L’Algebra Nel corso del 1500, l’Aritmetica Generale aveva registrato grandi successi grazie ai contributi di Dal Ferro, Cardano, Tartaglia, Ferrari e Bombelli, ma fu verso la fine del secolo XVI che si delineò una distinzione nel campo di questa scienza. Il francese François Viète ebbe la felice idea di sostituire i numeri con le lettere, creando il “Calcolo letterale” e raggiungendo così un notevole triplice vantaggio: risparmiare fatica, poter leggere nel risultato finale in che modo i dati concorrano a determinarlo, estendere la soluzione a tutti i casi simili. È sostanzialmente la distinzione tra Algebra ed Aritmetica; la prima fu allora chiamata Aritmetica Speciosa, la seconda Aritmetica Ordinaria (a quest’ultima il Viète tentò inutilmente di applicare l’antica denominazione di Logistica). Ovviamente, come sempre accade, la separazione rimase per qualche tempo incerta, come testimoniano i titoli di alcuni testi quali la “Aritmetica degl’infiniti” del Wallis e la “Aritmetica Universale” di Newton. Dal principio del secolo XVII l’inglese Harriot introduce i simboli “<“ ed “>“ ed Oughtred introduce l’uso della virgola per i decimali e del segno ““ per la moltiplicazione. Cartesio perfeziona l’uso degli esponenti e nel 1610, l’astronomo Byrgius predispone delle “Tavole progressive aritmetiche e geometriche per fare ogni sorta di calcoli”, che rappresentano un primo sistema di logaritmi. Napier di Marchiston li perfeziona e l’inglese Enrico Briggs di Oxford pubblica nel 1618 i logaritmi dei numeri da 1 a 1.000, e nel 1624 quelli da 1 fino a 100.000, tutti calcolati con 14 cifre decimali, con notevoli vantaggi per l’arte del calcolo. In questo stesso secolo XVII, si profila una nuova forma nell’arte del calcolo, la “Aritmetica meccanica” ad opera di Blaise Pascal, geometra e filosofo francese. La pascaline, macchina calcolatrice ideata da Pascal, può essere considerata come l’antesignana delle attuali macchine da calcolo. L’idea della costruzione di macchine meccaniche fu ripresa da altri personaggi e si perfezionò sempre più, fino a giungere agli attuali più sofisticati Computer. In tanto progredire, tuttavia, non sono mancati i tentativi di usare altri simboli per rappresentare i numeri, nonostante la semplicità pratica e visiva delle cifre arabe. Ancora nel 1661, Joachim Becher nel suo “Character pro notitia linguarum universalis ”, sospettando che non tutti i popoli potessero essere in grado di leggere i numeri arabi, escogitava un sistema visivo di rappresentazione dei numeri incredibilmente complesso e praticamente illeggibile, erroneamente giudicato da alcuni autori simile agli ideogrammi cinesi. Si tratta sostanzialmente di un sistema che utilizza puntini e lineette, come in figura (da U. Eco, La ricerca della lingua perfetta): Un altro fenomeno, non del tutto secondario, destinato a perdurare, consistette nel fatto che, in contrapposizione al diffondersi di tanti scritti in volgare italiano, ricomparvero testi scritti in latino, Riccati 1751, Vega 1794. Nel corso del secolo successivo, cioè del XVIII secolo, la separazione tra aspetti contabili pratici e teorici si accentua, l’aritmetica mercantile evolve verso la Computisteria e la Ragioneria, l’aritmetica superiore verso l’Algebra e la Teoria dei Numeri, ricca di problemi teorici come le equazioni diofantee, e l’Ultimo Teorema di Fermat. Questa separazione non è, però, né totale né eterna: ai nostri giorni il rapporto tra Matematica ed Economia torna a rinsaldarsi con gli studi sull’ottimizzazione e sulla ricerca di modelli matematici per il mondo economico-finanziario. La classificazione dell’Algebra secondo Nesselmann