Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali, Matematiche e Statistiche “Bruno de Finetti” LA MARCA COMMERCIALE IVB. EGIC – A.A. 2016-17 1 La MARCA: una definizione parziale …. La marca è un nome, un termine, un simbolo, un design o una combinazione degli elementi elencati, che viene utilizzata per identificare i beni o i servizi di un’impresa o di un gruppo di imprese, nonché per differenziarli da quelli realizzati dalla concorrenza. (Philip Kotler) 2 La marca: prime definizioni Marca = Nome o simbolo che distingue un bene o servizio, offerto da un’impresa, da quelli dei prodotti concorrenti. Marchio = rappresentazione del nome o simbolo, che l’impresa è in grado di far valere anche giuridicamente. Marca = insieme delle rappresentazioni mentali ad essa associate (immagine di marca). Presupposto per creare un capitale di fiducia (brand equity) su cui l’impresa può contare per praticare politiche di brand extension. 3 Le componenti della marca • La componente identificativa è costituita dai segni di riconoscimento della marca (ad esempio, il nome, i simboli, i colori, il jingle, lo slogan, il logo); • La componente percettiva o valutativa è l’insieme delle valenze denotative (connesse ai benefici tecnicofunzionali) e connotative (direttamente connesse ai benefici psico-sociali) che il consumatore attribuisce alla marca; • La componente fiduciaria consiste nelle strutture e nei processi organizzativi che consentono all’impresa o all’organizzazione di generare soddisfazione e fiducia in coloro i quali sperimentano l’acquisto o il consumo dei prodotti recanti una determinata marca. 4 5 • “La reputazione è quello che la gente dice di te dopo che hai lasciato la stanza.” Jeff Bezos, fondatore ed Amministratore Delegato di Amazon • È più durevole dell’immagine, non può essere sviluppata o alterata così velocemente e richiede che sia alimentata nel tempo. • È importante per ricevere legittimazione dai diversi stakeholders. Aziende con giudizi molto positivi dai gruppi di pressione crescono velocemente, mentre le altre stagnano o regrediscono. • Ha assunto un ruolo di primo piano con lo sviluppo dei social 6 network. Il processo di Brand Management è caratterizzato dalle seguenti componenti: Brand Identity: insieme di elementi espressivi utilizzati dall'azienda per veicolare le credenziali di una marca, corrisponde a ciò che l'azienda vuole trasmettere al mercato; Brand Awareness: attività, generalmente di tipo comunicativo, che permettono di aumentare la conoscenza del brand nel mercato; Brand Image: come la marca viene percepita dalla clientela, può non corrispondere all'identità che l'azienda ha costruito; Brand Positioning: posizionamento del Brand rispetto alla concorrenza; Brand Loyalty: fedeltà dei consumatori nei confronti di un determinato brand; Brand Equity: valorizzazione della marca. 7 Un terzo del valore dell'impresa deriva da elementi invisibili come la marca, l'esecuzione della strategia, la reputazione e la cultura innovativa; si è giunti dunque a parlare di un vantaggio invisibile derivante dalla strategia di Brand. 8 Fattori che ampliano l’importanza della marca La frammentazione e l’apparente differenziazione dell’offerta generano difficoltà di individuazione delle discriminanti del valore e di scelta ☞ La crescente rilevanza delle valenze simboliche (consumatori appagati sotto il profilo tecnicofunzionale e attratti da consumi connotativi) ☞ La crescente velocità dei processi di scambio (tecnologia) e la capacità di sintesi informativa (funzionale e simbolica) della marca la rendono un veicolo di informazioni e di valore 9 Il Prodotto è ciò che viene fabbricato in uno Stabilimento; la Marca invece, è ciò che il Consumatore acquista! Il Prodotto soddisfa Bisogni, la Marca evoca Desideri! Il Prodotto può essere imitato da un Concorrente; la Marca è unica! Il Prodotto può risultare rapidamente superato; la Marca di Successo dura nel tempo! 