I TUMORI I TUMORI I TUMORI o NEOPLASIE rappresentano l’insieme di una popolazione di cellule somatiche dell’organismo avente quasi sempre origine monoclonale, con capacità replicativa illimitata e indipendente. CELLULA MODIFICAZIONI GENETICHE 1. iniziazione (provoca la mutazione) POPOLAZIONE CELLULARE TRASFORMATA 2. promozione (favorisce la replicazione cell.) 3. progressione TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA esempio: EPITELIO COLON 1° evento mutaz. oncog. Src ADENOMA 2° evento CARCINOMA Perdita funz. antionc. p53 TERMINOLOGIA TUMORE: significa tumefazione. Massa rilevata sul sito anatomico di origine. NEOPLASIA: formazione di proliferazione. cellule nuove, CANCRO: “cancer”: granchio, aspetto a forma di chele di tumori che infiltrano i tessuti circostanti. Ciascuna cellula può essere interessata: DIVERSI TIPI DI TUMORE DIVERSA LOCALIZZAZIONE DIVERSO ASPETTO MORFOLOGICO DIVERSO COMPORTAMENTO BIOLOGICO MINIMO COMUNE DENOMINATORE: CAPACITA’ DI PROLIFERAZIONE AUTONOMA E ILLIMITATA (numero cicli ) PERDITA MECCANISMI DI CONTROLLO MOLTIPLICAZIONE ACCRESCIMENTO IRREVERSIBILE DIVERSO DALL’ ADATTAMENTO di tipo: IPERPLASTICO DISTRETTUALITA’ IPERTROFICO REVERSIBILITA’ ritorno alla normalità quando lo stimolo cessa, es. utero, muscolo scheletrico ACCRESCIMENTO NEOPLASTICO NON LIMITATO NO DISTRETTUALITA’ TUMORI MALIGNI INVASIVITA’ LOCALE METASTASI (DIFFUSIONE nell’organismo) DIFFERENZIAZIONE: generalmente si associa alla perdita della capacità proliferativa CELLULE POCO DIFFERENZIATE: tumore a crescita rapida pericolo maggiore CELLULE PIU’ DIFFERENZIATE: tumore a crescita più lenta pericolo minore Sono malattie dovute ad ALTERAZIONI GENETICHE 50-70% dei tumori è dovuto a cause ambientali Non rispondono a fattori che normalmente controllano la PROLIFERAZIONE CELLULARE ACCRESCIMENTO ESPONENZIALE Nt= N0 . ekt Nt= N0= e= N cellule in un dato momento k= tempo di duplicazione cellule t= tempo di accrescimento del tumore N cellule iniziali costante dei logaritmi TIPI DI TESSUTO, IN BASE ALLE CAPACITA’ PROLIFERATIVE: LABILI STABILI PERENNI TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA A CARICO DI QUALUNQUE CITOTIPO CELL. LABILI: vita limitata, rinnovamento continuo, perdita per invecchiamento, esfoliazione, proliferazione elementi staminali che originano tali cellule, es. epiteli. CELL. STABILI: vita più lunga, si moltiplicano solo occasionalmente, quando una quota va incontro a distruzione moltiplicazione per ripristinare la quota normale, es. fegato. CELL. PERENNI: la perdita non è rimpiazzata da cellule dello stesso tipo, es. cellule nervose, muscolari. CELLULE EPITELIALI elementi labili PROLIFERAZIONE RAPIDA elementi staminali MAGGIOR FREQUENZA DI TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA I tumori sono processi multifasici, si parla di PROGRESSIONE NEOPLASTICA serie successiva di mutazioni che si accumulano nella progenie di una o poche cellule ecco perché l’incidenza è legata all’età Incidenza I= c I= c= t= n= 10 20 30 40 età x t n incidenza costante tempo dipende dall’età Crescita neoplastica esponenziale (carcinoma in situ) Aumento delle dimensioni (tumori solidi) Necessità di O2 No maggiore apporto di nutrienti Rallentamento della crescita perché non c’è vascolarizzazione SELEZIONE DI