Università degli Studi di Firenze Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di Laurea in Infermieristica Sede di Pistoia Anno accademico 2008-2009 C.I. Medicina e Chirurgia generale, Farmacologia e Anestesiologia Insegnamento di Medicina Interna Prof. Fabio Almerigogna Le immagini coperte da copyright sono presentate al solo scopo didattico e non possono essere riprodotte. Lez. 13-14 1 MALATTIE CRONICHE OSTRUTTIVE DELLE VIE AEREE. Elemento comune di queste malattie è un'ostruzione cronica delle vie aeree, causata, o da un coinvolgimento diffuso delle loro porzioni periferiche (piccole vie aeree), come avviene più spesso, o, più raramente, da ostruzioni localizzate delle porzioni centrali (grandi vie aeree). Broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO). Il termine "malattia polmonare cronica ostruttiva" ("chronic obstructive pulmonary disease" - COPD) è ampiamente utilizzato per definire queste forme, ma in questo ambito si distinguono entità diverse per manifestazioni cliniche, alterazioni anatomopatologiche, prognosi e che richiedono terapie diverse. I confini tra le diverse forme, tuttavia, non sempre sono ben definiti e nel singolo paziente può essere difficile stabilire l'importanza relativa delle singole componenti; ciò ha favorito la permanenza in uso del termine "COPD". In particolare devono essere differenziate: 1. bronchite cronica semplice; 2. bronchite cronica asmatica; 3. bronchite cronica ostruttiva; 4. enfisema. Da: www.priory.com/ 2 3 L'ostruzione delle vie aeree si documenta alle prove di funzionalità respiratoria con una riduzione del FEV1 ("forced expiratory volume in 1 second") o, ancor più precisamente, da una riduzione del rapporto FEV1/FVC ("forced vital capacity") . 4 5 Malattia polmonare cronica ostruttiva -COPDBroncopneumopatia cronica ostruttiva Definizioni A. "Si definisce broncopneumopatia cronica ostruttiva una condizione morbosa caratterizzata da ostruzione cronica delle vie aeree per bronchite cronica e/o enfisema; anche se l'ostruzione può ridursi nei periodi liberi da infezioni e i broncodilatatori possono indurre miglioramento, un certo grado di ostruzione è sempre presente" 6 1. Bronchite cronica semplice "Infiammazione cronica dell'albero bronchiale caratterizzata dalla presenza di tosse produttiva, con secrezione mucosa, per almeno tre mesi l'anno per più di due anni consecutivi". 2. Bronchite cronica asmatica "Infiammazione cronica dell'albero bronchiale caratterizzata da presenza di tosse cronica produttiva, ostruzione permanente delle vie aeree nella quale si manifestano gravi episodi di broncospasmo, in occasione di infezioni o di contatto con stimoli irritativi" 3. Bronchite cronica ostruttiva "Condizione spesso severa e disabilitante di infiammazione cronica dell'albero bronchiale che provoca aumentata resistenza delle vie aeree, ipossia e, spesso, ipercapnia. Può conseguire a bronchite cronica semplice quando il processo ha provocato un restringimento irreversibile delle vie aeree" 7 4. Enfisema "Si definisce enfisema un quadro caratterizzato dall'aumento di volume, permanente e anomalo degli spazi aerei distali ai bronchioli terminali, accompagnato da distruzione delle loro pareti e senza evidente fibrosi", Si distingue un enfisema centrolobulare (o centroacinare), caratterizzato da compromissione dei bronchioli respiratori e dei dotti alveolari al centro dell'acino, e un enfisema panlobulare (o panacinare) caratterizzato da alterazione globale dell'acino. Le due forme possono associarsi, ma la forma centrolobulare prevale nei fumatori, mentre la forma panlobulare prevale nei soggetti con deficit di a1-antitripsina. 