Sviluppi in psicoterapia: trattamenti evidence-based Disturbi dell’alimentazione Stephen W. Touyz Janet Polivy Phillipa Hay Disturbi dell’alimentazione Sviluppi in psicoterapia: trattamenti evidence-based Editor: Danny Wedding, PhD, MPH, Prof., St. Louis, MO Co-editor: Larry Beutler, PhD, Prof., Palo Alto, CA Kenneth E. Freeland, PhD, Prof., St. Louis, MO Linda C. Sobell, PhD, ABPP, Prof., Ft. Lauderdale, FL David A. Wolfe, PhD, Prof., Toronto Per l’edizione italiana Marco Giannini, psicologo, psicoterapeuta, ricercatore di Psicometria presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze. Nel 1981 ha fondato la Scuola di Psicoterapia Comparata (SPC) Titolo originale dell’opera: EATING DISORDERS Traduzione dall’inglese di Linda Pannocchia Redazione: Paola Menchetti Impaginazione: Sonia Bizzarri Copertina: progetto ed elaborazione grafica di Paolo Turini Published by Hogrefe & Huber Publishers, Rohnsweg 25, D-37085 Goettingen, Germany ISBN 978-0-88937-318-1 Copyright © 2008 by Hogrefe & Huber Publishers Translation Copyright © 2010 by Giunti O.S. Organizzazioni Speciali PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il consenso scritto dell’Editore. Fanno eccezione le pagine per le quali nella presente opera è data autorizzazione a fotocopiare. Per l’edizione italiana ISBN 978-88-09-74898-9 © 2010, Giunti O.S. Organizzazioni Speciali – Firenze Prefazione A Wren e ai nostri bambini, Justin e Lauren, per il loro paziente amore e affetto, e al mio mentore, collega e amico Peter Beumont per la sua ispirazione e saggezza S.W.T. A Peter, Lisa/Leah, Eric e Saretta per tutto quello che rappresentano per me e a Dick Bootzin e Ken Howars per tutto quello che hanno fatto per aiutarmi a diventare una psicologa e una terapeuta J.P. Ad Anne Hall che mi ha fornito ispirazione e ottimi consigli nei miei “anni giovanili” e a Kevin e Beatrix per il loro costante amore e pazienza P.H. In questo libro verranno descritti i disturbi dell’alimentazione più conosciuti, e cioè l’Anoressia Nervosa (AN), la Bulimia Nervosa (BN), i Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS) e il Binge Eating Disorder (BED), ovvero il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI). Nonostante la gravità di questi disturbi, soprattutto dell’AN (che presenta il più alto tasso di mortalità tra tutti i disturbi psichiatrici), lo sviluppo di trattamenti che si basano sull’efficacia della pratica clinica, e che dunque potrebbero avere un maggiore successo con un numero più elevato di pazienti, continua a essere poco seguito. Gli studi medici degli ospedali, delle cliniche private e dei liberi professionisti sono quotidianamente affollati da pazienti afflitti da un disturbo dell’alimentazione, che si rivolgono agli specialisti affinché questi riescano, con un qualsiasi trattamento, ad alleviare la loro sofferenza. Chi è affetto da anoressia nervosa, nonostante la natura ego-sintonica della sua sintomatologia, soffre a causa dell’inesorabile decadimento della qualità della propria vita, a cui va sempre maggiormente e inevitabilmente incontro. Ma è difficile, anche per quei professionisti che sono particolarmente qualificati per la cura dei disturbi alimentari, persuadere un paziente gravemente ammalato a seguire un trattamento di cui non è dimostrata l’efficacia e che quindi non porta ad alcun risultato. In tutte queste situazioni questo libro può essere di grande aiuto. Esso si basa sia sulle più attuali conoscenze relative ai disturbi dell’alimentazione, sia sull’enorme ricchezza proveniente dall’esperienza clinica che gli Autori hanno sviluppato negli ultimi trent’anni. L’intento è quello di fornire una conoscenza di base dei principali interventi terapeutici e di alcune tecniche cliniche. Questo libro può essere di grande interesse non solo per quei clinici che si sono specializzati nel campo dei disturbi dell’alimentazione, ma anche per psicologi, psichiatri, medici di base, dietisti, operatori sociali, infermieri e tutte quelle figure che lavorano nel campo della salute mentale. Il volume è diviso in cinque capitoli. Nel capitolo 1 sono introdotti i vari disturbi dell’alimentazione (AN, BN, NAS e BED) e sono presentate le caratteristiche e i criteri diagnostici che li definiscono. Sono inoltre analizzate le tecniche di