10 106 Le funzioni della marca per il cliente nei mercati B2C • Le funzioni della marca per il produttore nei mercati B2C Funzione di orientamento • Funzione di praticità • Funzione di garanzia • Funzione di personalizzazione • Funzione ludica • Le funzioni della marca nei mercati B2B • Funzione di • Sono simili a quelle posizionamento delle marche dei prodotti di largo • Funzione di consumo, a eccezione comunicazione della funzione ludica. • Funzione di • Caratteristiche proprie protezione dei mercati industriali • Funzione di sono: l’acquistabilità e capitalizzazione la visibilità. Funzione di fedeltà • Funzione di • Funzione di rintracciabilità. barriera all’entrata • Funzione di facilitazione. 11 107 LE FUNZIONI CHE LA MARCA SVOLGE PER L’ACQUIRENTE • IDENTIFICAZIONE: conferisce riconoscibilità al sistema d’offerta • ORIENTAMENTO: struttura l’offerta presente sul mercato e consente al cliente di valutarla in modo più semplice e approfondito • GARANZIA: garantisce l’impegno dell’azienda a mantenere la qualità e l’uniformità dell’offerta • PERSONALIZZAZIONE: è il tramite attraverso il quale il cliente può esprimere il proprio personale rapporto con l’ambiente circostante • LUDICITÀ: amplia e differenzia la scelta, rendendo più piacevole lo shopping • PRATICITÀ: consente scelte rapide riducendo il rischio dei risultati 12 108 Perché l’impresa ha convenienza ad adottare una marca? Consente di Mantenere un parco Clienti Fedele e Profittevole Conferisce una Protezione legale alle specifiche caratteristiche di produzione Permette di Differenziare l’Offerta difendendola dalla Concorrenza di Prezzo Conferisce all’Impresa un elevato Potere contrattuale nei confronti dei Rivenditori Facilita la Conoscenza del Cliente e la Segmentazione del Mercato Consente di Sviluppare più agevolmente Estensioni della Marca grazie all’elevato Grado di Credibilità 109 13 In sintesi, perchè adottare una logica di Brand? I vantaggi sono così sintetizzabili: preferenza e riacquisto della marca; vantaggio competitivo; minore sensibilità dei clienti al prezzo; minore vulnerabilità concorrenza; alle azioni di marketing della maggior efficienza ed efficacia dei programmi di marketing; maggior potere contrattuale e maggiore cooperazione dei canali distributivi; possibilità di attuare estensioni della marca. 14 • APPARTENERE A UN PRODOTTO DI QUALITÀ • OCCUPARE IL PRIMO POSTO NEL MERCATO • AVERE UN POSIZIONAMENTO UNICO • AVVALERSI DI UN PROGRAMMA DI COMUNICAZIONE • TEMPI LUNGHI E AZIONI COERENTI 15 Ciclo di vita tipico delle marche. 16 17 18 Kapferer (1997) individua sei livelli gerarchici della marca e li fa corrispondere a sei differenti modelli e strategie di gestione del rapporto marca-prodotto: a) Brand di Prodotto b) Brand di Linea c) Brand di Gamma d) Brand Endorser e) Brand Ombrello f) Brand Sorgente 19 • La politica di portafoglio mono-brand: gli investimenti sono finalizzati a sviluppare un’unica marca. • Quando il nuovo prodotto appartiene alla stessa categoria di prodotto (nuova versione), si parla di allungamento della linea o brand stretching (verso l’alto, verso il basso o mediante completamento). • Quando viene introdotto un nuovo prodotto in nuovi business, si parla di estensione della marca. Il caso tipico è Procter & Gamble: l’impresa ha fatto del one brand-one product la sua filosofia di branding, 20 Brand di linea: si utilizza un nome per prodotti complementari, che fanno leva sugli stessi tratti condivisi. Esempio: si tratta di estendere il concetto di prodotto ad altri a questo complementare o di lanciare nello stesso momento un’intera linea. 21 Brand di gamma: Il brand viene utilizzato per commercializzare più prodotti che condividono un unico concetto, un set di valori sui quali l’impresa si focalizzerà nelle attività di comunicazione, creando un’immagine propria del brand della quale beneficeranno tutti i prodotti della gamma. 