Sennet, R., Rispetto , Bologna , Il Mulino, 2004 Guida alla lettura Dalla prefazione dell’autore in rosso sono evidenziati problemi e temi di discussione • In definitiva, questo libro è diventato un esperimento. Non è un volume di politiche pensate per il welfare state, né una biografia a tutto tondo. Ho cercato di usare la mia esperienza personale come punto di avvio per indagare un più ampio problema sociale. • Non posso certo dirmi un osservatore neutrale: per scrivere in modo onesto un libro su questo tema ho dovuto in parte basarmi sulla mia esperienza personale, e per quanto ami leggere le memorie altrui, non mi trovo a mio agio nel confessarmi. Spesso gli utenti del welfare si lamentano di essere trattati con poco rispetto. Ma la mancanza di rispetto che sperimentano non è dovuta semplicemente al fatto che sono poveri, vecchi o malati. • La società moderna manca di manifestazioni concrete ed efficaci di rispetto e di riconoscimento per gli altri. • Il valore della eguaglianza garantisce il rispetto? nella società esiste un ideale di rispetto: solo considerandoci come eguali noi affermiamo il rispetto reciproco. Possiamo dunque rispettare solo chi è eguale a noi e quindi può contare sulla nostra stessa forza? Certe diseguaglianza sono arbitrarie ma altre sono inevitabili: come le differenze di talento. Nella società moderna le persone non sono generalmente in grado di concepire rispetto e riconoscimento al di là di questi limiti. • L'esigenza di eguaglianza viene percepita in modo forte dagli utenti del welfare nel momento in cui capiscono che la possibilità di attirare l'attenzione altrui è legata ai loro problemi, alla mera realtà della loro condizione: per avere rispetto non dovrebbero essere deboli, non dovrebbero avere bisogno ho deciso di occuparmi della relazione fra rispetto e diseguaglianza 1 Perché in questo librosi parla di diseguaglianza? Quando gli utenti del welfare vengono spronati a "guadagnarsi" il rispetto di sé in genere si intende che devono diventare autosufficienti materialmente. Tuttavia, in ambito sociale il rispetto di sé non dipende solo dalla posizione economica, ma da quello che si fa e da come lo si riesce a conseguire. Il rispetto di sé non può essere "guadagnato" nello stesso modo in cui la gente guadagna denaro. E comunque la diseguaglianza continua ad incombere: chi si trova negli strati più bassi dell'ordine sociale può anche raggiungere il rispetto di sé, ma lo conserva con difficoltà Per questo ho deciso di occuparmi della relazione fra rispetto e diseguaglianza 2 • Il valore dell’ esperienza personale • . Cominciando a buttar giù i miei pensieri mi sono reso conto di quanto questa relazione abbia condizionato la mia vita. Sono cresciuto nel sistema di welfare, poi ne sono uscito grazie al mio talento. Non è venuto meno il mio rispetto per coloro che mi lasciavo alle spalle, ma il mio personale senso di fiducia deriva proprio dal modo in cui li ho lasciati indietro. Sennett –allievo di D.Riesman • D.Riesman – la folla solitaria (1999-2002) teoria delle tre identità riscontrabili in diverse fasi storiche - capisaldi del dibattito sociologico. Tre personalità: «dirette dalla tradizione», i figli seguono il sentiero dei padri, sono tipiche di una società piuttosto immobile dove il lavoro è pura fatica ( Medioevo ) «autodirette» si impongono in una società più mobile, dove compaiono le prime tecnologie (Rinascimento, Riforma protestante): il singolo trova in se stesso la propria bussola e i propri obiettivi «eterodirette». L' uomo eterodiretto, guidato cioè all' esterno, era l' uomo che Riesman vedeva emergere allora, in quell' America che stava divenendo civiltà di consumi e di organizzazione di massa. Un uomo che cerca l' approvazione degli altri e di essere «come gli altri». Un uomo dunque inseguito dal senso di solitudine e d' ansia per paura di non essere accettato (mentre il fallimento, per i primi due caratteri, si configurava rispettivamente come vergogna e come colpa). Testo complesso , non identificabile in un settore specialistico • In una prospettiva ampia il rispetto, la disuguaglianza, il