TEORIA DEGLI ORBITALI MOLECOLARI La teoria VB è la teoria più semplice basata sulla meccanica quantistica. Essa riesce a descrivere correttamente la geometria di moltissime molecole ma non permette di prevedere alcune proprietà fisiche quali gli spettri elettronici e le proprietà magnetiche. Ad esempio secondo la teoria VB la molecola di O2 dovrebbe essere diamagnetica: • : : : : O::O • • • In seguito all'appaiamento dei due orbitali 2p spaiati per dare un legame ed uno . In realtà la molecola O2 è paramagnetica La teoria degli orbitali molecolari descrive la struttura elettronica delle molecole in maniera analoga a quella degli atomi facendo uso dei metodi della meccanica quantistica. La teoria degli orbitali molecolari è basata sull'uso di orbitali molecolari, cioè di orbitali che si estendono attorno ai nuclei dell'intera molecola. Così come gli orbitali atomici, gli orbitali molecolari sono funzioni d'onda monoelettroniche La struttura elettronica della molecola è poi descritta in maniera del tutto analoga a quella vista per gli atomi. Ad una molecola sono associati degli orbitali molecolari, funzioni d'onda (x,y,z) il cui quadrato |(x,y,z)|2 ci dà la probabilità di trovare gli elettroni nello spazio intorno ai nuclei, ciascuno con una data energia. Come per gli atomi, si costruisce la configurazione dello stato fondamentale della molecola col principio di Aufbau cioè assegnando gli elettroni ai vari orbitali in ordine di energia crescente, rispettando il principio di Pauli e la regola di Hund. Il problema principale della teoria degli orbitali molecolari è sostanzialmente quello di ricavare gli orbitali molecolari. Fortunatamente gli orbitali molecolari possono essere ottenuti in maniera approssimata come combinazione lineare degli orbitali atomici degli atomi che costituiscono la molecola Molecole biatomiche. E' il caso più semplice perchè gli orbitali molecolari possono essere costruiti facilmente come combinazione lineare degli orbitali atomici dei due atomi della molecola. In particolare le combinazioni permesse sono solo la somma e la differenza degli orbitali atomici che conducono, rispettivamente, ad orbitali leganti ed orbitali antileganti. In generale vengono detti leganti orbitali molecolari che hanno densità elettronica non nulla fra i due nuclei ed antileganti orbitali che hanno densità elettronica nulla fra i due nuclei. L'energia degli orbitali molecolari leganti è sempre minore di quella degli orbitali atomici da cui derivano mentre quella degli orbitali antileganti è sempre maggiore. In conseguenza della loro diversa distribuzione elettronica e delle loro diverse energie, l’occupazione da parte di due elettroni di un orbitale legante conduce alla formazione di un legame fra i due atomi mentre l’occupazione di un orbitale antilegante conduce alla destabilizzazione del legame Il caso più semplice è quello della molecola di H2 per il quale occorre considerare solo gli orbitali 1s dei due atomi di idrogeno costituenti. Si hanno quindi solo due orbitali molecolari: uno legante 1s = 1sA + 1sB o 1s = 1s+1s uno antilegante *1s = 1sA - 1sB o *1s= 1s-1s Questi orbitali molecolari sono stati entrambi denotati come che indica che hanno simmetria cilindrica attorno all’asse internucleare. L’asterisco * indica un orbitale di antilegame. Si ricorda che vengono detti leganti orbitali molecolari che hanno densità elettronica non nulla fra i due nuclei ed antileganti orbitali che hanno densità elettronica nulla fra i due nuclei. Per la molecola di H2 occorre considerare solo questi due orbitali molecolari: 1s =1s+1s legante *1s =1s-1s antilegante Una maniera per rappresentare semplicemente questa situazione è di fare uso di diagrammi di correlazione *1s E 1s 1s 1s La configurazione elettronica dello stato fondamentale di H2 è quindi (1s)2 (*1s)0 e può essere schematizzato come: 1s *1s Il legame si forma perchè i due elettroni nella molecola hanno minore energia che nei due atomi separati. *1s E 1s 1s 1s Un concetto utile per vedere se una molecola è stabile o no è quello di ORDINE DI LEGAME Con ordine di legame si intende il numero di legami che sono presenti tra due atomi. Nella teoria MO l'ordine di legame è dato da Ordine di legame= (nleganti - nantileganti)/2 cioè la metà della differenza tra il numero di elettroni leganti e il numero di elettroni antileganti. Il fattore 2 deriva dal fatto che un legame corrisponde a due elettroni condivisi nell’orbitale molecolare Per H2 si ha Ordine di legame = (2 – 0)/2 = 1 Per He2 si ha Ordine di legame = (2 – 2)/2 = 0 Stabile Non stabile Per H2+ si ha Ordine di legame =(1 – 0)/2= ½ Abbastanza stabile Molecole biatomiche del secondo periodo Per molecole biatomiche del secondo periodo dobbiamo considerare anche gli orbitali molecolari derivanti dalle combinazioni lineari degli orbitali atomici 2s e 2p. La costruzione dello schema di orbitali molecolari è basata su due criteri generali 1. Si combinano orbitali atomici con energie simili 2. La stabilizzazione degli orbitali leganti (e la destabilizzazione degli orbitali antileganti) è tanto maggiore quanto maggiore è la sovrapposizione degli orbitali atomici corrispondenti Consideriamo ad esempio la molecola Li2. L'atomo di litio ha configurazione: 1s2 2s1 A causa della loro differenza di energia si può avere la combinazione fra gli orbitali di tipo 1s fra di loro o di tipo 2s fra di loro (criterio 1). Inoltre l'orbitale 2s è più diffuso (grande) e di conseguenza la sovrapposizione 2s-2s è maggiore di quella 1s-1s (criterio 2). 