COMPETITIVITA’ E
SOSTENIBILITA’
Sviluppo e sviluppo sostenibile
Lezione n. 3, 3 ottobre 2014
Prof.sa Aurora Magni
Il modello economico classico:
 concorrenza/libero mercato come condizioni
autoregolanti de dinamiche domanda/offerta di beni,
 innovazione tecnologica come possibilità di crescita
illimitata di efficienza produttiva
 Controllo sulle risorse di paesi
tecnologicamente/politicamente arretrati
 “Lo sviluppo sostenibile –si legge ad esempio nel
rapporto Brundland del 1987- è un processo di
cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse,
l’andamento degli investimenti, l’orientamento dello
sviluppo tecnologico e i mutamenti istituzionali sono in
reciproca armonia e incrementano il potenziale attuale
e futuro di soddisfazioni dei bisogni e delle aspirazioni
umane”.
 1990: rapporto della Commissione internazionale Sud
(ONU):
“Lo sviluppo è un processo che permette agli esseri
umani di sviluppare la loro personalità, di acquisire
fiducia in se stessi e di condurre un’esistenza dignitosa
e realizzata. E’ un processo che libera le popolazioni
dalla paura del bisogno e dello sfruttamento e che fa
arretrare l’oppressione politica, economica e
sociale. E’ attraverso lo sviluppo che
l’indipendenza politica acquista il suo vero
significato”.
Se Sviluppo =
+ attività umane (dirette e indirette) + consumi
 Come difendere il pianeta dagli effetti globali della
crescita dei consumi e delle produzioni?
 Come garantire equità sociale?
Opinioni contrastanti nascono da una diversa
valutazione dello sviluppo visto:
 positivamente ( come condizione necessaria per
diffondere benessere)
 negativamente perché causa di disuguaglianze e danni
ambientali
I protagonisti del dibattito
 Istituzioni (nazionali e internazionali)
 Organizzazioni politiche e sociali
 ONG /movimenti umanitari
 Movimenti ambientalisti
 Parti sociali
 Movimenti d’opinione, intellettuali
 Stampa /web
Alcune posizioni
Il dibattito su sviluppo e benessere si va
polarizzando:
 C’è chi crede che il modello economico e di consumi
attuale sia destinato a portare il pianeta alla catastrofe,
 C’è chi ritiene che esista una strada alternativa che
consenta condizioni di sviluppo senza aggravare il
carico ambientale
 C’è anche chi in realtà non si pone proprio il problema
Critici nei confronti dello sviluppo
 I movimenti
ambientalisti e
politici più radicali
 Alcuni intellettuali
Serge Latouche e la Decrescita felice
(Contro la “deregulation” ma è in realtà una teoria anticapitalista).
Occorre ricordare all’economia il rischio di morte entropica del pianeta
Occorre sperimentare stili di vita basati sul rispetto dei limiti naturali (la decrescita)
Austerità giocosa (Ivan Illich, André Gorz), ovvero un modello di società in cui i bisogni e il
tempo di lavoro sono ridotti ma in cui la vita sociale è più ricca perché più conviviale
Già nel rapporto del Club di Roma: “Qualsiasi attività umana che non impegni grandi
quantitativi di risorse irrecuperabili e che non contamini gravemente l’ambiente può
continuare a svilupparsi senza alcuna limitazione, in particolare potranno fiorire quelle
attività che molta genete cosudera fonte di soddisfazione: istruzione, arte, religione,
musica, letteratura, filosofia, sport…”
Entropia
(processo irreversibile. L’energia meccanica utilizzata dall’industria si trasforma
soprattutto in calore e l’energia calorica una volta liberata non può più tornare ad essere energia meccanica senza
un ulteriore consumo di energia)
 In base al 2^ principio della termodinamica alla fine di ogni processo la qualità
dell'energia (cioè la possibilità che l'energia possa essere ancora utilizzata da qualcun
altro) è sempre peggiore rispetto all'inizio. Qualsiasi processo economico che produce
materiali diminuisce la disponibilità di energia nel futuro.
 Anche la materia si degrada e diminuisce quindi la sua possibilità di essere usata in future
attività economiche e a costo di riutilizzare altra energia.
 Materia ed energia, quindi, entrano nel processo economico con un grado di
entropia relativamente bassa e ne escono con un'entropia più alta.
 L’aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera inibisce la dispersione dell’energia
degradata (calore, alta entropia)
 Per evitare la morte entropica è necessario ripensare radicalmente la scienza economica,
rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e in generale i vincoli
ecologici.
