L’ATOMO Laboratorio estivo di Fisica Moderna Università Cattolica del Sacro Cuore 16-19 luglio ‘03 COMPONENTI DEL GRUPPO ATOMO 1: Jessica Ruggeri Cora Bregalanti Federica Caminiti Simona Corbellini ATOMO 2: Andrea Picciolo Luigi Cardamone Luca Lauretta Emanuele Egiziano ATOMO 3: Nicoletta Novello Elisa Portaluri Alessandra Roberto Benedetto Scibetta Mattia Migliorati Il tramonto della fisica classica, direttamente connesso con la nascita della fisica moderna, ha innanzitutto lasciato un grande insegnamento: ogni dottrina scientifica ha un proprio campo di validità. Introduzione Obiettivo del nostro percorso era verificare sperimentalmente la struttura composita degli atomi, concettualmente e cronologicamente connessa con la teoria dei quanti e la spettroscopia. Attraverso tre esperienze ci siamo avvicinati alle teorie atomiche di Thomson, Rutherford, Bohr THOMSON Per dare un’immagine concreta alla struttura atomica Thomson nel 1902 teorizza il cosiddetto modello a “PANETTONE”. Mentre la carica positiva, distribuita in modo continuo, occupa una sfera di raggio r=10-10, gli elettroni sono “sparsi” in numero tale da equilibrare la carica positiva. Rutherford Tra il 1908 e il 1911 Rutherford, per giustificare razionalmente una celebre esperienza sulla diffusione delle particelle α, introduce il modello planetario degli elettroni. Egli idealizza l’atomo come un microscopico sistema solare in cui gli elettroni, simili a pianeti, ruotano attorno ad una massa positiva, più tardi chiamata nucleo. Bohr Nel 1913 Bohr presenta un suo modello atomico basato su due postulati: •ogni orbita ha un determinato livello energetico •l’elettrone,passando da un orbita all’altra, assorbe o emette una determinata quantità di energia. L’ENERGIA E’ QUANTIZZATA L’esperimento di Thomson è la scoperta dell’elettrone... Thomson attraverso un brillante esperimento riuscì a calcolare il rapporto e/m dimostrando l’esistenza dell’elettrone. Per ripetere l’esperimento di Thomson ci siamo serviti di un’apparecchiatura come quella in figura: Attraverso questa attrezzatura è stato possibile studiare i raggi catodici in relazione ad un campo magnetico uniforme. Abbiamo osservato come i raggi catodici subivano l’influenza del campo magnetico generato dalle due bobine. Abbiamo ipotizzato che i raggi catodici fossero formati da particelle cariche, dotate di una propria massa e di una propria carica... In base a queste ipotesi è stato possibile calcolare il rapporto e/m a partire dalle grandezze sperimentali: e/m= 2V/ (k2I2r2) In accordo con le nostre ipotesi teoriche questo rapporto si rivelava costante al variare di tutti gli altri parametri della formula precedente. I raggi catodici erano quindi costituiti da particelle tutte uguali, dotate di una massa e di una carica intrinseca: gli elettroni... I dati ricavati dal nostro esperimento sono i seguenti: Misura Sx Misura Dx 0,04 0,042 0,044 0,046 0,05 0,052 0,054 Misura Sx Raggio (m) 0,03 0,032 0,034 0,036 0,04 0,042 0,044 Misura Dx 0,05 0,047 0,042 0,038 0,035 3,50E-02 3,70E-02 3,90E-02 4,10E-02 4,50E-02 4,70E-02 4,90E-02 Raggio(m) 0,045 0,038 0,033 0,029 0,025 Valore Teorico Valore Sperimentale 1,76E+11 4,75E-02 4,25E-02 3,75E-02 3,35E-02 3,00E-02 1,80E+11 Corrente (A) Tensione (V) V/r2 1,5 140 1,14E+05 1,5 160 1,17E+05 1,5 180 1,18E+05 1,5 210 1,25E+05 1,5 240 1,19E+05 1,5 270 1,22E+05 1,5 300 1,25E+05 Media 1,20E+05 Dev. stand. 4,10E+03 Errore Per. 3,4% e/m 1,66975E+11 1,70756E+11 1,72903E+11 1,8252E+11 1,73159E+11 1,78577E+11 1,82552E+11 1,75E+11 6,00E+09 3,4% Corrente(A) Tensione(V) i2Xr2 e/m 1 150 2,26E-03 2,18547E+11 1,2 150 2,60E-03 1,8958E+11 1,4 150 2,76E-03 1,78901E+11 1,6 150 2,87E-03 1,71634E+11 1,8 150 2,92E-03 1,691E+11 Media 2,68E-03 1,86E+11 Dev. stand 2,67E-04 2,01E+10 Errore Per. 10,0% 10,8% Diff. Perc. 2,5% OBIETTIVO: Confronto tra il modello di Thomson (“ a panettone”: carica diffusa in tutto lo spazio dentro cui si muovono gli elettroni) e il modello di Rutherford (“planetario”: carica positiva concentrata al centro con gli elettroni che ruotano