Le frontiere e i confini della scienza
Laboratori Nazionali del Gran Sasso
28-29 ottobre 2014
Prof. PAOLO MUSSO
335/8205220
[email protected]
- Laurea in Filosofia e Dottorato in Filosofia della Scienza
presso l’Università di Genova con Evandro Agazzi e Tito Arecchi
- Professore di Filosofia della Natura (2001)
alla Pontificia Università Urbaniana di Roma
- Professore di Filosofia della Natura (2002 e 2003)
alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma
- Professore di Filosofia della Scienza (2004 e seguenti)
alla Università dell’Insubria di Varese
- Visiting Professor di Epistemología (2005 e seguenti)
presso la Universidad Católica Sedes Sapientiae di Lima
- Membro del SETI Permanent Study Group (2004 e seguenti)
della International Academy of Astronautics
- Secondo premio della University of Oxford nel concorso di articoli su
scienza e religione nell’ambito del progetto CYRAL (2012).
PER APPROFONDIRE
UNA SALUTARE
PROVOCAZIONE
HAWKING & MLODINOW 2010
Come possiamo comprendere il mondo in cui ci troviamo?
Come si comporta l’universo? Qual è la natura della
realtà? Che origine ha tutto ciò? L’universo ha avuto
bisogno di un creatore? La maggior parte di noi non
dedica troppo tempo a preoccuparsi di simili questioni,
ma quasi tutti di tanto in tanto ci pensiamo.
Per secoli questi interrogativi sono stati di pertinenza
della filosofia, ma la filosofia è morta, non avendo
tenuto il passo degli sviluppi più recenti della scienza,
e in particolare della fisica. Così sono stati gli scienziati
a raccogliere la fiaccola nella nostra ricerca della
conoscenza.
(Il grande disegno, p. 5)
«... E questa è la mia
filosofia.»
Nella sua brutale sincerità, l’affermazione di Hawking
rappresenta una sfida, tanto drammatica quanto salutare,
che tutti i filosofi, a cominciare da quelli cattolici,
dovrebbero meditare con la massima attenzione
Anche se è vero che in linea di principio la posizione
scientista di Hawking non è giustificata,
è però altrettanto vero che IN LINEA DI FATTO lo è:
la filosofia STA morendo, e in gran parte proprio per non
aver saputo o voluto tenere il passo con la scienza
Per questo oggi cercherò di chiarire essenzialmente 3 cose,
la terza delle quali è conseguenza diretta delle prime due:
Qual è la vera origine della SCIENZA
Qual è la vera origine dello SCIENTISMO
Perché lo scientismo non si combatte
attraverso la svalutazione della scienza,
ma al contrario attraverso la sua autentica comprensione
IL METODO
DELLA SCIENZA NATURALE
Pur non avendo mai scritto un trattato sistematico,
Galileo definì,
in modo estremamente semplice e chiaro,
e soprattutto definitivo,
IL METODO DELLA SCIENZA NATURALE …
... che continua ad essere IDENTICO ancor oggi,
dopo 4 secoli, il che è quasi incredibile.
Ma c’è di più. Infatti ...
Non fu solo un risultato PRATICO,
bensì la scoperta di …
... UN NUOVO MODO DI USARE LA
RAGIONE !
EINSTEIN & INFELD 1938
La scoperta e l’uso del ragionamento
scientifico, ad opera di Galileo,
fu uno dei più importanti avvenimenti
nella storia del pensiero umano
e segna il vero inizio della fisica.