valutazione e diagnosi di questi disturbi che hanno trovato un supporto empirico. Il capitolo 2 esplora i modelli teorici che spiegano i fattori coinvolti nello sviluppo e nel 6 Disturbi dell’alimentazione mantenimento dei disturbi alimentari, nonché le loro implicazioni per il trattamento. Nel capitolo 3 vengono invece fornite delle strategie pratiche su come tenere i primi colloqui e su come assicurarsi che tutti gli accertamenti medici e gli esami di laboratorio fondamentali siano stati fatti. Il capitolo 4 è di grande importanza pratica in quanto illustra, nel modo più chiaro possibile e grazie a dialoghi tratti dalla realtà e “perle cliniche”, le tecniche e gli interventi psicologici di cui il clinico si può avvalere per il trattamento di questi disturbi. Particolare attenzione viene inoltre prestata a quelli che potrebbero rappresentare possibili ostacoli al trattamento, quali soprattutto pazienti poco motivati o non cooperativi. Infine, nel capitolo 5 viene presentata una serie di casi clinici che mostrano la complessità di questi disturbi e le difficoltà di mettere in atto trattamenti che abbiano successo. In appendice sono riportati materiali aggiuntivi e schede informative da utilizzare nella pratica clinica. I disturbi dell’alimentazione rappresentano una interessante sfida per i clinici. A causa della loro natura eterogenea, un solo tipo di trattamento non può adattarsi a tutte le problematiche. Per questo motivo questo libro non vuole essere un “ricettario” o un manuale, ma piuttosto una guida pratica che possa aiutare gli esperti ad adattare il loro intervento ai bisogni di ciascun paziente. Inoltre fornisce contenuti, strategie e suggerimenti derivanti dalla pratica clinica che possono essere di grande aiuto soprattutto in quei momenti difficili in cui ci si trova di fronte a pazienti recalcitranti e non collaborativi. Al clinico viene infine messo a disposizione del materiale didattico che può essere presentato ai pazienti, nonché indicazioni “umoristiche” le quali, quando tutto il resto sembra ormai perduto, possono essere di grande aiuto nel far rimanere “la barca a galla”. Ringraziamenti Vogliamo ringraziare un gran numero di persone che hanno contribuito, a diverso titolo, al successo di questo libro. Tra queste ci sono i curatori della collana Danny Wedding e Linda Carter Sobell, e Robert Dimbleby della Hogrefe & Huber, la cui guida e supporto sono stati, oltre che molto graditi, di inestimabile valore. Dobbiamo molto anche a Peter Beumont, non solo per le sue innovazioni nella pratica clinica, ma anche per la sua determinazione nel non lasciare mai nulla di intentato nella ricerca di nuovi modi per alleviare il disagio di chi soffre di un disturbo dell’alimentazione. Questo libro è dedicato a tutti i nostri pazienti, presenti e passati, da cui abbiamo potuto imparare moltissimo. Ci hanno sfidato e, sfortunatamente, talvolta ci hanno trovato impreparati, ma ciò ci ha dato la forza di portare avanti la ricerca per comprendere sempre meglio questi disturbi e trovare nuovi e più efficaci tipi di trattamento. Siamo grati al nostro meraviglioso collega e amico Peter Herman per il suo inestimabile supporto e incoraggiamento durante tutto questo lavoro e per il suo senso dell’umorismo che ci ha aiutato a superare i momenti difficili. L’obiettivo di questa nuova collana è quello di fornire ai clinici dei trattamenti evidencebased relativi ai maggiori disturbi che si possono incontrare nella pratica clinica. L’intento è però anche quello di scriverli in un modo che risulti semplice e molto pratico. A questo riguardo vorremmo ringraziare Jonathan S. Abramowitz, per aver costituito il punto di riferimento per questa collana e per i lavori futuri come il nostro. Vorremmo inoltre dire grazie a Christopher Fairburn per averci fornito le più recenti informazioni circa la pubblicazione del suo EDE-Q6. A Cindy Li, che nonostante il suo già oneroso carico di lavoro ha trovato il tempo di preparare le bozze e sistemare le figure, va la nostra più sentita gratitudine. Una speciale parola di ringraziamento va a Hethel Harris, Eva Naumann e Alex Blaszczynski per il loro contributo alla redazione dei diagrammi e a Belinda Ingram per la sua assistenza nella stesura finale. Infine alle nostre famiglie, per il loro costante amore, pazienza, incoraggiamento e affetto, va il nostro più sentito ringraziamento. Poiché la maggior parte dei pazienti che ha un disturbo alimentare è di sesso femminile, in questo libro si è scelto di usare nomi e pronomi femminili. 