Presentazione di PowerPoint - Emilia-Romagna Sociale

L’economia sociale
in Emilia-Romagna
Teresa Marzocchi
Assessore alle Politiche sociali Regione Emilia-Romagna
http://sociale.regione.emilia-romagna.it/
[email protected]
Presentazione realizzata in collaborazione con Guido Caselli
Direttore Centro studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna
Fine di un modello?
«non più»
«non ancora»
…se l’Italia
Nel 2013-15
viaggerà
ai 20 km.
orari…
Confronto internazionale
120%
Mondo
100%
174
Stati Uniti
80%
Crescita PIL
2013-2016
Area Euro
Germania
Francia
95
25
Russia
180
Cina
347
40%
India
265
Emilia-Rom.
Zimbabwe
20%
60
68
Spagna
60%
123
25
Portogallo
San Marino
Guinea Equatoriale
0%
Crescita PIL 2000-2012
Swaziland
Dati del Fondo Monetario Internazionale
-20%
-50%
0%
50%
100%
150%
200%
250%
300%
Numeri dalla fragilità
Dal 2010 al
2013 calo
del 6,3%
Consumi delle famiglie
in valori assoluti
8,9%
Tasso di
disoccupazione
Emilia-Romagna anno 2033
926mila con età tra i 65
610mila
abitanti
in più
1,1 milioni di
stranieri, 21 ogni 100
abitanti (oggi sono 570mila
13 ogni 100 ab.)
36% la percentuale di
bambini stranieri nella classe 0-2
anni, 33% quella nella classe 0-14
anni
e gli 80 anni,
18 ogni 100 abitanti
455mila con oltre 80
anni, 9 ogni 100 abitanti
308mila il numero
di bambini che
nei prossimi 20 anni
nasceranno da genitori stranieri
La curva a S
… in Emilia-Romagna
PIL per
abitante
Discontinuità
Il ruolo dell’economia sociale
Essere un
driver
dell’innovazione
economica e
sociale
L’economia
sociale svolge
un ruolo
fondamentale
in tutte le fasi
del modello
Coniugare crescita economica
e coesione sociale riducendo le
aree di esclusione.
Discontinuità
Accompagnare il
territorio nelle
trasformazioni
demografiche e sociali
Creare senso di appartenenza e identità territoriale,
condividere valori.
DARE UN SENSO AL MODELLO
Tipo e forma d’impresa
Var. addetti 2001-2011
Coop.ve +75%
Addetti +130%
Var. unità attive
2001-2011
Unità +26%
Addetti +7%
wellness,
combinazione
di competenze
manifatturiere
e servizi
alla cura
delle persone
Nuove e vecchie filiere
Addetti
Wellness
Turistica culturale
8%
Ict
3%
Agroalimentare
Imprese
Sistema moda
Automotive
-2%
Si riduce l’occupazione e il numero
delle imprese nelle filiere tradizionali.
-7%
Edilizia
Meccanica
Crescono nuove filiere che integrano
competenze manifatturiere e terziarie
-12%
-5%
0%
5%
10%
15%
Le unità attive nel no profit
Le forme giuridiche
824 coop.ve sociali
16.949 associazioni non riconosciute
5.690 associazioni riconosciute
551 fondazioni
Gli ambiti d’intervento
918 sanità
1.874 assistenza sociale e
protezione civile
17.030 cultura, sport,
ricreazione
1.230 Istruzione e ricerca
626 tutela dei diritti
512 coesione sociale
Oltre 25mila unità (organizzazioni, coop.ve,
392 promozione del
associazioni, …) attive nel no profit
volontariato
Una pluralità di attori uniti per creare
517 ambiente
ricchezza economica e valore aggiunto
431 religione
sociale
1.704 altre attività
I numeri del terzo settore.
Foto di gruppo
addetti
TERZO SETTORE
lavoratori
esterni
64.395
Agroalimentare: 64.229 addetti
Sistema moda: 42.853 addetti
23.113
lavoratori
temp.
532
unità
attive
volontari
5.116
Ceramica:
36.395 addetti
Meccanica: 131.957 addetti
516.590
Persone che a vario titolo
468.985operano nel manifatturiero
Persone che a vario titolo
operano nel terzo settore
…da Paolino Paperino a Paperinik…
428.550
I numeri della cooperazione sociale
PIACENZA
PARMA
REGGIO
MODENA
BOLOGNA
FERRARA
RAVENNA
FORLI'-C.
RIMINI
TOTALE
Coop.
60
93
101
99
152
54
69
100
96
824
DATI 2012
Sedi
Addetti
127
2.639
233
4.502
283
4.008
261
5.171
483
7.919
190
2.029
284
3.703
377
4.319
292
3.356
2.530
37.646
Attenzione alla
qualità e alla
conciliazione
vita-lavoro
Ricavi (mln.)