(L’evoluzione della fisica, p. 19)
Non “tentar l’essenza”, ma limitarsi allo studio di
ALCUNE PROPRIETÀ
Non generica “osservazione”, ma ESPERIMENTO
Uso della MATEMATICA
Nessun principio di AUTORITÀ
Benché ovviamente tutti questi principi debbano stare
insieme perché il metodo possa funzionare,
IL PRIMO È IL PIÚ IMPORTANTE
Infatti, dalla Grecia antica fino a Galileo,
tutti avevano sempre cercato di fare scienza A PRIORI,
cioè SECONDO IL METODO DEDUTTIVO,
cercando di definire attraverso la pura ragione
le essenze delle cose per poi dedurne tutti i particolari,
ma tutti avevano fallito
In un certo senso,
i Greci furono vittime del proprio stesso successo
Infatti tale metodo, lungi dall’essere barbaro,
oscurantista o superstizioso, aveva invece avuto
uno STRAORDINARIO SUCCESSO in molte discipline,
come la logica, la metafisica e, in particolare,
la GEOMETRIA, grazie all’opera di Euclide:
per cui era del tutto comprensibile che essi pensassero
di usarlo anche nel campo della scienza naturale
EINSTEIN 1934
Noi onoriamo l’antica Grecia come la culla della scienza occidentale.
Là, per la prima volta, è stato creato un sistema logico, meraviglia
del pensiero, i cui enunciati si deducono così chiaramente gli uni
dagli altri che ciascuna delle proposizioni dimostrate non solleva il
minimo dubbio: si tratta della geometria di Euclide. Quest’opera
ammirevole della ragione ha dato al cervello umano la più grande
fiducia nei suoi sforzi ulteriori. Colui che non ha provato entusiasmo
davanti a quest’opera non è nato per fare lo scienziato teorico.
Ma perché il pensiero logico fosse maturo per una scienza che
abbraccia la realtà, occorreva una seconda conoscenza fondamentale
che fino a Kepler e Galileo non era bene comune dei filosofi. Il
pensiero logico, da solo, non ci può fornire conoscenze sul mondo
dell’esperienza e termina in essa. Le proposizioni puramente logiche
sono vuote davanti alla realtà. È grazie a questa conoscenza e
soprattutto per averla fatta penetrare a colpi di martello nel mondo
della scienza, che Galileo è diventato il padre della fisica moderna.
(Come io vedo il mondo, pp. 64-65)
Galileo fu quindi il primo a capire
che nel caso della scienza della natura
(e SOLO in questo caso)
era necessario INVERTIRE IL METODO ...
... cominciando dagli aspetti più semplici e particolari,
che conosciamo per mezzo dell’esperienza sensibile,
e basandosi su di essi giungere poi gradualmente
a quelli più profondi e generali,
che invece possono andare oltre l’esperienza
Era necessario avere davvero una grande fede
nell’intelligibilità del reale
per proporre un metodo del genere
Molti infatti obiettarono a Galileo che studiando
delle proprietà isolate si alterava la realtà
e oggi sappiamo che in parte avevano ragione, perché
questo è proprio ciò che accade nei sistemi caotici:
per fortuna il mondo non è tutto fatto così,
altrimenti la scienza sarebbe impossibile,
ma questo Galileo non lo sapeva, poteva solo sperarlo
EINSTEIN 30/03/1952
Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo (nella misura
in cui sia lecito parlarne) come a un miracolo o a un eterno mistero.
A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del
tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura
si dovrebbe) attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi
solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di
ordinamento sarebbe simile all’ordine alfabetico delle parole di una lingua.
Al contrario, il tipo di ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria
della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche
se gli assiomi della teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale
impresa presuppone un alto grado d’ordine nel mondo oggettivo, che non era
affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del
“miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra
conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di
professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo
non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli.
(Lettera a Maurice Solovine, in Opere, pp. 740-741)
IL LIMITE INTRINSECO
DELLA SCIENZA ...
Come Galileo disse sempre con la massima chiarezza,
tutto questo vale SOLO nel caso
“DELLE SUSTANZE NATURALI”, cioè dei “CORPI”
Per Galileo quindi IL METODO DIPENDE DALL’OGGETTO:
non c’è un metodo unico di conoscere
che vada bene per tutto,
oggetti diversi richiedono metodi diversi
(PLURALISMO METODOLOGICO, non RIDUZIONISMO)
GALILEO 1613
Perché, o noi vogliamo specolando tentar di penetrar l’essenza
vera ed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo
contentarci di venir in notizia d’alcune loro affezioni.