1 1.1. Descrizione Terminologia Il primo Disturbo da Comportamento Alimentare (DCA) a essere documentato è stato l’Anoressia Nervosa (AN), descritta nella letteratura medica già nel 1874. Negli anni Settanta del secolo scorso l’AN fu suddivisa in due sottotipi, se chi ne soffriva si sottoponeva solamente a una dieta restrittiva e praticava un’intensa attività fisica (anoressia nervosa – sottotipo con restrizioni) o se metteva in atto anche delle condotte di eliminazione e in qualche caso si abbuffava (anoressia nervosa – sottotipo con abbuffate/condotte di eliminazione). Questo ultimo sottotipo di AN fu, nel 1979, classificato come un disturbo a sé stante e identificato come Bulimia Nervosa (BN). Tale diagnosi poteva essere fatta solo nel caso in cui questi comportamenti alimentari venissero messi in atto da donne che avevano un peso nella norma. Successivamente ci si rese conto che non tutti le pazienti soddisfacevano completamente tutti i criteri per poter fare diagnosi di AN o BN, e che inoltre esse presentavano un disturbo che era qualcosa di diverso rispetto a una manifestazione di AN o BN sottosoglia. Nel DSM-III-R del 1987 (American Psychiatric Association, 1987) venne così inserita la categoria diagnostica dei Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS). Un sottotipo di NAS che ha ricevuto molta attenzione a causa della sua forte incidenza soprattutto tra gli individui obesi, è il Binge Eating Disorder (BED), ovvero il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI), in cui le persone compiono le abbuffate ma non mettono in atto le condotte compensatorie per eliminare l’eccesso di cibo ingerito. 1.2. Definizioni Fairburn e Walsh (2002) hanno definito un disturbo dell’alimentazione come “un persistente disturbo del comportamento alimentare, o del comportamento Vignetta clinica Disturbi dell’alimentazione Che cosa hanno in comune una ragazzina di 12 anni che ogni giorno si rifiuta di mangiare più di una minuscola quantità di verdura e chi si ingozza di torte, biscotti e cibo spazzatura tre notti a settimana e poi si procura il vomito? Entrambe possono essere diagnosticate come persone con un disturbo dell’alimentazione. L’incidenza di questi disturbi ha subito un incremento nelle società occidentalizzate, e ciò può essere dovuto, almeno in parte, a un periodo di relativa ricchezza e di aumento delle opportunità sociali per le donne (Bemporad, 1997). Tuttavia, da sempre, nel corso della storia, si registra la presenza di alcune forme di digiuno volontario ed episodi di abbuffate e condotte di eliminazione che caratterizzano i disturbi dell’alimentazione. 8 Criteri diagnostici per i disturbi della alimentazione Disturbi dell’alimentazione finalizzato al controllo del peso, che danneggia significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale. Questo disturbo non deve essere secondario ad alcuna patologia medica riconosciuta […] o a nessun altro disturbo psichiatrico” (p. 171). Questo libro si occupa dei principali disturbi dell’alimentazione utilizzando, per descriverne le caratteristiche fondamentali, il DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione, text revision (American Psychiatric Association, 2009) e l’ICD-10. Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati, decima revisione (World Health Organization, 2001). Nello specifico, verranno presentati: anoressia nervosa (AN), bulimia nervosa (BN) e disturbi alimentari atipici, o disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS), una categoria diagnostica controversa descritta da alcuni come un contenitore per tutti i disturbi sottosoglia (chi ne soffre cioè non soddisfa tutti i criteri diagnostici di AN o BN) (Williamson et al., 2002), da altri come un gruppo di disturbi distinti, duraturi e debilitanti piuttosto che semplici manifestazioni sottosoglia di AN e BN (Fairburn e Bohn 2005; Fairburn e Harrison, 2003). Il DSM-IV-TR riflette i criteri standard per la definizione dei disturbi alimentari utilizzati soprattutto in Nord America, mentre