NUOVE VARIANTI - SI ATTIVANO “NUOVI GENI” es. fatt. angiogenici NEOVASCOLARIZZAZIONE - CAPACITA’ DI SFUGGIRE AL SISTEMA IMMUNITARIO (ES. - MINORE NECESSITA’ DI NUTRIENTI - MINORE NECESSITA’ DI O2 - CAPACITA’ METASTATICA MHC) CRESCITA NEOPLASTICA ESPONENZIALE carcinoma in situ AUMENTO DELLE DIMENSIONI (tumori solidi) AUMENTO NECESSITA’ DI OSSIGENO NO MAGGIOR APPORTO NUTRIENTI RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA PER ASSENZA DI VASCOLARIZZAZIONE SELEZIONE DI NUOVE VARIANTI ACCENSIONE “NUOVI GENI” es. fattori angiogenetici CAPACITA’ DI SFUGGIRE AL SISTEMA IMMUNITARIO (es. MHC) NEOVASCOLARIZZAZIONE MINORE NECESSITA’ NUTRIENTI MINORE NECESSITA’ OSSIGENO CAPACITA’ METASTATICA TUMORE CLINICAMENTE RILEVABILE: TUMORE alterazione del metabolismo glucidico 109 cellule circa 1 gr aumenta la glicolisi anaerobia velocità glic. anaer. velocità di crescita LA POPOLAZIONE NEOPLASTICA SI MOLTIPLICA E MUTA CONTINUAMENTE PROGRESSIONE NEOPLASTICA il tumore è una entità dinamica in continua evoluzione 2 criteri: CLASSIFICAZIONE TUMORI • ISTOGENETICO (tessuto di origine) • COMPORTAMENTO BIOLOGICO (maligni, benigni) Ab MONOCLONALI identificazione Ag. sup., marcatori (es. Ag. fetali; virali ad es. di virus trasformanti) CAUSE TUMORI STESSO AGENTE ONCOGENO induce a volte tumori di tipo diverso STESSO TIPO DI TUMORE a volte causato da agenti molto diversi - Alcuni tumori vengono identificati dal nome derivato dall’organo e non dal tessuto, es. epatoma, timoma, … - A volte da aspetti funzionali es. immunoblastoma - Nome studioso che l’ha identificato es. sarcoma di Ewing, morbo di Hodgkin, tumore di Wilms suffisso –oma (sia tumori benigni, sia tumori maligni): epitelio ghiandolare carcinoma (maligno) connettivo fibroso fibroma (benigno) epitelio ghiandolare adenoma (benigno) epitelio epitelioma (maligno) connettivo sarcoma (maligno, aspetto carnoso, sarcos = carne) tumori benigni epitelio di rivestimento generalmente protuberanza: POLIPI PAPILLOMA costituiti da parte stromale centrale che forma uno “scheletro” connettivale in cui sono contenuti vasi sanguigni, linfatici, nervi. peduncolo vascolo-connettivale, si ramifica in diverse direzioni (papilloma laringeo origine virale (Papova virus). Verruca nell’epitelio di rivestimento cutaneo. (Robbins, Piccin) SUDDIVISIONE TUMORI BENIGNI sviluppo di tipo non invasivo ma espansivo stesso fenotipo del tessuto che lo origina es. tumori degli epiteli ghiandolari (adenomi) avviluppati da una capsula di tessuto connettivo fibroso comprimono espandendosi non c’è invasività contiguità con il tessuto circostante non invade, non infiltra il tessuto circostante compressione meccanica comparsa manifestazioni patologiche tumore benigno ghiandole endocrine eccessiva produzione di ormoni tumori benigni asportati non recidivano PSORIASI alterazione della pelle di natura sconosciuta. Forse dovuta ad alterazioni a carico dei fattori di crescita. Lo strato basale si dilata e si insinua nel derma. VERRUCA tumore benigno dovuto ad una infezione virale che determina la proliferazione dello strato basale dell’epidermide senza cambiarne l’architettura, ispessimento dello strato corneo. tumore benigno del tessuto ghiandolare. ADENOMA ADENOMA TIROIDEO tessuto della tiroide ADENOMA MAMMARIO dotti della ghiandola mammaria ADENOMA INTESTINALE mucose dell’epitelio gastrointestinale I TUMORI BENIGNI POSSONO DIVENTARE DANNOSI: 1. 