Il tentar l’essenza l’ho per impresa non men vana nelle sustanze
elementari che nelle remotissime e celesti: e a me pare essere
ugualmente ignaro della sustanza della Terra che della Luna,
delle nubi elementari che delle macchie del Sole; né veggo che
nell’intender queste sostanze vicine aviamo altro vantaggio che
la copia de’ particolari, ma tutti egualmente ignoti, per i quali
andiamo vagando, trapassando con pochissimo o niuno acquisto
dall’uno all’altro. […] Ma se vorremo fermarci nell’apprensione
di alcune affezioni, non mi par che sia da desperar di poter
conseguirle anco ne i corpi lontanissimi da noi, non meno che
ne i prossimi.
(Le macchie solari, in Opere, V, p. 187)
Dunque la scienza nasce
da una precisa e consapevole
AUTOLIMITAZIONE METODOLOGICA …
… per cui il riconoscimento della legittimità
e anzi addirittura della NECESSITÀ
di altre forme di conoscenza
è un FATTORE COSTITUTIVO della scienza stessa
e non qualcosa che si cerca di imporle
indebitamente dall’esterno in un secondo momento:
perciò è un LIMITE, ma anche una FRONTIERA
Galileo non sviluppò mai una riflessione sistematica
sulle forme di conoscenza diverse da quella scientifica,
la sola che gli interessava e di cui voleva occuparsi
Ciononostante, egli riconobbe esplicitamente il valore
di ALMENO DUE altri metodi di conoscenza
oltre alla scienza (e ovviamente alla matematica):
quello TEOLOGICO, fondato sulla Rivelazione, e quello
ARTISTICO, fondato sulla capacità di immedesimazione
... E IL SUO NON MENO
INTRINSECO REALISMO
GALILEO 1632
SALVIATI - Voi errate, Sig. Simplicio; voi dovevi dire che
ciaschedun sa ch’ella si chiama gravità. Ma io non vi domando
del nome, ma dell’essenza della cosa.
(Dialogo sopra i massimi sistemi, in Opere, VII, p. 260)
I nomi e gli attributi si devono accomodare all’essenza delle
cose, e no l’essenza a i nomi; perché prima furon le cose,
e poi i nomi.
(Le macchie solari, in Opere, V, p. 97)
C’è contraddizione?
NO, perché...
Galileo NON era né un fenomenista né uno scettico:
la sua prescrizione
È SOLO METODOLOGICA
La ricerca dell’essenza delle cose NON è negata,
ma diventa il PUNTO DI ARRIVO della ricerca scientifica
(cui si giunge solo GRADUALMENTE e IMPERFETTAMENTE)
anziché essere il suo PUNTO DI PARTENZA,
com’era per gli antichi
Al tempo di Galileo il concetto di “essenza” non si riferiva
affatto, come oggi si tende antistoricamente a pensare,
a una qualche misteriosa entità che si troverebbe
“al di là” di tutte le proprietà conoscibili,
un po’ come la “cosa in sé” di Kant …
… ma indicava semplicemente
le caratteristiche più importanti di una cosa,
cioè quelle che fanno sì che essa sia ciò che è
e da cui perciò derivano tutte le altre
AGAZZI 1989
La posizione che sostengo è […] anti-relativistica, poiché […] il relativismo
ignora il carattere referenziale della verità o, se si vuole, il suo aspetto
oggettivo. Pertanto, se “relativo” viene inteso come “relativo unicamente
al soggetto”, e “assoluto” viene inteso come “valido indipendentemente dal
soggetto”, sono disposto ad affermare che la verità, in questo senso,
è assoluta e non relativa, ossia – con espressione di suono paradossale sono disposto ad asserire che una proposizione è “assolutamente vera
relativamente ai suoi oggetti”. In tal senso la verità è addirittura
soprastorica, nel senso che, relativamente ai suoi referenti, un discorso
vero rimane eternamente vero (così […] il teorema di Pitagora è
eternamente vero rispetto ai suoi referenti, ossia agli enti geometrici
caratterizzati dalla geometria euclidea, mentre può non esser più vero
rispetto ad altri referenti, come è del tutto naturale). In tal modo si
riesce a conciliare un certo modo di intendere l’assolutezza della verità
con la sua relatività, senza misconoscere la capacità della scienza di
raggiungere, nei suoi vari ambiti, un grado di definitività.
