LINFOMA PRIMITIVO NON HODGKIN BURKITT-LIKE BILATERALE DEL SURRENE, UNA RARA CAUSA DI INSUFFICIENZA SURRENALICA PRIMITIVA C. Dobrinja, G. Liguori Istituto di Clinica Chirurgica, Università degli Studi di Trieste. Background. Il linfoma primitivo del surrene è una malattia rara. Infatti a tutt’ora sono stati riportati in Letteratura circa 70 casi. Dal punto di vista clinico è un’affezione che si può manifestare con dolori addominali, febbre, compromissione dello stato generale, perdita di peso. Questa patologia può manifestarsi anche con un’insufficienza surrenalica: iperpigmentazione cutanea, ipotensione ortostatica, oppure con una vera e propria crisi addisoniana. Caso clinico. Paziente di 57 anni affetto da un linfoma surrenalico bilaterale primitivo manifestatosi con una sindrome clinica di iposurrenalismo, associata ad una sintomatologia dolorosa di tipo trafittivo lombare bilaterale ed alla presenza di una tumefazione palpabile in fianco sinistro. Gli esami di laboratorio dimostravano un aumento marcato delle LDH ed un ipocorticosurrenalismo con livelli elevati di ACTH. Una TC addome evidenziava la presenza di due voluminose tumefazioni a livello di entrambi i surreni (16 cm a sinistra e 9 cm a destra). Un’agobiopsia TC-guidata dimostrava trattarsi di un linfoma non-Hodgkin a grandi cellule B. Veniva concordato un trattamento neoadiuvante con chemioterapia secondo il protocollo CHOP al termine del quale si otteneva una riduzione delle masse tumorali. Il paziente veniva successivamente sottoposto a surrenectomia bilaterale con asportazione pressoché completa del tumore (qualche piccolo residuo tumorale rimaneva a livello delle vene sovraepatiche e a contatto della vena cava). Veniva completato il protocollo di chemioterapia, ma il Paziente decedeva dopo 3 mesi per insufficienza renale acuta. Discusssione. Il linfoma maligno non-Hodgkin primitivo del surrene è una patologia rara che colpisce essenzialmente l’uomo in età adulta. La diagnosi è istologica. La chemioterapia, associata o meno alla radioterapia, costituisce il trattamento più indicato. L’intervento chirurgico, ove possibile, sembrerebbe in grado di aumentare la sopravvivenza, anche se non è possibile trarre conclusioni definitive.