02/01/2016 Pag. 1 Ed. Firenze diffusione:289003 tiratura:424634 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA TESTIMONIANZA "La morfina era inutile grazie alla cannabis ho sconfitto il dolore " MICHELE BOCCI "La morfina era inutile grazie alla cannabis ho sconfitto il dolore" A PAGINA III «LA MIA vita è cambiata da quando ho incontrato la cannabis». Renzo ha 65 anni, vive in provincia di Firenze ed è uno dei tanti malati toscani che usano la marijuana. Una delle parole che usa più spesso durante la conversazione, è farmaco, a sottolineare come la sostanza che assume attraverso decotti oppure in gocce è esattamente uguale alle altre che si trovano dentro pasticche, sciroppi e cerotti. Si tratta di un principio attivo come tanti altri. Per lui però è meglio, nel senso che funziona molto di più, tanto da avergli cambiato la vita. «Mi sono ammalato nel 2013, mieloma multiplo - racconta l'uomo - Un tumore che tra l'altro mi ha provocato gravi danni alla colonna vertebrale. La diagnosi è arrivata proprio per i sintomi, ero praticamente paralizzato dal dolore quando mi hanno ricoverato al Cto di Firenze, non potevo camminare, stavo già pensando di adattare casa mia alla carrozzina». Il primo trattamento del dolore di Renzo è stato fatto dal centro specializzato che si trova all'interno del policlinico fiorentino, dove hanno usato la morfina. «Praticamente ho provato tutti i tipi e i dosaggi dei farmaci a base di questa sostanza ma nessuno andava bene. Mi ripresentavo all'ambulatorio più o meno ogni tre settimane per tentare una nuova terapia». Il dolore continuava, in più arrivavano gli effetti collaterali importanti quando si ha a che fare con questo tipo di sostanze. «Se finivo in astinenza comparivano irascibilità, irrequietezza, piangevo per niente - racconta Renzo - È andata avanti così per un anno». Sono stati i figli a trovare su internet informazioni sulla proprietà anti dolorifiche dell'uso terapeutico della cannabis e hanno suggerito al padre di cercare in Toscana un centro che la prescrivesse. «A Careggi però mi dicevano che più potente della morfina non c'è nulla, quindi era inutile fare altri tentativi. La svolta è arrivata quando mia moglie ha letto un articolo sull'Informatore della Coop, dove si parlava di un centro a Pisa che faceva le prescrizioni. Così abbiamo preso un appuntamento». Renzo non credeva che la situazione sarebbe cambiata. Durante il viaggio verso Pisa, sdraiato dietro in macchina, diceva alla moglie che si trattava di un tentativo inutile. E invece è stata la svolta. «Era il giugno del 2014 - racconta ancora - All'inizio mi hanno prescritto 28 milligrammi al giorno. Li usavo per fare i decotti». Si tratta di mettere i fiori della cannabis in 200 ml di acqua fredda con qualche goccia di latte, farli bollire per 15 minuti e poi bere. «Ho iniziato a prenderla la sera prima di andare a letto, visto che all'inizio mi dava sonnolenza. I benefici sono stati subito enormi, mi ha fatto passare il dolore, dormire, mi ha permesso con il tempo di tornare a guidare la macchina e quindi di non essere più dipendente dalla mia famiglia». Renzo è tornato a Careggi, al centro di terapia del dolore, dove gli hanno fatto un piano terapeutico e lo hanno mandato al laboratorio galenico di Santa Maria Nuova per ritirare il farmaco. Intanto, piano piano, ha smesso di usare antidolorifici vari e morfina, che non può essere interrotta improvvisamente, altrimenti possono esserci forti effetti collaterali. «Vado una volta al mese, con la ricetta del medico di famiglia basata su quanto richiesto a Careggi, la dottoressa Ruffino adesso mi prepara un olio che è molto più comodo da assumere perché basta mettere le gocce in un cucchiaino. Soprattutto quando mi sposto è assai più pratico. Ora il mio dosaggio è di 150 milligrammi al giorno, assunti in tre volte. E se mi scordo, ad esempio dopo aver pranzato, di assumere il farmaco, la sera sento che tornano dolori alla schiena e alle gambe. Quando viaggio ho sempre con me una certificazione dell'oncologia di Careggi in cui si attesta l'uso di farmaci a base di cannabis e il piano terapeutico perché se, ad esempio all'aeroporto, mi fermassero mi troverebbero addosso una sostanza stupefacente, anche se in confezioni preparate dall'azienda sanitaria». Visto come stanno andando