privilegio, l'autorità, il welfare state, il volontariato, il rapporto assistente-assistito vengono trattati alla luce dei cambiamenti epocali riguardanti la società, il lavoro e la sua organizzazione, passata in pochi decenni dal modello fordista a quello a rete. • Nozioni di psicologia e psicanalisi e notazioni autobiografiche, si intrecciano a pertinenti citazioni dei classici della filosofia, dell'economia, della filosofia, della letteratura, della storiografia, della antropologia, della musica. Rispetto... rispetto reciproco. Una... due parole, facili da pronunciare , ma difficile viverle, incontrarle, praticarle indice • • • • • • • • • • • • • • Parte prima: carenza di rispetto 1. Ricordo del Cabrini Green 2. Cosa significa "rispetto" Parte seconda: un'indagine sul rispetto 3. Talenti diseguali 4. La vergogna della dipendenza 5. Una compassione che ferisce Parte terza: riflessioni sul welfare 6. Il rispetto burocratico 7. Il welfare liberato Parte quarta: carattere e struttura sociale 8. Il "reciproco" nel rispetto reciproco 9. Un carattere aperto al mondo 10. La politica del rispetto La società attuale manca di espressioni efficaci di riconoscimento e valorizzazione delle persone • . Nonostante leggi e regole, di fatto siamo tutti esseri spersonalizzati, schegge di un mondo frammentato che isola, suscita sentimenti di impotenza, ci fa sentire tutti egualmente inadeguati. Attingendo anche al proprio percorso individuale di ragazzo cresciuto a Chicago in una casa d'accoglienza, Sennett affronta il tema della deprivazione e del riscatto, della diseguaglianza e delle varie istituzioni preposte al welfare, e mostra come solo il rispetto sia in grado di restituire a ciascuno un'identità accettabile. Pur prendendo atto che le persone non sono uguali, che talune hanno più talento di altre, che talune sono più dipendenti e meritevoli di compassione, il vero rispetto - quello suscettibile di riverberarsi nella vita collettiva - consiste nell'incoraggiare ciascuno a dare il meglio di sé secondo le proprie capacità. Richard Sennet: Per uscire dalla crisi impariamo a collaborare Paolo Magliocco - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/tLse2 • Se volete dar retta al professor Sennett, potete guardare alla crisi economica che sta colpendo l'Occidente, quella attuale ma anche quella precedente del 2008, anche con un occhio diverso rispetto ai mutui subprime americani o alla crisi di fiducia degli investitori. Per esempio, potreste provare a considerare la crisi dal punto di vista della riduzione della capacità di cooperare tra le persone, e soprattutto tra i lavoratori dei settori economici più avanzati, della finanza e delle nuove tecnologie. È da lì allora che sono nate le difficoltà del sistema economico? «No, no», si affretta a precisare il professore, «la crisi è una crisi economico-finanziaria». L'incapacità sempre più accentuata di mettersi insieme per ottenere risultati è stata solo una conseguenza. Ma poi, a sua volta, ha complicato le cose. Ed è solo lì, nella capacità di fare qualcosa con gli altri, con quelli che non conosciamo, ai quali non vogliamo bene e che anzi a volte possiamo anche ritenere antipatici, che può esserci una strada per il nostro futuro. A Milano Fondazione Cariplo - casa editrice Feltrinelli, presentazione del libro dedicato alla capacità degli uomini di collaborare e intitolato "Insieme” • Si definisce senza timori un uomo di sinistra, ma ha molto da dire sul modo in cui la sinistra politica è stata incapace di capire quello che succedeva e in definitiva «ha fallito e disgustato i giovani» (anche se precisa di non conoscere la situazione italiana). ". In copertina, l'esempio che a Sennett più piace: un gruppo di vogatori impegnati in una gara. «È un'immagine che spiega bene come la collaborazione non sia l'opposto dell'altra grande forza, la competizione: quei rematori collaborano per competere. E in definitiva sono entrambi processi dinamici». Nel suo libro mette sotto esame tutti gli aspetti del modo in cui le persone arrivano a fare le cose insieme. Sennett è convinto che la collaborazione sia innata nell'uomo, sia un