2. Compressione organi e strutture Produzione eccessiva di ormoni 3. Possono diventare maligni MALIGNI fenotipo diverso poco differenziati detti ANAPLASTICI. Il grado di differenziazione delle cellule è talmente basso da non riuscire a riconoscere al microscopio il tessuto d’origine INFILTRAZIONE es. tumore cute e mucosa NON rispettano la barriera costituita dalla membrana basale INFILTRAZIONE PER FORZATURA CELLULE ENDOTELIALI PERICOLO! cellule tumorali nel sangue e nella linfa CIRCOLO METASTASI DIFFUSE EMBOLI NEOPLASTICI TROMBI NEOPLASTICI TUMORE BENIGNO DIFFERENZIAZIONE alta TUMORE MALIGNO bassa sì INVASIVITA’ ORGANIZZAZIONE presente assente o scarsa PRODUZIONE ENZIMI IDROLITICI assente sì (Robbins, Piccin) danno CACHESSIA progressivo e rapido DECADIMENTO DELL’ORGANISMO (solitamente fase terminale) enorme CALO di PESO squilibrio IDROMINERALE e IPOALBUMINEMIA CACHECTINA = TNF CACHESSIA NEOPLASTICA Confronto tra un tumore benigno del miometrio (leiomioma) ed un tumore maligno della stessa origine (leiomiosarcoma) (Robbins, Piccin) ASPETTI MORFOLOGICI DELLA CELLULA NEOPLASTICA Il tumore differisce dal tessuto di origine per : morfologia generale caratteristiche delle singole cellule organizzazione cellulare e come le cellule sono tenute insieme dallo stroma connettivale irrorazione sanguigna delimitazione rispetto ai tessuti circostanti ANAPLASIA MORFOLOGICA insieme di queste differenze ed alterazioni “ANAPLASIA MORFOLOGICA” In genere il grado di anaplasia correla positivamente con il grado di malignità del tumore Si organizzano e si accrescono in maniera diversa dal tessuto normale: TUMORI EPITELI EPITELIO DI RIVESTIMENTO NORMALE organizzazione ordinata a strati di cellule sovrapposti, via via più diff. dal basso verso l’alto (interno-esterno, strato basale strato corneo POLARITA’) coltura cellule in vitro crescita disordinata, gruppi di cellule di stato differenziativo diverso per: - alterazioni giunzionali cellula-cellula - alterazioni e/o deficienza sist. vascoloconnettivale organizzazione in SFEROIDI (2-3 mm) (simili ai noduli che si trovano in vivo) in vivo formazione a CILINDRO o CORDONE (necrosi periferica) formazione a NODULO (necrosi centrale) DIFFERENZIAZIONE NELLA CELLULA TUMORALE DIFFERENZIAZIONE CELLULARE Processo normale, la cellula si specializza per compiere una certa funzione, c’è restrizione dell’espressione genica. Sotto il controllo dei geni omeotici di vario livello Blocco della proliferazione (cellula in G0), quiescente, può differenziare CELLULE TUMORALI Programma di differenziazione alterato Proliferazione/differenziazione spesso coesistono Inappropriata o patologica funzione geni omeotici ( da oncogeni attivati o da mutazioni geni omeotici) Assenza recettori per fattori solub. che inibiscono la proliferazione Iperproduzione fattori di crescita METAPLASIA Alterata differenziazione di un tipo cellulare, che assume le caratteristiche di un altro, di solito meno differenziato Perdita inibizione da contatto: le cellule crescono le une sopra le altre, in maniera disordinata Caratteristiche della Cellula Tumorale FORMA Può essere profondamente alterata, variabile ed irregolare