Economia aperta Laura Resmini a.a. 2014-15 1 Scambi internazionali: evidenza empirica 2 Commercio internazionale: trend di lungo periodo 3 Commercio internazionale e PIL 4 Commercio internazionale e PIL per aree geografiche 5 Principali attori 6 Il commercio estero dell’Europa, 2012-2014 Fonte: WTO, 2013 7 8 Chi esporta che cosa: il vantaggio comparato 9 I flussi commerciali nel mondo: 1990-2011 10 Il grado di apertura Grado di apertura: (X+M)/PIL (media ultimi tre anni disponibili) Fonte: WTO 11 Il tasso di cambio • Tasso di cambio nominale: numero di unità di una valuta che è possibile scambiare sul mercato con un’unità di un’altra valuta. • Es.: cambio €/$ indica quanti dollari è possibile acquistare con un euro; • Un tasso di cambio €/$ pari a 1.12, indica che 1€ equivale a 1.12$ o, in modo equivalente, 1$ vale circa 0.89€ (1/1.12). • Se il tasso di cambio nominale: • aumenta, una valuta si apprezza: la stessa quantità di valuta nazionale (1€) acquista una maggiore quantità di valuta estera ($); • diminuisce, una valuta si deprezza: la stessa quantità di valuta nazionale (1€) acquista meno unità di valuta estera ($) 12 Il tasso di cambio nominale euro/dollaro Latest (9 June 2015): EUR 1 = USD 1.1249 Minimum (26 October 2000): 0.8252 - Maximum (15 July 2008): 1.5990 Average: 1.2224 Fonte: ECB 13 Tasso di cambio bilaterale e effettivo • Due misure di tasso di cambio: • bilaterale: definito tra due valute; • multilaterale o effettivo : media ponderata dei tassi di cambio bilaterali. • Pesi di ponderazione rispecchiano l’importanza relativa degli scambi bilaterali, e incorporano informazioni su importazioni ed esportazioni; • Non c’è un’unità di conto, per cui si normalizza a 100 in un anno base; • Utile per valutazione complessiva di una valuta nel tempo; • Tasso di cambio effettivo per l’euro è calcolato dalla BCE utilizzando i tassi di cambio bilaterali dei 20 maggiori partner commerciali dell’area Euro. 14 Tasso di cambio nominale effettivo dell’euro 15 Fonte: EC Euro area-17 countries vis-a-vis the EER-20 group of trading partners (AU, CA, DK, HK, JP, NO, SG, KR, SE, CH, GB, US, BG, CZ, LT, HU, PL, RO, HR and CN) Pesi usati dalla BCE per il calcolo del tasso di cambio nominale effettivo 16 Fonte: BCE Tasso di cambio reale • tasso di cambio reale: rapporto tra ciò che un ammontare specificato di moneta può acquistare in un paese confrontato con ciò che può acquistare in un altro paese: π‘ππ π π ππ ππππππ πππππ(ππ ) = ππ π∗ con P: livello medio dei prezzi interno; P*: livello medio dei prezzi esteri; e: tasso di cambio nominale • Un aumento del tasso di cambio reale segnala che i beni interni sono relativamente più cari dei beni esteri (apprezzamento reale) • Un elevato tasso di cambio reale riduce le esportazioni ed aumenta le importazioni • Le esportazioni nette peggiorano • Una riduzione del tasso di cambio reale segnala che i beni interni sono relativamente meno cari dei beni esteri (deprezzamento reale) • Un basso tasso di cambio reale aumenta le esportazioni e riduce le importazioni • Le esportazioni nette migliorano • Variazioni del tasso di cambio reale dipendono da: • Variazioni del tasso di cambio nominale • Variazioni nel livello dei prezzi interni/esteri (inflazione) 17 La legge del prezzo unico • La legge del prezzo unico: Beni omogenei scambiati in condizione di libero scambio hanno gli stessi prezzi in tutti i Paesi (quando convertiti in un’unica valuta): P * ο½ eP • Basata sull’arbitraggio: se ci sono differenze nei prezzi, gli agenti sfrutteranno l’opportunità di arbitraggio comprando e rivendendo finché non si raggiunge l’uguaglianza. • Implica: • L’assenza di qualsiasi frizione al libero scambio (dazi, tariffe, costi di trasporto, …) • Beni «commerciabili internazionalmente» • Beni omogenei 18 La parità dei poteri d’acquisto (PPA) • I tassi di cambio nominali sono determinati in