1s 2s 1s 2s Pertanto la differenza di energia tra gli orbitali 2s e *2s, formati dalla combinazione dei 2s, è molto maggiore di quella fra 1s e *1s Il diagramma delle energie degli orbitali molecolari è *2s E 2s 2s 2s *1s 1s 1s 1s La configurazione elettronica di Li2 nel suo stato fondamentale è: Li2 (1s)2(*1s)2 (2s)2 La parte interna della configurazione (1s)2(*1s)2 non contribuisce alla formazione del legame ed è spesso abbreviata con il simbolo KK in cui K si riferisce allo strato con n=1 occupato in entrambi gli atomi: Li2 KK (2s)2 L'ordine di legame è: ordine di legame = (2-0)/2 = 1 Anche considerando esplicitamente l’occupazione degli orbitali interni 1s e *1s cioè la configurazione: Li2 (1s)2(*1s)2(2s)2 l’ordine di legame resta 1. Infatti: ordine di legame = (4-2)/2 = 1 Quando si passa a molecole biatomiche fra atomi più pesanti è necessario considerare anche gli orbitali molecolari che si formano per combinazione dei tre orbitali atomici 2p. Questi ultimi possono interagire in due modi diversi dando orbitali molecolari di tipo e (gli orbitali s danno solo legami ). Se l'asse internucleare è preso come z, gli orbitali 2pz dei due atomi formano i due orbitali molecolari 2p e *2p Gli orbitali 2px e 2py formano invece due orbitali leganti degeneri (= con la stessa energia) 2p e due antileganti, anch'essi degeneri, *2p Gli orbitali hanno densità elettronica nulla lungo l’asse internucleare e l’occupazione di un orbitale legante corrisponde alla formazione di un legame di tipo L'ordine di riempimento degli orbitali molecolari derivanti dagli strati atomici n=2 è 2s *2s 2p 2p *2p *2p in cui i due orbitali 2p hanno la stessa energia e possono contenere quattro elettroni e così i due orbitali *2p. Tali orbitali vanno riempiti rispettando la regola di Hund. Applicando uno schema di aufbau è possibile prevedere le configurazioni elettroniche fondamentali per tutte le molecole dal B2 al Ne2 Energie degli orbitali molecolari *2p E *2p 2p 2p 2p 2p *2s 2s 2s 2s *2p E *2p 2p 2p 2p paramagnetica 2p *2s 2s B2 3x2=6 elettroni di valenza 2s 2s ord. di legame=(4—2)/2=1 *2p E *2p 2p 2p 2p diamagnetica 2p *2s 2s C2 4x2=8 elettroni di valenza 2s 2s ord. di legame=(6—2)/2=2 *2p E *2p 2p 2p 2p diamagnetica 2p *2s 2s N2 2s 2s 5x2=10 elettroni di valenza ord. di legame=(8—2)/2=3 *2p E paramagnetica *2p 2p 2p 2p 2p *2s 2s O2 2s 2s 6x2=12 elettroni di valenza ord. di legame=(8—4)/2=2 La conoscenza della configurazione elettronica di una molecola permette di prevederne l'ordine di legame (ed eventuale stabilità) ed il carattere magnetico Molecola configurazione or. Leg. BE Magn. _________________________________________________________ Li2 Be2 B2 C2 N2 O2 F2 Ne2 KK(2s)2 KK(2s)2(*2s)2 KK(2s)2(*2s)2 (2p)2 KK(2s)2(*2s)2 (2p)4 KK(2s)2(*2s)2 (2p)4(2p)2 KK(2s)2(*2s)2 (2p)4(2p)2(*2p)2 KK(2s)2(*2s)2 (2p)4(2p)2(*2p)4 KK(2s)2(*2s)2 (2p)4(2p)2(*2p)4(*2p)2 1 0 1 2 3 2 1 0 110 290 602 942 494 155 - Diamagn. Paramagn. Diamagn. Diamagn. Paramagn. Diamagn. - Le previsioni sono in buon accordo con i dati sperimentali. In particolare la molecola di O2 è prevista paramagnetica in accordo con l'evidenza sperimentale (secondo la teoria VB dovrebbe essere diamagnetica). Molecole biatomiche eteronucleari Se i due atomi che la costituiscono sono sufficientemente simili (cioè occupano posizioni vicine nel periodo della tavola periodica) la struttura elettronica può essere descritta usando la stessa sequenza di orbitali molecolari usati per le molecole biatomiche omonucleari. - NO 5+6= 11 elettroni di valenza E aumenta con la differenza di elettronegatività H H H N O NO KK 2s *2s 2p 2p *2p *2p Ordine di legame = (8-3) / 2 = 5/2 La molecola è paramagnetica con un elettrone spaiato. - CO 4+6= 10 elettroni di valenza KK 2s *2s 2p 2p *2p Ordine di legame = (8-2)/2= 3 La molecola è diamagnetica. Si noti che CO è isoelettronica con CN- e con N2 *2p Grande differenza di elettronegatività - HF * antilegante E Il diagramma può essere molto diverso. Si combinano solo gli orbitali atomici che sono vicini in energia: 1s (H) non con 2s(F) ma con 2pz (F) 1s non legante 2p 2s non legante 2p legante 2s Molecole poliatomiche Nel caso di molecole con tre o più atomi la teoria degli orbitali molecolari si applica in linea di principio in modo del tutto analogo a quello visto per molecole biatomiche. Quello che cambia sono gli orbitali molecolari che saranno più complessi e distribuiti attorno a tutti i nuclei della molecola. Gli orbitali molecolari di una molecola poliatomica sono sempre costruiti come combinazioni lineari degli orbitali atomici di tutti gli atomi della molecola (tre atomi o più) ed avranno forme più complicate che ricalcano la forma della molecola. Rimane valido il concetto che combinando N orbitali atomici si ottengono N orbitali molecolari. La teoria degli orbitali molecolari di molecole poliatomiche può essere utile per spiegare secondo la meccanica quantistica il fenomeno della risonanza. In questi casi conviene considerare lo scheletro con la teoria VB e applicare la teoria MO solo al sistema Caso dell’ozono La formula di Lewis dell’ozono è descritta con due ibridi di risonanza ciascuno dei quali non ha significato fisico reale O O O O O O Secondo la teoria quantistica una delle coppie di legame dell’ozono è uniformemente distribuita fra i due atomi di ossigeno invece di rimanere localizzata su uno dei due legami O-O. O O O Vediamo ora come la teoria MO può descrivere questo aspetto della molecola di ozono Lo scheletro dell’ozono può essere descritto considerando i tre ossigeni ibridati sp2: quattro di essi per sovrapposizione danno luogo ai due legami O-O mentre i restanti cinque ospitano le coppie solitarie. Su ciascun ossigeno resta un orbitale 2pz perpendicolare al piano della molecola. Rimangono da assegnare: 18-14=4 elettroni. : : HO . . OH : sp2 . . O sp2 : sp2 : Secondo la teoria degli orbitali molecolari i tre orbitali 2pz dell’ozono, perpendicolari al piano della molecola, si combinano per dare tre orbitali molecolari sui quali vanno i 4 elettroni E Stati d’aggregazione della materia SOLIDO: Forma e volume propri. Parametri di stato Volume: Massa: Pressione: Temperatura: LIQUIDO: Forma del recipiente in cui è contenuto, ma volume proprio. in in in in GASSOSO: Forma e volume del recipiente in cui è contenuto. m3, oppure (non ufficialmente) in L kg, oppure in mol