Le frontiere e i confini della scienza Laboratori Nazionali del Gran Sasso 28-29 ottobre 2014 Prof. PAOLO MUSSO 335/8205220 [email protected] - Laurea in Filosofia e Dottorato in Filosofia della Scienza presso l’Università di Genova con Evandro Agazzi e Tito Arecchi - Professore di Filosofia della Natura (2001) alla Pontificia Università Urbaniana di Roma - Professore di Filosofia della Natura (2002 e 2003) alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma - Professore di Filosofia della Scienza (2004 e seguenti) alla Università dell’Insubria di Varese - Visiting Professor di Epistemología (2005 e seguenti) presso la Universidad Católica Sedes Sapientiae di Lima - Membro del SETI Permanent Study Group (2004 e seguenti) della International Academy of Astronautics - Secondo premio della University of Oxford nel concorso di articoli su scienza e religione nell’ambito del progetto CYRAL (2012). PER APPROFONDIRE UNA SALUTARE PROVOCAZIONE HAWKING & MLODINOW 2010 Come possiamo comprendere il mondo in cui ci troviamo? Come si comporta l’universo? Qual è la natura della realtà? Che origine ha tutto ciò? L’universo ha avuto bisogno di un creatore? La maggior parte di noi non dedica troppo tempo a preoccuparsi di simili questioni, ma quasi tutti di tanto in tanto ci pensiamo. Per secoli questi interrogativi sono stati di pertinenza della filosofia, ma la filosofia è morta, non avendo tenuto il passo degli sviluppi più recenti della scienza, e in particolare della fisica. Così sono stati gli scienziati a raccogliere la fiaccola nella nostra ricerca della conoscenza. (Il grande disegno, p. 5) «... E questa è la mia filosofia.» Nella sua brutale sincerità, l’affermazione di Hawking rappresenta una sfida, tanto drammatica quanto salutare, che tutti i filosofi, a cominciare da quelli cattolici, dovrebbero meditare con la massima attenzione Anche se è vero che in linea di principio la posizione scientista di Hawking non è giustificata, è però altrettanto vero che IN LINEA DI FATTO lo è: la filosofia STA morendo, e in gran parte proprio per non aver saputo o voluto tenere il passo con la scienza Per questo oggi cercherò di chiarire essenzialmente 3 cose, la terza delle quali è conseguenza diretta delle prime due: Qual è la vera origine della SCIENZA Qual è la vera origine dello SCIENTISMO Perché lo scientismo non si combatte attraverso la svalutazione della scienza, ma al contrario attraverso la sua autentica comprensione IL METODO DELLA SCIENZA NATURALE Pur non avendo mai scritto un trattato sistematico, Galileo definì, in modo estremamente semplice e chiaro, e soprattutto definitivo, IL METODO DELLA SCIENZA NATURALE … ... che continua ad essere IDENTICO ancor oggi, dopo 4 secoli, il che è quasi incredibile. Ma c’è di più. Infatti ... Non fu solo un risultato PRATICO, bensì la scoperta di … ... UN NUOVO MODO DI USARE LA RAGIONE ! EINSTEIN & INFELD 1938 La scoperta e l’uso del ragionamento scientifico, ad opera di Galileo, fu uno dei più importanti avvenimenti nella storia del pensiero umano e segna il vero inizio della fisica. (L’evoluzione della fisica, p. 19) Non “tentar l’essenza”, ma limitarsi allo studio di ALCUNE PROPRIETÀ Non generica “osservazione”, ma ESPERIMENTO Uso della MATEMATICA Nessun principio di AUTORITÀ Benché ovviamente tutti questi principi debbano stare insieme perché il metodo possa funzionare, IL PRIMO È IL PIÚ IMPORTANTE Infatti, dalla Grecia antica fino a Galileo, tutti avevano sempre cercato di fare scienza A PRIORI, cioè SECONDO IL METODO DEDUTTIVO, cercando di definire attraverso la pura ragione le essenze delle cose per poi dedurne tutti i particolari, ma tutti avevano fallito In un certo senso, i Greci furono vittime del proprio stesso successo Infatti tale metodo, lungi dall’essere barbaro, oscurantista o superstizioso, aveva invece avuto uno STRAORDINARIO SUCCESSO in molte discipline, come la logica, la metafisica e, in particolare, la GEOMETRIA, grazie all’opera di Euclide: per cui era