Filosofia e scienza: dal neopositivismo alla bioetica

Filosofia e scienza: dal
neopositivismo alla bioetica
•Scienza
e teoria della conoscenza: Neopositivismo e
Popper
•Scienza e attualità: Bioetica
Neopositivismo: tratti generali

Neopositivismo: corrente filosofica legata alla
cultura scientifica tardo-ottocentesca e primonovecentesca (dal logicismo di Frege e Russell,
dall’empiriocriticismo di Mach, dalla teoria della
relatività
Continuità con il positivismo
ottocentesco
Discontinuità e differenze
strutturali
•Predilezione per la razionalità
scientifica
•Visione più critica della scienza
•Attenzione per gli aspetti
logico-linguistici della scienza
•Tendenza maggiormente
empirista
Centri principali
“Circolo di Vienna” (ritrovo il giovedì sera in un caffè
di Vienna) tra il 1907 e il 1914 (Primo circolo di Vienna:
Neurath, Hahn, Frank) e tra il 1924 e il 1938 (Secondo
circolo di Vienna: Schlick, Feigl, Carnap). Si dissolve
con l’annessione dell’Austria alla Germania.
 “Circolo di Berlino” costituito nel 1927 e sciolto con
la Seconda guerra mondiale, i neoempiristi si
trasferirono negli USA (incontro con il pragmatismo)
Attorno al filosofo della scienza Hans Reichenbach e la
rivista “Erkenntnis” (Conoscenza)

Le dottrine caratteristiche
Criterio di significanza: le uniche
proposizioni che hanno significato conoscitivo
sono quelle suscettibili di verifica empirica o
fattuale (tipico della scienza)
 Critica alla metafisica: proposizioni senza
senso nell’ambito della conoscenza, perché
trascendono ciò che è umanamente verificabile
(“concetti puramente illusori”, “parole
senza senso”)

La filosofia non è una scienza, ma attività
chiarificatrice: compito di analizzare il linguaggio
sensato della scienza e di denunciare quello
insensato della metafisica
 La scienza è al di là della differenziazione delle
singole discipline, è una sola (dare visione
unitaria del sapere che comprenda tutti gli ambiti)

Opposizione alle filosofie irrazionalistiche di
fine Ottocento e dei primi del Novecento (da
Bergson alla fenomenologia).
Scopo: restituire una base apodittica alle scienze
scosse dalla crisi dei fondamenti in quegli anni
Il principio di verificazione



Moritz Schlick elabora il principio di
verificazione: “una questione è di principio
risolvibile se possiamo immaginare le esperienze
che dovremmo avere per darle una risposta”.
Distingue tra verificabilità di principio e
verificabilità di fatto: una tesi attualmente
inverificabile (“sull’altra faccia della luna esistono
montagne di tremila metri”) potrà esserlo in futuro
Un enunciato è sensato (significazione cognitiva
non tout court rileverà Carnap) solo quanto ci sono
procedure empiriche per verificarne o falsificarne la
validità (se no: regno della metafisica: significazione
morale ed emotiva).
Karl Popper
Vita e scritti principali:
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Karl Raimund Popper (Vienna 1902-Londra 1994),
studia filosofia, matematica e fisica. Con l’avvento
del nazismo si trasferisce in Nuova Zelanda e alla
fine della guerra a Londra.
Logica della scoperta scientifica (1934 e 1959)
La miseria dello storicismo (1944-45)
La società aperta e i suoi nemici (1944-45)
Congetture e confutazioni (1963)
Le influenze filosofiche
Popper ha una posizione intermedia tra
neopositivismo e anti-neopositivismo:
problemi comuni (unità della scienza, unicità del
metodo scientifico, scienza come esempio di
condotta intellettuale), ma la sua epistemologia è
indipendente e critica.
 Il principale punto di riferimento è Einstein:
in relazione al padre della relatività formula i suoi
problemi teorici principali (demarcazione tra
scienza-pseudo scienza e la certezza del sapere
scientifico, principio del fallibilismo e falsificabilità)