le cose, Renzo è logicamente grato al sistema toscano. «La nostra sanità funziona - dice - La decisione di aprire alla cannabis è stata fantastica, se funzionasse come su di me TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016 9 02/01/2016 Pag. 1 Ed. Firenze diffusione:289003 tiratura:424634 TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato anche solo nella metà delle persone che la prendono potremmo già considerare i risultati eccezionali». Foto: L'OLIO Renzo mostra i due modi con cui assume la cannabis: l'olio (a destra), che ultimamente usa di più perché più pratico, e il decotto (a sinistra) 02/01/2016 Pag. 3 Ed. Firenze diffusione:289003 tiratura:424634 Santa Maria Nuova ha distribuito 6 kg di marijuana (mi.bo.) IL primo centro italiano per numero di pazienti trattati con la cannabis si trova a Firenze, dentro Santa Maria Nuova. Il laboratorio galenico dell'ospedale del centro quest'anno ha utilizzato qualcosa come 6 chili di inflorescenze di marijuana, necessari a trattare circa 160 pazienti prevalentemente afflitti da dolore neuropatico. Nessuno nel nostro Paese fa tanto lavoro come lo staff diretto dalla dottoressa Irene Ruffino. Del resto la Toscana è stata la prima regione che, anche grazie alla lunga battaglia dell'allora consigliere regionale del Pd Enzo Brogi, ha fatto una normativa per aprire e regolamentare l'uso terapeutico della cannabis. Esistevano già in commercio farmaci a base di alcuni dei principi attivi della canapa, ma nessuno è ritenuto efficace come la pianta stessa, almeno per certi pazienti. Le inflorescenze partono da Santa Maria Nuova sotto forma di cartine che si usano per fare decotti o di estratto, e vanno in tutto il territorio della Asl di Firenze. Può essere lo specialista di un reparto a richiedere il trattamento per un suo paziente oppure un centro specializzato nella cura del dolore, che prepara un piano terapeutico in base al quale il medico di famiglia fa le prescrizioni. La dottoressa Ruffino si occupa di consegnare ai malati il dosaggio stabilito, che può andare da 50 fino a 300 milligrammi al giorno, cioè 0,3 grammi. Ovvio che gli effetti non siano per tutti uguali ma da quando il laboratorio galenico ha iniziato a dispensare la cannabis, nel marzo del 2014, e i pazienti erano 26, nessuno ha interrotto il trattamento. E anzi l'aumento dei malati che si recano al piano terra dell'ospedale è stato esponenziale. Segno che per la gran parte delle persone gli effetti sono comunque positivi. Per l'anno prossimo si prevede quindi un ulteriore aumento dei trattamenti, cosa che comporterà acquisti ancora superiori di cannabis e un impegno maggiore del laboratorio galenico, che potrebbe aver bisogno di rinforzare l'organico. La struttura non si occupa ovviamente solo di cannabis ma prepara farmaci per molte altre patologie, anche pediatriche. La Asl di Firenze al momento compra la cannabis presso produttori olandesi, a circa 15 euro al grammo. Oltre ad essere una strada abbastanza costosa, spesso ha problemi di distribuzione che interrompono l'approvvigionamento. Anche per questo, e visto che con il tempo è cresciuto il numero delle Regioni che hanno seguito le orme della Toscana, già da tempo i ministeri della Salute e della Difesa hanno siglato un accordo per produrre in Italia la cannabis per uso terapeutico, nello Stabilimento farmaceutico militare di Firenze. Le attività sono già iniziate alcuni mesi fa, ed è stato fatto un primo raccolto di natura sperimentale. Intorno ad aprile dovrebbero arrivare invece le prime inflorescenze made in Italy, che costeranno molto meno, anche un terzo, di quelle acquistate all'estero e non daranno problemi di continuità distributiva. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I NUMERI È IL PRIMO CENTRO ITALIANO 04/01/2016 Pag. 14 Cure palliative : cabina di regia Cure palliative: cabina di regia Creato l'organismo che si occuperà del coordinamento tra le reti TRENTO Cure palliative e terapia del dolore: arriva l'organismo di coordinamento. In provincia di Trento, in attuazione della normativa nazionale, sono già esistenti e operative: la Rete per le cure palliative, la Rete per la terapia del dolore e la Rete di terapia del dolore e cure palliative pediatriche, istituite con appositi provvedimenti dall'Azienda sanitaria. Da oggi, in base a quanto stabilito dalla giunta provinciale, viene costituito un organismo provinciale di coordinamento fra le reti esistenti. «La normativa - spiega l'assessore alla salute e politiche sociali, Luca Zeni - tutela e garantisce il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute, l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza». All'attuazione di questo specifico ambito di assistenza, concorrono infatti, oltre all'Azienda provinciale per i servizi sanitari, anche altri soggetti quali, ad esempio, il settore sociale degli enti locali e le organizzazioni no profit del cosiddetto terzo settore. L'organismo di coordinamento è una vera e propria "cabina di regia" provinciale che garantisce indirizzo, raccordo operativo e monitoraggio, con il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori che concorrono al funzionamento del sistema delle cure palliative e della terapia del dolore. «L'obiettivo - spiega l'assessore Zeni - è quello di garantire la continuità assistenziale del malato dalla struttura ospedaliera al suo domicilio in modo coordinato, affinché i singoli contesti organizzativi della rete, ovvero hospice, assistenza domiciliare, ospedale, possano interagire fra loro in tutte le fasi della malattia, con particolare riferimento alle fasi avanzate e terminali, per dare tutto il supporto necessario non solo ai malati, ma anche ai loro familiari». Tra le funzioni di questo organismo: formulare proposte all'assessorato per la concreta realizzazione, per lo sviluppo e per il miglioramento continuo delle reti; proporre strumenti di controllo della qualità delle prestazioni erogate; elaborare proposte di specifici programmi di formazione continua degli operatori delle Reti;promuovere e monitorare l'attività di ricerca su cure palliative e terapia del dolore. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 04/01/2016 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cure palliative : cabina di regia Creato l'organismo che si occuperà del coordinamento tra le reti 05/01/2016 Pag. 9 diffusione:23390 tiratura:36681 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dolore cronico: tormento per una persona su quattro I nuovi rimedi soltanto adesso registrano un trend di crescita in Italia C ATANIA . ll dolore cronico costituisce un problema dall'enorme impatto sanitario, sociale e economico. Secondo quanto reso noto nel corso dell'ultimo congresso sul dolore della EuropeanPainFederation (EFIC), tenutosi a settembre a Vienna, a soffrirne sono circa 80 milioni di europei, con una spesa che, sommando i costi sanitari e quelli indiretti dovuti ai giorni lavorativi persi, va dall'1,5 al 3% del prodotto interno lordo del Vecchio Continente. In Italia (tra i primi Paesi europei per prevalenza del problema), il dolore cronico affligge 1 persona su 4, interessando nel complesso quasi 15 milioni di connazionali, di cui circa 1.300.000 solo in Sicilia. I disturbi osteoarticolari - mal di schiena in particolare - sono oggi riconosciuti come le cause principali di dolore cronico non oncologico: ne rappresentano oltre il 60% dei casi. Alla luce di simili dati, si comprende come il trattamento del dolore rappresenti un'importante sfida da vincere. Per garantire a tutti i cittadini un adeguato trattamento del problema, l'Italia è stata tra i primi Paesi al mondo a dotarsi di una legge specifica, la Legge 38/2010 che, nel Marzo 2010, ha segnato una svolta epocale. Tra le innovazioni introdotte dalla normativa, la semplificazione nella prescrizione dei farmaci oppioidi, medicinali che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le Linee Guida internazionali indicano come i più appropriati per il trattamento delle forme di dolore moderato-severo. Si tratta di farmaci dalla spiccata azione antidolorifica; utilizzati in maniera adeguata, oltre ad essere più efficaci di altre opzioni terapeutiche, che nel lungo periodo possono danneggiare lo stomaco (come gli antinfiammatori), sono anche più maneggevoli, efficaci e sicuri. Possono essere utilizzati con buoni risultati, non soltanto nei malati di tumore ma anche nei pazienti affetti da forme dolorose di natura non oncologica e negli anziani. In virtù della semplificazione prescrittiva prevista dalla Legge 38, negli ultimi anni l'impiego degli oppioidi in Italia ha fatto finalmente registrare un trend di crescita, anche se, considerando i bassi valori di partenza, l'Italia resta tuttora ancora oggi agli ultimi posti in Europa per consumo pro-capite. L'atteggiamento oppiofobico e i timori spesso infondati nei confronti di questi farmaci rischiano spesso di creare un allarmismo ingiustificato, che finisce per stigmatizzare opzioni terapeutiche in realtà efficaci e sicure. A. TOR. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 05/01/2016 8 05/01/2016 Pag. 9 diffusione:23390 tiratura:36681 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'intervista L'esperto: «Nessun preconcetto nei confronti degli oppioidi » Se utilizzati in maniera adeguata, i farmaci non determinano dipendenze. Come per tutti gli analgesici, è molto importante stabilire la dose più efficace per ogni individuo ANGELO TORRISI u taluni aspetti controversi della terapia del dolore cronico abbiamo sentito il parere di uno studioso della materia: il prof. Carmelo Scarpignato, docente di Farmacologia clinica presso il dipartimento di Medicina sperimentale nell'Università di Parma. Professore: come si può curare il dolore cronico? «Contrariamente al dolore acuto, che è di breve durata e si esaurisce quando cessa l'applicazione dello stimolo (ad esempio il dolore postoperatorio), quello cronico è un dolore che si prolunga per più di 6 mesi. È spesso un sintomo che diventa malattia. Anche se la causa del dolore viene rimossa, il dolore a volte permane. Una corretta diagnosi (dolore nocicettivo o neuropatico) è essenziale, prima di iniziare una terapia a lungo termine. I farmaci antinfiammatori non steroidei e il paracetamolo rappresentano il primo gradino della cosiddetta "scala analgesica" dell'OMS. A parte i loro effetti indesiderati a livello del rene e dell'apparato gastrointestinale e cardiovascolare, la loro efficacia nel dolore cronico è modesta. Utilizzati in maniera adeguata, gli oppioidi - oltre ad essere più efficaci - sono anche più maneggevoli». Chi può fare ricorso ai farmaci oppioidi e per quali forme dolorose possono essere utili? «In pratica, tutti i pazienti con dolore moderato e severo possono - con poche eccezioni - far ricorso agli oppioidi. Ci sono poche vere controindicazioni, che possono essere assolute, e quindi far ritenere sempre dannosa la somministrazione, oppure relative, ovvero tali da rendere possibile la somministrazione di oppioidi sotto assoluta e stretta sorveglianza medica. Una controindicazione assoluta è, ad esempio, l'ipersensibilità (peraltro molto rara) verso i farmaci oppioidi. Gli oppioidi sono controindicati in presenza di depressione respiratoria, occlusione intestinale, asma bronchiale e broncopatia cronica ostruttiva. Non sono consigliati in gravidanza e durante l'allattamento, nei soggetti che assumono particolari farmaci antidepressivi (i cosiddetti inibitori delle monoaminossidasi) e negli alcolisti». Come agiscono questi farmaci? Sono efficaci? «I farmaci oppioidi agiscono a livello del sistema nervoso centrale innalzando la soglia percettiva del dolore e riducono al tempo stesso la componente emotiva che accompagna ogni sindrome dolorosa. È stato recentemente scoperto che gli oppiacei sono in grado non solo di alleviare il dolore, ma anche di cancellarne la memoria dal midollo spinale. Una scoperta interessante, che aggiunge un tassello in più nella comprensione dei meccanismi che si innescano nel caso delle dolore cronico. La risposta ai farmaci oppioidi varia in rapporto alle diverse sindromi e ai diversi tipi di dolore. Così nell'ambito del dolore nocicettivo, la risposta varia in rapporto alla sede dei recettori coinvolti e in rapporto al movimento: il dolore viscerale (dolore localizzato più profondamente) e il dolore continuo, indipendente dal movimento (del resto caratteristico del dolore viscerale) rispondono bene agli oppioidi, mentre il dolore somatico, quello incidente (presente al movimento) ed il dolore infiammatorio necessitano di più alte dosi di farmaco per essere dominati. Alcune forme di dolore neuropatico possono rispondere agli oppioidi. Tuttavia, in presenza di lesioni delle vie o dei centri nervosi, il dolore è generalmente refrattario a questa classe di farmaci». I medicinali oppioidi sono sicuri o, assumendoli, i pazienti corrono