N m-2 = Pa, oppure in atm K, oppure (non ufficialmente) in °C GAS Non hanno né forma né volume propri. Sono facilmente comprimibili. Sono in genere gassose le sostanze costituite da molecole piccole e di basso peso molecolare. H2 N2 O2 F2 Cl2 He Ne Ar CO CO2 NO2 SO2 CH4 PRESSIONE La pressione si definisce come la forza esercitata per unità di superficie Forza F Pressione Area A moneta su un piano F peso della moneta A area della moneta Esempio: Quale è la pressione esercitata da una moneta da 50 cent (caratterizzata da una massa di 6,81 g e da un raggio di 13,0 mm)? F=m x g= (6,81 x 10-3 Kg) x (9,81 m/s2)= = 6,71 x 10-2 Kg m/s2 A= r2= 3,14 x (13,0 x 10-3)2= 5,3 x 10-4 m2 F 6,71 10 -2 Kg m /s 2 2 P 126 Kg / (ms ) -4 2 A 5,3 10 m L’unità di misura della pressione è chiamata Pascal (Pa) nel SI. Il Pascal ha dimensioni Kg/(ms2) o Kg m-1 s-2 E’ una unità di misura molto piccola (circa 100 000 volte più piccola della pressione atmosferica). Spesso in pratica si usa una unità di misura non SI, l’atmosfera corrispondente alla pressione esercitata al livello del mare dall’ atmosfera terrestre. MISURA DELLA PRESSIONE ATMOSFERICA Anche i gas esercitano una pressione. Per misurare la pressione dell’atmosfera si utilizza un dispositivo chiamato barometro (Torricelli, 1643) vuoto Al livello del mare h=760 mm 1 atmosfera= 760 mmHg (torr) F P A F=mg= Vdg = Ahdg Ahdg P hdg A 76,0 cm m d V mercurio Conversione Pascal - atmosfera d (Hg)= 13,6 g/cm3 = 13,6 103 Kg/m3 P= h d g = 0,760 m 13,6103 Kg/m3 9,81 m/s2= = 1,013105 Kg/(m s2)= 1,013105 Pa Manometro = dispositivo per misurare la pressione di un gas Leggi empiriche dei gas Le proprietà dei gas dipendono in maniera semplice da P T V e n. Quando due di queste grandezze sono costanti esiste una relazione semplice fra le altre due. Tali relazioni furono scoperte tra la metà del 1600 e del 1800 e sono note come leggi empiriche dei gas. Legge di Boyle Legge di Charles Legge di Avogadro Leggi empiriche dei gas Legge di Boyle V(L) 1 0,5 0,25 P(atm) 1 2 4 PV 1 1 1 A temperatura costante P e V sono inversamente proporzionali Legge di Boyle PV = costante V 1/P con T,n = cost. Uso della legge di Boyle PiVi = PfVf dove i= iniziale f= finale Problema: Una certa quantità di ossigeno occupa 50,0 L a 15,7 atm. Quale volume occuperà a 1,00 atm? PiVi = PfVf Vi=50,0 L Pi=15,7 atm Vf= ? Pf=1,00 atm Pi Vi 15,7 atm 50,0 L Vf 785 L Pf 1,00 atm Temperatura Tutti abbiamo un’idea intuitiva del significato di temperatura, ma è difficile darne una definizione quantitativa esatta. Abbiamo una sensazione istintiva del caldo e del freddo e sappiamo che il calore passa da un oggetto più caldo ad uno più freddo possiamo fare solo misure relative Da questo si può però definire una scala di temperatura 0°C temperatura di congelamento dell’acqua 100°C temperatura di ebollizione dell’acqua Scala Celsius E i punti intermedi fra 0°C e 100°C ? Esistono proprietà meccaniche che dipendono dalla temperatura. Es.: il volume del mercurio aumenta aumentando la temperatura e si ipotizza una relazione lineare tra volume e temperatura (ma è un’ipotesi che non è valida per ogni temperatura) Come facciamo ad avere una scala di temperatura assoluta? Legge di Charles Il volume di un gas dipende dalla temperatura ed aumenta con essa. In particolare a pressione costante il volume di un gas aumenta linearmente con la temperatura V= a + b t t= temperatura in °C costanti A pressione sufficientemente bassa per qualsiasi gas le rette si intersecano tutte in un unico punto sull’asse delle ascisse. Questo punto corrisponde a – 273,15°C Ciò implica che a t=-273,15°C V=0. Questo però non è possibile perché i gas liquefano prima. La costante a può essere eliminata osservando che V=0 quando t=-273,15 0 = a + b (-273,15) da cui a = 273,15 b L’equazione per V può essere riscritta V= 273,15 b + bt = b (t + 273,15) Definiamo ora una nuova scala delle temperature detta SCALA KELVIN T = t + 273,15 unità K gradi Kelvin (t °C gradi centigradi) Si ottiene quindi: V=bT che è la forma finale della legge di Charles Legge di Charles A pressione costante il volume di un gas è direttamente proporzionale alla temperatura assoluta V=bT oppure V costante T a P e n costanti Uso della legge di Charles Vf Vi Tf Ti dove i= iniziale f= finale Problema: Un gas ha un volume di 785 L a 21°C. Quale è il suo volume a 28°C? Vf Vi Tf Ti Vi Vf Tf Ti Vi=785 L Ti=21 + 273= 294 K Vf= ? Tf=28 + 273= 301 K Vi 301 K Vf Tf 785 L 804 L Ti 294 K Legge combinata dei gas Abbiamo visto V 1/P Legge di Boyle con T,n = cost. VT Legge di Charles con P,n = cost. Queste possono essere combinate per dare V T/P o ancora oppure T V costante P PV costante T con n = cost. Legge di Avogadro Nel 1808 Gay-Lussac dopo alcuni esperimenti concluse che per reazioni in fase gassosa, alla stessa pressione e temperatura, i rapporti di volume dei reagenti sono espressi da numeri interi 2 H2 (g) + O2(g) 2 H2O(g) 2 volumi 1 volume 2 volumi Nel 1811 Avogadro interpretò questi risultati in quella che oggi è nota come la legge di Avogadro: Volumi uguali di qualsiasi gas, nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono lo stesso numero di molecole Una mole di ogni gas contiene lo stesso numero di molecole (il numero di Avogadro = 6,0221023) e per tale legge deve occupare lo stesso volume ad una certa temperatura e pressione. Il volume di una mole di gas è chiamato volume molare Vm e a 0°C ed 1 atm di pressione vale 22,4 L/mol (dipende quindi da T e P ma non dalla natura del gas). Le condizioni di 0°C ed 1 atm di pressione sono spesso dette condizioni di temperatura e pressione standard (STP). (vale solo per i gas). LEGGE DEI GAS IDEALI Abbiamo visto T V costante P per una certa quantità di gas Questa costante non dipende da T e da P ma solo dalla quantità di gas. Se prendiamo in considerazione una mole di gas e chiamiamo R il valore di questa costante possiamo scrivere T Vm R P Poiché Vm non dipende dalla natura del