1.
2.
La sua ricerca è un tentativo di chiarire che cosa
significasse la rivoluzione einsteniana per la
teoria della conoscenza
La rivoluzione epistemologica di Popper è il
riflesso filosofico della rivoluzione scientifica
compiuta da Einstein in fisica
Popper fu colpito da:
Eintein formula previsioni “rischiose”: le sue teorie
non sono organizzate in vista di facili conferme
(“verificazioni”), ma in vista di possibili smentite
(“falsificazioni”)
Con Einstein condivide la conclusione che le teorie
scientifiche siano solo ipotesi o congetture e non
verità assolute.
Trae da Einstein i principi di fondo della sua
epistemologia: falsificazionismo e fallibilismo
La riabilitazione della filosofia
Gli interessi principali di Popper sono
l’epistemologia (teoria della conoscenza
scientifica e non solo) e la politica: il
razionalismo critico che caratterizza la
riflessione scientifica di P. è alla base del suo
liberalismo politico.
 Si contrappone all’atteggiamento anti-filosofico
(Wittgenstein e la filosofia analitica) e riabilita
la filosofia: “tutti gli uomini sono filosofi,
perché in un modo o nell’altro assumono un
atteggiamento nei confronti della vita e della
morte”.


Esistono teorie filosofiche che rispondono a
problemi di natura specificamente
filosofica (es. si può parlare di verità e progresso della
conoscenza? Che rapporti esistono tra mente e corpo? La
storia è guidata da leggi necessarie? Che cos’è la
democrazia?)
Popper rifiuta di ridurre la filosofia ad analisi
linguistica, ha a che fare con la conoscenza
della realtà e non con vuote parole.
 Rivaluta per questo i presocratici e il problema
cosmologico

“C’è almeno un problema cui sono interessati
tutti gli uomini che pensano: quello di
comprendere il mondo in cui viviamo; e quindi
noi stessi (che siamo parte di questo mondo)
e la conoscenza che ne abbiamo. […] Dal mio
punto di vista, tanto la filosofia che la scienza
perdono ogni attrattiva quando abbandonano
questo genere di ricerca –quando, cioè,
diventano specialistiche e cessano di osservare
e interrogare gli enigmi del mondo. La
specializzazione può essere una tentazione per
lo scienziato; per il filosofo è un peccato
mortale”. (Congetture e confutazioni)
Le dottrine epistemologiche:
cosa è scienza e cosa no?
Punto di partenza: ricerca di un criterio di
distinzione tra scienza e non scienza
 Rifiuto dell’assioma neopositivista per cui una
teoria è scientifica nella misura in cui può
essere “verificata” dall’esperienza.
 Il verificazionismo è un mito o un’utopia:
per verificare completamente una teoria
dovremmo aver presenti tutti i casi che la
concretizzano (rifiuto dell’induzione)

Conseguenze
RICERCA DI UN ALTRO
CRITERIO PER
DETERMINARE LA
SCIENTIFICITÀ
CRITICA AL
PRINCIPIO DI
INDUZIONE
PRINCIPIO DI
FALSIFICABILITÀ
TEORIA DELLA
MENTE COME
FARO
RIABILITAZIONE
DELLA
METAFISICA
MENTE E CORPO
La falsificabilità
Ispirato dal modello di Einstein, Popper rintraccia
un nuovo criterio di falsificabilità: una teoria è
scientifica nella misura in cui è “falsificabile”, cioè
nella misura in cui può venire smentita, in linea di
principio, dall’esperienza.
 Es. “Domani pioverà o non pioverà” (non è
empirica), non può essere confutata, mentre
“domani pioverà” è empirica.
(teoria che non possa essere contraddetta
dall’osservazione non ha contenuto empirico)

Le teorie scientifiche sono quindi costituite da
“asserzioni-base” (enunciati elementari) che
risultino intersoggettivamente controllabili e
accettati dagli osservatori scientifici.
 Il loro valore non dipende da proprietà
intrinseche, ma da una “decisione” dei
ricercatori, dal fatto che gli scienziati in un
certo periodo storico si trovano d’accordo
nel ritenerle valide e usarle come strumenti
di controllo per le teorie.
 Possono essere sempre messe in
discussione: la base empirica della scienza non è
ASSOLUTA, la scienza è un “edificio costruito
sulle palafitte”