l’ICD-10 riporta i criteri predominanti in Europa. È comunque da sottolineare che la questione relativa alla suddivisione dei disturbi alimentari in più categorie diagnostiche, e ai criteri che le identificano esattamente, è ancora aperta e controversa (Fairburn, Cooper e Shafran, 2003; Polivy e Herman, 2002). La scelta degli Autori, per l’obiettivo che questo libro si pone, è quella di fare riferimento alle classificazioni diagnostiche convenzionali. I criteri diagnostici relativi ai disturbi dell’alimentazione riportati nel DSM-IV-TR sono stati determinati da un gruppo di esperti, ai quali è stato chiesto di compilare una lista di sintomi empiricamente validati, rifinita successivamente da altri professionisti del settore. Anche l’ICD-10 ha operazionalizzato i disturbi dell’alimentazione in un modo molto simile a quello utilizzato per il DSM-IV-TR. Non tutti i criteri diagnostici di questi disturbi sono semplici da definire (ad esempio, quali comportamenti precisi definiscono le abbuffate? quanto cibo si deve mangiare perché si parli di abbuffata?) e inoltre non c’è accordo su alcuni sintomi (come la presenza di amenorrea per l’AN). I criteri diagnostici mostrano dunque alcune ambiguità. Anche la natura categorica di questi sistemi di classificazione è stata messa in dubbio (Williamson, Gleaves e Stewart, 2005) in base ai cambiamenti che, nel corso del tempo, hanno interessato sia i criteri che le categorie diagnostiche stesse. Oltre a ciò, i due sistemi non sono del tutto concordanti, soprattutto in alcune aree dove sia i criteri sintomatologici che le soglie diagnostiche differiscono (Ottosson, Ekselius, Grann e Kullgren, 2002). Nonostante tutto, però, questi due sistemi diagnostici costituiscono un valido aiuto nell’individuazione sia dei sintomi da trattare che dei metodi, e consentono inoltre di poter valutare i cambiamenti sintomatologici nel tempo. C’è infine da ricordare che attualmente i due sistemi rappresentano gli standard da seguire per poter diagnosticare i vari disturbi. Infine, si sottolinea che questi criteri diagnostici non dovrebbero essere usati con bambini di età inferiore a 10 anni (i quali abitualmente non presentano i disturbi dell’alimentazione tradizionali), in quanto non sono stati validati per la diagnosi di problemi alimentari in bambini così piccoli (Nichols, Charter e Lask, 2000). Purtroppo, però, oggi i disturbi dell’alimentazione iniziano a colpire anche bambini di soli 8 anni (Watkins e Lask, 2002). 1. Descrizione Tabella 1 Criteri diagnostici del DSM-IV-TR per l’anoressia nervosa 307.1 A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura (per es. perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto, oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto). B. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grasse, anche quando si è sottopeso. C. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso. D. Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi. (Una donna viene considerata amenorroica se i suoi cicli si manifestano solo a seguito di somministrazione di ormoni, per es. estrogeni). Specificare il sottotipo Con Restrizioni: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). Stampato con autorizzazione dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione, text revision (American Psychiatric Association, 2009). Tabella 2 Criteri diagnostici dell’ICD-10 per l’anoressia nervosa A. Perdita di peso o, nei bambini, mancanza di una giusta acquisizione di peso, che portano ad avere un peso corporeo che è almeno il 15% inferiore al peso normale o atteso in relazione all’età e all’altezza. B. La perdita di peso è autoindotta tramite l’evitamento di “cibi ingrassanti”. C. Autopercezione di essere eccessivamente grasse, accompagnata da un intenso terrore della grassezza, che comportano l’imporsi di dover raggiungere una soglia di peso inferiore. D. Un diffuso disturbo endocrino che coinvolge l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e che si manifesta nelle donne sotto forma di amenorrea e negli uomini come perdita dell’interesse e della potenza sessuale. (Una eccezione apparente è quella di donne che seguono una terapia ormonale, principalmente che usano la pillola contraccettiva, e che continuano ad avere un sanguinamento vaginale). E. Il disturbo non soddisfa i criteri A e B della bulimia nervosa (F50.2). World Health Organisation (1992). International statistical classification of diseases and related problems (10th rev.). 