polimorfismo cellulare per architettura citoscheletro alterata VOLUME Grande variabilità nelle dimensioni. Spesso cellule tumorali più piccole delle cellule normali; a volte giganti, plurinucleate per endomitosi (non si divide il citoplasma). RAPPORTO NUCLEO/CITOPL. Nelle cellule normali è largamente a favore del citoplasma, nelle cellule tumorali si sposta a favore del nucleo. N ° NUCLEOLI Aumentato (anche fino a dieci volte). FORMA DIM. NU. Nuclei polimorfici, giganti e micronuclei, aumento o diminuzione quantità di DNA (iperploide, ipoploide, cromatina addensata a zolle). COLORABILITA’ Ipercromasia e ipocromasia. Nuclei (ematossilina/eosina) più colorati di quelli delle cellule normali. ALTERAZIONI DEL CARIOTIPO E DEI SINGOLI CROMOSOMI MEMBRANA NUCLEARE E PORI NUCLEARI Alterazioni numero e distribuzione pori NUCLEOPLASMA Presenta sovente inclusioni CITOPLASMA Nelle cellule tumorali tende a diminuire MEMBRANA PLASMATICA Alterazioni o cambio di funzionalità di microvilli, complessi giunzionali, ciglia CITOSCHELETRO Disorganizzazione microtubuli e filamenti di actina RECETTORI, CANALI Perdita di recettori, canali ionici, molecole di adesione, RETICOLO ENDOPLASMATICO Aumento polisomi e ribosomi liberi MITOCONDRI PEROSSISOMI enzimi di membrana Numero e volume diminuito, forma irregolare, vaculizzati, inclusioni, creste diminuite ed irregolari Diminuzione numero perossisomi, diminuzione superossido dismutasi aumento rischio cancerogeno I proto-oncogeni 1. Protein-chinasi tirosino-specifiche (es. src.) Hanno un dominio che lega l’ATP e trasferisce il fosfato alla tirosina. Essendo chinasi, fosforilano le proteine. Src fosforila proteine che fanno parte del sistema di ancoraggio della cellula alla matrice cellulare. Citoscheletro profondamente alterato. src 2. Proteine tirosinochinasi recettori (es. erb B) Erb B è un recettore mutato, permanentemente attivo (trasduce un segnale intracellulare senza che sia presente il ligando). 3. Fattori di crescita (es. sis) Sis è una proteina simile al fattore di crescita derivante dalle piastrine (PDGF). 4. GTP-binding proteins (es. ras) Funzionano come “interruttori molecolari” di numerosi processi intracellulari. Ras è attivo in maniera permanente in molti tumori. Hanno un dominio che lega il GTP. La proteina è attiva Se presente GTP, mentre è inattiva se il GTP è idrolizzato a GDP. 5. Fattori trascrizionali (myc) Sono proteine che si legano al DNA (hanno localizzazione nucleare). Nel linfoma di Burkitt ad esempio, una TRASLOCAZIONE 8-14 sposta myc dal cr. 8 al cr. 14 oppure al cr. 22. Trascrizione dei geni delle Ig che NON dovrebbero essere trascritti in quelle cellule. L’INVASIVITA’ DELLA CELLULA NEOPLASTICA INVASIVITA’ = colonizzazione di altri tessuti, diffusione nell’organismo per: modificazione adesività cellulare (aumento carica negativa distacco cellule) prod. di mediat. (citochine, recett., enzimi) che modificano la membrana basale, componente extracellulare (matrice) locomozione cellule neoplastiche (AMF = autocrine motility factor) perdita inibizione da contatto fattori che inducono la formazione di vasi (fattori angiogenici) nel tumore ADESIVITA’: diminuzione adesività omotipica, aumento adesività eterotipica modificazione della distribuzione delle cariche elettriche della