“La base empirica delle scienze oggettive non ha in sé
nulla di “assoluto”. La scienza non posa su un solido
strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si
eleva, per così dire, sopra una palude. È come un
edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono
conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una
base naturale o “data”; e il fatto che desistiamo dai
nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte
non significa che abbiamo trovato un terreno solido.
Semplicemente, ci fermiamo quando siamo
soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i
sostegni siano abbastanza stabili per sorreggere la
struttura.”
(Logica della scoperta scientifica)
Asimmetria tra verificabilità e falsificabilità:
miliardi di conferme non rendono certe una teoria,
mentre basta un solo fatto negativo per
confutarla.
 Questo insegna che dall’esperienza si può
imparare non la verità di una teoria, ma l’eventuale
falsità: la scienza non è il mondo delle verità
certe e definitivamente “veri-ficate”, ma l’universo
delle ipotesi che per il momento non sono ancora
state “falsi-ficate”.
 Conseguenze:

1.
2.
Un’ipotesi non potrà essere verificata ma solo corroborata:
quando supera il confronto con un’esperienza potenzialmente
falsificante= temporaneo strumento di scelta tra ipotesi
rivali, non è indice di verità, ma di preferenza
Flessibilità: nessuna smentita può essere considerata
definitiva e per scartare una teoria se ne deve avere una
migliore
Riabilitazione della metafisica
La metafisica, non essendo falsificabile, non è
una scienza. Questo non significa, come per i
neopositivisti, che essa sia senza senso.
 Ha una funzione propulsiva nei confronti
della scienza: a ricerca non è possibile senza la
fede in idee metafisiche generali (es. “ordine”
dell’universo) e ci sono idee della metafisiche
(es.atomismo) divenute poi scientifiche.
 Gli enunciati metafisici non sono
empiricamente controllabili, ma sono
razionalmente criticabili e discutibili (non
sono semplici espressioni emotive e soggettive=
teoria dei 3 mondi)

Rifiuto dell’induzione


Critica alla scienza fondata sull’induzione (da
Bacone a oggi), procedimento dal particolare
all’universale: non esiste, non può produrre teorie
universali (es. tacchino induttivista di Russell).
Le teorie si ricavano invece a partire da
congetture, intuizioni (creative, audaci la cui originecontesto della scoperta- può essere extra-scientifico.
Paradigma problema-ipotesi-prove) da cui vengono
deduttivamente ricavate conclusioni
sottoposte poi a controllo empirico.
(critiche a Popper: concetto di induzione come
enumerazione semplice)
Teoria della mente come faro


Oltre a rifiutare l’induzione rifiuta anche
l’osservazionismo (scienziato “osserva” senza
ipotesi precostituite): la mente non è tabula rasa,
ma è un faro. È deposito di ipotesi, consce o
inconsce, alla luce delle quali percepiamo la
realtà (siamo da sempre “impregnati di teoria,
l’osservazione è “carica di teoria”).
La scienza non parte mai dal nulla: “essa non può
essere descritta come libera da assunzioni. A ogni
istanza, infatti, essa presuppone, per così dire, un
orizzonte di aspettative.”
(differenza con il kantismo: gli schemi della mente umano sono semplici
ipotesi che l’esperienza può contraddire e non necessariamente validi)
Il problema della mente-corpo:
nuvole e orologi
Rapporto tra mente e corpo è uno
dei più difficili della filosofia: rifiuto delle
soluzioni materialiste e moniste
 L’autocoscienza è una delle cose più
“straordinarie e strabilianti dell’universo”,
una teoria della non esistenza della
coscienza-come quella materialista- “non
è da prendere più seriamente di una
teoria della non esistenza della materia”
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

Parla di dualismo tra “due tipi di stati (o eventi)
interagenti”: mente e corpo sono due “mondi” distinti,
ma vi è un’azione reciproca (pur non sapendo come)
Soluzione intermedia tra deterministi (“orologi”,
ordinati e altamente prevedibili) e indeterministi
(“nuvole”, gas, imprevedibili)
Per comprendere il comportamento umano
razionale non si può ridurre tutto al caso
(indeterministi) o alla necessità (deterministi), si deve
salvaguardare il principio della libertà: questa consiste
nel “controllo plastico” del comportamento
tramite i principi della razionalità critica.