8 Da: adam.about.com 9 Enfisema centrolobulare Enfisema panlobulare 10 11 12 1. Bronchite cronica semplice E' una sindrome caratterizzata clinicamente, in primo luogo, da tosse cronica produttiva, ed è la conseguenza dell'esposizione a basse dosi di irritanti bronchiali in soggetti senza iperreattività bronchiale. Si associa a ipersecrezione di muco, ridotta attività ciliare e diminuita resistenza alle infezioni bronchiali (per ridotta attività dei macrofagi alveolari). Si manifesta nel 10-25% della popolazione adulta, soprattutto maschi e maggiormente dopo i 40 anni di età; è strettamente correlata al fumo di sigaretta (ma non tutti i fumatori presentano ipersecrezione di muco e l'ostruzione delle vie aeree si manifesta nel 15-20% di essi). 13 Diagnosi Basata su dimostrazione di: 1. eccessiva produzione di muco (provocata da iperplasia delle cellule delle gh. mucose); 2. presenza di sintomi, tosse produttiva soprattutto, per molti giorni durante almeno 3 mesi l'anno in 2 anni successivi o più (la tosse si manifesta principalmente al risveglio); 3. esclusione di bronchiectasie, tubercolosi o altre cause che possano provocare il quadro. Quando non è identificabile una sorgente di irritazione bronchiale cronica la diagnosi deve essere posta con molta cautela. 14 Fisiopatologia La tosse è provocata dall'accumulo di secrezioni (aumentata produzione di muco, ridotta attività ciliare - nei bambini e giovani adulti diagnosi differenziale con fibrosi cistica e con sindromi da immobilità ciliare). Il dato istologico più caratteristico è rappresentato dall'iperplasiaipertrofia delle ghiandole mucosecernenti a carico della sottomucosa delle grosse vie aeree cartilaginee; tuttavia sono forse più importanti le alterazioni riscontrabili a livello delle piccole vie aeree non cartilaginee: iperplasia delle "globet cells", infiltrato infiammatorio della mucosa e sottomucosa, edema, fibrosi peribronchiale, tappi di muco endoluminali e iperplasia della muscolatura liscia. 15 Tali elementi possono associarsi in maniera diversa condizionando il quadro fisiopatologico e clinico. A livello dei bronchi, normalmente sterili, si verifica una colonizzazione batterica da parte dei germi normalmente presenti nel rinofaringe. L'escreato può divenire purulento per superinfezioni batteriche, anche da Hemophilus influenzae e Streptococcus pneumoniae, dopo infezioni virali che esacerbano i sintomi. Nelle esacerbazioni può manifestarsi broncospasmo. Talora col progredire della malattia I’escreato può divenire purulento cronicamente ("bronchite mucopurulenta"), ciò impone diagnosi differenziale con le bronchiectasie. Talvolta I’escreato può essere striato di sangue, ma emottisi gravi e ripetute devono far sospettare la presenza di neoplasia polmonare. L'indagine spirometrica dimostra spesso un rallentamento dell'espirazione forzata, ma i dati possono anche rientrare nei limiti normali. 16 Terapia Il fumo di sigaretta deve essere interrotto e deve essere rimossa ogni altra causa di irritazione bronchiale. Nelle forme lievi queste misure da sole possono provocare la scomparsa dei sintomi. Se i sintomi persistono devono essere applicati i seguenti provvedimenti: a. Trattamento antibiotico In caso di escreato purulento, senza eosinofilia, si considera presente un’infezione e si instaura una terapia antibiotica ad ampio spettro per 7 -10 giorni. Ad es. - Tetracicline, ad es. doxiciclina (Bassado-Doxicento-Doxicliclina cloridrato-ecc.) 100 mg x 2 il 1° giorno, poi 100mg/die , oppure - Ampicillina (Ampilisa-Ampilux-Ampisint-Amplital-ecc.) 1-2g/die in dosi frazionate, oppure - Cotrimossazolo (Abacin-Bactrim ) 1-2c x 2 al dì. Qualora questi trattamenti non modifichino I'escreato è necessario che questo sia sottoposto a esame colturale con eventuale antibiogramma al fine di 17 instaurare una terapia antibiotica mirata. b. Igiene bronchiale Una serie di misure possono rimuovere le secrezioni che ristagnano a livello bronchiale: - La manovra più importante è rappresentata dalla respirazione profonda seguita da