I terremoti Il terremoto (dal latino terrae motu) è un rapido movimento della superficie terrestre dovuto al brusco rilascio dell'energia accumulatasi all'interno della Terra in un punto ideale chiamato ipocentro o fuoco. Il punto sulla superficie della Terra, posto sulla verticale dell'ipocentro è detto epicentro. Le tensioni che si sviluppano all’interno della Terra (vedi fenomeni endogeni) provocano continue deformazioni nelle rocce. Le rocce si comportano in modo elastico e si deformano progressivamente accumulando energia elastica; quando si raggiunge il punto di rottura, vi è una improvvisa liberazione dell’energia accumulata per lungo tempo. Parte di questa energia si libera sotto forma di onde elastiche (onde sismiche) che si propagano dall’ipocentro in tutte le direzioni. Le onde elastiche che partono dall’ipocentro si distinguono in due tipi: onde di compressione (longitudinali). Video http://www.youtube.com/watch?v=aguCWnbRETU&feature=related Al loro passaggio le particelle di roccia oscillano avanti e indietro nella direzione di propagazione dell’onda stessa. La roccia, quindi, subisce variazioni di volume, comprimendosi e dilatandosi. Sono anche dette onde prime (P), perché più veloci (tra i 4 e gli 8 km/s). Possono propagarsi in ogni mezzo: solido, liquido, gassoso. Onde di taglio (trasversali). Video http://www.youtube.com/watch?v=UHcse1jJAto&NR=1 Al loro passaggio le particelle di roccia compiono delle oscillazioni perpendicolari alla direzione di propagazione. La roccia, quindi, subisce variazioni di forma, ma non di volume e questo impedisce loro di propagarsi nei liquidi e nei gas (si propagano solo attraverso i solidi). Sono anche dette onde seconde, perché più lente (tra 2,3 e 4,6 km/s). Quando queste onde raggiungono la superficie si trasformano, in parte, in onde superficiali che si propagano dall’epicentro lungo la superficie terrestre, mentre hanno difficoltà a propagarsi in profondità. I terremoti si concentrano, in genere, in zone ben definite. Con la teoria della tettonica a zolle è stata data una spiegazione della distribuzione degli eventi sismici e dei vulcani e di alcuni fenomeni morfologici come la formazione delle grandi catene montuose. Questa teoria afferma che i terremoti tendono in genere a concentrarsi lungo i margini tra le diverse placche (o zolle) componenti lo strato più superficiale del nostro pianeta (la litosfera). I terremoti possono verificarsi in prossimità di vulcani attivi e di catene montuose di recente formazione. Anche la sismicità della penisola italiana presenta una sua caratteristica distribuzione interpretabile con la teoria della tettonica a placche. La penisola italiana, come tutto il bacino del Mediterraneo, è interessata da un'intensa attività sismica che si verifica in aree che sono state identificate secondo tale teoria come sede di equilibri dinamici tra la zolla Africana e quella Eurasiatica. In particolare si ha una notevole attività sismica lungo la catena appenninica in corrispondenza delle strutture che sono state identificate come zone di interazione tra la zolla Africana e quella Eurasiatica. Lo studio della sismicità storica ha inoltre contribuito a individuare le regioni della nostra penisola soggette ai terremoti più distruttivi. Tutto il territorio nazionale è interessato da effetti almeno del VI grado della scala Mercalli tranne alcune zone delle Alpi Centrali e della Pianura Padana, parte della costa toscana, il Salento e la Sardegna. Le aree maggiormente colpite in cui gli eventi hanno raggiunto il X e XI grado d'intensità, sono le Alpi Orientali, l'Appennino settentrionale, il promontorio del Gargano, l'Appennino centro meridionale, l'Arco Calabro e la Sicilia Orientale. Misura dei terremoti La magnitudo (frequentemente misurata attraverso la scala Richter) e l'intensità macrosismica (misurata tramite la scala Mercalli Cancani Sieberg) sono le due misure principali della "forza" di un terremoto. Le due scale non sono equivalenti: la magnitudo è una misura dell'energia sprigionata da un terremoto nel punto in cui esso si è originato (ipocentro) e viene misurata dai sismografi. L'intensità è invece una misura degli effetti che il terremoto ha prodotto sull'uomo, sugli edifici presenti nell'area colpita dal sisma, sull'ambiente. La magnitudo è una misura fisica che dipende soltanto dall'energia sprigionata dal terremoto nel punto in cui si è generato. Grazie allo sviluppo delle tecnologie e alla disponibilità di dati in formato numerico utilizzabili direttamente dai computer è oggi possibile calcolare la magnitudo di un evento sismico in pochi minuti. Per fissare il valore preciso d'intensità è invece necessario attendere la raccolta dei dati oggettivi sui danni prodotti dal terremoto. Video sismografo http://www.youtube.com/watch?v=83GOKn7kWXM&feature=related Intensità e magnitudo vengono spesso confuse e utilizzate in modo errato dai mezzi di informazione. In realtà descrivono grandezze del tutto diverse e non direttamente confrontabili. Si possono infatti avere terremoti che producono gli stessi effetti (stessa intensità) ma con magnitudo molto diverse Metodo della triangolazione per la posizione dell’epicentro Dai tracciati del sismogramma si calcolano i ritardi delle onde S rispetto alle onde P, quindi si risale alla distanza dell’epicentro: con tre stazioni di rilevamento si riesce a determinarne anche la posizione. Per stabilire la profondità dell’ipocentro sono necessarie, invece, le registrazioni di almeno dieci stazioni. I terremoti più forti del XX e XXI secolo Classifica in base alla magnitudo. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Valdivia, Cile - magnitudo 9,5 - 22 maggio 1960 Stretto di Prince William, Alaska - magnitudo 9,2 - 28 marzo 1964 Sumatra, Indonesia - magnitudo 9,1 - 26 dicembre 2004 Kamchatka, Russia - magnitudo 9,0 - 4 novembre 1952 Sendai, Giappone - magnitudo 8,9 - 11 marzo 2011 Al largo della costa dell'Ecuador - magnitudo 8,8 - 31 gennaio 1906 Concepción, Cile - magnitudo 8,8 - 27 febbraio 2010 I terremoti più disastrosi del XX e XXI secolo Classifica in base al numero di morti dichiarati. 1. 2. 3. 4. Tangshan, Cina (1976) - 255.000 morti Sumatra settentrionale, Indonesia (2004) - 227.898 morti Port-au-Prince, Haiti (2010) - 222.570 morti Haiyuan, Cina (1920) - 200.000 morti (dal punto di vista degli effetti, questo terremoto è stato classificato al massimo grado della scala Mercalli, il dodicesimo) 5. Qinghai, Cina (1927) - 200.000 morti 6. Kanto, Giappone (1923) - 143.000 morti 7. Messina e Reggio Calabria, Italia (1908) - 120.000 morti