gas (legge di Avogadro), nemmeno R dipenderà dalla natura del gas Si può ricavare il valore della costante R considerando le condizioni standard P 1,00 atm L atm R Vm 22,4 L/mol 0,0821 T 273 K K mol Se moltiplichiamo entrambi i membri per n (le moli di gas) T Vm R P da cui per n T n Vm n R P V PV nRT LEGGE DEI GAS IDEALI Miscele di gas In una miscela di gas ogni gas si espande fino a riempire il contenitore ed esercita la stessa pressione, detta pressione parziale, che eserciterebbe se fosse da solo nel contenitore La legge di Dalton delle pressioni parziali stabilisce che la pressione totale di una miscela di gas è uguale alla somma delle pressioni parziali dei singoli componenti la miscela: PTOT = PA+ PB+ PC+ … Le singole pressioni parziali seguono la legge dei gas ideali: PA V n A R T da cui RT PA n A V La pressione totale può essere scritta: RT RT RT P PA PB ... n A nB ... (n A n B ...) V V V numero totale di moli= n RT Pn V Si noti che a T e V fissati RT nA PA nA V RT P n n V XA frazione molare: nA nA XA ; n A n B n C ... n XA 100 è la percentuale molare nB nB XB n A n B n C ... n Nota la pressione totale e la composizione di una miscela di gas le pressioni parziali sono PA X A P PB X B P ......... da cui PA XA P PB XB P PC XC P La somma di tutte le frazioni molari dei componenti di una miscela è 1 TEORIA CINETICA DEI GAS La legge dei gas ideali riassume certe proprietà fisiche dei gas a basse pressioni. E' una legge empirica ma la sua semplicità e generalità inducono a chiedere se ci sia qualche spiegazione microscopica. Applicazione delle leggi della meccanica allo studio dei gas. Il gas è visto come un sistema di molecole in moto continuo e casuale energia cinetica L'energia cinetica di un corpo di massa m in moto con velocità v è data da 1 E k mv 2 2 La pressione esercitata dal gas è dovuta all'urto delle molecole con le pareti del recipiente v La teoria cinetica permette di ricavare la legge dei gas ideali ed è basata sui seguenti postulati: Le molecole hanno dimensioni trascurabili (volume delle molecole trascurabile rispetto al volume totale) Le molecole si muovono casualmente in linea retta in tutte le direzioni e con diverse velocità Le forze di attrazione o repulsione fra due molecole sono trascurabili una molecola continua a muoversi con v costante fino a che non collide Le collisioni tra le molecole sono elastiche (energia cinetica totale =cost) L'energia cinetica media di una molecola è proporzionale alla temperatura assoluta T (in realtà questo si può ricavare dagli altri 4) Uno dei risultati fondamentali della teoria cinetica dei gas è che l'energia cinetica totale di una mole è uguale a 3/2 RT. Se u è la velocità media delle molecole 3 E k (molare ) RT 2 1 3 2 N A mu RT 2 2 Interpretazione molecolare della temperatura: La temperatura è una misura dell'energia cinetica (o della velocità) delle particelle in fase gassosa. Dall'equazione precedente si può dedurre: u2 3RT 3RT N Am M m da cui u N A m M m massa molare 3RT Mm Velocità quadratica media (m/s) In realtà u 3RT è la velocità quadratica media delle molecole Mm Distribuzione delle velocità molecolari Perchè sono importanti queste curve? Alcuni processi (reazioni) avvengono solo se le molecole hanno velocità più grandi di un certo valore Esempio: Calcolare la velocità quadratica media per le molecole di O2 a 21°C u 3RT Mm T= 21+273= 294 K unità m/s Mm= 32,0 g/mol =32,0 x 10-3 Kg/mol R= 8,31 Kg m2/(s2·K·mol) 3 8,31 Kg m /(s K mol) 294K u 3 32,0 10 Kg /mol 2 2 Attenzione alle unità di misura!!! 1/2 479 m/s Diffusione La diffusione gassosa è il processo in cui un gas si mescola con un altro gas per occupare lo spazio con pressione parziale uniforme La velocità di diffusione gassosa è molto più bassa di quella della singola molecola (u) a causa delle collisioni molecolari e del risultante moto a zig-zag Effusione L'effusione è il processo nel quale il gas fluisce nel vuoto attraverso un piccolo foro La velocità di effusione dipende dall'area del foro, dal numero di molecole per unità di volume e dalla velocità media delle molecole. Legge di effusione di Graham: la velocità di effusione delle molecole di un gas, a temperatura e pressione costante, è inversamente proporzionale alla radice quadrata del peso molecolare del gas velocità di effusione 1 Mm Ciò deriva direttamente dal fatto che u 3RT Mm Applicazioni della legge di Graham Problema: Calcolare il rapporto fra le velocità di diffusione di H2 e N2 a temperatura e pressione costanti velocità di effusione di H 2 M m (N 2 ) velocità di effusione di N 2 M m (H 2 ) 28,0 g/mol 2,0 g/mol 3,74 Problema: Per l'effusione di 10 mL di He da un recipiente occorrono 3,52 s. Quanto tempo occorre per l'effusione di 10mL di O2 dallo stesso recipiente alla stessa temperatura e pressione? volume effuso velocità di effusione tempo di effusione 1 tempo di effusione u 1 1 Mm Mm tempo di effusione di O 2 tempo di effusione di He M m (O 2 ) M m (He) 32,0 g/mol 2,83 4,00 g/mol te mpo di e ff. O 2 2,83 te mpo di e ff. He 2,83 3,52 s 9,96 s Gas Reali Per un gas ideale: PV PV= nRT nRT 1 Definiamo comprimibilità di un gas: Z PV nRT Quando Z=1, si dice che il gas ha un comportamento ideale (gas ideale) Quando Z1, si dice che il gas non ha un comportamento ideale (gas reale) Variazione di Z in funzione di P . Z > 1 Prevalgono forze repulsive . Z < 1 Prevalgono forze attrattive A P elevate si hanno deviazioni dalla legge dei gas ideali Equazione di stato di van der Waals dei gas reali n2 P a 2 V nb nRT V Dimostrazione: a partire dall’equazione per i gas ideali PidealeVideale n RT Volume di un gas reale > volume di un gas ideale Videale Vreale nb Pressione di un gas reale < pressione di un gas ideale 2 Pideale Preale n a 2 V Applicazioni: note tre delle quantità P, V T, n si calcola la quarta usando la formula di Van der Waals Problema: Qual è la pressione esercitata da 1,0 moli di SO2 a 0,0°C in un volume di 22,41 L? Per SO2 a=6,71 