(Filosofia, scienza e verità, p. 189)
Qualsiasi nuova teoria che intenda sostituire la prima dovrà,
La scienza procede individuando delle relazioni R tra fatti F
oltre a prevedere nuove regolarità attraverso nuove leggi,
prima apparentemente scorrelati tra loro,
anche ricomprendere come suoi casi particolari tutte le leggi
che spiega con una teoria T
della vecchia teoria che avevano trovato conferma sperimentale
da cui conseguono le leggi L che danno ragione di tali relazioni
compatibilmente coi suoi margini di errore
È dunque possibile avere
“ proposizioni ASSOLUTAMENTE vere
RELATIVAMENTE ai loro oggetti ”
Di conseguenza,
anche la rivedibilità delle teorie
avrà dei LIMITI
Ma ciò significa anche che è possibile avere
proposizioni assolutamente CERTE
relativamente ai loro oggetti
In effetti, se non potessimo MAI essere certi
che almeno QUALCHE proposizione è vera,
non avrebbe neanche senso dire
che POSSONO esserci delle proposizioni vere
L’UNITÀ DI
RAGIONE ED ESPERIENZA
Molti storici e filosofi della scienza non sono d’accordo
e scelgono uno degli altri come il più importante,
però in effetti c’è una stretta RELAZIONE LOGICA
tra i 4 principi galileiani ...
... che sono concatenati l’uno all’altro
in modo tale che
gli altri 3 DIPENDONO TUTTI,
direttamente o indirettamente, DAL PRIMO
L’esperimento si differenzia
dalla semplice osservazione perché è qualcosa di
ARTIFICIALE, MIRATO e RIPETIBILE,
che richiede un INTERVENTO ATTIVO dello scienziato
Ma questo è possibile proprio e solo perché
ha per scopo di evidenziare e studiare
“alcune proprietà”,
e quindi si fonda sul primo principio
Quindi l’esperimento implica SEMPRE
un’ipotesi teorica di qualche tipo,
senza la quale non può nemmeno essere CONCEPITO
Per questo parlare di empirismo o peggio ancora
di materialismo è privo di senso,
anche se ciò non significa che l’esperimento SI RIDUCE
alla teoria, come vorrebbe l’antirealismo linguistico
(e, alla fine, lo stesso Popper)
Quindi, esattamente la profonda e ineludibile
UNITÀ DI RAGIONE ED ESPERIENZA
è la caratteristica essenziale
del metodo scientifico galileiano
E questo è anche il motivo essenziale
della sua importanza CULTURALE nel nostro mondo moderno,
che, come vedremo, è stato costruito esattamente
sul RIFIUTO ESPLICITO di tale unità
Anche la matematica per poter essere applicata ha bisogno
di un oggetto definito in maniera precisa e non ambigua:
per esempio, le leggi del moto descrivono solo
la traiettoria di un corpo in movimento,
non anche il suo colore o il suo sapore
Anche questo principio, dunque, per poter funzionare
ha bisogno di limitarsi allo studio
di “alcune proprietà”
e quindi presuppone il primo
Infine, Galileo rifiuta il principio di autorità,
ma solo perché nella scienza c’è un’autorità superiore,
che chiunque può interrogare attraverso l’esperimento,
che è come una DOMANDA posta alla natura
e ultimamente, a Dio stesso, che ne è il Creatore
Poiché però l’uso della matematica e dell’esperimento
si fondano a loro volta nel primo principio,
ecco che anche il quarto dipende da esso,
che è dunque davvero quello FONDAMENTALE
LE RADICI CRISTIANE
DEL METODO GALILEIANO
Qui NON considererò la questione
dal punto di vista storico,
ma solo ed esclusivamente da quello TEORETICO
In altre parole, non mi chiederò
quali processi culturali, sociali ed economici
hanno preparato la strada alla rivoluzione galileiana,
ma soltanto quali sono i presupposti che stanno
OGGETIVAMENTE alla base del suo metodo
Tutti gli strumenti di Galileo
erano estremamente SEMPLICI, senza dubbio
alla portata di qualsiasi altra grande civiltà del passato
Quindi la ragione del suo successo non può essere
TECNOLOGICA
e neanche MATEMATICA,
perché anche la sua matematica era semplicissima.