22 Brand endorser: una marca, detta endorser, sponsorizza” i brand di prodotto, linea, gamma, affiancandosi a questi e aggiungendo la propria notorietà e credibilità. 23 Brand ombrello: un unico brand sostiene i prodotti in mercati diversi, e ciascun prodotto ha la propria comunicazione e la propria promessa. Es.Yamaha, Panasonic, Virgin ecc. 24 Brand sorgente: A prevalere, nell’equilibrio tra i due nomi: il nome del prodotto porta il contributo della sua individualità al servizio del nome del brand principale, che resta dominante. Un esempio è Yves Saint Laurent con il profumo Jazz. 25 Un programma di co-marketing si fonda infatti sulla volontà di due o più partner di “concentrare i propri sforzi di marketing mediante azioni coordinate, specificamente messe in atto e variamente combinate allo scopo di facilitarne o esaltarne gli effetti, attraverso lo scambio reciproco di un set di risorse immateriali, finanziarie, umane e di strutture fisiche.”(DE VITA, 2000, p. 37) Tali alleanze consumatore. devono essere percepite dal 26 È una particolare strategia di branding che si è diffusa negli ultimi decenni, definita come un’alleanza tra due o più marche note che vengono presentate contestualmente al consumatore, dando luogo ad una nuova offerta o ad un’offerta percepita come diversa dal consumatore, grazie al supporto e alla presenza di una seconda marca (marca invitata)” (HILLYER & TIKOO,1995, p. 123) 27 1) Esclusive, all’interno delle quali le marche coinvolte non possono stipulare alleanze con altre marche appartenenti alla stessa categoria o di categorie simili. Il carattere esclusivo dell’accordo permette a ciascuna delle marche di beneficiare del trasferimento di valore positivo dall’uno all’altro;2 2) Non esclusive: la marca invitata è apposta in molti prodotti della categoria. In questo caso l’accordo genera benefici di modesta entità per la marca ospitante, perchè quella invitata finisce sovente per essere considerata dai consumatori come una delle caratteristiche comuni a tutti prodotti di quella categoria. 28 3) Funzionale, la marca ospitante si accorda con un partner in modo da far figurare sul prodotto offerto una marca esterna alla categoria in cui tale prodotto si inserisce, l’alleanza è percepita dal cliente in virtù della collaborazione su elementi tangibili; 4) Simbolico, consiste nell’associare alla marca del produttore una seconda marca, caratterizzata da attributi simbolici di tipo psico-sociale o esperienziali addizionali. Consente, per una durata generalmente breve, di mirare quel segmento di clientela potenziale che presenta una consonanza particolare con la marca invitata. 29 o Comunicazione potenziata dalla presenza o o o o o della seconda marca Promozione congiunta Pubblicità congiunta Sponsorizzazione Sviluppo di nuovi prodotti per la marca Sviluppo di un prodotto completamente nuovo per il mercato. 30 Chi beneficia delle iniziative di Co-Branding? Uno dei contributi fondamentali sull’argomento è quello fornito da Washburn, Till e Priluck (2000), secondo i quali una strategia di co-branding apporta vantaggi superiori alla marca che ha un valore inferiore, senza che ciò implichi un danno alla marca più forte. Secondo questi Autori, la marca più debole, infatti, beneficerà di tutti gli atteggiamenti e le percezioni positive che il consumatore assumeva nei confronti della marca più forte. 