Concetto elaborato da Carnot (1824) e ripreso da Nicholas Georgescu Roegen (nelle sue teorie sulla BIOECONOMIA)
Latouche: le 8 R
 Rivalutare (rivendicare valori come l’altruismo, la collaborazione, il piacere, la
dimensione locale delle produzioni e dei consumi)
 Riconcettualizzare (ridefinire concetti come povertà e ricchezza)
 Ristrutturare. Adeguare l’apparato produttivo e i rapporti sociali al
cambiamento dei valori
 Ridistribuire ricchezze e risorse tra nord e sud del mondo e tra i ceti, avrebbe
un effetto positivo sulla riduzione del consumo,
 Rilocalizzare. Segue il principio del “think global, act local,
 Ridurre: limitare/eliminare il sovraconsumo ed abbattere gli sprechi
 Riutilizzare/Riciclare
Come calcolare il grado di benessere?
 Il Prodotto Interno Lordo (PIL), esprime il valore complessivo dei beni e
servizi finali prodotti all'interno di una nazione in un certo arco di tempo,
solitamente un anno. Il calcolo del PIL è effettuato esclusivamente sulla
produzione del Paese (non sulle produzioni estere)
 2009 la Commissione Europea con il documento “Non solo PIL. Misurare il
progresso in un mondo in cambiamento” raccomanda di integrare il PIL con
indicatori ambientali e sociali e l'inserimento di questi nella contabilità
nazionale
 2010 Misura della Performance Economica e del Progresso Sociale” si sottolinea
l'importanza della misura del benessere della popolazione considerato come
un insieme di fattori non solo economici, quali sanità, istruzione, ambiente e
relazioni sociali.
 2014 Italia: inserimento dei redditi prodotti dall’illegalità nel calcolo del PIL
Non può esserci benessere senza
democrazia
I sostenitore dello sviluppo considerano i
teorici della decrescita felice:
 Antistorici
 Irresponsabili
 Anti-industriali e anti-sceintifici
Da: Eco-imperialismo” di Paul
Driessen
 “L’economista Indur Goklany ha calcolato che, se il
mondo tentasse di sfamare l’attuale popolazione di 6
miliardi di persone utilizzando le tecnologie e i prodotti
prevalentemente biologici del 1961 occorrerebbe
sfruttare oltre l’82% dell’area coltivabile totale invece
del 38% di oggi. Bisognerebbe dissodare la foresta
pluviale dell’Amazzonia, irrigare il deserto del
Sahara…”.
George Guille –Escuret: L’ecologia rapita
 Non serve fare allarmismo, serve un approccio
scientifico
 Guai a far diventare l’ecologia un principio astratto, un
lusso, uno svago per ricchi occidentali
 Thomas Pikkety:
“le disuguaglianze relative ai patrimoni e la crescente
rilevanza delle rendite finanziarie potranno creare in
futuro una distribuzione dei redditi ancora più
polarizzata tra molto ricchi (pochi) e molto poveri
(tanti).
Il ruolo della scienza
 Minaccia o condizione
irrinunciabile?
 I confini etici alle
sperimentazioni
Verso la robot economy
 In futuro ci saranno due tipologie di lavoratori: quelli
che diranno al computer quello che deve fare e quelli a
cui il computer dirà cosa fare ?
 Solo una volta nella storia si passa dalla velocità di 10
km orari a cavallo a quella di 900km di un boeing
 Al Gore (The future) “ i luddisti avevano torto nel
ritenere che la rivoluzione industriale avrebbe creato
povertà, perché indusse più lavoro e occupazione ma
non c’è nessuna garanzia che la storia possa ripetersi.
Competitività
 Un'economia competitiva è un'economia che presenta una crescita elevata e sostenuta
della produttività.
 Poiché la strategia di Lisbona ha fissato l'obiettivo di fare dell'Europa l'economia della
conoscenza più competitiva e più dinamica al mondo, la competitività è divenuta una
delle priorità politiche dell'Unione europea. Un'industria europea competitiva è infatti
indispensabile per raggiungere gli obiettivi comunitari economici, sociali e ambientali e
garantire quindi un miglioramento della qualità di vita dei cittadini europei. Gli sforzi di
competitività dell'Unione intendono anche adeguare l'economia europea alle mutazioni
strutturali, alla dislocazione di attività industriali verso paesi emergenti, alla
ridistribuzione dei posti di lavoro e delle risorse verso nuovi settori industriali e al rischio
di un processo di disindustrializzazione.
 La competitività dell'Unione è stabilita dalla crescita della produttività e dipende quindi
dalle prestazioni e dal futuro dell'industria europea, in particolare dalla sua capacità a
procedere ad adeguamenti strutturali. Per essere competitiva, l'Unione deve
tassativamente essere più redditizia in termini di ricerca e di innovazione, di tecnologie
dell'informazione e della comunicazione, di imprenditorialità, di concorrenza, di
istruzione e di formazione.
 (http://europa.eu/legislation_summaries/glossary/competitiveness_it.htm)
 Competitività
 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 La competitività è la capacità di un’azienda, di un
ente pubblico o di un territorio di fornire beni o servizi
concorrenziali. Il soggetto competitivo è dunque quello
in grado di rimanere sul mercato reggendo la
concorrenza (?) La nozione è utilizzata
prevalentemente in ambito economico.