E allora …
PERCHE’ LA SCIENZA …
… è nata in ITALIA?
Riscoperta del PLATONISMO e dei testi dei MATEMATICI
GRECI (in parte ulteriormente sviluppati dagli arabi)
Fede GRECA e CRISTIANA in un ORDINAMENTO
RAZIONALE del mondo (cosmos, non caos)
Fede CRISTIANA nella CREAZIONE del mondo, da cui …
… DIGNITA’ e CONTINGENZA del mondo stesso
Era realmente necessaria una fede certa
nella dignità e nel valore di tutto ciò che esiste
per decidere che meritava studiare
non solo le cose celesti,
ma anche quelle del nostro mondo materiale
(che per i Greci era il regno dell’imperfezione) ...
... e che per di più a tal fine
oltre ai ragionamenti
era necessario il lavoro materiale
(che per i Greci era roba da schiavi)
GALILEO 1633
Et in somma dirà, nulla mutarsi, giamai dalla
natura per accommodare le fatture sue alla
stima e opinione degl’huomini. E se così è,
perché doviamo noi (per venire in cognitione
delle parti del mondo) cominciar la nostra
investigazione dalla parola più tosto che dalle
opere di Dio? è forse men nobile et eccellente
l’operare che il parlare?
(Lettera a Elia Diodati, in Opere, XV, p. 25)
La fede nella Creazione ci dice
che il mondo è così com’è perché Dio l’ha voluto così,
ma avrebbe anche potuto essere diverso
E questa è LA RAGIONE METAFISICA ULTIMA DELLA
INVERSIONE METODOLOGICA GALILEIANA, perché è
chiaro che se il mondo è contingente, non ci sono principi
necessari della natura che si possano cercare solo con la
ragion pura, come in logica, matematica o metafisica,
e pertanto è necessario cominciare dall’esperienza e dalle
proprietà particolari che possiamo conoscere grazie ad essa
GALILEO 1632
Noi non cerchiamo quello che Iddio poteva fare,
ma quello che Egli ha fatto. […] Iddio poteva far
volare gli uccelli con le ossa d’oro massiccio, con le
vene piene d’argento vivo, con la carne grave più
del piombo e con ale piccolissime e gravi, e così
avrebbe maggiormente mostrata la Sua potenza;
poteva far i pesci più gravi del piombo, cioè 12 o
più volte più gravi dell’acqua: ma Egli ha voluto far
quelli d’ossa, di carne e di penne assai leggiere, e
questi egualmente gravi come l‘acqua, per
insegnarci che Egli gusta della semplicità e
facilità.
(Note per il Morino, in Opere, VII, pp. 565-566)
L’ALTRO VOLTO
DELLA MODERNITÀ
Cartesio fu l’iniziatore del
MECCANICISMO FILOSOFICO MODERNO …
… che per un certo tempo sembrò trovare conferma
anche nelle scoperte scientifiche del tempo, fino a
diventare per così dire la visione del mondo “ufficiale”
del Sette e Ottocento
<<Teatro meccanico>> con automi (Parigi, XVIII sec)
Per questa sua iniziale fortuna (nonché per l’assidua
quanto abile opera propagandistica svolta dai suoi seguaci)
ancor oggi il meccanicismo cartesiano
viene spesso identificato
con il metodo scientifico galileiano ...