È libero chi non si limita ad agire a caso, ma
controlla i risultati dei suoi tentativi
casuali: libero è chi impara dai propri errori
(tutti gli esseri viventi) e chi mette
consapevolmente alla prova le proprie ipotesi
e teorie (solo l’essere umano).
Pedagogia dell’errore: la scienza non è
èpisteme (sistema infallibile di verità), ma dòxa
(opinione, insieme di congetture suscettibili di
confutazione): l’errore è parte integrante del
sapere scientifico (fare scienza significa
incorrere in sbagli e imparare dai propri
errori)
Critica epistemologica a marxismo
e psicoanalisi
Grazie al criterio per determinare che cosa è
scienza e cosa no, Popper critica la pretesa
scientificità del marxismo e della psicoanalisi.
 Fascino di queste teorie: apparente potere
esplicativo di tutto nei loro campi, “il mondo
pullulava di verifiche della teoria”, flusso
incessante di conferme
 Diversamente dalla dottrina di Einstein (“potere
esplicativo” limitato), marxismo e psicoanalisi
sono dottrine onniesplicative: hanno
insufficiente falsificabilità e aggirano le smentite
tramite “ipotesi di salvataggio”

Le dottrine politiche: critica allo
storicismo
Popper è filosofo della “società aperta”, critico
verso ogni forma di assolutismo e avverso ai
totalitarismi di destra e sinistra.
 Originalità: difende le ragioni della libertà e del
pluralismo con argomenti di natura epistemologica
 Critica allo storicismo: con “storicismo” intende
indicare (non la corrente dello storicismo tedesco)
tutte quelle filosofie che hanno preteso di
cogliere il senso globale e oggettivo della
storia (una sorta di “destino”).
(filosofi da Platone a Hegel, Marx, Comte)




Per Popper questo storicismo è “totalitario” e non
può cogliere un senso oggettivo, l’essenza della
storia: non esiste un senso della storia
precostituito rispetto alle interpretazioni e
alle decisioni umane.
La storia assume il senso che gli uomini le
danno: dallo studio dei fatti non bisogna attendersi
dei valori (inseriti invece dall’uomo)
Rifiuta la pretesa olistica dello storicismo e la
confusione che fa tra leggi e tendenze: basandosi
su tendenze della società crede di poter fare
“previsioni”, ma queste per essere “scientifiche” si
devono fondare su leggi. Es.aumento popolazioni
(costante per anni e poi cambia in poco=tendenza)
Lo storicismo racchiude in sé un’utopia
totalitaria che produce asservimento e
sofferenza per gli uomini: se si ritiene che
esista un senso, o una direzione oggettiva della
storia, gli “interpreti ufficiali” di essa si sentiranno
autorizzati a “liquidare” chi vi si oppone. (Caso di
Lenin “non si può fare una frittata senza rompere
le uova”)
 Presumere di cogliere legge si accompagna al
fanatismo politico

Teoria della democrazia
Antitesi tra società aperte e chiuse (ripresa da
Bergson): contrasto tra società organizzata
secondo norme rigide di comportamento
(collettività “soffoca” l’individuo) e una società
fondata sulla salvaguardia della libertà dei
suoi membri, attraverso istituzioni
democratiche autocorreggibili
 Società chiuse es Platone (modello statale
“organicistico”), Hegel (statalismo
antidemocratico), Marx (collettivismo totalitario)


Teoria della democrazia: no solo sovranità del
popolo, ma possibilità, da parte dei governati,
di controllare i governanti attraverso
istituzioni e senza ricorrere alla violenza
1.
Governanti licenziati senza violenza
Due sole forme di governo: democrazia e
tirannide
Costituzione democratica deve escludere un solo
cambiamento nel sistema: quello che mette in
pericolo la democrazia
2.
3.

