri o, assumendoli, i pazienti corrono il rischio di andare incontro a dipendenza? «Come per tutti gli
analgesici, è molto importante stabilire la dose più efficace per ogni individuo: si comincia di solito con una
dose bassa, che è aumentata gradualmente fino a raggiungere il migliore controllo del dolore possibile.
L'uso improprio degli oppioidi può condurre, con il passare del tempo, all'instaurarsi di cambiamenti nel
cervello, che interferiscono con le sue normali funzioni e portano alla cosiddetta "dipendenza da oppioidi".
Tale condizione, caratterizzata dall'ansia provocata dall'intenso e insopprimibile desiderio di oppioidi
(craving), dal dolore fisico e dal disagio dovuto ai segni e sintomi da astinenza, è definita
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una malattia mentale di lunga durata. La
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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 05/01/2016
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dipendenza è, di fatto, un evento molto raro, soprattutto nei malati oncologici. La tossicodipendenza, che
può verificarsi con qualunque farmaco, è caratterizzata dall'incoercibile bisogno di far uso continuato di
sostanze psicotrope nonostante i problemi di tossicità. Qualunque classe di farmaci (lassativi, ansiolitici,
ecc.) può generare una dipendenza psicologica, specialmente nei soggetti che li usano senza una reale
necessità. L'Italia è uno dei paesi industrializzati in cui gli oppioidi sono meno utilizzati, soprattutto a causa
del persistere di alcuni pregiudizi infondati. È bene, quindi, sottolineare che, quando utilizzati correttamente
a scopo terapeutico per la terapia del dolore, questi farmaci generano molto raramente dipendenza. Uno
studio ha dimostrato un'incidenza di dipendenza dello 0.03% (4/11.482) in pazienti senza precedente
abuso di oppioidi». Professore: a volte si sente parlare di casi di abuso di oppioidi, soprattutto negli Usa. È
un problema anche italiano? Ci sono formulazioni che possano evitare o limitare questo rischio? «Secondo
una ricerca recente, negli Stati Uniti l'abuso di oppioidi oscilla tra il 21 ed il 29%. In Italia mancano analisi
adeguate, ma il fenomeno è certamente molto meno frequente, con una prevalenza di circa 1.0%. L'ente
regolatorio statunitense (FDA) ha dettato delle linee guida su come sviluppare formulazioni di oppioidi, in
grado di limitarne l'abuso. Fra queste le formulazioni che - insieme al farmaco (agonista) - contengano
anche un antagonista degli oppioidi, come ad esempio l'associazione oxicodone/naloxone, presentano il
doppio vantaggio di possedere delle proprietà "deterrenti" e di essere meglio tollerati. La formulazione a
rilascio ritardato di naloxone è infatti in grado di antagonizzare gli effetti periferici degli oppioidi (come la
stipsi e la nausea), senza interferire con quelli centrali (come l'analgesia) ».
Foto: CARMELO SCARPIGNATO docente di Farmacologia clinica presso il dipartimento di Medicina
sperimentale Università Parma
06/01/2016
Pag. 13
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Nuovi protocolli d'integrazione con gli ospedali e consulenza telefonica h24 del medico per la continuità
assistenziale
PERUGIA - La Usl Umbria 1 sta avviando il processo di potenziamento e riorganizzazione del servizio di
cure palliative domiciliari per tutte quelle persone affette da patologie ad andamento cronicoevolutivo, come
ad esempio quelle tumorali, per le quali non esistono terapie ovvero sono inadeguate o inefficaci ai fini della
stabilizzazione della malattia o di un prolungamento significativo della vita. Dall'analisi della situazione delle
cure palliative domiciliari nei 6 distretti della Usl Umbria 1, dove i pazienti presi in carico sono stati 923
nell'anno 2014 e 788 nei primi nove mesi del 2015, risulta che l'istituzione formale di una rete locale di cure
palliative, articolazione organizzativa afferente ad un centro di coordinamento aziendale dell'unità di cure
palliative, presenza di medici palliativisti dedicati che impiegano almeno il 75% del proprio impegno orario
all'interno del servizio, infermieri dedicati, e redazione di un piano assistenziale individualizzato, soddisfino
molti dei criteri che la legge di riferimento. «L'obiettivo è quello di migliorare e uniformare su tutto il territorio