L2atm/mol b=0,0564 L/mol Se l’SO2 fosse un gas ideale la sua pressione sarebbe P=nRT/V=1,0 atm Usando l’equazione di Van der Waals si ha: n2 P a 2 V nb nRT V nRT n 2 a P 2 V - nb V 1,00 mol 0,0821 L atm/K mol 273 K (1,0 mol) 2 6,71 L2atm/mol P 22,41 - 1,0 mol 0,0564L/mo l (22,41) 2 1,003 atm - 0,013 atm 0,99 atm Piccola deviazione dal valore per il gas ideale (0,99 contro 1,00) Le deviazioni aumentano all’aumentare della pressione. Problema: Calcolare P per 10,0 mol 2 Termodinamica Scienza che studia le relazioni tra il calore e le altre forme di energia coinvolte in un processo fisico o chimico La termodinamica fa uso di modelli astratti per rappresentare sistemi e processi reali terminologia specifica SISTEMA: La porzione di universo in cui si concentra l’attenzione in un esperimento il sistema che subisce la variazione che è oggetto di studio (es. recipiente di reazione) AMBIENTE: Il resto dell’universo, o meglio la porzione di universo che può scambiare energia e/o materia con il sistema (in genere ci si limita alla parte circostante) SISTEMA: La porzione di universo in cui si concentra l’attenzione in un esperimento il sistema che subisce la variazione che è oggetto di studio (es. recipiente di reazione) TIPI DI SISTEMA Sistema aperto Sistema chiuso Sistema isolato Energia: capacità di un sistema a compiere lavoro energia potenziale energia cinetica energia termica energia elettrica energia nucleare etc. Si ha lavoro quando una forza agisce su un oggetto lungo una certa distanza L’energia cinetica è l’energia associata ad un oggetto in movimento: 1 E k mv 2 2 Unità di misura: Kg (m/s)2 JOULE Il Joule è l’unità di misura dell’energia nel SI (piuttosto piccola) In chimica è spesso usata un’unità non SI, la caloria, originariamente definita come la quantità di energia richiesta per aumentare la temperatura di un grammo di acqua di un grado Celsius. Attualmente è definita: 1 cal=4,184 J L’energia potenziale è l’energia associata ad un oggetto in virtù della sua posizione rispetto ad un certo punto di riferimento L’energia interna è l’energia totale (cinetica + potenziale) associata ai movimenti (cinetica) ed alle posizioni (potenziale) relative delle molecole, atomi, elettroni del sistema L’energia interna U è una funzione di stato cioè è una proprietà che dipende esclusivamente dallo stato attuale del sistema ed è completamente determinato da alcune variabili del sistema (T e P) ed è indipendente da ogni precedente storia del sistema Quando un sistema subisce una trasformazione da uno stato all’altro la variazione di energia interna è uguale alla differenza dei valori finale ed iniziale: U = Uf- Ui e non dipende da come il processo è stato eseguito. Generalmente si è interessati alle variazioni dell’energia interna piuttosto che al suo valore assoluto. Tali variazioni sono determinate misurando lo scambio di energia tra il sistema in esame e l’ambiente che lo circonda. Ci sono due modi in cui l’energia può essere scambiata tra il sistema e l’ambiente calore lavoro E’ importante notare che mentre l’energia interna è una proprietà di un dato sistema, calore e lavoro non lo sono. Un sistema contiene energia interna ma non calore o lavoro. Questi sono invece i mezzi con cui il sistema scambia energia con l’ambiente ed esistono solo durante un cambiamento del sistema Il calore è l’energia che passa in un sistema o fluisce da esso in seguito ad una differenza di temperatura fra il sistema ed il suo ambiente. Il calore fluisce da una regione a temperatura più alta ad una a temperatura più bassa; il flusso di calore si ferma quando le temperature diventano uguali. (N.B. il calore non è una sostanza ma una modalità con cui viene scambiata l’energia) Interpretazione microscopica dello scambio di calore Il flusso di energia legato al calore può essere spiegato con la teoria cinetica • • •v • • • • • • •v • •• 1 • • • • 2 u T u1 u 2 • Il calore fluisce da 12 Il calore è indicato con q q>0 calore assorbito dal sistema q<0 calore ceduto dal sistema La quantità di calore, q, richiesta per variare la temperatura di una sostanza dipende da: • la variazione della temperatura • la quantità di sostanza • la natura della sostanza Si definisce: Capacità termica del sistema la quantità di calore richiesta per far variare la temperatura del sistema di un grado kelvin e si usano: Capacità termica molare, riferita a una mole di sostanza, o, più spesso, Capacità termica specifica (C), o calore specifico, riferito ad un grammo si sostanza. q = C m T T=Tfinale - Tiniziale q = C m T T=Tfinale - Tiniziale • se T=Tfinale>Tiniziale T>0 q>0 il sistema assorbe calore • se T=Tfinale<Tiniziale T<0 q<0 il sistema cede calore Problema: Quanto calore occorre per aumentare la temperatura di 7,35 g di acqua da 21,0°C a 98,0°C, sapendo che il calore specifico dell’acqua è 4,18 J g-1 K-1 ? 21,0°C = 294,1 K 98,0°C = 371,1 K T=Tfinale - Tiniziale = 371,1 -294,1 =77,0 K q = C × m × T = 4,18 J g-1K-1 × 7,35 g × 77,0 K = = 2,36 × 10-3 J Quando due corpi a temperature diverse sono messi a contatto si verifica uno scambio di calore dal più caldo al più freddo fino a che essi non raggiungono la stessa temperatura finale, intermedia. Se sono note le capacità termiche specifiche e le masse dei due corpi si può calcolare la temperatura finale. Il calcolo è basato sulla relazione che il calore perso dal corpo più caldo, q1, è uguale a quello acquistato dal corpo più freddo, q2: q1=-q2 o q1 + q2= 0 Se indichiamo con C1 e m1 capacità termica specifica e massa del corpo 1, alla temperatura T1, e con C2 e m2 quelle del corpo 2, alla temperatura T2, si ha: C1m1T1= C2m2T2 dove T1 = T1-Tf T2 = T2-Tf e Tf è la temperatura finale comune Problema Un pezzo di ferro di 88,5 g alla temperatura di 78,8 °C (352 K) viene immerso in un recipiente con 244 g di acqua a 18,8 °C (292 K). Qual è la temperatura finale? La capacità specifica del ferro è 0,449 J/gK e dell’acqua 4,184 J/gK (1 cal/gK per