superficie negativizzazione (maggior ricchezza in cariche negative) diversa distribuzione molecolare di adesione produzione sostanze attive su: • MEMBRANA BASALE • MATRICE EXTRACELLULARE • CELLULE ADIACENTI comparsa di attività proteolitica per secrezione di ATTIVATORE DEL PLASMINOGENO (PA) serinproteasi PLASMINOGENO (polipeptide di 92.000 Da) prodotto dal fegato, è tagliato ”attivato” in PLASMINA nel sangue ed in altre sedi proteasi che trasforma il FIBRINOGENO in FIBRINA idrolisi di numerose proteine e glicoproteine della matrice extracellulare (es. fibronectina) Coaguli di fibrina che avviluppano le cellule neoplastiche presenti nel sangue circolante Produzione METALLOPROTEASI (Ca2+ e Zn2+-dipendenti) sono collagenasi attive su collagene di tipo I, II, III Produzione altre COLLAGENASI degradano collagene di tipo IV, V Secrezione CATEPSINA B Secrezione JALURONIDASI Produzione LATTATO miosina, actina, fibronectina, laminina, collagene tipo IV, proteoglicani idrolizza e depolimerizza l'acido ialuronico, presente soprattutto nel tessuto connettivo sintesi cellule neoplastiche a causa della glicolisi anaerobia liquido extracellulare ipertonico, facilita modificazioni dell’ambiente extracellulare da parte degli enzimi secreti da parte delle cellule neoplastiche LOCOMOZIONE DELLA CELLULA NEOPLASTICA Il movimento cellulare è un processo attivo che dipende da contrazioni della membrana, modificazioni dinamiche strutture contrattili. cellule che si muovono emissione lamella motoria, priva di organuli ma ricca di microfilamenti Isolamento FATTORE CHEMIOCINETICO da parte di cellule tumorali produce movimento disordinato nelle cellule tumorali ma non in quelle normali. Proteina 50 kDa AMF “Autocrine Motility Factor” nelle urine di pazienti con carcinoma vescicale. attività autocrina e paracrina CELLULE NEOPLASTICHE oncogeni fattori di crescita recettori per fattori di crescita siero indipendenza in coltura Biologia della crescita tumorale (Robbins, Piccin) NEOVASCOLARIZZAZIONE DEL TUMORE: FATTORI ANGIOGENICI TUMORALI ANGIOGENESI o NEOVASCOLARIZZAZIONE formazione di nuovi capillari SVILUPPO DEL TUMORE FASE AVASCOLARE: nutrizione e fornitura di ossigeno solo per diffusione (agglomerato di cellule 1 mm) CARCINMA in situ: diametro 1 mm, assenza vasi MLTIPLICAZIONE INCONTROLLATA: morte alcune cellule neoplastiche TUMORE INVASIVO: aumento numero cellule SUPERAMENTO MEMBRANA BASALE DISGREGAZIONE LITICA COSTITUENTI DEL DERMA INFILTRAZIONE PARETE CAPILLARI E VASI LINFATICI eventuale METASTATIZZAZIONE FATTORI ANGIOGENICI Fattore di crescita acido dei fibroblasti (FGF) Fattore di crescita basico dei fibroblasti (bFGF) Fattore di crescita trasformante alfa (TGF) Fattore di crescita trasformante beta (bTGF) Eparina Angiogenina IL-1 TNF TUMORE come evento sequenziale di ACQUISIZIONE di MUTAZIONI e DELEZIONI. E’ un processo progressivo. EPITELIO NORMALE mutazione APC in 5q EPITELIO IPERPROLIFERATIVO ADENOMA INIZIALE mutazione in K-ras ADENOMA INTERMEDIO scomparsa DDC scomparsa p53 ADENOMA AVANZATO CARCINOMA altre alterazioni genetiche CARCINOMA METASTATICO LE METASTASI METASTASI: autotrapianto spontaneo di cellule neoplastiche che si distaccano dal tumore raggiungendo con varie modalità uno o più siti diversi nuove formazioni METASTATIZZAZIONE (malignità del tumore): correlazione tra capacità metastatica e mortalità dei pazienti Controllo delle metastasi difficile e drammatico Diagnosi tumore maligno ci sono già metastasi e micrometastasi clinicamente silenti Nella popolazione neoplastica tutte le cellule sono tumorigene ma solo alcune sono metastatiche ONCOGENI CHE CONFERISCONO METASTATICITA’ H-ras (Harvey-ras) dal virus di Harvey transfettato in cellule tumorigene competenza metastatica maggiore è l’espressione di H-ras nelle cellule più elevata è la capacità metastatica mos, raf, src, fes, fms ONCOGENI ALTERATI IN MOLTI TUMORI: c-myc, c-ras, c-myb MODALITA’ DI DIFFUSIONE METASTATICA a) per CONTIGUITA’ b) per VIA CELOMATICA (cavità sierose) Percorsi diversi c) per VIA LINFATICA d) per VIA EMATICA e) per VIA CANALICOLARE (ghiandole) a) per CONTIGUITA’ Invasione di organo anatomicamente limitrofo a quello del tumore primitivo. A volte “per innesto” o “jatrogenica” se il trasporto avviene accidentalmente nel corso di un intervento operatorio comparsa del tumore nella zona della cicatrice o in zone attigue. b) per VIA CELOMATICA (cavità sierose) Nelle cavità sierose dell’organismo, interessamento pleura, peritoneo e indirettamente pericardio. c) per VIA LINFATICA E’ la via più frequentemente seguita per la diffusione metastatica dei tumori epiteliali. Cellule che aderiscono alla superficie del vaso, che proliferano e penetrano nel vasi linfatici occlusioni, diffusione ai linfonodi, micrometastasi nei vasellini dei linfonodi. d) per VIA EMATICA Nel sangue circolante, enzimi proteolitici, collagenolitici elab. dalle cellule tumorali superamento parete capillare. Formazione di trombi (aggregati di fibrina e piastrine) protezione cellule tumorali dall’attacco del S. I. e) per VIA CANALICOLARE (ghiandole) Dotto escretore di una ghiandola esocrina nella quale ha sede il tumore primario. Le cellule raggiungono organo in cui il dotto sbocca. Adenocarcinoma pelvi renali uretere metastasi nella vescica. La cascata metastatica (Robbins, Piccin) Fegato disseminato da un cancro metastatico (Robbins, Piccin) EREDITARIETA’ e TUMORI Non si eredita il “carattere neoplasia” MA vengono trasmesse una o più alterazioni del genoma (mutazioni, delezioni, …) alterazioni che possono dare luogo al fenotipo neoplastico L’aspetto ereditario è addizionale e preesistente al fine dello sviluppo della neoplasia In alcuni casi si ha rischio ereditario specifico predisposizione alla insorgenza di un tumore (retinoblastoma, tumore di Wilms, sindromi pluriendocr. neopl.) In alcuni casi è un rischio generico alterazione non riguarda geni specifici coinvolti nella trasformazione neoplastica ma coinvolti indirettamente in essa COMPLEMENTO + IgM effetto CITOTOSSICO sia in vitro che in vivo sulle cellule neoplastiche IgM IgG si legano ad antigeni tumorali legame con recettori esposti da cellule diverse: monociti granulociti “killing” macrofagi cellule linfociti neoplastiche esposizione frammenti Fc Il danno al materiale genetico avviene per errori nella duplicazione informazione alterata PATOLOGIA TUMORE IONIZZANTI ECCITANTI ENERGIA RADIANTE E= h b X UV contenuto d’acqua radiosensibilità per la prod. di radicali O2- Eccitaz. TIMIDINA Sostanze aromatiche dimero di TIMINA si intercalano nel DNA