9 10 Disturbi dell’alimentazione 1.2.1. Due tipi di AN: con restrizioni e con abbuffate/ condotte di eliminazione Le caratteristiche associate all’AN includono problemi emotivi e comportamentali Anoressia nervosa (AN) I criteri chiave per poter fare diagnosi di AN sono: (a) perdita di peso e/o mantenimento di un peso che è almeno il 15% inferiore al peso considerato normale in relazione all’altezza (e all’età); (b) intensa paura di diventare grassi (DSM-IV-TR) o perdita di peso autoindotta mediante l’evitamento dei cibi che fanno ingrassare (ICD-10); (c) percezione disturbata o distorta del proprio corpo che è visto come troppo grasso nonostante sia emaciato; (d) amenorrea in donne sviluppate (DSM-IV-TR) o disfunzione endocrina diffusa riguardante l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, che si manifesta nelle donne come amenorrea e negli uomini come perdita della potenza o dell’interesse sessuale (ICD-10). Il DSM-IV-TR suddivide l’AN in due sottotipi: sottotipo con restrizioni (nel quale non si presentano regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione) e sottotipo con abbuffate/condotte di eliminazione (episodi regolari di abbuffate e/o condotte di eliminazione durante un episodio di AN). L’ICD-10 richiede, invece, per poter fare diagnosi di AN, che i primi due criteri per la BN non siano soddisfatti. Generalmente si distinguono due sottotipi di AN (così come prevedono i criteri diagnostici del DSM-IV-TR): coloro che mettono in atto e coloro che non mettono in atto le abbuffate e/o le conseguenti condotte compensatorie. Sembra che le persone che si abbuffano e che poi tentano di espellere o smaltire quanto ingerito differiscano relativamente a numerose dimensioni da coloro che si sottopongono solo a un’alimentazione restrittiva. Si va da differenze legate al periodo precedente alla malattia, come un peso da bambini superiore alla media o una maggiore familiarità con l’obesità, a differenze di personalità (tratti di personalità borderline, narcisistica o antisociale), o ancora a differenze comportamentali che includono comportamenti impulsivi quali rubare (cibo nella maggior parte dei casi), abusare di alcol e droga e comportamenti autolesivi (cfr. Garfinkel, 2002). Il sottotipo con condotte di eliminazione dell’AN sembra che sia associato con una prognosi peggiore (Beumont, 2002). Le caratteristiche associate all’AN che sono descritte nel DSM-IV-TR includono umore depresso, ritiro sociale, insonnia e diminuzione dell’impulso sessuale; questi sintomi sono secondari alla rigida restrizione dell’introito calorico che si ha negli stati di semidigiuno. Oltre a ciò, sono molto comuni anche i comportamenti ossessivo-compulsivi (non necessariamente relativi al cibo), sempre probabilmente dovuti alla malnutrizione. Anche sentimenti di incapacità e la necessità di avere un controllo su alcuni aspetti del proprio ambiente sono caratteristiche psicologiche tipiche dell’AN (APA, 2000), oltre al perfezionismo, che è largamente riconosciuto come una caratteristica diffusa in queste pazienti (Jacobi, Hayward, de Zwaan, Kraemer e Agras, 2004). In chi soffre di AN – sottotipo con abbuffate/condotte di eliminazione si riscontra anche un maggior numero di comportamenti impulsivi, come abuso di alcool o droga, agiti sessuali e umore instabile. Da un punto di vista fisico, oltre all’estrema magrezza, le pazienti presentano anche disturbi endocrini (estrogeni), com’è dimostrato dall’amenorrea (criterio diagnostico del DSM-IV-TR), ma può essere presente una varietà di altri sintomi dovuti alla denutrizione (anomalie nel sangue, sintomi chimici, problemi cardiaci, anomalie nell’EEG e sintomi fisici) (APA, 2000). Potrebbe inoltre comparire una disfunzione endocrina diffusa riguardante l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi (come indicato da un criterio dell’ICD-10), soprattutto prima di ogni perdita importante di peso. 11 1. Descrizione Perla clinica Campanelli d’allarme Se la dieta diventa così rigida e inflessibile da non consentire alla persona di poter mangiare, o addirittura