La concorrenza è un bene pubblico che può far male a
livello individuale
(Tito Boeri)
Quando un bene o un servizio è concorrenziale?
Competitività
Modello fordista : Idea innovativa + economie di scala
Globalizzazione: nuovi modelli, più complessi e
imprevedibili
 Il valore figlio delle risorse immateriali
 Il peso dei comportamenti organizzativi
 L’attenzione al cliente
 La rete
Competitività. E’ riferita a
 un prodotto
 un brand
 un’impresa
 un settore
 un territorio
Fattori che determinano la concorrenzialità di un
prodotto
 Monopolio
 Prezzo
 Contenuti estetici
 Performances
 Qualità del servizio
 Grado di innovazione
 Facile reperibilità
 Esclusività
 Intangible assets
 Reputazione
 Semplicità d’uso
 …..
 Sostenibilità
Fattori che determinano la concorrenzialità di
un’impresa (al netto dal contesto socio economico )
 Capitale
 Risorse tecnologiche
 Risorse umane
 Accesso a informazioni/relazioni
 Reputazione/storia
 Grado di innovazione
 Grado di motivazione dell’imprenditore e dei manager
 Grado di internazionalizzazione
 Adeguatezza del modello organizzativo
 Sostenibilità
I territori
 Made in
 Prodotti DOC
 Km O
 Dal distretto alle filiere
lunghe
Distretti
 Definizione classica: i distretti industriali sono gruppi
formati da aziende, tra loro collegate, ed enti associati,
geograficamente vicini, tutti appartenenti ad un
determinato settore, uniti da tecnologie ed abilità
comuni. Solitamente, si trovano all’interno di un’area
geografica in cui è facile la comunicazione, la logistica
e l’interazione personale. I distretti industriali di solito
si concentrano all’interno di una regione e, a volte, in
un’unica città.
 La nascita di un distretto industriale spesso è stimolata
da:
 disponibilità di materie prime;
 conoscenze specifiche in R&S o nel know-how
tradizionale;
 necessità specifiche di un gruppo di clienti o di aziende,
concentrati geograficamente;
 ubicazione di aziende o imprenditori, che realizzano
alcune nuove innovazioni tecnologiche, e che ne
motivano lo sviluppo di molte altre.
 Scelte di politica industriale.
Mai più da soli
Reti di imprese
 Orizzontali (tra simili -stessi interessi)
 Verticali (di filiera per servire meglio il mercato)
 Verticali (per sviluppare comportamenti innovativi)
 Territoriali (modello distretto)
 Core business
 Chiuse /Aperte a soggetti non produttivi
Cluster/ATS… aggregazioni di imprese e altri soggetti
(partner) finalizzate al raggiungimento di specifici
obiettivi (es: ricerca, formazione…)
Edward Freeman
 1984 “Strategic Management: A Stakeholder
Approach”
 Ruolo degli stakeholders cioè dei cosiddetti portatori di interesse:
fornitori, clienti, azionisti, dipendenti e comunità locale, cioè individui
o gruppi che hanno “un interesse legittimo o una pretesa legittima
sull’impresa”. La loro funzione è duplice: da un lato le loro pretese
definiscono i limiti alla legittimità aziendale, cioè indicano lo scopo e la
priorità dell’impresa stessa; dall’altro consentono lo stabilirsi di
relazioni sinergiche e fiduciarie tra l’azienda e la società con cui la
stessa si relaziona.
Deidre McCloskey
 “I vizi degli economisti, le virtù della borghesia”
rivendica il potere delle idee che trasformate in
progetti innovativi agiscono sul benessere e sulle
condizioni sociali. “Le disuguaglianze non si
riducono affrontandole come una questione etica ma
liberando le idee, investendo in processi e prodotti
innovativi”. (una frecciatina a Piketty?).
Porter
 Il concetto di valore condiviso ridefinisce i confini del capitalismo. Mettendo più
efficacemente in relazione il successo delle imprese con il miglioramento sociale, apre
molte opportunità per soddisfare nuovi bisogni, acquisire efficienza, creare
differenziazione ed espandere i mercati.”
Sono necessarie più fasi:
 Ri-concepire prodotti e mercati (cioè partire dalla consapevolezza che un’impresa ha
nell’indurre i consumatori ad adottare determinati comportamenti per migliorare la
qualità della vita e il benessere complessivo,
 ridefinire la produttività nella catena del valore partendo da una maggior
consapevolezza della disponibilità delle risorse e degli effetti ambientali e sociali indotti
dai processi
 facilitare lo sviluppo di cluster locali o specifici (es: considerare le enormi
potenzialità del target dei consumatori meno vantaggiati o portatori di particolari
criticità)
Porter : teoria del valore condiviso