del tutto comprensibile che essi pensassero di usarlo anche nel campo della scienza naturale EINSTEIN 1934 Noi onoriamo l’antica Grecia come la culla della scienza occidentale. Là, per la prima volta, è stato creato un sistema logico, meraviglia del pensiero, i cui enunciati si deducono così chiaramente gli uni dagli altri che ciascuna delle proposizioni dimostrate non solleva il minimo dubbio: si tratta della geometria di Euclide. Quest’opera ammirevole della ragione ha dato al cervello umano la più grande fiducia nei suoi sforzi ulteriori. Colui che non ha provato entusiasmo davanti a quest’opera non è nato per fare lo scienziato teorico. Ma perché il pensiero logico fosse maturo per una scienza che abbraccia la realtà, occorreva una seconda conoscenza fondamentale che fino a Kepler e Galileo non era bene comune dei filosofi. Il pensiero logico, da solo, non ci può fornire conoscenze sul mondo dell’esperienza e termina in essa. Le proposizioni puramente logiche sono vuote davanti alla realtà. È grazie a questa conoscenza e soprattutto per averla fatta penetrare a colpi di martello nel mondo della scienza, che Galileo è diventato il padre della fisica moderna. (Come io vedo il mondo, pp. 64-65) Galileo fu quindi il primo a capire che nel caso della scienza della natura (e SOLO in questo caso) era necessario INVERTIRE IL METODO ... ... cominciando dagli aspetti più semplici e particolari, che conosciamo per mezzo dell’esperienza sensibile, e basandosi su di essi giungere poi gradualmente a quelli più profondi e generali, che invece possono andare oltre l’esperienza Era necessario avere davvero una grande fede nell’intelligibilità del reale per proporre un metodo del genere Molti infatti obiettarono a Galileo che studiando delle proprietà isolate si alterava la realtà e oggi sappiamo che in parte avevano ragione, perché questo è proprio ciò che accade nei sistemi caotici: per fortuna il mondo non è tutto fatto così, altrimenti la scienza sarebbe impossibile, ma questo Galileo non lo sapeva, poteva solo sperarlo EINSTEIN 30/03/1952 Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo (nella misura in cui sia lecito parlarne) come a un miracolo o a un eterno mistero. A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura si dovrebbe) attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile all’ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario, il tipo di ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d’ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli. (Lettera a Maurice Solovine, in Opere, pp. 740-741) IL LIMITE INTRINSECO DELLA SCIENZA ... Come Galileo disse sempre con la massima chiarezza, tutto questo vale SOLO nel caso “DELLE SUSTANZE NATURALI”, cioè dei “CORPI” Per Galileo quindi IL METODO DIPENDE DALL’OGGETTO: non c’è un metodo unico di conoscere che vada bene per tutto, oggetti diversi richiedono metodi diversi (PLURALISMO METODOLOGICO, non RIDUZIONISMO) GALILEO 1613 Perché, o noi vogliamo specolando tentar di penetrar l’essenza vera ed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo contentarci di venir in notizia d’alcune loro affezioni. Il tentar l’essenza l’ho per impresa non men vana nelle sustanze elementari che nelle remotissime e celesti: e a me pare essere ugualmente ignaro della sustanza della Terra che della Luna, delle nubi elementari che delle macchie del Sole; né veggo che nell’intender queste sostanze vicine aviamo altro vantaggio che la copia de’ particolari, ma tutti egualmente ignoti, per i quali andiamo vagando, trapassando con pochissimo o niuno acquisto dall’uno all’altro. […] Ma se vorremo fermarci nell’apprensione di alcune affezioni, non mi par che sia da desperar di poter conseguirle anco ne i corpi lontanissimi da noi, non meno che ne i prossimi. (Le macchie solari, in Opere, V, p. 187) Dunque la scienza nasce da una precisa e consapevole AUTOLIMITAZIONE METODOLOGICA … … per cui il riconoscimento della legittimità e anzi addirittura della NECESSITÀ di altre forme di conoscenza è un FATTORE COSTITUTIVO della scienza stessa e non qualcosa che si cerca di imporle indebitamente dall’esterno in un secondo momento: perciò è un LIMITE, ma anche una FRONTIERA Galileo non sviluppò mai una riflessione sistematica sulle forme di conoscenza diverse da quella scientifica, la sola che gli interessava e di cui voleva occuparsi Ciononostante, egli riconobbe esplicitamente il valore di ALMENO DUE altri metodi di conoscenza oltre alla scienza (e ovviamente alla matematica): quello TEOLOGICO, fondato sulla Rivelazione, e quello ARTISTICO, fondato sulla capacità di immedesimazione ... E IL SUO NON MENO INTRINSECO REALISMO GALILEO 1632 SALVIATI - Voi errate, Sig. Simplicio; voi dovevi dire che ciaschedun sa ch’ella si chiama gravità. Ma io non vi domando del nome, ma dell’essenza della cosa. (Dialogo sopra i massimi sistemi, in Opere, VII, p. 260) I nomi e gli attributi si devono accomodare all’essenza delle cose, e no l’essenza a i nomi; perché prima furon le cose, e poi i nomi. (Le macchie solari, in Opere, V, p. 97) C’è contraddizione? NO, perché... Galileo NON era né un fenomenista né uno scettico: la sua prescrizione È SOLO METODOLOGICA La ricerca dell’essenza delle cose NON è negata, ma diventa il PUNTO DI ARRIVO della ricerca scientifica (cui si giunge solo GRADUALMENTE e IMPERFETTAMENTE) anziché essere il suo PUNTO DI PARTENZA, com’era per gli antichi Al tempo di Galileo il concetto di “essenza” non si riferiva affatto, come oggi si tende antistoricamente a pensare, a una qualche misteriosa entità che si troverebbe “al di là” di tutte le proprietà conoscibili, un po’ come la “cosa in sé” di Kant … … ma indicava semplicemente le caratteristiche più importanti di una cosa, cioè quelle che fanno sì che essa sia ciò che è e da cui perciò derivano tutte le altre AGAZZI 1989 La posizione che sostengo è […] anti-relativistica, poiché […] il relativismo ignora il carattere referenziale della verità o, se si vuole, il suo aspetto oggettivo. Pertanto, se “relativo” viene inteso come “relativo unicamente al soggetto”, e “assoluto” viene inteso come “valido indipendentemente dal soggetto”, sono disposto ad affermare che la verità, in questo senso, è assoluta e non relativa, ossia – con espressione di suono paradossale sono disposto ad asserire che una proposizione è “assolutamente vera relativamente ai suoi oggetti”. In tal senso la verità è addirittura soprastorica, nel senso che, relativamente ai suoi referenti, un discorso vero rimane eternamente vero (così […] il teorema di Pitagora è eternamente vero rispetto ai suoi referenti, ossia agli enti geometrici caratterizzati dalla geometria euclidea, mentre può non esser più vero rispetto ad altri referenti, come è del tutto naturale). In tal modo si riesce a conciliare un certo modo di intendere l’assolutezza della verità con la sua relatività, senza misconoscere la capacità della scienza di raggiungere, nei suoi vari ambiti, un grado di definitività. (Filosofia, scienza e verità, p. 189) Qualsiasi nuova teoria che intenda sostituire la prima dovrà, La scienza procede individuando delle relazioni R tra fatti F oltre a prevedere nuove regolarità attraverso nuove leggi, prima apparentemente scorrelati tra loro, anche ricomprendere come suoi casi particolari tutte le leggi che spiega con una teoria T della vecchia teoria che avevano trovato conferma sperimentale da cui conseguono le leggi L che danno ragione di tali relazioni compatibilmente coi suoi margini di errore È dunque possibile avere “ proposizioni ASSOLUTAMENTE vere RELATIVAMENTE ai loro oggetti ” Di conseguenza, anche la rivedibilità delle teorie avrà dei LIMITI Ma ciò significa anche che è possibile avere proposizioni assolutamente CERTE relativamente ai loro oggetti In effetti, se non potessimo MAI essere certi che almeno QUALCHE proposizione è vera, non avrebbe neanche senso dire che POSSONO esserci delle proposizioni vere L’UNITÀ DI RAGIONE ED ESPERIENZA Molti