il rischio di andare incontro a dipendenza? «Come per tutti gli analgesici, è molto importante stabilire la dose più efficace per ogni individuo: si comincia di solito con una dose bassa, che è aumentata gradualmente fino a raggiungere il migliore controllo del dolore possibile. L'uso improprio degli oppioidi può condurre, con il passare del tempo, all'instaurarsi di cambiamenti nel cervello, che interferiscono con le sue normali funzioni e portano alla cosiddetta "dipendenza da oppioidi". Tale condizione, caratterizzata dall'ansia provocata dall'intenso e insopprimibile desiderio di oppioidi (craving), dal dolore fisico e dal disagio dovuto ai segni e sintomi da astinenza, è definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una malattia mentale di lunga durata. La TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 05/01/2016 9 05/01/2016 Pag. 9 diffusione:23390 tiratura:36681 TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 05/01/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dipendenza è, di fatto, un evento molto raro, soprattutto nei malati oncologici. La tossicodipendenza, che può verificarsi con qualunque farmaco, è caratterizzata dall'incoercibile bisogno di far uso continuato di sostanze psicotrope nonostante i problemi di tossicità. Qualunque classe di farmaci (lassativi, ansiolitici, ecc.) può generare una dipendenza psicologica, specialmente nei soggetti che li usano senza una reale necessità. L'Italia è uno dei paesi industrializzati in cui gli oppioidi sono meno utilizzati, soprattutto a causa del persistere di alcuni pregiudizi infondati. È bene, quindi, sottolineare che, quando utilizzati correttamente a scopo terapeutico per la terapia del dolore, questi farmaci generano molto raramente dipendenza. Uno studio ha dimostrato un'incidenza di dipendenza dello 0.03% (4/11.482) in pazienti senza precedente abuso di oppioidi». Professore: a volte si sente parlare di casi di abuso di oppioidi, soprattutto negli Usa. È un problema anche italiano? Ci sono formulazioni che possano evitare o limitare questo rischio? «Secondo una ricerca recente, negli Stati Uniti l'abuso di oppioidi oscilla tra il 21 ed il 29%. In Italia mancano analisi adeguate, ma il fenomeno è certamente molto meno frequente, con una prevalenza di circa 1.0%. L'ente regolatorio statunitense (FDA) ha dettato delle linee guida su come sviluppare formulazioni di oppioidi, in grado di limitarne l'abuso. Fra queste le formulazioni che - insieme al farmaco (agonista) - contengano anche un antagonista degli oppioidi, come ad esempio l'associazione oxicodone/naloxone, presentano il doppio vantaggio di possedere delle proprietà "deterrenti" e di essere meglio tollerati. La formulazione a rilascio ritardato di naloxone è infatti in grado di antagonizzare gli effetti periferici degli oppioidi (come la stipsi e la nausea), senza interferire con quelli centrali (come l'analgesia) ». Foto: CARMELO SCARPIGNATO docente di Farmacologia clinica presso il dipartimento di Medicina sperimentale Università Parma 06/01/2016 Pag. 13 diffusione:3136 tiratura:5422 Nuovi protocolli d'integrazione con gli ospedali e consulenza telefonica h24 del medico per la continuità assistenziale PERUGIA - La Usl Umbria 1 sta avviando il processo di potenziamento e riorganizzazione del servizio di cure palliative domiciliari per tutte quelle persone affette da patologie ad andamento cronicoevolutivo, come ad esempio quelle tumorali, per le quali non esistono terapie ovvero sono inadeguate o inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia o di un prolungamento significativo della vita. Dall'analisi della situazione delle cure palliative domiciliari nei 6 distretti della Usl Umbria 1, dove i pazienti presi in carico sono stati 923 nell'anno 2014 e 788 nei primi nove mesi del 2015, risulta che l'istituzione formale di una rete locale di cure palliative, articolazione organizzativa afferente ad un centro di coordinamento aziendale dell'unità di cure palliative, presenza di medici palliativisti dedicati che impiegano almeno il 75% del proprio impegno orario all'interno del servizio, infermieri dedicati, e redazione di un piano assistenziale individualizzato, soddisfino molti dei criteri che la legge di riferimento. «L'obiettivo è quello di migliorare e uniformare