Introduzione - Methodologia

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Introduzione
A me sembra che le ricerche della psicologia cognitiva in generale e della neuropsicologia in
particolare smentiscano l’ipotesi di Ceccato e di Vaccarino relativa all’attività attenzionale pura.
Tutte le aree della corteccia interagiscono in modo diretto o indiretto con i sensi. Le categorie non
hanno origine dall’attenzione applicata a se stessa, bensì dall’attenzione applicata ai dati sensoriali.
L’errore di Ceccato e Vaccarino ha origine da un fatto paradossale. La mente costruisce l’oggetto
fisico due volte. Una prima volta utilizzando le informazioni sensoriali provenienti dal sistema
magnocellulare, una seconda volta utilizzando le informazioni provenienti dal sistema
parvicellulare. La prima costruzione è strutturale. La seconda è semantica. Di questi due oggetti, il
primo non è cosciente, il secondo sì. L’oggetto fisico che noi percepiamo guardandoci attorno è
proprio quest’ultimo. I costrutti mentali preconsci danno l’illusione di una attività mentale pura. In
effetti c’è sempre l’attenzione che si applica su dati sensoriali.
Il fatto poi che gli oggetti siano due è una conferma del “raddoppio conoscitivo”. I filosofi avevano
visto giusto. Sbagliavano nel pensare che uno fosse esterno e l’altro interno. Si tratta di due costrutti
mentali.
Rimane valida l’ipotesi della S.O.I. che vede nell’attenzione il mezzo attraverso cui la mente espleta
in modo attivo le sue funzioni
CIRCUITI ATTENZIONALI
L’attività mentale è realizzata da circuiti. Il circuito dorsolaterale e il circuito oculomotorei
costituiscono il sistema operativo.Il circuito orbitario laterale e il circuito orbitario mediale
costituiscono il sistema semantico Questi circuiti sono formati da numerosi sottocircuiti
interconnessi.
Essi generano i concetti, gli oggetti fisici, i pensieri. Possiamo affermare che la funzione di tali
sistemi concerne la costruzione degli “psicostati”. I neurostati, invece, quali segnali nervosi sono
attivati da specifiche aree corticali o subcorticali.
Gli schemi in basso raffigurano il circuito dorsolaterale ed il circuito orbitario mediale
Fanno parte di ciascun circuito aree corticali e subcorticali
Il sistema operativo ha il compito di costruire i movimenti e la struttura degli “oggetti fisici”.
Il sistema semantico costruisce i significati.
La sedia che sta davanti ai miei occhi, nasce dall’agire del sistema operativo diviene un “oggetto
significativo” dopo l’intervento del sistema semantico. La stessa cosa avviene con i movimenti. Il
sistema operativo costruisce i movimenti, il sistema semantico rende significativo ciò che il sistema
operativo ha costruito; il movimento quindi acquista un suo significato.
Il sistema semantico è la guida del sistema operativo. Nell’agire del sistema operativo la scelta
delle azioni da compiere dipende dalle informazioni che il sistema semantico gli invia.
Presenziato e percepito
In qualsiasi momento della nostra giornata, i recettori sensoriali di tutti i sensi entrano in contatto
con l’ambiente esterno. Essi inviano nelle aree primarie della corteccia impulsi nervosi che vengono
elaborati in modo automatico attraverso vari stadi. In questo momento in cui scrivo, per esempio,
dai recettori sensoriali dei piedi provengono impulsi alla corteccia somatosensitiva primaria da qui
attraversano vari stadi di elaborazione. Questi processi avvengono automaticamente ed in modo
inconsapevole. Chiamiamo questi costrutti con il termine di “presenziati”. Essi, infatti, sono
presenti alla coscienza anche se non “percepiti”. Siamo ad un livello di conoscenza preattenzionale.
Affinché ciò che è presenziato divenga percepito è necessario l’intervento dell’attenzione
I sistemi operativo e semantico, come abbiamo già detto, sono costituito da numerosi circuiti. Si
tratta di circuiti attenzionali. Il loro compito è quello di trasformare un messaggio inconsapevole e
quindi preconscio in un messaggio conscio (psicostato).
Caratteristiche generali dei circuiti
Il compito dei circuiti attenzionali nella costruzione dell’oggetto fisico è all’apparenza semplice.