tosse volontaria. - L'inalazione di vapor d'acqua nebulizzato dopo premedicazione con broncodilatatori potrebbe favorire I'espettorazione delle secrezioni. - I sedativi della tosse devono essere usati soltanto per gli episodi acuti e gravi di tosse non produttiva e sono controindicati nelle altre situazioni. - Il paziente deve essere mantenuto ben idratato, anche con liquidi per e.v. nelle esacerbazioni acute, per evitare I"'inspissatio" delle secrezioni. A tale scopo possono risultare utili anche i farmaci "fluidificanti". - Anche se l'efficacia degli espettoranti non è stabilita con certezza secondo alcuni autori il loro uso è indicato, ad es. X-XII gtt di soluzione satura di ioduro di potassio 3 volte al dì. 18 c. Farmaci broncodilatatori Qualora nella bronchite cronica semplice si rilevino segni di broncospasmo devono essere somministrati farmaci broncodilatatori. (vedi terapia della bronchite cronica asmatica). 19 Principali farmaci fluidificanti (mucolitici, mucoregolatori) Farmaci ad azione diretta sulle fibrille mucoproteiche Acetilcisteina, riduce i legami disulfurici tra mucoproteine. Farmaci ad azione indiretta Carbossimetilcisteuina, sialomucine. modifica secreto bronchiale favorendo sintesi Letosteina, simile alla precedente. Ambroxol, effetto sulla idrofilia del secreto, trasporto mucociliare e produzione di surfactante. Sobrerolo, simile al precedente. 20 21 22 23 2. Bronchite cronica asmatica Con questo termine si indicano pazienti nei quali, accanto alla ostruzione permanente delle vie aeree e alla tosse cronica produttiva, si manifestano episodi gravi di broncospasmo. Interessa prevalentemente gli anziani, soprattutto fumatori. Fisiopatologia Il quadro è simile a quello della bronchite cronica semplice, ma si aggiunge una componente di ostruzione reversibile delle vie aeree che avvicina la sintomatologia a quella del paziente asmatico. L'esame spirometrico evidenzia, anche tra gli attacchi, una ostruzione delle vie aeree, talora severa. Durante gli episodi di broncospasmo si manifesta una eosinofilia, sia ematica che dell'escreato. 24 Terapia In questa forma, accanto alle misure igieniche (allontanamento degli irritanti, fumo in primo luogo) e ai provvedimenti già considerati per il trattamento della bronchite cronica semplice (a. trattamento antibiotico; b. igiene bronchiale) è necessario I’uso di altri farmaci: c. Farmaci broncodilatatori Sono essenziali nel trattamento delle crisi accessionali della bronchite asmatica cronica e per il controllo della componente reversibile di broncospasmo che può essere presente. Possono essere utilizzati sia le metilxantine che gli stimolanti beta-adrenergici, soprattutto per via inalatoria, data la maggior rapidità di azione, pur con riduzione dei dosaggi complessivi. Alcuni studi hanno documentato nelle forme di bronchite cronica buoni risultati anche con gli anticolinergici. 25 d. Corticosteroidi Qualora i broncodilatatori non siano sufficienti a rimuovere la quota reversibile di broncostruzione devono essere somministrati corticosteroidi. Spesso si inizia con dosi medie di farmaco (ad es. 20-40 mg di prednisone/die) per alcuni giorni, riducendo poi progressivamente la dose a quella più bassa che mantiene i risultati conseguiti. Spesso il miglioramento è rapido e il farmaco può venire sospeso dopo pochi giorni. Tuttavia in alcuni pazienti la riduzione o sospensione del farmaco si accompagna a una ripresa dei sintomi. In questo caso si deve intraprendere una terapia corticosteroidea a lungo termine, meglio se con steroidi per uso locale. In caso di riacutizzazioni si effettua un breve ciclo di terapia steroidea per os. e. Trattamento delle esacerbazioni gravi Le crisi gravi di bronchite asmatica devono essere trattate in maniera analoga alle gravi crisi di asma bronchiale. L'unica differenza è rappresentata dalla necessità di attuare in questi pazienti con più attenzione le misure di igiene 26 bronchiale al fine di rimuovere le secrezioni. 