base alla legge del prezzo unico, dunque: • Ciò implica che: P* e ο½ P βπ = π ∗ − π Ovvero, variazioni del tasso di cambio nominale riflettono il differenziale di inflazione. • Conseguenze : • Paesi ad elevata inflazione vedranno deprezzarsi la propria valuta 19 I limiti della PPA • La PPA vale nel lungo periodo, ma non nel breve. • L’incapacità della PPA di prevedere l’andamento dei tassi di cambio nominali nel breve periodo dipende dal fatto che la legge del prezzo unico, nella realtà, non è verificata. • • • • Molti beni e servizi non vengono scambiati internazionalmente I beni non sono omogenei Esistono costi di trasporto e altre barriere agli scambi I prezzi sono rigidi 20 L’evidenza empirica 1 anno 5 anni 20 anni 21 Fonte: Miles and Schott, 2006 Il mercato dei cambi • Offerta di valuta nazionale (euro) contro valuta estera (dollaro) • Espressa dai residenti (Europei) per acquistare beni e servizi prodotti all’estero (Stati Uniti) e/o attività finanziarie denominate in valuta estera (dollari) • Maggiore è la quantità di valuta estera (dollari) acquistabile con una unità di valuta nazionale (euro), più elevata è l’offerta di valuta nazionale (euro) • Se il tasso di cambio €/$ si apprezza, l’offerta di euro contro $ aumenta • Domanda di valuta nazionale (euro) contro valuta estera ($) • Espressa dai non residenti che intendono acquistare beni e servizi prodotti in Europa o attività finanziarie denominate in euro • Maggiore è la quantità di valuta estera ($) necessaria per acquistare una unità di valuta nazionale (€), minore la domanda. • Se il tasso di cambio €/$ si apprezza, la domanda di euro contro $ diminuisce • Valore fondamentale del tasso di cambio: valore di equilibrio del tasso di cambio (la domanda di valuta nazionale eguaglia l’offerta di valuta nazionale) 22 Il mercato dei cambi Tasso di cambio, e Offerta di valuta nazionale contro valuta estera e* Domanda valuta nazionale contro valuta estera Q* Quantità di valuta scambiata • Tasso di cambio flessibile: Il valore della valuta nazionale (€) rispetto ad una valuta estera ($) è determinato dalla domanda e dall’offerta di € contro $ sul mercato • Variazioni della domanda e dell’offerta determinano variazioni del tasso di cambio di equilibrio 23 Variazioni nel valore fondamentale del tasso di cambio Variazioni dell’offerta: • Variazioni nelle preferenze per i beni stranieri • Una maggiore (minore) preferenza per i beni stranieri fa aumentare (ridurre) l’offerta di valuta nazionale contro valuta estera • Variazioni nel reddito dei residenti • Un aumento (riduzione) del PIL nazionale aumenta (riduce) i consumi dei residenti, inclusi i consumi di beni e servizi prodotti all’estero; l’offerta di valuta nazionale contro valuta estera aumenta (si riduce) • Variazioni del tasso di interesse reale sulle attività denominate in valuta estera • Un aumento (riduzione) del rendimento delle attività denominate in valuta estera rende più (meno) conveniente, a parità di altri fattori, investire in attività finanziarie denominate in valuta estera; l’offerta di valuta nazionale contro valuta estera aumenta (si riduce); 24 Variazioni nel valore fondamentale del tasso di cambio Variazioni della domanda: • Variazioni nelle preferenze per i beni nazionali • Una maggiore (minore) preferenza per i beni nazionali fa aumentare (ridurre) gli acquisti di beni nazionali e, di conseguenza, aumenta (si riduce) la domanda di valuta nazionale; • Variazioni del reddito reale estero • Un aumento (riduzione) del reddito all’estero induce maggiori (minori) consumi all’estero; la domanda di valuta nazionale aumenta (si riduce); • Variazioni del tasso di interesse reale sulle attività finanziarie denominate in valuta nazionale • Un aumento (riduzione) del rendimento delle attività denominate in valuta nazionale (€) rende più (meno) conveniente investire in tali attività; la domanda