il livello di erogazione del servizio di cure palliative per pazienti assistiti a domicilio - sottolinea Giuseppe
Legato - con interventi di riorganizzazione, che potranno essere realizzati nell'anno 2016 per lo più a
isorisorse, garantendo in modo omogeneo su tutto il territorio la continuità assistenziale anche nelle ore
notturne e nei giorni festivi e prefestivi». Per il direttore generale Giuseppe Legato e per il coordinatore
aziendale dell'Unità di cure palliative Riccardo Rossetti esistono ampi margini di miglioramento. Infatti, le
cure palliative domiciliari sono garantite sette giorni su sette nelle fasce orarie diurne attraverso l'assistenza
diretta di operatori dell'equipe, mentre nelle restanti fasce orarie l'assistenza h24 viene garantita, in quasi
tutta l'Azienda, con la pronta disponibilità di infermieri dedicati. Ora l'Azienda sta definendo dei protocolli
per garantire anche la consulenza telefonica di un medico palliativista h24. «In primo luogo si ritiene
fondamentale estendere la reperibilità medica h 24, formalmente istituita solo nel Distretto Alto Chiascio, a
tutto il territorio della Usl 1 - spiega Riccardo Rossetti - a tal fine l'Azienda sta valutando la possibilità di
attivare una reperibilità telefonica h24 per tutti i Distretti, tramite accordi formalizzati con la Continuità
assistenziale e il 118 e per mezzo di supporti informatici dedicati (tablet e/o smartphone compatibili con il
sistema Atl@ante in uso nella nostra regione) da mettere a disposizione del medico di turno, che così potrà
visualizzare on-line il progetto assistenziale già redatto e fornire consigli telefonici». Inoltre, per il 2016 sono
previsti l'implementazione di nuovi protocolli di integrazione tra la Rete locale di cure palliative e gli ospedali
della Usl 1, l'Hospice e l'Azienda ospedaliera di Perugia, unitamente alla formalizzazione di protocolli
operativi con medici di medicina generale/pediatri di libera scelta per i pz assistiti sia a domicilio che in
strutture residenziali. Cure palliative domiciliari con l'assistenza di un medico
788 I pazienti in carico nei primi 9 mesi del 2015
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/01/2016
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L'Usl 1 potenzia le cure palliative domiciliari
08/01/2016
Pag. 32 Ed. Avellino
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tiratura:71039
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La sanità
Cure palliative del dolore l'osservatorio sbarca sul web
© RIPRODUZIONE RISERVATA «Mai più ultimi in Regione Campania», con questo slogan entrerà
ufficialmente in funzione, dall'11 gennaio, il sito web www.hospicecampania.it dell'Associazione House
Hospital onlus, il portale che sarà lo strumento comunicativo dell'Osservatorio Regionale Cure Palliative e
Medicina del Dolore. Pur essendo dedicato al tema specifico delle cure palliative e medicina del dolore,
l'Osservatorio si occuperà anche della difesa dei diritti dei cittadini, della tutela della salute e
dell'uguaglianza dei trattamenti assistenziali in tutto in Campania. Per questa sua apertura prospettica,
l'Osservatorio costituisce uno strumento in continua evoluzione e che si configurerà sempre più
puntualmente in rapporto alle esigenze dei malati, delle loro famiglie, delle organizzazioni di volontariato e
delle istituzioni nel presupposto che esso è stato istituito per essere l'Osservatorio "dei malati" e non "sui
malati", l'Osservatorio nato per "contribuire a trovare soluzioni" e non per limitarsi a "descrivere situazioni" e
a pubblicare dati. Per cui, idealmente, tutti possono sentirsi parte attiva e costituente dell'Osservatorio. I
principali compiti dell'Osservatorio sono monitorare lo sviluppo omogeneo della rete per le cure palliative;
controllare il livello di erogazione delle prestazioni degli Hospice facenti parte della rete regionale o
comunque operanti nel settore assistenziale delle cure palliative; verificare l'adeguatezza dei sistemi
tariffari e l'utilizzo dei fondi nazionali finalizzati allo sviluppo delle cure palliative; monitorare il consumo di
farmaci indicativi dell'adeguatezza dello sviluppo della rete per le cure palliative; trasmettere i dati
all'Osservatorio Nazionale sulle cure palliative.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 08/01/2016
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