3. Bronchite cronica ostruttiva E' una condizione spesso severa e disabilitante che si manifesta con aumentata resistenza delle vie aeree, ipossia e, spesso ipercapnia. Può essere la conseguenza di una bronchite cronica semplice, in un limitato numero di pazienti, nei quali il processo ha provocato un restringimento irreversibile delle vie aeree (bronchioli o bronchi con diametro ~ 2mm). In genere viene diagnosticata in soggetti tra i 55-65 anni di età e il fumo rappresenta la causa principale. La bronchite cronica ostruttiva rappresenta insieme all'enfisema come frequenza la 5° causa di morte negli Stati Uniti (75.000 decessi l'anno). Fisiopatologia e clinica La dispnea rappresenta il sintomo più frequente e più rilevante; in altri casi tosse, sibili, infezioni ricorrenti dell'apparato respiratorio, debolezza o perdita di peso sono i primi sintomi. Una tosse produttiva con escreato denso è solitamente presente. 27 Terapia Gli obiettivi nella terapia della bronchite cronica ostruttiva sono: 1. evitare il fumo e altri irritanti, narcotici e sedativi che possono aggravare la malattia; 2. eliminare la quota di ostruzione delle vie aeree che può essere reversibile; 3. controllare la tosse e la produzione di catarro; 4. eliminare e prevenire le infezioni delle vie aeree; 5. aumentare al massimo la tolleranza all'esercizio fisico dell'individuo, in relazione alle sue condizioni; 6. controllare le possibili complicanze della malattia, ad es. ipossiemia e danni cardiovascolari; 7. attenuare l'ansia e depressione che sono spesso presenti in questi pazienti. 28 Trattamento iniziale: - Devono essere eliminati il fumo o altri irritanti e devono essere attuate le misure di igiene bronchiale già considerate. - Poichè all'inizio non è possibile predire con certezza il grado di reversibilità della ostruzione bronchiale in questi pazienti, è necessario considerarli tutti come affetti da una malattia potenzialmente reversibile. Si devono utilizzare a questo scopo broncodilatatori. - Nei casi in cui i broncodilatatori provocano un aumento del FEV1 > 20% un ciclo di terapia steroidea (20-40 mg di prednisone per 3-4 settimane, da ridurre progressivamente alla dose minima efficace) è spesso capace di provocare miglioramenti. Indicazione di possibili benefici dalla terapia steroidea viene anche da: segni di broncostenosi all'ascoltazione; eosinofilia ematica o dello escreato; evidenza di atopia; associazione con poliposi nasale o rinite vasomotoria. Se non vi è miglioramento funzionale (FEV1) la terapia steroidea deve essere interrotta. - In caso di secrezioni purulente si deve instaurare terapia antibiotica. - E' indicato l'uso di vaccino polivalente per lo pneumococco (ad es. Pneumovax) e di quello annuale per l'influenza. 29 - In caso di scompenso cardiaco si devono somministrare diuretici. Terapia di mantenimento: - Anche se non è dimostrabile un miglioramento obiettivo (FEV1) ad opera dei broncodilatatori, la somministrazione di metilxantine in associazione a betaadrenergici è raccomandata per prevenire la sovrapposizione di broncospasmo. Inoltre le metilxantine (ad es. teofillina possono aumentare la funzionalità dei muscoli respiratori, aumentare la funzionalità sistolica ventricolare del cuore dx e sn riducendo la pressione delle arterie polmonari e la resistenza vascolare polmonare e, in alcuni pazienti, ridurre la dispnea. Gli effetti a livello cardiaco e sulle resistenze polmonari sono condivisi dai beta-adrenergici. Alcuni studi hanno dimostrato l'utilità degli anticolinergici per uso topico nella terapia di mantenimento in questi pazienti. - I beta-adrenergici per aerosol devono essere usati anche per trattare gli attacchi acuti di dispnea e prima dell'esposizione a irritanti bronchiali (ad es. aria fredda). Eliminati il fumo o altri irritanti e devono essere attuate le misure di igiene bronchiale già considerate. 