… e Cartesio è ritenuto il “secondo padre” della scienza,
con la quale invece, come ora vedremo,
non ha NULLA a che fare
EINSTEIN & INFELD 1938
Ed invero la scienza non è pervenuta
ad attuare il programma meccanicistico
in modo convincente.
Oggidì nessun fisico crede più
che ciò sia possibile.
(L’evoluzione della fisica, p. 130)
Paradossalmente, il tentativo di spacciare Cartesio
per un grande scienziato finisce in genere
per mettere in ombra la sua VERA GRANDEZZA,
che fu quella di matematico
In effetti, come ben comprese Einstein,
Cartesio fu (con Fermat) il vero padre
della MATEMATICA moderna:
ma NON della scienza. Infatti …
FRAINTESE completamente la novità del metodo galileiano
Costruì una fisica completamente A PRIORI,
che si rivelò clamorosamente sbagliata
NON diede contributi diretti alla scienza naturale,
anche se ne diede uno fondamentale (ma INDIRETTO)
con le sue scoperte matematiche
NON scoprì affatto né il principio di inerzia (che c’era già in
Galileo) né quello di azione e reazione (stabilito da Newton)
Per Cartesio il metodo della scienza naturale
RESTA QUELLO DEDUTTIVO che parte dai principi primi
(metafisici) e di qui deduce tutte le proprietà particolari
Cartesio PARLA di esperimenti, ma in realtà INTENDE
le semplici OSSERVAZIONI, che spesso non fa neppure e che
comunque servono solo per i particolari, non per i principi
Cartesio usa sì la matematica, ma solo come MODELLO
e NON come strumento (esattamente al contrario di Galileo)
Cartesio rifiuta l’autorità, ma non perché il suo metodo può essere
usato da tutti, ma perché LUI SOLO PUÒ CAPIRLO
CARTESIO 1637-1664
Essendomi reso conto che i princìpi scientifici dovevano dipendere tutti dalla
filosofia, pensai che, in primo luogo, dovevo cercare di stabilire in essa dei
princìpi certi che ancora non vi trovavo.
(Discorso su metodo, in Opere, I, p. 305)
[Galileo], senza aver considerato le prime cause della natura, ha solamente
cercato le ragioni di alcuni effetti particolari. […] [Nel Dialogo] non c’è
pressoché nulla che io vorrei avere per mio.
(Lettera a Mersenne, in Galileo, Opere, XV, pp. 387-391)
Così tutta la filosofia è come un albero, di cui le radici sono la metafisica, il
tronco è la fisica, e i rami che sortono da questo tronco sono tutte le altre
scienze.
(Lettera a Picot, in Opere, III, p. 15)
Da questa immutabilità di Dio, e dal fatto che agisce sempre nello stesso
modo, noi possiamo pervenire alla conoscenza di certe regole, che io chiamo
le leggi della natura.
(I principi della filosofia, in Opere, III, p. 91)
Chi saprà esaminare a sufficienza le conseguenze di tali verità e delle nostre
regole potrà conoscere gli effetti dalle cause; e, per usare i termini della
Scuola, potrà avere dimostrazioni a priori di tutto ciò che può essere prodotto
in questo nuovo mondo.
(Il Mondo, in Opere, I, p. 154)
È costruita completamente A PRIORI
Non contiene NEANCHE UNA FORMULA (quando Newton
volle confutarla dovette tradursela lui in termini matematici)
Cartesio non tentò mai di VERIFICARLA sperimentalmente
Alla fine si rivelò non solo sbagliata, ma addirittura
CONTRADDITTORIA (Cartesio negava infatti l’esistenza
del vuoto, tuttavia il movimento dei vortici implica
necessariamente l’aprirsi di vuoti fra le particelle)
CARTESIO
TOLOMEO
50 %
0,05 %
1 parte su 2
1 parte su 2000
Tutto ciò accade perché,
all’origine della sua filosofia,
Cartesio fa una scelta in favore del
RAZIONALISMO ...