su tutto il territorio il livello di erogazione del servizio di cure palliative per pazienti assistiti a domicilio - sottolinea Giuseppe Legato - con interventi di riorganizzazione, che potranno essere realizzati nell'anno 2016 per lo più a isorisorse, garantendo in modo omogeneo su tutto il territorio la continuità assistenziale anche nelle ore notturne e nei giorni festivi e prefestivi». Per il direttore generale Giuseppe Legato e per il coordinatore aziendale dell'Unità di cure palliative Riccardo Rossetti esistono ampi margini di miglioramento. Infatti, le cure palliative domiciliari sono garantite sette giorni su sette nelle fasce orarie diurne attraverso l'assistenza diretta di operatori dell'equipe, mentre nelle restanti fasce orarie l'assistenza h24 viene garantita, in quasi tutta l'Azienda, con la pronta disponibilità di infermieri dedicati. Ora l'Azienda sta definendo dei protocolli per garantire anche la consulenza telefonica di un medico palliativista h24. «In primo luogo si ritiene fondamentale estendere la reperibilità medica h 24, formalmente istituita solo nel Distretto Alto Chiascio, a tutto il territorio della Usl 1 - spiega Riccardo Rossetti - a tal fine l'Azienda sta valutando la possibilità di attivare una reperibilità telefonica h24 per tutti i Distretti, tramite accordi formalizzati con la Continuità assistenziale e il 118 e per mezzo di supporti informatici dedicati (tablet e/o smartphone compatibili con il sistema Atl@ante in uso nella nostra regione) da mettere a disposizione del medico di turno, che così potrà visualizzare on-line il progetto assistenziale già redatto e fornire consigli telefonici». Inoltre, per il 2016 sono previsti l'implementazione di nuovi protocolli di integrazione tra la Rete locale di cure palliative e gli ospedali della Usl 1, l'Hospice e l'Azienda ospedaliera di Perugia, unitamente alla formalizzazione di protocolli operativi con medici di medicina generale/pediatri di libera scelta per i pz assistiti sia a domicilio che in strutture residenziali. Cure palliative domiciliari con l'assistenza di un medico 788 I pazienti in carico nei primi 9 mesi del 2015 TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/01/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Usl 1 potenzia le cure palliative domiciliari 08/01/2016 Pag. 32 Ed. Avellino diffusione:48191 tiratura:71039 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La sanità Cure palliative del dolore l'osservatorio sbarca sul web © RIPRODUZIONE RISERVATA «Mai più ultimi in Regione Campania», con questo slogan entrerà ufficialmente in funzione, dall'11 gennaio, il sito web www.hospicecampania.it dell'Associazione House Hospital onlus, il portale che sarà lo strumento comunicativo dell'Osservatorio Regionale Cure Palliative e Medicina del Dolore. Pur essendo dedicato al tema specifico delle cure palliative e medicina del dolore, l'Osservatorio si occuperà anche della difesa dei diritti dei cittadini, della tutela della salute e dell'uguaglianza dei trattamenti assistenziali in tutto in Campania. Per questa sua apertura prospettica, l'Osservatorio costituisce uno strumento in continua evoluzione e che si configurerà sempre più puntualmente in rapporto alle esigenze dei malati, delle loro famiglie, delle organizzazioni di volontariato e delle istituzioni nel presupposto che esso è stato istituito per essere l'Osservatorio "dei malati" e non "sui malati", l'Osservatorio nato per "contribuire a trovare soluzioni" e non per limitarsi a "descrivere situazioni" e a pubblicare dati. Per cui, idealmente, tutti possono sentirsi parte attiva e costituente dell'Osservatorio. I principali compiti dell'Osservatorio sono monitorare lo sviluppo omogeneo della rete per le cure palliative; controllare il livello di erogazione delle prestazioni degli Hospice facenti parte della rete regionale o comunque operanti nel settore assistenziale delle cure palliative; verificare l'adeguatezza dei sistemi tariffari e l'utilizzo dei fondi nazionali finalizzati allo sviluppo delle cure palliative; monitorare il consumo di farmaci indicativi dell'adeguatezza dello sviluppo della rete per le cure palliative; trasmettere i dati all'Osservatorio Nazionale sulle cure palliative. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 08/01/2016 6