30 Terapia fisica: - E' utile per migliorare la tolleranza all'esercizio fisico, anche se non agisce direttamente sulla funzionalità polmonare. Si devono consigliare esercizi o passeggiate aumentando progressivamente il carico di lavoro. In alcuni casi possono essere utili terapie fisiche mirate per la funzionalità dei muscoli respiratori. Ossigenoterapia: - Vi è una chiara indicazione nei pazienti con grave ipossiemia a riposo (PaO2 <55mm Hg). Si somministrano 1-3 litri di ossigeno al minuto per via nasale per 10-24 ore al giorno. Durante un esercizio può essere necessario aumentare I'erogazione di ossigeno. I migliori risultati sulla sopravvivenza sono stati ottenuti con la terapia continua. 31 Controllo ambientale: - I pazienti devono evitare le grandi altezze (è opportuno che i pazienti con grave ipossiemia risiedano al di sotto dei 1200 m) e le zone ad elevata concentrazione di smog o altri inquinanti atmosferici. Ove possibile anche la ricerca di un clima migliore (evitare climi invernali freddi) può essere utile. Altri provvedimenti: - Trattamento dell'edema polmonare e del cuor polmonare. - Trattamento dell'ipercapnia (raramente necessario, monitorare emogasanalisi durante esacerbazioni, evitare i farmaci che deprimono la respirazione). 32 4. Enfisema E' un quadro caratterizzato dall'aumento di volume, permanente e anomalo, degli spazi aerei distali ai bronchioli terminali, accompagnato da distruzioni delle loro pareti e senza evidente fibrosi. Nell'enfisema si verifica una riduzione del richiamo polmonare elastico che provoca un eccessivo collasso delle vie aeree sotto espirazione cui consegue un'ostruzione irreversibile delle vie aeree stesse. 33 34 L'enfisema è frequente e aumenta con l'età; all'autopsia è presente nel 65% dei maschi adulti e nel 15% delle donne. Si ritiene che la distruzione cronica e progressiva delle strutture alveolari che caratterizza I'enfisema sia il risultato di uno squilibrio tra proteasi e antiproteasi a livello delle strutture distali dell'apparato respiratorio. Le elastasi dei neutrofili polimorfonucleati e dei macrofagi alveolari, che sono aumentati di numero a livello polmonare nei fumatori, svolgerebbero un ruolo primario. L'enfisema della COPD è centrolobulare. I soggetti con deficit omozigote di alfa1-antitripsina sviluppano un enfisema progressivo panacinare. 35 36 Terapia La terapia dell'enfisema si avvale degli stessi strumenti considerati per la terapia della bronchite cronica ostruttiva cui spesso si associa. Nei soggetti con deficit grave di alfa1-antitripsina è ipotizzabile l'attuazione di una terapia sostitutiva dato che la molecola è stata sintetizzata da DNA ricombinante. 37 38 39 40 Tubercolosi polmonare Definizione: "Infiammazione polmonare cronica batterica caratterizzata dalla formazione di granulomi nei tessuti infetti e da un'accentuata ipersensibilità cellulo-mediata". 41 Epidemiologia E' una patologia in passato molto diffusa, che negli ultimi decenni, grazie ai progressi terapeutici e alle migliorate condizioni socio-economiche aveva dimostrato una marcata regressione. Negli ultimi anni tuttavia, la diffusione dell'infezione da HIV da un lato, dall'altro l'emigrazione dai paesi sottosviluppati ai paesi ricchi, hanno provocato anche in questi ultimi un marcato incremento dei nuovi casi. In Italia si registrano annualmente circa 20-30 casi/100.000 abitanti/anno di malattia manifesta; la percentuale di popolazione che ha incontrato il germe (sensibilizzazione) come dimostrabile mediante la cutireazione alla tubercolina è circa il 15-20%. Si ritiene che nel mondo la tubercolosi provochi annualmente circa il 6% dei decessi, uccidendo diversi milioni di persone. 42