31 Il co-branding agevola l’ingresso di un brand in nuovi mercati. Ciò si può manifestare sia attraverso l’ingresso in nuovi mercati geografici, sia suggerendo un nuovo utilizzo dei prodotti esistenti. Adidas in Nuova Zelanda, Paese con cui ha stretto un’alleanza di marca con All Blacks. In questo caso il co-branding ha permesso di entrare con successo in un Paese dove la marca, seppur conosciuta, non avrebbe avuto la forza per accedere da sola. 32 Trattasi di Brand non di proprietà di un costruttore o produttore, ma di un rivenditore o fornitore, che lo propone al mercato con una propria etichetta. Le private label o marche private, sono prodotti o servizi solitamente realizzati o forniti da società terze (fornitore di marca industriale o terzista vera e propria) e venduti con il marchio della società che vende/offre il prodotto/servizio (Distributore). 33 Nel passato le marche commerciali erano anche chiamate "white label" (etichette bianche) in quanto la marca offerta da Sainsbury (catena di supermercati inglese) era appunto un'etichetta bianca su cui era scritto il semplice nome del prodotto. Questa tipologia di prodotti, non avendo la componente del costo di marketing tipico dell'industria di marca, permette al distributore di incassare margini più alti, rispetto agli analoghi prodotti di marca, e al consumatore di portare a casa un prodotto di qualità assimilabile a quella di marca a dei costi più contenuti. La marca privata, se sfruttata correttamente, è una leva di marketing in più nelle mani del distributore. Con essa si può rafforzare agli occhi dell’acquirente l'immagine dell'insegna, della sua convenienza e/o della sua qualità. 34 Le tipologie di private label sono principalmente quattro: 1. Primi Prezzi, ovvero i prodotti con il minor prezzo nella categoria, con prezzi inferiori di oltre il 50% rispetto alla marca leader, a volte con un nome di fantasia che non richiama nel logo o nei colori quello dell'insegna. Ad esempio Eco+ (portato in dote a Conad dal partner francese Leclerc), Fidel di Esselunga, 1 di Carrefour, Clever di Standa, i prodotti con l'immagine dell' "euro nel salvadanaio" di Coop; 2. Premium, ovvero prodotti con un prezzo maggiore di quello della marca leader (anche il 30% in più) caratterizzati da alta qualità. In Italia sono spesso declinati su gamme di prodotti tipici italiani come Sapori e Dintorni di Conad, Terre d'Italia di Carrefour, Il Viaggiator Goloso di Unes, "Fior Fiore" di Coop; 3. Marca Insegna, ovvero prodotti con il marchio dell'insegna commerciale con un prezzo in media inferiore del 25% rispetto alla marca leader. Nelle aziende della DO, che hanno insegne diverse a livello locale, vengono utilizzati marchi ombrello come Consilia per il Gruppo Sun, Selex per il gruppo Selex, Primia per il gruppo Agorà; 4. Altre, ovvero le marche private che non rientrano nelle precedenti e sono linee dedicate a prodotti biologici, equo e solidali, per bambini. Alcuni esempi possono essere Rik & Rok di Auchan, Naturama di Esselunga, Fairglobe di Lidl, Solidal "Viviverde" "Bio-logici" "Eco-logici" "Crescendo" di Coop. 35 Peculiarità della marca commerciale in passato a. aumentare la capacità di attrazione di assortimenti e punti di vendita; b. favorire i confronti di prezzo (price leadership competition); c. costruire politiche di assortimento basate su prodotti già noti sul mercato e supportati da continue iniziative promozionali; d. massimizzare la velocità di reintegro degli investimenti in scorte; e. delegare all’industria il problema della garanzia di qualità sui prodotti trattati. Settori merceologici e private labelling Caratteristiche dei settori merceologici favorevoli all’utilizzo di private label: • maturità della domanda; • scarsa percepibilità della differenziazione legata al brand; • esistenza di una capacità produttiva in grado di offrire, nel rispetto dei tempi e dei costi, una standardizzazione della qualità. 36 Esse sfruttano la store loyalty e la disponibilità di informazioni dirette e aggiornate sui comportamenti di consumo e di acquisto che le imprese commerciali detengono! Rotture di stock “ragionate” su prodotti industriali leader consentono di valutare la brand loyalty e ... favoriscono nuove scelte di gestione. 