storici e filosofi della scienza non sono d’accordo e scelgono uno degli altri come il più importante, però in effetti c’è una stretta RELAZIONE LOGICA tra i 4 principi galileiani ... ... che sono concatenati l’uno all’altro in modo tale che gli altri 3 DIPENDONO TUTTI, direttamente o indirettamente, DAL PRIMO L’esperimento si differenzia dalla semplice osservazione perché è qualcosa di ARTIFICIALE, MIRATO e RIPETIBILE, che richiede un INTERVENTO ATTIVO dello scienziato Ma questo è possibile proprio e solo perché ha per scopo di evidenziare e studiare “alcune proprietà”, e quindi si fonda sul primo principio Quindi l’esperimento implica SEMPRE un’ipotesi teorica di qualche tipo, senza la quale non può nemmeno essere CONCEPITO Per questo parlare di empirismo o peggio ancora di materialismo è privo di senso, anche se ciò non significa che l’esperimento SI RIDUCE alla teoria, come vorrebbe l’antirealismo linguistico (e, alla fine, lo stesso Popper) Quindi, esattamente la profonda e ineludibile UNITÀ DI RAGIONE ED ESPERIENZA è la caratteristica essenziale del metodo scientifico galileiano E questo è anche il motivo essenziale della sua importanza CULTURALE nel nostro mondo moderno, che, come vedremo, è stato costruito esattamente sul RIFIUTO ESPLICITO di tale unità Anche la matematica per poter essere applicata ha bisogno di un oggetto definito in maniera precisa e non ambigua: per esempio, le leggi del moto descrivono solo la traiettoria di un corpo in movimento, non anche il suo colore o il suo sapore Anche questo principio, dunque, per poter funzionare ha bisogno di limitarsi allo studio di “alcune proprietà” e quindi presuppone il primo Infine, Galileo rifiuta il principio di autorità, ma solo perché nella scienza c’è un’autorità superiore, che chiunque può interrogare attraverso l’esperimento, che è come una DOMANDA posta alla natura e ultimamente, a Dio stesso, che ne è il Creatore Poiché però l’uso della matematica e dell’esperimento si fondano a loro volta nel primo principio, ecco che anche il quarto dipende da esso, che è dunque davvero quello FONDAMENTALE LE RADICI CRISTIANE DEL METODO GALILEIANO Qui NON considererò la questione dal punto di vista storico, ma solo ed esclusivamente da quello TEORETICO In altre parole, non mi chiederò quali processi culturali, sociali ed economici hanno preparato la strada alla rivoluzione galileiana, ma soltanto quali sono i presupposti che stanno OGGETIVAMENTE alla base del suo metodo Tutti gli strumenti di Galileo erano estremamente SEMPLICI, senza dubbio alla portata di qualsiasi altra grande civiltà del passato Quindi la ragione del suo successo non può essere TECNOLOGICA e neanche MATEMATICA, perché anche la sua matematica era semplicissima. E allora … PERCHE’ LA SCIENZA … … è nata in ITALIA? Riscoperta del PLATONISMO e dei testi dei MATEMATICI GRECI (in parte ulteriormente sviluppati dagli arabi) Fede GRECA e CRISTIANA in un ORDINAMENTO RAZIONALE del mondo (cosmos, non caos) Fede CRISTIANA nella CREAZIONE del mondo, da cui … … DIGNITA’ e CONTINGENZA del mondo stesso Era realmente necessaria una fede certa nella dignità e nel valore di tutto ciò che esiste per decidere che meritava studiare non solo le cose celesti, ma anche quelle del nostro mondo materiale (che per i Greci era il regno dell’imperfezione) ... ... e che per di più a tal fine oltre ai ragionamenti era necessario il lavoro materiale (che per i Greci era roba da schiavi) GALILEO 1633 Et in somma dirà, nulla mutarsi, giamai dalla natura per accommodare le fatture sue alla stima e opinione degl’huomini. E se così è, perché doviamo noi (per venire in cognitione delle parti del mondo) cominciar la nostra investigazione dalla parola più tosto che dalle opere di Dio? è forse men nobile et eccellente l’operare che il parlare? (Lettera a Elia Diodati, in Opere, XV, p. 25) La fede nella Creazione ci dice che il mondo è così com’è perché Dio l’ha voluto così, ma avrebbe anche potuto essere diverso E questa è LA