definizione di caloria) Applicando la relazione precedente, qacqua+ qmet=0, si ha: Cacquamacqua(Tf –Tiniz, acqua) + Cmetmmet(Tf -Tiniz, met) = 0 cioè (4,184 J/gK)(244 g)(Tf –292 K) + (0,449 J/gK)(88,5 g)(Tf –352 K) = 0 da cui Tf=295 K o 22 °C Equivalenza tra calore e lavoro ESPERIMENTO DI JOULE (1843) mpeso Calore e lavoro meccanico sono due forme di ENERGIA h Il trasferimento di energia come lavoro è lo scambio di energia che si verifica quando una forza F sposta un oggetto di una distanza d w = F x d Si usa la convenzione termodinamica: w>0 lavoro è fatto dall’ambiente sul sistema w<0 lavoro è svolto dal sistema sull’ambiente In chimica ci si interessa principalmente a variazioni di volume di un recipiente contenente una o più sostanze, eventualmente reagenti Consideriamo ad esempio un cilindro dotato di un pistone mobile (senza attrito) e calcoliamo il lavoro fatto sul sistema comprimendo il pistone di una forza F spostandolo di una distanza d F w - F d - (A d) - P V A dove V=Vf-Vi Il segno negativo è necessario per rispettare la convenzione che il lavoro fatto sul sistema sia positivo tenendo conto che compressione espansione V<0 V>0 w>0 w<0 lavoro fatto sul sistema lavoro eseguito dal sistema e ricordando che V=Vf-Vi Se riportiamo in un grafico P in funzione di V, PV è l'area sotto P(V). Se la forza applicata è costante la pressione P è anche costante e quindi tale area è un rettangolo P w=-PV P Vf V Vi V Abbiamo visto che esiste una funzione energia interna ed è una funzione di stato. Questo si traduce nel primo principio della termodinamica: ∆U= q+w e corrisponde al principio di conservazione dell'energia I principio della termodinamica: L’energia si conserva: si trasforma da una forma ad un’altra, ma la somma dell’energia nelle varie forme rimane costante. Tale principio può essere espresso dicendo che U è una funzione di stato. Si noti che, benchè ∆U=q+w sia una funzione di stato, q e w, presi singolarmente, non sono funzioni di stato In particolare nel caso di una trasformazione a pressione costante, essendo w=-PV: ∆U= qp-P∆V Per un processo che avviene a volume costante, ad esempio in un recipiente chiuso, si ha w=0 e quindi la variazione di energia interna è proprio uguale al calore messo in gioco a volume costante ∆U= qV Gli esperimenti a volume costante non sono in genere molto comuni, si opera più spesso a pressione costante. In queste condizioni il calore assorbito o sviluppato sarà diverso dalla variazione di energia interna. Si definisce quindi una nuova funzione di stato ENTALPIA H H=U+ PV unità di misura Joule L'entalpia è una funzione di stato perchè lo sono U, P e V. H=U+ PV L'entalpia è utile in quanto direttamente legata al calore scambiato in un processo a pressione costante qp A pressione costante si ha infatti: H =Hf – Hi= (Uf+ PfVf)-(Ui+ PiVi) = (Uf- Ui)+P(Vf - Vi) = U+PV Ma per la prima legge della termodinamica a P costante si ha ∆U= qp-P∆V e quindi: H= U+PV= qp-P∆V+PV= qp Ovvero, la variazione di entalpia è uguale al calore scambiato in un processo a pressione costante. Si noti che questa situazione è la più comune in chimica: ad esempio quando una reazione avviene in un recipiente aperto alla pressione costante di un atmosfera. TERMOCHIMICA E‘ quella parte della termodinamica che studia la quantità di calore assorbito o sviluppato nelle reazioni chimiche. Consideramo un sistema in cui avviene una reazione chimica, inizialmente alla stessa temperatura dell'ambiente. Quando la reazione inizia la temperatura varia. Si possono avere due casi: 1. La temperatura del sistema si abbassa e si ha un flusso di calore dall'ambiente al sistema. Il calore è assorbito dal sistema e quindi q>0 2. La temperatura del sistema aumenta e si ha un flusso di calore dal sistema all'ambiente. Il calore è ceduto dal sistema e quindi q<0. In entrambi i casi dopo la fine della reazione, in seguito al flusso di calore, sistema ed ambiente ritornano all'equilibrio termico Il calore di reazione è il valore di q richiesto per riportare il sistema alla temperatura iniziale ovvero, il calore scambiato tra il sistema in cui si ha la reazione e l’ambiente a temperatura costante Una reazione è inoltre classificata come endotermica se si ha assorbimento di calore q>0 raffreddamento esotermica se si ha sviluppo di calore Esempi: q<0 riscaldamento q è una proprietà estensiva !!! Reazione esotermica: CH4(g) + 2O2(g) CO2(g) + H2O(l) Reazione endotermica: q=-890 kJ per 1 mole di CH4 NaHCO3(aq) + HCl(aq) NaCl(aq) + CO2(g)+H2O(l) q= +11,8 kJ per 1 mole di NaHCO3 Calore di reazione ed entalpia Il calore di reazione dipende dalle condizioni in cui avviene la reazione. Generalmente una reazione avviene in un recipiente aperto a pressione atmosferica costante. Il calore di reazione viene quindi assunto in queste condizioni ed indicato con qp Per quanto visto prima esso è uguale alla variazione di entalpia della reazione qp= H= Hf-Hi in cui H= H(prodotti) -H(reagenti) È a volte detta entalpia di reazione Per equazione termochimica si intende un'equazione chimica a cui è data un'interpretazione molare ed aggiunta l'indicazione dell'entalpia di reazione 2H2(g) + O2(g) 2H2O(g) H=-483,74 kJ È importante indicare gli stati fisici delle sostanze perché possono alterare il H. Ad esempio: 2H2(g) + O2(g) 2H2O(l) H=-571,7 kJ Si noti che il H si riferisce al numero di moli indicate dai coefficienti stechiometrici. Valgono quindi la seguenti regole: 1. Se l'equazione viene moltiplicata per un dato fattore il nuovo H si ottiene dal vecchio moltiplicandolo per lo stesso fattore N2(g)+3H2(g) 2NH3(g) 2N2(g)+6H2(g) 4NH3(g) H=-91,8 kJ H=-91,8 x 2 kJ= -183,6 kJ (dipende dal fatto che l'entalpia è una proprietà estensiva) 2. Se si inverte l'equazione chimica il valore di H cambia di segno 2NH3(g) N2(g)+3H2 (g) H= +91,8 kJ Diagrammi entalpici 2H2(g) + O2(g) 2H2O(l) H H=-571,7 kJ 2H2(g), O2(g) H=-571,7 kJ H=571,7 kJ 2H2O(l) 2H2O(l) 2H2(g) + O2(g) H=+571,7 kJ STECHIOMETRIA E CALORE DI REAZIONE Il metodo usato per risolvere i problemi stechiometrici può essere usato per i problemi che implicano quantità di calore. La quntità di calore sviluppato o assorbito dipende infatti dalla quantità dei reagenti. Esempio: Data l'equazione termochimica CH4(g) + 2O2(g) CO2(g) + 2H2O(l) H=-890,3 kJ Quanto calore si può ottenere da 10,0 g di metano assumendo che l'ossigeno sia in eccesso? 