Domanda centrale: “come possiamo
organizzare le istituzioni politiche in modo da
impedire che governanti cattivi o incompetenti
facciano troppo danno?”
Riformismo gradualista
Critica l’atteggiamento rivoluzionario ed esalta il
metodo riformista: la mentalità rivoluzionario nasce da
un sogno utopistico di perfezione e utopia e non può
che degenerare nella violenza.
 Contrappone la tecnologia sociale “a spizzico”
(“piecemeal” social technology) che prescrive interventi
limitati e graduali:
1. Evita di promettere “paradisi” che si rivelano poi
“inferni”
2. Non pone fini assoluti che legittimano anche i mezzi
più ripugnanti
3. Procede per via sperimentale (disposto a correggere
mezzi e fini davanti alle circostanze)
4. Domina meglio i mutamenti sociali
5. È in grado di mantenere la libertà

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

Problema del rivoluzionario: passando dalla teoria
alla pratica deve “improvvisarsi” riformista
(scadente)
La realtà non va accettata com’è, ma non si devono
inseguire cambiamenti totali solo riforme parziali
L’unico limite all’azione riformatrice è quello del
rispetto del metodo democratico e agli ideali della
libertà (libertà individuali e collettive non devono
essere mai limitate)
Lo Stato pur intervenendo nella vita sociale non
deve pregiudicare la libertà dei cittadini.
Il metodo democratico è l’analogo in campo
politico del metodo critico della scienza
Scienza e attualità: la bioetica



Termine bìos (vita) ed éthos (morale) usato per la prima
volta dal medico cancerologo Van R. Potter negli anni
settanta: per indicare il tentativo di legare le scienze
della vita a un’etica della vita e garantire il benessere
dell’uomo contro il “cancro” rappresentato dalla
rivoluzione scientifica e tecnica.
Entrato nell’uso generale con W.T.Reich per indicare
lo studio sistematico della condotta umana
nell’ambito delle scienze della vita e della cura
della salute esaminata alla luce dei valori morali
Accezione comune: sottosezione dell’etica che si
occupa dei problemi normativi in campo biomedico
COMPITI DELLA BIOETICA
“FRONTIERA” ETICA: porre
limiti all’attività tecnicoscintifica per indirizzarla
NUOVO PROGETTO:
discussione sulle possibilità
offerte dal sapere scientifico
APPLICAZIONE DI
PRINCIPI
tradizionali/naturali a
situazioni storiche
mutate
ELABORAZIONE DI
UNA NUOVA
“TAVOLA DI
VALORI”
Bioetica e filosofia
La riflessione bioetica coinvolge diversi
settori del sapere: dalla biologia alla medicina,
dalla psicologia alla sociologia, dal diritto alla
deontologia
 La bioetica è strettamente legata alla filosofia
intesa come disciplina che si interroga
sull’uso del sapere a vantaggio dell’uomo: è
una ricerca che non si limita a ciò che è
tecnicamente o legalmente possibile ma che
si interroga su ciò che è moralmente auspicabile,
sul “dover essere” e “dover fare” (etica filosofica)

ORIENTATIV
A
Cerca princìpi e
valori per trarre
norme per
valutare gli
interventi sulla vita
e la salute
DESCRITTIV
A
Riflessione
analitica che
chiarisce i concetti
e le diverse
posizioni
La Bioetica
è
Paradigmi dominanti della bioetica
contemporanea
Distinzione di due atteggiamenti di fondo,
due paradigmi= modi complessivi di vedere e
di concettualizzare la realtà che sono princìpi
ispiratori per la comprensione e la
soluzione delle questioni bioetiche
 Troviamo posizioni religiose e laiche in
entrambe le visioni.

PARADIGMA DELL’
INDISPONIBILITÀ
DELLA VITA:
PARADIGMA DELLA
DISPONIBILITÀ
DELLA VITA
La vita umana non è
disponibile a piacimento
per l’uomo che non
ne è l’autore o il
“proprietario”
La vita umana è
disponibile in libertà
per l’uomo, il quale può
esserne ritenuto
soggetto e “giudice”
“Sacralità” della
vita che diviene il
valore primario
“Qualità” della
vita diventa il valore
primario e non la vita
in sé
Bioetiche
personaliste
(religiose o laiche)
Bioetiche laiche
(senso “largo” o
“stretto”)
Bioetica
personalista
Bioetica cattolica
(magistero della Chiesa,
Elio Sgreccia)
Riferimento filosofico:
Tommaso d’Aquino
(legge naturale,
metafisica)
Bioetiche di diverso
orientamento filosofico
(es.Francesco
D’Agostino)
Riferimenti filosofici:
personalismi relazionali
o di matrice kantiana
(uomo come fine)
Bioetica personalista cattolica