RAGIONE METAFISICA ULTIMA DELLA INVERSIONE METODOLOGICA GALILEIANA, perché è chiaro che se il mondo è contingente, non ci sono principi necessari della natura che si possano cercare solo con la ragion pura, come in logica, matematica o metafisica, e pertanto è necessario cominciare dall’esperienza e dalle proprietà particolari che possiamo conoscere grazie ad essa GALILEO 1632 Noi non cerchiamo quello che Iddio poteva fare, ma quello che Egli ha fatto. […] Iddio poteva far volare gli uccelli con le ossa d’oro massiccio, con le vene piene d’argento vivo, con la carne grave più del piombo e con ale piccolissime e gravi, e così avrebbe maggiormente mostrata la Sua potenza; poteva far i pesci più gravi del piombo, cioè 12 o più volte più gravi dell’acqua: ma Egli ha voluto far quelli d’ossa, di carne e di penne assai leggiere, e questi egualmente gravi come l‘acqua, per insegnarci che Egli gusta della semplicità e facilità. (Note per il Morino, in Opere, VII, pp. 565-566) L’ALTRO VOLTO DELLA MODERNITÀ Cartesio fu l’iniziatore del MECCANICISMO FILOSOFICO MODERNO … … che per un certo tempo sembrò trovare conferma anche nelle scoperte scientifiche del tempo, fino a diventare per così dire la visione del mondo “ufficiale” del Sette e Ottocento <<Teatro meccanico>> con automi (Parigi, XVIII sec) Per questa sua iniziale fortuna (nonché per l’assidua quanto abile opera propagandistica svolta dai suoi seguaci) ancor oggi il meccanicismo cartesiano viene spesso identificato con il metodo scientifico galileiano ... … e Cartesio è ritenuto il “secondo padre” della scienza, con la quale invece, come ora vedremo, non ha NULLA a che fare EINSTEIN & INFELD 1938 Ed invero la scienza non è pervenuta ad attuare il programma meccanicistico in modo convincente. Oggidì nessun fisico crede più che ciò sia possibile. (L’evoluzione della fisica, p. 130) Paradossalmente, il tentativo di spacciare Cartesio per un grande scienziato finisce in genere per mettere in ombra la sua VERA GRANDEZZA, che fu quella di matematico In effetti, come ben comprese Einstein, Cartesio fu (con Fermat) il vero padre della MATEMATICA moderna: ma NON della scienza. Infatti … FRAINTESE completamente la novità del metodo galileiano Costruì una fisica completamente A PRIORI, che si rivelò clamorosamente sbagliata NON diede contributi diretti alla scienza naturale, anche se ne diede uno fondamentale (ma INDIRETTO) con le sue scoperte matematiche NON scoprì affatto né il principio di inerzia (che c’era già in Galileo) né quello di azione e reazione (stabilito da Newton) Per Cartesio il metodo della scienza naturale RESTA QUELLO DEDUTTIVO che parte dai principi primi (metafisici) e di qui deduce tutte le proprietà particolari Cartesio PARLA di esperimenti, ma in realtà INTENDE le semplici OSSERVAZIONI, che spesso non fa neppure e che comunque servono solo per i particolari, non per i principi Cartesio usa sì la matematica, ma solo come MODELLO e NON come strumento (esattamente al contrario di Galileo) Cartesio rifiuta l’autorità, ma non perché il suo metodo può essere usato da tutti, ma perché LUI SOLO PUÒ CAPIRLO CARTESIO 1637-1664 Essendomi reso conto che i princìpi scientifici dovevano dipendere tutti dalla filosofia, pensai che, in primo luogo, dovevo cercare di stabilire in essa dei princìpi certi che ancora non vi trovavo. (Discorso su metodo, in Opere, I, p. 305) [Galileo], senza aver considerato le prime cause della natura, ha solamente cercato le ragioni di alcuni effetti particolari. […] [Nel Dialogo] non c’è pressoché nulla che io vorrei avere per mio. (Lettera a Mersenne, in Galileo, Opere, XV, pp. 387-391) Così tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, e i rami che sortono da questo tronco sono tutte le altre scienze. (Lettera a Picot, in Opere, III, p. 15) Da questa immutabilità di Dio, e dal fatto che agisce sempre nello stesso modo, noi possiamo pervenire alla conoscenza di certe regole, che io chiamo le leggi della natura. (I principi