Cap. 11 L’euro e i mercati finanziari • mercati monetari • tra il 1999 e il 2010 i mercati monetari sono stati pienamente integrati. • La BCE ha applicato in tutte le operazioni di prestito alle banche lo stesso tasso di interesse, che si è riflesso nell’uniformità del tasso di interesse unico che le banche hanno applicato al prestito alle altre banche (prestito interbancario). • La crisi del debito sovrano (2010) ha posto fine a questa situazione. Il mercato interbancario dell’Eurozona si è in gran parte liquefatto, poiché le banche non si fidano più le une delle altre. Mercati obbligazionari • Titoli di stato. regresso del processo di integrazione fra i mercati dei titoli di stato dell’Eurozona. Nei portafogli degli investitori i titoli di stato non sono più considerati perfetti sostituti gli uni degli altri. • mercato delle obbligazioni societarie l’integrazione è stata meno rapida del previsto. La causa va ravvisata nell’eterogeneità dei sistemi giuridici nazionali. • Regole contabili, tassazione d’impresa, diritti degli azionisti, leggi sulle scalate societarie rimangono profondamente diversi fra i vari stati dell’Eurozona. • Interazione fra titoli pubblici e privati. La crisi del debito sovrano ha influito sul mercato delle obbligazioni societarie. Mercati azionari • Home bias: propensione ad acquistare di preferenza titoli nazionali (rischio di cambio) • Eurozona: investitori istituzionali (fondi comuni, fondi pensione, compagnie di assicurazione) allocano sempre più il loro portafoglio azionario nell’ambito dell’Eurozona • Ma differenze tra leggi e regolamenti vigenti nei vari paesi limita l’emissione in mercati azionari esteri (tassazione e norme contabili) • Dunque persistenza del rischio paese • Una Unione dei mercati dei capitali? [European Commission 2015b Settori bancari • Fino alla crisi: – Interbancario integrato – Retail ancora poco: persistenza delle leggi nazionali che regolano il settore nei territori nazionali (scarso incentivo dei regolatori nazionali ad aprire il mercato retail) – 2014: La BCE è divenuta l’autorità di vigilanza unica delle banche sistemiche • Dalla crisi: «abbraccio mortale» stato-banche: crisi debiti sovrani, aumentano i tassi sul debito pubblico, e trasmette la crisi alle banche, principali detentrici del debito. • i tassi passivi per le banche aumentano più velocemente dei tassi attivi (intermediazione delle scadenze). • Blocco dell’interbancario, costringendo le banche a rifinanziarsi con la BCE Confronto con US Crisi dello stato della California non si traduce in una crisi bancaria 1. il sistema di vigilanza e regolamentazione bancaria è pienamente centralizzato; 2. il governo federale – circostanza ancora più importante – è pronto ad aiutare le banche della California indipendentemente dal fatto che siano o meno insediate in California. Il sistema di assicurazione dei depositi è federale e, di conseguenza, quando le banche californiane si trovano in difficoltà, si utilizza il bilancio federale per rimborsare i detentori di depositi delle banche californiane. Dunque la solidità delle banche californiane dipende da quella del governo federale, non da quella del governo californiano. Cioè le banche sono separate e protette contro crisi del debito dello stato [Dunque si recidere il legame fra stato nazionale e banche?] Eurozona: UM incompleta • Quando il governo irlandese fu colpito dalla crisi del debito, sorsero dubbi sulla sua capacità di sostenere le banche irlandesi. Non vi era un governo europeo che potesse aiutare le banche irlandesi: soltanto il governo irlandese poteva farlo, ma fu indebolito dal debito eccessivo. Come risultato la sfiducia nel governo si propagò al sistema bancario irlandese [Gros 2012]. • importanza del completamento dell’unione monetaria, ossia di avere un bilancio centrale capace di sostenere i sistemi bancari [non solo dunque una BC che garantisca la solvibilità del debito pubblico] dei paesi membri. Un bilancio europeo che sostenga un sistema di assicurazione dei depositi europei rende possibile proteggere le banche di un dato paese dagli effetti devastanti di una crisi del debito che ne coinvolge il governo. • Unione bancaria incompleta: Supervisione centralizzata, risoluzione insufficiente, assicurazione sui depositi inesistente Target2 e blocco dell’interbancario • Trans-european Automated Real-time Gross settlement Express Transfer 2, «Sistema di trasferimento espresso transeuropeo automatizzato di regolamento lordo in tempo reale»). • Prima della crisi il paese A faceva dei pagamenti netti al paese B (poniamo, perché aveva un deficit delle partite correnti) la circostanza si manifestava nel fatto che le banche del paese B accumulavano crediti nei confronti di quelle del paese A, e la circostanza passava praticamente inosservata. • Con il crollo del mercato interbancario nel 2010, causato dalla crisi del debito sovrano, le cose sono cambiate: oggi quei pagamenti portano all’accumulazione di crediti della banca nazionale del paese B verso il resto del sistema, una conseguenza delle regole operative del target2. (conseguenza del blocco dei prestiti interbancari) • il dibattito sui saldi Target: cause degli squilibri. - Interpretazione di flusso: squilibri nel conto corrente dei paesi (Auer, 2012; Sinn e Wollmershäuser, 2011, 2012a, 2012b ) - Interpretazione di stock: causati dai flussi di capitale e blocco dell’interbancario (Bindseil e Konig, 2012, Cour-Thimann, 