... cioè di una ragione concepita come
AUTOSUFFICIENTE,
che deve cercare la verità solo con le proprie forze,
senza basarsi su niente di esterno ad essa
Tale razionalismo tuttavia
NON NASCE AFFATTO dalla fiducia nella ragione,
come sempre si dice, bensì da una profonda
SFIDUCIA NELL’ESPERIENZA …
… che si spinge fino alla
NEGAZIONE DELL’UNITÀ ORIGINARIA
DI RAGIONE ED ESPERIENZA,
che invece tutti constatiamo continuamente
CARTESIO 1637
Quindi, dato che i sensi
a volte ci ingannano,
volli supporre che nessuna cosa
fosse tal quale ce la fanno immaginare
(Discorso sul metodo, in Opere, I, p. 312)
CARTESIO 1644
La quarta [legge] è che, se il corpo C fosse,
sia pure di poco, più grande di B, e fosse
interamente in riposo, […] con qualunque
velocità B potesse venire verso di lui, mai
avrebbe la forza di muoverlo, ma sarebbe
costretto a rimbalzare verso lo stesso lato
donde fosse venuto.
(I principi della filosofia, in Opere, III, p. 99)
CARTESIO 1644
E le dimostrazioni di tutto questo sono così
certe, che anche se l’esperienza sembrasse
farci vedere il contrario, noi dovremmo,
nondimeno, prestare maggior fede alla nostra
ragione che ai nostri sensi.
(I principi della filosofia, in Opere, III, p. 102)
Questo è ciò che possiamo considerare
il vero e proprio
DOGMA CENTRALE DELLA MODERNITÀ
LA RAGIONE NON PUÒ MAI
INCONTRARE LA VERITÀ
DENTRO L’ESPERIENZA
L’esistenza delle cose non si può stabilire in base all’esperienza
I termini universali non si possono ricavare dagli oggetti particolari
Le teorie scientifiche non si possono ideare a partire dai fenomeni
La matematica non ha a che fare con la realtà materiale
Un fatto storico non può fondare una religione universale
Al cuore di tutte queste differenti versioni
del dogma c’è sempre la stessa idea
Poiché l’esperienza ha a che fare
con oggetti materiali, mutevoli e particolari,
non può fondare la verità,
che è immateriale, eterna e universale
In particolare, RAZIONALISMO e RELATIVISMO,
i due volti più caratteristici della modernità
(benché oggi senza dubbio sia il secondo a dominare),
apparentemente opposti tra loro,
non sono altro che due facce di una stessa medaglia
Ci si rifugia nel primo se non si vuole rinunciare alla verità
(ma allora bisogna buttare via l’esperienza);
si cade nel secondo se non si vuole rinunciare all’esperienza
(ma allora bisogna buttare via la verità)
In altre parole, il relativismo nasce
dal FALLIMENTO del razionalismo ...
... però NON dal suo RIFIUTO:
il relativista è un razionalista deluso,
che però CONTINUA ad essere razionalista
DAL RAZIONALISMO …
La ragione
NON può incontrare
la verità
dentro l’esperienza
La ragione
PUÒ incontrare
la verità
dentro se stessa
… AL RELATIVISMO
La ragione
NON può incontrare
la verità
dentro l’esperienza
La ragione
NON può incontrare
la verità
dentro se stessa
Da ciò è poi venuta anche l’idea moderna
della VERITÀ COME COERENZA, cioè come
CORRISPONDENZA A REGOLE
stabilite a prescindere dall’esperienza,
(indipendentemente dal fatto che ciò avvenga
secondo una prospettiva razionalista o relativista)
A sua volta tale idea sta alla base
tanto della BUROCRAZIA che del MORALISMO
(che in fondo è una burocrazia dello spirito)
LA VERA ORIGINE
DELLO SCIENTISMO
Cartesio personalmente NON era affatto scientista,
anzi, sosteneva che era la scienza
a dipendere dalla filosofia e non viceversa
Tuttavia, mantenendo, contro Galileo, l’idea che
il metodo della conoscenza sia unico e pretendendo inoltre
che sia addirittura in grado di esaurire la realtà,
ha oggettivamente spianato la strada allo scientismo,
che è diventato il logico esito della sua posizione
non appena la scienza si è affermata come un tipo
di conoscenza più affidabile della filosofia
DAL RAZIONALISMO …
Il metodo
della conoscenza
è UNICO …
… permette
di ESAURIRE
la realtà …
… ALLO SCIENTISMO
… e consiste
nel metodo
della FILOSOFIA
… e consiste
nel metodo
della SCIENZA
L’ALBA INCOMPIUTA
DEL RINASCIMENTO
Secondo l’interpretazione oggi dominante,
nel Rinascimento, insieme alla nuova scienza
inventata da Galileo e Cartesio, sarebbero nate ...