di valuta nazionale aumenta (si riduce); 25 Esempio/1: «Usa, riparte l'economia. Maxi crescita del Pil nel terzo trimestre: +4,1%» (Il sole 24 ore, 20/12/2013) Offerta di € contro $ YUS↑→CUS↑→MUS↑→D€/$↑ Tasso di cambio €/$ e*’ e* Domanda di € contro $ Q* Sul mercato dei cambi si genera un eccesso di domanda di €, l’euro si apprezza nei confronti del dollaro Q*’ Quantità di € scambiati 26 Esempio/2: «Venduti oltre 2 milioni di iPad (…) Al momento circa un quarto del mercato dell'iPad sarebbe concentrato in Europa» (www.ilsole24ore.it, 10 giugno 2010) Tasso di cambio, e Offerta di valuta nazionale contro valuta estera e* e*’ Domanda valuta nazionale contro valuta estera Q* • L’incremento delle preferenze per un bene prodotto all’estero fa aumentare l’offerta di € contro $. • L’eccesso di vendite spinge al ribasso il valore dell’euro • Il tasso di cambio €/$ si deprezza Q*’ Quantità di valuta scambiata 27 Esempio/3 «La Bce taglia i tassi allo 0,05%» (il Sole 24 ore, 4 settembre 2014) Tasso di cambio, e Offerta di valuta nazionale contro valuta estera e* e*’ Domanda valuta nazionale contro valuta estera Q*’ Q* Quantità di valuta scambiata • La politica monetaria espansiva della BCE riduce i tassi di interesse e, di conseguenza, il rendimento delle attività finanziarie denominate in €; • la domanda di € contro $ si riduce • L’euro si deprezza nei confronti del dollaro 28 La politica monetaria ed il tasso di cambio • Variazioni della politica monetaria influenzano il valore fondamentale del tasso di cambio • Una politica monetaria espansiva, riducendo il tasso di interesse reale, riduce il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale; la domanda di valuta nazionale si riduce e la moneta nazionale si deprezza. • I beni nazionali diventano più convenienti: aumentano le esportazioni e si riducono le importazioni, migliorando la domanda aggregata • Una politica monetaria restrittiva aumenta il tasso di interesse reale, aumentando il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale; la domanda di valuta nazionale aumenta e la valuta nazionale si apprezza • I beni nazionali diventano meno convenienti rispetto ai beni esteri. Le esportazioni nette peggiorano e la spesa aggregata si riduce 29 La politica fiscale ed il tasso di cambio • Variazioni della politica fiscale influenzano il valore fondamentale del tasso di cambio • Una Politica fiscale espansiva (aumento della spesa pubblica o riduzione delle imposte) riduce il risparmio nazionale • La riduzione del risparmio aumenta il tasso di interesse, riduce l’offerta di valuta nazionale contro valuta estera, facendo aumentare il valore relativo della valuta: il tasso di cambio nominale si apprezza e le esportazioni nette peggiorano: (S – I) < 0 e NX < 0. • Una politica fiscale restrittiva (riduzione della spesa pubblica e/o aumento delle imposte) aumenta il risparmio nazionale • L’eccesso di risparmio nazionale sugli investimenti è «prestato» agli investitori stranieri. Il deflusso di capitali fa deprezzare il tasso di cambio: S – I > 0 e NX > 0 (l’offerta di valuta nazionale contro valuta estera aumenta, facendo deprezzare il tasso di cambio) • Incentivi fiscali alle imprese che investono, stimolano gli investimenti • L’aumento della domanda di investimento aumenta il tasso di interesse, il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale aumenta, aumenta la domanda di valuta nazionale contro valuta estera, il tasso di cambio si apprezza: S – I < 0 e NX < 0. L’eccesso di investimenti sul risparmio nazionale è finanziato con capitali stranieri. Al maggiore afflusso di capitali corrisponde un deterioramento del saldo commerciale. 