10,0 g 0,625 mol 16,0 g/mol da cui si può calcolare il calore ottenuto n CH 4 q 0,625 mol CH 4 - 890,3 kJ 556 kJ 1 mol CH 4 CH4(g) + 2O2(g) CO2(g) + 2H2O(l) H=-890,3 kJ Quanto metano è necessario per produrre 1000 kJ ? n CH 4 - 1000 kJ 1 mol CH 4 - 890,3 kJ 1,123 mol CH 4 massa CH 4 1,123 mol 16,0 g/mol 18,0 g Calcolo del U U = H – PV Se le reazioni coinvolgono solo liquidi e solidi si ha solo una minima variazione di volume, perchè le densità di tutte le specie coinvolte, contenenti gli stessi atomi, sono grandi e simili U H Se le reazioni coinvolgono anche gas bisogna prendere in considerazione il lavoro connesso alla variazione di volume. Si consideri ad esempio la reazione Zn(s)+2H+(aq) Zn2+(aq)+H2(g) H°=-152,4 kJ Calcolare il U della reazione fatta avvenire in un recipiente aperto alla pressione di 1 atm e a 25°C usando una mole di Zn Il problema si risolve notando che l'idrogeno gassoso aumenta il volume del sistema che deve quindi compiere un lavoro contro la pressione atmosferica. Possiamo immaginare la presenza di un pistone mobile sopra il recipiente di reazione: 1 atm 1 atm H2(g) HCl Zn HCl Zn V=Vf-Vi ma Vi =0 V=Vf A pressione costante si ha: ∆U= q+w= qp-P∆V Lavoro svolto dal sistema ∆V può essere calcolato dalla legge dei gas ideali PV=n R T nRT 1 mol 0,0821 L atm/(K mol) 298 K V 24,5 L P 1,0 atm Si ha quindi ∆U=-152 kJ–(1,01·105 Pa)x(24,5·10-3 m3)=-152-2,47= =-154,5 kJ 2,47·103 J 1L=10-3 m3 Pa=Kg/(ms2) J=Kg·m2/s2 Legge di Hess Per un'equazione chimica che può essere scritta come la somma di due o più stadi la variazione di entalpia per l'equazione totale è uguale alla somma delle variazioni di entalpia per gli stadi singoli. È una conseguenza diretta del fatto che l'entalpia è una funzione di stato Non importa come si arriva dai reagenti a prodotti ( in uno o più stadi) la variazione di entalpia per una data reazione chimica è la stessa. CH4(g) + O2(g) C(diamante) + 2 H2O(l) H= H=-494,95kJ ? CH4(g) + 2 O2(g) CO2(g ) + 2 H2O(l) H= -890,36 kJ C(diamante) + O2(g) CO2(g) H= -395,41 kJ H CH4(g), 2O2(g) H° = -890,36+395,41 = -494,95 kJ H° = -890,36 kJ CO2(g), 2H2O(l) C(diamante),2H2O(l),O2(g) H° = -395,41 kJ Entalpie standard di formazione La legge di Hess permette di correlare le variazioni di entalpia di tutte le possibili reazioni chimiche a quelle di un certo numero limitato di reazioni di riferimento che sono poi le uniche ad essere tabulate. Queste reazioni sono le reazioni di formazione dei composti a partire dagli elementi che li costituiscono Le variazioni di entalpia per tali reazioni sono inoltre riportate per certe condizioni standard termodinamiche che corrispondono ad 1 atm di pressione e temperatura specificata (di norma 25°C). Sia per i composti che per gli elementi si deve poi far riferimento alla forma più stabile (sia come stato fisico che allotropo) in tali condizioni. Questo è lo stato standard. Un allotropo è una delle due o più forme standard di un elemento nello stesso stato fisico. Queste condizioni standard vengono indicate con l'apice ° e si scrive H° o H°f Ad esempio per l'acqua la reazione termochimica di formazione è: H2(g) + ½ O2(g) H2O(l) H°f=-285,8 kJ Si noti che a 1 atm e 25°C gli stati fisici più stabili di O2 e H2 sono gassosi Alcuni elementi possono esistere in più forme allotropiche e dobbiamo riferirci a quella più stabile a 1 atm e 25°C. Ad esempio il carbonio ha due forme allotropiche, grafite e diamante, delle quali la prima è la più stabile a 1 atm e 25°C. Si ha inoltre: C(grafite) C(diamante) H°f= 1,9 kJ È evidente che l'entalpia di formazione degli elementi nei loro stati standard è zero per definizione. Calcolo delle entalpie standard di formazione Le entalpie standard di formazione possono essere usate per ottenere l'entalpia standard di una qualsiasi reazione utilizzando la legge di Hess. Ad esempio consideriamo la reazione: CH4(g) + 4Cl2(g) CCl4(l) + 4HCl(g) H°= ? Questa può essere ottenuta come combinazione delle reazioni di formazione dei vari composti implicati: C(graf) + 2H2(g) CH4(g) H= -79,9 kJ Cl2(g) Cl2(g) C(graf) + 2Cl2(g) CCl4(l) H= 0 kJ H= -139 kJ ½ H2(g) + ½ Cl2(g) HCl H= -92,3 kJ Si osserva che la combinazione delle reazioni di formazione per dare la reazione totale implica che queste vadano moltiplicate per un numero che è il coefficiente stechiometrico con cui il composto compare nella reazione totale. Inoltre, se il composto compare ai reagenti, la sua reazione di formazione va invertita (moltiplicata per –1). Per la reazione precedente: CH4(g) + 4Cl2(g) CCl4(l) + 4HCl(g) H°= ? otteniamo: CH4(g) C(graf) + 2H2(g) H= (-79,9 kJ)x(-1) C(graf) + 2Cl2(g) CCl4(l) H= (-139 kJ)x(1) 2H2(g) + 2Cl2(g) 4HCl H= (-92,3 kJ)x(4) ___________________________ CH4(g)+4Cl2(g)CCl4(l)+4HCl(g) _________________________ H°= -433 kJ Si noti che non occorre includere il H°f degli elementi che compaiono nella reazione (Cl2) perchè esso è zero per definizione. In generale è possibile dimostrare la seguente relazione per il H° di una generica reazione reagenti prodotti H°= n H°f (prodotti) - m H°f (reagenti) in cui n e m sono i coefficienti stechiometrici di prodotti e reagenti rispettivamente Nel caso precedente: CH4(g) + 4Cl2(g) CCl4(l) + 4HCl(g) H°= ? Si avrebbe ad esempio H°= [H°f(CCl4)+4H°f(HCl)]-[H°f(CH4)+4H°f(Cl2)] = =[(-139)+4 (-92,3)]-[(-74,9)+4 (0)] = -433 kJ In alcuni casi in cui è nota l'entalpia standard di una reazione ma non l'entalpia standard di formazione di uno dei composti implicati, quest'ultima può essere ricavata dall'equazione generale suddetta esplicitando