Diapositiva 1 - Scienza Attiva

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Staminali e Diabete
L’utilizzo delle cellule staminali
per la cura del diabete e i
vantaggi per le persone affette
dalla malattia
Premessa: cos’è il Diabete?
• Il diabete è una malattia caratterizzata
dalla iperglicemia (eccesso di glucosio nel
sangue) dovuta a difetti nella secrezione
di insulina nel pancreas
o a difetti nella sua azione.
Curiosità…
• Si dice ‘’diabete mellito’’ e si chiama così
perché deriva dal latino ‘’mellitus=
simile al miele’’, in quanto i medici latini
diagnosticavano il diabete assaggiando e
verificando la dolcezza delle urine, anche
se il termine fu aggiunto, però, nel 1674
da Thomas Willis, dopo aver anch’egli
rilevato la dolcezza delle urine dei
pazienti affetti dalla malattia.
Il diabete mellito (DM) è stato
classificato in:
• Diabete mellito di tipo 1 (DMT1), anche detto
‘’insulino-dipendente’’ o ‘’a esordio giovanile’’e a
sua volta suddiviso in:
 Tipo 1A o ‘’autoimmune’’, caratterizzato dalla distruzione da
parte del sistema immunitario di alcune cellule, ß-cellule, delle
insule pancreatiche;
 Tipo 1B o ‘’idiopatico’’, caratterizzato da una grave mancanza di
insulina non dovuta all’azione del sistema immunitario
• Diabete mellito di tipo 2 (DMT2), anche noto
come ‘’non insulino-dipendente’’ o ‘’a esordio
tardivo’’, dato da un deficit nella produzione di insulina senza
un evidente attacco autoimmune al pancreas
• Diabete mellito gestazionale (DMG)
• Altre forme rare e specifiche
Una malattia in rapido aumento
Il diabete è, a livello globale, una patologia in rapido
aumento e sta diventando, come il presidente
dell’associazione ‘’Diabete Italia’’ ha affermato, una
‘’malattia sociale’’, ovvero una malattia che coinvolge
non solo i diretti interessati, ma anche le famiglie e la
comunità scientifica in sé. La forma più diffusa è
sicuramente il DMT2, che comprende il 90-95% delle
diagnosi nel mondo, l’80% delle quali nei paesi in via di
Sviluppo e in particolar modo in Asia; anche il DMT1,
però, sta riscontrando un aumento di incidenza pari al
3-4% annuo a livello mondiale. Tale crescita ha
coinvolto, dunque, anche l’Italia dove la Sardegna
presenta il più alto tasso di incidenza regionale: 36,8
casi ogni 100.000 abitanti all’anno.
Staminali e diabete di tipo 1
Ciò che ultimamente la ricerca si propone di attuare è un
approccio terapeutico efficace per la cura del DMT1 attraverso
l’effetto di alcuni tipi di cellule staminali, quali quelle
embrionali, ematopoietiche e in particolare le cellule
staminali mesenchimali (MSCs) su linfociti diabetici. Le
cellule staminali mesenchimali, dobbiamo ricordare, sono
cellule derivanti dal midollo osseo, progenitrici multipotenti.
A tale scopo, dunque, sono ad oggi in corso tre
trial clinici riguardo l’uso di tali cellule: in
America, Cina ed Europa. L’obiettivo sarebbe
quello di preservare dalla distruzione immunomediata le ß-cellule restanti e proteggere le
cellule eventualmente trapiantate. Non
mancano, però, le difficoltà a cui si va incontro
quali la generazione di un numero sufficiente di
ß-cellule, ad esempio, la vitalità dell’innesto
nell’individuo o il rischio di insorgenza di tumori,
etc..
Il diabete e i giovani
Un tale approccio terapeutico sarebbe naturalmente una vera
e propria conquista sia dal punto di vista scientifico sia e
soprattutto dal punto di vista sociale. Il diabete mellito 1,
infatti, è una malattia metabolica molto diffusa fra i giovani,
bambini e adolescenti, che causa non pochi disagi non solo
fisici, ma soprattutto psicologici ed anche economici: i giovani
affetti da tale patologia, infatti, non devono soltanto far
ricorso a ripetute iniezioni di insulina, che richiedono
sicuramente un certo contributo economico, ma devono anche
fare i conti quotidianamente con alcune privazioni e dunque
alcune ‘’regole’’ imposte dalla loro condizione; tutto ciò, quindi,
in particolare se avviene nel periodo dell’adolescenza, causa
nei giovani uno squilibrio dal punto di vista psicologico, una
sfiducia ed una mancanza di autostima che si riflettono anche
nei rapporti inter-personali e che portano i giovani a
nascondere se stessi e a nascondere la malattia..
Facile è capire, dunque..
Quanti e quali sarebbero i vantaggi per le
persone affette dalla malattia, come
cambierebbe la loro vita e l’approccio con se
stessi e con il mondo esterno.
A che fase si trova, dunque, la ricerca?
Quali sono le complicazioni?
Sarà possibile raggiungere l’obiettivo?
Quanto tempo ci vorrà?
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