30 Flussi di beni e flussi di capitali • Esportazioni nette: differenza tra produzione e spesa interna Y = C + I + G + NX NX = Y – (C + I + G) • Se la produzione aggregata > spesa interna, si esporta la differenza, quindi X>M e NX>0 • Se la produzione aggregata < spesa interna, si importa la differenza, quindi X<M e NX<0 • Flussi reali e flussi finanziari sono strettamente legati tra loro Y = C + I + G + NX Y – C – G = I + NX S = I + NX S – I = NX Investimento netto estero = saldo commerciale 31 Risparmio e investimenti • S – I è il deflusso netto di capitali o investimento estero netto • Deflusso netto di capitali: differenza tra l’ammontare che i cittadini di un paese danno a prestito all’estero e l’ammontare che prendono a prestito dagli investitori stranieri • Se S>I → il paese è un risparmiatore netto; l’eccesso di risparmio viene impiegato per finanziare gli investitori stranieri. Si registra un deflusso netto di capitali verso l’estero; • Se S<I → il paese prende a prestito; l’investimento è superiore al risparmio nazionale e l’economia finanzia la differenza indebitandosi all’estero. Si registra un afflusso netto di capitali dall’estero. 32 I flussi internazionali di capitali ed il saldo commerciale S – I = NX S–I=X–M Dunque: • Se (S – I) > 0 anche NX > 0 • Ad un deflusso netto di capitali corrisponde un avanzo commerciale: il paese è creditore nei confronti del resto del mondo ed esporta più beni e servizi di quanti ne importa; • Se (S – I) < 0 anche NX < 0 • Ad un afflusso netto di capitali corrisponde un disavanzo commerciale: il paese è debitore netto nei confronti del resto del mondo ed importa più beni e servizi di quanti ne esporta Il flusso internazionale di fondi che finanzia l’accumulazione del capitale e il flusso internazionale dei beni sono due facce della stessa medaglia 33 I flussi internazionali di beni e di capitali– area euro 116,0 - 133,2 + 15,1 + 2.1 =0 Flusso di beni (X>M) Flusso finanziario: deflusso netto (Eurolandia è creditrice nei confronti del resto del mondo) 34 I flussi internazionali di beni e di capitali– Italia S – I = NX → (0.1+18.6) – 16.7 = 2.0 • S – I > 0; l’Italia ha risparmio in eccesso che presta al resto del mondo; • Al deflusso netto di capitali all’estero corrisponde un avanzo commerciale 35 Tassi di cambio fissi • Il valore del tasso di cambio non è determinato dall’andamento della domanda e dell’offerta, ma stabilito autonomamente dal Governo; • Se il tasso di cambio ufficiale è maggiore del valore fondamentale, la valuta nazionale è sovra-valutata • Se il tasso di cambio ufficiale è inferiore al valore fondamentale, la valuta è sotto-valutata • Il Governo può, a seguito di particolari circostanze economiche, modificare il valore ufficiale del tasso di cambio. Si definiscono: • Rivalutazioni, gli aumenti del tasso di cambio ufficiale • Svalutazioni, le riduzioni del tasso di cambio ufficiale • Esistono diversi sistemi per fissare un tasso di cambio fisso (rispetto ad una valuta, ad un paniere di valute, parità fissa, strisciante, zoneobiettivo…) • In regimi di tassi di cambio fissi, la banca centrale si impegna ad acquistare/vendere valuta nazionale nella misura necessaria a mantenere il tasso di cambio al livello dichiarato 36 Sistemi di tasso di cambio Sistemi flessibili Tassi di cambio flessibili puri ($) Tassi di cambio flessibili amministrati (yen) Sistemi intermedi Zone-obiettivo (SME, oggi Meccanismo di cambio europeo, ERM II) Cambio fisso (paniere di valute) (Cina) Parità strisciante Parità fissa aggiustabile Sistemi fissi Tasso di cambio fisso Currency board (dollaro: Hong Kong, dal 1983; Argentina, dal 1992 al 2002; euro: Bulgaria,) Moneta unica (UEM) 37 Come mantenere fisso il tasso di cambio Offerta di valuta naz. Eccesso di offerta Tasso di cambio, e e e* Domanda valuta naz. • Al tasso di cambio ufficiale, la valuta nazionale è sopravvalutata (e>e*) • Si crea un eccesso di offerta di valuta nazionale che genera pressioni al ribasso sul tasso di cambio. Q* Quantità di valuta scambiata 38 Come mantenere fisso il tasso di cambio • Si introducono restrizioni