attorno al nucleo) …diffusione di particelle a... • Scatola cilindrica sottovuoto • Cannone di particelle a • Lamina d’oro • Rilevatore di particelle e della loro energia ESPERIMENTO: Le particelle alfa vengono sparate contro una lamina d’oro: 1) se tutte le particelle attraversano la lamina, è esatto il modello di Thomson 2)se alcune particelle rimbalzano, è esatto il modello di Rutherford •all’ interno del sistema viene creato vuoto spinto per evitare che le particelle si disperdano •la sorgente di radiazioni emette particelle a •le particelle a colpiscono la lamina d’oro •un sensore collegato al computer rileva il numero di particelle che attraversano la lamina Verificato che le particelle rimbalzano, lo scopo della rilevazione dei dati era di verificare che la formula teorica: N(J)/Dt = d* n*(qa2* QN2 /sen4 (J/2)), relativa al numero di particelle passate attraverso la lamina, corrispondesse al numero di particelle rilevate dal sensore. Affinché venisse dimostrata la nostra tesi era necessario variare l’inclinazione della sorgente rispetto alla lamina. Dai dati abbiamo ricavato il grafico del numero di particelle in funzione dell’ angolo. Curva teorica e curva sperimentale dovrebbero corrispondere. J -20 -17,5 -15 -12,5 -10 -7,5 -5 -2,5 0 2,5 5 7,5 10 12,5 15 17,5 20 Dt 400 300 200 120 60 60 60 60 60 60 60 60 60 120 200 300 400 k 9,5E+30 Q2 1,5977E-34 n° sper. 260 457 716 1241 1452 2454 2832 3229 3375 3249 2991 2458 1485 1653 961 542 378 n°/Dt 0,65 1,523333 3,58 10,34167 24,2 40,9 47,2 53,81667 56,25 54,15 49,85 40,96667 24,75 13,775 4,805 1,806667 0,945 n° teorico 1,669309 2,834222 5,229102 10,80525 26,30472 26,30472 10,80525 5,229102 2,834222 1,669309 J -20 Dt 400 n° sper. 223 n°/Dt 0,5575 -15 300 1568 5,226667 -10 100 2769 27,69 -5 80 4152 51,9 0 80 4432 55,4 5 80 3605 45,0625 10 100 2030 20,3 15 300 985 3,283333 20 400 267 0,6675 60 50 n° 40 30 20 10 0 -30 -20 -10 0 10 20 30 angolo curva teorica curva sperimentale 1 curva sperimentale 2 CONCLUSIONE: Osservando il grafico si nota che le due curve sperimentali coincidono fra di loro e con quella teorica. Questo dimostra la corretta acquisizione dei dati e in primo luogo che la formula teorica elaborata da Rutherford ha una conferma sperimentale. Si può concludere che il modello planetario è esatto secondo i dati ottenuti! Gli Spettri a righe Lo spettro continuo è ottenuto dalla dispersione della luce bianca nelle sue diverse componenti. Gli spettri a righe si ottengono nello momento in cui al posto della luce bianca viene utilizzato un gas rarefatto. Gli effetti osservati riguardano esclusivamente la composizione spettrometrica del gas stesso. Obiettivo dell’esperimento. L’obiettivo dell’esperimento era di dimostrare la veridicità della tesi di Bohr. Egli ipotizza che esistono solo determinate orbite sulle quali gli elettroni si trovano conservando la propria energia. Gli elettroni possono “saltare” da un’orbita all’altra assorbendo o cedendo energia. Quando gli elettroni passano da un’orbita più esterna a una più interna emettono energia sotto forma di radiazione luminosa. Queste onde luminose hanno ognuna un specifica frequenza, di conseguenza determinano degli spettri a righe. Questi sono un’impronta digitale dell’atomo. Spettrofotometro Collimatore Lampada di Neon Reticolo di diffrazione Lente focalizzatrice Sensore di luce montato su goniometro Spettro dell’atomo di neon Usando una fenditura più piccola l’intensità dei picchi è minore, ma lo spettro risulta più dettagliato. Fenditura 4 Fenditura 1 Conclusioni • Thomson struttura elaborano spiegarne Thomson Rutherford Bohr Einstein e Rutherford intuiscono la atomica della materia ed modelli atomici tali da il comportamento; • Bohr, dall’analisi degli spettri di emissione dei gas eccitati, riesce a darne un’interpretazione basandosi sulle leggi della fisica classica; • Einstein fa un passo avanti rispetto agli schemi teorizzati da Bohr, estendendo il concetto di quantizzazione, oltre che all’energia emessa dagli elettroni eccitati, anche alle onde elettromagnetiche.