rispetto al H°f incognito Esempio: Un fiammifero da cucina contiene P4S3. Quando questo brucia in eccesso di ossigeno esso sviluppa 3667 kJ di calore per mole di P4S3 alla pressione costante di 1 atm, secondo la reazione P4S3(s) + 8 O2(g) P4O10(s) + 3 SO2(g) Sapendo che H°f(P4O10)=-2940 kJ/mol e che H°f(SO2)=-296,8 kJ/mol si calcoli il H°f(P4S3). Poichè la reazione avviene con sviluppo di calore questo vuol dire che per la reazione scritta sopra H°=-3667 kJ. Per risolvere il problema applichiamo la relazione: H°= n H°f (prodotti) - m H°f (reagenti) che nel nostro caso diventa: H°= [ H°f(P4O10) + 3 H°f(SO2)] - [H°f(P4S3) + 8 H°f(O2)] Sostituiamo i valori noti: -3667 = [-2940 + 3 (-296,8)] - [H°f(P4S3) + 8 (0)] Risolviamo quindi per H°f(P4S3) H°f(P4S3) = 3667 + [-2940 + 3 (-296,8)] = 3667 – 2949 - 890,4 = -163 kJ Esercitazione: Applicazioni della legge dei gas ideali Note tre delle quantità P, V T, n si calcola la quarta usando la formula PV=n R T Problema: Quanti grammi di O2 ci sono in una bombola di 50,0 L a 21°C se la pressione è 15,7 atm? P= 15,7 atm V= 50,0 L T= 21+273 = 294 K PV 15,7 atm 50,0 L n 32,5 mol RT 0,0821 L atm/(K mol) 294 K massa O2 = 32,5 mol 32,0 g/mol = 1,04 103 g n = ? Densità dei gas Abbiamo già visto che la densità è definita come massa m d volume V massa m Per un gas ideale PV=n R T dove n massa molare M m Quindi m PV RT Mm E si ottiene da cui P Mm d RT P Mm m RT dRT V P Mm d RT - Questa equazione permette di calcolare d ad una certa T e P per una sostanza con massa molare nota - Essa permette anche di determinare il peso molecolare di una sostanza di cui sia nota la densità a T e P date (Dumas, 1826) Problema: Quale è la densità dell’ossigeno, O2, a 25°C e a 0,850 atm? T=25+273=298 K P Mm 0,850 atm 32 g/mol d 1,11 g/L RT 0,0821 L atm /(K mol) 298 K Problema: Quale è il peso molecolare di una sostanza che pesa 0,970 g il cui vapore occupa 200 ml a 99°C e 0,964 atm? T=99+273=372 K 0,970 g d 4,85 g/L 0,200 L d R T 4,85 g/L 0,0821 L atm/(K mol) 372 K Mm 154 g/mol P 0,964 atm Problema: Un composto è costituito dal 54,5% di carbonio, dal 36,4% di ossigeno e dal 9,1% di idrogeno. Determinare la formula molecolare di tale composto sapendo che 0,345 g occupano 120 ml a 100°C e 1,00 atm. 54,5 g 4,54 4,54 mol 1,99 12,0 g/mol 2,28 C 9,10 g 9,01 mol 9,01 3,96 1,01 g/mol 2,28 36,4 g 2,28 mol 2,28 1,00 16,0 g/mol 2,28 H O d Formula empirica C2H4O Formula molecolare: (C2H4O)n 0,345 g 2,87 g/L 0,120 L d R T 2,87 g/L 0,0821 L atm/(K mol) 373 K Mm 87,9 g/mol P 1,00 atm n 87,9 2,00 44,0 (C2H4O)2 cioè C4H8O2 Stechiometria e volume dei gas Usando la legge dei gas ideali è possibile introdurre i volumi (o la pressione) dei gas nei problemi stechiometrici. Esempio: Data la reazione 2 KClO3 (s) 2 KCl(s) + 3 O2(g) quanti litri di ossigeno è possibile ottenere a 298 K e 1,02 atm da 1,226 g di KClO3? n KClO 3 1,226 g 0,0100 mol 122,6 g/mol n O 2 0,0100 mol KClO 3 3 mol O 2 2 mol KClO 3 0,0150 mol da PV nRT si ricava V nRT 0,015 mol 0,0821 L atm/(K mol) 298 K 0,360 L P 1,02 atm In maniera analoga si risolvono problemi in cui è dato il volume di O2 sviluppato e si vuole sapere il peso di KClO3 necessario a produrlo Esempio: Le automobili sono equipaggiate con gli air-bag che si gonfiano automaticamente in caso di urto. Molti air-bag sono gonfiati con l'azoto, N2, che viene prodotto nella reazione chimica tra azoturo di sodio, NaN3, e ossido di ferro (III), Fe2O3. La reazione, innescata da una scintilla, è molto veloce 6 NaN3(s) + Fe2O3(s) 3 Na2O(s) + 2 Fe(s) + 9 N2(g) Quanti grammi di azoturo di sodio occorre impiegare per avere 75,0 L di azoto gassoso a 25°C e 748 mmHg? P = 748 mmHg/ 760 mmHg = 0,984 atm T = (25 + 273) K = 298 K n PV 0,984 atm 75,0 L 3,02 mol RT 0,0821 L atm/(K mol) 298 K 3,02 mol N 2 6 mol NaN3 9 mol N 2 2,01 mol NaN3 2,01 mol x 65,01 g/mol = 131 g di NaN3 V=75,0 L n = ? Esempio: In un recipiente di 10,0 L sono posti 1,013 g di O2 e 0,572 g di CO2 a 18°C. Determinare: a) le pressioni parziali di O2 e CO2 ; b) la pressione totale; c) la frazione molare di O2 n O2 1,013 g 0,0317 mol 32,00 g/mol a) PO n O 2 2 PCO 2 n CO 2 b) c) n CO 2 0,572 g 0,0124 mol 46,00 g/mol RT 0,0821 L atm/( K mol) 291 K 0,0317 mol 0,0760 atm V 10 L RT 0,0821 L atm/( K mol) 291 K 0,0124 mol 0,0296 atm V 10 L P PO 2 PCO 2 0,0760 0,0296 0,106 atm x O2 PO 2 P 0,0760 0,717 0,106 il 71,7 % di moli/molecole/volume Esempio: Si può considerare che la reazione con H ignoto: -221,0 kJ H= ? 2C(grafite) + O2(g) 2CO(g) avvenga in due stadi di cui sono noti i H C(grafite) + O2 (g) CO2(g) H1= -393,5 kJ 2CO2(g) 2CO(g) + O2(g) H2= +566,0 kJ 2 C(graf) + 2 O2(g) Entalpia (kJ) 2 CO(g) + O2(g) H2= +566,0 kJ 2 CO2(g) H= -221 ? kJ H1=-393,5 x 2=-787,0 kJ Ricapitolando la reazione iniziale 2C(grafite) + O2 (g) 2CO(g) H= ? Può essere ottenuta dai due stadi C(grafite) + O2 (g) CO2(g) 2CO2(g) 2CO(g) + O2(g) H1= -393,5 kJ H2= +566,0 kJ Sommando il primo moltiplicato per due al secondo 2C(grafite) + 2 O2(g) 2CO2(g) 2CO2(g) 2CO(g) + O2 (g) _____________________________________ 2C(grafite)+2O2 (g) 2CO(g)+O2 (g) H1= -393,5 x 2 =-787,0 kJ H2= +566,0 kJ _______________________________________________________ H= -221,0 kJ In accordo con la legge di Hess il corrispondente H può essere ottenuto combinando nella stessa maniera il H dei due stadi Problema: combinare i seguenti dati termochimici S(s) + O2(g) SO2(g) H= -297 kJ (1) 2SO3(g) 2SO2(g) + O2(g) H= +198 kJ (2) per ottenere il H della seguente reazione 2S(s) + 3O2(g) 2SO3(g) H= ? (3) Si tratta di combinare le reazioni (1) e (2) moltiplicate per fattori tali (-1 nel caso di inversione) che sommate diano la (3). Nel nostro caso basta moltiplicare la (1) per due e sommarla alla (2) invertita, cioè moltiplicarla per -1. 2S(s) + 2O2(g) 2SO2(g) 2SO2(g) +O2(g) 2SO3(g) H= (-297)x2= -594 kJ H= (+198)x(-1)= -198 kJ ___________________________ _________________________ 2S(s)+3O2(g)+2SO2(g) 2SO2(g)+2SO3(g) H= -594-198 = -792 kJ