... UNA nuova idea di ragione, il “razionalismo”,
e UNA nuova idea di cultura, la “modernità”
Al contrario, ciò che si verificò nel Rinascimento fu
UNA DRAMMATICA DICOTOMIA
tra DUE concezioni opposte della ragione e della cultura:
quella di Galileo, che è la base della SCIENZA,
e quella di Cartesio, che è la base dello SCIENTISMO
Ciascuna di esse era destinata ad avere conseguenze
profondissime su molti altri aspetti della concezione
complessiva dell’uomo e del suo operare nel mondo
È vero che negli ultimi decenni molti scienziati
(che sono pur sempre uomini del loro tempo)
hanno accettato e a volte propagandato il razionalismo,
ma la cosa davvero interessante è che …
… LA SCIENZA STESSA si incarica
di preservare l’idea galileiana di ragione
attraverso il metodo sperimentale da lui fondato,
perfino, a volte, CONTRO LE STESSE CONVINZIONI
DEGLI SCIENZIATI CHE NE FANNO USO
Si noti che tale apertura alla realtà
dipende principalmente dall’aspetto
SPERIMENTALE del metodo scientifico,
cioè dalla sua componente TECNOLOGICA
Dunque non solo la tecnica non è per sua natura disumana
come oggi è di moda sostenere,
ma anzi è la cosa che più ci obbliga a riconoscere
l’esistenza di una realtà che non facciamo noi
e a cui occorre quindi UBBIDIRE,
anche e soprattutto per cambiarla (perfino in male)
GALILEO 1624
Nelle cose naturali, l’autorità d’uomini non
val nulla; […] la natura, Signor mio, si burla
delle costituzioni e decreti de i principi,
degl’imperatori e de i monarchi, a richiesta
de’ quali ella non muterebbe un iota delle
leggi e statuti suoi.
(Lettera a Franceso Ingoli,
in Opere, VI, p. 385)
Per questo la scienza costituisce oggi un importantissimo
PUNTO DI RESISTENZA
per chiunque voglia continuare a difendere
una concezione “forte” ma non riduzionista della ragione
Il mondo scientifico infatti è uno dei pochissimi luoghi
in cui viene ancora preservato un PENSIERO
che afferma una PRETESA DI VERITÀ,
una ESIGENZA DI RIGORE
e una APERTURA ALLA REALTÀ
a cui la nostra cultura ha ormai generalmente abdicato
Quindi il miglior modo di combattere
tanto il relativismo quanto il razionalismo,
è VALORIZZARE LA VERA SCIENZA
contro la sua contraffazione scientista …
… e NON cercare di sminuirne la portata conoscitiva
appoggiandosi all’epistemologia contemporanea relativista,
che in realtà nasce dalla stessa idea di ragione
su cui si basa lo scientismo
che si crede in tal modo ingenuamente di combattere,
come ha perfettamente capito …
RATZINGER 1990
Secondo Bloch, il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su
presupposti indimostrabili. […] Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono
ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico,
riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare
invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli
scrive: «La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso
Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della
dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo
per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione». Dal punto
di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von
Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che
conduce da Galileo alla bomba atomica. […] Sarebbe assurdo costruire sulla base
di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire
dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale
affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. [...] Qui
ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio
della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica.
(In Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti,
Edizioni Paoline, Roma, 1992, pp. 76-79)
PER APPROFONDIRE