43,8
221,3
245,6
177,5
251,5
74,4
148,2
265,6
146,2
1.574,1
Var. addetti Var. ricavi
2012/11
2012/11
1,9%
5,1%
3,6%
10,6%
-0,2%
1,6%
2,1%
5,2%
-1,6%
5,7%
4,3%
8,5%
1,1%
-3,1%
3,0%
3,8%
2,9%
2,7%
1,4%
3,4%
78% a tempo indeterminato
76% donne
48% part-time
8% svantaggiati
La cooperazione sociale negli ultimi anni
11,0%
Addetti
Ricavi
10,7%
8,9%
6,5%
3,4%
2007/08
89%
2008/09
2009/10
Percentuale delle entrate delle coop.ve sociali
derivante da convenzioni con Istituzioni e Enti
pubblici
?
Quanto la cooperazione sociale può reggersi
di fronte a una riduzione degli investimenti
pubblici in welfare?
2010/11
2011/12
Confronto con le imprese profit.
Settore dell’assistenza sociale
PROFIT
Anno 2012
dipendenti
3.095
COOP.VE SOCIALI
Incidenza
10,4%
dipendenti
26.777
Incidenza
89,6%
Variazione 2009-2012. Profit e cooperative sociali a confronto
Addetti
Ricavi
?
Risultato operativo
Quali azioni affinché primo e secondo welfare non
siano antagonisti ma strumenti differenti tra loro
intrecciati al servizio di una visione condivisa?
Creare valore condiviso
PORTER
Creazione di valore condiviso
Nel lungo periodo ciò che crea valore
per l’impresa lo crea anche per la
società. E viceversa.
?
Discontinuità
Come accompagniamo le persone
e le imprese dell’Emilia-Romagna
verso la discontinuità, verso un
nuovo percorso di crescita
economica e benessere diffuso?
?
Quale discontinuità
dobbiamo dare al nostro
modello di welfare per poter
assicurare qualità e
universalità nei servizi?
Cosa abbiamo fatto
Condividere numeri, strategie e obiettivi. Il gruppo di lavoro
Con l’obiettivo di studiare e supportare l’innovazione e
l’economia sociale è stato creato un gruppo di lavoro coordinato
dall’assessorato delle politiche sociali della regione che vede
coinvolti i rappresentanti del terzo settore (centrali coop.ve, forum terzo settore) e
funzionari regionali appartenenti ad altri dipartimenti.
Principali attività
-Valorizzare
il ruolo del terzo settore nella creazione di valore aggiunto sociale
ma anche economico
-Contribuire
alla creazione di processi innovativi e al loro trasferimento tra
organizzazioni e comunità differenti
-Supportare le esperienze esistenti facilitando la creazione di relazioni a livello
internazionale
Supportare le centrali cooperative e gli altri attori del terzo settore
presentazione di progetti europei.
nella
Cosa stiamo facendo
Per un nuovo welfare. Esperienze generative
Approfondimento sulle modalità di costruzione di nuove politiche pubbliche e sullo
sviluppo di formule innovative di collaborazione pubblico/privato
1. Politiche pubbliche
Le politiche pubbliche sono il frutto del contributo congiunto del settore Pubblico e
delle organizzazioni dell'economia sociale per la fornitura di servizi di pubblica utilità.
La partecipazione di entrambi è un requisito essenziale per garantire la qualità
2. Community focus
4. Partnership
Il partenariato pubblicoprivato fondamentale per
fornire i servizi sociali
primari con modalità più
efficaci ed efficienti
Il presupposto per la
promozione di politiche e
iniziative efficaci per
l'innovazione sociale è un
investimento nelle persone
e nei beni comuni
3. Il coinvolgimento del Pubblico
Il coinvolgimento del Pubblico è essenziale per non rendere
l'intervento localizzato e marginale e per aumentarne l’impatto sociale
Cosa vogliamo fare
Come Pubblica Amministrazione
Identificare nuovi strumenti finanziari
innovativi
Promuovere nuovi servizi capaci di coinvolgere
differenti attori e che prevedano una collaborazione
tra profit e non profit
Consolidare le relazioni con l’Unione europea,
partecipazione a progetti internazionali
Approfondire la conoscenza dell’economia sociale
attraverso l’individuazione di nuovi indicatori in
grado di cogliere più compiutamente il contributo
del settore allo sviluppo regionale
Cosa vogliamo fare come sistema territoriale.
Intercettare il mondo che cambia
L’economia sociale
deve ibridarsi e
contaminarsi con gli
altri settori per dare
vita a filiere
innovative
Portare al centro la persona e il
sistema di relazioni di territorio
Portare a valore i cambiamenti dettati dai flussi esterni. Accompagnare imprese e
persone verso i flussi abbassando l’incertezza dello spazio aperto