Ciascuno di essi deve essenzialmente integrare in uno spazio i dati preattenzionali (presenziati). Per
fare ciò deve attivare uno spazio là dove proiettano i recettori sensoriali; esso deve inoltre essere
commisurato ai dati sensoriali. In altri termini la sintesi tra materia (dati sensoriali) fornita dai
presenziati e forma (spazio) fornito dall’attenzione deve essere perfetta, combaciare punto per
punto.
In questo compito la corteccia prefrontale si occupa dei tempi di attivazione. Gli spazi si attivano
nella corteccia parietale (sistema operativo) ed in quella temporale (sistema semantico).
Si può considerare l’attività dei circuiti attenzionali come un “processo cinematico”
(spazio/temporale) che si realizza microsecondo per microsecondo.
Chiamo col termine momento attenzionaleii il costrutto più semplice del circuito attenzionale
operativo.
Il momento attenzionale consta di due componenti: una “spaziale” ed una “temporale”.
I movimenti sono costituiti da più momenti attenzionali correlati insieme. Un singolo momento
attenzionale agisce sulla corteccia motrice primaria generando la contrazione di un muscolo e il
rilassamento di quello complementare.
Ciascun momento attenzionale si applica a componenti sensoriali. Nel caso del movimento la
componente sensoriale è data dalla corteccia motrice primaria; nel caso della percezione la
componente sensoriale origina nelle cortecce sensitive primarie.
Chiamo percetto il costrutto più semplice del circuito attenzionale semantico. Anch’esso consta di
due componenti: una spaziale ed una temporale. Il percetto è più complesso del momento
attenzionale. (teoria gestaltica). Per esempio, la penna è un “percetto”. Come tale è realizzata dal
sistema semantico. Il sistema operativo ne determina prioritariamente la struttura tramite più
momenti attenzionali correlati insieme.
Funzione dei due sistemi
Il sistema operativo espleta un’unica funzione.
Esso associa i momenti attenzionali. In tal modo costruisce movimenti complessi, la struttura
degli oggetti fisici e dei pensieri.
L’associazione tra due momenti attenzionali è mediata da un terzo momento attenzionale secondo le
modalità che vedremo in seguito
Il sistema semantico verifica e guida l’agire del sistema operativo e costruisce i significati. Il
sistema operativo costruisce un movimento; il sistema semantico ne verifica il risultato. Il sistema
operativo costruisce la struttura di un oggetto fisico; il sistema semantico controlla com’è.
I due sistemi si integrano vicendevolmente. Il primo è inconscio il secondo è conscio. L’oggetto
fisico che noi vediamo è quello del sistema semantico
La costruzione dell’oggetto fisico tramite la vista
Tra i sistemi percettivi il più studiato è quello della visione. E’ risaputo che, in maniera automatica,
le informazioni provenienti dai recettori sensoriali della retina, si ripartiscono in più vie parallele
che elaborano: i colori, il movimento, lo spazio e la forma dell’oggetto…iii
Quando percepiamo un oggetto, il primo sistema che agisce è quello operativo. Esso, tramite la
corteccia prefrontale, attiva due spazi. Si tratta dello spazio strutturale dell’oggetto da percepire
(spazio strutturale) e dello spazio che guida i movimenti oculari (spazio oculomotore). Quest’ultimo
sulla base delle informazioni dello spazio strutturale (riferimento) guida il movimento degli occhi,
che effettuano la scansione dell’oggetto. Le informazioni sensoriali dalla retina giungono nella
corteccia visiva primaria da qui tramite più vie poste in parallelo proiettano:
1) nella corteccia parietale (spazio strutturale) chiudendo il circuito. In tal modo lo spazio strutturale
che guida i movimenti oculari si conforma alla “realtà esterna”
2) nell’area V4 (spazio dei colori)
3) nella corteccia inferotemporale (percetto)
In un secondo momento interviene il sistema semantico.
Esso agisce sulle informazioni provenienti dai recettori sensoriali. Queste informazioni, sono
dettagliate e colorate (sistema parvicellulare). Esse giungono ben organizzate in seguito alla
scansione effettuata dal sistema operativo.Il sistema semantico ricostruisce lo spazio con un unico
momento attenzionale, che è conforme a quello strutturale (parietale) I tempi e gli spazi di
ricostruzione del sistema semantico diventano tempi e spazi di riferimento per il sistema operativo
In maniera più semplice possiamo dire che non appena l’oggetto viene ricostruito dal sistema
semantico, esso dà l’OK! La costruzione è corretta. Questo oggetto è qualcosa di significativo.