partecipare, a un evento speciale in famiglia (ad esempio un compleanno), o se non le permette di andare in vacanza perché là potrebbe non trovare gli alimenti che si concede di mangiare, si è di fronte a quello che potrebbe essere un indizio precoce dello sviluppo di AN. Se la persona giunge a questo punto ha ormai oltrepassato il limite della normalità, e ha attraversato il sottile confine che divide il seguire una dieta rigida dal poter soffrire di un disturbo dell’alimentazione. L’esagerato desiderio di essere magre, descritto decenni fa da Bruch come “implacabile” (Bruch, 1973), è stato a lungo considerato una delle caratteristiche psicologiche primarie dell’AN. È tuttavia difficile distinguere questo evitamento fobico dell’ingrassamento dal normale desiderio di magrezza che presentano le giovani donne che seguono una dieta (Polivy e Herman, 1987). Per questo motivo è solitamente molto difficile fare una diagnosi di AN finché essa non sia ormai diventata così critica da comportare un’importante perdita di peso e non abbia oltrepassato di gran lunga la normalità, raggiungendo un livello di patologia grave. Una volta che il disturbo diviene stabile, e la perdita di peso prosegue costantemente, l’AN comincia ad autoperpetuarsi, in quanto gli effetti del semidigiuno iniziano a influenzare la sfera emotiva e cognitiva (Beumont e Touyz, 2003). Da un punto di vista psicologico ciò si manifesta sia tramite un’intensa paura di ingrassare, sia attraverso la tendenza a considerare il proprio valore solo in relazione al proprio peso corporeo e alla propria forma fisica (McFarlane, McCabe, Jarry, Olmsted e Polivy, 2001). Sebbene non faccia parte dei criteri diagnostici, è ormai ben noto che queste pazienti spesso praticano attività fisica in maniera eccessiva e compulsiva, continuando ad allenarsi anche quando vengono ricoverate e allettate (Beumont, Arthur, Russell e Touyz, 1994). Si è scoperto che l’ansia e la restrizione alimentare contribuiscono al perpetuarsi di questo esercizio fisico forzato (Holtkamp, Hedebrand e Herpertz-Dahlman, 2004). Inoltre, l’esercizio fisico messo in atto volontariamente al fine di perdere peso è soltanto una delle forme di iperattività che è stata osservata in queste pazienti. Andando avanti nella malattia, molte ragazze sviluppano infatti una persistente irrequietezza e disturbi del sonno che sono al di fuori del loro controllo (Beumont, 2002). Questo fatto assomiglia alla sovra-attività che manifestano gli animali di laboratorio quando sono privati del cibo, e potrebbe essere dovuto a una diminuzione della temperatura corporea profonda. Non è fatta menzione, né nel DSM-IV-TR né nell’ICD-10, dei comportamenti alimentari “stravaganti” che sembrano caratterizzare l’AN. Ad esempio, spesso le pazienti sminuzzano il cibo in pezzetti molto piccoli con i quali giocherellano all’interno del piatto mentre con estrema lentezza e sofferenza tentano di mangiare. Esse inoltre, segretamente, si disfano spesso del cibo (mettendolo nel tovagliolo, nelle tasche o in altri recipienti) ed evitano di mangiare molti alimenti che considerano “pericolosi” (cioè “ingrassanti”). Come si è detto in precedenza, non c’è accordo circa i criteri necessari per poter fare diagnosi di AN. Le donne che presentano tutti i sintomi, fatta eccezione per l’amenorrea, sembrano patologiche su tutte le altre dimensioni così come le donne che hanno anche amenorrea, dunque non è del tutto chiaro se l’amenorrea debba essere inserita o meno tra i requisiti per fare diagnosi di AN (Garfinkel, 2002). Anche la soglia di peso per poter fare diagnosi è oggetto di dibattito. Dov’è il confine tra una alimentazione disturbata e un disturbo alimentare? Attività fisica compulsiva Comportamenti alimentari stravaganti 12 Disturbi dell’alimentazione Tabella 3 Criteri diagnostici del DSM-IV-TR per la bulimia nervosa 307.51 A. Ricorrenti episodi di abbuffate. Un’abbuffata è caratterizzata da entrambi i seguenti elementi: 1. mangiare in un definito periodo di tempo (ad es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili; 2. sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (ad es. sentire di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando). B. Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo. C. Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi. D. I livelli di autostima sono influenzati dalla forma e dal peso corporei. E. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa. Specificare il sottotipo Con Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Bulimia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi. Senza Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale il soggetto ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, quali il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo, ma non si dedica regolarmente al vomito autoindotto o all’uso inappropriato di lassativi, diuretici od enteroclismi. Stampato con autorizzazione dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione, text revision (American Psychiatric Association, 2009). Tabella 4 Criteri diagnostici dell’ICD-10 per la bulimia nervosa A. Ricorrenti episodi di iperalimentazione (almeno due volte a settimana per un periodo di almeno tre mesi) in cui grandi quantità di cibo vengono consumate in un breve periodo di tempo. B. Persistente preoccupazione relativa all’alimentazione e un forte desiderio, o un impulso irrefrenabile, a mangiare (craving). C. Tentativi di contrastare gli effetti “ingrassanti” del cibo ingerito mediante uno dei seguenti mezzi: 1. vomito autoindotto; 2. diarrea autoindotta; 3. periodi di digiuno; 4. uso di farmaci quali soppressori dell’appetito, farmaci tiroidei o diuretici; quando la bulimia colpisce una persona diabetica questa può scegliere di non seguire il suo trattamento con insulina. D. Autopercezione di essere eccessivamente grasse unita a una profonda paura della grassezza (che solitamente porta a essere sottopeso). World Health Organisation (1992). International statistical classification of diseases and related problems (10th rev.). 13 1. Descrizione 1.2.2. Bulimia nervosa (BN) Così come per l’AN, il DSM-IV-TR e l’ICD-10 presentano criteri largamente sovrapponibili per la diagnosi di BN: (a) presenza di ricorrenti episodi di iperalimentazione o abbuffate che capitano almeno due volte a settimana per un periodo di almeno tre mesi; (b) presenza di condotte compensatorie atte a prevenire l’aumento di peso dovuto alle calorie ingerite durante l’abbuffata (uno o più episodi di vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici, clisteri o altri tipi di purghe o farmaci, periodi di eccessiva attività fisica o di digiuno); (c) autovalutazione basata eccessivamente sul peso e sulla forma fisica (DSM-IV-TR) oppure sensazione di essere troppo grasse o paura di ingrassare (ICD-10). Il DSM-IV-TR tenta di definire che cosa si intenda per abbuffata, dicendo che la quantità di cibo ingerita durante un episodio di abbuffata deve essere molto maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone riuscirebbe a mangiare nello stesso periodo di tempo, e che durante tale episodio la persona deve sperimentare una sensazione di perdita di controllo su quello che sta mangiando. L’ICD-10 invece richiede solamente, per poter fare diagnosi di abbuffata, che venga mangiata una grande quantità di cibo in un breve periodo di tempo. Il DSM-IV-TR sostiene inoltre che l’abbuffata è generalmente fatta in segreto e che potrebbe essere scatenata da stress o disforia. Il DSM-IV-TR suddivide la BN in due sottotipi, BN con condotte di eliminazione e BN senza condotte di eliminazione, e specifica che i comportamenti di abbuffata/eliminazione non accadono all’interno di un episodio di AN (APA, 2000). L’ICD-10 aggiunge, come fattore addizionale, la presenza di un desiderio struggente o la sensazione di una compulsione di mangiare. Le pazienti con BN con condotte di eliminazione presentano una psicopatologia più grave rispetto alle altre, che include maggiori disturbi dell’immagine corporea e preoccupazioni maggiori nei confronti del peso, ansia rispetto al mangiare/prendere peso, comportamenti autolesionistici, e comorbidità con altri disturbi (Garfinkel, 2002). Disturbi dell’umore sono presenti in entrambi i tipi di BN sebbene depressione e ansia siano secondarie al comportamento di abbuffate/eliminazioni, piuttosto che fattori precedenti a questi. Le pazienti che soffrono di BN tendono ad avere un peso nella norma, anche se è comune una storia di sovrappeso o di obesità precedente alla malattia. Da un punto di vista