alle operazioni internazionali • Divieto di acquisto di attività denominate in valuta estera; restrizioni agli acquisto di beni prodotti all’estero • L’offerta di valuta nazionale si riduce • Si perdono i guadagni derivanti dalla specializzazione internazionale • La Banca centrale modifica il tasso di interesse (OMA) • La BC acquista la valuta in eccesso • La domanda di valuta nazionale aumenta, generando pressioni al rialzo del tasso di cambio, fino a quando e*= e. • Per acquistare la propria valuta, la BC cede in cambio valuta estera; • Questa strategia è perseguibile fino a quando la BC possiede riserve di valuta estera sufficienti a coprire l’eccesso di offerta • Svalutazione • Il Governo svaluta la moneta, portando il tasso di cambio ufficiale a livello di quello fondamentale 39 Gli attacchi speculativi • Vendita massiccia di attività denominate in una determinata valuta • Si verifica quando gli investitori temono che una valuta sopravvalutata sia prossima alla svalutazione • La svalutazione comporta una riduzione rilevante del valore nominale delle attività denominate nella valuta che si svaluta • Gli attacchi speculativi non causano la svalutazione, ma accelerano il processo di svalutazione Offerta di valuta naz. Tasso di cambio, e e e* Domanda valuta naz. Q* Quantità di valuta scambiata Quando parte l’attacco speculativo: • l’offerta di valuta nazionale si sposta progressivamente verso destra; • La BC tenta di mantenere invariato il tasso di cambio ufficiale, acquistando valuta nazionale in cambio di valuta estera; • Le operazioni di acquisto di valuta nazionale proseguono fino a quando la BC possiede riserve di valuta estera; • Quando la BC esaurisce le riserve, la valuta nazionale viene svalutata 40 Attacchi speculativi contro la lira (settembre 1992) 16 settembre 1992: la lira abbandona il tasso di cambio fisso dopo una svalutazione del 30% 41 … e contro altri paesi (1997) Malaysian Ringgit - US dollar xrate, inverted scale 1985 1990 1995 2000 year 1 July 1997 3 4 Thai Baht - US dollar xrate, inverted scale 5 1985 1990 1995 2000 year 10 July 1997 20 exchange rate exchange rate 2 30 40 50 42 La politica monetaria ed il tasso di cambio fisso Offerta di valuta naz. Tasso di cambio, e e e* Domanda valuta naz. Q* Quantità di valuta scambiata La politica monetaria non può essere utilizzata per stabilizzare l’economia in regimi di tassi di cambio fissi (se non introducendo vincoli alle operazioni internazionali) • Per sostenere il tasso di cambio ufficiale, la BC può anche attuare una politica monetaria restrittiva: M↓→↑i • Il rendimento delle attività denominate in valuta nazionale aumenta; la domanda di valuta nazionale aumenta • Ma se l’economia nazionale fosse in recessione? Per colmare il gap recessivo M↑→↓i, rendendo meno convenienti le attività denominate in valuta nazionale. • La domanda di valuta nazionale si sposterebbe di nuovo verso il basso, con conseguenti pressioni alla svalutazione del tasso di cambio 43 Tassi di cambio fissi o flessibili? • Tassi di cambio fissi: • La politica monetaria è inefficace per stabilizzare l’economia • Strumento importante per le economie grandi • Le economie piccole possono avere dei benefici, soprattutto se non sono in grado di controllare l’inflazione • Promuovono gli scambi commerciali • Con tassi di cambio fissi posso pianificare con più certezza le mie operazioni con l’estero • Rischio attacco speculativo elevato • Poiché non posso escludere la possibilità di attacchi speculativi, non mi lascio coinvolgere in attività internazionali • Le economie chiuse sono meno efficienti delle economie aperte 44 Dai cambi fissi alla moneta unica Laura Resmini a.a. 2014-2015 45 L’eurozona 46 2001: Grecia 2007: Slovenia 2008: Cipro, Malta 2009: Slovacchia 2011: Estonia 2014: Latvia 2015: Lithuania 47 Costi e benefici (economici) di una moneta unica • Costi • Perdita