Gli oggetti con la loro forma tridimensionale sono costituiti, a livello operativo da più momenti
attenzionali correlati insieme; a livello semantico il percetto è uno solo. (I gestaltisti hanno ragione)
Sulla base dei risultati del processo costruttivo verificati dal sistema semantico, viene tarato il
sistema operativo. I momenti attenzionali sono modellati ad hoc affinché la costruzione proceda
rapida e corretta.
Gli schemi che proponiamo sono semplificazioni dei complessi circuiti neuronali che sottostanno la
costruzione degli oggetti fisici o psicostati. Con essi si intende chiarire le linee generali di questa
teoria Si tratta di una ipotesi che riguardando il funzionamento generale della mente. I dettagli di
ciascun circuito sottocircuito se questa ipotesi è vera, si troveranno in seguito. Una regola generale
di questa teoria è che ad ogni tempo corrisponde uno spazio ed ad ogni spazio corrisponde un
tempo. Quindi lo spazio operativo su cui la mente attiva la scansione col sistema oculomotore ha il
proprio tempo di attivazione. Anche la scansione dell’oggetto da parte del sistema oculomotore ha il
suo tempo di attivazione, che dipende dal tempo operativo.
Prima di andare avanti nella trattazione è necessaria una digressione
La dislocazione temporale delle percezioni
Durante gli interventi su pazienti con patologie cerebrali sono stati condotti numerosi studi.
Interessante è il seguente esperimento.iv
Si stimolano con un elettrodo alcuni neuroni della corteccia somatosensitiva primaria. Il paziente,
che è sveglio, riferisce di percepire una sensazione somatica corrispondente alla parte del corpo (per
esempio l’alluce del piede destro) i cui recettori sensoriali proiettano sui neuroni della corteccia
attivati.
Se qualche millisecondo dopo questa stimolazione, viene toccata una parte del corpo del paziente
(per esempio l’alluce del piede sinistro), il paziente riferisce di aver percepito prima il tocco
all’alluce del piede sinistro e dopo la stimolazione dell’alluce del piede destro. Come si spiega
questo fatto?
E’ lecito supporre che a livello di percezione cosciente, il tempo venga commisurato sulla base
degli stimoli periferici e non sulla base della registrazione corticale.
Dal momento che il tempo della realtà è commisurato sul momento in cui i recettori sensoriali
vengono attivati, abbiamo l’impressione che l’oggetto sia ben formato davanti ai nostri occhi e che
la scansione da parte del sistema oculomotore dell’oggetto trasferisca nel nostro cervello ciò che è
presente e completo nella sua struttura fuori di noi.
In effetti l’oggetto è una complessa costruzione che avviene ben due volte, la seconda delle quali è
quella percepita. La realtà che ci circonda è quella costruita la seconda volta dal sistema semantico.
Essa è infatti significativa. Nella realtà sono presenti alberi, strade, case,…
L’oggetto fisico in movimento
Se l’oggetto è in movimento il sistema oculomotore compie due funzioni. La prima è quella di
delimitare l’oggetto, la seconda funzione è quella di seguirlo nella sua traiettoria. Espleta la prima
funzione, tramite il proprio spazio oculomotore di cui si è detto. La seconda funzione avviene per
mezzo di uno spazio oculomotore dinamico. Anche questo, come il precedente ha un riferimento
nella corteccia parietale. Si tratta dello spazio strutturale dinamico. Lo spazio oculomotore dinamico
guida il movimento degli occhi, che seguono il movimento dell’oggetto. Le informazioni sensoriali
dalla retina giungono nella corteccia visiva primaria da qui proiettano nell’area MT/V5 da
quest’area giungono:
a) nella corteccia parietale (spazio strutturale dinamico) chiudendo il circuito. In tal modo lo spazio
strutturale dinamico che guida i movimenti oculari di inseguimento si conforma alla “realtà esterna”
b) nella corteccia inferotemporale (oggetto dinamico)
Lo spazio strutturale parietale è stato ipotizzato con diversa terminologia da numerosi studiosiv per
spiegare la “agnosia appercettiva”. Si tratta di una sindrome parietale nella quale i pazienti, tra
l’altro, non riconoscono oggetti fotografati da prospettive insolite.