fisico, ripetute condotte di eliminazione possono causare sbilanci elettrolitici, problemi metabolici, problemi dentali, rigonfiamento delle ghiandole parotidee e anche disturbi cardiaci (soprattutto dovuti a un ripetuto uso di ipecacuana per indursi il vomito). Che cos’è un’abbuffata Due tipi di BN: con e senza condotte di eliminazione Perla clinica Complicazioni mediche I clinici non dovrebbero mai sottovalutare il rischio che ci siano complicazioni mediche in pazienti con BN, anche se presentano un peso nella norma. Potenziali complicazioni, quali scompensi elettrolitici dovuti a ripetute condotte di eliminazione e danni al muscolo del cuore o ad altri organi, dovrebbero sempre essere accuratamente investigati tramite una completa analisi/valutazione medica e per mezzo di esami di laboratorio. Per quanto riguarda le caratteristiche psicologiche invece, le pazienti con BN BN e sono impulsive, tendono a compiere degli agiti sessuali, a rubare e ad autolesionarsi impulsività Indice Prefazione.......................................................................................................... 5 1. Descrizione.................................................................................................... 1.1. Terminologia...................................................................................... 1.2. Definizioni......................................................................................... 1.3. Epidemiologia.................................................................................... 1.4. Decorso e prognosi ............................................................................ 1.5. Diagnosi differenziale........................................................................ 1.6. Comorbidità ...................................................................................... 1.7. Procedure diagnostiche e documentazione ...................................... 7 7 7 16 17 19 20 21 2. Teorie e modelli dei disturbi dell’alimentazione .......................................... 2.1. Modelli psicologici ............................................................................ 2.2. Teorie della personalità predisponente ............................................. 2.3. Modelli biologici/psicologici ............................................................. 2.4. Modelli socioculturali........................................................................ 2.5. Modello integrato/bio-psico-sociale .................................................. 28 29 35 36 37 37 3. Indicazioni per la diagnosi e il trattamento ................................................. 3.1. Diagnosticare i disturbi dell’alimentazione ...................................... 3.2. Come fare i primi colloqui ................................................................ 3.3. Scegliere il trattamento più appropriato ........................................... 3.4. Fattori che influenzano le decisioni sul trattamento........................ 38 38 39 42 44 4. I trattamenti.................................................................................................. 4.1. Metodi di trattamento ....................................................................... 4.2. Meccanismi di azione ........................................................................ 4.3. Efficacia e prognosi............................................................................ 4.4. Combinazioni con l’uso di farmaci................................................... 4.5. Problemi nella realizzazione del trattamento ................................... 4.6. Trattamento obbligatorio .................................................................. 4.7. Questioni multiculturali.................................................................... 48 48 77 82 86 86 89 90 5. Casi clinici..................................................................................................... 92 6. Letture di approfondimento ......................................................................... 98 7. Bibliografia .................................................................................................... 101 8. Appendici: strumenti e risorse ...................................................................... 113