indipendenza della politica monetaria • Perdita della possibilità di usare il tasso di cambio come strumento di politica economica • Benefici • Riduzione dei costi di transazione • Riduzione dell’incertezza legata all’andamento del tasso di cambio • Teoria delle aree valutarie ottimali (R. Mundell) • Conviene aderire ad un’area valutaria se i benefici superano i costi • Costi e benefici sono dinamici 48 Perdita dell’indipendenza della politica monetaria • La politica monetaria è un importante strumento di stabilizzazione del sistema economico • Politica monetaria espansiva: stimola investimenti, consumi interni e le esportazioni nette attraverso un deprezzamento del tasso di cambio • Politica monetaria restrittiva: riduce gli investimenti, i consumi e le esportazioni nette (il tasso di cambio si apprezza) • In un’area valutaria, la politica monetaria è gestita dalla banca centrale ed è unica per tutta l’area • Shock simmetrici: la politica monetaria è efficace e vale per tutta l’area • Shock asimmetrici: la politica monetaria è inefficace 49 Shock asimmetrici Indipendenza della politica monetaria Paese A • Gap recessivo • π ↓→ πΆ, πΌ ↑→ π ↑ (la AD si sposta verso destra eliminando il gap recessivo) • π ↓→ π ↓→ ππ ↑ (si rafforza l’impatto sulla AD) Paese B • Gap espansivo • π ↑→ πΆ, πΌ ↓→ π ↓ (la AD si sposta verso sinistra chiudendo il gap espansivo) • π ↑→ π ↑→ ππ ↓ (si rafforza l’impatto sulla AD) 50 Graficamente: Paese A Paese B LRAS LRAS SRAS SRAS π π AD’ AD AD’ AD Y* Y Y* L’indipendenza delle politiche monetarie assicura a ciascun paese una rapida soluzione dello shock. Y 51 Shock asimmetrici e unione monetaria/1 Paese A Paese B LRAS LRAS SRAS SRAS π π AD AD Y* Y Y* Y • La BC non riesce ad aiutare i due paesi: • Una politica monetaria espansiva risolverebbe lo shock in A, ma creerebbe ulteriore inflazione in B; • Una politica monetaria restrittiva risolverebbe lo shock in B, ma approfondirebbe la recessione in A; 52 Shock asimmetrici e unione monetaria/2 Paese A Paese B LRAS SRAS SRAS’’ LRAS SRAS’ π π SRAS’ SRAS’’ SRAS AD AD’ AD’ AD Y* • • Y Y* Y Meccanismo di autocorrezione del sistema economico: • La SRAS si sposta verso il basso in A: si torna in eq. di LP con un tasso di inflazione più basso, ma a prezzo di una lunga recessione; • La SRAS si sposta verso l’alto in B: si torna in eq. di LP a prezzo di una inflazione più alta; Ma ora: • I beni prodotti in A sono meno cari di quelli prodotti in B (πA<πB) • Le esportazioni da A a B sono più competitive, e i beni prodotti in A sono meno cari per i consumatori di B. • NX migliora per A, ma peggiora per B; di conseguenza la AD si sposta verso destra in A e verso sinistra in B fino a quando non è stato eliminato il differenziale di inflazione. 53 Riassumendo: • In una unione monetaria la politica monetaria è unica e comune a tutti i paesi; • Quando gli shock sono simmetrici – i paesi fronteggiano problemi simili – la politica monetaria unica è appropriata per tutti i paesi • Quando gli shock sono asimmetrici – i paesi fronteggiano problemi diversi – la politica monetaria unica non è appropriata per tutti i paesi • Il costo del sacrificio della politica monetaria è più basso in presenza di shock simmetrici • Quanto più basso è il costo di sacrificio della politica monetaria, tanto più elevata è la probabilità di formare un’area valutaria ottimale 54 E’ possibile ridurre i costi di una AVO? • Assenza di Inerzia inflazionistica • Il processo di aggiustamento automatico passa attraverso la revisione delle aspettative di inflazione incorporate nei contratti di lavoro • Mercati dei beni e del lavoro flessibili, con prezzi e salari che reagiscono rapidamente agli shock, riducono il costo del sacrificio dell’indipendenza della politica monetaria. • Mobilità del lavoro I lavoratori disoccupati di A migrano in B dove hanno maggiori opportunità di impiego • In A non sarebbe necessaria una diminuzione del tasso di inflazione; la produzione si riduce, causa la minore forza lavoro • Se la riduzione della forza lavoro in A persiste, questo implica uno spostamento della LRAS verso sinistra: la produzione potenziale si riduce, riducendo il tenore di vita in A • In B non si verificano spinte inflazionistiche; la produzione aumenta grazie alla maggiore forza lavoro 55 I Benefici di una unione monetaria • Eliminazione dei costi della transazione di cambio • I costi di transazione sono simili ad una imposta (pago senza ricevere nulla in cambio), quindi generano una perdita netta di efficienza • La presenza di una moneta unica facilita gli scambi. Maggiore efficienza generata da una maggiore specializzazione • Maggiore trasparenza nei prezzi e facilità nel confrontare i prezzi • Riduzione della potenziale discriminazione di prezzo • Un abito di un famoso stilista italiano costa meno a Milano o a Londra? • Eliminazione dell’incertezza legata all’andamento del tasso di cambio • E’ più facile decidere dove investire e quali attività finanziarie assicurano un rendimento maggiore. 56 Quando aderire ad una Unione monetaria? • Principio costi-benefici • Il costo del sacrificio dell’indipendenza della politica monetaria è basso se: • I cicli economici dei paesi partner sono sincronizzati • La sincronizzazione è più probabile quanto più le economie partner producono e scambiano beni simili; • Più intenso è l’interscambio commerciale tra economie specializzate, tanto più elevato è il grado di sincronizzazione dei cicli economici • Salari e prezzi sono sufficientemente flessibili da ridurre al minimo il processo di autocorrezione del sistema economico • I fattori della produzione sono mobili internazionalmente • I benefici derivanti dall’adozione di una moneta unica sono tanto più elevati quanto maggiore è l’interdipendenza economica tra i paesi partner e tanto più grandi sono i volumi di interscambio commerciale 57 Il livello di integrazione ottimo Benefici Costi e benefici A Guadagno netto Perdita netta B I* Se i paesi partner hanno raggiunto un livello di interdipendenza almeno pari a I* conviene formare una unione monetaria. Poiché la moneta unica aumenta il grado di integrazione tra i paesi partner, formare una AVO con I<I* determina perdite solo nel breve periodo. Livello di integrazione 58 Gli effetti di una AVO sui costi e sui benefici Benefici • La moneta comune promuove l’interscambio e l’integrazione economica • I benefici aumentano • La moneta comune aumenta la flessibilità del mercato del lavoro • I costi si riducono Costi e benefici A Perdita netta Guadagno netto B Costi I’ I* Livello di integrazione Costi e benefici sono dinamici e cambiano con il grado di integrazione economica • Questa ipotesi non è empiricamente verificata 59 Gli effetti di una AVO sui costi e sui benefici Benefici Costi e benefici A Perdita netta Guadagno netto B Costi I’ I* Livello di integrazione La moneta unica non rappresenta una alternativa alla flessibilità del mercato del lavoro che dipende da politiche e sistemi di welfare nazionali • Poiché la BC non può intervenire in caso di shock asimmetrici, gli agenti economici rivedono più velocemente le aspettative di inflazione, rendendo più rapido il processo di autocorrezione del sistema economico • I costi dell’unione monetaria si riducono • Si riduce il livello di integrazione ottimo (I*) • Si riduce la perdita netta 60 L’Eurozona è un’area valutaria ottimale? • Criteri economici che favoriscono la formazione di aree valutarie ottimali • Elevato grado di integrazione tra le economie partner • Strutture industriali simili, ma diversificate • Fattori della produzione mobili internazionalmente • Criteri politici che favoriscono la formazione di aree valutarie ottimali: • Trasferimenti fiscali • I paesi che si accordano per compensazioni