Anche la eminegligenza spaziale unilateralevi è una sindrome parietale che può essere spiegata con
la distruzione a livello di neurostato dello spazio strutturale degli oggetti
L’agnosia associativa nasce dalla difficoltà di attivazione del circuito semantico in seguito a lesioni
della corteccia temporale
Il movimento
Il movimento altro non è che una serie ordinata di momenti attenzionali applicati ai muscoli tramite
i motoneuroni della corteccia motrice primaria. Come tali hanno una componente temporale
(corteccia prefrontale) ed una spaziale (corteccia parietale) Ricordiamo che la corteccia motrice
primaria controlla l’intensità della contrazione muscolare, tramite la frequenza di scarica dei
motoneuroni.
Chiamiamo “centro motorio” lo spazio parietale
Durante il movimento i fusi neuromuscolari e i recettori sensoriali dei piedi inviano alla corteccia
somatosensitiva informazioni sulla posizione della gamba. Da essa le informazioni sensitive
giungono al centro motorio. In tal modo esso si adatta alla “realtà esterna”.
I recettori sensoriali ed i fusi neuromuscolari inviano alla corteccia somatosensitiva primaria non
solo informazioni relative alla posizione ma anche informazioni propriocettive Esse proiettano, oltre
che nel centro motorio anche nella corteccia temporale. Qui si attiva il sistema semantico Esso
ricostruisce lo spazio, analogo a quello del centro motorio, con il proprio tempo. Questo tempo e
questo spazio diventano riferimento del sistema operativo.
Quando noi eseguiamo un movimento verifichiamo i risultati tramite la vista. Essa costituisce la
guida al movimento. Sono però necessarie altre informazioni. Il cervello deve sapere quando il
piede si stacca da terra e quando tocca nuovamente il terreno. Inoltre deve conoscere la posizione
degli arti durante il movimento. Si tratta di informazioni di tipo semantico. Queste informazioni
possono essere fornite dalla vista, però se dovessimo guardare ogni azione che facciamo per
controllarla, non potremmo far altro. Durante la guida in macchina dovremmo guardare
continuamente piedi e mani. Andremmo a sbattere in poco tempo. Le informazioni semantiche che
guidano il movimento sono quindi fornite dal sistema semantico che fa capo alla corteccia
somatosensitiva primaria.
La percezione aptica
Supponiamo di prendere un oggetto in mano un bicchiere. La mano assume la forma del bicchiere.
Essa agisce come il sistema oculomotore fa con la vista, effettua una scansione dell’oggetto. In
questa scansione il centro motorio è guidato dallo spazio operativo dell’oggetto. Le informazioni
sensoriali di ritorno consentono al centro motorio ed allo spazio operativo di conformarsi alla
“realtà esterna”. Queste informazioni, inoltre proiettano al corteccia temporale ed innescano il
sistema semantico. La costruzione spaziale viene ripetuta e l’oggetto viene riconosciuto da
quest’ultimo sistema.
A questo punto si può fare una semplice obiezione. Ma se noi tastiamo con la mano un oggetto che
abbiamo visto ma mai toccato, chi guida i movimenti del centro motorio visto che non è conservato
in memoria lo spazio strutturale?
La risposta a questa domanda ci dà l’opportunità di chiarire le interrelazioni tra centro motorio,
spazio operativo e spazio semantico
Quando tastiamo un oggetto eseguiamo dei piccoli movimenti delle dita che corrispondono a
momenti attenzionali. La risposta dei recettori sensoriali modella i momenti attenzionali dello
“spazio strutturale”. Le informazioni che giungono alla corteccia temporale vengono integrate in un
unico momento attenzionale, che si realizza quando l’oggetto viene riconosciuto. Lo spazio
semantico, a questo punto, guida i momenti attenzionali del sistema operativo, riassestandolo in
funzione dell’oggetto percepito. La memoria dell’oggetto viene così conservata nell’attività di tre
circuiti: 1) movimenti della mano 2) sistema operativo 3) sistema semantico
C’è da chiedersi il perché di questa ridondanza. E’ ovvio che vi deve essere una memoria specifica
per i movimenti di qualsivoglia gruppo muscolare. Fondamentale è anche una memoria semantica.