2013; Cecchetti et al, 2012; Cecioni e Ferrero, 2012; Febrero e Uxò, 2012; De Grauwe e Ji, 2012; Moby e Bornhorst, 2012; Whelan, 2013; ) • il ruolo della BCE (Sinn). Ha contribuito all’accumulo degli squilibri attraverso la politica monetaria. la maggiore liquidità è stata utilizzata dagli investitori dell’Eurozona in acquisto di titoli dei paesi del centro, cioè a finanziare il deflusso di capitali dalla periferia al centro. • Se la BCE non avesse concesso liquidità, i prezzi delle attività della periferia sarebbero diminuiti, diventando di conseguenza più attraenti per gli investitori, e si sarebbe creato un nuovo equilibrio all’interno dell’Eurozona. La BCE ha quindi compromesso la funzione allocativa del mercato (Sinn e Wollmershäuser, 2012a, pag. 496). • Avrebbe potuto non intervenire? No, durante la crisi, sì, prima e dopo. • Sinn e Wollmershäuser [2011] hanno criticato queste regole e sostenuto che possono portare a un aumento del rischio per la Bundesbank tedesca, che detiene la maggior parte di quei crediti (in caso di distruzione dell’euro) UM «incompleta» o BP? • De Grauwe e altri. BP? No. Il picco degli squilibri Target si è registrato dopo il 2010, mentre quello dei deficit dei paesi periferici nel 2008. • Inoltre gli squilibri Target sono diventati ampi quando i disavanzi dei paesi hanno cominciato a ridursi. • L’annuncio del programma Outright Monetary Transactions (omt, «operazioni monetarie definitive») fugò timori e panico, con la conseguenza che il mercato interbancario conobbe una certa ripresa. Ciò ebbe l’effetto di ridurre i saldi target2 (sia attivi sia passivi) Correlazione fra saldi target e spread • De Grauwe e Ji hanno analizzato la correlazione tra gli squilibri T2 e i rendimenti dei titoli di Stato, trovando che i paesi che hanno visto aumentare i rendimenti dei bonds hanno avuto maggiori passività Target, ed il contrario è avvenuto per i paesi con crediti Target crescenti. Ciò secondo loro, conferma la causa degli squilibri: i movimenti speculativi. Saldi target2 (miliardi di euro) Squilibri Target in alcuni paesi dell’Eurozona L’integrazione finanziaria è importante? • Sostituto dell’integrazione fiscale • Risk sharing: funzione assicurativa. In recessione il valore dei titoli e azioni scende, ma se il portafglio è diversificato le perdite saranno compensate dai guadagni sui titoli «esteri». [ma funziona solo per chi ha attività finanziarie] • Integrazione del mercato bancario: perdite sui prestiti concessi alle imprese del paese in recessione compensate dai guadagni nel paese in espansione. [Se tutti sono in recessione?] • Ancora poco sviluppato nell’eurozona (negli US il risk sharing attraverso i mercati finanziari ha un peso doppio rispetto a quella attraverso il bilancio federale): I mercati dei capitali statunitensi redistribuiscono circa il 48% degli shock asimmetrici sul prodotto che colpiscono al livello di stato, mentre nell’ue i mercati dei capitali redistribuiscono il 15% appena degli shock asimmetrici sul pil a livello nazionale. Bilancio federale: US vs EZ • • • • • Negli USA il bilancio federale è un importante strumento di redistribuzione regionale: quando il reddito di uno stato diminuisce del 10%, il bilancio federale redistribuisce di fatto il 2,5% al paese interessato dallo shock negativo. Nell’Eurozona, invece, non esiste alcun meccanismo di condivisione del rischio tra paesi. Il gravoso compito di alleviare l’effetto di uno shock negativo sul prodotto ricade quindi sul bilancio nazionale. Le stime di Marinheiro indicano che quando il prodottto di un paese dell’Eurozona diminuisce del 10%, il suo bilancio nazionale attenua il colpo in ragione del 2,1% circa. Cioè: una diminuzione del 10% del prodotto fa aumentare il disavanzo del bilancio di quel paese in modo che il 2,1% ne sia redistribuito dalle generazioni future a quella presente Dato il PSC l’unica via aperta di redistribuzione è attualmente quella attraverso i mercati finanziari. L’euro come valuta internazionale Fttori strutturali, che costituiscono i presupposti necessari • Dimensione: reale e finanziaria (liquidità e diversificazione) (Battuta d’arresto della crisi) – Degree of integration and deregulation • fattori legati alla politica economica (stabilità macroeconomica): - Stabilità dei prezzi (inflazione) e stabilità finanziaria (Giappone?) Debito pubblico? (US > EU in rapporto al PIL, ma è l’EZ in crisi) rischi di tentazioni inflazionistiche se il debito è elevato? • solidità e sofisticatezza dei mercati finanziari Inerzia nel ruolo di moneta egemone (es. Sterlina) Costi e benefici di una valuta internazionale: difesa della stabilità finanziaria a costo della stabilità interna? Attrazione come piazza finanziaria Figure 11.3 Share of euro in global foreign exchange reserves Source: European Central Bank, The International Role of the Euro, July 2013. Eurozone’s real economy about as big as US Figure 11.4 Share of GDP and international trade in world totals (2006) 30 trade 25 GDP percent 20 15 10 5 0 eurozone US Japan China Size of equity and bond markets Figure 11.5 Outstanding equities and bonds (2006) 30000 equity bonds 25000 billion dollars 20000 15000 10000 5000 0 eurozone US Source: European Commission, Euro@10, 2008 Japan Indice dei prezzi al consumo [non: Spesa per consumi finali privati deflazionati] 1990-2010 (variazione % annua). $/euro: da 0,84 euro contro dollaro nel 2001 a 1,6 euro contro dollaro nel 2008