della filosofia, in Opere, III, p. 91) Chi saprà esaminare a sufficienza le conseguenze di tali verità e delle nostre regole potrà conoscere gli effetti dalle cause; e, per usare i termini della Scuola, potrà avere dimostrazioni a priori di tutto ciò che può essere prodotto in questo nuovo mondo. (Il Mondo, in Opere, I, p. 154) È costruita completamente A PRIORI Non contiene NEANCHE UNA FORMULA (quando Newton volle confutarla dovette tradursela lui in termini matematici) Cartesio non tentò mai di VERIFICARLA sperimentalmente Alla fine si rivelò non solo sbagliata, ma addirittura CONTRADDITTORIA (Cartesio negava infatti l’esistenza del vuoto, tuttavia il movimento dei vortici implica necessariamente l’aprirsi di vuoti fra le particelle) CARTESIO TOLOMEO 50 % 0,05 % 1 parte su 2 1 parte su 2000 Tutto ciò accade perché, all’origine della sua filosofia, Cartesio fa una scelta in favore del RAZIONALISMO ... ... cioè di una ragione concepita come AUTOSUFFICIENTE, che deve cercare la verità solo con le proprie forze, senza basarsi su niente di esterno ad essa Tale razionalismo tuttavia NON NASCE AFFATTO dalla fiducia nella ragione, come sempre si dice, bensì da una profonda SFIDUCIA NELL’ESPERIENZA … … che si spinge fino alla NEGAZIONE DELL’UNITÀ ORIGINARIA DI RAGIONE ED ESPERIENZA, che invece tutti constatiamo continuamente CARTESIO 1637 Quindi, dato che i sensi a volte ci ingannano, volli supporre che nessuna cosa fosse tal quale ce la fanno immaginare (Discorso sul metodo, in Opere, I, p. 312) CARTESIO 1644 La quarta [legge] è che, se il corpo C fosse, sia pure di poco, più grande di B, e fosse interamente in riposo, […] con qualunque velocità B potesse venire verso di lui, mai avrebbe la forza di muoverlo, ma sarebbe costretto a rimbalzare verso lo stesso lato donde fosse venuto. (I principi della filosofia, in Opere, III, p. 99) CARTESIO 1644 E le dimostrazioni di tutto questo sono così certe, che anche se l’esperienza sembrasse farci vedere il contrario, noi dovremmo, nondimeno, prestare maggior fede alla nostra ragione che ai nostri sensi. (I principi della filosofia, in Opere, III, p. 102) Questo è ciò che possiamo considerare il vero e proprio DOGMA CENTRALE DELLA MODERNITÀ LA RAGIONE NON PUÒ MAI INCONTRARE LA VERITÀ DENTRO L’ESPERIENZA L’esistenza delle cose non si può stabilire in base all’esperienza I termini universali non si possono ricavare dagli oggetti particolari Le teorie scientifiche non si possono ideare a partire dai fenomeni La matematica non ha a che fare con la realtà materiale Un fatto storico non può fondare una religione universale Al cuore di tutte queste differenti versioni del dogma c’è sempre la stessa idea Poiché l’esperienza ha a che fare con oggetti materiali, mutevoli e particolari, non può fondare la verità, che è immateriale, eterna e universale In particolare, RAZIONALISMO e RELATIVISMO, i due volti più caratteristici della modernità (benché oggi senza dubbio sia il secondo a dominare), apparentemente opposti tra loro, non sono altro che due facce di una stessa medaglia Ci si rifugia nel primo se non si vuole rinunciare alla verità (ma allora bisogna buttare via l’esperienza); si cade nel secondo se non si vuole rinunciare all’esperienza (ma allora bisogna buttare via la verità) In altre parole, il relativismo nasce dal FALLIMENTO del razionalismo ... ... però NON dal suo RIFIUTO: il relativista è un razionalista deluso, che però CONTINUA ad essere razionalista DAL RAZIONALISMO … La ragione NON può incontrare la verità dentro l’esperienza La ragione PUÒ incontrare la verità dentro se stessa … AL RELATIVISMO La ragione NON può incontrare la verità dentro l’esperienza La ragione NON può incontrare la verità dentro se stessa Da ciò è poi venuta anche l’idea moderna della VERITÀ COME COERENZA, cioè come CORRISPONDENZA A REGOLE stabilite a prescindere dall’esperienza, (indipendentemente dal fatto che ciò avvenga secondo una prospettiva razionalista o relativista) A sua volta tale