reciproche nei casi di shock sfavoreli formano una AVO • Preferenze omogenee • I paesi membri di una AVO devono condividere un ampio consenso sul modo con cui far fronte agli shock. • Destino comune • Un’area valutaria dovrà sempre far fronte ad occasionali shock asimmetrici che danno luogo a conflitti di interesse che possono essere superati solo se si accetta l’idea di vivere insieme e di condividere lo stesso futuro 61 Integrazione commerciale 1995 1998 2001 2004 Belgio 73.7 88.0 90.9 105.3 Germania 21.1 22.9 24.7 29.5 Grecia 19.4 17.4 17.5 13.1 Spagna 18.7 21.0 23.1 24.9 Francia 21.8 22.5 24.3 27.8 Irlanda 57.8 53.1 55.0 65.3 Italia 21.0 18.5 20.2 22.1 Olanda 52.2 60.8 58.7 69.3 Austria 28.7 35.3 38.2 44.8 Portogallo 35.5 32.3 36.7 40.7 Finlandia 21.9 28.2 30.4 32.8 Regno Unito 20.8 17.1 18.4 21.1 Danimarca 29.0 33.2 32.9 37.3 Svezia 26.9 32.0 35.1 33.2 Valore medio commercio intra-UE in percentuale del PIL Fonte: Eurostat 62 Mobilità del lavoro 63 Shock asimmetrici 64 Sincronizzazione del ciclo economico Fonte: IMF data mapper 65 Conclusioni: • I criteri AVO non permettono una risposta univoca • L’UE è una AVO imperfetta • Non rispetta i criteri di convergenza reali suggeriti dalla teoria, ma solo quelli di convergenza nominale stabiliti dal Trattato di Maastricht • Una unione monetaria può funzionare, ma ha dei costi • La teoria delle AVO ci indica i settori più problematici • Il mercato del lavoro e la disoccupazione • Tensioni politiche in presenza di shock asimmetrici 66 La politica fiscale nelle aree valutarie • In presenza di shock asimmetrici l’unico strumento disponibile è la politica fiscale • Espansiva in A, restrittiva in B Paese A Paese B LRAS LRAS SRAS π π SRAS AD AD Y* Y Y* Y 67 La politica fiscale nelle aree valutarie • Bilancio federale • Grazie agli stabilizzatori automatici, le entrate fiscali si riducono in A ed aumentano in B; L’aumento netto delle entrate fiscali può essere trasferito da B ad A. • Politiche fiscali indipendenti • Paese A: politica fiscale espansiva finanziata con emissione di titoli del debito • La politica fiscale espansiva di A potrebbe «vanificare» gli sforzi della BC di controllare l’inflazione nell’area (la domanda aggregata aumenta in tutta l’area) • Rischio insolvenza: i tassi di interesse aumentano ο il costo del finanziamento aumenta per tutti i paesi membri • • Mutuo soccorso: i titoli del debito del paese A sono acquistati da B; il tasso di interesse aumenta meno (o non aumenta) • A si finanzia senza sostenere totalmente i costi del finanziamento (problema del free-rider) • Poiché nessuno controlla A, A adotta un comportamento inappropriato (rischio morale) Accordo di non salvataggio: i mercati finanziari chiedono ai paesi fortemente indebitati maggiori tassi di interesse • L’accordo non è credibile: se A fallisce trascina con sé tutti gli altri paesi membri dell’unione monetaria • Unica soluzione: disciplina fiscale 68 Patto di stabilità e crescita • Pacchetto di regole formali alle quali si suppone tutti i paesi membri dell’area euro debbano attenersi nella condotta di politica fiscale. In particolare prevede che: • I paesi membri debbano puntare al pareggio di bilancio • I paesi membri con disavanzo dei conti pubblici superiore al 3% del PIL sono soggetti ad ammende (0.5% del PIL), fatto salvo il caso in cui il paese si trovi in circostanze eccezionali (calamità naturali, forte recessione) • 3% del PIL: «ereditato» dal Trattato di Maastricht che prevedeva anche un rapporto debito/PIL pari al 60% • Obiettivo del PSC: eliminare il problema del free-rider e del rischio morale • Svantaggi: • limita la capacità dei paesi membri di usare la politica fiscale in modo efficace • È vago ed ambiguo: sanzioni mai applicate perché non credibili (problema politico) • Non tiene conto che le unioni monetarie limitano già fortemente l’uso delle politiche economiche 69