Ci consente di riconoscere l’oggetto con il tatto. Anche la memoria del sistema operativo (lo spazio
strutturale con i suoi tempi) è importantissima. Essa infatti è strutturalmente diversa da quella del
sistema semantico. Essa costruisce l’oggetto con più momenti attenzionali. C’è dell’altro.
Supponiamo di dover riconoscere l’oggetto precedente con l’altra mano. Il sistema che guida i
movimenti di questa seconda mano quale spazio utilizza? La risposta è ovvia. Lo spazio operativo.
Esso quindi funge quale schema motorio per qualsivoglia coordinazione di momenti attenzionali
finalizzati a quel movimento.
Cè di più. Dal momento che tutti i sistemi sensoriali utilizzano la stessa modalità operativa, nonché
la stessa operatività semantica, l’oggetto conosciuto con la vista può essere riconosciuto
immediatamente al tatto. Infatti la percezione visiva e tattile utilizzano circuiti diversi ma analoghi
momenti attenzionali (sia in fase di costruzione che di riconoscimento).
La conferma di ciò viene da una particolare patologia parietale: l’atassia ottica o incoordinazione
visuomotoria I pazienti che ne sono affetti hanno difficoltà nell’integrare l’informazione visiva
sulla localizzazione dello stimolo con l’informazione somatosensoriale riguardo alla posizione
mano/braccio. Palesano chiara difficoltà a dirigere la mano verso lo stimolo visivo ed a conformare
la mano alla forma dell’oggetto visto.vii
Tale patologia si spiega in modo semplice supponendo che nella corteccia parietale (solco
interparietale) si attivi un spazio strutturale comune alla visione e al movimento mano/braccio.
Questo spazio funge da guida ai due movimenti. Anche il tempo è comune ai due movimenti.
(Ricordiamo a tal proposito la presenza di neuroni bimodali presenti nella Area Motrice
Supplementare)
Parcellizzazione della corteccia parietale
L’atassia ottica può essere lo spunto per trattare il modo in cui è ripartito, a livello di neurostati, lo
spazio nella corteccia parietale.
Questa patologia, come del resto tutte le patologie cerebrali, presenta una doppia dissociazione.
Alcuni pazienti hanno difficoltà in ambedue le componenti il movimento e cioè la fase prossimale
(direzione del movimento) e quella distale (conformazione della mano all’oggetto); altri pazienti
eseguono bene la fase prossimale ed hanno difficoltà in quella distale; altri ancora presentano
problemi opposti eseguendo bene la fase distale e male quella prossimale.
Ciò fa pensare che due aree separate della corteccia parietale si occupano delle due componenti. Dal
momento che la corteccia parietale è la parte di un circuito, è ovvio supporre che due circuiti diversi
sono interessati ciascuno ad una componente il movimento dell’arto nella prensione degli oggetti.
Ciò che mi ha colpito maggiormente nello studio della neuropsicologia è il numero alto delle
doppie dissociazioni presenti nelle varie patologie. Per esempio i disturbi causati dal
disorientamento visivo consistono nella difficoltà a valutare la distanza fra gli oggetti (cioè quanto
sono vicini o lontani in profondità) nonché nella difficoltà a giudicare la loro localizzazione sul
piano coronale (cioè a sinistra o a destra dalla posizione del corpo). Anche in questo caso sono state
trovate doppie dissociazioni. viiiCiò fa supporre che due circuiti diversi lavorano per realizzare
questa funzione.
Considerando il numero alto delle patologie parietali (si pensi anche ai numerosi disturbi del
linguaggio, del calcolo…) si può arguire che i sottocircuiti che costituiscono il sistema dorsale sono
centinaia.
Plasticità neuronale
La frammentazione dell’attività cognitiva non è un handicap. Al contrario dal momento che ciascun
circuito agisce con modalità uguali, l’esperienza dell’uno può trasferirsi nell’altro.
Il fatto che la percezione ed il movimento ubbidiscano agli stessi principi facilita enormemente il
compito della mente. Supponiamo di dover fare un qualsiasi movimento con la mano, per esempio
disegnare un cerchio. Il centro motorio che si attiva nella corteccia parietale viene revisionato
continuamente sulla base dei risultati ottenuti che consentono di monitorare il circuito. I risultati,
però, sono misurati dalla vista (sistema semantico visivo). La visione di un cerchio imperfetto mi
consente una correzione. Dal momento che il movimento oculomotore agisce in modo analogo al
movimento del braccio e della mano, è più facile effettuare una correzione.