Testi di riferimento: magistero, in particolare
Evangelium vitae
Principio della “sacralità della vita”: nucleo della
bioetica cattolica è un’antropologia creazionistica e
partecipazionistica. L’uomo è essere creato a
immagine e somiglianza di Dio, come “persona” la cui
vita è sacra perché struturalmente connessa a Dio.
La vita, e quindi la persona, non è disponibile a
piacimento, non vi è potere decisionale “sulla” vita
stessa (non nega libero arbitrio e responsabilità, non
vitalismo e dunque accanimento terapeutico)
Dio è il fondamento ontologico ed etico dell’uomo
(diversamente dai personalismi come quello kantiano,
fondamento su sè).
 Dottrina della “legge naturale”:
1.Esistenza di un “disegno” iscritto nella persona,
“progetto di Dio sulla vita”, la legge naturale si
manifesta come luce naturale della ragione che dà le
norme prime ed essenziali della vita morale.
2.Al centro due finalità: autoconservazione
dell’individuo e riproduzione della specie.
Conseguenza: Interventi tecnici non devono modificare
la finalità naturale, non si devono eseguire interventi
che contraddicano lo scopo
3.L’uomo è persona proprio perché può adeguarsi
consapevolmente all’ordine oggettivo delle cose

Bioetica come “frontiera etica”:
1.ha il ruolo di porre limiti alla ricerca biomedica per
salvaguardare la persona nella sua totalità.
2.Incoraggia e si fonda sul dialogo tra biologia,
antropologia ed etica per risalire a principi
ontologici e antropologici universali per derivare
applicazioni particolari univoche
 “Deontologismo” della dottrina cattolica:
esistono divieti incondizionati validi per tutti e in tutte
le circostanze e atti che sono “intrinsecamente
malvagi”
 Rapporto della legge civile con quella naturale:
come per Agostino e Tommaso una legge civile che
contrasta con quella naturale perde valore di legge.

Bioetica laica
Accezione “larga”:
principi di autonomia,
razionalità, libertà
(credenti e non credenti)
Bioetiche protestanti
(es.valdesi) o cattoliche
slegate dal magistero (Hans
Kung)
Accezione “stretta”:
bioetica di area secolare
(indipendentemente
dall’”ipotesi-Dio e rifiuto
dell’indisponibilità della
vita)
Bioetiche secolariste (es.
Uberto Scarpelli, C.A.Viano,
Maurizio Mori)
Bioetica di area secolare
Qualità e disponibilità della vita:
Facendo propria la tesi aristotelica, ripresa da Seneca
nelle Lettere a Lucillo, secondo cui “ non enim vivere
bonum est, sed bene vivere” (“non è un bene il vivere,
ma il vivere bene”).
1. Ad avere valore non è la vita in quanto tale ma
solo la qualità e la dignità della vita, di cui
l’individuo per quanto concerne se stesso e il
proprio corpo, è l’unico interprete autorizzato
2. L’uomo può disporre di sé e del proprio corpo

Alcune convinzioni comuni, nonostante le varie
differenziazioni:
1. La morale è una costruzione umana, (non
Dio o l’ordine naturale che ne rispecchia la legge)
a essere fonte delle norme etiche (non sono
trovate nella natura ma costruite
dall’intelligenza).
2. La natura stessa è un prodotto storicoculturale da cui è vano attendersi precise
indicazioni etiche
3. Di conseguenza si afferma
l’autodeterminazione: l’individuo può
progettare la propria esistenza a prescindere
da ordini o autorità costituiti
4. Il libero sviluppo della conoscenza è una delle
fonti principali del progresso (la scienza
aiuta a superare i mali)

Pluralismo: programmatica difesa della
molteplicità delle etiche e bioetiche=
insistenza sul rispetto delle credenze ed
esclusione della possibilità di imporre
per legge una bioetica.
 Fiducia nella “conversazione morale
libera e pluralistica”, in un mondo senza
verità assolute


Accenni problematici delle due prospettive:
BIOETICA
PERSONALISTA
CATTOLICA: QUALE
RAPPORTO CON IL
PLURALISMO?
BIOETICA DI AREA
SECOLARE: QUALE
LIMITE O FRONTIERA
ALLA BIOETICA?