37 ripensamento delle politiche di referenziamento in un’ottica di category management; intensificazione del private labelling mediante la marca-insegna, sovente a scapito anche di brand industriali noti; semplificazione e razionalizzazione nelle decisioni riguardanti il merchandise mix e la logistica in entrata, finalizzati a ottenere robusti recuperi di marginalità e produttività tramite: 1. l’integrazione “efficiente” di alcune precedentemente affidate all’industria; attività di marketing 2. la compressione dei tempi di permanenza delle merci “a scaffale”. 38 OBIETTIVI STRATEGICI DEI DISTRIBUTORI Equilibrare l’assortimento offrendo più alternative. Offrire condizioni inferiori di prezzo in una o più posizioni. Aumentare il campo di variazione dei margini unitari della categoria, auspicabilmente migliorandoli poiché le private labels generano margini superiori del 10-15% rispetto alle grandi marche. Differenziazione dell’assortimento e riduzione della sovrapposizione assortimentale. Creare posizionamento e immagine del negozio. Fidelizzazione del consumatore. Riduzione della dipendenza verso i fornitori contrattuale. e aumento del potere Contrastare il potere dei produttori riducendo i loro volumi. 39 L’obiettivo è aumentare la sensibilità e fedeltà alla marca. La sensibilità alla marca è minacciata: o dal comportamento dell’operatore pubblico che non reprime le contraffazioni; o dal comportamento del distributore quando imitando la marca industriale, la deposiziona e comunica l’assenza di differenziazione; o dal comportamento dell’industria quando aumenta la promozione a scapito di una comunicazione focalizzata peraltro sull’immagine. Si punta inoltre a sfruttare la complementarietà e la sostituibilità del ruolo del distributore (il caso della marca 40 nella carne). Vantaggi delle private label PER IL RIVENDITORE: più libertà e flessibilità nella fissazione dei prezzi; un maggiore controllo sugli attributi e qualità dei prodotti; margini più elevati (o prezzo di vendita inferiore); elimina buona parte dei costi promozionali del produttore. PER IL COSTRUTTORE: riduzione dei costi promozionali; stabilità del volume delle vendite (almeno mentre il contratto è operativo). 41 La promozione della P.L. non serve per creare traffico, ma per fidelizzare i consumatori che hanno già scelto l’insegna sviluppando un’immagine di convenienza. Le tipologie di promo fidelizzante della M.C. : Etichette a scaffale di diverso colore; Display per fasce prezzo; Blocco dei prezzi in periodi di forte inflazione; Comunicazione del differenziale di crescita dei prezzi; Raddoppio dei punti per acquisti di P.L.; Buoni sconto cross category finanziati dall’industria; Inserimento a volantino a prezzo pieno; Pubblicità comparativa in store. 42 30% ALTO Differenziale di prezzo rispetto alla marca nazionale di pari qualità AGGRESSIVI (Crescita in quota anche a scapito della profittabilità) 20% BASSO SPERIMENTALI (marca commerciale appena inserita e alla ricerca di un posizionamento corretto rispetto al trade off quota/margine) PROFITTEVOLI (massimizzazione della contribuzione anche a scapito di una quota modesta) MARGINALI (sviluppo della marca commerciale solo come completamento di gamma, senza una strategia precisa verso la marca industriale) BASSO ALTO 10% Numero di marche industriali nella fascia di prezzo della marca commerciale 43 ALTA SPERIMENTALI (marca commerciale appena inserita) AGGRESSIVI (Utilizzo del merchandising per crescere in quota ) Qualità espositiva BASSA MARGINALI (insegne che non gestiscono lo spazio espositivo) BASSO PROFITTEVOLI (insegne che vendono il posizionamento e lo scaffale alle marche industriali) media categoria ALTO Centimetri lineari sviluppati per referenza di marca commerciale 44