Una volta imparato un movimento (si pensi alla firma) che si concretizza in una coordinazione
motoria di un gruppo di muscoli, esso può essere ripetuto con un gruppo di muscoli diverso ( firma
su di un foglio e firma alla lavagna). Imparare un nuovo movimento altro non è che coordinare
tempi e spazi di uno specifico circuito. Questa esperienza può essere sfruttata da circuiti collaterali.
Supponiamo di vedere un oggetto. Possiamo chiudere gli occhi e conformare le mani all’oggetto
visto anche se non lo abbiamo mai toccato. Si può realizzare l’esperienza opposta. Tastare con le
mani un oggetto sconosciuto e immaginare la sua forma a livello visivo. Quando camminiamo, il
sistema visivo e quello propriocettivo interagiscono senza che ce ne rendiamo conto. Stiamo
camminando su un marciapiedi.Una macchina parcheggiata ostruisce il passaggio. Lo spazio per
passare viene misurato dalla vista (sistema semantico) e immediatamente ci rendiamo conto se il
nostro corpo ci passa senza strisciare il muro. L’informazione visiva viene trasferita a livello
propriocettivo e misuriamo col corpo lo spazio.
In tal modo è possibile, usando circuiti diversi, vedere un oggetto ed immaginarlo subito dopo. E’
possibile sognare ad occhi aperti e chiusi.
Informazione sensoriale e circuiti attenzionali
Abbiamo illustrato in che modo i circuiti attenzionali integrano (costruendo uno spazio) le
informazioni sensoriali. Gli psicostati nascono da questa sintesi tra materia e forma.
C’è da chiedersi se è possibile l’ipotesi della Scuola Operativa Italianaix che vede gli psicostati quali
attività mentale pura e la sintesi tra psicostati e informazioni sensoriali quali costituenti gli oggetti
fisici.
Questa tesi nasce dall’ovvia considerazione che moltissimi concetti non hanno alcunché di fisico. Si
pensi a verbi quali: essere, sconvolgere, pensare. Questo si può spiegare con l’ipotesi che esiste
un’attività mentale (attenzionale) pura, che non si applica cioè ai dati sensoriali. Essa costruisce gli
psicostati “astratti”. L’applicazione dell’attività attenzionale ai dati sensoriali, integrando materia e
forma costituisce ciò che è fisico.
Io ero partito da questa ipotesi, ma i dati neurofisiologici non la confermano. Nel cervello ogni area
sembra funzionare come una elaborazione di dati sensoriali. E’ inconciliabile con questa ipotesi,
per esempio il fatto che la maggior parte (se non ricordo male circa l’80) del manto corticale nel
macaco svolge funzioni visive. Viene da pensare che il rimanente 20 sia correlato agli altri organi
di senso. Il cervelletto contiene più aree somatotopiche. Anche a livello subcorticale vi sono
rappresentazioni somatotopiche. Non c’è alcuna area che in modo diretto o indiretto non sia
collegata alla corteccia motrice primaria o a una delle cortecce sensoriali primarie.
Scartata l’ipotesi che esistano momenti attenzionali puri, bisogna capire come possa la mente
attraverso l’elaborazione di psicostati “fisici” costruire i pensieri.
Prima di affrontare questa tematica è opportuno soffermarsi su una problematica derivante dalla
sola presenza di psicostati fisici. Essa è la seguente: se lo psicostato è una sintesi tra materia e
forma la sua natura dipende da ambedue le componenti. Ebbene se appare plausibile che psicostati
visivi siano simili e si integrino (vedi atassia ottica) con quelli somestetici, è inverosimile che ciò
accada tra psicostati concernenti l’udito, l’odorato e la vista. Infatti le informazioni sensoriali di
queste tre modalità sono notevolmente diverse le une dalle altre. Lo spazio strutturale di un suono
che integra il presenziato proveniente dalla corteccia uditiva primaria differisce da quello spaziale o
cinestetico. Ciò vuol dire che possiamo misurare con la mano ciò che abbiamo misurato con la vista
ma non ciò che abbiamo misurato con l’udito.
Leonardi Salvatore
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