idea sta alla base tanto della BUROCRAZIA che del MORALISMO (che in fondo è una burocrazia dello spirito) LA VERA ORIGINE DELLO SCIENTISMO Cartesio personalmente NON era affatto scientista, anzi, sosteneva che era la scienza a dipendere dalla filosofia e non viceversa Tuttavia, mantenendo, contro Galileo, l’idea che il metodo della conoscenza sia unico e pretendendo inoltre che sia addirittura in grado di esaurire la realtà, ha oggettivamente spianato la strada allo scientismo, che è diventato il logico esito della sua posizione non appena la scienza si è affermata come un tipo di conoscenza più affidabile della filosofia DAL RAZIONALISMO … Il metodo della conoscenza è UNICO … … permette di ESAURIRE la realtà … … ALLO SCIENTISMO … e consiste nel metodo della FILOSOFIA … e consiste nel metodo della SCIENZA L’ALBA INCOMPIUTA DEL RINASCIMENTO Secondo l’interpretazione oggi dominante, nel Rinascimento, insieme alla nuova scienza inventata da Galileo e Cartesio, sarebbero nate ... ... UNA nuova idea di ragione, il “razionalismo”, e UNA nuova idea di cultura, la “modernità” Al contrario, ciò che si verificò nel Rinascimento fu UNA DRAMMATICA DICOTOMIA tra DUE concezioni opposte della ragione e della cultura: quella di Galileo, che è la base della SCIENZA, e quella di Cartesio, che è la base dello SCIENTISMO Ciascuna di esse era destinata ad avere conseguenze profondissime su molti altri aspetti della concezione complessiva dell’uomo e del suo operare nel mondo È vero che negli ultimi decenni molti scienziati (che sono pur sempre uomini del loro tempo) hanno accettato e a volte propagandato il razionalismo, ma la cosa davvero interessante è che … … LA SCIENZA STESSA si incarica di preservare l’idea galileiana di ragione attraverso il metodo sperimentale da lui fondato, perfino, a volte, CONTRO LE STESSE CONVINZIONI DEGLI SCIENZIATI CHE NE FANNO USO Si noti che tale apertura alla realtà dipende principalmente dall’aspetto SPERIMENTALE del metodo scientifico, cioè dalla sua componente TECNOLOGICA Dunque non solo la tecnica non è per sua natura disumana come oggi è di moda sostenere, ma anzi è la cosa che più ci obbliga a riconoscere l’esistenza di una realtà che non facciamo noi e a cui occorre quindi UBBIDIRE, anche e soprattutto per cambiarla (perfino in male) GALILEO 1624 Nelle cose naturali, l’autorità d’uomini non val nulla; […] la natura, Signor mio, si burla delle costituzioni e decreti de i principi, degl’imperatori e de i monarchi, a richiesta de’ quali ella non muterebbe un iota delle leggi e statuti suoi. (Lettera a Franceso Ingoli, in Opere, VI, p. 385) Per questo la scienza costituisce oggi un importantissimo PUNTO DI RESISTENZA per chiunque voglia continuare a difendere una concezione “forte” ma non riduzionista della ragione Il mondo scientifico infatti è uno dei pochissimi luoghi in cui viene ancora preservato un PENSIERO che afferma una PRETESA DI VERITÀ, una ESIGENZA DI RIGORE e una APERTURA ALLA REALTÀ a cui la nostra cultura ha ormai generalmente abdicato Quindi il miglior modo di combattere tanto il relativismo quanto il razionalismo, è VALORIZZARE LA VERA SCIENZA contro la sua contraffazione scientista … … e NON cercare di sminuirne la portata conoscitiva appoggiandosi all’epistemologia contemporanea relativista, che in realtà nasce dalla stessa idea di ragione su cui si basa lo scientismo che si crede in tal modo ingenuamente di combattere, come ha perfettamente capito … RATZINGER 1990 Secondo Bloch, il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su presupposti indimostrabili. […] Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive: «La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione». Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica. […] Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. [...] Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica. (In Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti, Edizioni Paoline, Roma, 1992, pp. 76-79) PER APPROFONDIRE