tratto genetico della nostra specie, ma pensa anche che a collaborare si possa e si debba imparare, esercitando vere e proprie tecniche. Questa capacità di agire insieme per uno scopo nel nostro sistema economico si è andata indebolendo, benché sia «un aspetto molto importante per il capitalismo moderno e fondamentale per poter superare la sua crisi». La capacità di agire insieme per uno scopo nel nostro sistema economico si è andata indebolendo, benché sia «un aspetto molto importante per il capitalismo moderno e fondamentale per poter superare la sua crisi». • Dietro quello che è successo c'è sicuramente la riduzione delle risorse a disposizione, l'aumento delle disuguaglianze, che riducono gli spazi di collaborazione e l'attenzione agli altri, facendo crescere l'egoismo, ma tutto questo non basta. Quello che Sennett ha scoperto, per esempio andando a intervistare con i suoi studenti i lavoratori di Wall Street finiti disoccupati, è che nelle loro società avevano completamente perso la capacità di lavorare insieme. E ci sono almeno due fattori che hanno portato a questa situazione. C'è l'orizzonte sempre più breve rispetto al quale si muovo le aziende: i risultati vanno raggiunti in meno di un anno, i capi sono sempre in cerca di un successo veloce e magari cambiano. E c'è quella che lo studioso definisce la "burocratizzazione" della collaborazione: «Nella nuova economia tutto diventa più formale e regolato, anche la cooperazione. E più si chiede alle persone di cooperare, meno succede. le vecchie teorie suggerivano che più le persone imparavano a collaborare fuori dall'ambiente di lavoro, più lo avrebbero fatto anche all'interno dell'azienda. Nel sistema moderno c'è una istituzionalizzazione della collaborazione che non porta a niente». Alla fine, i lavoratori di Wall Street non potevano fidarsi gli uni degli altri e nemmeno del giudizio dei capi. Persi, isolati, costretti a puntare continuamente a nuovi obiettivi per andare avanti, avevano smarrito completamente il senso del proprio lavoro . E, soprattutto, non riuscivano a collaborare perché dovevano continuamente guardarsi le spalle dai propri colleghi. la capacità di cooperare è genetica, ma si impara anche, anzi per Sennett è proprio una abilità dell'uomo, alla quale ci si può applicare, come la capacità del buon artigiano ("L'uomo artigiano" , 2008) • • • • • • Quello che ha visto succedere nel mondo della finanza, a quanto pare, rappresenta un po' il paradigma del lavoro contemporaneo, nella visione del sociologo americano. C'è ancora modo, però, di rimediare alla situazione. Sennet indica tra strade da seguire, da usare proprio come in un manuale pratico a partire dalle relazioni in cui siamo coinvolti ogni giorno: riscoprire la capacità dialogica, di guardare oltre il significato delle parole e cogliere l'intenzione di quello che ci viene detto; imparare a usare il condizionale, essere meno assertivi e sicuri nel dire le cose, lasciando spazio al dialogo, perché «la chiarezza è nemica della collaborazione»; guardare agli altro con empatia anziché con simpatia, chiedendoci cosa ci sia che non va in chi sta male anziché limitarci a compatirlo. «Queste tre capacità sono state dimenticate e messe da parte dalle aziende e nell'economia moderna». Ma questo, ovviamente, non significa che la collaborazione sia morta: Occupy Wall Street, gli Indignados e gli altri movimenti «di cui abbiamo un gran bisogno», sono esempi di collaborazione, in cui persone diverse si uniscono per fare davvero qualcosa insieme. «È un modo differente di affrontare la crisi del capitalismo moderno». Per capire se le cose avranno funzionato, forse non si dovrà guardare solo al fatturato di fine anno o al Pil dei Paesi. «La tendenza è sempre quella di riportare le cose a come erano prima, tutto quello che è stato fatto per affrontare questa crisi cerca di riparare ciò che si è rotto, per tornare al boom economico. Io non credo che le aziende debbano tornare ad essere quelle di un tempo. Credo che il sistema vada davvero riconfigurato. Cresceranno i profitti? Forse. Però di sicuro crescerà la soddisfazione per le persone».